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Belvedere House, il gioiello segreto d’Irlanda dove storia e magia si incontrano

Ha ispirato la musica, il cinema e tantissimi viaggiatori che scelgono di trascorrere le proprie vacanze nell’isola smeraldo consapevoli delle tante bellezze naturali e storiche disponibili. Tra castelli, edifici di rilevanza e giardini custodisce alcuni segreti imperdibili come la Belvedere House, un vero e proprio gioiello segreto dove storia e magia si incontrano. Situata non lontana da Clonmacnoise, è assolutamente da visitare. L’edificio si trova all’interno della Fore Valley, nella Contea di Westmeath: scopriamo insieme cosa c’è da sapere sulla dimora storica Belvedere House & Gardens che incanta per bellezza, mistero e fascino senza tempo.

La storia della Belvedere House e la leggenda collegata

La Belvedere House sorge sulle sponde del Lough Ennell ed è un esempio curatissimo di architettura georgiana datata XVIII secolo. Nata nel 1740, è stata costruita per volere di Robert Rochfort, il primo conte di Belvedere. Il progetto porta la firma dell’architetto Richard Cassels, autore di alcune delle più celebri residenze nobiliari irlandesi. A colpire non è solo la perfezione architettonica dell’edificio, con le sue ali curve e le finestre ad arco, ma anche l’ambiente che lo circonda: 65 ettari di parco, boschi e giardini, perfetti per passeggiate rilassanti tra natura e storia. Oggi, il sito include anche un centro visitatori, un caffè panoramico e un’area giochi, rendendolo ideale per una gita in famiglia.

A livello storico si fa strada però una leggenda oscura che racconta la storia della famiglia: proprio per questo nasce la leggenda della Belvedere House. Il conte Robert Rochfort, uomo potente e dall’anima controversa, sospettava che la moglie Mary lo tradisse con il fratello Arthur. Il sospetto, senza prove, ha portato il proprietario della dimora a cercare vendetta: la donna è stata rinchiusa nella Gaulstown House per 31 anni. Privata della libertà e del contatto con il mondo esterno la donna è sprofondata nella solitudine e nella follia. Mary fu liberata solo nel 1774, dopo la morte del marito e secondo le leggende le prime parole pronunciate sono state “il tiranno è morto?”.

Belvedere House storia in Irlanda

Fonte: Getty Images

La Belvedere House è un edificio in stile georgiano avvolto da magia e leggende

Cosa vedere a Belvedere House: il jelalous wall e i giardini

L’orgoglio e la gelosia del conte Rochfort non si fermarono al voler punire la propria moglie. Quando suo fratello George costruì una sontuosa residenza nelle vicinanze, Robert fu così infastidito dalla vista della villa rivale che fece erigere una falsa rovina nel parco di Belvedere. Nacque così il Jealous Wall, il “muro della gelosia”, considerato il più grande capriccio architettonico dell’Irlanda. Oggi, la costruzione è ancora visibile e rappresenta una delle attrazioni più curiose del sito: un simbolo imponente di un’ossessione trasformata in pietra.

Belvedere House muro della gelosia

Fonte: iStock

Il “muro della gelosia” della Belvedere House in Irlanda

Visitare Belvedere House significa anche immergersi nella natura. I giardini sono un labirinto verde, arricchito da fiori stagionali, alberi secolari, viali ombreggiati e punti panoramici sul lago. Il giardino murato è particolarmente suggestivo: un luogo silenzioso dove è facile perdersi tra profumi e colori, lasciandosi trasportare indietro nel tempo.

Sentieri ben curati attraversano l’intera tenuta, con itinerari adatti sia agli amanti del trekking leggero che a chi cerca semplicemente una passeggiata rilassante. Piccole sorprese architettoniche disseminate lungo il percorso, tra cui padiglioni, rovine romantiche, grotte artificiali, rendono l’esperienza ancora più magica.

Le bellezze irlandesi nei dintorni di Belvedere House

Senza spostarsi troppo si raggiunge la Fore Valley, una delle aree più verdi della zona e proprio qui è custodito il monastero fondato da san Fechin nel VII secolo. Nonostante l’incredibile bellezza, è piuttosto tranquilla e lontana dall’alta frequenza dei turisti persino in alta stagione. A rendere famosa la valle sono le Sette Meraviglie di Fore, tra cui il pozzo che non bolle, un albero che non brucia, un mulino senz’acqua e l’acqua che scorre in salita. Folklore? Fede? Questo decidetelo voi. Ma quel che è certo è che le storie contribuiscono a rendere l’area avvolta da un’aura mistica.

Senza allontanarsi troppo, a circa cinquanta chilometri, si trova Clonmacnoise. L’antico insediamento monastico fondato nel VI secolo ha una costruzione che segue le rive del fiume Shannon. Oggi è spesso inserito negli itinerari dei turisti che ne apprezzano le audioguide, il centro multimediale e l’esposizione che racconta la sua storia millenaria.

L’area intorno a Mullingar è punteggiata di laghi e piccole meraviglie naturali. Uno dei più suggestivi è il Lough Derravaragh, legato alla leggenda dei Figli di Lír, trasformati in cigni da una matrigna gelosa. Ancora oggi, nei mesi invernali, è possibile vedere centinaia di cigni migratori popolano le sue acque, rendendo tangibile il confine tra mito e realtà.

Ultima chicca per concludere l’itinerario? La visita a Kilbeggan, la località dove sorge la più antica distilleria d’Irlanda. L’azienda, ancora attiva e visitabile, conquista non solo gli appassiona di Whiskey ma anche i più curiosi. La bevanda, diversa da quello della Scozia, avvolge con un intenso profumo di malto e note che ricordano la terra selvaggia irlandese. Un brindisi alle Midlans è d’obbligo.

Dove si trova e come arrivare

Per chi cerca informazioni più precise su dove si trova e come raggiungere la Belvedere House possiamo specificare che si trova all’interno della contea di Westmeath nella verdissima Fore Valley che abbiamo citato precedentemente. Si affaccia in modo diretto sulle rive del Lough Ennell e spicca con il suo stile georgiano e un parco unico avvolto da leggende. Non dista molto dal sito monastico di Clonmacnoise, per questo spesso vengono visitati nello stesso giorno.

Si trova ben collegata a Dublino e Galway grazie alla cittadina di Mullingar. Dalle grandi città irlandesi precedentemente citate, si può raggiungere in auto oppure in bus e con i mezzi pubblici.

Chi ha in programma un viaggio in Irlanda dovrebbe assolutamente inserire la Belvedere House tra le tappe del proprio itinerario: un microcosmo di storia, natura e leggende che mostrano l’anima magica di questa terra verde e lussureggiante. Nei suoi dintorni, poi, come abbiamo visto ha davvero molto da offrire. Il luogo che sa unire folklore, leggende, mistero, magia e storia ha davvero molto da raccontare e ha come pregio essere lontano dalle zone più battute dai turisti.

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Canyon del Colca, il gigante delle Ande dove la Terra sussurra leggende

Se state organizzando un viaggio in Perù e volete inserire nel vostro itinerario qualche tappa meno conosciuta, vi consigliamo di scegliere il Canyon del Colca. Questo è uno dei canyon più profondi del mondo, in alcune zone persino più profondo del Grand Canyon, dove avrete l’opportunità di ammirare paesaggi spettacolari durante trekking che sono considerati a tutti gli effetti una delle esperienze incredibili da fare almeno una volta nella vita. Anche perché qui, oltre alle viste mozzafiato, è possibile avvistare il maestoso condor andino, uno degli uccelli più grandi al mondo.

Oltre a offrire esperienze naturali, il Canyon del Colca rappresenta anche un’opportunità per i viaggiatori che vogliono immergersi nella cultura del posto grazie alla presenza di villaggi tradizionali che ospitano diverse comunità indigene. Storia, natura, cultura, resti archeologici e tradizioni: ecco cosa vi aspetta se pianificherete un viaggio in questo gigante delle Ande.

Dove si trova il Canyon del Colca

Il Canyon del Colca si trova in Perù, a 160 chilometri dalla città di Arequipa, raggiungibile con un autobus in circa 3 ore e 45 minuti. Seppur possa essere visitato in ogni periodo dell’anno, il periodo migliore per organizzare il vostro viaggio va da maggio a ottobre/novembre. Con i suoi 3270 metri è considerato il secondo canyon più profondo al mondo ed è abitato da oltre 2000 anni dai discendenti degli Aymara, oggi conosciuti come Collaguas.

A questo luogo è legata anche una leggenda: gli Inca credevano che il fiume Majes potesse fluire nella Via Lattea. A causa di questa credenza locale, gli Inca ponevano doni e sacrifici per gli dei nel fiume e li lasciavano scorrere a valle.

Canyon del Colca: altitudine

Visitare il Canyon del Colca significa vivere un’esperienza unica nel suo genere, ma bisogna fare attenzione a una cosa: gli effetti dell’altitudine. Chivay, per esempio, si trova a 3632 metri e il mal di montagna rappresenta un rischio non poco comune tra i viaggiatori. I sintomi lievi che potreste avere includono stanchezza e affanno, mentre quelli più gravi sono mal di testa, vertigini, difficoltà a dormire, problemi respiratori, perdita di appetito, nausea e vomito.

Per questo motivo, consigliamo di prendervi il tempo necessario per organizzare il vostro viaggio attraverso un periodo di acclimamento: per dare al vostro corpo il tempo di abituarsi, soggiornate un paio di notti ad Arequipa, situata a un’altitudine di 2325 metri, prima di cominciare la vostra avventura al Canyon del Colca. Ricordatevi che, se non vi sentite bene, il miglior rimedio è tornare in un punto dove l’altitudine è minore.

Villaggio Canyon del Colca

Fonte: iStock

Il villaggio peruviano di Yanque

Cosa vedere e cosa fare nel Canyon del Colca

Dai villaggi dove l’atmosfera è ancora autentica agli avvistamenti dei condor, fino ai trekking dentro ai meandri più profondi del canyon. Solo leggendo cosa fare e cosa vedere nel Canyon del Colca vi renderete conto del perché è considerato uno dei luoghi più incredibili del mondo.

I villaggi tradizionali

Tra le colline terrazzate e i paesaggi agricoli vi imbatterete nei villaggi tipici, alcuni un po’ più turistici perché facilmente accessibili, e altri più autentici. Uno di questi è Chivay, punto di appoggio strategico per scoprire gli altri paesini della valle. Lasciatevi avvolgere dalle sue atmosfere: sedetevi in un punto e guardatevi attorno, davanti a voi troverete la vivacità del mercato e della piazza principale unita alle donne con indosso i vestiti tradizionali.

Partendo da Chivay potrete raggiungere il villaggio di Yanque dove, ogni mattina alle 7, un gruppo di danzatrici intrattiene i turisti interpretando una danza tradizionale. Qui, da vedere, c’è la Iglesia de la Inmaculada Concepción e un piccolo museo archeologico. Se invece cercate un’esperienza autentica, spingetevi oltre verso il villaggio di Cabanaconde, dove il Canyon del Colca comincia a essere molto più profondo.

Il punto panoramico dove avvistare i condor

C’è chi organizza un viaggio al Canyon del Colca solo per un motivo: avvistare il maestoso condor. Si tratta di un’esperienza emozionante perché qui, essendo presente una famiglia di condor andini che nidifica sull’affioramento roccioso, i visitatori, se sono fortunati, potranno vederli volteggiare a poca distanza dalle loro teste! Il tutto in uno scenario mozzafiato, con il belvedere che si affaccia su un precipizio alto 1200 metri e con vista sul Nevado Mismi che si erge sul lato opposto.

Il momento ideale per avvistarli è la mattina, tra le 8 e le 9, oltre che durante la stagione secca, in quanto i condor non volano con la pioggia.

Condor canyon colca Perù

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Il belvedere dove avvistare i condor

Trekking circondati da paesaggi pazzeschi

Al Canyon del Colca è possibile fare diversi trekking, alcuni facili e altri molto più difficili che richiedono una preparazione adeguata. Molti di questi, inoltre, vengono suddivisi in più giorni, come ‘El Clásico’, un percorso ad anello che richiede da due a tre giorni e comprende i tratti più belli della metà inferiore del canyon del Colca, tra Cruz del Cóndor e Cabanaconde.

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Tempio di Kailasa, un’opera monumentale scolpita nel cuore della roccia

È tra i più grandi edifici scavati nella roccia, ma non è questo l’unico motivo che rende il Tempio di di Kailasa uno dei luoghi più incredibili da visitare in Asia. Molti lo conoscono con il nome di Kailasanatha e attira ogni anno tantissimi visitatori per il suo interesse religioso e artistico. L’opera, tra le più straordinarie del mondo antico, si trova all’interno del complesso delle grotte di Ellora nella zona occidentale dell’India. La sua particolarità? È scavato in un unico blocco di roccia basaltica e rappresenta il sacro monte Kailash, dimora del dio Shiva secondo la tradizione induista.

Storia e struttura del Tempio di Kailasa

Durante il regno del sovrano Rashtrakuta Krishna I, il tempio Kailasa ha iniziato a prendere forma. Siamo nel VIII secolo e rappresenta una delle più complesse strutture monolitiche mai create.

Si trova presso la grotta numero 16 del vasto complesso delle grotte di Ellora, sito riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità in India. Il luogo sacro, inserito tra i must to see durante un viaggio in India, ha un’estensione senza paragoni: oltre 2 chilometri e comprende al suo interno 34 strutture rupestri di cui 17 induiste, 12 buddhiste e 5 giainiste. Ciascuna è in grado di testimoniare l’abilità artistica e la tolleranza religiosa che caratterizzano l’India fin dall’antichità. Il complesso è scavato interamente nel fianco di una collina, ma è importante sottolineare che tra le grotte di Ellora il tempio di Kailasa emerge tanto per la dimensione quanto per la perfezione nella realizzazione.

Cosa rende la costruzione così straordinaria? Sicuramente la tecnica costruttiva. Se negli edifici tradizionali si lavora a blocchi o mattoni, qui la struttura viene scolpita nella roccia. Gli artigiani hanno scavato dalla cima proseguendo poi verso il basso con la tecnica dello scavo verticale dando vita ad una struttura interamente monolitica con dettagli incredibilmente raffinati e una precisione geometrica sbalorditiva. Le stime parlano di circa 400.000 tonnellate di roccia rimosse nell’arco di meno di vent’anni, un’impresa che sfida ogni logica per l’epoca.

Tempio di Kailasa cosa vedere

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Visitare lo splendido Tempio di Kailasa, una struttura monolitica scavata nella roccia

La struttura del tempio dedicato a Shiva

Il Tempio di Kailasa fu concepito come un omaggio al dio Shiva, una delle divinità principali del pantheon induista. L’intera struttura simboleggia il Monte Kailash, considerato la dimora degli asceti e la sede spirituale di Shiva.

Il cortile del tempio, a forma di U, è circondato da un porticato a colonne disposto su tre livelli mentre al centro si trovano due elementi principali: il Mandapa (la sala esterna pilastrata) e il santuario centrale con il Linga, il simbolo fallico associato a Shiva. Di fronte al santuario è posizionata la statua di Nandi, il sacro toro cavalcato dalla divinità.

L’opera è gigantesca: si estende per circa 50 metri di lunghezza, 33 di larghezza e 30 di altezza. Alla base sono scolpiti elefanti in pietra che sembrano sorreggere la struttura regalandole un aspetto ancora più maestoso. Possiamo notare come l’architettura dravidica, tipica dell’India meridionale sia testimoniata dall’uso di torri a piramide, portoni decorati e bassorilievi complessi.

Dove si trova e come arrivare al tempio di Kalisasa

Il tempio di Kalisasa è situato all’interno del sito archeologico di Ellora e più precisamente presso la grotta numero 16. È una delle attrazioni più importanti del luogo ed è posto a circa 35 km da Aurangabad e 345 km da Mumbai. Dall’aeroporto di Aurangabad è possibile raggiungere il parco archeologico con un taxi privato, un autobus locale oppure aggregarsi ad un’escursione di gruppo con trasporto incluso.

Il tempio, considerato uno dei più alti del sud dell’India, è davvero suggestivo e non è difficile comprenderne il motivo guardando le foto. Visto dal vivo l’effetto wow è assicurato.

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Il deserto di Atacama è il regno del silenzio estremo e del cielo infinito

Visitare il deserto di Atacama è come mettere piede su un altro pianeta e, in un certo senso, lo è per davvero perché è considerato il luogo con il suolo più simile a quello di Marte. In lontananza si intravedono le vette delle Ande e, tutt’intorno a voi, avete a vostra disposizione una distesa vasta e arida che si estende fino all’orizzonte, ma tutt’altro che inospitale, dove vivere un viaggio unico nel suo genere tra paesaggi mozzafiato e cieli notturni infiniti che esplodono di stelle.

Dove si trova il deserto di Atacama

Il deserto di Atacama si trova in Sud America e si estende per circa 1.600 chilometri, tra il Perù meridionale e il Cile settentrionale. Dall’Italia, il modo ideale per raggiungerlo è volare prima verso Santiago del Cile e poi verso El Loa di Calama. Da qui vi basterà salire su un bus con destinazione San Pedro de Atacama, solitamente gestito dagli hotel.

Perché il deserto di Atacama è uno dei luoghi più incredibili del mondo

Il deserto di Atacama possiede alcune aree dove, si dice, non piove da cent’anni, ed è una delle zone del Cile più significative per diverse ragioni. Non solo è vecchia di milioni di anni, conservando rovine risalenti a circa 10.000 anni fa ma, grazie all’assenza di inquinamento luminoso, è considerato uno dei migliori luoghi al mondo dove andare a caccia di stelle e osservare il cielo notturno. Non a caso, qui si trova il telescopio più potente della Terra, il Giant Magellan Telescope.

Inoltre, seppur si tratti del deserto non polare più arido del mondo, è costellato di oasi dove esplode la vita, sia nelle fertili valli fluviali che a migliaia di metri di altitudine. Se a questo aggiungete i vulcani, i geyser e la cultura locale…avete ottenuto il mix perfetto per un’avventura indimenticabile.

Cielo stellato deserto Atacama

Fonte: iStock

Il cielo stellato nel deserto di Atacama

Cosa vedere e cosa fare nel deserto di Atacama

Con i suoi paesaggi indicibilmente selvaggi, il deserto di Atacama in Cile ha tutto ciò che serve per garantirvi un viaggio unico che sarà veramente difficile da dimenticare. Dai vulcani ai paesaggi lunari, dall’osservazione delle stelle alla mummia più antica del mondo: qui i nostri consigli su cosa fare e cosa vedere.

Valle della Luna

Potete facilmente immaginare perché venga chiamata Valle della Luna, un luogo dove l’energia che si percepisce è indescrivibile. Per viverla potete percorrere diversi trekking: Duna Mayor Viewpoint, Amphitheater, Victoria Mine, Tres Marías e Ckari Viewpoint.

Dopo una giornata di camminate, regalatevi un tramonto: dalla cima di una gigantesca duna di sabbia potrete godervi i paesaggi mentre il sole scivola sotto l’orizzonte e la lontana catena di vulcani, le Cordillera de la Sal e la valle vengono improvvisamente inondati di nuovi colori che cambiano dal viola, al rosa e oro.

Valle della luna deserto Atacama

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Formazioni rocciose nella Valle della Luna

Tour astronomici

Le escursioni astronomiche sono una delle attività più popolari da fare nel deserto di Atacama. Sebbene si possa semplicemente alzare lo sguardo e vedere il cielo in qualsiasi momento, è meglio partecipare a un tour con un astronomo esperto per godersi al meglio questa esperienza.

Laguna Chaxa

Una delle incredibili peculiarità del deserto di Atacama è che, seppur sia vero che non piove granché e i suoi paesaggi appaiono rocciosi e duri, ci sono anche oasi di vita dove poter ammirare alcune specie di animali immerse in panorami estremamente suggestivi. Una di queste è la Laguna Chaxa, situata a circa 25 chilometri a sud-ovest di Toconao e 65 chilometri da San Pedro. In questo lago salato potrete ammirare tre delle cinque specie conosciute di fenicotteri (James, Cileno e Andino), oltre che altri uccelli.

I petroglifi di Yerbas Buenas

Le valli che circondano San Pedro de Atacama sono decorate da petroglifi, ossia incisioni su roccia lasciate 2.500 anni fa dai pastori-esploratori che che conducevano le proprie carovane dalle Ande fino alle coste del Pacifico. Se osservati con cura, sulle grezze linee incise sulla roccia si possono riconoscere diverse figure umane e animalesche, lasciate qui come segno di protezione.

La Mano del Desierto

Non una bellezza naturale, ma un’opera che si sposa perfettamente con gli scenari circostanti. Stiamo parlando della Mano del Desierto, una scultura realizzata dall’artista cileno Mario Irarrázabal situata a 1100 metri sopra il livello del mare. L’opera è stata inaugurata nel 1992 per ricordare alcuni eventi tragici della storia che hanno visto protagonista il deserto di Atacama e il regime di Pinochet. Tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, infatti, il dittatore cileno trasformò le vecchie miniere di salnitro abbandonate in campi di concentramento dove rinchiudeva i suoi connazionali contrari al regime.

Per fortuna, al giorno d’oggi, l’unica cosa che regna sovrana nel deserto di Atacama è un silenzio estremo che ci permette di diventare tutt’uno con il paesaggio, magico e surreale.

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7 posti a dir poco incredibili da vedere durante un viaggio in Cina

La Cina è uno dei luoghi più gettonati per gli appassionati di viaggi in Asia, insieme al Giappone e alla Corea del Sud, ma spesso è conosciuta solamente per le sue grandi metropoli sfavillanti: da Pechino (dove la parte più antica è ancora rappresentata nella Città Proibita) a Shangai, la Cina oggi ha un volto estremamente moderno e avanzato, ma ci sono luoghi davvero incredibili da esplorare nel Paese, soprattutto nelle zone più rurali e naturalistiche.

Pronti a partire per un viaggio alla scoperta dei posti più assurdi da vedere in Cina? Scoprirete che la Grande Muraglia, per come la conosciamo, è solo una delle meraviglie della magnifica Terra di Mezzo!

Zhangjiajie: le montagne di Avatar

Se avete amato il film Avatar, allora dovete assolutamente visitare Zhangjiajie, un località montana nella provincia dell’Hunan. Qui, nel cuore della Cina più incontaminata – lontani dal tristemente noto smog di Pechino – possiamo infatti trovarci al cospetto delle famose montagne dalle cime sospese nel cielo che hanno ispirato il pianeta Pandora e che abbiamo già visto sul grande schermo. Il Parco Nazionale di Zhangjiajie è un vero paradiso naturale, un Eden con pinnacoli di roccia che sembrano quasi galleggino tra le nuvole. E per chi non soffre di vertigini – ricordatelo! – c’è il ponte di vetro più lungo e alto del mondo, che regala un panorama mozzafiato… E anche qualche brivido!

Zhangjiajie

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Le spettacolari montagne di Zhangjiajie

Inoltre, alcune di queste particolari formazioni rocciose hanno nomi molto poetici, come “Colonna del Cielo Meridionale” e “Ponte Fatato”. Il parco ospita anche una vasta biodiversità e non è strano poter avvistare rari esemplari di scimmie dorate e cervi.

Il deserto di Badain Jaran: le dune che cantano

Non tutti associano la Cina ai deserti, certamente, ma quello di Badain Jaran è qualcosa di unico. Situato nella zona della Mongolia Interna, questo è un vero e proprio oceano di sabbia con dune che possono raggiungere i 500 metri di altezza! Ma la cosa più incredibile, a dire il vero, è il suono che queste altissime dune producono quando il vento soffia: un vero e proprio canto della natura: pensate che la “Grande Duna Cantante” emette suoni a bassa frequenza, simili a un tamburo ogni volta che viene percorsa.

Badain Jaran, Cina

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I laghi in mezzo alle dune di Badain Jaran

In mezzo a questa distesa arida, i viaggiatori più intraprendenti troveranno anche misteriosi laghi d’acqua dolce che sembrano praticamente delle oasi incantate. Infatti, il deserto cinese ospita oltre 100 laghi d’acqua dolce, alcuni dei quali hanno colori che variano dal verde smeraldo al blu intenso.

Fenghuang: la città della fenice

Un salto indietro nel tempo vi porterà a Fenghuang, anche questa un’altra città antica situata nella provincia dell’Hunan. Questo villaggio sembra addirittura essere uscito da una fiaba: case in legno su palafitte, ponti di pietra e lanterne rosse che si riflettono nel fiume Tuojiang – sì, vi sembrerà proprio di essere sul set di un film di Zhang Yimou. La meta perfetta, dunque, per chi vuole immergersi nella Cina tradizionale, tra templi taoisti, stradine acciottolate e mercatini locali. Ma perché fenice? In cinese, il nome “Fenghuang” significa proprio “fenice”, simbolo di rinascita e prosperità nella cultura cinese, così come in quella occidentale. Una chicca? Questa città in Cina è stata la patria di molti scrittori e poeti famosi della Cina.

Le grotte di Longmen: i Buddha scolpiti nella roccia

Ci spostiamo nella provincia dell’Henan, dove si trova uno dei più impressionanti siti buddhisti del mondo: le Grotte di Longmen. Qui, oltre 100.000 statue di Buddha e divinità sono scolpite nella parete di una scogliera, creando un paesaggio sacro e spettacolare. Basti pensare, per stupirsi, che alcune di queste figure raggiungono anche i 17 metri di altezza! Le grotte risalgono a più di 1.500 anni fa e molte statue mostrano ancora tracce di pittura originale, mentre durante il tramonto, la luce che si riflette sulle sculture crea un’atmosfera quasi mistica.

Grotte di Longmen, Cina
Le suggestive statue alle Grotte di Longmen

Il villaggio sommerso di Shi Cheng: l’Atlantide cinese

Nel profondo del Lago Qiandao, nella provincia di Zhejiang, giace un’antica città sommersa: Shi Cheng, conosciuta anche come “l’Atlantide della Cina”. Questo villaggio fu deliberatamente inondato negli anni ’50 per creare una diga, ma oggi è una meta incredibile per i subacquei. Le sue strade, templi e architetture risalenti alla dinastia Ming e Qing sono perfettamente conservate sott’acqua e le rovine, infatti, di Shi Cheng si trovano a circa 40 metri di profondità. Grazie alla scarsa presenza di correnti, però, le strutture sono rimaste incredibilmente intatte.

Il villaggio di Houtouwan: la città fantasma inghiottita dalla natura

Sull’isola di Shengshan, al largo della costa di Shanghai, si trova un villaggio abbandonato che sembra uscito da un film post-apocalittico. Houtouwan era un tempo un fiorente villaggio di pescatori, ma negli anni ’90 è stato lentamente abbandonato. Oggi, la natura si è riappropriata delle case: le mura sono coperte di edera, i tetti scompaiono sotto il fogliame e il silenzio regna sovrano. Un luogo suggestivo e un po’ inquietante, perfetto per gli amanti della fotografia: alcune case sono ancora accessibili e visitabili, con mobili e oggetti lasciati intatti dagli abitanti. Non è difficile credere, dunque, che Houtouwan sia diventato un set fotografico molto popolare sui social media per il suo aspetto surreale.

La Grande Muraglia di Jiankou: la versione più selvaggia

Se pensate di conoscere la Grande Muraglia, vi sbagliate… Aspettate di vedere Jiankou! Questa sezione, a differenza delle più turistiche Badaling o Mutianyu, è completamente non restaurata e piuttosto selvaggia. Adagiata tra montagne ripide e foreste fitte, questa parte di mura è perfetta per chi ama l’avventura e le escursioni impegnative. Questa sezione, non a caso, è nota per il “Nido dell’Aquila”, un tratto incredibilmente ripido e suggestivo.

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Monti Tien Shan, viaggio nel regno segreto di ghiaccio, fuoco, leggende

Il silenzio che avvolge la catena dei Tien Shan ha qualcosa di assoluto. Non è soltanto il vento che sibila tra le creste rocciose, né l’aria rarefatta che taglia il respiro. È la consapevolezza di trovarsi in un angolo del mondo dove la distanza dal mare si misura in migliaia di chilometri, dove la presenza umana si dirada fino a scomparire, e dove ogni cima sembra sfiorare il cielo.

I Tien Shan (“Montagne Celesti”, come suggerisce la traduzione dal cinese) disegnano un confine naturale tra l’Asia centrale e la Cina, curvandosi verso sud-ovest e incrociando le titaniche strutture del Pamir e dell’Himalaya.

È proprio tra queste valli del Kirghizistan meridionale, a meno di venti chilometri dalla Cina, che si cela uno dei luoghi più straordinari del pianeta: il polo dell’inaccessibilità continentale. In altre parole, il punto dell’intero continente eurasiatico più distante da qualsiasi mare o oceano.

Intorno, a più di duemila chilometri, solo montagne, steppe e deserto. E nel cuore di tutto questo, le Tien Shan brillano come un miraggio di pietra e ghiaccio, regine incontrastate di un paesaggio che sa di isolamento e potenza primordiale.

Un gigante che attraversa l’Asia

Si estendono per oltre 2.500 chilometri attraverso Cina, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan, e raggiungono in larghezza anche i 500 chilometri: i Tien Shan sono molto più di una catena montuosa. Sono un continente nel continente, un universo di creste, valli e nodi orografici che si irradiano dal centro dell’Asia come “vene su una mappa millenaria”. Dalle pianure del bacino di Junggar a nord alle distese desertiche del bacino di Tarim a sud-est, fino alla valle di Fergana dove le montagne si intrecciano con le catene del Pamir Alay, la colossale struttura si impone con una bellezza feroce e incontaminata.

Nel cuore del complesso montuoso si ergono due giganti. Il Jengish Chokusu, che con i 7.439 metri è la vetta più alta dei Tien Shan, si trova in un’area inospitale al confine tra Cina e Kirghizistan, irraggiungibile per la maggior parte dei viaggiatori.

Più accessibile ma non meno maestoso è il Khan Tengri, un triangolo perfetto di marmo rosato che sfiora i 7.010 metri e attira ogni anno alpinisti da tutto il mondo.

Un clima di contrasti estremi

Esplorare i Tien Shan significa anche confrontarsi con un clima che può cambiare in maniera repentina nel giro di poche ore. Le estati, seppur brevi, possono essere calde, ma non c’è da illudersi: gli inverni arrivano rapidi e violenti, con temperature che scendono ben sotto lo zero. Un clima continentale, scolpito dall’altitudine e dalla lontananza dal mare, che disegna un mosaico di condizioni estreme. Se le colline pedemontane respirano un’aria desertica e asciutta, le vette più alte sono spesso sferzate da venti gelidi e carichi di neve.

A ovest, i venti umidi che arrivano da lontano riescono a portare un po’ più di pioggia e un clima più mite, mentre le regioni orientali restano più secche e aride. Una tale varietà crea una serie di microclimi che si riflettono sul paesaggio e sulla biodiversità della catena montuosa, regalando scenari differenti nel giro di pochi chilometri.

La forza di una biodiversità millenaria

Le vaste aree di foreste di frutta e noci Arslanbob

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La grande foresta di noci selvatiche nella regione di Jalal-Abad in Kirghizistan

I Tien Shan non sono solo un monumento geologico: sono anche un santuario naturale. Le loro pendici ospitano una biodiversità straordinaria, frutto di millenni di evoluzione in un ambiente difficile ma protetto. Alla base delle montagne, tra pianure e colline, dominano le piante xerofite, l’assenzio e le specie più resistenti alla siccità. Ma salendo di quota, il paesaggio si trasforma: prima le praterie alpine, poi le foreste di conifere, fino ai limiti estremi della vegetazione.

Uno dei luoghi più emblematici è Arslanbob, nel sud-ovest del Kirghizistan, dove si estende la più grande foresta di noci al mondo nata spontaneamente. Qui crescono pistacchi, noci, ginepri e frutteti selvatici che raccontano di un passato in cui l’uomo viveva in simbiosi con la montagna.

Le foreste di aceri e pioppi, miste ad alberi da frutto come meli e albicocchi, punteggiano le valli, mentre più in alto svettano gli abeti rossi asiatici, custodi silenziosi delle cime innevate.

Un regno per creature selvatiche

In un paesaggio così variegato, anche la fauna ha trovato il modo di prosperare. I deserti pedemontani sono l’habitat di volpi, lupi, donnole, furetti e una miriade di piccoli roditori, ma è salendo verso le altitudini più impervie che si possono incontrare i veri protagonisti di queste montagne: il leopardo delle nevi, silenzioso e inafferrabile, regna sulle cime più alte, mentre argali e pecore selvatiche si muovono agili tra i dirupi.

L’importanza ecologica del Tien Shan ha un riconoscimento internazionale: il settore occidentale della catena è stato inserito tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO proprio per la sua biodiversità straordinaria, in particolare per la presenza di foreste di frutta selvatica tra le più estese e intatte del pianeta, fondamentali per la conservazione genetica delle specie.

Il paradiso degli uccelli e dei suoni della natura

Ma è forse l’avifauna che più sorprende chi si avventura nel cuore dei Tien Shan. Le valli e i versanti montuosi risuonano dei richiami del Cuculo comune, della Cutrettola grigia e dell’Usignolo verdastro, mentre il cielo è spesso attraversato dalla maestosità dell’Aquila reale o dal volo silenzioso del Nibbio bruno. I birdwatcher più esperti inseguono il canto dell’ibisbiglio nei pressi dei laghi d’alta quota, mentre nella foresta di Turanga si aggirano il raro Piccione dagli occhi gialli, il Picchio dalle ali bianche e lo Shikra.

Gli uccelli d’alta montagna, come il Gipeto, il Gracchio alpino e il Picchio muraiolo, sembrano danzare tra le rocce e le nevi eterne. Alcune specie, come il codirosso di Guldenstadt o il fringuello di Brandt, rappresentano autentiche rarità per gli ornitologi. E ancora, il canto acuto dell’Himalayan Rubythroat echeggia tra le gole, mescolandosi ai versi degli avvoltoi delle nevi, custodi antichi di un regno che sfida il tempo.

Dove il cielo incontra la terra

Cacciatore di aquile nel territorio dei Tien Shan in Kirghizistan

Fonte: iStock

Cacciatore di aquile in costume tradizionale

Chiamarle semplicemente montagne sarebbe riduttivo. I Tien Shan sono un confine e un ponte, una barriera naturale e al tempo stesso una via di passaggio antica. Sono il cuore geologico dell’Eurasia, ma anche un simbolo spirituale per le popolazioni che vi abitano. Il loro nome, “Montagne Celesti”, racchiude l’aura mistica che da sempre le avvolge. Un nome che parla di altezza, di reverenza, di legame tra l’uomo e l’universo.

Per chi le osserva da lontano, sono solo cime innevate. Ma per chi ha il privilegio di perdersi tra i loro sentieri, i Tien Shan rivelano la loro anima: quella di un mondo lontano da tutto, dove il tempo si è davvero fermato e la natura regna incontrastata. Un mondo che esiste ancora, in una valle remota del Kirghizistan, dove il cielo si riflette sulle rocce e ogni respiro sa di libertà.

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Perito Moreno, il gigante di ghiaccio in movimento dell’Argentina

Nel cuore della Patagonia argentina, incastonato tra le montagne e i laghi del Parco Nazionale Los Glaciares, spicca uno dei fenomeni naturali più affascinanti al mondo: il ghiacciaio Perito Moreno.

A circa 80 chilometri dalla cittadina di El Calafate, l’immensa distesa di ghiaccio affiora di fronte alla penisola di Magallanes, nella parte meridionale del parco. Il suo nome è noto a livello internazionale non solo per l’imponenza che lo contraddistingue, ma anche per la singolarità del suo comportamento dinamico, che lo rende uno dei pochi ghiacciai ancora “vivi” del pianeta.

Dal 1981 è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, un titolo che ne sottolinea il valore ambientale, glaciologico e faunistico. Tra i suoi tratti più scenografici vi è il continuo distacco di blocchi di ghiaccio che si schiantano nel Lago Argentino e creano fragorose esplosioni e onde che testimoniano il battito vitale di questa gigantesca creatura di ghiaccio.

Dalle Ande al lago: la nascita millenaria del Perito Moreno

La nascita del Perito Moreno affonda le radici nel gigantesco Campo de Hielo Patagónico Sur, una delle più grandi riserve glaciali del mondo nell’area andina condivisa da Argentina e Cile.

Da qui, nel corso dei millenni, il ghiaccio ha modellato lentamente il territorio, scivolando attraverso una valle fino a raggiungere il braccio meridionale del Lago Argentino. Nonostante la sua imponenza, il ghiacciaio rimase sconosciuto all’uomo fino al 1879, quando il capitano cileno Juan Tomas Rogers ne segnalò la presenza durante una missione esplorativa. Solo vent’anni dopo, nel 1899, gli venne attribuito il nome attuale in onore dell’esploratore e scienziato Francisco Pascasio Moreno, soprannominato l’“experto” per le sue ricerche sulla regione patagonica e per il ruolo chiave che svolse nelle controversie sui confini tra Argentina e Cile.

Oltre al fascino visivo, il Perito Moreno è diventato un’icona nazionale anche per la sua accessibilità: è infatti l’unico tra i grandi ghiacciai della Patagonia che si può osservare comodamente dalla terraferma, senza la necessità di lunghi trekking o spostamenti in barca, il che lo rende una meta privilegiata per migliaia di visitatori ogni anno, attratti dall’idea di trovarsi faccia a faccia con una delle ultime meraviglie glaciali del pianeta.

Un colosso di ghiaccio che respira, scricchiola e avanza

Il gigante Perito Moreno

Fonte: iStock

Le luci del mattino sul Perito Moreno

Esteso su una superficie di circa 250 chilometri quadrati e lungo ben 30 chilometri, il Perito Moreno rappresenta una delle formazioni glaciali più imponenti del Sud America. Alimentato dal Campo de Hielo Sur, di cui costituisce una delle 48 lingue glaciali principali, è anche la terza riserva mondiale di acqua dolce. Il suo fronte si innalza per oltre 60 metri sopra il livello del Lago Argentino, stagliandosi con un’impressionante lingua di ghiaccio che si estende per circa 5 chilometri.

La sua particolarità risiede nel movimento costante. A differenza della maggior parte dei ghiacciai, che sono in costante ritirata, il Perito Moreno mantiene una stabilità: ogni giorno il ghiaccio avanza di circa due metri, grazie a un cuscinetto d’acqua che scorre alla base e lo mantiene distaccato dalla roccia sottostante. L’avanzamento continuo, però, viene compensato da una perdita di massa altrettanto costante, che fa sì che la posizione del fronte sia rimasta pressoché invariata negli ultimi novant’anni.

Quando il ghiacciaio raggiunge la penisola di Magallanes, crea una diga naturale che divide in due il Lago Argentino e separa la sezione chiamata Brazo Rico dal resto del bacino. L’acqua, intrappolata nella parte occidentale del lago, comincia allora a salire e raggiunge un livello anche superiore ai 30 metri rispetto alla media. La pressione esercitata dall’enorme massa d’acqua erode man mano il fronte del ghiacciaio e dà origine a un fenomeno tanto raro quanto spettacolare: la rottura del ponte di ghiaccio.

Il “ponte” si forma quando l’acqua del lago scava un passaggio attraverso la parete ghiacciata e crea un arco naturale che collega il ghiacciaio alla sponda. La tensione interna e l’erosione provocata dall’acqua portano infine al crollo dell’arco in un boato fragoroso. Il grandioso evento, pur non avendo una cadenza regolare, si verifica di solito ogni due o quattro anni ed è talmente scenografico da attirare turisti e fotografi da ogni dove.

Tuttavia, anche il Perito Moreno non è immune ai cambiamenti climatici. Secondo i rilevamenti effettuati nel 2007 dal geologo Jorge Rabasa, negli ultimi due anni precedenti il ghiacciaio aveva perso ben 14 metri di spessore lungo i bordi, segno che l’equilibrio tanto ammirato potrebbe essere in realtà più fragile di quanto si creda.

Escursioni per scoprire il Gigante della Patagonia

Chi decide di visitare il Perito Moreno si ritrova al cospetto di un ambiente di rara bellezza, dove la possibilità di vivere il ghiacciaio da vicino è resa concreta dalle numerose attività organizzate. Il Parco Nazionale Los Glaciares è attrezzato per accogliere i visitatori in ogni periodo dell’anno, con esperienze adatte sia agli amanti dell’avventura sia a chi preferisce un approccio più contemplativo.

Durante i mesi estivi, è possibile cimentarsi in attività all’aria aperta come il rafting lungo i fiumi glaciali, le escursioni tra boschi e laghi oppure le gite in bicicletta tra i sentieri della steppa patagonica. Nei mesi invernali, il paesaggio si trasforma in un regno silenzioso dove si possono praticare lo sci, escursioni con le ciaspole o gite in motoslitta.

Una delle modalità più suggestive per osservare il ghiacciaio è percorrere le passerelle panoramiche posizionate di fronte: articolate su cinque percorsi diversi, permettono di ammirare il ghiacciaio da più angolazioni e altezze, per uno spettacolo sempre mutevole fatto di crolli, rumori e luci che si rifrangono sul ghiaccio. Il colpo d’occhio è impressionante: pareti di ghiaccio scolpite dal tempo che si innalzano come cattedrali e, subito dopo, si sgretolano.

Un’esperienza altrettanto affascinante è la navigazione lungo il Lago Argentino, a bordo di imbarcazioni che permettono di avvicinarsi in sicurezza alle pareti del ghiacciaio. Alcuni tour offrono sia la visita via terra sia un’escursione in catamarano lungo il braccio meridionale del lago, regalando prospettive inedite e memorabili.

La cittadina di El Calafate, principale base turistica della zona, rappresenta il punto di partenza per tutte le escursioni organizzate. Da qui partono autobus giornalieri e tour guidati che accompagnano i visitatori in un favoloso viaggio nel cuore del ghiaccio.

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Alnwick, il giardino più pericoloso e mortale dell’Inghilterra

All’ingresso c’è un cancello di ferro nero dove spicca la frase: “Queste piante possono uccidere” e, giusto per far arrivare bene il concetto ai visitatori, è decorato con tanto di teschio e ossa incrociate. Sembra uno scherzo, ma in realtà non lo è perché il terreno custodito con cura oltre quelle sbarre è il giardino più letale del mondo.

Fondato nel 2005, il Giardino dei Veleni presso l’Alnwick Garden nel Northumberland, in Inghilterra, ospita più di 100 piante tossiche, inebrianti e narcotiche. Se avete il coraggio di oltrepassare il cancello potete farlo, ma solo accompagnati da guide autorizzate le quali, prima di entrare, vi daranno qualche informazione da tenere a mente.

La più importante? È assolutamente vietato toccare, assaggiare o annusare qualsiasi pianta presente anche perché, in passato, alcuni ospiti sono occasionalmente svenuti per aver inalato fumi tossici mentre passeggiavano all’interno del giardino!

Dove si trova il giardino di Alnwick

L’Alnwick Garden si trova nella città di Alnwick, nel Northumberland, in Inghilterra, vicino al confine con la Scozia. Il giardino è adiacente al castello, dove una combinazione di tunnel oscuri ricoperti d’edera e aiuole a forma di fiamma creano l’atmosfera per quello che viene considerato uno spazio educativo e intrigante, dove le piante più pericolose sono tenute in sicurezza all’interno di gabbie giganti.

Cosa vedere nel giardino di Alnwick

Progettato con l’intento di essere un luogo non convenzionale, l’Alnwick Garden rappresenta un giardino unico e contemporaneo dove perdersi nel misterioso labirinto di bambù, esplorare i pericoli del Giardino dei Veleni o ammirare la grande cascata della Sage Wealth Management.

Qui potrete trascorrere una giornata all’insegna delle bellezze naturali, soprattutto durante il periodo delle fioriture. Il Giardino dei Ciliegi, per esempio, vanta la più grande collezione di Taihaku al mondo, composta da 329 alberi che fioriscono tutti insieme per un massimo di due settimane verso la fine di aprile/inizio maggio. Giugno e luglio, invece, sono i periodi più belli dell’anno per visitare il roseto, dove sono custodite 3000 rose.

Oltre ai fiori, nel giardino di Alnwick ci sono anche altre attrattive, come la casa sull’albero in legno più grande del mondo, vincitrice di diversi premi, un parco di mini golf e un bar dove potrete fare l’esperienza di un classico afternoon tea all’inglese.

L’area del Giardino dei Veleni

Il Giardino dei Veleni è una delle aree più suggestive del giardino perché ospita oltre 100 specie di piante pericolose, tossiche e nocive come la Strychnos nux-vomica, la pianta con cui si produce la stricnina, l’Hemlock, la pianta con cui è stato avvelenato Socrate, o il Ricinus communis (l’origine dell’innocuo olio di ricino, ma anche della mortale ricina). Un’altra delle piante pericolose coltivate qui è l’Aconitum, o luparia, che contiene aconitina, una neurotossina e cardiotossina.

All’interno del giardino ci sono anche molte piante e alberi di uso comune e di cui non si conosce, a volte, la pericolosità, come l’albero di maggiociondolo, il secondo albero più velenoso del Regno Unito. Molte persone lo possiedono perché quando fiorisce possiede degli splendidi fiori gialli, ma contiene anche un veleno chiamato citisina. Se uno dei rami dovesse cadere e venisse raccolto dopo mesi da un cane…il finale potete immaginarlo!

Ma non tutte le piante presenti nel giardino hanno esclusivamente una natura pericolosa, anzi. Alcune di queste sono la fonte di cure mediche, come il tasso, che viene utilizzato nel trattamento del cancro al seno, o la pervinca i cui ingredienti possono essere fatali, ma se lavorati correttamente producono farmaci benefici.

Inoltre, il giardino fa parte di un programma di educazione sulle droghe, soprattutto considerando che il nord-est ha i tassi di mortalità per droga più alti in Inghilterra e Galles. L’obiettivo del programma, quindi, è quello di educare sulle piante da droga e prevenirne i danni in caso di un loro abuso.

La riqualificazione del giardino di Alnwick

La riqualificazione del giardino di Alnwick cominciò nel 1996 grazie a un’idea di Jane Percy, Duchessa di Northumberland. Insieme all’architetto paesaggista Jacques Wirtz e al supporto di un gruppo di volontari, realizzò uno dei progetti di giardinaggio più ambiziosi in Gran Bretagna dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Durante la prima fase è stata creata l’immensa fontana, nella seconda la grande casa sull’albero, che ospita il bar. L’idea per la creazione del Giardino dei Veleni, invece, nacque dopo che la Duchessa visitò l’Orto Botanico di Padova, restando impressionata dalle piante medicali custodite al suo interno.

Come visitare il giardino di Alnwick

Gli orari di apertura vengono aggiornati stagionalmente e sono consultabili sul sito ufficiale del giardino di Alnwick. Acquistando il biglietto d’ingresso, avrete accesso alle diverse aree, compresa quella dedicata al Giardino dei Veleni, per la quale consigliamo di informarvi sugli orari dei tour guidati, dove vengono accettate massimo 20 persone a gruppo.

Il biglietto d’ingresso per gli adulti costa 13,20 sterline (intorno ai 15 euro), per i bambini sopra i 5 anni costa 5,50 sterline (intorno ai 6,50 euro), mentre i bambini sotto i 5 anni entrano gratis.

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Charco de los Clicos è un lago tutto verde, un qualcosa di surreale

Se città come Barcellona e Madrid sono mete predilette degli appassionati d’arte e Ibiza è l’isola del divertimento e delle good vibes estive, Lanzarote è invece la destinazione che preferiscono i viaggiatori più avventurosi.

Parliamo infatti di un’isola selvaggia, dalle mille sfaccettature, dove la natura scolpisce scenari quasi irreali e ricchi di luoghi incredibili. Tra le meraviglie più sorprendenti di Lanzarote c’è senza ombra di dubbio il Charco de los Clicos, un piccolo lago verde smeraldo incastonato nel cratere di un antico vulcano, a pochi passi dall’oceano. Scopriamo insieme alcune curiosità su questo peculiare e affascinante luogo di Lanzarote.

Dove si trova e perché è verde

Il Charco de los Clicos è ciò che resta di un antico cratere vulcanico parzialmente eroso dall’oceano. Le sue acque, di un verde intenso e brillante, devono il loro colore alla presenza di un’alga microscopica che prospera in condizioni di elevata salinità. Questo fenomeno, che si unisce poi anche alla profondità del lago stesso e alla luce che si riflette sulla superficie, crea un effetto ottico straordinario, rendendo per l’appunto le acque verdissime.

Tale meraviglia si trova sulla costa occidentale dell’isola, vicino al villaggio di El Golfo, un sito che è stato dichiarato Riserva Naturale per la sua unicità e il valore ecologico, diventando una delle attrazioni più spettacolari dell’isola.

Il contrasto tra il nero della sabbia vulcanica, il blu profondo del mare e il verde brillante delle acque del Charco de Los Clicos mettono in mostra uno scenario da sogno, quasi alieno, che attira visitatori da tutto il mondo.

Charco de los Clicos, Lanzarote

Fonte: iStock

Il lago verde e il contrasto con la spiaggia di lava nera

Come vedere il lago verde di Lanzarote?

Per godersi al massimo questa meraviglia naturale di Lanzarote, il punto di partenza ideale è il belvedere di El Golfo, un posto perfetto per ammirare il panorama e scattare foto incredibili. Da qui si ha una vista spettacolare sul lago verde, sulla spiaggia di sabbia nera e sull’oceano che si estende all’orizzonte. Il momento migliore per andarci? Al tramonto, senza dubbio, quando il cielo si infiamma di rosso e arancione. Il paesaggio, infatti, diventa magico e la luce crea riflessi incredibili sull’acqua del lago e sulle rocce vulcaniche circostanti.

Se si ha voglia di esplorare da vicino questo scenario incredibile della Spagna, invece, dal belvedere si può imboccare il sentiero panoramico che scende fino alla spiaggia. Qui si può camminare sulla sabbia vulcanica, osservare le particolari formazioni rocciose modellate dal vento e dal mare e sentire l’energia primordiale di questo posto unico.

A soli 100 metri dal lago, inoltre, ci si può godere i raggi del sole e prendere un po’ di tintarella lungo il tratto di spiaggia che si chiama Playa de El Golfo, un pezzo di litorale di sabbia nera formata da frammenti di lava solidificata. Qui il paesaggio sembra realmente essere uscito da un’altra dimensione: la scogliera rossa e nera che circonda il lago racconta milioni di anni di storia geologica, testimoniando la potenza delle eruzioni che hanno plasmato questa splendida isola delle Canarie.

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Son Doong, la cattedrale segreta della Terra che contiene persino una Grande Muraglia

Nel comune di Son Trach, in Vietnam, sorge un posto eccezionale e che da anni attira visitatori e studiosi che desiderano conoscerne le bellezze e i tanti misteri. Il posto in questione si chiama Son Doong Cave, il cui nome significa “la caverna con i fiumi e le montagne”, ed è stata creata dai 2 ai 5 milioni di anni fa dall’erosione dell’acqua di un fiume. Attualmente è conosciuta come la grotta naturale più grande del mondo grazie ad una larghezza di più di 200 metri, altezza di 150 e una lunghezza di circa 9 km. Vi basti pensare che per la sua estensione potrebbe persino contenere un intero villaggio, anche perché dotata di un microclima con ecosistemi autonomi, o una flotta di Boeing 747. Un vero e proprio capolavoro della natura, che possiamo definire la “Cattedrale della Terra”.

Dove si trova e come arrivare alla Grotta di Son Doong

Come accennato, la Grotta di Son Doong sorge nel comune di Son Trach, in Vietnam e, più precisamente, all’interno del magnifico Parco Nazionale Phong Nha-Ke, che sua volta ospita circa 200 km in lunghezza di grotte e formazioni naturali, molte delle quali ancora sconosciute e da mappare.

Arrivarci non è facile, perché questa immensa caverna si fa spazio proprio nel bel mezzo della foresta pluviale, tanto che il suo ingresso è ricoperto dalla vegetazione della giungla, quasi come fosse il portale di un altro mondo. Bisogna quindi partire da Son Trach e poi dedicarsi a un trekking (è necessario avere esperienza, essere flessibili e sapersi adattare) di almeno 4 giorni, passando le notti di viaggio in tenda. L’aeroporto più vicino, invece, è quello di Dong Hoi che si trova a circa 500 km di distanza da Hanoi.

Come visitare la Grotta di Son Doong

Son Doong potrebbe risalire a milioni e milioni di anni fa, ma la realtà dei fatti è che se ne è venuti a conoscenza in tempi molto recenti: è stata scoperta solo nel 1991. L’esplorazione, quindi, è ancora “circoscritta” in quanto si stima che i suoi passaggi vadano oltre la sua lunghezza totale.

Vi basti sapere che il primo team che ha avuto l’opportunità di addentrarsi al suo interno si è dovuto fermare dopo due chilometri e mezzo a causa di un muro di fango calcareo alto 200 metri. Un anno dopo, questa sorta di “Grande Muraglia del Vietnam” (è proprio così che l’han chiamata), è stata scavalcata da coraggiosi esploratori che si sono ritrovati poi al cospetto di stalagmiti alte come palazzi e di meraviglie indescrivibili.

Inoltre, l’accesso a questa posto incredibile è destinato a circa 1000 persone all’anno, a date fisse ed esclusivamente possibile tramite un unico operatore autorizzato. In molti casi, infatti, è necessario prenotare persino con un anno di anticipo. Occorre anche essere consapevoli che le opportunità di vedere questo capolavoro naturale dipendono soprattutto dalle condizioni meteo. Per questo motivo, durante la stagione dei monsoni (da novembre a gennaio) è praticamente chiusa al pubblico.

Cosa vedere

Attualmente, grazie ai molti fiumi e laghi sotterranei, è concesso nuotare nella Grotta di Son Doong che presenta acqua molto pulita e fresca, ma sempre seguendo le istruzioni della guida. Si possono anche fare tantissime foto e passare le notti in campeggi all’interno della stessa cavità, tutti nel bel mezzo di veri e propri miracoli della natura.

Tra le cose più suggestive da vedere segnaliamo:

  • La stalagmite più alta del mondo: ben 80 metri;
  • Fiume sotterraneo: con piccole cascate lungo il percorso che creano forti rimbombi;
  • Fossil Passage: sezione della caverna caratterizzata dalla presenza di antichi fossili incastonati nelle pareti rocciose;
  • Dolina 1: grande apertura (un lucernario) che è il punto in cui il fiume sotterraneo scompare e che nei giorni di sole, tra le 11:00 e le 13:00 (soprattutto tra gennaio e marzo) si caratterizza per la penetrazione di enormi fasci di luce solare;
  • Dolina 2: con una foresta primordiale che cresce a 200 metri di profondità;
  • Perle di grotta: si formano dalle gocce d’acqua che cadono dal soffitto e hanno dimensioni e forme diverse;
  • Passaggio di Passchendaele: serve per attraversare uno splendido lago di colore verde giada a bordo di zattere o barche;
  • La “Grande Muraglia del Vietnam”: un vero e proprio gigantesco flusso di calcite.