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Questo paradiso naturale è stato la sede del Parlamento più antico del mondo

Un eden, un luogo tanto incantevole da essere il sogno di tantissimi escursionisti e naturalisti. Ma anche un luogo storico, che ha dato i natali a quello che probabilmente è stato il primo Parlamento al mondo: stiamo parlando del Parco Nazionale di Thingvellir, in Islanda, che, a nostro parere, dovrebbe proprio diventare una delle vostre prossime mete di viaggio. Volete saperne di più?

Le caratteristiche di Thingvellir

Ma prima di parlare della sua storia, diamo contesto e forza all’essenza di questo incredibile parco. Si tratta di un un’area naturale protetta che si trova nella parte sud-occidentale dell’Islanda e che si caratterizza per la sua conformazione geologica. Il parco, infatti, si trova all’interno di una fossa tettonica, precisamente dove si intersecano le placche tettoniche del Nord America e dell’Eurasia. E sì, in alcuni punti basta solo stare con i piedi in due punti diversi per essere contemporaneamente in due continenti diversi.

Veduta del Thingvellir National Park
Scorcio del Thingvellir National Park

Poi, in generale, è uno dei luoghi più variegati e diversificati dell’Islanda: alti dirupi e canyon rocciosi vengono interrotti da fitte aree boscose e da pianure verdeggianti. Poi, spostandosi di qualche chilometro, si viene sospesi da corsi d’acqua tumultuosi ma anche bellissimi come il fiume Öxará, che attraversa la spettacolare gola di Almannagjá, e come il lago Þingvallavatn, il più grande d’Islanda.

La storia del parco e il primo parlamento

Come abbiamo già accennato, questo incantevole parco islandese ha anche un elevatissimo valore storico, ed è qui che faremo una piccola digressione sul suo nome. Thingvellir è l’appellativo “europeizzato” del vero nome del parco, che si scrive letteralmente Þingvellir ed è composto dalle parole norrene þing (assemblea, parlamento) e vǫllr (pianura). Letteralmente, dunque, questa parola significa Pianura dell’Assemblea, perché come accennavamo è proprio qui che nell’anno 930 si è formato e riunito per la prima volta l’Alþing.

L’Alþing è stato probabilmente il primo parlamento al mondo, e si riuniva una volta all’anno in un punto preciso di Thingvellir, una sorta di emiciclo delimitato da due dirupi rocciosi. Proprio su questo emiciclo i parlamentari sedevano e discutevano le nuove leggi, ma non solo: qui organizzavano anche gare sportive e feste.

I segni della storia e gli scorci più belli

Ma non è tutto qui, perché il parco, incluso nel suggestivo percorso del Cerchio D’Oro (che comprende Geysir, sito geotermico, e la cascata Gulfoss), mostra anche i segni di una svolta epocale, ossia del momento in cui diversi popoli del Paese passarono dal paganesimo al cristianesimo. In uno dei primissimi luoghi in cui ciò è avvenuto, c’è ancora una testimonianza ben visibile: una chiesa, alta e chiara, luminosa, che fu costruita proprio per tutti coloro che avevano deciso di convertirsi.

Thingvellir, parco nazionale Islandese

Fonte: iStock

Il Thingvellir National Park

In generale, comunque, è difficile descrivere in breve questo parco così straordinario. Si tratta di un luogo che può lasciare di stucco, un po’ per i suoi scorci selvaggi e quasi fantasy e un po’ per i suoi scenari super pittoreschi. Thingvellir è, probabilmente, uno dei pochi luoghi che cattura in pieno tutte le peculiarità e la storia Islandese e le restituisce nude e crude a chi cammina lungo i suoi sentieri. Camminare all’interno del parco è davvero un’esperienza da non perdere.

Raggiungerlo non è complicato, specie se si parte da Reykjavik, ma vi consigliamo di leggere attentamente tutte le indicazioni sul sito ufficiale e di approfittare di eventuali guide, che sapranno portarvi a colpo sicuro nei luoghi più incantevoli di questo vastissimo sito naturale.

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Viaggio negli abissi: i 5 acquari più belli del mondo

Profondità inaccessibili, creature tanto sinuose quanto imponenti, guizzi, colori e schizzi: scoprire la vita acquatica, così lontana dalla nostra, è sicuramente un’esperienza unica e nel mondo esistono tantissimi posti dove osservare e imparare di più su ciò che succede nei mari, negli oceani e nelle acque dolci. Alcuni, però, sono più suggestivi di altri, come i 5 acquari più belli del mondo, tutti da scoprire.

Acquario di Genova

Iniziamo giocando in casa con l’Acquario di Genova, una struttura imponente che accompagna i visitatori lungo ben 39 vasche interne, cui si aggiungono quattro aree a cielo aperto, compresa la vasca del Padiglione Cetacei inaguruata nel 2023. Questo acquario si estende per oltre 27.000 quadrati e ospita circa 15.000 animali di 400 specie diverse. Pesci, invertebrati, molluschi, rettili, anfibi, uccelli e mammiferi marini si muovono in ambienti del tutto simili a quelli naturali d’appartenenza, nel rispetto del loro benessere.

Acquari più belli del mondo: l'acquario di Genova

Fonte: iStock

Acquario di Genova

Attualmente, l’Acquario di Genova vanta la più ricca esposizione di biodiversità acquatica in tutta Europa. Per visitarlo servono circa due ore e durante il percorso è possibile anche assistere a un suggestivo video mapping che sottolinea l’importanza dell’acqua per la vita e racconta la storia del mare dall’antichità a oggi.

Istanbul Akvaryum

Realizzato con la consulenza e il supporto di Ocean Projects, l’Acquario di Istanbul rientra a pieno titolo fra quelli più belli del mondo. È uno dei più ampi a livello globale grazie ai suoi volumi, alle varietà di specie che raccoglie e alle attività che vengono calibrate in base al cammino che si sceglie di percorrere. I visitatori seguono un percorso geografico che comprende 17 temi e un’avventura nella foresta pluviale.

Al suo interno si possono trovare degli animali incredibili, come il Pterapogon Kauderni (o Cardinale di Banggai), un piccolo pesce d’acqua salata dai colori sgargianti, la rana fantasma, il piranha dal ventre rosso e lo squalo chitarra.

Dubai Aquarium & Underwater Zoo

Non potevamo non inserirlo tra gli acquari più belli del mondo: il Dubai Aquarium & Underwater Zoo è una struttura ospitata nell’ormai iconico Dubai Mall (il più grande centro commerciale del mondo per numero di negozi), ma non lasciatevi ingannare, perché a dispetto dell’ambiente artificiale in cui è incastonato si tratta di una vera e propria perla naturalistica assolutamente da visitare.

Acquario di Dubai
Acquario di Dubai

L’acquario di Dubai ospita migliaia di animali acquatici, tra coccodrilli, pinguini, cernie giganti, lontre e diverse specie di meduse provenienti da ogni parte del mondo. A lasciare a bocca aperta, però, sono le esperienze che i visitatori possono fare: sotto la supervisione delle guide e degli esperti si possono incontrare i coccodrilli e si può persino nuotare tra gli squali, immergendosi nella loro vasca.

Oceanàrio de Lisboa

Da Dubai a Lisbona: la capitale del Portogallo ospita uno degli acquari più belli del mondo, che prende il nome di Oceanàrio perché, appunto, è interamente dedicato agli oceani. L’acquario sorge sulle rive di una darsena ed è uno dei più grandi del pianeta. Si snoda attorno a un’enorme vasca centrale, che ospita alcune specie che vivono proprio in pieno oceano (squali, tonni, pesci unicorno, meduse e molluschi) e a quattro vasche laterali più specializzate che conservano specie provenienti dall’Atlantico, dall’Indiano, dal Pacifico e dall’Artico.

Monterey Bay Aquarium

Infine, voliamo in California, dove si trova il Monterey Bay Aquarium. Non si tratta di un acquario qualsiasi, ma di un centro di ricerche oceanografico che si impegna attivamente per la tutela delle specie acquatiche. È il secondo più grande d’America, ma decisamente il più incantevole per allestimenti e percorsi. Al suo interno si possono trovare, tra le altre cose, una vasca alta 10 metri con numerosi esemplari di fauna e flora marina propri della baia di Monterey e una vasca che permette un’osservazione diretta di questa zona oceanica.

Acquario di Monterey in California

Fonte: Istock

Acquario di Monterey in California

L’acquario ospita lontre, alici, pinguini, squali bianchi e detiene anche un primato: al suo interno alloggia un’aragosta del peso di 5 kg e di 50 anni di età. Interessante è anche l’area dedicata alla vegetazione, con diversi tipi di alghe e piante marine, perfettamente osservabili nel loro ambiente naturale.

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Anche l’Italia ha il suo eden terrestre e noi lo abbiamo trovato

Lo diciamo spesso, ma la verità è che ribadirlo non è mai ridondante: non occorre necessariamente volare oltreoceano per rimanere a bocca aperta di fronte a luoghi che sembrano quasi magici. Nel corso del tempo abbiamo parlato di moltissimi posti incredibili che si trovano in Italia e oggi non faremo eccezione, raccontandovi di quello che sembra essere l’eden terrestre made in Italy.

Stiamo parlando di una spiaggia, anzi, per essere precisi di una spiaggetta, piccola e incontaminata, lontana dal clamore delle mete estive più gettonate. Una piccola perla incastonata nel Golfo di Orosei, in Sardegna: la spiaggia di Osala.

Osala, Osaledda e Osalla

Già la sua cornice dovrebbe lasciare intendere quanto possa essere bellissima e al contempo selvaggia: il  Golfo di Orosei, infatti, è noto per essere una delle aree più selvagge e naturalisticamente inalterate dell’intera Sardegna. Lungo tutto la sua costa si nascondono cale e insenature che sembrano uscite da un racconto fantastico, tra sabbie finissime e acque cristalline. Per non fare confusione, però, occorre subito precisare che la sua porzione centrale è divisa in tre spiagge, dal nome molto simile: Osala, Osaledda e Osalla.

Uno scorcio di Osala

Fonte: iStoc

Vista della spiaggia e della vegetazione di Osala

Nonostante, appunto, i nomi siano estremamente simili, l’essenza di ognuna di queste spiagge è molto diversa. Osalla è la spiaggia più grande, quella che si estende dal nord del promontorio Punta Nera ed è in qualche modo attrezzata, con piccoli punti ristoro qui e lì; Osaledda, invece, è la porzione di spiaggia dov’è collocato l’arenile ed è interrotta dalla costruzione del porto. E infine, c’è Osala, il paradiso terrestre.

Osala, fra colline e vegetazione mediterranea

Più piccola delle altre due spiagge, meno esposta e più raccolta, Osala è incanta per diverse ragioni. In primis, il colpo d’occhio: sembra quasi di trovarsi in Kenya, nel corso di un safari tra dune e mare. Sabbia e macchia mediterranea si fondono insieme e la presenza del rio Osala contribuisce alla sensazione tropicale, trasportando chiunque in una dimensione alternativa dove la natura regna incontrastata e dove l’uomo non è altro che un ospite occasionale.

 

Uno scorcio di Osala
Osala e il suo rio

La sabbia, fine e di colore dorato, si solleva leggera a ogni passo e ogni tanto si ritira, lasciando spazio a canne, enule marine, salicornie e tamerici. Poi, l’attrazione principale: il mare. Le acque di Osala sono trasparenti, di un azzurro cangiante e, durante alcune ore della giornata, si trasformano in un vero e proprio specchio che, riflettendo il paesaggio circostante, crea dei giochi di luce e colore strabilianti.

Il nuraghe e la strada per Osala

Ma c’è anche un altro motivo per visitare Osala: in cima al promontorio che divide la spiaggia di Osala da quella di Osalla si trova il nuraghe di Gulunie. Questa costruzione in pietra è una delle più caratteristiche della Sardegna e proprio quella di Gulunie è una delle pochissime ad affacciarsi proprio sul mare. Raggiungendo il nuraghe, dunque, si potrà godere di una vista panoramica senza pari, che abbraccia il Golfo e, al contempo, permette anche di ammirare i due corsi d’acqua dolce che scorrono ai piedi della collina.

Uno scorcio di Osala

Fonte: iStock

Le acque di Osala

Se a questo punto vi state chiedendo come raggiungere Osala, eccovi serviti: dovrete prima raggiungere Dorgali, comune in provincia di Nuoro. Da qui potrete informarvi con i vari centri turistici per usufruire di mezzi e navette altrimenti, se avete un mezzo vostro, basterà percorrere la Strada Statale 125 e arrivare al bivio che indica la Grotta di Ispinigoli. Da qui basterà seguire le indicazioni per la spiaggia, ben segnalata.

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Sembra dipinto da un pittore. E invece questo lago rosa è reale

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, spesso lo facciamo per toccare con mano tutti quei capolavori di inestimabile bellezza che portano la firma di Madre Natura. Foreste incantate, boschi lussureggianti, mare cristallino e spiagge multicolor che brillano al sole: queste sono solo alcune delle destinazioni più affascinanti che ci invitano a esplorare il mondo in lungo e in largo, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni.

Alcuni luoghi poi, resi celebri dalle fotografie strabilianti degli avventurieri, sono diventati delle vere e proprie attrazioni turistiche e il motivo non ci sorprende. Alcuni paesaggi, infatti, sono così belli da non sembrare veri, e invece sono reali e per questo ancora più straordinari.

Ne è un esempio Sivaš, un gruppo di baie e lagune di dimensioni piuttosto importanti che divide la Crimea dall’Ucraina e che è situato a ovest del Mar d’Azov. Le fotografie che lo ritraggono mostrano una bellezza ipnotica, un luogo incantato che non appartiene a questo mondo. Sivaš, infatti, sembra dipinto da un pittore, e invece questo lago rosa è reale e tutto da scoprire.

Lo specchio d’acqua dalle intense sfumature di rosa

Non è la prima volta che ci troviamo davanti a luoghi che rubano dalle palette cromatiche più intense i loro colori creando così spettacoli mozzafiato. L’abbiamo visto con le montagne arcobaleno, con le spiagge rosa e nere e con le fioriture multicolor. Anche se la scienza ha spiegato ampiamente questi fenomeni, la visione da loro restituita è resta sempre magica e merita di essere vissuta almeno una volta nella vita.

Tra i luoghi più incredibili del mondo troviamo anche il Lago Sivaš, che fa parte di un gruppo di baie e di lagune che si estendono nei pressi nel Mar d’Azov e che occupano una superficie di oltre 2.000 chilometri quadrati. Proprio qui, tra acque ferme e stagnanti, è possibile scorgere un bacino dalle sfumature intense ed evocative.

La peculiarità di queste acque, infatti, è data proprio dalle tonalità rosa che assumono in alcuni punti sfumature cangianti che virano verso il rosso vermiglio e il magenta. Un’incantesimo, a prima vista, che però è spiegato dalla presenza dell’alga Dunaliella che vive sui fondali e prolifera proprio grazie all’alta concentrazione salina.

Quando visitare il lago magico

Il Lago Sivaš è diventato col tempo una meta molto ambita soprattutto tra gli amanti della natura e gli appassionati di fotografia. Vedendo il paesaggio nella sua intera totalità, infatti, non si può che rimanere incantati dalla sua bellezza. Inoltre, durante i periodi estivi la magia si intensifica: l’acqua evapora, facendo emergere così parti di superficie che trasformano il paesaggio in un deserto salino.

La visione, nel suo insieme, è sicuramente suggestiva. Ma se avete intenzione di visitare questo luogo in estate dovete prepararvi anche a una sorpresa non troppo gradita. Durante l’evaporazione, infatti, l’alga si riproduce più velocemente raggiungendo la sua massima diffusione e donando quindi al bacino sfumature ancora più intense. Se da una parte l’effetto visivo è strabiliante, dall’altra questo fenomeno porta con sé un odore sulfureo, molto pungente e a tratti sgradevole.

Non è di certo un caso se il nome del lago, che proviene dal tataro, vuol dire proprio “Acqua marcia”. Il caratteristico odore, anche se forte, non toglie comunque niente a quello che è uno spettacolo naturale grandioso che merita di essere contemplato.

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Tarr Steps, il suggestivo ponte costruito dal diavolo

La contea del Somerset, nel sud-ovest dell’Inghilterra, è una delle più affascinanti, con i suoi panorami che sembrano provenire da un fiaba, la ricca storia e l’eco di millenarie leggende.

E non è un caso se proprio qui, nel cuore del Parco Nazionale di Exmoor, oasi protetta di 665 chilometri quadrati, si cela il suggestivo ponte “edificato dal diavolo”, il Tarr Steps.

Tarr Steps, antico monumento del passato

L’inconfondibile ponte a battacchio di 55 metri attraversa il fiume Barle a ovest del villaggio di Liscombe, nella zona meridionale del Parco, è stato costruito con 17 grandi lastre di pietra poste una contro l’altra e sostenute da pali di pietra che, a loro volta, sono supportati da “pietre rastrellanti” come protezione dalla forza dell’acqua, e termina in una strada rialzata.
Ha la particolarità di essere “a pelo d’acqua”, con le lastre a meno di 1 metro sopra il livello dell’acqua: ciò significa che, durante i periodi di piena, si bagna e, di conseguenza, subisce danni.
Accanto alla struttura si trova un guado poco profondo, ma adatto soltanto per i veicoli a quattro ruote motrici.

Si tratta del ponte più lungo della Gran Bretagna, che attrae visitatori fin dal XIX secolo, probabilmente il monumento più fotografato di Exmoor, di notevole interesse storico.

La sua datazione, tuttavia, si perde nella notte dei tempi: esisteva già dall’Alto Medioevo e, secondo alcune stime, potrebbe risalire attorno al 1000 a.C., il che lo renderebbe addirittura “vecchio di 3000 anni”.

Come accennato, sorge tra le fronde del bosco della Riserva Naturale Nazionale di proprietà del Parco Nazionale di Exmoor, 33 ettari boschivi che abbracciano il fiume e il ponte stesso: la riserva è l’habitat ideale per la fauna selvatica come i ghiri e il raro pipistrello barbastello e, lungo le rive, non è raro incontrare anche le lontre.

Ma non soltanto: per quanto riguarda la flora, è l’ambiente perfetto per epatiche, muschi, licheni, e in primavera, fioriscono le campanule a perdita d’occhio.

Tarr Steps, il ponte a batacchio

Ma cosa significa “ponte a battacchio”?

I ponti a batacchio sono ponti realizzati con grandi lastre di pietra senza alcuna forma di malta per l’incollaggio.

Il nome deriva dal termine latino “claperius”, che significa “mucchio di pietre” oppure dalla parola sassone “cleaca“, ovvero “colmare le pietre miliari”: stando all’etimologia, si è portati a pensare che i primi ponti di questo tipo siano stati realizzati posando semplicemente lastre di pietra piatte su pietre miliari esistenti, così da rendere l’attraversamento più sicuro.

È, infatti, possibile attraversare anche il Tarr Steps, poiché è molto largo: occorre però fare attenzione alle piogge recenti in quanto la superficie si fa troppo scivolosa.

Il leggendario ponte del diavolo

Si narra che il Tarr Steps sia stato costruito dal diavolo che desiderava un luogo dove crogiolarsi al sole.

Secondo la leggenda, si sdraiava sulle pietre larghe e piatte e, per proteggere la sua postazione, giurò di schiacciare la prima persona che avesse osato mettervi piede per passare da una sponda all’altra.

Gli abitanti dei villaggi mandarono allora un gatto ad attraversare il ponte e l’animale svanì all’istante.

Intervenne poi il parroco e affrontò il diavolo al centro del Tarr Steps: il diavolo imprecò e gridò ma il parroco rimase fermo e lo costrinse a ritirare la sua minaccia.

Tuttavia, il diavolo aggiunse una clausola: nessuno avrebbe mai potuto attraversare mentre prendeva il sole sul batacchio.

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L’incredibile storia di Ladonia, la micronazione disabitata

Niente sanguinose guerre o scissioni studiate a tavolino: dietro questa micronazione c’è il progetto di un artista che non voleva separarsi dalle sue splendide opere. Ladonia vanta una storia incredibile, di quelle che si sentono solo una volta nella vita, e vale la pena scoprirla – per poi magari programmare un viaggio e visitare questo piccolo gioiello.

Ladonia, la nascita di una micronazione

Siamo negli anni ’80, nel cuore di un luogo magico: la riserva naturale di Kullaberg. Quest’ultima è un’oasi incontaminata situata su una propaggine della Svezia meridionale che si affaccia sullo stretto di Kattegat, un posto impervio e difficile da raggiungere. Proprio qui, con una splendida vista sul mare, l’artista svedese Lars Vilks decide di dare sfogo al suo estro e mettere in cantiere due opere meravigliose. Nasce così dapprima Nimis, una scultura composta da ben 75 tonnellate di legna, e poco dopo Arx, una “fortezza” realizzata interamente in pietra.

Per ben due anni, nessuno si accorge della loro esistenza: sono perfettamente nascoste nella natura rigogliosa del parco, e di sicuro non creano alcun problema. Quando però vengono scoperte, nasce la polemica. Secondo le autorità locali, le sculture sarebbero da considerarsi degli edifici a tutti gli effetti, e all’interno della riserva è tassativamente vietata la costruzione di edifici. Viene così richiesta la loro demolizione, ma Lars Vilks non ci sta: fa ricorso più volte contro la decisione del consiglio, perdendo ripetutamente. E per questo motivo decide di agire in maniera sorprendente, proclamando la micronazione di Ladonia nel 1996.

Nel corso degli anni, intanto, accade davvero di tutto. Dalla creazione di una nuova opera d’arte, che viene poi smantellata (al suo posto sorge oggi un monumento molto più piccolo), all’acquisto di Nimis da parte dell’artista Christo, nel tentativo di proteggere la scultura da ulteriori decisioni di smantellamento. Scultura che, tra l’altro, ha ormai superato le 100 tonnellate di legna utilizzate per il suo ampliamento. Non mancano atti vandalici quali incendi e incisioni sulla pietra per rovinare il lavoro di Vilks. Ma Ladonia esiste, e ancora oggi rappresenta una minuscola enclave della Svezia che attira curiosi da ogni parte del mondo.

Cosa sapere su Ladonia

Oltre alla sua storia decisamente bizzarra, Ladonia cela molte curiosità. A partire dal suo nome: secondo la mitologia, la micronazione sorgerebbe proprio nel punto in cui venne trasferito il prezioso albero di mele d’oro ricevuto in regalo da Era per le sue nozze con Zeus. A difesa della pianta, la dea mise il drago Ladone, straordinaria creatura dalle cento teste, che venne però ucciso da Eracle nel tentativo di impadronirsi delle mele. Insomma, le radici di questo posto ne confermano ancora una volta l’atmosfera magica. Naturalmente, con il passare del tempo la micronazione è diventata tale a tutti gli effetti, dotandosi di una moneta propria (chiamata Ortug) e adottando il latino come lingua.

E per quanto riguarda la popolazione? Nata senza cittadini, Ladonia è rimasta disabitata per tutto questo tempo. D’altra parte non è facile raggiungerla, né vi sono case, negozi o strade, segni di civiltà indispensabili oggigiorno per poter sopravvivere. Eppure, ufficialmente la micronazione conta una popolazione di oltre 27mila persone, ladoniani che abitano in più di 50 Paesi diversi, pur sentendosi di appartenere anche ad un luogo così speciale. Vi è persino una Regina, che viene eletta democraticamente e regna per tutta la sua vita. La prima è stata Ywonne I, che si destituì nel 2013; ad essa fece seguito Carolyn I, che è ancora in carica.

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Il lago incantato e le distese fiorite multicolor: qui Madre Natura ha creato il suo capolavoro

Sembra di essere precipitati in un libro delle fiabe, come dei moderni Alice nel Paese delle Meraviglie, ma senza gatti ambigui e pericolose regine. Un luogo dal fascino irreale tra laghi incantati e distese fiorite multicolor.

Non è una favola, si tratta infatti di un posto reale dove la natura supera l’immaginazione e crea il suo capolavoro più emozionante. Per ammirare tanta bellezza dal vivo, e lasciarsi incantare dalla suggestione di luoghi che sembrano in bilico sul sottile filo che separa sogno e realtà, basta recarsi a Biei una cittadina che si trova nella prefettura di Hokkaidō in Giappone. È questo il posto perfetto in cui sentirsi come in una fiaba creata dall’uomo insieme a Madre Natura.

I colori e l’incanto che puoi trovare solo a Biei in Giappone

A colpire lo sguardo sono i colori vibranti e accesi che danno vita a distese fiorite. Lì lo sguardo si perde e spazia dal rosa al rosso, senza dimenticare il bianco e il blu. E poi il turchese, ma in questo caso dell’acqua, in cui gi alberi si specchiano oppure emergono puntellandone la superficie.

Siamo a Biei un luogo affascinante, magico, che fa sentire i visitatori proprio come in una fiaba, come se quel labile confine tra sogno e realtà si fosse spezzato, trasformando tutto con il suo incanto.

La cittadina si trova nella prefettura di Hokkaidō, in Giappone, ed è un luogo molto amato dai turisti che possono ammirare le fioriture multicolor oppure vedere dal vivo il famoso Stagno Blu, un lago artificiale con l’acqua di un azzurro talmente straordinario da sembrare frutto dell’abile pennello di un pittore. La natura, poi, in questo luogo è straordinaria con le sue montagne e il Parco Naturale.

Girasoli, papaveri, ma anche lavanda sono solo alcuni dei fiori che si possono ammirare nei numerosi campi che si trovano nella zona e che sono una vera e propria attrazione: del resto in tutto il mondo le fioriture sono molto amate e il Giappone è una delle immancabili mete di chi è alla ricerca di questi spettacoli della natura.

Come dimenticare, ad esempio, la fioritura dei sakura? Si tratta dei ciliegi giapponesi che richiamano a Tokyo turisti da tutto il mondo. Oppure la Cina dove c’è una suggestiva distesa di fiori che tingono il mondo di viola. Senza dimenticare tante altre parti del mondo come Inghilterra e Italia.

Le fioriture multicolor a Biei in Giappone

Fonte: iStockPhoto

Le fioriture multicolor di Biei in Giappone

Lo Stagno Blu che ti fa sentire in una fiaba

Anche se lo Stagno Blu è di origine artificiale, la bellezza dell’ambiente e lo spettacolo che regala agli occhi dei visitatori è tutto merito della natura con i suoi alberi, con l’ambiente circostante che lo abbraccia, con il cielo che si specchia nelle sue acque turchesi.

Dentro al lago crescono larici e betulle bianche che escono dalle sue acque trasformando la superficie in un’immagine di struggente bellezza. Sembra infatti come un bosco fatato, con le fronde che si innalzano dall’acqua, invece che dalla terra, e si stagliano verso il cielo azzurro.

Profondo circa 5 metri, l’acqua è abbastanza fredda e questo permette alle piante di crescere indisturbate. Una curiosità: il lago è stato anche uno dei salvaschermi della Apple nella nona versione del sistema operativo mcOS.

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Anche Israele ha il suo Pantheon. A crearlo è stata Madre Natura

Sappiamo benissimo che gli esseri umani hanno creato, nel corso della loro storia, moltissime suggestive strutture d’incredibile bellezza. Ancora oggi rimaniamo incantati dalle misteriose piramidi, dalla magnificenza del Taj Mahal e dall’imponenza della Muraglia Cinese. Ma se vi dicessimo che i monumenti più belli sono, invece, quelli a opera di Madre Natura? Se non ci credete, pensate al Parco Nazionale di Beit Guvrin-Maresha, dove è possibile rimanere a bocca aperta di fronte a un Pantheon totalmente naturale.

Non è un caso che questo sito, che si trova in Israele,  sia stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità: comprende, infatti, una fitta di rete di grotte, per lo più a forma di campana, che sembrano anche essere tutte collegate tra loro per mezzo di svariati cunicoli sotterranei.

La storia di Beit Guvrin

Per capire meglio la storia di questo luogo incantevole, bisogna fare un piccolo passo indietro. Beit Guvrin, come abbiamo detto, si trova in Israele, precisamente a 13 chilometri da Kiryat Gat. Il parco nazionale è di immensa importanza perché comprende anche i resti di due città antiche, ossia Maresha e Bayt Jibrin, la prima risalente al X secolo a.C. e la seconda all’epoca romana. Le due città non sono strettamente legate alle grotte, ma la loro presenza ha portato sul luogo diversi archeologi che le hanno scoperte.

Le grotte di Bet Guvrin

Si è così potuto scoprire che le grotte, che si trovano precisamente nella parte est del parco, si sono formate per una naturale erosione sin dagli inizi della preistoria. Proprio alla preistoria, per altro, risalgono le prime tracce di abitazioni e insediamenti. Con la nascita delle città, le grotte sono state usate come siti funerari. Ciò è evidente da alcuni dipinti presenti all’ingresso di una delle grotte più grandi, proprio quella che è stata paragonata al nostro Pantheon Romano: Cerbero, che custodisce l’ingresso agli inferi, e una fenice, che simboleggia la rinascita.

Il Pantheon naturale e le altre grotte

In generale, l’enorme grotta paragonata al Pantheon e molte altre grotte che si trovano all’interno del parco sono opera di Madre Natura. Alcune, però, sono state a lungo utilizzate come vere e proprie abitazioni rupestri e al loro interno è possibile notare l’impronta umana, con scavi più o meno abbozzati che servivano a rendere più comodi gli ambienti. Molto più interessanti e chiaramente antropici sono invece i cunicoli, che sono stati realizzati per collegare le grotte e non solo.

Le grotte di Bet Guvrin

Sono state realizzate delle scale (molto primitive, ovviamente) che scendono in profondità, che conducono a delle specie di magazzini e dei pozzi dove, probabilmente, venivano conservati cibi e dove si estraeva l’acqua. Nei secoli a venire, altre grotte sono state modificate dagli esseri umani. Come mai? Perché molti blocchi di pietra venivano estratti per lavori di costruzione. Le grotte sono infatti costituite da pietre calcaree, per altro morbide e di colore beige, che erano perfette per edificare.

Visitare Beit Guvrin

Oggi, tutte le grotte sono facilmente accessibili e anche le città antiche sono facilmente visitabili. Ammirare sia le caverne che i resti degli insediamenti umani è davvero un’esperienza unica e caldamente raccomandata. Com’è intuibile dal nostro racconto, in particolare le grotte hanno un fascino incantevole: sono pacifiche, silenziose e, in qualche modo, anche fortemente spirituali.

Bet Guvrin, interno delle grotte

Per accedervi basta seguire tutte le indicazioni presenti all’ingresso del Parco Nazionale e, nei mesi estivi, è anche possibile usufruire di alcune navette che accorciano i tempi di percorrenza del parco. Non serve nemmeno prenotare: basta semplicemente andare sul posto per accedere alla vasta aerea, che non è mai particolarmente affollata.

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Zampilli, scale e visioni mozzafiato: è questa la cascata più bella del mondo

La natura regala le scenografie più belle, gli scorci più emozionanti e gli spettacoli più straordinari. Ci sono alcuni luoghi la cui visione è davvero mozzafiato, in cui la potenza degli elementi si percepisce in tutto il suo incanto. Come nella cascata più bella del mondo, dove i visitatori possono immergersi in un’esperienza che lascia senza fiato: zampilli, scale e poi il rumore dell’acqua che compie un tuffo altissimo. Siamo in Ecuador e, più precisamente a Baños una località che è ricca di cose da vedere e di esperienze da vivere. Tra queste c’è la cascata Pailón del Diablo, maestosa e che colma gli occhi di meraviglia, come quando ci si ritrova proiettati  dentro un’ambientazione da sogno che sembra uscita dalla nostra fantasia.

La cascata di Pailón del Diablo, la più bella del mondo

Contrasti di colori, di suoni e a contatto con la natura selvaggia in un’atmosfera che lascia senza fiato: visitare Pailón del Diablo è un’esperienza da fare, perché è una delle cascate più belle e affascinanti al mondo.

Si trova lungo la Ruta de las Cascadas a Baños in Ecuador ed è una visione mozzafiato, non solo perché la potenza dell’acqua che si lancia dalle rocce è sempre magica, ma perché ci fa immergere in una location da sogno. E visitarla è a tutti gli effetti un’esperienza adrenalinica come solo il contatto con la natura selvaggia può essere.

Il costo per l’ingresso a persona ammonta a circa due dollari, che vale la pena spendere per lasciarsi stupire dall’incanto di un luogo simile. Ovviamente lungo le scale che costeggiano la cascata è praticamente impossibile non bagnarsi, ma questo non fa che accrescerne il fascino. I visitatori possono anche transitare su un ponte sospeso da dove godere di una vista straordinaria e immersiva tra acqua, rocce e il verde degli arbusti che si arrampicano tra le gole e gli zampilli.

La cascata è alta 80 metri e ci sono due sentieri che permettono di raggiungerla, vivendo un’esperienza profondamente emozionante e che mette a contatto con la natura più vera, selvaggia e straordinaria.

Perché si chiama Pailón del Diablo

Ma perché questa cascata si chiama Pailón del Diablo. Sembrerebbe che il nome sia stato scelto per la particolare forma di una roccia che, vista da un punto ben preciso, pare ricordare il volto del Diavolo. Se questo non dovesse bastare, poi, l’acqua quando cade sembra precipitare in una grande padella.

Tutto quello che si può fare a Baños

Baños de Agua Santa in Ecuador è un vero e proprio gioiello, un’area ricca di esperienze da vivere e di luoghi da visitare. Proprio come la cascata Pailón del Diablo che – però – non è l’unica. Lungo la Ruta de las Cascadas ce ne sono tantissime da visitare, tra queste vale la pena citare il Manto de la Novia e la cascata di Agoyán.

La città è nota anche come “porta dell’Amazzonia”, perché l’ultimo grande centro prima di immergersi nella giungla. Inoltre si trova alle pendici del vulcano Tungurahua, che dà il nome all’omonima provincia.

Nota come centro termale, gli abitanti dicono che la sua acqua sia miracolosa, offre anche la possibilità di praticare diverse attività sportive come rafting e giri in bicicletta. Per godere di un’altra vista mozzafiato, poi, basta raggiungere la Casa del Arbol e dondolarsi su una delle spettacolari altalene sospese nel vuoto.

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La spiaggia più bella del mondo ospita una “cattedrale” scolpita nella roccia

La sabbia sotto i piedi, un mare cristallino di fronte a noi. Il cielo azzurro e terso, una lieve brezza che accarezza la pelle. E poi, eccola: sembra una grotta, ma è qualcosa di più: è una “cattedrale” di roccia, una sorta di monumento che sembra quasi essere un inno alla potenza della natura, alle sue infinite capacità.

Sì, sembra quasi la descrizione di un sogno, eppure è realtà: questo è il panorama (e l’insieme di emozioni) che si provano quando ci si trova di fronte a Cathedral Cove, arco roccioso che si è formato – secoli or sono – in Nuova Zelanda.

Hahei Beach e il sentiero verso la Cattedrale

Il sogno a occhi aperti inizia ancor prima di raggiungere Cathedral Cove. Sì, perché anche se è vero che le spiagge della Nuova Zelanda sono tutte meravigliose,  è altrettanto vero che quella che porta alla cattedrale di roccia è una delle più belle in assoluto: si tratta di Hahei Beach, vicino a Coromandel (cittadina della regione di Waikato, nell’Isola del Nord). Haei Beach è nota per le sue acque limpide, per le immersioni che portano a suggestivi tête-à-tête con la fauna marina.

Cattedrale di Roccia in Nuova Zelanda - Cathedral Cove

Partendo dall’estremità nord di questa spiaggia incredibile, basta percorrere un sentiero per arrivare ai piedi della Cattedrale di Roccia. La passeggiata dura circa un’ora, ma non temete: il clima in questa zona è estremamente mite anche nelle giornate assolate, complice la brezza e la fitta vegetazione intorno alla spiaggia. In più, lungo tutto lo spettacolare cammino le autorità neozelandesi hanno posizionato panchine e piccole aree di sosta, dove fermarsi per ristorarsi anche all’ombra.

Una Cattedrale di roccia

Il sentiero conduce a una baia ampia e pulita, che sembra quasi essere dipinta. Qui svetta la Cattedrale: una gigantesca caverna a forma di arco che abbraccia e attraversa un promontorio di roccia bianca, creando un idilliaco incontro fra due insenature isolate. Lo spettacolo è impressionante, perché l’arco naturale è così imponente da conferire all’intera baia un’aria di grandezza e magnificenza. È proprio per questo che si è guadagnata il nome di “cattedrale”: l’idea che restituisce è a metà tra lo spirituale, il maestoso e il monumentale, proprio come accade di fronte a questi edifici sacri.

Cathedral Cove, la cattedrale di roccia in spiaggia in Nuova Zelanda

Attorno all’arco, la spiaggia si distende con sabbia dai colori chiarissimi. L’interno della cattedrale è fresco e ombroso, ma neanche all’esterno si sta male: la zona è ricca di ombrosi alberi di pohutukawa (conosciuti come alberi di Natale della Nuova Zelanda) che permettono di prendere aria e sotto i quali si può anche fare un picnic. Naturalmente, chi arriva qui non può certo esimersi dal fare una nuotata e dall’ammirare un’altra attrazione, il Te Hoho: si tratta di un grande scoglio, un pinnacolo di pietra pomice noto che svetta, eretto, dalle acque cristalline.

Relax, bellezza e sport

L’area attorno alla Cattedrale di Roccia è adatta a tutti, sia a chi vuole semplicemente rilassarsi che a chi vuole fare sport. Come già detto, esistono numerose aree per fermarsi e ristorarsi, ma i più sportivi possono anche cimentarsi snorkeling, fare immersioni e praticare altri tipi di sport acquatici. L’importante è rispettare le regole dell’area (per altro sorvegliata), non inquinare e non disturbare la quiete degli altri avventori.

Cathedral Cove, la cattedrale di roccia in spiaggia in Nuova Zelanda

Per chi non vuole fare la lunga passeggiata di un’ora di cui vi abbiamo parlato, per altro, c’è anche una buona notizia: durante i mesi estivi vengono organizzati dei cammini più brevi e semplici, che però passano attraverso aree strettamente protette e di conseguenza possono essere percorsi solo al fianco di una guida qualificata. In alternativa, esistono anche delle navette a pagamento, che accorciano un po’ i tempi e conducono a un accesso un po’ più commerciale sito a 30 minuti a piedi dall’arco.