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Miraflores a Lima, le migliori attività da fare nella Capitale del Perù

Lima è la Capitale del Perù e regala indubbiamente grandi emozioni ai turisti: il suo centro storico è Patrimonio dell’Umanità Unesco, e la città è stata a lungo centro nevralgico del Sud America. Oltre al centro, però, vogliamo concentrarci su uno dei luoghi da visitare assolutamente quando ci si trova nella Capitale, ed è il Distretto di Miraflores: è tra i 43 distretti del Perù e fa parte della provincia di Lima. Fondato il 2 gennaio 1857, confina con il Distretto di San Isidro, di Surquillo, di Barranco, di Santiago de Surco e con l’Oceano Pacifico.

Cosa fare nel Distretto di Miraflores a Lima

Quando pensiamo al Perù, ci vengono sin da subito in mente mete come Cusco e Machu Picchu, super scelte dai turisti per l’incredibile storia. Ma, a partire dalla Capitale Lima, ci si può dirigere verso Miraflores, tra le zone più incantevoli dove fare tantissime attività sorprendenti. Grattacieli che svettano verso l’alto, viste panoramiche sull’Oceano Pacifico, quartieri residenziali sulla spiaggia, locali notturni e alberghi di prima scelta: questo e molto altro ti attende a Miraflores.

Parco Kennedy

Si trova proprio nel centro di Miraflores ed è conosciuto per essere il “parco dei gatti”, perché qui i local e i giardinieri si prendono cura dei randagi (che sono super coccoloni e amichevoli). Un luogo incantevole dove fare una passeggiata, in cui incontrare musicisti, artigiani, o magari fermarsi a provare i dolci peruviani, tra cui mele caramellate, picarones e churros. Al centro del parco trovi l’Anfiteatro Chabuca Granda.

Lungomare di Miraflores

Il Malecon a Lima è la passerella che va da San Isidro a Barranco a Miraflores: si affaccia sull’Oceano Pacifico e ospita spazi verdi e negozi. Il tramonto sul Malecon è una delle migliori attività da fare, magari ammirando il panorama in bicicletta.

Parco degli Innamorati

Miraflores è particolarmente apprezzata e conosciuta per offrire tantissimi spazi verdi ai local e ai turisti. In particolare, però, il Parco degli Innamorati è una di quelle attrazioni da non perdere, famoso per la statua “El Beso”, scolpita da Victor Delfin il 14 febbraio 1993. Un uomo e una donna si scambiano un bacio in riva all’oceano: da vedere con la propria dolce metà.

Rovine di Huaca Pucllana

Huaca Pucllana si trova proprio nel centro del quartiere moderno Miraflores: non capita tutti i giorni di poter ammirare delle rovine in città. La piramide di Huaca Pucllana risale al 500 d.C. ed è stata costruita da una civiltà costiera pre-Inca con mattoni di argilla. Il plus? La possibilità di mangiare di notte alle rovine, quando sono illuminate. Magari uno stufato di gamberi e quinoa, con formaggio fresco e quel tocco vivace di peperoncino (la cucina peruviana è tra le migliori al mondo).

Surf

Tra gli sport acquatici principali del Perù c’è il surf: precisamente, ti consigliamo di fare surf alla spiaggia di Miraflores, Playa Costa Verde, o magari a Makaha Beach, il posto ideale per i principianti perché qui si concentrano diverse scuole di surf e l’acqua è più fredda. Per chi fa surf in autunno o in inverno, è richiesta la muta.

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La Foresta di Białowieża, alla scoperta dell’oasi dei bisonti

Tra la Bielorussia e la Polonia, la Foresta di Białowieża è un’antichissima foresta vergine: migliaia di anni fa, si estendeva su tutta l’Europa, e oggi è considerata uno dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. La parte presente sul territorio polacco è protetta come parco nazionale, mentre in quello bielorusso la riserva copre 1.771 km². La zona di confine tra i due stati è chiusa ai turisti. Uno degli aspetti da conoscere è che è considerata un’oasi per i żubr, ovvero bisonti europei.

Foresta di Białowieża in Bielorussia, cosa sapere

Il patrimonio della foresta primordiale? Inestimabile: persino gli antichi Re polacchi ne ammiravano la bellezza e la potenza della natura sconfinata. Questo territorio ci porta alla scoperta di una foresta che ha assistito alla storia dell’uomo e dell’Europa: soprattutto, tra i boschi muschiosi, quasi impenetrabili, sembra di ritrovarsi in una di quelle favole che leggevamo da piccoli. L’area naturale della Foresta di Białowieża, che si suddivide, come abbiamo visto, tra la Bielorussia e la Polonia, si estende per circa 500mila ettari. Dal punto di vista della biodiversità, è un luogo unico al mondo.

Il Parco della Foresta di Białowieża si trova in Polonia, mentre nella parte bielorussa è possibile osservare diversi laboratori, tra cui una zona in cui i bisonti sono nel loro habitat naturale (sono stati reintrodotti nel 1929), e tra gli altri animali da vedere ci sono i cavalli allo stato quasi semi-selvaggio (konik), oltre a cinghiali, alci e animali indigeni. Alcune delle attrazioni da non perdere, invece, sono il museo regionale e il museo del Capodanno, oltre alla residenza di Dzied Maróz, ovvero “Nonno Gelo”, il Babbo Natale slavo. Se la parte polacca della foresta è visitata da circa 100mila turisti l’anno, sono molti meno, invece, quelli che si avventurano in Bielorussia.

L’antica foresta è l’oasi dei bisonti

Per comprendere l’importanza della Foresta di Białowieża, dobbiamo fare un punto importante: il bisonte europeo, fatta eccezione per le zone meridionali, era enormemente diffuso nel Vecchio Continente. Molte culture europee hanno testimoniato la presenza di questo animale lungo la storia: la specie andò incontro a un’estinzione piuttosto rapida a causa di due fattori, il primo dovuto al disboscamento (ricordi quando abbiamo detto che la foresta si estendeva per gran parte d’Europa?), il secondo per la caccia incontrollata.

La specie si è “salvata” dall’estinzione grazie a cinque mandrie di bisonti presenti nei giardini zoologici europei, fino a quando non è stata istituita la Società Europea per la Protezione del Bisonte, che ha in seguito reintrodotto i bisonti nel loro habitat naturale, ovvero la Foresta di Białowieża. Ci sono voluti anni per scongiurare (solo in parte, a dire il vero) il pericolo di estinzione.

Visitare il Parco Nazionale Belovezhskaya Pushcha in Bielorussia è sicuramente un regalo da farsi: una gita in giornata, per andare alla scoperta di un territorio antichissimo quanto potente, in cui la natura è sempre stata al centro di tutto. Oltretutto, qui sono presenti molti alberi secolari, con querce che superano i 500 anni: lungo i sentieri, ci si imbatte in abeti, pini, tigli e frassini.

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Palazzo d’Estate di Pechino: cosa sapere prima di visitarlo e cosa vedere

Stai pianificando la tua prossima vacanza a Pechino? Tra le attività must have che rientrano nelle tappe obbligatorie c’è sicuramente il Palazzo d’Estate. Forse non lo sapevi ma, oltre all’architettura unica è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e per molti è una delle meraviglie del mondo da visitare durante un viaggio in Cina. Circondato da un paesaggio incantevole che ti sembra far volare all’interno di un videogame o di un altro periodo storico, ti conquisterà. Scopri con me tutto ciò che c’è da vedere e cosa sapere prima di visitarlo.

Palazzo d’Estate: perché visitarlo e cosa vedere

Il Palazzo d’Estate, in cinese chiamato Yíhé Yuán, nasce come residenza estiva della famiglia imperiale cinese durante la dinastia Qing e rientra a tutti gli effetti tra le cose da vedere assolutamente a Pechino. Sebbene originariamente costruito nel 1700, è stato ristrutturato e ampliato nel tempo per poi quasi essere completamente distrutto nel 1860 in occasione della Guerra dell’oppio.

Appena entrerai nel complesso, sarai subito colpito dall’armonia tra la natura e le strutture artificiali. Ogni tempio, padiglione e giardino è stato progettato per fondersi perfettamente con il paesaggio circostante, regalando un equilibrio tra uomo e natura che è difficile trovare altrove. Oltre al complesso stesso, l’outdoor non va trascurato ed è forse tra gli angoli più fotogenici e instagrammabili della zona di Pechino. Tra le tappe da non perdere c’è quella al lago Kunming, artificiale e ispirato a quello di Hangzhou e la collina della longevità.

Un altro luogo imperdibile del Palazzo d’Estate è la grande galleria, o Cháng Láng in cinese. Si tratta di una corridoio lungo oltre 700 metri, riconosciuto come vero e proprio capolavoro d’arte: qui sono dipinti oltre 14.000 di scene tratte dalla mitologia cinese, da poesie e leggende popolari. Una cosa che ti lascerà a bocca aperta? La barca di marmo, lunga oltre 34 metri: oltre ad essere incredibilmente imponente e fotogenica, vuole rappresentare in modo stravagante quella che è la stabilità del regno imperiale. Non farti ingannare dal nome: non si tratta di una vera e propria nave, anche se il design lo richiama fortemente.

Non perdere poi il padiglione della fragranza del Budda: si tratta di una pagoda che sormonta la collina della Longevità, con tetti tradizionali e decorazioni in abbondanza. Rappresenta a pieno quello che è lo stile dell’architettura religiosa cinese.

Consigli pratici e info utili

Vuoi goderti al massimo l’experience? Pianifica al meglio la giornata poiché il complesso è grande e richiede un po’ di tempo. Ti consiglio di dedicare almeno mezza giornata alla visita, se non di più, soprattutto se intendi fermarti a contemplare la bellezza del luogo e magari fare una pausa in uno dei tanti giardini tranquilli.

Il miglior momento per fare un viaggio a Pechino è durante la primavera o l’autunno, quando le temperature sono miti e il paesaggio ti lascerà sbalordito. Il Palazzo d’Estate si trova a circa 15 chilometri dal centro di Pechino e più precisamente nel distretto di Haidian. Si raggiunge in metro, utilizzando la linea 4 e scendendo alla fermata  Beigongmen; da qui basteranno pochi minuti a piedi per raggiungere l’ingresso. Per quanto riguarda i biglietti, il costo varia a seconda della stagione, con prezzi che vanno dai 20 ai 30 yuan; in euro significa circa 4 euro per gli adulti in alta stagione e circa 3 euro per la bassa stagione.

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Pechersk Lavra: il Monastero delle Grotte di Kiev

Nel cuore di Kiev, capitale dell’Ucraina, si trova un gioiello spirituale dalla bellezza unica: il Kiev Pechersk Lavra, conosciuto anche come il Monastero delle Grotte di Kiev. Il complesso monastico, fondato nel 1051, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1990 ed è la residenza del Metropolita di Kiev, ovvero la guida spirituale della Chiesa ortodossa ucraina. Questo luogo, di profonda importanza per gli ortodossi, è il posto perfetto per conoscere l’identità spirituale di Kiev e, più in generale, dell’Ucraina. In questa guida potrai approfondire la sua storia, la sua architettura e le informazioni necessarie per organizzare la tua visita.

Back to the origins: scavando nel passato del Kiev Pechersk Lavra

Per scoprire la vera essenza di questo preziosissimo monastero, dobbiamo fermarci un secondo a scavare nel suo passato e scoprirne le origini. Quelle del nome e quelle che ne hanno determinato la sua edificazione.

Origini del nome

Le origini del nome del monastero riflettono la connessione con la città in cui è stato edificato e il ruolo che ha nelle vite spirituali dei fedeli ortodossi. Scomponendo il nome “Kyevo Pečers’ka Lavra” troviamo:

  • “Kyevo”: il nome in lingua originale della capitale dell’Ucraina, Kiev, nonché culla della cristianità ortodossa nella Rus’ di Kiev.
  • “Pečers’ka”: deriva dalla lingua slava antica e dal termine “pečera”, che significa “grotta”. Questo termine si riferisce alle grotte sotterranee scavate dai monaci fondatori, i quali vi si ritiravano in preghiera e meditazione.
  • “Lavra”: è un titolo onorifico che viene abitualmente dato ai principali monasteri della Chiesa Ortodossa.

Origini dell’edificazione

La storia del Kiev Pechersk Lavra affonda le proprie radici nel 1051, quando Sant’ Antonio di Kiev, dopo un periodo trascorso in Grecia, tornò nella Rus’ di Kiev come missionario di stampo monastico. Proprio qui, nella capitale ucraina, decise di fondare il monastero partendo dalla costruzione di alcune grotte – dalle quali poi il prese il nome che ti abbiamo raccontato prima – per potersi ritirare in isolamento e dedicarsi alla preghiera, allo studio e alla meditazione. Il monastero assunse, così, il ruolo di eremo sviluppandosi con rapidità e diventando un centro religioso di grande importanza per tutta la comunità ortodossa. Intorno al XII secolo, il monastero e le sue grotte divennero presto un luogo di pellegrinaggio che attirava ogni anno tantissimi fedeli che desideravano pregare di fronte alle reliquie dei santi eremiti che vi riposavano al suo interno. Nel tempo, il Kiev Pechersk Lavra venne arricchito con la costruzione della Cattedrale della Dormizione e di altri edifici, assumendo sempre più rilevanza anche come centro di studi grazie allo sviluppo di una delle primissime tipografie della regione.

Tuttavia, la storia del Kiev Pechersk Lavra non è sempre stata caratterizzata da pace e tranquillità ma, anzi, è stata punteggiata da numerosi eventi drammatici nel corso dei secoli. Dall’assedio da parte dei Mongoli nel XIII secolo all’occupazione polacca e russa, il monastero riuscì comunque a resistere e superare le avversità. Nel 1920, in piena epoca sovietica, il Kiev Pechersk Lavra attraversò un periodo buio durante il quale venne chiuso e molti dei suoi edifici vennero confiscati e volti a funzioni secolari. A peggiorare la situazione, durante la seconda guerra mondiale, la Cattedrale della Dormizione viene devastata dai bombardamenti. Fu solo negli anni ’90, a seguito della caduta del dominio sovietico, che il Kiev Pechersk Lavra vide una completa rinascita architettonica e il ripristino delle sue funzioni monastiche.

Cosa vedere e cosa fare al Kiev Pechersk Lavra

Uno degli splendidi edifici del Kiev Pechersk Lavra

Fonte: iStock

Lo splendido Kiev Pechersk Lavra, monastero nel cuore dell’Ucraina

L’intero complesso monastico del Kiev Pechersk Lavra ha davvero tanto da offrire a chi decide di inserirlo nel proprio itinerario di viaggio. Abbiamo raccolto alcune delle attrazioni da vedere e delle attività da fare in questo monastero nel cuore della capitale Ucraina.

Ammirare il panorama della Lower Lavra

Sali sulla cima del Kiev Pechersk Lavra e lasciati togliere il fiato dalla vista spettacolare che si aprirà davanti ai tuoi occhi. Incorniciata dal fiume Dnepr, potrai ammirare la bellissima Kiev, impreziosita dal scintillio dei tetti dorati delle sue chiese e dai giardini rigogliosi del sito monastico. Particolarmente suggestivo al tramonto, è davvero uno scenario indimenticabile.

Visitare le celebri grotte

Come raccontato all’inizio, il Kiev Pechersk Lavra è anche conosciuto come il Monastero delle Grotte di Kiev proprio perché i suoi fondatori costruirono l’intricato sistema di spazi sotterranei dove potersi ritirare in preghiera. Oggi queste grotte sono visitabili e si distinguono in due siti:

  • Le grotte vicine: dette anche le grotte di Sant’Antonio, sono le più antiche del dedalo sotterraneo. La storia vuole che il monaco Antonio scelse questo luogo come eremo e che venne seguito da altri monaci i quali trasformarono queste grotte nelle celle in cui vivere. All’interno delle grotte vicine riposano in pace le spoglie di alcune celebri figure religiose come Sant’Antonio di Kiev e San Nestor il Cronista, uno dei primi storici della Rus’ di Kiev.
  • Le grotte lontane: costruite successivamente rispetto a quelle vicine si trovano a circa 500 metri da quest’ultime e nascono per la necessità di espandere il sito monastico. Anche in queste grotte si celano alcune importanti reliquie, tra cui quelle di San Teodosio che, ogni anno, attirano moltissimi pellegrini.

Visitare le tre chiese del sito monastico

Oltre alle grotte, il sito monastico del Kiev Pechersk Lavra è famoso anche per le sue celebri chiese. Qui potrai trovare le informazioni che ti servono per scoprire le tre chiese principali del monastero.

  • Cattedrale della Dormizione: questo è probabilmente il simbolo più importante dell’intero sito monastico. Costruita tra il 989 e il 996 su commissione del gran principe Vladimir il Grande, commemora il battesimo della Rus’ di Kiev. Dalla magnifica architettura medievale con influenze bizantine che ricoprono d’oro le sue cupole, si percepisce anche l’enorme importanza che ha avuto nei secoli per tutta la comunità ortodossa. Sontuosa, maestosa e bellissima, merita sicuramente una visita a 360°. L’interno è tanto impressionante quanto l’esterno, con affreschi che impreziosiscono le pareti della cattedrale e che si affacciano su un magnifico altare decorato.
  • La Chiesa della Porta della Trinità: anche questa è una chiesa iconica del Kiev Pechersk Lavra e si trova appena sopra alla Santa Porta che fa da ingresso principale al complesso monastico. La chiesa abbraccia con la sua bellezza barocca ucraina tutti i fedeli e i vistatori che si accingono a visitare il monastero, dando loro un vero e proprio benvenuto. Bianca e con i dettagli dorati la chiesa è dominata da una grande cupola dorata che rappresenta la Santissima Trinità. Varca la soglia di questa splendida chiesa e lasciati stupire dai meravigliosi affreschi che ne decorano le pareti interne.
  • Chiesa dei Monaci Antonio e Teodosio delle Grotte: la terza chiesa da visitare assolutamente all’interno del monastero è, a mani basse, la Chiesa dei Monaci Antonio e Teodosio delle Grott. Costruita in onore dei due santi che hanno fondato il Kiev Pechersk Lavra, si trova nei pressi delle celebri grotte all’interno delle quali i due monaci eremiti vissero buona parte della loro vita. All’interno della chiesa è possibile ripercorrere le vite dei santi ammirando gli affreschi e le decorazioni che ne raccontano le gesta.

Un’ultima cosa da non perdere è senza dubbio il Campanile della Grande Lavra che con i suoi 96 metri di altezza resta uno degli elementi più distintivi e imponenti dell’intero complesso. Costruito tra il 1731 e il 1745, ha goduto per anni del primato di edificio più alto dell’Ucraina. Il campanile è aperto al pubblico, ti consigliamo di salire fino in cima per godere di una vista spettacolare sul Dnepr, sul monastero e sull’intera capitale. Uno scatto qui, e ogni volta che lo riguarderai ti mancherà il fiato.

Con questo articolo hai un’idea precisa di tutto quello che puoi fare e vedere al Kiev Pechersk Lavra, ora non ti resta che appuntartelo nel tuo itinerario di viaggio e partire per un’esperienza che va oltre la semplice visita di un luogo spirituale. Qui potrai toccare con mano le bellezze architettoniche che ne hanno plasmato la forma fino ai giorni nostri e aggiungere alla tua lista di siti UNESCO visitati anche questa meraviglia nel cuore dell’Ucraina.

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La Baia di Ha Long in Vietnam, creata da draghi leggendari

C’è un posto, in Vietnam, che è Patrimonio dell’Umanità e che sembrerebbe essere stata creato dal potere di alcuni draghi. Parliamo della Baia di Ha Long, prezioso tratto di mare nel Sud del Paese che si distingue per essere costellato di isole, isolotti e faraglioni calcarei, tanto da attirare numerossissimi visitatori provenienti da ogni angolo del mondo.

Baia di Ha Long, info utili

La Baia di Ha Long (o di Halong) è una suggestiva insenatura che sorge nel golfo del Tonchino, in territorio vietnamita. Parte della provincia di Quang Ninh, è un susseguirsi di migliaia di isolette calcaree (se ne contano circa 2000) con numerose grotte carsiche, che creano un paesaggio che pare uscito direttamente da un libro di fiabe.

Una baia da sogno, quindi, e che si trova 164 km a est della Capitale Hanoi, non lontano dal confine con la Cina, il cui nome tradotto vuol dire “dove il drago scende in mare”.

Delle varie isole presenti, solamente una quarantina sono abitate, mentre le restanti, o almeno la maggior parte di loro, sono dei piccoli affioramenti. Quando ci si ritrova al cospetto di una meraviglia della natura come questa l’emozione è più che assicurata, anche perché l’area copre oltre 1500km², trasmettendo la sensazione di essere di fronte a un quadro infinito impreziosito da spettacolari faraglioni risalenti a 500 milioni di anni fa.

Non vi sorprenderà sapere, quindi, che oltre a rientrare ufficialmente tra i Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, la Baia di Ha Long è anche una delle Sette Meraviglie Naturali del Mondo.

Halong Bay, Vietnam

Fonte: iStock

La Baia di Ha Long al tramonto

Come visitare la Baia di Ha Long

Senza ombra di dubbio, il modo migliore per visitare questo spettacolo della natura è salendo a bordo di una crociera, che può essere effettuata in giornata oppure nell’arco di 2 o 3 giorni, con pernottamento direttamente nell’imbarcazione.

L’offerta è ampissima, e come è possibile intuire i prezzi possono variare in base al periodo, alla durata della crociera, l’itinerario proposto e la categoria della barca (più o meno lussuosa). Se siete interessati a una gita di un giorno con pranzo incluso, potete approfittare di questa crociera su un’imbarcazione particolarmente interessante e che permette di godersi il viaggio al massimo.

A disposizione ci sono anche crociere in partenza da Hanoi con sosta presso l’Isola di Ti Top, la meta regina della Baia di Ha Long, da dove osservare il panorama più famoso e fotografato di questo angolo di Vietnam. Anche in questo caso il pranzo è incluso.

Cosa vere ad Ha Long

Come accennato in precedenza, le crociere che conducono al cospetto di questo luogo da sogno possono variare il loro itinerario anche in base al periodo dell’anno, ma qual che è certo è che alcune tappe sono assolutamente imprescindibili. Grotte e piccoli villaggi dei pescatori non passeranno di certo inosservati, così come alcune spiagge che lasciano senza fiato.

Le grotte più belle

Le grotte più belle della Baia di Ha Long sono:

  • Hang Dau Go: composta di tre camere raggiungibili tramite 90 gradini. Sfoggia soffitti che raggiungono i 25 metri di altezza e il suo nome deriva dal ruolo che essa stessa svolse durante le battaglie del XIII secolo con i mongoli, quando la gente del posto immagazzinava pali di legno, usati per distruggere le navi degli invasori;
  • Hang Thien Cung: parte dello stesso sistema di grotte di Hang Dau Go, presenta formazioni calcaree a forma di “cavolfiore”, nonché stalattiti e stalagmiti.
  • Hang Sung Sot: ovvero la Grotta della Sorpresa, la più grande e più bella di tutta la Baia di Ha Long grazie alle sue stalattiti luccicanti e dalle forme particolarmente bizzarre.
Hang Thien Cung, Vietnam

Fonte: iStock

Hang Thien Cung, spettacolo vietnamita

Le isole più belle

Presso la Baia di Ha Long ci sono tantissime isole che vale la pena esplorare in kayak, in barca a remi o a piedi:

  • Isola di Tuan Chau: piena di spiagge, ville, resort, campi da golf, caffè, negozi di souvenir e spettacoli quotidiani;
  • Isola di Ti Top: bisogna salire circa 450 scalini per raggiungere la sua cima, ma lo spettacolo da lassù vale davvero tutta la fatica provata. Dalla sommità, inoltre, si può persino prendere il sole per poi scendere a fare un bagno in una spiaggia lambita da un mare da sogno;
  • Isola di Soi Sim: il suo nome vuol dire pianta di mirto rosa, perché il suo territorio ne è pieno al punto che in estate si riempie di fiori viola. Ideale per il kayak e il nuoto, offre anche diverse possibilità di trekking;
  • Isola di Cat Ba: è una delle più grandi ma anche un paradiso per coloro che amano la natura e l’esplorazione.

Le spiagge da non perdere

Infine le spiagge, che di certo sono una delle meraviglie di questo prezioso angolo di mondo:

  • Spiaggia di Ti Top: situata sull’omonima isola, ha un fascino incontaminato grazie alla sua sabbia bianca posta a forma di mezzaluna, a sua volta accarezzata da acque cristalline in cui osservare facilmente i fondali;
  • Spiaggia di Soi Sim: anch’essa si trova sull’isola che porta il suo nome e seppur piccola è un vero gioiellino.
  • Spiaggia di Dao Khi: bellissima e situata su Monkey Island.
Ha Long, spiagge top

Fonte: iStock

Una delle spiagge della Baia di Ha Long

La leggenda del Drago di Ha Long

Secondo una curiosa leggenda, in un tempo assai lontano gli abitanti di Ha Long vennero attaccati ripetute volte da invasori provenienti dal mare. La situazione era davvero drammatica, fino a che una famiglia di draghi decise di aiutare la popolazione locale.

Fu così che queste creature leggendarie iniziarono a sputare gemme e diamanti nella baia, che poco dopo si trasformarono in migliaia di isole e faraglioni che diedero vita a una sorta di (meravigliosa) barriera naturale, contro la quale molte imbarcazioni nemiche andarono a schiantarsi.

Gli invasori vennero piano piano eliminati e al temine delle battaglia i draghi s’insediarono stabilmente in questa affascinante baia. Ecco perché Ha Long, in vietnamita, significa “Il luogo in cui il drago scese in mare”.

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L’incredibile storia del Palazzo Mohatta, pieno di pavoni (e forse posseduto)

Vetrate colorate, una scalinata ampia e interni decorati rendono Palazzo Mohatta un gioiello a Karachi, megalopoli pakistana di 20 milioni di persone. Bellissimi pavoni vagano sul prato e i rumori dei lavori in corso e del traffico si dissolvono non appena si varca la soglia del sontuoso parco. Le balaustre in pietra rosa, le cupole e i parapetti sembrano arrivare direttamente dallo Stato indiano settentrionale del Rajasthan, reliquia di un’epoca in cui musulmani e indù vivevano fianco a fianco nella città portuale.

Tuttavia, la magnificenza non è garanzia di sopravvivenza in una città dove la terra è scarsa e lo sviluppo è dilagante. Demolizione, invasione, negligenza, leggi di conservazione frammentarie e vandalismo stanno erodendo i segni dell’importante passato di Karachi.

I fiduciari dell’edificio hanno respinto il tentativo di trasformarlo in facoltà di odontoiatria, ma è ancora in corso una causa decennale in cui gli eredi di un ex proprietario stanno tentando di prendere il controllo del terreno. Il Palazzo rimase vuoto per quasi due decenni prima di essere inaugurato ufficialmente come museo nel 1999.

Palazzo Mohatta, un bene a rischio

giardino Palazzo Mohatta, Pakistan

Fonte: Ph @Sergey Strelkov – iStock

Veduta del giardino di Palazzo Mohatta a Karachi

Il palazzo sorge in una zona eccellente nel quartiere di Old Clifton, tra ville, aziende e ristoranti di lusso, su di un terreno molto ambito: la popolazione di Karachi cresce di circa il 2% ogni anno e, con decine di comunità e culture che competono per lo spazio, sono pochi gli sforzi per proteggere i siti storici.

Per la maggior parte dei pakistani, Palazzo Mohatta è il luogo che più si avvicina allo splendore architettonico del Rajasthan indiano, poiché le restrizioni di viaggio e la difficile burocrazia impediscono di fatto alle persone di entrambi i Paesi di attraversare il confine per svago, studio o lavoro.

Il passato multiculturale di Karachi (tutt’ora socialmente frammentata) rende più ostico trovare chi si impegni per la difesa del patrimonio storico rispetto a una città come Lahore, con il suo forte legame con l’impero Mughal dominato dai musulmani.

Un magnifico edificio tra storia e leggenda

Palazzo Mohatta fu costruito dall’imprenditore indù Shivratan Mohatta negli Anni Venti come residenza costiera per la moglie malata, così che potesse godere della brezza del Mar Arabico. Centinaia di carretti trainati da asini trasportarono l’inconfondibile pietra rosa da Jodhpur, ora oltre confine in India.

Shivratan se ne andò dopo la divisione nel 1947, quando India e Pakistan nacquero dall’ex Impero britannico come nazioni indipendenti e, per un periodo, il palazzo divenne sede del Ministero degli Esteri. In seguito, fu la residenza di Fatima Jinnah, la sorella minore del primo leader del Pakistan.

Dopo la sua morte, le autorità cedettero l’edificio alla sorella Shirin, ma la scomparsa di Shirin nel 1980 scatenò una battaglia legale tra persone che affermavano di essere sue parenti e il tribunale ordinò che l’edificio venisse sigillato.

Buio e vuoto, con i giardini invasi dalla folta vegetazione e i cancelli chiusi a chiave, stuzzicò l’immaginazione dei cittadini e si diffusero voci di spiriti ed eventi soprannaturali.

Dal 1999 è visitabile come museo, grazie al suo ricco passato e a una straordinaria architettura: l’ingresso costa 30 rupie (è gratuito per studenti, bambini e anziani), è aperto dal martedì alla domenica dalle 11:00 alle 18:00, chiuso nei giorni festivi. Accoglie anche eventi aziendali e di beneficenza ma sono vietati servizi fotografici di moda, matrimoni e riprese per spot pubblicitari.

Le voci sui fantasmi continuano a diffondersi tramite TikTok e attirano influencer in cerca di storie spettrali. Eppure Palazzo Mahotta vieta le riprese all’interno e ha da poco bandito i TikToker poiché “non è quello il tipo di attenzione desiderato“.

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Italia Romanica, 100 chiese aprono i portoni di un patrimonio millenario

Presso la sala Consiliare di Palazzo Regio a Cagliari, è stata presentata la seconda edizione di Italia Romanica, il progetto ideato dall’ente capofila, la Fondazione Sardegna Isola del Romanico, che già nella prima edizione vide la partecipazione della siciliana Le Vie dei Tesori e la lombarda Fondazione Lemine. Tra le novità di questo 2024 spicca la partecipazione dell’Associazione piemontese “In Collina”.

Tra settembre e ottobre, in tutta Italia saranno oltre 100 le chiese romaniche che apriranno le loro porte ai cittadini, che potranno visitare gratuitamente i siti: in Sardegna saranno circa 70, in Sicilia oltre 10, in Lombardia 20, in Piemonte saranno 26. Il progetto continua a suscitare molto interesse nelle associazioni culturali di tutta Italia e negli anni a venire la rete si farà sempre più fitta.

Le aperture in Sardegna

Chiesa Cabras

Fonte: Ph @Nicola Castangia – Ufficio Stampa Italia Romanica – Sardegna

Italia Romanica, 100 chiese d’Italia aprono i portoni di un patrimonio millenario

Il calendario sardo è molto ricco e garantisce un’offerta culturale legata alla storia, all’architettura e alla religione della Sardegna.

Si comincia sabato 21 e domenica 22 settembre a Banari con l’apertura della chiesa di Santa Maria di Cea, a Bulzi con la chiesa del Crocifisso e della Cattedrale di San Pantaleo a Dolianova.

I visitatori potranno poi ammirare le bellezze della chiesa di Santa Chiara a Iglesias e a Mogoro della chiesa della Madonna del Carmine.

In Ogliastra, a Orosei sarà protagonista la chiesa di Sant’Antonio Abate e a Oschiri la chiesa della Madonna di Castro. A Samassi si potrà visitare la chiesa di San Geminiano, a Semestene quella intitolata a San Nicola di Trullas mentre a Sindia si potrà ammirare la chiesa di Santa Maria di Corte.

Porte aperte a Tratalias nella chiesa di Santa Maria di Monserrat, a Villa San Pietro si potrà visitare la chiesa di San Pietro e infine a Usini con la chiesa di Santa Croce.

Il secondo fine settimana, tra il 28 e il 29 settembre, l’iniziativa si terrà nei paesi di Anela, Cossoine, Fordongianus, Galtellì, Masullas, Oschiri, Ottana, Porto Torres, Siddi, Silanus, Tratalias, Uta, Villa San Pietro, Villamar, Villaspeciosa.

Anche a ottobre Italia Romanica sarà protagonista, sabato 5 e domenica 6, con aperture a Cabras, Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ghilarza, Ittiri, Orotelli, Oschiri, Ozieri, Ploaghe, Quartu S. Elena, Sardara, Solarussa, Tergu, Tramatza, Tratalias, Uri, Villamassargia, Zeddiani.

Italia Romanica conclude il suo percorso nel week end del 12 e del 13 ottobre quando ad aprire le loro porte ai visitatori saranno le chiese di Bauladu, Bonarcado, Gesico, Guasila, Ittireddu, Milis, Olbia, Ollastra, Oristano, Oschiri, Pula, San Vero Milis, Santa Giusta, Santu Lussurgiu, Tratalias, Zerfaliu.

Siti romanici aperti anche in Lombardia, Piemonte e Sicilia

Anche l’elenco delle aperture nelle altre regioni è lunghissimo e si può scorrere su Italiaromanica.it: a titolo di esempio, in Sicilia, dove il Romanico si fonde con influenze bizantine e arabo-normanne, sarà possibile visitare siti affascinanti come la misteriosa Zecca di Palazzo Reale a Palermo, la Torre di Federico a Enna, la chiesa dei SS. Annunziata dei Catalani a Messina, e le abbazie di Santa Maria di Mili e dei Santi Pietro e Paolo a Itala, nel Messinese. A Mazara del Vallo, si potranno ammirare la normanna San Nicolò Regale e la Regale Abbazia di Santa Maria dell’Alto. A Caltanissetta sarà visitabile l’Abbazia di Santo Spirito, mentre ad Alcamo si potrà scoprire la romantica Cuba delle Rose.

Nella provincia di Bergamo, apriranno al pubblico gioielli come la Basilica di Santa Giulia a Bonate Sotto, la splendida San Tomé, la Madonna del Castello e San Giorgio in Lemine ad Almenno San Salvatore, oltre alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Rezzago e San Michele a Tavernola Bergamasca.

In Piemonte, tra i tanti siti, si potranno visitare la canonica di Santa Maria di Vezzolano, la chiesa di Sant’Eusebio a Castelnuovo Don Bosco, le chiesette di San Lorenzo a Mombello di Torino e San Giorgio al Cimitero ad Andezeno, l’Abbazia di Santa Fede nei pressi di Brusasco, e San Pietro nel borgo e nel cimitero di Albugnano.

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Tallinn, cosa vedere nella splendida capitale dell’Estonia

Tallin è la capitale dell’Estonia, una città affascinante che rispecchia e che unisce perfettamente il fascino medievale del Paese con la sua modernità. Si trova sulle rive del Mar Baltico e si può affermare con certezza che Tallin sia un vero e proprio gioiello dell’Europa del Nord, grazie anche al suo bellissimo e antico centro storico, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, tutto da scoprire. Ecco quali sono le attrazioni principali della capitale estone, che non devono assolutamente mancare in un itinerario di viaggio.

Itinerario alla scoperta di Tallinn

Il centro storico di Tallinn e le mura medievali

Uno dei motivi principali per cui visitare questa città è senza ombra di dubbio il suo centro storicoVanalinn. Si tratta di una delle città medievali meglio conservate di tutto il continente europeo. Passeggiando tra le sue suggestive vie, infatti, sembra di essere catapultati indietro nel tempo, tra stradine strette e vicoli acciottolati, circondati da case di epoca medievale in color pastello e le sue torri di difesa, che rendono l’atmosfera unica. È possibile anche passeggiare alla scoperta delle numerose botteghe artigiane, un’ottima soluzione per l’acquisto di souvenir e oggetti fatti a mano.

Tra le cose che caratterizzano il centro storico di Tallin si trovano sicuramente le mura medievali che lo circondano, che nei secoli hanno protetto la città dagli attacchi degli invasori, e le sue torri storiche. Ad esempio, tra le più importanti e belle c’è la Torre di Kiek in de Kök, da cui è possibile ammirare la capitale estone dall’alto, al cui interno viene ospitato il museo cittadino, che racconta la storia delle difese medievali e della città, offrendo un’interessante visione sulla storia locale.

Nel cuore del centro storico di Tallin si trova anche uno dei suoi luoghi più iconici: la piazza del Municipio. Qui si trova, come si evince dal nome, il Municipio di Tallin, un maestoso edificio in stile gotico, risalente al lontano Tredicesimo secolo. Questa piazza è circondata da numerosi ristoranti e caffè, soluzioni perfette per una pausa rilassante.

Inoltre, durante il periodo natalizio, la piazza ospita uno dei mercatini di Natale più belli e suggestivi di tutta Europa, che trasformano la città in un vero e proprio villaggio fiabesco.

Non deve mancare in un itinerario alla scoperta di Tallinn anche la farmacia del Municipio, conosciuto con il nome di Raeapteek, una delle farmacie più antiche d’Europa ancora in attività, e risalente al lontano 1422. Al suo interno è possibile scoprire ancora oggi antichi rimedi medievali ed una collezione di oggetti storici che raccontano la storia della medicina.

Scorcio del centro storico medievale di Tallinn, con la via acciottolata e la bandiera estone

Fonte: iStock

Centro storico di Tallinn, Estonia

Il castello di Toompea e la cattedrale di Aleksandr Nevskij

Spostandosi verso la collina di Toompea si arriva in una delle zone più elevate della capitale estone, da cui è possibile godere di una vista unica sul centro storico di Tallin e sul porto. Proprio su questa collina si trovano due delle attrazioni più importanti della capitale.

La prima è il Castello di Toompea, caratterizzato dalla sua iconica torre chiamata Pikk Hermann, tutt’oggi è un importante simbolo di potere e di autorità in Estonia, luogo che i turisti possono visitare, esplorando i suoi dintorni ed ammirando le sue imponenti mura difensive.Questa imponente struttura, risalente al lontano Tredicesimo secolo, ospita al suo interno il Parlamento estone.

A pochi passi da qui è possibile ammirare la maestosa cattedrale di Aleksandr Nevskij, una chiesa ortodossa costruite verso la fine del Quattordicesimo secolo proprio durante il periodo di dominazione russa. Cosa caratterizza questo importante luogo di culto? Le sue cupole a cipolla, con interni decorati finemente, che la rendono unica al mondo.

Vista dell'antica Cattedrale di Tallinn e del parlamento estone di giorno

Fonte: iStock

Il castello di Toompea e la cattedrale di Aleksandr Nevskij

I quartieri di Kalamaja, Telliskivi e Rotermanni

Tallinn è una città tutta da scoprire, che, come già detto, riesce a unire il suo fascino medievale con la modernità. Questi tratti si notano soprattutto in due quartieri moderni ed alla moda, come quello di Kalamaja e Telliskivi, due zone emergenti della capitale.

Il quartiere di Kalamaja, conosciuto anche come il quartiere dei pescatori, è una bellissima area residenziale, piena di case in legno colorate, caffè alla moda e numerose gallerie d’arte. Passeggiando per le sue vie si vive un’atmosfera rilassata e quasi bohémien, l’ideale per allontanarsi dalla frenesia del centro storico.

Telliskivi, invece, è il quartiere adiacente al precedente, conosciuto anche come Telliskivi Creative City. È un vecchio complesso industriale che negli anni è stato trasformato in un vivace centro culturale, dove scoprire la scena artistica di Tallinn, con murales ed installazioni artistiche frequenti, ma anche spazi espositivi, negozi di design ed un bellissimo mercato delle pulci.

Un altro quartiere che sicuramente merita di essere visitato è il quartiere di Rotermanni, anche questa una vecchia area industriale completamente rinnovata e che oggi è stata trasformata in uno dei distretti più moderni della città. Questa zona è molto affascinante soprattutto perché è possibile osservare i vecchi edifici in mattoni rossi che si ergono di fianco a nuove e contemporanee strutture, che donano un fascino unico al quartiere. Rotermanni è anche il luogo ideale dove gli amanti dello shopping possono passare una giornata di relax, tra negozi e boutique alla moda e ristoranti di tendenza.

Il museo d’arte Kumu ed il parco di Kadriorg

Per gli amanti di arte e cultura, la città di Tallin non deluderà mai. Uno dei principali musei della capitale è il Kumu. Al suo interno, questo museo di arte contemporanea, ospita una grande collezione di opere estoni, a partire dal Diciannovesimo secolo. Inoltre, si tratta di uno dei più grandi museo della regione baltica.

Il museo si trova all’interno del famoso parco di Kadriog, uno splendido parco barocco che venne voluto dall’allora zar Pietro il Grande e dalla moglie Caterina I. Al centro del parco si trova quello che oggi è un museo di arte straniera, ovvero il Palazzo di Kadriog.

Questo parco è l’ideale per tutti coloro che cercano un luogo in cui rilassarsi, piccola rappresentazione di quanto questa città sia attenta al rispetto del verde e della sostenibilità, motivo per il quale Tallinn è stata eletta come la città più verde d’Europa

La torre della televisione di Tallinn

Destinazione ideale per tutti coloro che vogliono godere di una vista spettacolare su Tallinn e sono alla ricerca dello scatto perfetto. Ecco, questa è la torre della televisione di Tallinn, che è anche l’edificio più alto del Paese grazie ai suoi 314 metri di altezza. Al suo interno, inoltre, è presente un’area espositiva che racconta la storia della torre ed il ruolo che questa ha avuto durante l’indipendenza estone.

Tallinn, è una città che incanta, capace di fondere perfettamente il passato medievale con una vivace e vibrante modernità. La capitale dell’Estonia ha tutto questo, con prezzi sempre abbordabili e tanti collegamenti low-cost, che l’hanno resa negli anni una delle destinazioni preferite in Europa.

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Le crociere sui fiordi norvegesi cambieranno entro il 2032

Entro il 2032, la Norvegia applicherà sanzioni alle navi da crociera che non rispetteranno le severe normative sulle emissioni zero per proteggere i suoi famosi fiordi, dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Questo fa parte di una più ampia strategia ambientale del Paese per preservare l’ecosistema unico dei fiordi e ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico e marino causato dall’intenso traffico navale turistico.

L’obiettivo è garantire che solo le navi a emissioni zero possano accedere alle aree più sensibili, come i fiordi di Geirangerfjord e Nærøyfjord. La Norvegia è pioniera nelle politiche di sostenibilità e sta investendo nella transizione verso tecnologie verdi, come l’elettrificazione delle navi e l’uso di energie rinnovabili, per proteggere i magnifici paesaggi naturali e il settore del turismo che da essi dipende.

Le normative a tutela dell’ecosistema

A partire dal 1° gennaio 2026, la Norvegia introdurrà normative specifiche sulle emissioni zero per le navi turistiche e i traghetti con una stazza lorda inferiore a 10.000 tonnellate. Tuttavia, le navi più grandi, comprese le navi da crociera, avranno tempo fino al 2032 per conformarsi alle nuove norme.

Il governo norvegese ha spiegato che questo differimento per le navi di maggiore stazza è dovuto alla mancanza di tecnologie adeguate per garantire un funzionamento a emissioni zero. L’obiettivo è proteggere i fiordi Patrimonio dell’Umanità, che includono il Naeroyfjord, l’Aurlandsfjorden, il Geirangerfjord, il Sunnylvsfjorden e il Tafjord, aree straordinarie riconosciute dall’UNESCO e soggette a tutela e sicurezza internazionale per preservarne la bellezza naturale e il valore ecologico.

Le parole del ministro per il Clima e l’Ambiente

A proposito delle nuove e stringenti regole, il ministro norvegese per il Clima e l’Ambiente Andreas Bjelland Eriksen ha dichiarato: “L’obiettivo è prendersi cura dei fiordi e creare un turismo sostenibile. Il requisito delle emissioni zero contribuirà allo sviluppo tecnologico, ridurrà le emissioni e garantirà ai fiordi Patrimonio dell’umanità di rimanere un’attrattiva destinazione turistica“.

La novità per il porto crocieristico di Flam

Ma le innovazioni a tutela dell’ambiente in Norvegia non finiscono qui.

Infatti, il governo ha confermato il finanziamento di impianti di alimentazione elettrica da terra nel porto crocieristico di Flam, uno dei principali scali per le navi da crociera nei fiordi. Si tratta di un sistema che permetterà alle navi di collegarsi alla rete elettrica locale, riducendo in modo significativo le emissioni durante l’attracco ed evitando così di mantenere i motori accesi.

L’iniziativa è parte degli sforzi messi in campo dal Paese per ridurre l’impatto ambientale del traffico crocieristico, che nel 2023 ha toccato un record con quasi 3.500 scali e un elevato numero di passeggeri (basti pensare che nel 2013 erano 2237). Le stime mostrano che le emissioni di CO2 delle navi da crociera nelle aree costiere e marine norvegesi sono aumentate drasticamente da 382.000 tonnellate di CO2 nel 2015 a 968.000 tonnellate l’anno scorso.

I nuovi impianti contribuiranno a rendere i fiordi Patrimonio UNESCO più sostenibili, mettendo al primo posto la tutela dell’ambiente mentre il turismo continua a crescere. Infatti, uno dei modi più gettonati di scoprire l’Atlantico e il Nord Europa è proprio quello di regalarsi una crociera da queste parti, al cospetto di montagne innevate, ghiacciai e con la possibilità di ammirare il fiabeschi fenomeni dell’aurora boreale o del sole di mezzanotte.

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Angkor Wat, il celebre tempio a rischio a causa di un trend su TikTok

Una delle tendenze virali più in voga del momento vede persone correre e saltare nell’area del celebre Angkor Wat in Cambogia e di altre rovine di templi nel Paese del Sud-Est asiatico. Si tratta di un remake dal vivo del popolare videogioco “Temple Run”, che però ha suscitato le polemiche degli ambientalisti, secondo i quali la corsa alle visualizzazioni sui social network denigra le sculture di quasi 900 anni e rischia di causare danni irreparabili a un sito patrimonio dell’umanità.

Angkor Wat: la sfida sui social mette in pericolo il tempio

Brevi video di visitatori che corrono lungo stretti sentieri di pietra e scavalcano passaggi, spesso accompagnati dai suoni del popolare videogioco “Temple Run”, hanno fatto il giro di TikTok, Facebook, YouTube e altre piattaforme. Alcuni di questi hanno ricevuto più di 2 milioni di visualizzazioni e continuano a fare proseliti.

Simon Warrack, un conservatore che ha lavorato per tre decenni per preservare le rovine quasi millenarie di Angkor, è preoccupato per i potenziali danni e per le implicazioni culturali e religiose che questa moda può avere sul sito archeologico più importante della Cambogia e tra i più importanti al mondo.

“Nessuno correrebbe nella Basilica di San Pietro a Roma o in qualsiasi altra chiesa occidentale, quindi perché è giusto farlo in Cambogia? – si è chiesto Warrack – Non si tratta solo di un potenziale danno alle pietre, perché le persone vi sbattono contro e cadono o rovesciano le cose – cosa che accade realmente – ma anche di un danno al valore spirituale e culturale dei templi”. Come sottolinea Warrack, Angkor Wat è ancora profondamente venerato dalla popolazione. “Si ritiene che ogni pietra contenga gli spiriti degli antenati”.

Questa tendenza mette in evidenza la sfida che molti siti storici devono affrontare al giorno d’oggi per bilanciare l’aumento del turismo, la sostenibilità e la vita locale, in particolare in un mondo post-Covid in cui i cosiddetti “viaggi di vendetta” verso il tempio perduto sono diventati sempre più importanti.

Angkor Wat, uno dei templi più belli al mondo

Angkor è uno dei siti archeologici più importanti del Sud-Est asiatico. Esteso su circa 400 chilometri quadrati, compresa un’area boschiva, il Parco Archeologico ospita i magnifici resti delle diverse capitali dell’Impero Khmer, dal IX al XV secolo. Tra questi, il famoso tempio di Angkor Wat e il Tempio Bayon ad Angkor Thom, con le sue innumerevoli decorazioni scultoree. Dato il suo valore incommensurabile, l’UNESCO ha avviato un ampio programma di salvaguardia di questo sito simbolico e dei suoi dintorni.

Angkor Wat, il cui nome significa  “Tempio della città”, è il tempio meglio conservato di Angkor e riassume due principali caratteristiche dell’architettura cambogiana: il “tempio-montagna” che si erge all’interno di un fossato a simboleggiare il monte Meru (la montagna degli dei nella religione indù) e i successivi “templi a galleria“. Questo straordinario complesso è famoso in tutto il mondo per la sua grandiosità, l’armonia dell’architettura, i magnifici bassorilievi e le raffigurazioni di Apsaras e Devata.

A differenza di molti templi del sito archeologico, Angkor Wat è orientato a ovest. L’ipotesi più probabile di questa scelta è che si tratti di un mausoleo, dove venerare il re dopo la morte. L’entrata principale a ovest era, infatti, una consuetudine dei templi funerari, mentre i templi indù erano orientati a est.