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Kilmartin Glen, la sorprendente (e sconosciuta) Stonehenge scozzese

Percorrendo la strada a nord-ovest che da Glasgow attraversa le colline di Argyll, la civiltà scompare e il paesaggio appare privo di vita e di storia, ma soltanto per l’occhio inesperto.

Infatti, quando si supera Loch Fyne, svoltando verso nord appena fuori dal villaggio di Lochgilphead, appare la grande distesa di Kilmartin Glen, la Scozia vista dai re dell’antico regno gaelico Dál Riata del VI e VII secolo, e le torbiere rialzate accolgono il visitatore con un paesaggio plasmato da colline accidentate, campi “colonizzati” da pecore Blackface e foreste di querce dalle radici profonde.

Ma guardando più da vicino, mentre la strada serpeggia verso nord fino alla città portuale di Oban, diventa subito chiaro che Kilmartin Glen è un luogo che cela una storia eccezionale: sì perché è questo lo scenario di una collezione preistorica di monumenti henge, tumuli funerari, pietre erette, cerchi di pietre e dei più importanti siti di arte rupestre in tutta la Gran Bretagna, con oltre 800 reliquie antiche (secondo l’ultimo conteggio).

Uno dei più grandi tesori della Gran Bretagna

Tanta meraviglia vide la luce prima dell’arrivo dei Romani e dei Greci, prima che le piramidi venissero costruite circa 4.700 anni fa e prima di Stonehenge, celebre e straordinario sito neolitico. Tutti gli archeologi e gli antiquari concordano sul fatto che Kilmartin Glen sia uno dei più grandi tesori della Gran Bretagna, eppure la maggior parte delle persone non ne ha mai sentito parlare.

D’altronde, se è vero che gli antiquari si interessarono all’area fin dal 1800, fu solo negli Anni Sessanta che due volontari locali, Marion Campbell e Mary Sandeman, intrapresero la prima indagine archeologica.

Con gli occhi fissi sul terreno, scoprirono, così, siti dimenticati per secoli, oltre a raccogliere un cospicuo archivio di manufatti del Neolitico e dell’Età del bronzo, tra cui vasi, coppe, ceramiche, asce e punte di frecce.

Da allora, il patrimonio di Kilmartin Glen ha continuato a essere oggetto di grande attenzione, centimetro dopo centimetro, e i reperti rinvenuti aiutano a tracciarne la sequenza temporale tra le sale del nuovo museo fondato agli inizi degli Anni Novanta, quando Campbell lasciò in eredità la sua collezione al museo originario: da allora, sono stati raccolti ben 22.000 manufatti.

L’esposizione sembra, inoltre, un “avvertimento” sulla natura fragile dell’esistenza umana e su come dovremmo onorare le storie dei nostri antenati. Non a caso, chi parla gaelico conosce un proverbio per scavare nel passato, riportato in grassetto su un pannello informativo lì accanto: “Cuimhnich air na daoine on dànaig u” (Per ricordare coloro da cui provieni).

Il fascino di un luogo antico che trasuda mistero

Di tutti gli strani dettagli su Kilmartin Glen, forse il più notevole è che quasi tutti i suoi siti sono raggruppati entro un raggio di circa 9 chilometri dal villaggio di Kilmartin. Ulteriori prove della civiltà preistorica della valle si trovano ad Achnabreck, un affioramento seminascosto che corona una collina 10 chilometri a sud del nuovo museo: realizzato per allinearsi con il tramonto di metà inverno, quando la luce bassa rivela una serie di spirali cornute, rosette e segni di anelli, è uno dei più grandi siti di arte rupestre del suo genere.

Alcuni ipotizzano che le incisioni preistoriche siano animate da forze soprannaturali.

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Castello di Acquafredda, in Sardegna, un luogo pieno di misteriose leggende

Sulla cima di un colle di origine vulcanica, nel cuore della suggestiva valle del Cixerri, si erge maestoso il Castello di Acquafredda, un luogo intriso di mistero e leggenda. Situato nella parte sud-occidentale della Sardegna, a soli quattro chilometri da Siliqua, l’affascinante maniero domina dall’alto il territorio e dona una vista panoramica che abbraccia il verde della valle fino a Cagliari, e si estende dalla Marmilla all’Iglesiente.

In particolare, all’alba e al tramonto, le ombre del castello si allungano sulla vallata, creando un’atmosfera magica e quasi surreale, sospesa nel tempo. Conosciamolo meglio.

La storia del Castello di Acquafredda

Importante testimonianza di struttura fortificata medievale, il castello, secondo la tradizione, fu edificato dalla potente famiglia dei Donoratico della Gherardesca quando acquisirono il controllo del sud-ovest della Sardegna. Il leggendario conte Ugolino dei Donoratico, signore del Cagliaritano e reso immortale da Dante nel XXXIII canto dell’Inferno, ne divenne proprietario nel 1257. Tuttavia, le origini del castello risalgono a un’epoca precedente, poiché è già menzionato in una bolla papale del 1215.

Dopo la tragica morte di Ugolino nel 1288 (imprigionato a Pisa nella torre dei Gualandi), il castello passò sotto il dominio di Pisa, per poi cadere nelle mani degli Aragonesi nel 1324. Nei secoli successivi, cambiò proprietario più volte, passando da un feudatario all’altro, fino a quando nel 1785 venne riscattato da Vittorio Amedeo III di Savoia.

In visita al maniero: cosa vedere e cosa fare

Il Castello di Acquafredda svetta fiero tra la macchia mediterranea, perfettamente integrato nel paesaggio collinare, e si articola su tre livelli che seguono l’andamento del pendio: l’ingresso avviene a quota 150 metri, varcando una porta che un tempo era protetta da tre torri, collegate da una cinta muraria. Di queste, è sopravvissuta ai secoli la torre centrale e, grazie a un recente restauro, oggi si mostra in tutta la sua imponenza.

All’interno di questa prima linea difensiva spiccava il borgo medievale, dove si disponevano alloggi, magazzini, stalle, cisterne e mulini, essenziali per la vita quotidiana degli abitanti. Salendo a quota 200 metri, si incontra la poderosa torre cisterna, un altro elemento fondamentale per la sopravvivenza del castello, che permetteva di conservare un’ingente scorta d’acqua. Il nome Acquafredda, infatti, deriva proprio da una sorgente che sgorga dalle rocce del colle.

Nella parte più alta, a 250 metri, ecco le massicce mura del mastio, dimora del castellano, un tempo accessibile solo tramite un ponte levatoio, che comprendeva un sotterraneo con cisterna, ancora oggi ben conservata, due piani e una terrazza ornata da merli guelfi. L’accesso al mastio conduceva a uno spiazzo centrale, attorno al quale erano disposti gli ambienti. Al secondo piano, la torre di guardia rimane intatta, testimone silenziosa di secoli di storia. Secondo la leggenda, proprio qui potrebbe essere stato rinchiuso Vanni Gubetta, complice dell’arcivescovo Ruggeri nel tradimento del conte Ugolino, entrambi condannati all’Inferno da Dante nella sua Commedia.

Dopo la visita al castello, potrete rilassarvi ai piedi del colle in un fresco bosco di eucalipti e pini, dove è presente un’area picnic attrezzata. Immersi nella natura, passeggerete lungo sentieri che offrono panorami indimenticabili e occasioni per il bird watching.
Non a caso, il Domo andesitico di Acquafredda (Monumento Naturale) è una meta di straordinario interesse storico, naturalistico, paesaggistico, geologico e floro-faunistico dove è possibile avvistare rari rapaci come il gheppio, la poiana e il falco grillaio, che qui nidificano e sorvolano la fortezza, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva.

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Stellenbosch, sulla Strada del Vino in Sudafrica: un gioiello pittoresco

Il tuo prossimo viaggio è in Sudafrica? A circa 50 km da Cape Town, puoi scoprire la Capitale del Vino: stiamo parlando di Stellenbosch, un gioiello pittoresco nel cuore delle Winelands, zona che si caratterizza per la produzione dei vini sudafricani e che è molto amata dai turisti per il paesaggio pittoresco. Cosa vedere nel cuore enologico del Sudafrica, dove la tradizione vinicola consente di degustare degli ottimi vini?

Stellenbosch, cosa sapere prima di prenotare il viaggio

Fondata nel 1679, esattamente sulle sponde dell’Eerste River, il territorio è conosciuto a livello internazionale proprio per la presenza delle aziende vinicole, dei caffè all’aperto, dei ristoranti dove si possono gustare vini di qualità. Secondo insediamento del Sudafrica, è stato Simon van der Steel a dare il nome a Stellenbosch, l’ex governatore del Capo. E oggi è il posto perfetto dove ritagliarsi un weekend da sogno.

La Strada del Vino in Sudafrica è un itinerario ricco, dove puoi fermarti in una delle tante farm, pronte a offrirti prodotti tipici e, ovviamente, una degustazione di vini del territorio. In appena 43 minuti di auto da Cape Town (dove consigliamo di visitare Waterfront), arricchisci il tuo itinerario con tante cose da vedere (e da fare).

Cosa vedere e cosa fare a Stellenbosch

Non solo vini: è vero che qui si viene per staccare la spina dalla frenesia della città, ma la degustazione non è l’unica attività del luogo. C’è il Museo di Stellenbosch per fermare le lancette e fare un tuffo indietro nel tempo, alla scoperta dello stile di vita di un tempo, degli inizi di questa cittadina. Ad attenderti trovi un giardino botanico, l’Old Lutheran Church, ovvero una chiesa in stile olandese, e la possibilità di vivere gli itinerari nei dintorni in bicicletta.

La vita quotidiana è lenta, mai frenetica: percorri la Wine Route, fermati nelle aziende vinicole, scopri cantine e degustazioni, come Chenin Blanc, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Pinotage e molto altro. In bicicletta, è possibile vivere i sentieri lungo i vigneti, oppure con la jeep, che di solito viene usata per i safari. Da non perdere la possibilità di vivere un’esperienza immersi nella natura con un picnic gourmet, sempre a base di prodotti tipici del Sudafrica e dell’immancabile vino.

Le escursioni da fare in giornata a Stellenbosch sono molteplici, magari verso la Garden Route. L’architettura della località, che è di origine olandese, come il suo fondatore, si rifà proprio sullo stile coloniale olandese, quindi puoi ammirare, in giro per le zone, case bianche e tetti di paglia: non perderti la Stellenbosch University, uno dei centri universitari più importanti del Paese.

Per scoprire davvero come vivono le persone a Stellenbosch, basta fare un salto al Dorp Museum, che spiega l’incedere del tempo in questa magnifica località. A 17 minuti in auto, invece, segna nel tuo itinerario una visita al Butterfly World, un parco tropicale in cui potrai ammirare tantissime farfalle libere, oltre a pipistrelli e un rettilario. Conosciuto con il nome di “Santuario per animali esotici”, è una struttura da non perdere per scoprire qualcosa di più sul luogo.

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Rocca di Manerba: panorami e spiagge selvagge sul Lago di Garda

È il più grande lago italiano, e pertanto non poteva mancargli un lato wild: il Lago di Garda regala una zona di natura incontaminata, grandi panorami e l’eredità di un passato importante nella Riserva della Rocca di Manerba, un ampio parco naturalistico e archeologico sulle rive dello specchio d’acqua più noto del Belpaese.

Una zona del lago abitata fin dalla preistoria, che regala al visitatore la possibilità di conoscere le vestigia di questo passato remoto, che offre escursioni e passeggiate in una flora rigogliosa e inaspettata per queste latitudini, tra le quali spicca la salita all’antica fortezza seduta su uno sperone di roccia che domina tutta l’area circostante e dalla quale si gode di uno dei panorami più spettacolari sul lago e sulle sue isole.

Il parco si trova sul lato lombardo del bacino, nel comune di Manerba del Garda, abitato suddiviso nelle sette frazioni di Solarolo, Montinelle, Balbiana, Pieve, Trevisago, Campagnola e Gardoncino. Da Montinelle si può arrivare in auto fino al Museo Civico Archeologico della Valtenesi, da cui poi parte la breve salita fino alla Rocca e si può accedere a tutti i sentieri del Parco.

Storia e cultura: la Rocca di Manerba e il Museo Archeologico

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Guido Adler via Wikimedia Commons con licenza CC-BY SA 3.0

La Rocca di Manerba, l’Isola di San Biagio e lo Scoglio dell’Altare

Il Museo Civico Archeologico della Valtenesi, che è anche centro di accoglienza e di prima informazione per i visitatori della Riserva della Rocca di Manerba, sono presenti i resti degli insediamenti preistorici di cui sono state trovate tracce nella zona del fortilizio.

Se infatti la leggenda narra che il nome di Manerba derivi dalla fondazione in omaggio alla dea romana Minerva, le origini di un insediamento sono ben precedenti. Questa zona costiera del lago fu abitata fin dal tardo Neolitico, con le prime tracce che si fanno risalire a una datazione intorno al 4000 a.C.

Prima di entrare all’interno dei domini romani qualche millennio più tardi, l’area di Manerba fu occupata dalla popolazione dei Galli cenomani, una delle popolazioni di ceppo celtico presenti in Italia settentrionale. Secondo alcuni studiosi si dovrebbe a loro, piuttosto che a Minerva, il toponimo della zona: Manerba deriverebbe dalle parole mon ed erb, la cui unione starebbe a significare un luogo fortificato dimora di un sovrano. Una rocca, insomma.

La Rocca vera e propria, però, quella odierna, risale al XII secolo. Fu costruita su un precedente fortilizio altomedievale e divenne un baluardo contro le numerose turbolenze dei secoli successivi, dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini fino a quelle tra le signorie locali degli Scaligeri e dei Visconti. Le sue mura vennero distrutte nel 1576, quando la Repubblica di Venezia, entrata in controllo del territorio valtenese, decise di porre fine ai traffici illeciti di banditi e fuorilegge che trovavano rifugio nel castello.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Vista sul Monte Baldo

La Rocca di Manerba dista appena una decina di minuti di cammino dal Museo, percorrendo un agile sentiero in salita che porta al punto più alto del parco. Dalla vetta si gode di una straordinaria vista panoramica a 360 gradi sul Lago di Garda e sulle sue sponde: verso nord ovest si scorge immediatamente l’Isola di San Biagio, nota come Isola dei Conigli, riconoscibile dall’inconfondibile sagoma dei cipressi che la punteggiano; poco più avanti lo Scoglio dell’Altare, dove una volta si celebrava il giorno di San Pietro con una messa annuale che attirava tutte le comunità di pescatori del lago; a nord est si staglia la sagoma del massiccio del Monte Baldo, in territorio veronese; nelle giornate con maggiore visibilità si può scorgere a sud est anche la penisola di Sirmione; infine, tutt’intorno, il verde delle coltivazioni rurali della Riserva e il territorio di Manerba del Garda.

Le bellezze di Punta Sasso

Dalla Rocca di Manerba si può proseguire lungo il sentiero in discesa verso Punta Sasso. Per raggiungere lo scenografico punto panoramico a strapiombo sul Lago di Garda ci vogliono all’incirca 15 minuti. Si tratta di un percorso a tratti impervio, non difficile ma da affrontare con un minimo di prudenza e con il giusto equipaggiamento.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Le scogliere di Punta Sasso

Punta Sasso offre una vista del lago diversa: si tratta di una scogliera a strapiombo per circa 90 metri sulle acque del lago, immersa in un contesto più selvaggio. Il sentiero in discesa dalla Rocca incrocia qui il sentiero CAI che percorre tutta la costa del lago all’interno della Riserva, un emozionante percorso in saliscendi fra punti panoramici e tratti di folta boscaglia, per poi passare più all’interno tra vigne e ulivi, caratteristiche coltivazioni delle colline intorno al Garda.

Wild swimming al Lago di Garda

Le ampie scogliere nei dintorni di Punta Sasso sembrano impedire di trovare alcuni angoli dove fare il bagno su queste sponde del Lago di Garda, ma non è così.

Nei pressi della punta le calette di scogli, piccoli tesori incontaminati, sono raggiungibili solamente con delle imbarcazione che tassativamente non siano a motore. Si tratta di veri e propri paradisi naturali dove godere delle acque cristalline del lago e del silenzio totale che vi regna.

Non è però strettamente necessaria una barca a remi o a vela per poter raggiungere le spiagge d’acqua dolce della Riserva della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Filippo Tuccimei

Le spiaggette nascoste della Riserva della Rocca di Manerba

Nella parte meridionale del parco, infatti, tra il parcheggio di Via Agello e il Casella del Reparto di Alta Velocità, che nella prima parte del novecento serviva per calcolare la velocità degli idrovolanti che competevano sullo specchio d’acqua, si trova un impervio sentiero nel bosco dal quale si dipartono alcune tracce per scendere in piccole e nascoste calette di sassi sulle rive del lago.

Spiagge rocciose, con un ingresso in acqua non sempre facile, ma che lasciano presto il passo a grandi profondità, regalando una splendida esperienza di wild swimming.

Per chi invece ama maggiormente le comodità, al limitare settentrionale della Riserva si può accedere con facilità alla spiaggia di Pisenze, una lunga e stretta spiaggia di sassolini dove si adagia la risacca delle onde del lago. Un posto più antropizzato, ma molto rilassante e scenografico: alla destra dell’ingresso in acqua, le pareti rocciose del promontorio di Punta Sasso, ricoperte di vegetazione, di fronte l’Isola di San Biagio e la suggestiva sponda opposta del lago, con i suoi colli e le sue montagne.

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Weekend a Ioannina, bellissima perla della Grecia

Non molto distante dal confine con l’Albania e sulle rive del lago Pamvotida si trova la città di Ioannina, una località greca che sorprende grazie alle sue bellezze storiche, ma anche naturali. Una bellissima città tutta da scoprire ed incastonata tra le montagne del Pindo ed i Monti Tessalici.

È una meta sicuramente poco conosciuta delle Grecia, ma che una volta scoperta, saprà entrare nel cuore dei suoi visitatori, che qui potranno immergersi nella cultura locale e godere di panorami mozzafiato.

Cosa vedere a Ioannina?

Questa storica città greca, che venne fondata nel lontano Cinquecento d.C, ha una storia davvero ricca e variegata. Durante i secoli ha vissuto momenti di grande splendore, che hanno lasciato segni indelebili nel suo patrimonio architettonico e culturale. Passeggiando, ad esempio, per le vie del Kastro, il centro storico cittadino, si percepisce la presenza di diverse civiltà che l’hanno abitato.

Il Kastro è un vero e proprio museo a cielo aperto. Qui, una delle prime tappe da non perdere in un weekend di visita in città, è la Moschea di Aslan Pascià, con una caratteristica architettura in stile ottomano. Venne costruita nel 1619 sui resti di una chiesa cristiana ed oggi è la sede del Museo Etnografico di Ioannina, all’interno del quale è possibile ammirare diversi reperti storici e costumi tradizionali locali.

C’è poi il Fetiye Cami, la moschea della Vittoria, realizzata durante la stessa epoca della precedente, ma anche diversi musei, come il Museo Archeologico, nel quale poter ammirare reperti che vanno dal Paleolitico fino all’età romana, ed il Museo Bizantino, dove trovare oggetti che raccontano la storia religiosa di questa città.

Simbolo di Ioannina è sicuramente la torre dell’orologio, situata nella piazza centrale della città antica, punto di riferimento per gli abitanti locali ed i visitatori, ma anche per gli appassionati di fotografia, che al tramonto potranno ammirare questa torre illuminata dal sole, per uno scatto unico.

Il lago Pamvotida

Dopo aver esplorato il Kastro, è il momento di immergersi nella natura di Ioannina e dei bellissimi paesaggi che la circondano. Queste bellezze naturali sono rappresentate soprattutto dal lago Pamvotida, il più grande della regione dell’Epiro e dove i visitatori, ma anche i cittadini locali, possono trovare pace e tranquillità. Il luogo ideale per una pausa rigenerante dopo la visita della città e per finire il weekend in bellezza.

Al centro del lago è presente una piccola isoletta, raggiungibile con un battello che parte direttamente dal proto di Ioannina, e dove è presente un piccolo borgo composto da case dallo stile tradizionale greco, colorato da fiori e piante.

La tradizione antica di Ioannina

Ioannina non è solo luogo di storia, ma anche di cultura e tradizioni vive. Uno dei luoghi migliore dove poter immergersi a pieno nella cultura e nelle tradizioni locali è sicuramente il bazar cittadino, un mercato in stile orientale, dove poter trovare prodotti locali artigianali, tessuti, molteplici spezie e soprattutto gioielli. Infatti, la città è famosa per la sua tradizione orafa, che ha radici antichissime. Gli artigiani di Ioannina sono rinomati per la loro abilità nella lavorazione dell’argento e nella creazione di pezzi unici, che è possibile acquistare nelle botteghe.

Attività ed escursioni

Un weekend fuori porta, alla scoperta di Ioannina, può dirsi completo se si ha la possibilità di immergersi nella natura di questa regione greca attraverso escursioni e trekking, attività molto amata dai visitatori, grazie anche alla possibilità di seguire diversi sentieri che si snodano tra foreste, gole e paesaggi naturali incredibili.

Una delle escursioni più spettacolari da Ioannina è sicuramente quella che porta alle gole di Vikos, poco distanti dalla città. Si tratta delle gole più profonde al mondo, che si vanno ad aggiungere a bellezze naturali in giro per l’Europa, come le gole del Verdon in Francia o le numerose gole italiane. Una volta arrivati a destinazione, la vista lascerà senza fiato tutti i camminatori.

Un’altra escursione da fare durante un weekend a Ioannina è anche quella che porta al sito archeologico di Dodoni, uno dei più antichi ed importanti oracoli della Grecia, dedicato alla divinità greca Zeus.

Visitare Ioannina è la giusta occasione per scoprire una parte della Grecia ancora poco conosciuta alla maggior parte dei viaggiatori, una chance per immergersi nella regione greca dell’Epiro e scoprire le sue spiagge e le sue bellezze naturali.

Gola di Vikos, in Grecia e nei pressi Ioannina, con il fiume Vikos che scorre tra la vegetazione verde

Fonte: iStock

Gole di Vikos, le gole più profonde del mondo
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Mount Victoria Lookout di Wellington: sentieri e informazioni da sapere

Il Mount Victoria Lookout, o Monte Vittoria di Wellington in Nuova Zelanda, rappresenta, per tutti gli appassionati di natura e trekking, un’occasione unica, poiché, organizzandosi in anticipo, è possibile ammirare viste mozzafiato e percorrere sentieri escursionistici che ripagano di tutta la fatica. Una vista a 360 gradi di Wellington, il cui panorama è di certo pittoresco ed evocativo. Questo punto di osservazione, soprattutto nelle giornate limpide, ti permette di ammirare Hutt Valley a nord o Remutaka Range a est.

Mount Victoria Lookout di Wellington: come raggiungere il punto panoramico

Il punto panoramico più importante (e impressionante) di Wellington, la Capitale della Nuova Zelanda, è una sorta di “tesoro promesso”. Il tratto urbano della città è minimo, cui spiccano colline verdeggianti e il porto di Wellington: questo belvedere è un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Ma quali sono le informazioni da sapere assolutamente prima di mettersi in “cammino”?

Bisogna partire dalla città e attraversare la foresta di pini per arrivare al Mount Victoria Lookout: il tempo di percorrenza è di circa 2 ore, il percorso a piedi è facile, e puoi anche percorrerlo in mountain bike. La passerella, di circa 4,5 km, inizia esattamente da Courtenay Place, così da raggiungere il belvedere per apprezzare pienamente la vista panoramica sulla città. La salita è in alcuni punti ripida, ma ne vale sicuramente la pena.

Una volta giunta al belvedere, sono presenti ulteriori informazioni, oltre al Byrd Memorial, dedicato a Richard Byrd, esploratore e aviatore americano, oltre a un cannone in bronzo attivo ogni giorno tra il 1877 e il 1900: aveva il compito di segnalare mezzogiorno. Il punto panoramico della città, in ogni caso, è servito anche da un bus: il numero 20, per l’esattezza. Si può raggiungere in auto? Sì, in cima trovi un ampio parcheggio, oltre a un’area di sosta con servizi igienici. Non prevede biglietto d’ingresso: secondo i viaggiatori, l’alba e il tramonto da questo punto sono mozzafiato.

Mount Victoria Lookout: informazioni utili sui sentieri

Il meteo è talvolta imprevedibile, anche in base alla stagione in cui hai scelto di visitare la Nuova Zelanda: il consiglio che ti diamo, prima di intraprendere il sentiero a piedi, è di portare con te un cappello e una comoda giacca a vento. Ai piedi, rigorosamente scarponi comodi, da trekking, che ti consentono di vivere pienamente questo momento e di immergerti nella natura incontaminata.

Preferibilmente, è bene optare per una giornata limpida, poiché si possono scattare tantissime foto uniche. In cima, trovi anche un piccolo parco giochi, dove si trova uno degli scivoli più lunghi di Wellington.

Volendo, ci sono due sentieri che portano al punto panoramico: puoi percorrere a piedi l’intero anello di 4,6 km da Courtenay Place fino a Marjoribanks Street fino alla cima (in questo modo passi da Oriental Bay): circa due orette, anche in base al proprio allenamento. E poi c’è l’anello più corto, un giro panoramico di 2,6 km, circa un’ora, all’interno della Town Belt. Il suggerimento che diamo, in ogni caso, è di scaricare una mappa per una maggiore sicurezza durante il cammino: il paesaggio, alla fine, ripagherà di ogni fatica.

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Visitare la N Seoul Tower e ammirare la capitale della Corea dall’alto

Non sono poche, nel mondo, le grandi città che si possono ammirare dall’alto. Spesso, i grandi nuclei urbani o le capitali possono vantare delle torri di costruzione decisamente moderna, dall’alto delle quali si gode un panorama a dir poco invidiabile. Seoul, la capitale della Corea del Sud, non fa eccezione e la sua N Seoul Tower è una di quelle attrazioni che non possono essere tralasciate durante un periodo breve o lungo alla scoperta di questa nazione asiatica sempre interessante per motivi di ogni genere, dal K pop fino alla gastronomia.

Come organizzarsi per salire sulla N Seoul Tower? Ecco qualche consiglio.

Dove si trova la N Seoul Tower e come raggiungerla

Visitando Seoul, non mancherai di notare molti parchi pubblici. Uno di essi è porta addirittura il nome di un monte. Si tratta del Namsan Mountain Park, dove si trova proprio la N Seoul Tower, oltre a un altro numero cospicuo di attrazioni cittadine, come un osservatorio astronomico o un giardino botanico molto interessante. La torre si può raggiungere in vari modi.

La cosa importante è arrivare in prossimità del parco che la contiene. Se viaggi in auto, sappi che dovrai parcheggiare la tua macchina ai margini del parco. Per salvaguardare la natura e l’ecosistema di quel luogo, solo il trasporto pubblico è ammesso nell’area interna al parco. Per questo motivo, troverai degli shuttle bus che potranno portarti dai parcheggi alla torre o in altre aeree del parco stesso.

Salire sulla N Seoul Tower: quanto costa e dove prendere il biglietto

Questa torre moderna è oggi un’attrazione turistica molto gettonata e conviene sempre organizzarsi in anticipo per acquistare i biglietti, soprattutto se si vuole arrivare sulla piattaforma panoramica in orari speciali come, per esempio, quello del tramonto. La N Seoul Tower è aperta 365 giorni all’anno e l’orario di accesso dipende da cosa si vuole fare o vedere una volta lì.

Questo luogo, come spiegheremo tra poco, è un collettore di ristoranti e negozi con orari diversi. Per quanto riguarda la piattaforma di osservazione, è normalmente aperta dalle 10 del mattino fino alle ore di buio. Chiude, infatti, tra le 21.30 e le 23, a seconda dei giorni. Per raggiungere il punto di osservazione si paga un biglietto di 21’000 won, che sono circa 14€. Sono previste delle riduzioni per bimbi o per anziani oltre una certa età.  Prendere il biglietto online è la cosa migliore per garantirsi l’accesso.

La storia della N Seoul Tower

Fonte: iStock

La N della N Seoul Tower

Caratteristiche e storia della N Seoul Tower

Qual è la storia di un’attrazione simile? La N Seoul Tower venne progettata alla fine degli Anni ’60 e venne pensata per essere, al pari della Fehrnseheturm di Berlino, uno strumento per le trasmissioni televisive. Ci misero un po’ di tempo a costruirla e venne inaugurata all’inizio degli Anni ’80, mantenendo la sua funzione di trasmissione ma diventando fin da subito un luogo da visitare durante un viaggio in Corea o per gli abitanti della capitale stessa. All’inizio della sua vita, si chiamava semplicemente Seoul Tower.

Nel 2005 venne rinnovata e le venne aggiunta quella N per indicare “new”, “nature” e Namsan, ovvero l’area in cui si trova. Questa torre, nel 2018 è entrata a far parte dei monumenti di “Seoul’s Future Heritage”, una speciale lista voluta dall’amministrazione dell’area metropolitana della capitale per raggruppare i monumenti contemporanei importanti per tutta la capitale della Corea del Sud. Serve ancora come antenna per le vie di comunicazione? Assolutamente sì ed è ben lungi da smettere in questo suo servizio pubblico.

A livello di caratteristiche strutturali, questa torre raggiunge un’altezza complessiva di 479,7m, ottenuti sommando la misura della torre più quella del punto del parco in cui si trova. Attualmente è il secondo edificio più alto da ammirare visitando Seoul, dopo la Lotte World Tower, un grattacielo di 554 metri, il cui osservatorio è posto 486 metri, ovvero circa sei metri in più della N Seoul Tower.

Cosa fare visitando la N Seoul Tower in Corea del Sud

Questa torre è racchiude un vero e proprio mondo di cose da fare durante il tuo viaggio a Seoul. Al suo interno potrai mangiare, fare shopping o, addirittura, assistere a spettacoli.

Iniziando dalla gastronomia, sono molti i viaggiatori che si recano nei paesi asiatici per gustare le specialità locali. La cucina coreana è sempre più apprezzata e, all’interno della N Seoul Tower potrai trovare ristoranti di ogni genere e per ogni gusto. Molti di essi, proprio perché all’interno di questa attrazione della capitale, sono spesso presi d’assalto. Se la tua visita corrisponde all’orario di un pasto, è consigliato prenotare. Per poter accedere ai ristoranti della N Seoul Tower non è richiesto alcun biglietto ma si pagherà direttamente il normale conto del proprio pranzo o della propria cena.

Ci sono anche alcuni negozi dentro la torre e sono quasi tutti di souvenir di Seoul o della Corea. Non manca un supermercato e un centro di informazioni turistiche, molto utile per chi si trova lì per la prima volta. La struttura della torre è completamente accessibile ed è pronta ad accogliere anche chi ha problemi di deambulazione.

Le Luci della N Seoul Tower in Corea del Sud

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Le Luci della N Seoul Tower

Le luci della N Seoul Tower

Uno dei motivi più frequenti per recarsi in questo parco per restare a guardare la torre dall’esterno, anche dopo essere saliti alla piattaforma di osservazione ed essere tornati con i piedi per terra. Perché? Il mistero è presto svelato: la torre possiede migliaia di Led di molti colori diversi, pronti a creare degli splendidi motivi luminosi, non appena cala il buio. Gli spettacoli delle luci della N Seoul Tower sono affascinanti e coinvolgenti e sono sempre diversi, a seconda del momento dell’anno, di eventuali festività mondiali o coreane o in base a eventi particolari.

Una curiosità per i viaggiatori romantici

La N Seoul Tower è considerata, soprattutto dai coreani, come uno dei luoghi più romantici della capitale. Non è raro, infatti, arrivare al piano della piattaforma di osservazione e trovare qualcuno intento in una proposta di matrimonio, con tanto di ginocchio posato a terra e anello tra le mani. Per questo motivo, il negozio di souvenir della torre vende delle stampe e oggetti personalizzati, creati apposta per chi fa la proposta in quel luogo così speciale. All’esterno della torre, tra le altre cose, c’è un luogo designato appositamente per agganciare il proprio lucchetto o lasciare dei messaggi d’amore. Stai pensando a un viaggio per fare la tua proposta di matrimonio o per giurare amore eterno a qualcuno? Magari la N Seoul Tower è il luogo che fa per te.

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Il più bel viaggio da fare nel weekend a settembre è nel Monferrato

Italics, la prima rete istituzionale nata per riunire settantaquattro gallerie d’arte moderna e contemporanea attive sul territorio nazionale, ha scelto il Monferrato come location del suo progetto Panorama, alla sua quarta edizione. Una decisione che non stupisce considerando la bellezza di questa terra, contraddistinta da un paesaggio dolce composto da collineborghicastelli e vigneti. Ed è proprio in questo scenario che si terrà la mostra itinerante e diffusa che, coinvolgendo 15 sedi, 4 paesi, 63 artisti e 62 gallerie, ha l’obiettivo di mettere in relazione arte, architettura, antichità e contemporaneo con il territorio e le sue comunità.

Settembre diventa quindi il mese ideale per scoprire il Monferrato: situato tra Asti e Alessandria, rappresenta una meta turistica molto amata da chi desidera staccare la spina e scoprire un’area riconosciuta Patrimonio UNESCO che vanta un ricco patrimonio artistico, culturale e vinicolo. Ecco un assaggio del programma Panorama e cosa fare e vedere durante un weekend in questo territorio.

Panorama 2024: una mostra itinerante

A cura di Carlo Falciani, storico dell’arte, insegnante e curatore indipendente, la quarta edizione di Panorama trasformerà Monferrato in un museo a cielo aperto da scoprire con lentezza. Dal 4 all’8 settembre, i paesi di Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole ospiteranno un percorso espositivo pensato per riscoprire il paesaggio attraverso un viaggio artistico creato con le diverse opere e installazioni sparse per i borghi. Quello creato da Panorama, infatti, è un racconto inedito che unisce antico, moderno e contemporaneo nei luoghi più belli d’Italia.

Sono 15 le sedi scelte, dall’Ex Cottolengo al Palazzo Comunale di Camagna, da Palazzo Callori alla Chiesa dei Battuti a Vignale, dal Castello ai Voltoni Scalea Barocca a Montemagno all’Ex Asilo Regina Elena a Castagnole. In particolare, l’edizione di quest’anno si ispira ai principi de La civil conversazione, un testo scritto da Stefano Guazzo e pubblicato nel 1574, scelto perché mostra come alcune idee nate in Monferrato siano state fondamentali per l’Europa tra il Cinquecento e Seicento.

Weekend nel Monferrato a settembre: cosa vedere

All’itinerario artistico offerto da Panorama, potete aggiungere una visita alle altre zone del Monferrato, un paesaggio unico da scoprire sia a piedi che in bicicletta. Qui potete trascorrere un’intera giornata a spasso fra borghi e castelli: dalle architetture barocche di Casale Monferrato agli Infernot di Rosignano Monferrato, termine piemontese che fa riferimento a un luogo sotterraneo utilizzato come cantina. Per gli amanti dei castelli, invece, da non perdere sono sicuramente il Castello di Tagliolo, considerata una delle fortezze meglio conservate di tutto l’Alto Monferrato, il Castello Malaspina a Cremolino, quello di Razzano e il castello di Gabiano.

Infine, impossibile organizzare l’itinerario perfetto nel Monferrato senza regalarsi una degustazione dei suoi vini. Settembre, mese della vendemmia, è il periodo ideale per scoprire la cultura vinicola del territorio perché viene organizzata la Festa del Vino: un’occasione unica per scoprire gli 11 vitigni locali dai quali nascono i vini D.O.C. del Monferrato, apprezzati in tutto il mondo. A rendere questa esperienza ancora più speciale ci penserà la natura, che proprio in questo periodo farà spazio alle splendide tonalità dei paesaggi autunnali che in questo territorio si mostrano in tutta la loro bellezza.

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Aperitivo in terrazza, le location più panoramiche d’Italia

C’è un modo di godersi al meglio una città, specie dopo averla visitata, quando a fine giornata arriva il momento di rilassarsi senza però perdere occasione per continuare a fare delle piacevoli scoperte. È quando arriva l’ora dell’aperitivo e si può salire sulla cima di un edificio per godersi lo skyline, ascoltare buona musica, chiacchierare con gli amici e sorseggiare uno dei migliori cocktail del locale più alla moda del momento.

L’ideale è quindi regalarsi un buon aperitivo in terrazza. Un cocktail in mano, un tramonto mozzafiato, la compagnia giusta e una leggera brezza – o l’aria condizionata, se fa troppo caldo – ad accarezzare la pelle sono la ricetta perfetta per chiudere una giornata in bellezza. Da Nord a Sud dell’Italia, sono numerosissimi i rooftop che offrono panorami spettacolari, alcuni perfetti per l’estate – certi sono aperti anche ad agosto – ma molti da godersi tutto l’anno.

I più bei rooftop di Milano

Il viaggio alla scoperta dei rooftop più belli non può non partire da Milano, la capitale italiana della movida e dell’happy hour. Una delle location più mozzafiato di Milano è sicuramente The Organics SkyGarden al tredicesimo e ultimo piano dell’Hotel Hyatt Centric Milan Centrale. dalla terrazza tutta vetrate si gode di una vista pazzesca a 360 gradi dello skyline più incredibile di Milano, quello modernissimo di piazza Gae Aulenti con il famoso Bosco Verticale, il Palazzo della Regione Lombardia e la Torre Solaria, ma anche quello della Stazione Centrale, del Duomo e dei tetti della vecchia Milano. L’arredamento del locale ricorda una giungla. Ci si immerge in vero paradiso tropicale, tra vegetazione lussureggiante di piante esotiche e soffitti decorati con verde fogliame tipico della foresta pluviale del Centro America, a cui sono ispirati i cocktail esotici creati da esperti mixologist e serviti in originali bicchieri, accompagnati da piatti a base di cevice, tropical salad e frutta.

Con vista sui tetti della città, in pieno quartiere Brera, c’è un piccolo rooftop circondato dal verde che regala una bellissima vista sul centro storico e che dà l’impressione di trovarsi in un giardino sospeso. Sì, perché sul tetto dell’Hotel Milano Scala c’è un vero e proprio orto i cui prodotti, dalle verdure alle spezie, vengono poi impiegati per la cucine del ristorante dell’albergo. Un secret garden poco noto ma meraviglioso e molto rilassante.

Non è molto alto, perché si trova proprio sopra l’ingresso principale dell’hotel, ma è comunque un rooftop, dove sembra di stare in un giardino la Greenhouse dell’Hilton Milan, circondato da piante, un soffice praticello su cui camminare e tavolini di ferro battuto dove rilassarsi con un cocktail in mano. Magari a base di limoncello, prodotto direttamente con i limoni che crescono nella serra insieme a tante altre erbe usate dallo chef per preparare i piatti del ristorante e lounge bar CotoliAMO (aperto anche nel mese di agosto) sostenibile e zero waste perché tutto ciò che è possibile qui viene riutilizzato. Inoltre, vengono organizzati Pesto Experience, per scoprire i trucchi per fare il pesto direttamente dallo chef, la Mixology Class, per imparare a realizzare il proprio cocktail seguendo i segreti del bartender e prendendo gli ingredienti direttamente dalla serra dell’hotel.

Sempre in zona in zona Garibaldi, è d’obbligo anche una visita all’american bar del Ceresio 7, un rooftop con tanto di piscina e ristorante dove trascorrere anche un’intera giornata. Un luogo decisamente glam e alla moda, dove poter bere uno Spritz accompagnato da qualche piattino rigorosamente servito ammirando lo skyline più moderno con i grattacieli di Porta Nuova.

Tra i rooftop più suggestivi e più centrali, con una splendida vista sul Parco Sempione e sul Castello Sforzesco, c’è quello della Terrazza Triennale. In pieno centro con vista proprio su piazza Duomo, c’è la Terrazza Aperol, che fa parte dell’edificio che ospita la Galleria Vittorio Emanuele: non è grandissima, ma l’affaccio su una delle piazze più importanti d’Italia con vista sulla cattedrale più famosa la mondo è davvero unico.

I più bei rooftop di Roma

Se a Milano, con le sue luci che illuminano la notte di una città che non dome mai, si possono ammirare modernissimi skyline, a Roma i rooftop regalano viste a dir poco da sogno. È il caso di Achilli al D.o.m., una location esclusiva, nascosta tra i tetti della Capitale, nel cuore del centro storico cittadino. Ogni sera, solo 50 persone possono rifugiarsi in questo esclusivo angolo di città, godendosi il tramonto della Città Eterna. Meno selettiva, ma ugualmente elegante è la terrazza delloZuma, a due passi da piazza di Spagna. Il suo lounge bar, dal fascino nipponico e dall’arredamento minimal, è perfetto per rilassarsi gustando sakè, sushi e liquori pregiati.

I più bei rooftop nelle altre città

L’eleganza eterna di Torino, ex Capitale d’Italia, si nota molto nei suoi famosi caffè, dove servono il tradizionale bicerin, ma ora che la città è tornata molto in auge tra i turisti che la visitano tutto l’anno, aprono anche qui nuovi locali contemporanei sui tetti dei palazzi più belli. Come l’Otium Rooftop, con affaccio su piazza Solferino: design moderno e internazionale e ambiente rilassato e vivace con vista sui tetti della città circondati dalle Alpi. Per ammirare i capolavori di Firenze, dalla Cupola del Brunelleschi al Campanile di Giotto, un’ottima soluzione è La Terrazza del Continentale Lungarno Hotel, a pochi passi dal Ponte Vecchio, un locale incredibilmente romantico con una vista top.

A Venezia, la meta prediletta dagli innamorati è lo Skyline Rooftop Bar all’ottavo piano dell’antico Molino Stucky, sull’isola della Giudecca che offre un aperitivo a bordo piscina e una delle viste più affascinanti sui canali. Il Sud non è da meno. Nella sua celebre “Caruso”, Lucio Dalla con passione cantava “Qui dove il mare luccica e tira forte il vento, su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento…”. A ispirare quei versi che hanno fatto la storia della canzone italiana avrebbe potuto essere tranquillamente la terrazza in cima all’esclusivo Majestic Palace Hotel di Sorrento. Arredamento totally white per un bar che s’affaccia sul golfo e su un immenso giardino da 15mila metri quadrati.

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Sta per nascere il Percorso degli Olimpionici, la nuova ciclopedonale che porta a Pompei

Quello che sta per nascere è un itinerario epico che, una volta terminato, condurrà i visitatori verso una delle mete più visitate d’Italia, attraversando un paesaggio incantevole, a dir poco. Siamo in dirittura d’arrivo nella realizzazione della nuova ciclopedonale che prende il nome di Percorso degli Olimpionici e che va da Vico Equense fino a Pompei, passando per Castellammare di Stabia e altri incantevoli luoghi campani. Un’opera meravigliosa e paesaggisticamente tra le più belle mai realizzate. I lavori dovrebbero terminare entro il 2025. Ma vediamo di cosa si tratta nel dettaglio.

Il Percorso degli Olimpionici

Il nome Percorso degli Olimpionici è nato dal fatto che questo itinerario, non ancora tracciato ufficialmente, viene utilizzato frequentemente da atleti professionisti per allenarsi nelle loro discipline. Una volta ultimato, dunque, potrà essere sfruttato al massimo prima di tutto dai professionisti, ma anche da tanti ciclisti e camminatori amatoriali, in un contesto meraviglioso che tutto il mondo ci invidia.

Il nuovo Percorso degli Olimpionici permetterà di godere delle eccellenze paesaggistiche di questo tratto di costa della Campania, ma anche culturali, visto che l’itinerario si conclude niente meno che a Pompei, il sito archeologico più visitato d’Italia dopo il Colosseo, specialmente d’estate, quando i turisti – soprattutto stranieri – affollano questa zona. E si sa quanto gli stranieri, specie i nordici, amino fare hiking o fare vacanze in bicicletta.

Le tappe del percorso

Una volta realizzata, questa grandiosa opera metterà anche a sistema numerose attività turistiche che si trovano lungo il tracciato, dal Parco archeologico di Pompei al Santuario della Madonna di Pompei alla città di Castellammare di Stabia con il suo centro storico e le terme alla città turistica di Vico Equense attraverso lo straordinario lungomare.

Un itinerario sostenibile

Inoltre, il tracciato sarà utile per favorire e promuovere un elevato grado di mobilità ciclistica e pedonale, alternativa all’uso dei veicoli a motore, sviluppando così un’attenzione sempre crescente a forme di mobilità alternativa, rispettose dell’ambiente e che non producano inquinamento.