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Sulla cima della Torre del Diavolo sono nate le Pleiadi

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Monumenti di incredibile meraviglia che portano la firma di Madre Natura e che incantano per quelle linee, forme e colori che rimandano all’immaginario favolistico. Ma sono reali e per questo ancora più straordinari.

Ed è in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi oggi. Un posto dove l’uomo non è intervenuto e, anzi, ha rispettato e valorizzato tutto ciò che la natura aveva creato. Poi si è fermato a guardare la grande bellezza di quella montagna che emerge dalle praterie sterminate e ha iniziato a raccontare e a tramandare quelle storie che oggi rendono questo un luogo magico.

Ci troviamo negli Stati Uniti, e più precisamente nello Stato dello Wyoming. È qui che nelle Black Hills si innalza quel pinnacolo roccioso a forma di torre, caratterizzato da inusuali e profonde scanalature. Si tratta della Torre del Diavolo, la cui cima, secondo le leggende popolari, ha visto nascere le Pleiadi.

La Torre del Diavolo

Non lasciatevi ingannare dal nome perché questa torre naturale, in realtà, non ha niente a che vedere con il diavolo. Si tratta di un monumento nazionale degli Stati Uniti d’America, il primo del Paese a essere stato istituito dal presidente Theodore Roosevelt nel 1906.

La roccia tondeggiante, che per forma e dimensione ricorda una torre, è una formazione di laccolite, e quindi di origini vulcaniche. La montagna, che sorge proprio sopra il fiume Belle Fourche, si innalza verso il cielo con un’altezza di 386 metri rispetto al terreno sul quale sorge.

La montagna caratterizza in maniera univoca l’intero paesaggio circostante che è stato trasformato in un parco nazionale che ospita migliaia di visitatori ogni anno.

Un tempo nascosta sotto la superficie, la montagna è emersa a seguito dell’erosione del suolo avvenuta nei secoli che ha consumato le parti più morbide della roccia, lasciando spazio a quelle più resistenti. Secondo gli esperti le colonne rocciose che creano il pinnacolo risalgono a oltre 200 milioni di anni fa e, probabilmente, in passato la Torre del Diavolo si mostrava ancora più maestosa di come la conosciamo oggi.

Come abbiamo già detto, il nome utilizzato per il monolite, non ha nulla a che vedere con il diavolo. Sembra si sia trattato di un errore di traduzione che risale al 1875 quando, il Colonello Dodge in spedizione verso la montagna, interpretò il nome con cui i nativi americani la chiamavano.

In realtà, nella lingua lakota, il nome dell’ammasso roccioso è Mato Tipla, che non vuol dire Torre del Diavolo ma Torre dell’Orso. Un nome che è strettamente collegato alla leggenda che ha visto nascere le Pleiadi, proprio sulla cima del pinnacolo.

Torre del Diavolo

Fonte: iStock

Torre del Diavolo, storia e leggenda

La leggenda delle Pleiadi

Non è solo il primo monumento nazionale degli Stati Uniti d’America, ma è anche una montagna sacra per le tribù dei nativi americani, oggi esattamente come ieri. In alcuni periodi dell’anno, infatti, i Kiowa, i Lakota e gli Shoshone si recano proprio ai piedi della montagna per svolgere rituali sacri, motivo per il quale durante questo periodo la torre è chiusa agli scalatori.

E sono stati proprio i nativi americani a interrogarsi per primi sull’esistenza della montagna, che non è la casa del diavolo, ma un rifugio protegge dagli orsi. Secondo la leggenda locale, infatti, un tempo qui si recarono sette sorelle per raccogliere i fiori che nascevano ai piedi del pinnacolo. Fu allora che alcuni orsi le raggiunsero per aggredirle.

La storia vuole che a salvarle fu il Grande Spirito, che gli indicò la strada della salvezza, proprio lì sulla cima della montagna. I solchi che caratterizzano in maniera univoca sarebbero proprio gli attacchi sferrati dagli orsi nel tentativo di raggiungere le bambine. Una volta salite in cima, però, le sette sorelle si trasformarono nelle stelle più luminose del firmamento, nascevano così le Pleiadi.

Torre del Diavolo, Stati Uniti

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Torre del Diavolo, Stati Uniti
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lago Posti incredibili Viaggi

Il lago più bello del mondo è incastonato in una distesa di rocce rosse

Esistono luoghi che sono così belli da sembrare un sogno che si spalanca all’improvviso davanti agli occhi dei visitatori. E questo accade soprattutto quando ci mettiamo in viaggio per scoprire ed esplorare le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo.

A volte è la natura a creare gli spettacoli più straordinari che esistono, altre volte, invece, quelle attrazioni che ci spingono a volare in lungo e in largo per il globo portano la firma dell’uomo. Ed è proprio quando l’uomo si inserisce delicatamente in un paesaggio naturale, rispettando l’ambiente circostante, che nascono quelli che sono capolavori visivi destinati a incantare.

Ed è quello che possiamo ammirare quando giungiamo all’interno della Monument Valley, un altopiano sterminato che si snoda nel confine tra Utah e Arizona, proprio lì dove esiste uno dei laghi più belli del mondo incastonato tra una distesa di rocce rosse che si infiammano al tramonto.

Una cartolina dalla Monument Valley

Svettano verso il cielo e caratterizzano l’intero pianoro, sono le guglie rocciose simbolo del West in tutto il mondo, considerate le preziose testimoni dell’attività erosiva nei secoli.

Ci troviamo all’interno della Monument Valley, una cartolina sensazionale che è diventata il simbolo degli Stai Uniti occidentali. Situata al confine tra Utah e Arizona, a circa 70 km dal centro abitato più vicino, Kayenta, questa vasta area ospita quello che secondo noi è uno dei laghi più belli del mondo intero.

Un paesaggio naturale, reso ancora più bello dall’intervento dell’uomo, che dà vita a una delle visioni più magiche e straordinarie che appartengono all’intero pianeta. Protagonista assoluto di questa cartolina dalla Monument Valley è il lago Powell, un bacino caratterizzato da acque turchesi e cristalline perfettamente incastonato in una distesa di rocce rosse fiammanti che creano uno spettacolo mozzafiato.

Lago Powell

Fonte: iStock

Lago Powell

Powell: il lago più spettacolare del mondo

Il lago Powell, questo il suo nome, è situato all’interno della Monument Valley, nell’area protetta del Glen Canyon National Recreation. Proprio qui, in questo paesaggio fiammante e sterminato, è stata realizzata una diga nel 1956 per permettere all’acqua del fiume Colorado di arrivare.

Così, anno dopo anno, il lago Powell si è riempito e ha creato uno spettacolo che oggi incanta gli occhi e riscalda il cuore di tutti i viaggiatori che osano spingersi fin qui.

Il lago, come abbiamo anticipato, è un bacino artificiale, ma essendo incastonato in uno scenario naturale dal grande valore paesaggistico e naturalistico, regala quella che è la cartolina di viaggio più bella mai esistita.

Con un’estensione di quasi 300 chilometri e una profondità di 170 metri, il lago è diventato il protagonista assoluto di questo luogo incantato, nonché una delle attrazioni turistiche più amate dai vacanzieri americani e dai viaggiatori di tutto il mondo.

Le cose da fare, qui, sono tantissime e tutte permettono di osservare gli scorci fatati che aprono una finestra spettacolare su tutta l’area del Glen Canyon National Recreation dove si alternano spettacolari e maestose rocce bianche e rosse.

La zona più frequentata dai turisti è sicuramente la Wahweap Bay, la sponda a sud del lago, insieme al porto Wahweap Marina che è il punto di partenza per numerose attività sportive, nonché il luogo da dove partono le crociere panoramiche che attraversano il bacino e che permettono di ammirare il contrasto tra l’azzurro delle acque e quella sconfinata distesa di rocce rosse.

Lago Powell

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Lago Powell
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Come in un sogno: il resort nel deserto illuminato solo dalle stelle

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Posti che per forme, colori e lineamenti rimandano a tutte quelle immagini che, fino a questo momento, hanno popolato il nostro universo onirico. Eppure sono reali e per questo destinati a incantarci.

A volte si tratta di scenari naturali che lasciano senza fiato, altre volte quei capolavori che ci incantano sono costruiti dall’uomo e diventano simboli e attrazioni da raggiungere e da esplorare. Ma è quando l’attività di Madre Natura incontra quella dell’uomo che nascono quelli che sono gli spettacoli più belli del mondo, da guardare e da vivere.

E questo è il caso di un’oasi nel deserto d’Egitto, lì dove è stato costruito uno degli eco-resort più sostenibili del globo intero che di notte è illuminato solo dalle stelle.

Benvenuti nell’Oasi di Siwa

Quello di oggi è un viaggio unico e sensazionale, emozionale e sensoriale che ci conduce direttamente tra le dune dorate del deserto d’Egitto.

Ci troviamo all’interno di Siwa, un’oasi del deserto libico che appartiene al territorio egiziano e che si trova a circa 300 chilometri dalla costa del Mar Mediterraneo.

È qui, dove un tempo esisteva un tempio dedicato al dio Sole, che è nato un eco resort straordinario, una struttura affascinante e suggestiva da Mille e una Notte che promette di vivere l’esperienza di viaggio più incredibile del mondo.

Il suo nome è Adrère Amellal Resort, ed una struttura ricettiva che non ha nulla a che vedere con tutti gli hotel che abbiamo raggiunto e frequentato fino a questo momento. All’interno dell’edificio, che più che un resort sembra un santuario, non ci sono luce né elettricità.

Non ci sono neanche l’aria condizionata o il servizio in camera, perché qui, a offrire i servizi di vero lusso, ci pensano le bellezze naturali dell’area circostante che caratterizzano in maniera univoca quella che è l’esperienza di viaggio più straordinaria di una vita intera.

Adrere Amellal, interni dell'eco-resort

Fonte: IPA

Adrère Amellal, interni dell’eco-resort

Il resort nel deserto illuminato dalle stelle

Se è vero che la scelta delle destinazioni di viaggio segue inevitabilmente la nostra voglia di vivere esperienze uniche, è altrettanto vero che le emozioni più incredibili passano anche per gli alloggi. E quello di Siwa è fuori dall’ordinario.

Immerso in una spettacolare oasi, circondata da dune dorate che brillano il sole, sorge quello che è uno dei resort più ecologici e sostenibili del mondo, nonché una struttura affascinante che ci permette di vivere un sogno a occhi aperti.

L’Adrère Amellal Resort si palesa davanti ai viaggiatori che osano spingersi fin quaggiù come un tempio naturale, un’edificio che per forme, colori e materiali, si integra perfettamente all’interno di un paesaggio mozzafiato.

Tutto è stato realizzato per garantire un’esperienza di sostenibilità. Porte e mobili, infatti, sono realizzate in legno d’ulivo, mentre l’edificio intero è stato costruito con il kershef, un materiale locale costituito di salgemma, argilla e paglia. I tronchi sono stati trasformati in sedute e piani d’appoggio mentre le fronde di palma in elementi di decor.

Tutti gli ambienti, sia quelli privati che quelli condivisi, sono in perfetta armonia con la natura che circonda l’edificio. Inoltre, come abbiamo anticipato, all’interno del resort non è presente corrente elettrica. Tutto è illuminato con candele di cera d’api e lanterne. E quando questo non basta, ci pensa il cielo del deserto a illuminare di magia gli spazi popolati dagli ospiti.

Affacciato su uno spettacolare lago salato, dal quale viene prelevata l’acqua utilizzata, e circondato da dune sabbiose che si tingono di oro sotto il sole, l’Adrère Amellal Resort è davvero un luogo da fiaba.

Sono 40 le camere che si snodano all’interno dell’edificio, e che assomigliano a piccole grotte naturali, e tutte offrono una vista mozzafiato sul paesaggio desertico circostante.

Bello in ogni momento del giorno, spettacolare di notte. Quando il sole tramonta, infatti, tutti gli ambienti dell’eco-resort vengono illuminati da centinaia di candele in cera d’api. Ma il vero show inizia quando le stelle popolano il cielo notturno che fa capolino tra le grandi finestre delle camere da letto, ed è magia.

Adrere Amellal

Fonte: IPA

Adrère Amellal
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Asia Posti incredibili Sri Lanka Viaggi

In Sri Lanka puoi sfiorare il cielo con un dito

Esistono luoghi incredibili che incantano e meravigliano, gli stessi che inevitabilmente diventano i protagonisti di quei viaggi che sono destinati a cambiarci per sempre la vita. E ne sono così tanti che la lista sarebbe infinita, ma quello che è certo è che è loro il compito di ricordarci quanto è bello il mondo che abitiamo.

Un mondo che può essere attraversato in lungo e in largo, che può essere guardato in faccia, a testa in sù, ma anche con lo sguardo rivolto verso il basso come succede in Sri Lanka, nella cittadina centrale di Gampola.

Si perché è qui che sorge e svetta a un’altezza vertiginosa una torre color avorio, un complesso religioso che permette di salire in cima, lì dove si può osservare il panorama più suggestivo di sempre: il mondo sotto di noi. Proprio lì dove è possibile sfiorare il cielo con un dito.

In Sri Lanka, ad ammirare il mondo dall’alto

È un viaggio indimenticabile, unico e magico quello che ci porta alla scoperta dello Sri Lanka, il Paese insulare dell’Oceano Indiano, celebre per il suo variegato e immenso paesaggio. Un patrimonio naturalistico, storico e culturale che non conosce eguali e che ci permette di attraversare foreste pluviali e pianure aride, spiagge sabbiose e rovine antichissime risalenti a oltre 2000 anni fa.

Il viaggio di oggi ci porta nella Provincia Centrale dello Sri Lanka, nella cittadina di Gambola. È qui che esiste un luogo dove è stato eretto un edificio che annulla i confini esistenti tra cielo e terra, una torre vertiginosa che svetta verso il cielo e che oltrepassa le nuvole arrivando a posizionarsi oltre 3000 metri di altezza sul livello del mare.

È sempre qui che, in questa struttura maestosa, è stato creato un centro spirituale che accoglie pellegrini e viaggiatori di tutto il mondo che possono ammirare un panorama che lascia senza fiato, che possono toccare il cielo con un dito. Benvenuti sulla torre di Ambuluwawa.

Torre di Ambuluwawa

Fonte: Getty Images

Torre di Ambuluwawa

Sulla cima della torre di Ambuluwawa

La torre di Ambuluwawa è una di quelle destinazioni che tutti dovremmo raggiungere almeno una volta nella vita. Questo edificio di color avorio, infatti, è un luogo al di fuori dall’ordinario destinato a lasciare senza fiato.

Un luogo sacro e caro, tanto ai cittadini quanto ai pellegrini, che è considerato il simbolo dell’armonia e dell’umanità dell’intero Paese. Ambuluwawa non è solo una torre mozzafiato che emerge tra le montagne circostanti e che definisce l’intero paesaggio, ma è anche il primo centro multi religioso dello Sri Lanka.

All’interno della struttura, sulla cima del monte, sono stati costruiti ben quattro edifici spirituali che raccontano e rappresentano le medesime religioni professate nel Paese. Ma quel tempio immenso, sia per dimensioni che per significato, che si trova a un passo dal cielo è aperto a tutti: chiunque può salire fin qui e immergersi in un panorama surreale, mistico e spirituale.

Situata un’altezza di 3567 metri sul livello del mare, la torre di Ambuluwawa appare agli occhi di chiunque sceglie di spingersi fino qui come un miraggio. L’edificio, infatti, è una scala a chiocciola che si snoda per oltre 40 metri di altezza e che caratterizza l’intero paesaggio di Gambola.

La sua visione, anche da lontano, è spettacolare. Ma è solo salendo in cima che si può vivere una delle esperienze più significative di una vita intera. Scalino dopo scalino, con un tratto da percorrere all’esterno, si arriva alla fine, lì dove è possibile ammirare il panorama circostante che si perde all’infinito oltre le montagne. Sempre lì dove è possibile ritrovarsi a un passo dal cielo.

Torre di Ambuluwawa

Fonte: iStock

Torre di Ambuluwawa
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Nord America parchi naturali Posti incredibili Utah vacanza natura Viaggi

Dove si trova l’essere vivente più grande del mondo

Nello Stato americano dello Utah, terra di parchi meravigliosi come il Bryce Canyon, lo Zion o l’incredibile Arches, esiste un luogo che ha ancor più dell’incredibile. Nessuno lo conosce, pochi i turisti che lo visitano, eppure vi si trova l’essere vivente più grande e antico che esista sulla faccia della Terra.

Si tratta della Fishlake National Forest, un parco che prende il nome dal lago di acqua dolce più grande dello Stato abitato da aquile, giaguari e leoni di montagna.

La foresta di pioppi tremuli

Nel distretto di Fremont River Ranger, nella zona a Sud del parco, si può ammirare un luogo unico al mondo: una enorme foresta di pioppi tremuli americani, così chiamati perché le loro foglie tremano anche solo in presenza di una leggera brezza. E fin lì niente di strano. Il fatto è che in realtà non si tratta di tanti alberi, bensì di uno solo.

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Fonte: Wikimedia Commons – Mark Muir

L’essere vivente più grande e vecchio della Terra

Il “gigante tremulo”

Il fenomeno è pazzesco. Si calcola che le radici di questo gigantesco albero a cui è stato dato il nome di “Pando” (dal latino “pandère”, “distendere”, “spiegare”) o di “Trembling Giant” (“gigante tremulo”) misurino 106 acri, pari a 428.967 metri quadrati, per un peso di circa 5.896.700 di chilogrammi, il che lo rende l’organismo vivente più pesante mai conosciuto.

Sarebbe anche l’organismo più antico esistente sul nostro Pianeta. Gli esperti hanno calcolato che abbia 80mila anni. In termini scientifici, si tratta di una colonia clonale o genet ovvero un gruppo di individui geneticamente identici, un po’ come alcuni funghi o batteri, cresciuti nello stesso luogo, tutti originati da un unico antenato.

Gli studiosi hanno infatti stabilito che tutte le ramificazioni di Pando (ne hanno contate circa 47mila) fanno parte dello stesso organismo vivente, con un massiccio sistema di radici il cui peso è stato stimato in circa 6 .615 tonnellate.

I pioppi tremuli tendono a riprodursi sviluppando orizzontalmente le proprie radici al di sotto del terreno. Dopo aver percorso una certa distanza, si sviluppano in verticale dando origine a un nuovo fusto.

Un albero di questa specie può vivere anche fino a 200 anni, ma la colonia di cui fa parte può superare le migliaia di anni e occupare un’area di diverse centinaia di metri quadrati in quanto continua riprodursi da una stessa radice.

Negli Stati Uniti non è l’unica foresta fatta di pioppi tremuli, ma Pando è decisamente la più grande in assoluto.

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Il villaggio abbandonato e inghiottito dalla natura è un sogno

Sono tante le meraviglie che popolano il mondo, ed elencarle tutte è una vera e propria missione impossibile. Quello che è certo, però, è che sono proprio loro a spingerci a viaggiare in lungo e in largo con un solo obiettivo, quello di raggiungerle tutte. E se è vero che i capolavori architettonici ci affascinano, e le attrazioni turistiche ci attraggono, è anche vero che niente riesce a incantarci come gli spettacoli messi in scena dalla natura.

È Madre Natura, infatti, a regalarci le più incredibili visioni di sempre, quelle plasmate dalla sua forza che si mostra in tutti quei territori che si trasformano nel palcoscenico delle sue meraviglie. E se è vero che ce ne sono alcuni che per fama e popolarità sono in cima alle nostre travel wish list, è altrettanto vero che esistono spettacoli inaspettati e inediti che sono ancora più straordinari.

Come quello che si può ammirare in Cina, nei pressi di un villaggio abbandonato che è stato completamente inghiottito da Madre Natura.

C’era una volta Houtouwan

È un viaggio diverso, unico e fuori dall’ordinario quello che vogliamo compiere insieme a voi, lo stesso che ci porta verso una destinazione a molti sconosciuta. Ci troviamo in Cina sull’isola di Shengshan, appartenente all’arcipelago di Zhoushan e situata a circa 70 chilometri da Shanghai.

È qui che una volta, sul lato settentrionale di questo lembo di terra, esisteva un villaggio di pescatori che ospitava circa 2000 anime. La vita così come le attività, scorrevano a ritmo lento, lontane dal caos e dal disordine delle grandi metropoli che caratterizzano il Paese. Proprio la distanza delle altre città e l’assenza di servizi essenziali per la comunità hanno dato vita a uno spopolamento che con gli anni si è intensificato. Così, negli anni ’90, il villaggio di Houtouwan è stato completamente abbandonato.

Non è stato dimenticato però e, anzi, si è trasformato in una popolarissima attrazione turistica. Perché mentre le persone andavano via la natura si riappropriava dei suoi spazi, e anno dopo anno ha ricoperto le case, i tetti degli edifici e le strade, trasformando l’intero paesaggio in una distesa verdeggiante e lussureggiante che annulla i confini tra artifizio e natura.

Houtouwan, il villaggio inghiottito dalla natura

Fonte: Getty Images

Houtouwan, il villaggio inghiottito dalla natura

Il villaggio cinese inghiottito dalla natura

Sono solo due, o forse tre, le persone che oggi vivono ad Houtouwan e che hanno l’onere e l’onore di accompagnare i viaggiatori alla scoperta della storia di questo antico villaggio.

Quello che colpisce, e che attira migliaia di viaggiatori da ogni parte del mondo, è quello spettacolo paesaggistico che lascia senza fiato. Gli edifici, le pareti, i tetti e le strade sono completamente ricoperti dalla vegetazione e il villaggio, nel suo complesso, sembra come essere stato inghiottito da Madre Natura.

Lo scenario è incredibile, e restituisce una cartolina di viaggio unica che immortala un paesaggio sospeso e bloccato nel tempo, un tempo che viene scandito solo ed esclusivamente dai ritmi decisi da Madre Natura che, con incessante tenacia, continua a trasformare ogni cosa.

In molti definiscono Houtouwan un villaggio fantasma, ma basta guardare da vicino quello che ha creato la natura per scoprire quanta vita pulsante, in realtà, appartiene a questo luogo.

Raggiungere Houtouwan è una vera e propria esperienza sensoriale ed emozionale. Attraversando i sentieri, che si sono trasformati in tappeti verdeggianti, è possibile avvicinarsi alle case fatiscenti che sembrano respirare e rinascere, anno dopo anno, grazie a Madre Natura.

Houtouwan

Fonte: Getty Images

Houtouwan, il villaggio cinese ricoperto dalla vegetazione
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È uno dei soffitti più belli del mondo e si trova a Istanbul

Quando si visita Istanbul conviene sempre guardare in alto, perché lo spettacolo migliore sta nei palazzi e in alcuni casi anche nei loro interni. Il fascino di quella che è considerata la “finestra sul Bosforo” è unico, proprio come quello dei suoi soffitti decorati in modo suggestivo e che non smettono di lasciare a bocca aperta.

Questo è vero come non mai quando si parla del palazzo Topkapi. Per secoli centro nevralgico e punto di riferimento dell’impero ottomano. Oggi è un luogo magico in cui riuscire a non essere sopraffatti dalla bellezza e in particolare da quella dei suoi soffitti è quasi impossibile.

La bellezza senza tempo dei soffitti

Pur avendo subito una serie di interventi nel corso dei secoli, quando si entra all’interno del palazzo di Topkapi, diventato patrimonio dell’Unesco nel 1985, non si riesce a non rimanere con il naso all’insù. Per ogni visitatore è una vera e propria delizia per gli occhi perché attraverso i soffitti può contemplare quella magnificenza tipica di un palazzo imperiale e in particolare della cultura ottomana.

Le ricche decorazioni di Palazzo Topkapi

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A Palazzo Topkapi i soffitti sono decorati in modo variopinto e prezioso

I soffitti, molti dei quali a cupola, si snodano tra le quattro corti e trovano la loro piena espressione nell’Harem. Le volte sono riccamente decorate con mosaici intricati e variopinti tanto da poter essere definite delle vere e proprie opere d’arte. Il rosso, il blu e il giallo sono i colori che si ritrovano più di frequente, ma anche i soffitti che possono sembrare più “semplici” alla vista, sono impreziositi da elementi architettonici che richiamano di continuo la ricchezza dell’impero ottomano. La bellezza delle volte emerge ancora di più grazie alle altre splendide decorazioni delle stanze, come le armi incastonate di gioielli, i diamanti dalla brillantezza unica e altre pietre preziose di valore inestimabile.

Le origini del Palazzo Topkapi

Il Palazzo Topkapi è un luogo emblematico e magnifico che allo stesso tempo si contraddistingue per la cura dei dettagli e del particolare. Quando si entra dentro ogni ambiente si viene letteralmente travolti dalla sua sontuosità che trasmette a distanza di secoli l’antico sfarzo degli imperatori che ancora oggi intimidisce. Progettato per volontà del sultano Maometto II nel 1459, il luogo scelto a Istanbul per il palazzo non è stato casuale. L’edificio sorge infatti nel punto esatto in cui il Bosforo va a incrociare il cosiddetto Corno d’oro con l’obiettivo di dominare il Mar Marmara e garantire la giusta protezione. L’idea di Maometto II era quella di dar vita a un palazzo monumentale e mai visto prima da associare alla sua figura, tanto che furono necessari dieci anni per ultimare la costruzione. La pazienza del sultano fu ben ripagata: alla fine dei lunghi lavori, il palazzo di Topkapi copriva una superficie di ben 70mila metri quadrati in cui si alternavano cortili, giardini, padiglioni, grandi fontane di marmo, piccoli edifici e quella che forse è l’area più simbolica del palazzo, l’Harem.

È qui che Maometto II aveva fatto costruire le sue stanze private e gli alloggi delle odalische. Il palazzo ha conservato il suo status di residenza del sultano per quattro secoli, fino al 1855, ospitando 26 sultani delle 36 dinastie ottomane che si sono alternate in questo periodo. La magnificenza di Topkapi non è quindi soltanto dovuta a Maometto II, ma anche ai suoi successori che hanno apportatno una miglioria dopo l’altra all’edificio. Questo palazzo, con i suoi soffitti impareggiabili è la tappa imperdibile per scoprire la Istanbul più antica.

Il soffitto dorato di Palazzo Topkapi

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Un magnifico soffitto di Palazzo Topkapi sui toni dell’oro
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C’era una volta un’antica abbazia, ora è un hotel

Chiudete gli occhi e immaginate un luogo che si apre davanti a voi con una distesa sterminata e verdeggiante che si perde all’orizzonte, proprio lì nel territorio che conserva le importanti testimonianze della civiltà etrusca. Sempre lì dove esiste una grande e antica abbazia completamente immersa nel verde e circondata da un paesaggio solenne e silenzioso.

Ora apriteli perché quel luogo esiste davvero. E non è un solo un posto da ammirare e contemplare, ma è la destinazione delle vostre prossime vacanze all’insegna della grande bellezza, della pace e del benessere mentale e fisico.

Perché lì, proprio sotto la rupe di Orvieto, e completamente immersa nell’antica terra degli Etruschi, quell’abbazia di origine medievale dedicata ai Santi Severo e Martirio è stata trasformata in una struttura ricettiva. Ed è spettacolare.

Bentornati a Orvieto

Meravigliosa è Orvieto, con la sua storia e la cultura, con le bellezze architettoniche e paesaggistiche, con quegli scorci incantati che lasciano senza fiato.

Arroccato su una rupe di tufo, nella splendida regione Umbria, il borgo di Orvieto è uno dei più affascinanti del nostro stivale, nonché una delle mete più popolari dell’intero territorio umbro.

Un viaggio a Orvieto è destinato a incantare, perché tante sono le meraviglie storiche, architettoniche e paesaggistiche che appartengono a questo luogo, come il Duomo con la sua facciata a mosaico e il Pozzo di San Patrizio, uno dei posti più affascinanti e misteriosi del BelPaese.

Ma c’è qualcosa, all’ombra delle attrazioni turistiche più celebri e popolari che vi permetterà di trasformare il vostro viaggio in un’esperienza magica e unica, ed è quella imponente struttura che sorge proprio sotto la rupe di Orvieto. Si tratta dell’Abbazia dei Santi Severo e Martirio, un complesso religioso fondato nell’Alto Medioevo che è stato trasformato in un hotel.

Dormire in un’Abbazia nel cuore di Orvieto

Immersa nella campagna verdeggiante e mozzafiato che circonda il borgo di Orvieto, quest’abbazia è un vero e proprio sogno a occhi aperti. Non solo per la sua imponenza e il suo passato, ma anche e sopratutto per la posizione strategica in cui è sorta.

La sua storia inizia tanti secoli fa. Alcune fonti storiche, infatti, danno per cerca la sua presenza già nell’anno 1055. Con gli anni il complesso è stato ampliato e modificato, fino ad arrivare all’aspetto attuale.

L’abbazia, costruita intorno alla già esistente chiesa di San Silvestro, nel Medioevo è stata trasformata in un monastero benedettino. In epoca più recente, invece, dopo l’acquisizione da parte di un privato è diventata un hotel.

La struttura ricettiva, oggi, è conosciuta come La Badia di Orvieto, ed è un hotel a quattro stelle che offre servizi di lusso, anche se il vero lusso è quello di poter alloggiare in un edificio immerso in uno scenario incontaminato, circondato da ulivi e filari d’uva, e situato proprio sotto la rupe di Orvieto.

Se l’abbazia è stata trasformata in hotel, l’antica Casa abbaziale di stile cistercense è stata adibita a ristorante. È ancora possibile visitare la chiesa, che è rimasta intatta, e l’antico refettorio che ospita gli affreschi risalenti al 1200.

Con 22 camere, e 5 suite, quell’antico complesso medievale è il luogo perfetto dove trascorrere una vacanza all’insegna della grande bellezza, caratterizzata da un paesaggio naturale, solenne e incontaminato a pochi passi da Orvieto.

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Esiste un castello che sorge su un’isola nel bel mezzo del fiume Reno

Basta pronunciare la parola “castello” per far volare subito la fantasia. Queste 8 lettere fanno pensare immediatamente a qualcosa di fantastico e avventuroso, proprio come i palazzi che vengono descritti dai romanzi e dai film. Il castello tedesco di Burg Pfalzgrafenstein, nonostante il nome quasi impossibile da pronunciare, ha tutte le caratteristiche della location da favola. Il motivo è piuttosto semplice. Sorge infatti sul fiume Reno, più precisamente su una piccola isola nota con il nome di Falkenau. Viene definito affettuosamente “Die Pfalza”, anche per chiamarlo in modo molto più semplice e ha una storia a dir poco affascinante che merita di essere approfondita.

Come è nato il castello sul Reno

L’inizio della sua costruzione può essere fatta risalire niente di meno che al Medioevo. Fra il 1326 e il 1327 cominciò a sorgere nella città di Kaub, nell’attuale zona meridionale della Germania. L’isolotto era stato acquisito qualche decennio prima da Re Ludovico II, poi il suo successore Luigi IV di Baviera pensò bene di edificare la torre, la prima porzione di castello che ha visto la luce. L’idea è stata fin da subito quella di dar vita a una vera e propria “fortezza” in mezzo al fiume, a differenza degli altri castelli dell’epoca che erano esclusivamente ad uso abitativo. La costruzione è durata a lungo nel corso del tempo, tanto è vero che tra il 1339 e il 1342 il castello di Burg Pfalzgrafenstein raggiunse i 12 metri di altezza.

Il paesaggio che circonda il castello

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Il paesaggio che racchiude il castello di Burg Pfalzgrafenstein

Ancora oggi ha un fascino unico nel suo genere. All’interno dell’edificio, infatti, è presente la prigione sotterranea, senza dubbio uno dei luoghi più misteriosi dell’intero castello, in grado di far rivivere la cupezza medievale e le pene sofferte dai carcerati. Nel ‘400, poi, questo castello è stato ulteriormente ampliato, con progressivi miglioramenti e aggiunte che corrispondevano alle esigenze dei vari secoli. Ad esempio, nel XVII secolo venne posizionato un cannone in cima alla piattaforma, una vera e propria novità per i sistemi di difesa di allora. L’aspetto attuale, invece, è stato raggiunto nel 1714, con la torre elevata fino a 36 metri.

La bellezza intramontabile del castello

Quando si visita questo castello non si può fare a meno di immaginare tutte le guerre che ha “visto” indirettamente. Nel 1813 ben 60mila soldati, 20mila cavalli e 200 cannoni furono sistemati nei pressi della riva del Reno per contrastare l’avanzata dell’esercito di Napoleone Bonaparte, senza dimenticare quanto avvenne nel corso della guerra franco-prussiana. Negli anni Sessanta del secolo scorso, invece, era diventato una semplice stazione doganale per la spedizione delle merci più disparate.

Oggi ha assunto un aspetto davvero romantico, tanto è vero che dopo l’ultimo restauro si è deciso di illuminarlo di notte, uno spettacolo mozzafiato che varrebbe la pena di ammirare dal vivo almeno una volta nella vita. Per la sua innegabile bellezza e per la lunga storia di cui è stato testimone, il castello di Burg Pfalzgrafenstein è stato dichiarato patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, un riconoscimento più che meritato. Per descriverlo nel modo più appropriato, si possono prendere in prestito le parole utilizzate dallo scrittore Victor Hugo quando se lo ritrovò di fronte: “Una nave di pietra, eternamente a galla sul Reno“.

Burg Pfalzgrafenstein visto dall'alto

Fonte: iStock/ollo

Una veduta dall’alto del castello di Burg Pfalzgrafenstein
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Esiste un mercato attraversato dal treno: è incredibile

La voglia di esplorare i territori lontani, di conoscere le culture e le tradizioni che appartengono alle popolazioni locali ci spinge a raggiungere anche l’altro capo del mondo, perché il vero obiettivo di un viaggio è proprio quello di una continua e sorprendente scoperta.

Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato grazie alle esperienze vissute è che al di là dei monumenti iconici, dei gioielli architettonici e delle attrazioni turistiche che diventano tappe imprescindibili di un itinerario di viaggio, c’è un posto che più di tutti sa raccogliere, conservare e raccontare l’anima più vera di un territorio.

Stiamo parlando dei mercati, luoghi in cui i cittadini abitualmente si recano, dove i viaggiatori si incontrano. Posti fatti di chiacchiere e sorrisi, di prodotti gastronomici caratteristici e altri oggetti della tradizione. Ce ne sono tanti nel mondo, alcuni sono secolari e conservano la storia della città in cui sono nati, altri sono più recenti, ma comunque bellissimi. E altri ancora sono stati trasformati in capolavori artistici da attraversare. E poi c’è lui, unico, incredibile e quasi magico, un mercato che sorge sui binari e che ogni giorno è attraversato da un treno. Scopriamolo insieme.

Viaggio in Thailandia, alla scoperta del mercato più bizzarro del mondo

Per scoprire quello che è, con tutta probabilità, uno dei mercati più bizzarri e straordinari del mondo dobbiamo recarci in Thailandia, a circa 80 chilometri da Bangkok, e più precisamente a Samut Songkhram, località attraversata dalla Maeklong Railway, una ferrovia che si snoda per quasi 65 chilometri e che collega alcune città della Thailandia centrale.

È qui che esiste un posto al di fuori dell’ordinario che renderà il vostro viaggio in Thailandia ancora più magico. Nel quartiere Maeklong, infatti, sorge il Talad Rom Hoop, che è anche conosciuto come mercato ferroviario, e che tradotto letteralmente vuol dire “chiudere l’ombrello”. Il motivo? Il mercato è attraversato ogni giorno, e più volte, dai treni della linea ferroviaria locale, e quando questo accade i venditori raccolgono velocemente merci e banchi avvolgendoli nei grandi e colorati tendaggi, per poi rimontare tutto dopo il passaggio del mezzo di trasporto.

Mercato ferroviario di Maeklong

Fonte: iStock/santirf

Mercato ferroviario di Maeklong

Talad Rom Hoop

Il Talad Rom Hoop, con gli anni, è diventato una delle attrazioni turistiche più particolari della Thailandia. Come abbiamo anticipato, infatti, una parte di questo mercato è situato proprio su un tratto della linea ferroviaria dove corrono i treni della Maeklong Railway e che attraversano il mercato 8 volte al giorno tutti i giorni.

Non un mercato qualunque intendiamoci, ma uno dei più grandi della Thailandia. Il Talad Rom Hoop, che è diventato un punto di riferimento nella città e nel quartiere, ospita tantissimi banchi con diversi prodotti locali, tra cui anche carne, pesce e frutta fresca. A rendere magico questo luogo è il folclore che gli appartiene e che è evidenziato non solo dai colori e dai profumi che appartengono ai prodotti esposti sul banco, ma anche dai grandi tendoni colorati che avvolgono le bancarelle. Gli stessi che spariscono velocemente quando passano i treni.

L’arrivo del treno, che limita la velocità nei pressi del mercato, viene annunciato dai fischi caratteristici che danno il tempo ai passanti di sposarsi al lato dei binari, e ai mercanti di battere in ritirata. Dopo il passaggio del treno, tutto ritorna come prima e tutti possono continuare in maniera spensierata il loro shopping, fino al passaggio del treno successivo.

Mercato ferroviario di Maeklong

Fonte: iStock/urf

Mercato ferroviario di Maeklong