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La Valle del Gran San Bernardo, scrigno di emozioni alpine

Tra le pieghe delle Alpi, la Valle del Gran San Bernardo si svela come una terra di passaggio e di scoperta, una cerniera tra l’Italia e il resto d’Europa.

Amena vallata valdostana, custodisce da millenni le orme di viandanti, pellegrini e conquistatori, incastonata lungo la storica Via Francigena, dove il cammino diviene un rituale, il passo cadenzato dei pellegrini carichi di zaini si confonde con il respiro delle montagne, mentre la strada sale verso il Colle del Gran San Bernardo, valico che racconta la storia stessa dei popoli.

Non soltanto: si tratta di una via che nei secoli ha rivestito un ruolo fondamentale per commerci, eserciti e civiltà. Già i Romani la utilizzavano per connettere la penisola alle terre transalpine, e ancor prima le antiche popolazioni preistoriche avevano tracciato il loro passaggio tra questi monti.

Ancora, Napoleone Bonaparte scelse proprio il Colle del Gran San Bernardo per condurre il suo esercito di 40.000 uomini in Italia, un episodio che riecheggia ancora oggi nei racconti popolari e nelle celebrazioni locali. L’essenza del passato rivive nei borghi medievali, come Etroubles, e nelle tradizioni che evocano le imprese napoleoniche, come il Carnevale della “Coumba Freida”, quando i costumi delle landzette rievocano le divise dei soldati.

Ma la Valle del Gran San Bernardo non è solo storia. È un paradiso per chi ama la montagna, laddove il trekking consente di lasciarsi sorprendere dalla bellezza dei panorami, e il gusto si fa autentico nei sapori intensi della Fontina DOP e del Jambon de Bosses, prodotti simbolo di una terra da conoscere e amare.

Dove si trova

La Valle del Gran San Bernardo, o Vallée du Grand-Saint-Bernard in francese, si snoda come un nastro montano dalla conca di Aosta fino al Colle omonimo, a 2.475 metri d’altitudine, storico passaggio che collega l’Italia alla Svizzera.

Ad accompagnare il viaggio nella valle è il fiume Artanavaz, che serpeggia tra comuni dal fascino alpino come Gignod, Etroubles, Saint-Oyen e Saint-Rhémy-en-Bosses. Il paesaggio si eleva fino a cime imponenti come il Monte Vélan (3.731 metri) e il Grand Golliat (3.238 metri), sentinelle di pietra che vegliano sulla valle con la loro presenza maestosa.

Cosa vedere nella Valle del Gran San Bernardo

Favoloso borgo di Saint Rhemy en Bosses

Fonte: iStock

Vista idilliaca del bellissimo villaggio di Saint Rhemy en Bosses

Il Colle del Gran San Bernardo

Punto d’arrivo e di partenza, il Colle del Gran San Bernardo è il cuore pulsante della valle. A 2.475 metri, il simbolico passo alpino è un luogo sospeso tra cielo e terra, un panorama idilliaco in cui il lago dalle limpide acque riflette il profilo delle vette tutt’intorno.

Durante i mesi invernali, il colle si chiude in un abbraccio gelido, con temperature che sfiorano i -40°C e la neve che rende il passaggio inaccessibile. Ma in estate, la strada si riapre e il valico diventa una meta da non perdere.

Da ammirare anche l’antico Ospizio, fondato da San Bernardo nell’XI secolo per accogliere i viandanti e proteggerli dalle insidie della montagna. È proprio tra queste mura che nacque la leggenda dei cani San Bernardo, allevati dai monaci per soccorrere i viaggiatori dispersi tra le nevi.

Oggi il Museo del Cane San Bernardo ne racconta la storia affascinante, e in estate è possibile passeggiare in compagnia di questi giganti dal cuore tenero.

Etroubles

Adagiato tra le montagne, il borgo medievale di Etroubles è un luogo in cui il passato si fonde con l’arte. Con appena 500 abitanti, fa parte dei Borghi più belli d’Italia e ospita il primo museo a cielo aperto della Valle d’Aosta. Le strade acciottolate diventano una galleria d’arte in cui murales e sculture dialogano con l’antica architettura alpina ed evocano le storie di pellegrini e viaggiatori della Via Francigena.

Un viaggio ad Etroubles è anche un viaggio nei sapori di montagna: la latteria turnaria, risalente al 1853, racconta con gli strumenti d’epoca il profondo legame con la lavorazione del latte, da cui nascono prelibatezze come la Fontina e il séras.

Saint-Rhémy-En-Bosses

Ultimo avamposto prima del Colle del Gran San Bernardo, Saint-Rhémy-En-Bosses è un piccolo gioiello tra storia e natura. Nel passato era una mansio romana, un luogo di sosta strategico per i viaggiatori che attraversavano le Alpi. Oggi il borgo conserva il fascino di un tempo, con le case in pietra e il castello di Bosses, costruito nel 1095 e ancora testimone di secoli di vicende.

Ma Saint-Rhémy è anche il regno del gusto: il prosciutto Jambon de Bosses DOP è una delle eccellenze gastronomiche della regione, stagionato a oltre 1.600 metri per un sapore unico e inconfondibile.

Per chi ama camminare, la Fonte di Citrin rappresenta una sosta rigenerante, con le acque ferruginose conosciute fin dall’antichità.

Cosa fare in ogni stagione

Gran San Bernardo in inverno

Fonte: iStock

Inverno al Gran San Bernardo

Estate tra trekking e alpinismo

L’estate nella Valle del Gran San Bernardo è un inno alla natura. I sentieri si snodano tra boschi e vette, con percorsi per ogni livello di esperienza: dall’Alta Via n.1 ai tour transfrontalieri, fino alle escursioni verso i laghi alpini e i rifugi d’alta quota.

Per gli amanti della roccia, la parete di Ollomont e la sua palestra artificiale sono una miniera di sfide entusiasmanti. Chi cerca il relax può invece optare per il golf a Gignod o per una giornata di pesca nelle trasparenti acque del lago di Place Moulin.

Inverno tra sci e avventura sulla neve

D’inverno la valle si trasforma in un paesaggio da cartolina, con comprensori sciistici come Crévacol e Ollomont, ideali per chi vuole godere delle piste lontano dalle folle.

A Saint-Oyen, il parco giochi sulla neve è perfetto per divertirsi con slitte e gommoni. Ancora, per gli appassionati di fondo, la pista che collega Etroubles a Saint-Rhémy-en-Bosses regala un’esperienza immersa nella natura, mentre gli itinerari per ciaspole e sci alpinismo conducono a vette spettacolari come la Col Serena.

Storia e tradizioni della valle

Il Carnevale della Coumba Freida è una coinvolgente celebrazione che affonda le radici nel passaggio delle truppe napoleoniche del 1800. Le maschere, le landzette, indossano costumi variopinti ispirati alle uniformi dei soldati francesi, arricchiti da dettagli ricamati a mano, campanelli e crini di cavallo. Tali elementi non sono solo decorativi, ma simbolici: servono a scacciare gli spiriti maligni dell’inverno, in una danza che mescola storia e superstizione.

La Désalpe des Barrys segna invece un momento emozionante della vita alpina: il ritorno dei cani San Bernardo dall’alpeggio. Cani splendidi, allevati nell’Ospizio del Colle del Gran San Bernardo, vengono celebrati in una cerimonia che anticipa l’inverno, un tributo alla loro importanza nel soccorso e nell’accompagnamento dei viandanti tra le montagne.

Infine, la Bataille des Reines è una manifestazione che incarna la cultura pastorale della Valle d’Aosta. Le vacche regine, le “reines”, si sfidano in combattimenti rituali, senza violenza, per determinare la gerarchia nel branco. È una tradizione secolare che rende omaggio alla resistenza e alla forza alpina, un momento di aggregazione che richiama spettatori da tutta la regione.

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Alla scoperta della via Francigena Toscana: l’itinerario più bello

Un cammino magico ed emozionante che da oltre mille anni collega città, persone, luoghi, mettendo in contatto culture diverse e portando i pellegrini alla scoperta di paesaggi unici. Stiamo parlando della via Francigena, protagonista di un viaggio in grado di creare una connessione fra epoche e culture diverse, regalando un’esperienza dal valore inestimabile.

Ma cos’è la via Francigena? Si tratta di un’antichissima via di comunicazione che collegava la Francia a Roma nell’Alto Medioevo. Il suo nome – non a caso – significa “strada originata dalla Francia”.

Nel corso del tempo quest’unica via si è sviluppata in vari itinerari provenienti da regioni e città differenti. Così tanto che oggi parlando della via Francigena facciamo riferimento ad un insieme di percorsi più che ad un unico itinerario.

Fra gli itinerari il più celebre è senza dubbio quello descritto nel 990 dall’arcivescovo Sigerico che percorse la strada da Canterbury, in Inghilterra, sino a Roma, annotando in un diario tutte le tappe del viaggio. Da allora molti pellegrini e curiosi, spinti dall’esempio dell’arcivescovo hanno percorso questa via, attraversando prima la Francia, poi l’Italia in un susseguirsi di esperienze e paesaggi.

Oggi, a distanza di secoli dal viaggio di Sigerico, la via Francigena, con i suoi numerosi itinerari, è diventata un esempio straordinario di turismo sostenibile e slow. L’ideale per chi desidera vivere un’esperienza unica, scoprendo terre meravigliose, fra borghi pittoreschi, monasteri, siti archeologici e cattedrali.

La magia della via Francigena Toscana

La zona più emozionante della via Francigena è senza dubbio quella Toscana. Il percorso infatti porta i viaggiatori alla scoperta della bellezza di questo territorio e delle sue numerose sfumature, dalle pievi ai castelli, passando per i borghi, i boschi e le torri. Toccando luoghi di inestimabile valore storico e culturale come Lucca, Siena, San Minato, San Gimignano e la Val D’Orcia.

Indicazioni via Francigena Toscana

Come organizzare un viaggio nella via Francigena Toscana

Un viaggio nella via Francigena Toscana rappresenta un’esperienza unica e indimenticabile da affrontare con il giusto spirito e con la consapevolezza che si vivranno emozioni straordinarie. Partire preparati dunque è importantissimo, conoscendo sia il percorso che le tappe, ma anche organizzando l’attrezzatura e i tempi per non farsi trovare impreparati.

Il consiglio è quello di rivolgersi ad esperti del settore come SloWays, tour operator italiano specializzato in viaggi a piedi lungo i grandi cammini sia d’Italia che d’Europa che offre un cammino facile via Francigena. In questo caso le diverse tappe del viaggio sono pensate per offrire strutture utili per pernottare e sistemazioni che consentano di vivere il percorso in completa serenità, anche accorciando gli spostamenti tramite mezzi pubblici o trasferimenti. L’ideale per godersi davvero un’esperienza che resterà impressa per sempre nella mente.

Le tappe della via Francigena in Toscana

Le tappe della via Francigena in Toscana sono in tutto 15 con diversi livelli di difficoltà. Il percorso più amato è senza dubbio quello che collega la città di Lucca a Siena, l’ideale per scoprire questa regione e le sue innumerevoli bellezze, dal cibo alla cultura sino all’arte.

Il viaggio inizia dalle torri di Lucca e dalla sua Piazza Anfiteatro, proseguendo poi in direzione della città medievale di San Minato. Immaginate poi di camminare lungo le strade circondate dai cipressi, godendovi la vita dei vigneti e delle morbide colline. Le altre tappe del percorso prevedono soste a San Gimignano e Monteriggioni, fra sentieri e paesaggi da cartolina. Sino ad arrivare a Siena, nell’iconica Piazza del Campo dove si svolge il Palio.

via francigena toscana

Fonte: iStock Photos

via francigena toscana

L’itinerario da Lucca a Siena proposto da SloWays, è facile e perfetto per chiunque, anche per chi non ha mai vissuto questa esperienza. Per affrontarlo non serve un allenamento specifico e consente di prepararsi ad affrontare itinerari più difficili.

Inoltre è possibile affrontare il cammino in qualsiasi stagione dell’anno, anche in primavera e autunno quando la temperatura è più mite. Sloways inoltre offre una grande sicurezza, in quanto è partner tecnico ufficiale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene. L’app messa a disposizione per chi sceglie l’itinerario della via Francigena Toscana è semplice da usare e utilissima in viaggio. Si può scaricare gratuitamente e usare anche offline.

Immagina di brindare all’inizio dell’avventura nella piazza dell’Anfiteatro di Lucca, di ammirare San Gimignano lungo la strada per Colle Val d’Elsa e di lasciarti rapire dalla bellezza della Pieve di Chianni. Sino ad arrivare alle mura fortificate di Monteriggioni, dove gustare i tipici pici cacio e pepe. E poi ancora via, sino a Siena, con le sue botteghe, i palazzi e lo splendido Duomo.

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Roma 2025: decalogo essenziale per pellegrini e turisti

Visitare Roma è sempre un’esperienza meravigliosa ma, ammettiamolo, può essere anche stancante: la città è molto grande ( pensate che per estensione Roma è 12 volte Parigi, 13 Barcellona, 7 volte Milano) e che le sue periferie possono distare dal centro anche 20 km. Questo per sottolineare come le distanze da un punto all’altro della città siano impegnative da coprire e come sia necessaria un’attenta pianificazione per esplorare al meglio la Capitale, senza eccessivo stress e senza perdersi nulla.

Il 2025, anno Giubilare, è un anno particolare: è come se fossero 12 mesi di alta stagione, sia per affluenza che per tutto il resto. Visitare Roma durante il Giubileo però non ha paragoni con nessun’altra esperienza: significa vivere nella Capitale della cristianità l’evento più importante del cristianesimo, respirando l’atmosfera sacrale di un rito che si ripete da secoli.

Zaino in spalla dunque, è tempo di mettersi in marcia con una serie di utili consigli sia per il pellegrino del 2025 che in generale per i turisti che si avventurano per la prima volta nella Capitale.

Decalogo per i pellegrini: zero improvvisazione, occhio all’outfit e ai borseggiatori

E’ vero che il bello del viaggio, a volte, è anche vivere alla giornata prendendo quel che viene: è però più saggio fare un’attenta pianificazione degli itinerari, studiando mezzi pubblici e soste, preparandosi comunque ad una certa dose di elasticità.

A Roma si cammina molto quindi anche l’outfit va scelto con cura: scarpe comode, abbigliamento a strati (altrimenti detto “a cipolla”), perchè spesso le temperature sono miti anche in inverno, uno zaino leggero con molte tasche che contenga una borraccia a prova di perdite e un marsupio dove riporre soldi e documenti. E’ sempre consigliabile infatti avere sotto gli occhi, nella parte anteriore del corpo, gli oggetti più importanti e preziosi. A Roma come in molte altre grandi città il problema dei borseggiatori è molto presente (e anche i turisti vengono avvertiti ripetutamente di fare attenzione). Nelle situazioni di calca quindi occhio al marsupio e in metropolitana un piccolo consiglio aggiuntivo: scegliere le carrozze finali, camminando sulla banchina ed evitando quindi quelle centrali, molto più affollate e frequentate dai “pickpocket”

Se sceglierete di visitare Roma in estate, non dimenticate un cappellino e la crema solare: le temperature si alzano molto e si rischia il colpo di calore. Per trovare una fontanella pubblica dove rifrescarsi e riempire la borraccia, si può consultare il sito di Acea, dove ci sono utilissime mappe che segnalano il nasone (la mitica fontanella romana in ghisa) più vicino.

Sempre restando in tema di abbigliamento, ricordiamo che molte chiese non permettono l’ingresso ai turisti con ginocchia o spalle scoperte: se si ha in mente di visitare luoghi sacri no a calzoncini e pinocchietti e si a sciarpe o stole in cotone da mettere sulle spalle per le donne.

Trappole per turisti: a cosa fare attenzione

I tour turistici vanno programmati in anticipo: ce ne sono diversi molto validi, come quelli sul bus scoperto, che permettono di vedere tutte le bellezze cittadine comodamente e con guida multilingue. Non è il caso però di farsi consigliare dalle persone che, in strada, cercano di convincere i turisti a partecipare a visite guidate organizzate: probabilmente costano molto di più rispetto al tour operator di riferimento.

Attenzione a dove fermarsi a mangiare o a fare colazione: consultate sempre il menù esposto con i prezzi, che tutti gli esercenti sono obbligati ad avere, dove deve essere riportata anche la maggiorazione del prezzo per il servizio al tavolo. In alcuni luoghi centrali infatti anche un semplice caffè, preso al tavolo, può avere un costo inaspettato.

Lo street food è uno degli aspetti più interessanti della cultura gastronomica locale, ma va tenuto presente che, a differenza infatti di molti luoghi nel mondo dove il cibo di strada viene venduto a basso costo, a Roma – soprattutto nelle zone centrali e più turistiche – è in realtà piuttosto costoso.

Ad esempio la pizza a taglio, tipica di Roma e dintorni, è buonissima e sfiziosa, ma ha un costo al kg molto diverso dalla pizza al piatto e può lasciare di stucco chi non se lo aspetta. Un consiglio: scegliete il tipico supplì, nella sua versione classica sugo e mozzarella, generalmente molto più economico.

I luoghi più turistici, come bar e ristoranti, non sono però sempre da evitare: spesso offrono menù veloci e gustosi ad un prezzo onesto. In questi frangenti vengono in aiuto i classici siti di recensioni, che è sempre meglio consultare per avere un’idea di massima di dove si sta andando.

Un’altra cosa a cui fare attenzione possono essere i trasferimenti in taxi da e per l’aeroporto: alcune compagnie propongono una tariffa fissa, ma c’è sempre la possibilità di incappare in servizi abusivi che possono sfuggire ad un occhio meno attento e presentare un’amara sorpresa a fine corsa. Un’alternativa ottima e sicura è il Leonardo Express, il treno che parte da dentro l’aeroporto di Fiumicino e collega direttamente con la stazione Termini al costo di 14 euro. Anche dalla stazione partono continuamente bus shuttle verso l’aeroporto, a un costo inferiore ai 10 euro.

Dove alloggiare, come spostarsi

Il pellegrino a Roma ha diverse possibilità per alloggiare fuori dai circuiti classici degli hotel, ma la stessa possibilità è aperta anche a turisti “ordinari”: case religiose, foresterie, case parrocchiali, istituti religiosi a Roma offrono la possibilità di pernottare a prezzi decisamente calmierati rispetto ad una struttura turistica vera e propria. L’esperienza sarà diversa ma sicuramente molto autentica.

A Roma c’è ovviamente una ricca offerta di ostelli, oggi molto più accessoriati e tecnologici rispetto ad un tempo: opzioni per risparmiare non mancano, basta essere disposti a viaggiare per raggiungere i luoghi d’interesse. A proposito di questo, sono consigliate per i turisti tessere come Omnia Pass o Roma Card, che contengono sia credito per viaggiare sui mezzi che ingressi gratuiti per una serie di attrazioni, fungendo in alcuni casi anche da utilissimo salta-coda.

Una cosa da tenere a mente per chi ama visitare i musei: i musei comunali e i siti archeologici statali a Roma sono gratuiti la prima domenica del mese. Fra questi rientrano anche luoghi particolari e meno conosciuti come la Centrale Montemartini, gli scavi di Ostia Antica, i mercati di Traiano e molti altri.

Il nostro decalogo

  • Pianifica con anticipo
    Prenota alloggio e trasporti in largo anticipo: Roma sarà affollatissima. Controlla anche gli eventi principali per evitare sorprese.
  • Viaggia leggero
    Porta solo l’essenziale: zaino comodo, bottiglia d’acqua riutilizzabile, power bank e documenti. Evita borse ingombranti, specialmente nei luoghi di culto.
  • Scarpe comode
    Camminerai tanto! Opta per scarpe resistenti e testate per lunghe distanze.
  • Idratati e proteggiti dal sole
    Porta sempre acqua e indossa cappello e crema solare, soprattutto in estate.
  • Usa i mezzi pubblici (con pazienza!)
    La metro e gli autobus saranno affollati. Acquista i biglietti in anticipo e preparati a qualche attesa in più.
  • Occhio ai borseggiatori
    Luoghi turistici = rischio borseggi. Tieni zaini chiusi e oggetti di valore al sicuro.
  • Rispetta i luoghi sacri
    Abbigliamento adeguato: spalle e ginocchia coperte per entrare nelle chiese. Evita schiamazzi e selfie fuori luogo.
  • Sii flessibile
    Gli orari possono cambiare, gli eventi possono subire ritardi. Meglio affrontare tutto con spirito di adattamento.
  • Scarica app utili
    Google Maps per la navigazione, app ATAC per i trasporti, e il sito ufficiale del Giubileo per aggiornamenti sugli eventi.
  • Goditi l’esperienza!
    Il Giubileo è un evento unico: vivi il momento, fai nuove amicizie e porta con te il suo significato spirituale.
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L’Europa a Roma: un Cammino tra le Chiese d’Europa

Tra i Cammini giubilari proposti in occasione del Giubileo 2025, uno dei più interessanti da percorrere all’interno di Roma è quello chiamato L’Europa a Roma. È il cammino delle chiese dell’Unione Europea e prevede tappe in 28 chiese e basiliche. È un percorso nuovo che prende il nome dal latino Iter Europaeum (Cammino Europeo, appunto) e tocca chiese legate storicamente a Paesi europei per motivi di carattere culturale, artistico o per una tradizione di accoglienza dei pellegrini provenienti da un particolare Stato della comunità europea.

Un percorso che non solo attesta la bellezza e anche la ricchezza della nostra Capitale, ma che dimostra anche come Roma e il cattolicesimo si leghino strenuamente alla storia dei Paesi europei, per motivi di carattere culturale, artistico o per una tradizione di accoglienza dei pellegrini provenienti da un particolare Stato dell’Unione Europea. Vediamole nel dettaglio.

Unione Europea – Basilica di Santa Maria in Ara Coeli

Il percorso inizia da qui, da questa Basilica facilmente raggiungibile a piedi dalla fermata metro Colosseo. Siamo sul colle Campidoglio dove sorge la Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, eretta nel XII secolo. È stata scelta a rappresentanza dell’Unione Europea in quanto – lì vicino – nella Sala degli Orazi e Curiazi del Campidoglio, il 25 marzo 1957 furono firmati i Trattati di Roma (l’atto di nascita dell’Europa unita).

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli

Fonte: 123RF

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli

Austria – Chiesa del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano

Con una passeggiata di poco più di 5 minuti, spostatevi verso la Colonna Traiana. La chiesa del Santissimo Nome di Maria fu consacrata nel 1741. È legata alle vicende del popolo austriaco perché celebra la battaglia di Vienna nel 1683. O meglio, è un atto di ringraziamento alla Vergine per la vittoria dei cristiani contro l’impero ottomano.

Belgio – Chiesa di San Giuliano dei Fiamminghi

Un’altra breve passeggiata (poco più di 10 minuti) vi condurrà alla terza tappa. Il nome parla da sé, e infatti la Chiesa di San Giuliano è la chiesa nazionale dei belgi. Fu edificata nell’XI secolo dalla comunità fiamminga di stanza a Roma per accogliere i pellegrini connazionali. Oggi la Chiesa è amministrata dalla Stichting Sint-Juliaan, una fondazione laica belga che discende dall’antica confraternita.

Lituania – Chiesa del Gesù

Altri 4 minuti a piedi e vi trovate a Piazza del Gesù, dove sorge la Chiesa del Gesù. Si tratta di una Chiesa gesuita, voluta nel 1551 da Ignazio di Loyola. Al suo interno, si trova la tomba di Jerzy Radziwiłł (1556–1600), primo cardinale della Lituania. Da qui il suo legame al paese europeo.

Chiesa del Gesù

Fonte: chiesadelgesu

Chiesa del Gesù

Polonia – Chiesa di San Stanislao

Tre minuti a piedi e siete già nella Chiesa designata alla Polonia. La Chiesa di San Stanislao risale al 1578: fu il generale polacco Stanislao Osio a volerla edificare. Una dedica al proprio paese: il patrono dei polacchi è infatti San Stanislao Szczepanowski. La struttura fu dotata anche di un ospizio e di un ospedale per i connazionali in pellegrinaggio a Roma e, tuttora, è la chiesa nazionale della comunità polacca nella Capitale.

Finlandia – Basilica di Santa Maria Sopra Minerva

Altra brevissima passeggiata (circa 7 minuti) fino alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva. La storia di questa Basilica è centenaria, ma a noi – in questo contesto – interessa sapere che – dalla Seconda Guerra Mondiale – fu un riferimento per la comunità finlandese a Roma. Non a caso ogni 19 gennaio, giorno della festa di sant’Enrico di Uppsala (vescovo e patrono della Finlandia), viene tenuta nella Basilica una Messa in suo onore. Nella Cappella Capranica si erge anche una statua in legno raffigurante Sant’Enrico.

Francia – Chiesa di San Luigi dei Francesi

Cinque minuti a piedi e siete di fronte alla Chiesa francese per eccellenza: la Chiesa di San Luigi dei Francesi. Del resto, fu fondata nel XVI secolo proprio dalla comunità francese a Roma, con il sostegno di Enrico II, Enrico III e Caterina de’ Medici. Al suo interno ci sono ben tre dipinti di Caravaggio che illustrano la vita di San Matteo (in onore del committente, il cardinale Matteo Contarelli).

Romania – Chiesa di San Salvatore alle Coppelle

Vi basta svoltare l’angolo e siete già a Via delle Coppelle. La Chiesa di San Salvatore alle Coppelle fu costruita nell’XI secolo su una chiesa preesistente e deve il suo nome a Celestino III (1196). Dal 1914 è chiesa nazionale romena e al suo interno la Messa viene ancora oggi officiata in rito orientale bizantino-romeno.

Bulgaria – Chiesa di San Paolo alla Regola

Le passeggiate si allungano un po’, ma vi bastano 15 minuti per raggiungere la Chiesa di San Paolo alla Regola. Il suo legame con la Bulgaria è relativamente recente: solo nel 2014, infatti, il Vicariato di Roma – tramite una concessione – ha permesso alla comunità ortodossa bulgara di celebrare la liturgia domenicale proprio all’interno di questa Chiesa.

Svezia – Chiesa di Santa Brigida

Ora percorrete Vicolo dei Venti (5 minuti) ed entrate nella Chiesa di Santa Brigida. Stiamo ovviamente parlando di Santa Brigida di Svezia che qui visse dal 1350 con la figlia Santa Caterina. Quando Santa Brigida morì (nel 1373), l’edificio fu affidato al monastero svedese di Vadstena. La sua storia vide poi la struttura passare di mano in mano, crollare e ricostruirsi ma – ancora oggi – è la chiesa nazionale degli svedesi.

Chiesa di Santa Brigida

Fonte: 123RF

Chiesa di Santa Brigida

Portogallo – Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi

Proseguite a piedi per un quarto d’ora fino alla Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, in via dei Portoghesi. Forse non occorre dire altro, ma si sa che la storia di Roma non è mai banale. Sant’Antonio dei Portoghesi nacque a Lisbona e morì a Padova nel 1231 e questa Chiesa è a lui dedicata: fu fondata nel 1445 dal cardinale Antonio Martínez de Chaves sul luogo di un ospizio istituito da Guiomar di Lisbona. È la Chiesa nazionale dei portoghesi a Roma.

Germania – Chiesa di S. Maria dell’Anima

Spostatevi verso Piazza Navona e in sei minuti siete davanti alla Chiesa di Santa Maria dell’Anima. Fu fondata nel 1350 grazie a Johannes e Katharina Peters di Dordrecht, che acquistarono tre case e le adibirono a ospizio privato per accogliere i pellegrini. È sempre stata, per questo motivo, un punto di riferimento per i pellegrini tedeschi in arrivo a Roma.

Croazia – Chiesa di San Girolamo dei Croati

Nella zona del Museo dell’Ara Pacis (circa 10 minuti a piedi) vi imbatterete nella Chiesa di San Girolamo dei Croati. Anche qui il nome parla da sé, ma è bene sapere che la Chiesa è ovviamente collegata a Papa Sisto V, originario della Croazia. Fu lui a chiedere un luogo di culto dedicato al Santo (sempre croato) San Girolamo.

Cipro – Basilica di Santa Maria del Popolo

Altri 10 minuti a piedi fino a Piazza del Popolo, dove è facile scorgere Santa Maria del Popolo. È molto frequentata per l’arte che conserva, da Bernini a Raffaello, ma qui ci interessa sottolineare come la storia rinascimentale di Cipro si leghi alla Basilica. In questo luogo si trova infatti la tomba a muro del Cardinale cipriota Ludovico Podocataro (Nicosia 1429 – Roma 1504), segretario e medico di Papa Alessandro VI.

Basilica di Santa Maria del Popolo
Basilica di Santa Maria del Popolo conserva due capolavori di Caravaggio

Irlanda – Chiesa di Sant’Isidoro a Capo le Case

Iniziamo ad allontanarci, anche se non di molto. Ora la passeggiata diventa lunga circa 20 minuti, ma vale la pena se poi si arriva al Collegio di Sant’Isidoro, l’istituto irlandese più antico di Roma, fondato da Luke Wadding nel 1625. Wadding rilevò un piccolo convento spagnolo abbandonato e lo trasformò in un collegio per la formazione dei giovani francescani irlandesi. Fino ad oggi rimane un luogo di riferimento indispensabile per gli studiosi della storia francescana primitiva.

Paesi Bassi – Chiesa dei Santi Michele e Magno

Stavolta la passeggiata che vi proponiamo è di circa 39 minuti, ma passerete davanti a Castel Sant’Angelo e potrete seguire il Tevere. Del resto, la Chiesa dei Santi Michele e Magno è arroccata sul Gianicolo, ma risale addirittura al IX secolo: una visita imprescindibile. Fu costruita dai Frisoni, convertitisi al cristianesimo e desiderosi di una schola a Roma. Nel 1989, Giovanni Paolo II consacrò un altare pagano con le reliquie dei primi missionari provenienti dai Paesi Bassi, Santi Servatius e Wilibrord.

Danimarca – Chiesa di Santa Maria in Traspontina

Ora vi bastano appena 5 minuti per arrivare a piedi alla Chiesa di Santa Maria in Traspontina. Già nel 1600, un convertito danese di nome Christian Payngk convinse papa Urbano VIII a realizzare una cappella dedicata al santo nazionale danese, Knut, re di Danimarca nell’XI secolo. Dopo essere stata abbandonata, nel 1900 lo Stato danese ha preso in carico i lavori di restauro della Chiesa. Ancora oggi i cattolici danesi possono celebrarvi i funerali.

Spagna – Chiesa di San Pietro in Montorio

Circa 30 minuti a piedi, di nuovo seguendo il Tevere, fino alla Chiesa di San Pietro in Montorio. Nel 1400 i frati francescani vollero rinnovare la Chiesa (sorge nel luogo dove, secondo la tradizione, Pietro fu crocifisso) e a finanziare l’operazione ci pensarono i reali di Spagna Ferdinando V e Isabella di Castiglia. Il tempietto alla destra della chiesa è un’opera del Bramante.

Estonia – Basilica di S. Sabina all’Aventino

La nostra passeggiata si fa sempre più lunga: fino alla Basilica di Santa Sabina all’Aventino sono infatti altri 30 minuti di cammino (in alternativa potete prendere il bus 44). La Chiesa risale al 422: fu Pietro d’Illiria, un sacerdote della Dalmazia, a scegliere questo luogo. Nel 1219, la Chiesa fu poi concessa a San Domenico di Guzman: da allora è il quartier generale della comunità estone, data la storica presenza della famiglia domenicana presso Tallin, capitale dell’Estonia.

Grecia – Chiesa di San Teodoro al Palatino

Altri 12 minuti a piedi (attraversando il roseto comunale) vi condurranno presso la Chiesa di San Teodoro al Palatino. Anche la storia di questo luogo è lunghissima e ricca di suggestioni: il suo legame con la Grecia inizia tuttavia solo nel 2004, quando Papa Giovanni Paolo II concesse l’uso della chiesa al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e alla comunità greco-ortodossa romana.

Repubblica Ceca – Basilica di San Clemente

Ora vi aspettano 30 minuti a piedi (costeggiando il Circo Massimo) o 20 minuti in bus (le linee 51, 118, 87, 81 e 85 coprono tutte questo tratto). La Basilica di San Clemente conserva i resti di San Clemente Papa, Sant’ Ignazio di Antiochia e di San Cirillo. San Cirillo e suo fratello San Metodio nell’863 evangelizzarono la Moravia e per questo sono molti cari alla comunità della Repubblica Ceca.

Basilica di San Clemente

Fonte: 123RF

Basilica di San Clemente

Slovacchia – Basilica di Santa Prassede

Stavolta sono (solo) 15 minuti: la Basilica di Santa Prassede è relativamente vicina. Anche questo luogo è curiosamente legato ai santi Cirillo e Metodio (patroni di tutti gli slavi). Vissero qui, proprio in questa Basilica.

Slovenia – Basilica Papale di Santa Maria Maggiore

Girate l’angolo e già siete davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, un luogo che non ha di certo bisogno di presentazioni. Ma cosa ha a che fare questa Basilica papale con la Slovenia? Ebbene, anche questo luogo – ormai simbolo della comunità slovena a Roma – ha a che vedere con i fratelli Cirillo e Metodio: nel Natale dell’867 furono accolti da papa Adriano II proprio in questa Chiesa.

Basilica Santa Maria Maggiore

Fonte: 123RF

Basilica di Santa Maria Maggiore

Italia – Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri

Ci siamo: dieci minuti a piedi – lungo via Torino – e ci troviamo di fronte alla Basilica legata alla nostra storia. Vi chiederete come mai proprio questa Basilica, più di altre. La Basilica è ufficialmente un luogo dedicato alle celebrazioni della Repubblica Italiana e, più nello specifico, è considerata anche fautrice dell’unità spirituale d’Italia.

Lussemburgo – Basilica del Sacro Cuore di Gesù

Fino a via Marsala sono meno di 15 minuti di cammino. La Basilica del Sacro Cuore di Gesù, nel 1863, fu dedicata da papa Pio IX al Sacro Cuore di Gesù, un movimento forte soprattutto in Francia, Lussemburgo e Italia. Questo luogo ospita la Congregazione Salesiana e la Cancelleria dell’Ambasciata del Lussemburgo presso la Santa Sede.

Lettonia – Basilica dei Santi Quattro Coronati

Altra lunga passeggiata: fino alla Basilica dei Santi Quattro Coronati sono 30 minuti a piedi (o 20, con la metro B da Termini a Colosseo). La Basilica dei Santi Quattro Coronati ha vissuto momenti di abbandono e persino un incendio la distrusse nel 1084. Ha dunque più di una vita: a trasformarla (nel 1564) in un un orfanotrofio femminile per le monache di clausura agostiniane che vi abitano ancora oggi fu Pio IV.

Ungheria – Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio

Dieci minuti e siete di fronte alla Basilica che, in questo cammino, rappresenta l’Ungheria. Fu Papa Nicola V ad affidare la chiesa, ormai in rovina, all’ordine paolino ungherese. L’altare maggiore, anche per questo, è dedicato ai santi ungheresi della famiglia reale degli Árpád. Qui fu anche fondato il Collegium Hungaricum.

Malta – Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane

L’ultima Chiesa si trova all’EUR e vi consigliamo di raggiungerla con i mezzi pubblici. Potete prendere l’autobus 671 o il 714. La Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane sorge nel luogo del martirio di San Paolo. La tradizione vuole che San Paolo naufragò a Malta durante il suo viaggio verso Roma e fu accolto più che bene dai suoi abitanti: il Santo, non a caso, è il patrono dell’isola.

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Giubileo 2025, gli eventi ufficiali del mese di febbraio

Dopo un mese di gennaio che ha visto Roma riempirsi dei primi i fedeli desiderosi di assaporare lo spirito più autentico del Giubileo appena cominciato, anche febbraio propone una serie di eventi ufficiali aperti al pubblico cui poter partecipare. Nella maggior parte dei casi, infatti, per accedere agli appuntamenti giubilari 2025 è sufficiente compilare un modulo online presente sul sito Jubilaeum2025 accedendo tramite iscrizione al portale. Laddove la data di chiusura iscrizioni fosse già trascorsa, è comunque possibile assistere alle celebrazioni liturgiche in Piazza San Pietro.

Così, se gennaio ha visto Papa Francesco aprire le ultime due Porte Sante nelle basiliche romane – il 1° gennaio in Santa Maria Maggiore e il 5 gennaio in San Paolo Fuori le Mura – oltre a guidare il Giubileo della Comunicazione dedicato agli operatori dei media, febbraio prosegue con nuove proposte per riflettere sui temi di questo Anno Santo. La città, infatti, diventa lo scenario di una serie di nuove celebrazioni ufficiali e pellegrinaggi destinati a portare nel cuore della cristianità fedeli e visitatori da tutto il mondo.

Tra gli appuntamenti di rilievo segnalati nel calendario dei grandi eventi, spiccano il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza, previsto per l’8 e 9 febbraio, e il Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura, in programma dal 15 al 18 febbraio. A questi, si aggiunge il Giubileo dei Diaconi, dal 21 al 23 febbraio, A dedicato ai diaconi permanenti e ai loro famigliari. La partecipazione a queste celebrazioni non solo arricchisce l’esperienza del Giubileo 2025, ma permette anche di immergersi nella profonda connessione tra fede, servizio e creatività che caratterizza la tradizione cattolica. Vediamo, allora, nel dettaglio gli appuntamenti del mese.

Il Giubileo delle Forze Armate, in programma l’8 e il 9 febbraio

Il mese di febbraio si apre con l’evento speciale dedicato alle Forze Armate, alle Forze di Polizia e agli operatori di sicurezza a cui sono specificatamente invitati, oltre ai membri di queste istituzioni, anche i loro familiari, i vigili urbani, i veterani, le associazioni militari, le accademie e le cappellanie militari. Il programma prevede per sabato 8 febbraio, dalle 8:00 alle 17:00, un pellegrinaggio alla Porta Santa, offrendo ai partecipanti l’opportunità di attraversarla e di ricevere il Sacramento della Riconciliazione nelle chiese giubilari, con confessioni disponibili in diverse lingue per facilitare tutti i fedeli.

Papa Francesco

Fonte: 123RF

Papa Francesco e i fedeli in Piazza San Pietro

Nel pomeriggio, poi, dalle 15:00 alle 17:00, in Piazza del Popolo, è previsto un momento di accoglienza arricchito da un concerto bandistico che regalerà un’atmosfera di comunità e celebrazione in città. Domenica 9 febbraio, alle 10:30, in Piazza San Pietro, il Santo Padre presiederà la Santa Messa, unendo in preghiera tutti i partecipanti. Come di consueto, l’accesso a Piazza San Pietro per questa celebrazione è gratuito e non richiede biglietti.

Il Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura tra incontri e mostre

Il Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura, organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, si svolgerà dal 15 al 18 febbraio 2025 con una serie di eventi significativi. Il programma inizia sabato 15 febbraio, dalle 9:00 alle 11:00, con un’Udienza Giubilare aperta a tutti in Piazza San Pietro, durante la quale Papa Francesco incontrerà artisti e operatori culturali.

Nella stessa giornata, quindi, dalle 10:00 alle 13:00, i Musei Vaticani ospiteranno l’incontro su invito internazionale Sharing Hope – Horizons for Cultural Heritage, rivolto a responsabili di musei, professionisti dell’arte, accademici e istituzioni culturali. L’obiettivo è riflettere sulle modalità contemporanee di promozione e trasmissione del patrimonio religioso e artistico.

Nella stessa giornata, poi, dalle 18:00 alle 20:00, verrà inaugurato lo spazio espositivo Conciliazione 5, situato in Via della Conciliazione a Roma (evento aperto a tutti). In tale occasione, sarà anche presentato il progetto del Maestro Yan Pei-Ming, realizzato in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria italiana e la Comunità del Carcere di Regina Coeli.

Domenica 16 febbraio, alle 10:00, nella Basilica di San Pietro, si terrà una Celebrazione Eucaristica aperta a tutti, dedicata ai protagonisti della cultura e a coloro che operano nel mondo delle arti. La sera, dalle 20:00 alle 22:00 (ultimo ingresso alle 21:30), sempre in San Pietro, si svolgerà una Notte Bianca con il passaggio della Porta Santa. Questo evento è aperto a tutti previa iscrizione al Giubileo tramite il sito ufficiale

Si prosegue lunedì 17 febbraio, dalle 9:00 alle 11:00: per la prima volta nella storia, un Pontefice visiterà gli studi di Cinecittà a Roma (evento su invito). Papa Francesco incontrerà una rappresentanza di artisti e protagonisti del mondo della cultura, in collaborazione con il Ministero della Cultura italiano e Cinecittà. E nel corso del pomeriggio si terrà l’incontro Artisans of Hope con i rappresentanti dei centri culturali cattolici e degli organismi ecclesiali dedicati alla cultura.

Infine, martedì 18 febbraio, dalle 17:00 alle 19:00, presso la sede del Dicastero, verrà inaugurata la mostra Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva, curata da Raffaella Perna, che metterà in luce il contributo innovativo di questa corrente artistica del Novecento. L’evento è su invito.

Il Giubileo dei Diaconi chiude il mese di febbraio

L’ultimo grande evento del mese di febbraio è il Giubileo dei Diaconi, previsto dal 21 al 23 febbraio 2025 e dedicato ai diaconi permanenti e alle loro famiglie. Le attività prendono il via venerdì 21 febbraio alle 15:30 con un momento di accoglienza e la recita comune dell’Ora Media nelle chiese giubilari, organizzate per lingua. Successivamente, dalle 16:00 alle 18:00, si terranno sessioni di catechesi e condivisione di esperienze tra i partecipanti.

Basilica di San Pietro Roma

Fonte: 123RF

Interno della Basilica di San Pietro

Sabato 22 febbraio, dalle 8:00 alle 17:00, è previsto poi il pellegrinaggio alla Porta Santa, con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione nelle chiese giubilari. La giornata culminerà alle 18:00 con una veglia vocazionale, anch’essa organizzata nelle chiese giubilari secondo le diverse lingue. Domenica 23 febbraio, alle 10:00, nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre presiederà la Santa Messa, durante la quale avverranno ordinazioni diaconali, sottolineando l’importanza del ministero diaconale nella Chiesa. L’ingresso in Piazza San Pietro per la Santa Messa presieduta dal Santo Padre è gratuito e non richiede biglietti.

Gli altri eventi del mese di febbraio: due nuove mostre da non perdere

Oltre ai grandi eventi presentati, a febbraio sono previsti anche altri appuntamenti sempre nell’ambito del calendario giubilare. Intanto, il 5 febbraio (ore 18:00) viene inaugurata la mostra fotografica I Volti della Povertà in Carcere. A ospitarla – con il patrocinio del Giubileo 2025 – è la Galleria La Pigna presso Palazzo Maffei Marescotti e sarà aperta al pubblico fino al 13 febbraio, tutti i giorni dalle 15:00 alle 19:00. Ideata a partire dall’omonimo volume di Rossana Ruggiero e Matteo Pernaselci, l’esposizione ha come obiettivo quello di valorizzare l’umanità spesso dimenticata dei detenuti. All’inaugurazione sono attesi il vescovo ausiliare di Roma e delegato per la pastorale carceraria Mons. Benoni Ambarus, il fotoreporter Luca Catalano Gonzaga e la giornalista Rai e vicepresidente dell’Associazione Volontari in Carcere Daniela De Robert. L’ingresso è libero.

Altra mostra appena inaugurata, infine, è En Route presso la prestigiosa Biblioteca Apostolica Vaticana che con questa esposizione celebra il Giubileo esplorando il tema del viaggio nella collezione Poma di recente ritrovamento. Un fondo che comprende circa 1.200 giornali dalle località più remote dei cinque continenti, stampati in lingue rare, e che appartenne al diplomatico ed erudito Cesare Poma (1862-1932).

Tra i documenti più importanti ci sono i numeri del periodico En Route, pubblicato tra il 1895 e il 1897 dai giornalisti francesi Lucien Leroy e Henri Papillaud durante il loro viaggio intorno al mondo. Nei loro scritti emerge la descrizione di luoghi e culture lontane in cui emergono storie di uomini e donne che hanno sfidato gli stereotipi dell’epoca vittoriana. Sesta tappa del percorso di dialogo tra il patrimonio della Biblioteca Apostolica Vaticana e l’arte contemporanea, questa mostra coinvolge anche tre creativi contemporanei: Lorenzo Jovanotti Cherubini, Kristjana S Williams e Maria Grazia Chiuri.

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Il Giro delle Sette Chiese: sulle orme di San Filippo Neri

È noto ufficialmente come il Pellegrinaggio delle Sette Chiese, ma – nei secoli – è capitato anche che venisse chiamato il Pellegrinaggio di San Filippo Neri, considerato il suo ideatore. È un percorso di 25 chilometri all’interno di Roma – alla scoperta di sette Basiliche della Capitale – fino alla campagna e alle catacombe della città: è un vero e proprio pellegrinaggio, che rientra anche tra i Cammini Giubilari ufficiali di questo Giubileo 2025. Tanto che spesso viene sottolineata la fatica del percorso più che la scoperta delle Chiese che ne compongono le tappe.

È un pellegrinaggio talmente storico che è addirittura antecedente a San Filippo Neri, praticato sin dal Medioevo. I pellegrini che arrivavano a Roma – sia in occasione del Giubileo che in visita – erano soliti visitare le Sette Chiese. Filippo Neri ha, di fatto, ridato vita a questo pellegrinaggio. Si narra che era sua abitudine percorrerlo di notte da solo, aggiungendo dunque alla passeggiata anche la penitenza della privazione del sonno. A Roma la storia vuole che Filippo Neri istituisse il Giro delle Sette Chiese nel giorno di giovedì grasso del 1552, in opposizione ai festeggiamenti pagani del Carnevale.

Il pellegrinaggio tocca le quattro Basiliche papali maggiori e le tre più importanti basiliche minori. Sono la Basilica di San Pietro in Vaticano, la Basilica di San Paolo fuori le mura, la Basilica di San Giovanni in Laterano, la Basilica di San Lorenzo, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Sebastiano.

Qualche curiosità

Il Pellegrinaggio delle Sette Chiese viene praticato due volte l’anno in notturna – a settembre e maggio – ma c’è anche la tradizione di effettuare il giro durante il triduo pasquale (dalla sera del Giovedì Santo fino al Sabato Santo). Solitamente, e soprattutto nei tempi antichi, se non in notturna, era una pratica che richiedeva almeno due giorni: i pellegrini spesso dedicavano la prima giornata alla visita della prima tappa, la Basilica di San Pietro, per poi terminare il giro il giorno successivo.

A Roma, non a caso, è storica l’espressione fare il giro delle sette chiese con un’accezione non proprio ecclesiastica: si dice quando ci si vuole riferire a un giro infinito senza meta. Chiaramente, l’origine del detto sarà più popolare che cattolica. Per i fedeli, infatti, è un pellegrinaggio dall’incredibile valore spirituale.

La prima tappa: dalla Chiesa Nuova alla Basilica di San Pietro

La prima tappa del Pellegrinaggio delle Sette Chiese ci porta subito nel cuore del Giubileo: alla Basilica di San Pietro. Si parte dalla Chiesa Nuova di Santa Maria in Vallicella e, da lì, c’è una prima sosta a Castel Sant’Angelo. In passato, per arrivare alla Basilica, i pellegrini potevano infatti sfruttare solo Ponte Sant’Angelo per giungere a San Pietro, passando poi da Borgo Santo Spirito. In totale sono meno di 1,5 chilometri di cammino (una ventina di minuti), ma è ovvio che qui è necessario del tempo sia per ammirare Castel Sant’Angelo – il Mausoleo di Adriano – che per visitare la Basilica principale del Giubileo 2025. Sono due tombe, di fatto: la prima è quella dell’Imperatore Adriano, la seconda è del Principe degli Apostoli e si trova all’interno della Basilica, sotto l’altare maggiore.

Basilica di San Pietro

Fonte: 123RF

Basilica di San Pietro

Seconda tappa: dalla Basilica di San Pietro alla Basilica di San Paolo fuori le Mura

Dalla città del Vaticano – imboccando Via dei Penitenzieri, il Lungotevere Gianicolense e poi il Lungotevere Farnesina (basta seguire la banchina del Tevere) – raggiungete in 2,5 chilometri (35 minuti di cammino) San Bartolomeo all’Isola, sull’Isola Tiberina. La Chiesa di San Bartolomeo all’Isola è una basilica minore costruita nell’anno 1000 per contenere le reliquie di San Bartolomeo apostolo. Da San Bartolomeo all’Isola riprendete il Lungotevere e attraversate il fiume su Ponte Sublicio, continuando poi su Via Marmorata e Via Ostiense fino alla Basilica di San Paolo fuori le Mura. Sono altri 4 km, per circa un’ora di cammino, ma attraverserete il quartiere Testaccio e parte del quartiere Ostiense prima di arrivare alla meta. La vista sul Tevere poi è imperdibile. Per i pellegrini, ancor più incredibile è spostarsi, in poco tempo, dalla tomba di Pietro a quella di Paolo. E il pellegrinaggio continua.

Basilica di San Paolo fuori le Mura

Fonte: 123RF

Basilica di San Paolo fuori le Mura

Terza tappa: dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura alla Basilica di San Sebastiano

Dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura, prendete Via delle Sette Chiese. La strada collega via Ostiense a via Appia Antica, presso la Basilica di San Sebastiano. È un tracciato antico, usato sin dalla fine del XVI secolo, e deve il suo nome proprio al nostro pellegrinaggio. Sono oltre 3 km di cammino – celebri anche per la presenza delle catacombe – che potete dividere con una sosta in Piazza di Sant’Eurosia, nel cuore del quartiere Garbatella. Qui troverete la Chiesa dei Santi Isidoro e Eurosia, costruita nel 1818 per opera di monsignor Nicola Maria Nicolai e oggi annessa alla parrocchia di San Filippo Neri in Eurosia.

Dalla Chiesa proseguite per Via delle Sette Chiese fino alla Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, una basilica minore. Siamo di fronte a una Basilica incredibile, sia per storia che per rilevanza ecclesiastica e artistica. Venne infatti costruita nel IV secolo con la dedica ai Santi Pietro e Paolo: è in questo luogo, infatti, che nel 258 furono conservate le reliquie dei due apostoli per paura delle persecuzioni. Furono in seguito riportare nuovamente nelle loro sedi originarie, ma l’imperatore Costantino fece comunque costruire una Basilica dedicata alla memoria dei due apostoli e Santi. Sempre qui sono poi presenti delle catacombe, tra cui giacciono anche le spoglie di San Sebastiano: da qui il suo titolo attuale e l’attributo ad catacumbas. L’aspetto attuale della Basilica si deve invece al cardinale Scipione Caffarelli-Borghese nel XVII secolo, che si affidò prima a Flaminio Ponzio e poi a Giovanni Vasanzio (che firmò la facciata).

Questo è il centro del Pellegrinaggio: Filippo Neri arrivava qui e di notte chiedeva il dono dello Spirito Santo. Nelle catacombe c’è anche una piccola cappella dedicata al Santo, che – nella notte della Veglia di Pentecoste del 1544 – a 29 anni, ricevette il dono dello Spirito Santo in forma di globo di fuoco che gli entrò in bocca e gli dilatò il torace. O almeno così si narra.

San Sebastiano fuori le Mura

Fonte: 123RF

San Sebastiano fuori le Mura

Quarta tappa: dalla Basilica di San Sebastiano alla Basilica di San Giovanni in Laterano

Ammirata tutta la bellezza della Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, ci si incammina verso la Basilica di San Giovanni in Laterano. Anche qui c’è una prima sosta alla Chiesa del Domine Quo Vadis (2,5 chilometri per 30 minuti di cammino), che potete raggiungere percorrendo l’Appia Antica. Questa Chiesa cela e tutela una leggenda: si narra che, di fronte alla persecuzione di Nerone, San Pietro stesse lasciando Roma. Incontrò tuttavia un viandante, in realtà Gesù, e gli chiese Domine, Quo vadis? (Signore Dove Vai?). Gesù rispose di andare a morire a Roma (Eo Romam iterum crucifigi, Vado a Roma a farmi crocifiggere di nuovo). Pietro capì dunque di dover tornare indietro e morirà, di fatto, martire. Da qui fino a San Giovanni in Laterano vi attendono altri 2,8 chilometri di cammino attraverso il quartiere Appio Latino.

San Giovanni in Laterano

Fonte: 123RF

Basilica di San Giovanni in Laterano

Quinta tappa: dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

La quinta tappa è una delle più semplici e meno faticose: tra le due Basiliche, infatti, c’è meno di un chilometro di cammino. Da una delle Basiliche maggiori a una Basilica minore, considerata tuttavia fondamentale perché conserva parte della croce di Gesù e altre reliquie della Passione. Non è dunque intitolata a nessun martire, ma pensata più come un vero e proprio reliquiario. È detta poi in Gerusalemme perché – nelle sue fondamenta – c’è la terra del monte Calvario trasportata a Roma: fu Sant’Elena – di ritorno dalla Terra Santa – a portare nella Capitale via nave reliquie e Terra Santa. E infatti fu costruita nel IV secolo presso il Palazzo del Sessorium, residenza proprio di Sant’Elena.

Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Fonte: 123RF

Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Sesta tappa: dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Anche questa tappa è relativamente breve: tra le due Basiliche minori ci sono due chilometri, per circa 30 minuti di cammino. L’arrivo è la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, detta anche San Lorenzo al Verano: qui giace la tomba di San Lorenzo, martirizzato nel 258. Non solo però: la basilica ospita anche le tombe di Alcide De Gasperi e di cinque Papi (San Zosimo, San Sisto III, Sant’Ilario, Damaso II e beato Pio IX).

È una storia curiosa quella della Chiesa: la basilica originaria (una Basilica maior) fu infatti eretta per ordine dell’imperatore Costantino I nel IV secolo, proprio per onorare il martire Lorenzo, la cui tomba giaceva in quel luogo. Sempre nei pressi della tomba fu poi costruito un oratorio, che divenne una Chiesa sotto papa Pelagio II (579-590). Per un periodo di tempo, la Basilica maggiore costantiniana visse accanto alla basilica minore: ma fu quest’ultima – con il tempo – a prevalere e, nel 1217, fu ampliata da Papa Onorio III: oggi è la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.

Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Fonte: Turismo Roma

Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Settima tappa: dalla Basilica di San Lorenzo fuori le mura alla Basilica di Santa Maria Maggiore

Siamo all’ultima tappa, all’ultima Basilica: dobbiamo camminare dal quartiere San Lorenzo fino a Santa Maria Maggiore. Sono circa 2,5 chilometri di cammino per una mezz’oretta di passeggiata: vi porteranno davanti a una delle quattro Basiliche Papali, la cui storia risale al pontificato di Liberio (352-366). Il Pellegrinaggio finisce qui, tra fatica e preghiere: per i pellegrini è uno dei cammini più importanti da fare dentro Roma – e di fatto permette di visitare tombe di Santi e reliquiari – ma è indubbio il suo valore storico, oltre che cattolico. Tra storia e leggenda, non solo ripercorrerete i passi di San Filippo Neri, ma vedrete Roma forse da un’altra prospettiva: terra di imperatori e di Santi che ne hanno battuto le strade, chi abbagliato dalle sue ricchezze e chi dalla sua profonda spiritualità.

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L’Amerigo Vespucci nominata Chiesa Giubilare

Non solo Chiese e – per la prima volta nella storia del Giubileo – il carcere di Rebibbia: anche l’Amerigo Vespucci è stata insignita del titolo di chiesa giubilare. A bordo della nave scuola della Marina Militare c’è infatti una Chiesa che – per tutta la durata del Giubileo 2025 – sarà luogo giubilare per i sacri pellegrinaggi e per le pie visite tra le missioni di mare. A indicarla tale è stato l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò.

Il Tour Mondiale dell’Amerigo Vespucci

L’Amerigo Vespucci è attualmente impegnata in un Tour Mondiale: la nave è partita l’1 luglio 2023 dal Porto di Genova e – dopo aver girato il mondo in due anni – tornerà proprio nel capoluogo ligure a giugno del 2025. La sua ultima tappa – dall’8 al 12 gennaio – è stata l’Oman, dove è rimasta attraccata al molo n.34 del Porto del Sultan Qaboos. Questa di inizio 2025 è stata la 32ª tappa del tour mondiale della nave italiana, prima di salpare alla volta di Jeddah (Arabia Saudita) per sostare dal 27 gennaio all’1 febbraio 2025. In totale, il tour prevede la sosta in 36 porti e in 32 paesi. Un’iniziativa fortemente voluta da dal Ministero della Difesa e che ha visto, nei mesi, ospiti illustri: tra questi Andrea Bocelli, che il 30 dicembre ha visitato a sorpresa il Villaggio Italia della nave durante la sosta ad Abu Dhabi.

Tra le numerose tappe dell’Amerigo Vespucci, in Italia è prevista solo Genova (alla partenza e all’arrivo). In Europa la nave si è già fermata a Marsiglia (Francia) e Las Palmas (Spagna) e non prevede altre soste. Di fatto, il Tour Mondiale della nave si avvia alla sua conclusione con le ultime soste previste a Jeddah (in Arabia Saudita dal 27 gennaio all’1 febbraio), Aqaba (in Giordania dal 6 all’8 febbraio), Alessandria d’Egitto (in Egitto dal 12 al 18 febbraio). Nel corso di questi mesi, l’Amerigo Vespucci ha sostato in Giappone (a Tokyo), negli USA (a Los Angeles e Honolulu), ma anche in India, in Sud America, Africa e Australia.
In ogni tappa la nave ha aperto le sue porte agli avventori offrendo uno sguardo sulle eccellenze italiane: il Villaggio Italia a bordo è infatti un’area con padiglioni espositivi e numerosi eventi che propongono esperienze e iniziative.

La storia della nave

L’Amerigo Vespucci è una nave storica: per la precisione è una Nave Scuola della Marina Militare costruita nel 1931 con lo scopo di addestrare gli allievi ufficiali dell’Accademia navale di Livorno. Ha svolto il suo ruolo di addestramento durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi svolgere anche una funzione di promozione della cultura italiana nel mondo, fino al 2006. In quell’anno – dopo 75 anni di servizio – l’Amerigo Vespucci ha dovuto subire lavori di manutenzione, ripetutisi tra il 2013 e il 2016, quando la nave ha sostato a La Spezia per essere nuovamente ammodernata. L’attuale Tour Mondiale in cui è impegnata omaggia e ricalca in parte l’unica (fino ad ora) circumnavigazione del globo da parte della nave, che fu compiuta tra maggio 2002 e settembre 2003.

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Giubileo 2025, le app sono i nuovi “bastoni del pellegrino”

Sono 32 milioni i pellegrini previsti in arrivo a Roma per il Giubileo 2025: un flusso di visitatori che convergono nella capitale mondiale della Cristianità non solo per compiere il cammino giubilare, ma anche per immergersi nell’unicità di un evento che è parte della storia del mondo occidentale e che non perde mai il suo potere di collante religioso e culturale, pur trovando ogni 25 anni condizioni storiche, sociali e geopolitiche radicalmente diverse.

Nel 2025 i pellegrini sono molto più tecnologici di quelli del 2000, che dovevano arrangiarsi ancora con cartine, biglietti cartacei e prenotazioni telefoniche: possiamo affermare senza timore di smentita che insieme ai 32 milioni di cristiani arriveranno a Roma lo stesso numero di smartphone, che saranno loro alleati importantissimi. Lo stesso Vaticano, consapevole del cambiamento dei tempi, ha messo a disposizione l’app ufficiale Iubilaeum25, scaricabile dal sito del Giubileo e tradotta in 6 lingue.

Iubilaeum25, l’app ufficiale (indispensabile)

Avere Iubilaeum25 non è una scelta, ma praticamente un obbligo: è necessaria per scaricare la Carta del Pellegrino, la card digitale gratuita ma indispensabile per partecipare agli eventi del Giubileo che necessitano di prenotazione. Inoltre, l’app è utile per segnalare disabilità, modificare e gestire le prenotazioni e i passaggi delle Porte Sante. Ovviamente l’app contiene anche molte altre informazioni: dalle note storiche sul Giubileo alla preghiera ufficiale, dall’inno del Giubileo al calendario degli eventi, passando ovviamente per i dettagli su tutti i cammini giubilari dentro e fuori la città di Roma.

L’app offre anche notifiche in tempo reale per aggiornamenti su eventi, eventuali cambiamenti di orario e consigli pratici, rendendola uno strumento essenziale per chiunque partecipi al Giubileo. Grazie alla traduzione in sei lingue, Iubilaeum25 garantisce accessibilità anche ai pellegrini internazionali ed è molto intuitiva ed “usabile”, con un occhio anche ai pellegrini meno alfabetizzati a livello informatico. Lo smartphone è però indispensabile: fa parte, anche se non in via ufficiale, del Kit del Pellegrino 2025 insieme a zainetto, kway, cappello e borraccia.

Ecco Julia: non un’app, ma una vera assistente virtuale

Dalla collaborazione fra Microsoft, Roma Capitale, NTT DATA e Intellera (Accenture Group) arriva invece Julia, l’assistente virtuale basata sull’intelligenza artificiale che è dedicata ai turisti in generale: ovviamente nel periodo del Giubileo sarà particolarmente utile per i pellegrini.

Julia è un chatbot basato su Chat GPT, che parla 60 lingue e che si basa sulle richieste degli utenti e non sui canali di informazione tradizionale: è un operatore digitale in grado di “bucare” l’algoritmo ed evitare quindi di riportare a tutti le stesse informazioni, in un circolo vizioso di visualizzazioni che si auto-alimenta e porta all’over tourism e al sovraffollamento delle stesse destinazioni per tutti. È possibile chiedere a Julia informazioni sugli eventi del Giubileo, ma anche chiederle aiuto per organizzare gli itinerari e magari un suggerimento su dove mangiare una vera carbonara. Si può fare dialogando, come con un essere umano: Julia infatti non è un’app da scaricare, ma un numero di telefono da aggiungere in rubrica e con il quale chattare.

Presentata durante la Future Week, il sindaco di Roma Gualtieri l’ha definita “un sistema fra i più avanzati al mondo”. L’assistente è in grado di fornire informazioni su trasporti, eventi, luoghi di interesse e servizi, rispondendo in modo personalizzato alle esigenze di ogni pellegrino o turista.

Cammini della fede, l’app della CEI per i pellegrini viandanti

I pellegrini arriveranno a Roma da tutto il mondo, usando tutti i mezzi di trasporto a disposizione: molti di loro, più di quanti si potrebbe immaginare, arriveranno anche a piedi. Nel 2023, la via Francigena (che è solo uno dei cammini storici europei che porta a Roma) è stata percorsa da circa 4.000 pellegrini a piedi o in bicicletta: in vista del Giubileo 2025 sono stati investiti sul percorso 1,7 milioni di euro in lavori di ammodernamento e messa in sicurezza.

Per i pellegrini che sceglieranno di arrivare a Roma con il “cavallo di San Francesco”, la CEI ha promosso il progetto “Cammini della Fede”, per avviare un censimento degli itinerari presenti sul territorio nazionale e per costruire una grande rete di antiche e nuove vie di pellegrinaggio, partendo dai sette cammini Giubilari delle chiese in Italia (la Via Francigena del Nord e del Sud, la Via di Francesco, la Via Lauretana, la Via Amerina o cammino della Luce, la Via Romea Strata e la Via Matildica).

Per chi fosse interessato all’esperienza del Giubileo a piedi, Cammini della Fede è anche un’app, pensata per sostenere i pellegrini viandanti nei tre bisogni fondamentali: mangiare, dormire, pregare. L’app offre mappe interattive, informazioni su strutture di accoglienza e indicazioni sui punti di ristoro lungo i percorsi.

App utili per il Giubileo 2025

Sui principali app store sono a disposizione gratuitamente una serie di app dedicate al Giubileo, non ufficiali ma comunque utili: c’è Rome Pilgrim, che promette di trasformare la visita alla Città Eterna in un profondo viaggio spirituale guidando il turista attraverso le “meraviglie sacre” di Roma; AppyPilgrim, che aiuta negli aspetti pratici del pellegrinaggio così come l’app del portale rurAllure, specializzata nei percorsi di pellegrinaggio in Europa (non solo Roma, ma anche Santiago, Trondheim, Csíksomlyó).

Turisti e pellegrini si spostano prevalentemente con i mezzi pubblici: oltre alla consultazione del sito Atac per tutte le informazioni, è sempre bene scaricare app come MooneyGo, Tabnet, TicketAppy, Dropticket e Telepass Pay che permettono di fare online biglietti e abbonamenti dei mezzi pubblici (si possono fare anche via sms, inviando un messaggio al numero ATAC 48018 con la parola chiave BIT).

Come chi viaggia spesso ben sa, è anche utile conoscere le informazioni in tempo reale sul meteo: meglio scaricare una app affidabile e completa, ce ne sono molte gratuite sugli app store, da consultare con regolarità per programmare gli spostamenti.

Per quanto riguarda il pernotto, utile anche l’app Hostelworld, per chi predilige l’ostello come soluzione economica e comoda. Per chi invece sceglie l’accoglienza religiosa, non c’è un’app ma un portale molto funzionale, Ospitalità Religiosa. Questo sito raccoglie le strutture gestite da ordini religiosi che offrono alloggio a pellegrini e turisti, spesso a prezzi contenuti e con una calorosa accoglienza spirituale.

Infine, indispensabile per i turisti a Roma, I Nasoni di Roma, l’app di Acea che mappa le mitiche fontanelle della Capitale che permettono ai turisti di abbeverarsi gratuitamente con acqua fresca. Questa app è particolarmente utile durante i mesi più caldi, garantendo un accesso facile e sostenibile all’acqua potabile.

Roma sempre più cablata e connessa

Per agevolare i pellegrini e i turisti che si troveranno comunque a Roma nell’anno Giubilare, la copertura internet in città sarà sempre più capillare ed efficiente: Roma si sta dotando di una rete 5G di ultima generazione, che porterà il wifi gratuito in 100 piazze della città, di cui le prime 65 in tempo per l’Anno Santo. In città saranno poi progressivamente installati 1.000 hotspot wi-fi e 2.000 Small Cell 5G a disposizione degli operatori mobili.

Da cronoprogramma, anche la Metro A sarà coperta dalla rete superveloce nella tratta che interessa i luoghi chiave del Giubileo, mentre le altre fermate verranno cablate entro giugno 2025, quando sarà completo anche il 75% della metro B e il 50% della metro C.

Questi interventi garantiranno ai pellegrini una connessione stabile per accedere alle app utili, consultare mappe digitali e restare in contatto con amici e familiari, migliorando così l’esperienza di visita e rendendo Roma sempre più innovativa e accogliente.

 

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Batu Caves, uno spettacolo della natura: cosa vedere e info utili

Sono tanti i motivi per visitare la Malesia, meta esotica tanto cara ai turisti di tutto il mondo, come la possibilità di rimanere incantati di fronte alle foreste rigogliose o ancora dall’architettura e dallo stile delle città, talvolta stravaganti. Ma la verità è che proprio qui si trova uno spettacolo della natura: le Batu Caves, precisamente ci troviamo vicino a Kuala Lumpur, Capitale della Malesia. Le Grotte di Batu sono una meta di pellegrinaggio, una cavità carsica un tempo usata come rifugio dal popolo indigeno. Oggi, questo complesso chiama a sé migliaia di turisti da tutto il mondo. Te lo raccontiamo.

Cosa sono le Batu Caves

Batu Caves: cosa vedere

Fonte: iStock

L’interno della grotta: le Batu Caves sono uno spettacolo naturale

Le Batu Caves, o Grotte di Batu, si trovano vicino Kuala Lumpur in Malesia: prendono il nome dal fiume Sungai Batu, che scorre proprio oltre la collina calcarea. Tra i santuari indù nel mondo, questo è probabilmente uno dei più importanti e popolari, e infatti all’ingresso è impossibile non rimanere impressionati dalla statua, alta 42,7 metri, del Dio Indù della Guerra, ovvero Lord Murugan. Sono stati alcuni coloni cinesi a “scoprire” la grotta (il cui calcare potrebbe avere 400 milioni di anni). Dal 1878 ad oggi, le Batu Caves sono diventate sempre più famose, fino a diventare luogo di culto dal 1890.

Quanti scalini hanno le Batu Caves

Bisogna essere un po’ allenati per visitare le Grotte di Batu: avvertiamo i curiosi viaggiatori che li attendono ben 272 gradini di cemento prima di arrivare in cima, quindi per raggiungere la grotta. Una scalinata “arcobaleno”: ogni gradino è stato dipinto con tonalità sgargianti. Un risultato di certo suggestivo: la scalinata è stata costruita in legno nel 1920, e poi è stata sostituita dai gradini in cemento che sono stati successivamente colorati. Non ci sono ascensori per salire in alto.

Come arrivare alle Batu Caves: consigli per visitarle

Batu Caves, la Statua del Dio della Guerra

Fonte: iStock

La Statua del Dio della Guerra, alta quasi 43 metri

In lontananza, riconosceremo subito le Batu Caves, per i caratteristici scalini colorati e – ovviamente – per l’imponente statua del Dio della Guerra. Ma come si arriva al complesso? Il nostro consiglio è di raggiungerle presto, al mattino, perché rientra tra le attrazioni più popolari al mondo, quindi l’affluenza non è poca. I templi sono anche luogo di pellegrinaggio.

Come vestirsi per visitare le Batu Caves? Bisogna rispettare un codice di abbigliamento, quindi suggeriamo di indossare le scarpe da ginnastica, t-shirt a maniche lunghe e jeans. Nel tempio si entra rigorosamente senza scarpe. Arrivare sul posto non è difficile, dal momento in cui ci troviamo a 15 km dalla Capitale: è possibile prendere un taxi, i cui costi non sono esosi, oppure propendere per i mezzi pubblici, come la linea di bus che si ferma accanto alle grotte (Batu Caves KTM Komuter Station). Le grotte sono aperte tutti i giorni, dalle ore 7 alle 21: gli orari possono essere soggetti a variazioni.

Cosa vedere alle Batu Caves

Un luogo certamente suggestivo, dove c’è molto da vedere. Sono tre le grotte principali del complesso (insieme ad altre tre, ma più piccole): la maggiore è la Cathedral Cave o Temple Cave, ovvero Grotta del Tempio, e sono presenti dei santuari ornati indù. Il soffitto è altissimo e la sensazione è di trovarsi in un posto sacro, disconnesso dal mondo, in cui apprezzare la bellezza, la natura e la spiritualità.

Sul sito, poi, si può scoprire la fauna del luogo: ragni, pipistrelli, persino macachi, che sono molto diffusi. Lungo il percorso ci si può fermare lungo le altre grotte, come la Art Gallery Cave, in cui sono presenti delle pitture e sculture induiste. O ancora la Dark Cave, che supera i 2 km di lunghezza (è previsto un biglietto di ingresso). Imperdibile la terrazza vicina alla Dark Cave: lo skyline di Kuala Lumpur è affascinante.

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Santo Sepolcro a Gerusalemme: ecco le nuove scoperte

Il 7 novembre 2024, l’Università di Roma La Sapienza ha fornito un aggiornamento sulle indagini archeologiche in corso presso il complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme, uno dei luoghi più significativi del cristianesimo.

I risultati preliminari degli scavi, presentati dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, offrono nuovi dettagli sulla storia e l’evoluzione del sito, che ha visto una serie di trasformazioni significative nel corso dei secoli.

Vediamo nel dettaglio di che si tratta e quali sono le nuove scoperte del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Un sito dalle radici antiche

Le indagini hanno rivelato che l’intera area del Santo Sepolcro, nel cuore di Gerusalemme, si sviluppa su un piano roccioso che, nel tempo, ha subito numerose modifiche a causa delle attività estrattive. Queste operazioni, risalenti a periodi molto lontani, sono state effettuate in modo diverso nelle varie aree, con tagli più evidenti nella navata nord e in quelle meridionali, utilizzando metodi che variano da un’estrazione industriale a una più rudimentale. Alcuni degli scavi hanno inoltre svelato tracce di coltivazioni di ulivo e vite, suggerendo che l’area fosse riutilizzata anche a scopi agricoli già durante l’età del Ferro, quando le cave dismesse venivano spesso trasformate in terreni coltivati.

Una parte fondamentale degli scavi ha riguardato il periodo della rifondazione di Gerusalemme sotto l’imperatore Adriano nel II secolo d.C. L’area, che prima si trovava al di fuori delle mura cittadine, venne inclusa nel perimetro urbano, richiedendo un intervento di livellamento per adattarla alla viabilità cittadina. Questo processo ha reso necessaria la modifica dei dislivelli naturali, con riempimenti e adattamenti strutturali, tra cui l’innalzamento di circa 5 metri rispetto al costone roccioso dove si trovava la tomba.

La trasformazione costantiniana e il primo santuario

Nel IV secolo, sotto l’imperatore Costantino, il sito subì una trasformazione radicale. L’intera collina venne spianata, e fu risparmiata una camera funeraria che divenne il cuore del nuovo santuario. La tomba venne così preservata e trasformata in un luogo di venerazione. Al di sopra di essa, fu costruito un piccolo tempio circolare, circondato da colonne e dotato di un’anticamera con gradini. Questo primo santuario, probabilmente all’aperto, serviva come punto di raccolta per i pellegrini in attesa che fossero completati i lavori della Rotonda, la struttura che avrebbe caratterizzato il sito.

La Rotonda, il cui completamento risale alla fine del IV secolo, divenne il fulcro del complesso santuariale, e venne collegata alla basilica cristiana attraverso un triportico. Questo nuovo complesso offriva un percorso di visita che permetteva ai pellegrini di circolare attorno ai luoghi sacri, seguendo le tradizioni già presenti nei santuari precristiani. La basilica e la Rotonda furono progettate per accogliere i fedeli in cerimonie liturgiche differenziate, mentre i portici fornivano riparo durante le visite.

Oltre agli aspetti architettonici, gli scavi hanno anche portato alla luce alcuni resti che confermano l’esistenza di una rete di passaggi e ambienti adiacenti, che aiutano a ricostruire l’intera disposizione del sito. L’indagine continua anche sulla documentazione dei materiali e delle strutture, il cui studio contribuirà a una comprensione più profonda della storia della città di Gerusalemme.

Nonostante il grande progresso fatto negli ultimi due anni, gli scavi al Santo Sepolcro a Israele sono ancora lontani dal concludersi. Le ricerche continuano, in particolare nella navata nord della basilica, e mirano a ottenere ulteriori conferme su alcune delle scoperte fatte finora. È probabile che nei prossimi anni emergeranno ulteriori dettagli che arricchiranno la comprensione di questo luogo iconico, che continua a essere un punto di riferimento fondamentale per la fede cristiana e un laboratorio privilegiato per gli studiosi di archeologia religiosa.