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Wild Garda, spiagge nascoste, panorami e storia

Lago di Garda wild? Si può: incastonata in una delle zone più incontaminate del Lago, abitata sin dalla preistoria, la Riserva della Rocca di Manerba offre facili trekking dal sapore mediterraneo, panorami mozzafiato sul lago e spiagge wild: basti pensare che nel versante lacustre del parco – tra Porto Dusano e Pisenze – è consentito avvicinarsi alla costa solo con imbarcazioni a vela e remi.

I sentieri, situati a bassa quota e ideali per una passeggiata primaverile, si sviluppano tra scavi archeologici, scogliere a strapiombo sull’acqua, vigneti e uliveti lacustri.

Storia, panorami e sentieri

Potete parcheggiare nei pressi del Museo Archeologico (vedi info pratiche in basso), utile per conoscere le motivazioni per le quali l’uomo ha deciso, nel tempo, di insediarsi sul Lago di Garda, e proseguire sul facile percorso informativo disseminato di bacheche descrittive e punti panoramici che ci portano alla Rocca (10 min e 50 m di dislivello in salita), il punto più alto di tutta la zona, che regala una vista panoramica a 360 gradi sul lago: l’Isola dei Conigli accanto a noi, a nord-ovest, gli oltre 2000 m del Monte Baldo a nord-est, la penisola di Sirmione a sud-est, le coltivazioni rurali della riserva proprio sotto di noi.

Dalla Rocca si può proseguire in discesa verso Punta Sasso tramite un sentiero a tratti esposto che richiede più attenzione, e delle scarpe adatte (15 min e 60 m di dislivello in discesa), e che intercetta il sentiero panoramico 801 del CAI.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba. Entro la cinta esterna gli scavi hanno identificato una sequenza stratigrafica che va dalla cultura di Lagozza (4000 a.C.) alla fortificazione medievale da cui il sito trae il nome.

I reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno, che un secolo dopo, donò i terreni circostanti ed in riva al lago, ai monaci di San Zeno di Verona. Successivamente la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta che espugnò e distrusse l’ultima struttura medievale nel 1574, in quanto divenuta un rifugio di briganti.

Punta Sasso ci offre una vista del lago diversa, una scogliera a strapiombo sull’acqua che, con i suoi 90 m di salto, richiama panorami più oceanici.

Vedete le spiaggette nascoste lì sotto? Sono raggiungibili anche senza paracadute 😉 attraverso un bel sentiero nel bosco, vedi oltre.

Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801
Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801

Vale la pena proseguire sul sentiero 801 verso sud (lago alla vostra sinistra), che costeggia il lago dall’alto della scogliera: l’acqua a perdita d’occhio, il contesto selvaggio, una macchia e odori a tratti simili a quelli mediterranei fanno decisamente pensare ad un trekking marino.

Se proseguite oltre, il sentiero si allontana dal lago passando per boschi e zone agricole con coltivazioni a vigneti ed uliveti, per poi arrivare alla chiesetta di San Giorgio, di epoca romanica, da cui si torna a godere di panorami lacustri. Se si prosegue oltre si arriva a Porto Dusano (ca 2 km da Punta Sasso).

Le spiagge della Riserva

Invece, proseguendo sull’801 verso nord (lago alla vostra destra) si arriva alla bella ed estesa spiaggia Pisenze – di ciottoli, stretta ma abbastanza estesa, priva di servizi – nei pressi dell’omonimo ristorante. Periodicamente visitata da coppie di cigni bianchi, si ha da qui una bella vista sulle montagne circostanti e sull’isole di San Biagio, che è possibile visitare o a piedi – quando la bassa marea lo permette – o noleggiando un sup o un kayak (se non siete pratici meglio tramite un tour accompagnato) presso Garda Sup (+39 389 2022414), presente nella Spiaggia Pisenze. La spiaggia va in ombra a metà pomeriggio ed è vietata ai cani.

Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso
Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso

Mentre Pisenze è collegata alla viabilità stradale, le spiagge sotto alle scogliere a strapiombo di Punta Sasso sono raggiungibili solo tramite sentiero, accedendo alla riserva da sud.

La Riserva di Manerba si estende alle acque di questo tratto, a cui è consentito avvicinarsi solo con imbarcazioni a vela e remi. Le spiagge di questo tratto, quindi, isolate dal contesto prevalentemente urbano del lago, e protette dall’intrusione dei motori, costituiscono davvero uno spettacolo della natura.

Info Pratiche – Spiagge (accesso da sud)

🚗 Uscita Desenzano della A4, SP572 verso Desenzano/Salò fino ad una rotonda con una grande pianta in metallo al centro, dove si prende Via Valtenesi a destra seguendo le indicazioni per il Parco archeologico naturalistico. Si prosegue seguendo le indicazioni per il Parco/Porto Dusano prendendo, nei pressi della destinazione, Via San Giorgio prima e poi Via Agello a sinistra fino all’omonimo parcheggio (45.550358, 10.570759; Via Agello, 10, 25080 Manerba del Garda (BS); ampio parcheggio, auto a € 4 al giorno; area camper aperta da maggio a settembre con bar, in contesto prevalentemente naturale: notte € 8, giorno € 8, solo carico e scarico € 5).

Fonte: riservaroccamanerba.com

I sentieri della Riserva della Rocca di Manerba – Credits: riservaroccamanerba.com

👣 Si prosegue a piedi su via Agello e, non appena la strada si fa sterrata e carrabile per i soli residenti, si gira a destra in Via Marinello che si segue fino al cartello marrone “Pieve” (45.55049, 10.57528), dove si lascia la strada principale per il sentiero che si infila nel bosco. Dovete, subito dopo, cercare il sentierino che scende verso il lago, con il lago stesso alla vostra destra. Passata una porta abbandonata in mattoni, si continua a scendere fino ad arrivare all’altitudine del lago, dove troverete alcune piccole spiaggette.

Da qui si prende una traccia a sinistra che corre lungo il profilo del lago tenendolo alla vostra destra. Questa traccia porta a diverse calette, tutte selvagge e nascoste, alcune di rocce altre di ciottoli. Una delle prime che incontrerete è frequentata da naturisti.

Ecco le mie spiagge preferite! Seguite la traccia che costeggia il lago (con lo stesso alla vostra destra) per circa 3-400 m: si trovano una dietro l’altra in queste posizioni, 45.5534, 10.5782 e 45.55401, 10.5781, sono entrambe di ciottoli, abbastanza larghe ed estese (circa 50 m ciascuna).

Le spiaggette nascoste della Riserva

Le due spiagge sono entrambe soleggiate, con ampie zone di ombra naturale grazie al lussureggiante bosco che arriva fino alla riva e vanno in ombra a metà pomeriggio.

Dal parcheggio tenete conto di almeno 30 minuti di cammino abbastanza facile, ma non segnalato: considerate tuttavia che, anche se fino al cartello marrone il percorso è prevalentemente in piano, successivamente si affronta un dislivello di ca 60 m. Servono calzature da escursionismo.

Info Pratiche per la Rocca (accesso da nord)

Se prediligete gli scavi alle spiagge, conviene forse approcciare la riserva da nord, seguendo le indicazioni per il Parco Archeologico Naturalistico fino al parcheggio di Via della Rocca, 16 a Manerba del Garda (45.556539, 10.568915). È  il più caro della zona (€ 2 l’ora, alcuni segnalano multe per una ZTL mal segnalata, a noi non è capitato) ma si trova accanto al Museo Civico Archeologico e dà immediato accesso al percorso informativo che ci porta alla Rocca (Dislivello: 50 m in salita).

Se cercate un parcheggio gratuito ce n’è uno da 70 posti all’angolo tra Via del Torchio e Via dei Pradelli (45.557731, 10.561053, Via del Torchio, 23, Manerba del Garda), da cui il Museo Archeologico dista 800 m (15 min e 70 m di dislivello).

In alternativa potete iniziare la vostra escursione prendendo il sentiero CAI presso il Ristorante Pisenze (700 m di sentiero e 120 di dislivello fino alla Rocca, servono scarpe adatte): le Vie Duca D’Aosta e Pisenze sono attrezzate con parcheggi a pagamento (1€ l’ora o 7€ tutto il giorno) e da qui potete rapidamente accedere alla omonima spiaggia. Inoltre il Ristorante (buona scelta per mangiare vista lago; 45.559293, 10.569740; +39 0365 552358; via Duca D’Aosta, 23, 25080 Manerba del Garda), offre un parcheggio riservato ai suoi clienti.

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A bordo dei treni storici verso i più bei laghi d’Italia

A primavera partono i treni storici diretti verso alcuni dei laghi più belli d’Italia. Si viaggia a bordo di carrozze d’epoca verso i paesaggi pittoreschi e i borghi pastello del Lago di Como oppure tra i lussureggianti giardini del Lago Maggiore o ancora verso il bellissimo Lago d’Iseo.

È un viaggio nel tempo e l’esperienza è unica. I treni storici della Fondazione FS partono ad aprile e viaggiano nei weekend fino a metà ottobre.

A bordo del Lario Express sul Lago di Como

Il Lario Express diretto al Lago di Como attraversa l’entroterra lombardo e accompagna i viaggiatori alla scoperta dei magnifici borghi comaschi. L’esperienza di viaggio inizia già a bordo, tra le atmosfere senza tempo delle antiche vetture Centoporte, godendo del panorama che scorre lento dal finestrino. Tra le maggiori attrazioni culturali che si possono ammirare in questo viaggio, la Basilica minore di Seregno risalente al 1700, l’abbazia benedettina di fine ‘800 e l’antico borgo di Cantù, con le sue affascinanti architetture risalenti al medioevo.

A Lecco, città cara al Manzoni per il suo lago, i viaggiatori del treno storico hanno a disposizione numerosi itinerari culturali tra cui optare, come una gita sul lago a bordo di un battello, un trekking nelle riserve naturali, ma anche la possibilità di praticare cicloturismo e sport acquatici sul lago.

Il Besanino Express che va sul Lago di Lecco

Un treno storico con locomotiva elettrica o a vapore parte da Milano Centrale per giungere su quel ramo del Lago di Como meglio conosciuto come Lago di Lecco. Si viaggia a bordo di carrozze Centoporte degli Anni ’30 o Corbellini degli Anni ’50 e, grazie a un vagone bagagliaio, si può portare con sé la propria bicicletta per fare escursioni una volta giunti a destinazione. Le ultime due fermate, Oggiono e Lecco, sono quelle lacustri.

Lecco è stata eletta qualche anno fa città più romantica della zona dei laghi del Nord Italia e sono tantissime le attrazioni da visitare tra chiese e palazzi storici, tra cui la Villa Manzoni, ma è anche possibile imbarcarsi su un battello e fare un giro sul lago ammirando i borghi lungo la costa.

Sul Laveno Express verso il Lago Maggiore

La sbuffante locomotiva che parte da Milano Centrale, al traino delle carrozze Centoporte Anni ’30, offre ai passeggeri del treno un’esperienza di viaggio unica. Giunti a destinazione, le città di Laveno e di Mombello offrono un panorama mozzafiato sul Lago Maggiore, con la possibilità di trascorrere la giornata a bordo di un battello oppure di riscoprire i borghi storici a piedi o in bicicletta. Gli stranieri andrebbero pazzi per questo viaggio.

Col treno storico al Lago d’Iseo

Il Sebino Express, il treno che porta i passeggeri verso il Lago d’Iseo, parte dapprima con una locomotiva elettrica in livrea storica e, una volta giunto a Bergamo, viene sostituita da una locomotiva a vapore fino alla fine del tragitto. Si viaggia a bordo di vetture Centoporte degli Anni ’30 e Corbellini degli Anni ’50.

Partendo dalla grande metropoli lombarda, il treno viaggia sbuffando verso la bergamasca e la sponda Sud‐Est del Sebino: la stazione di arrivo, sul limitare del centro di Paratico, guarda al Comune gemello di Sarnico, che si affaccia proprio sulla sponda opposta del lago, attraversabile a piedi in questo punto così assottigliato grazie a un ponte.

Una volta giunti a destinazione, si può trascorrere una giornata a contatto con la natura passeggiando sulle sponde del lago o cimentandosi con diversi sport acquatici, clima permettendo, oppure immergersi nella storia di questi luoghi visitando, nell’entroterra, i resti del castello e della torre Lantieri, di epoca medievale, per poi ritornare verso il lago per scoprire gli antichi pontili di attracco delle chiatte per il trasporto merci, i cui carichi venivano trasferiti sulla stessa linea ferroviaria su cui si è appena viaggiato.

 

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Sembra un quadro, ma il paesaggio è stato dipinto da Madre Natura

Esistono dei luoghi che sono così belli da non sembrare reali. Posti che si aprono davanti allo sguardo incredulo degli avventurieri che osano spingersi fino ai confini del mondo e che incantano per la loro immensa bellezza, che non si possono descrivere, ma solo vivere.

E oggi è proprio di un posto così che vogliamo parlarvi, di un capolavoro naturalistico che non conosce uguali. Di un paesaggio che sembra un quadro, ma che in realtà è stato dipinto da Madre Natura. Benvenuti a Landmannalaugar.

Landmannalaugar, il paradiso naturale dei colori

Il nostro viaggio di oggi ci conduce al cospetto di un territorio incontaminato e sconfinato che da sempre popola le travel wish list di tutti gli avventurieri del mondo. Stiamo parlando dell’Islanda, quell’isola caratterizzata da paesaggi che lasciano senza fiato, che inebriano la vista e stordiscono i sensi. Vulcani, geyser, terme e campi di lava si alternano a parchi nazionali e imponenti ghiacciai creando visioni di immensa bellezza.

Ed è proprio dentro una visione, surreale e mozzafiato, che oggi vogliamo portarvi. Un territorio montuoso situato nel sud dell’isola, e nei pressi del vulcano Hekla, caratterizzato da formazioni geologiche uniche che per forme, lineamenti e colori restituiscono la sensazione di trovarti davanti a un capolavoro d’arte.

Ci troviamo a Landmannalaugar, all’interno della Fjallabak Nature Reserve, la riserva dei meravigliosi altopiani islandesi che è diventata meta imprescindibile di tutti i viaggiatori che arrivano nel Paese, e il motivo è facilmente intuibile. Qui, infatti, su ampie distese di lava che si alternano a sorgenti di acqua calda, si snodano tutta una serie di montagne di riolite multicolor che creano uno scenario davvero unico al mondo. Sembra di trovarsi davanti a un quadro, ma in realtà questo paesaggio è stato dipinto da Madre Natura, ed è bellissimo.

Landmannalaugar, paradiso terrestre e colorato in Islanda

Fonte: 123rf

Landmannalaugar, paradiso terrestre e colorato in Islanda

Il quadro islandese dipinto da Madre Natura

Partendo da Hella, la cittadina islandese celebre per gli avvistamenti dell’aurora boreale, è possibile raggiungere Landmannalaugar in automobile, percorrendo la pista F26, o in autobus. Arrivati qui i viaggiatori possono ammirare quello che è uno dei più grandi e spettacolari capolavori visivi della natura.

Le montagne di riolite che si snodano sull’altopiano lavico di Laugahraun, infatti, sono caratterizzate da tinte e sfumature incredibili che brillano al sole e si infiammano al tramonto. Sono rosse e arancioni, azzurre, verdi e gialle, sono spettacolari e creano un paesaggio multicolor che sembra essere stato creato dalle pennellate di un pittore.

Nel Landmannalaugar è presente un centro assistenza, aperto solo durante il periodo estivo, e un rifugio che può ospitare fino a un massimo di 78 persone, e che si configura come il punto di partenza perfetto per andare alla scoperta di tutte i paesaggi sconfinati e incantati che si snodano nelle Highlands islandesi.

Una volta arrivati fin qui il consiglio è quello di immergersi in questo quadro e di esplorarlo seguendo uno dei numerosi itinerari escursionistici che conducono alla scoperta degli altopiani dell’Islanda. Fermatevi a osservare il paesaggio e tutti i suoi scorci: da qui la vista è mozzafiato.

Landmannalaugar, il paesaggio dipinto da Madre Natura

Fonte: iStock

Landmannalaugar, il paesaggio dipinto da Madre Natura

 

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Nascono le Vie Storiche di Montagna, alla scoperta di panorami unici

Le Vie Storiche di Montagna rappresentano un patrimonio unico al mondo, dal valore inestimabile: sono antichi itinerari percorsi già centinaia di anni fa, e che oggi sono stati rimessi in sesto per regalare ai turisti un’emozione meravigliosa. Camminando tra terra cielo, lungo sentieri d’alta quota, potremo così ammirare panorami bellissimi e immergerci completamente nella natura. Dove si trovano questi splendidi percorsi? Andiamo alla loro scoperta.

Le Vie Storiche di Montagna, un progetto unico

La Regione Piemonte ha deciso di rivalorizzare i suoi incantevoli itinerari d’alta quota, con un vasto intervento di recupero che ha permesso di riportare in vita un’importante eredità storica e paesaggistica. “ È una scelta voluta per conservare un patrimonio unico nel suo genere, ma anche per far diventare le nostre antiche vie attrazioni turistiche che vadano incontro alla richiesta crescente degli escursionisti di vivere a contatto con la natura dietro scenari unici arrivati quasi intatti fino a noi” – ha affermato Vittoria Poggio, assessore piemontese alla Cultura, Turismo e Commercio.

È così che, nei mesi scorsi, sono tornate al loro splendore le 16 Vie Storiche di Montagna, antichi itinerari che seguono le orme di soldati, commercianti e popoli in migrazione del passato. A fare da sfondo a questi cammini, le imponenti cime delle Alpi: tra boschi rigogliosi e ampie vallate che si stendono a perdita d’occhio, il panorama è davvero affascinante. L’iniziativa piemontese, d’altra parte, ricalca altri interessanti progetti similari come il Cammino delle Dolomiti, che offre viste da cartolina, e la Via delle Malghe, nel cuore verde dell’Altopiano di Asiago.

I 16 itinerari d’alta quota, tutti da scoprire

Quali sono le Vie Storiche di Montagna? L’intervento ha permesso di recuperare ben 16 cammini, che hanno in comune un panorama mozzafiato: percorrendo sentieri d’alta quota, ci si tuffa nella natura rigogliosa e in un silenzio rotto solo dal fruscio del vento o dallo scorrere impetuoso di qualche torrente. Due cammini affascinanti sono quelli che attraversano il Distretto dei Laghi, incontrando lungo la via dei paesaggi fatati. La prima strada conduce infatti alla Cascata del Toce, una delle più suggestive d’Italia, mentre la seconda affronta in quattro tappe il Verbano-Cusio-Ossola, con uno sguardo d’eccezione sul lago Maggiore.

Altri due percorsi sono invece tra le province di Biella e Vercelli: il sentiero che porta sino al Colle della Gragliasca e la Via Regia, che segue l’antico percorso della Via d’Aosta, spingendosi presso Gressoney-Saint-Jean. In provincia di Torino, sono tornati alla luce altri 6 cammini favolosi: il sentiero che attraversa la Val di Susa sino al Colle delle Finestre, la strada militare dell’Assietta, la strada militare Fenil-Jafferau (che percorre anche la celebre Galleria dei Saraceni), il percorso che collega Bardonecchia alla Valle di Rochemolles, le strade dei Monti della Luna e il cammino della Val Argentera.

Infine, gli ultimi 6 itinerari si snodano in provincia di Cuneo, dove affrontano paesaggi bellissimi. Uno di essi percorre l’Altopiano della Gardetta, mentre gli altri ricalcano le antiche strade della Ciclovia del Duca, dell’Alta Via del Sale, del Cammino di Sant’Anna, del circuito ad anello Curnis Auta e della Strada dei Cannoni. Ciascuno di questi splendidi percorsi ha una storia alle spalle, ed è proprio come immergersi in un mondo completamente diverso. Per gli amanti del trekking e delle escursioni all’aria aperta, ora ci sono tante nuove possibilità da non lasciarsi proprio sfuggire.

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Ruanda: un viaggio da fare almeno una volta nella vita

L’Africa è un luogo dalle infinite meraviglie, dove la natura è ancora selvaggia e le città ricche di bellissime sorprese: ormai da anni molti turisti la scelgono per un viaggio avventuroso alla scoperta di panorami unici al mondo. Una delle mete emergenti è il Ruanda, chiamato anche la “terra delle mille colline” per i suoi paesaggi incantevoli. Sono ormai lontani i tempi in cui da questo posto così incredibile giungevano solo terribili notizie, mentre il Paese stava affrontando una delle più gravi emergenze umanitarie di sempre. Oggi tutto è cambiato, andiamo a scoprire quali sono le tappe imperdibili per conoscere meglio questi luoghi magici.

Ruanda, una terra ricca di emozioni

Solo una manciata di anni fa, pensare di esplorare una terra ricca di fascino come il Ruanda sembrava impossibile. Era il 1994 quando il Paese, reduce da una lunga guerra civile che aveva messo a dura prova la popolazione, venne scosso da un genocidio di portata enorme, che causò probabilmente oltre un milione di vittime. Eppure, una lenta ma inesorabile ripresa ha condotto la Nazione ad una rinascita che oggi merita di essere celebrata: la sua radicale trasformazione è visibile nei suoi paesaggi naturali e nei suoi pittoreschi villaggi, nelle tradizioni e nella cultura, negli occhi degli abitanti che ci accolgono con calore.

Cosa vedere, dunque, in un viaggio in Ruanda? La prima tappa non può che essere Kigali, la sua capitale: è una città piccola, ma dal fascino sorprendente. Cuore economico e culturale del Paese, si è sviluppato attorno al distretto finanziario e ha pian piano invaso le colline circostanti, in un dedalo di casette e imponenti palazzi che si stagliano contro il cielo. Qui si può visitare il Memoriale del Genocidio, un monumento storico che ospita i resti di oltre 250mila vittime, inaugurato nel 2004. E per immergersi completamente nell’atmosfera più autentica del Paese, non resta poi che sbirciare tra le tante bancarelle del mercato locale, un vero tripudio di colori e di profumi.

Cosa vedere in Ruanda

Un luogo davvero speciale è Nyanza, un tempo villaggio di grande importanza: qui venne stabilita la capitale del regno di Ruanda, e la più bella testimonianza di quel periodo è il King’s Palace Museum, ospitato all’interno dell’antico Palazzo Reale. A non molta distanza, si può anche visitare il Museo Etnografico di Huye, il quale accoglie un’ampia collezione di manufatti artistici e archeologici per comprendere meglio la cultura e le tradizioni ruandesi. Ma il vero spettacolo di questo Paese è la sua natura incontaminata.

Il Parco Nazionale dell’Akagera, situato nella parte nord-orientale del Ruanda, al confine con la Tanzania, è una vasta area protetta caratterizzata da paesaggi d’acqua meravigliosi (qui si trovano alcuni splendidi laghi, tra cui il Shakani) e da habitat molto diversi tra loro, come l’ampia pianura alluvionale e le numerose zone montuose. Questo è il luogo ideale per un safari alla scoperta dei Big 5, i cinque grandi animali della savana africana. È invece all’interno del Parco Nazionale di Nyungwe che è racchiusa una meravigliosa foresta pluviale, dove poter osservare elefanti, scimpanzé e una sconfinata varierà di uccelli. Tantissimi sentieri adatti ad un trekking avventuroso ci condurranno alla scoperta di un ambiente unico al mondo.

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Pulo di Altamura, una voragine nel paesaggio selvatico

È uno degli spettacoli della natura che non ti aspetti, un patrimonio paesaggistico da vivere e da scoprire nel cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, a sei chilometri da Altamura, la “città del pane DOP”: ecco il Pulo di Altamura, una suggestiva e profonda “voragine nel paesaggio selvaggio”.

Non passa certo inosservata: si tratta della più estesa dolina carsica dell’altopiano dell’Alta Murgia e appare davvero maestosa, sprofondando da 477 metri di altezza e arrivando ai 92 metri di profondità.

Il Pulo di Altamura: la nascita di un meraviglioso anfiteatro naturale

Una meraviglia naturale dal passato millenario di cui, tuttavia, si hanno ancora poche certezze.

Tra le ipotesi più accreditate, il Pulo si sarebbe formato grazie alla natura carsica del territorio: non a caso, nelle vicinanze possiamo osservare altri paesaggi simili, altrettanto interessanti, come il Pulo di Molfetta, il Pulicchio di Gravina e il Pulicchio di Toritto.

Gli squarci nel terreno, quindi, derivano dalla doppia azione chimica e meccanica dell’acqua nella massa rocciosa di natura calcarea, sulla base del fenomeno noto come carsismo.

Tutto il fascino di un luogo a contatto con la natura

La dolina carsica irrompe nel paesaggio dell’Alta Murgia e cattura irrimediabilmente lo sguardo, luogo arcaico immerso nel silenzio e nei profumi della macchia mediterranea, a pieno contatto con la natura.

Appare come una voragine nel terreno plasmata da due lame e pareti verticali dai colori accesi, punteggiate da innumerevoli anfratti e grotte (tra cui le cavità principali, la Grotta I e la Grotta II), abitate dagli ominidi e da quello che venne definito come “Uomo di Altamura“, i cui resti furono rinvenuti nel 1993 dando vita a una delle scoperte paleontologiche più incredibili effettuate in Italia.

La presenza dell’uomo continua poi per tutto il Medioevo e l’età moderna con la pratica di culti e lo sfruttamento di risorse: lo testimoniano i numerosi ritrovamenti umani, i ciottoli incisi e la celebre conchiglia di Cyprea, gioiello dell’antichità.

Come raggiungere il Pulo di Altamura

Il Pulo, magnifico scenario d’Alta Murgia, è la meta ideale per chi ama le escursioni in un contesto insolito e nella quiete più totale.

È raggiungibile a piedi oppure seguendo la pista sterrata sul suo bordo, dove si può parcheggiare l’auto.

Chi desidera avventurarsi lungo il piccolo sentiero, protetto in alcune zone da balaustre in metallo, deve imboccare il bordo della conca sulla destra e iniziare gradualmente la discesa: subito, ecco l’incanto dei vivi colori delle rocce tra cui cresce la campanula pugliese e svettano, forti e rigogliose, le piante di fico.

Sono momenti preziosi, in un luogo ameno e curioso, quasi surreale, da apprezzare, scoprire e ammirare passo dopo passo, una di quelle esperienze che lasciano sensazioni e ricordi indelebili.

Anche la risalita è semplice e tracciata. Prima di tornare al punto di partenza, però, è doveroso scendere i gradini della grotta che si incontra lungo il percorso: il panorama mozzafiato sulla dolina è difficile da descrivere a parole e sprigiona tutta la forza della natura.

La breve e appagante passeggiata si conclude poi lungo gli aridi e inconfondibili prati della Murgia.

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Un cammino in sette tappe sulle tracce del lupo

È il “cattivo” delle fiabe, ma anche un animale meraviglioso: il lupo diventa protagonista di un lungo cammino in sette tappe che porta alla scoperta di splendidi paesaggi d’alta quota e di una natura rigogliosa e incontaminata. Dipanandosi tra Italia e Francia, questo lungo e impervio sentiero offre non solo una vista mozzafiato, ma anche la possibilità di incontrare alcuni esemplari di lupo che oggi vivono in pianta stabile nei centri faunistici della regione.

Il Trekking del Lupo, un cammino tra Italia e Francia

Un’escursione tra sentieri di montagna, per ben 75 km di pura magia: è questo il Trekking del Lupo, un itinerario d’alta quota che ha inizio presso una delle località più suggestive del Piemonte, incastonata tra le Alpi Marittime, per poi sconfinare verso la Francia e concludersi presso il Parco Nazionale del Mercantour. Si tratta di un percorso piuttosto arduo, caratterizzato da belle salite che offrono panorami meravigliosi, ma ci sono tappe adatte persino ai più piccini, che rimarranno a bocca aperta davanti alla maestosità dei lupi, indiscussi protagonisti di questa avventura.

Lungo il percorso non è certo facile avvistarli: i lupi sono animali estremamente intelligenti, e nel momento in cui percepiscono la presenza dell’uomo si ritirano nel profondo dei boschi. In compenso, con un po’ di fortuna, si possono incontrare tanti altri splendidi animali come stambecchi, camosci, marmotte e gipeti. È una vera immersione nella natura incontaminata, che vi permetterà di lasciarvi alle spalle il caos della città e vivere intere giornate all’aria aperta, dall’alba al tramonto, circondati solamente dalle montagne.

E i lupi? Niente paura, c’è ovviamente spazio anche per loro: il punto di partenza e quello di arrivo del trekking non sono altro che due centri faunistici dove vivono alcuni di questi meravigliosi esemplari. Qui è possibile ammirarli in totale sicurezza e scoprire qualcosa in più sulla loro specie, che negli ultimi decenni è tornata a popolare le Alpi grazie ad una maggior attenzione nel ricreare quello che è il loro habitat. Il centro italiano è quello di Uomini e Lupi, che si trova presso il borgo di San Giacomo di Entracque. Mentre sul versante francese, come ultima tappa di questo incantevole cammino, potrete trovare il centro faunistico Alpha Loup, nei pressi di Le Boréon.

Le tappe più belle del Trekking del Lupo

Se i due centri faunistici sono senza alcun dubbio la parte più curiosa del trekking, l’intero percorso è un’avventura che non potrete dimenticare. L’itinerario è suddiviso in sette tappe, ciascuna non troppo ardua: nonostante si tratti di sentieri di montagna, il dislivello giornaliero da affrontare non è mai particolarmente impegnativo. Tanto che sono molte le famiglie che decidono di affrontare qualche tappa per regalare una splendida emozione all’aria aperta ai propri bambini. Dopo essere partiti dal centro Uomini e Lupi, il percorso si dipana sino al Rifugio Soria-Ellena (a ben 1800 metri di quota), che conclude la prima giornata.

Nei giorni seguenti, attraversando rigogliose faggete e seguendo le antiche Strade di Caccia Reali, ovvero i sentieri fatti costruire nell’800 da Re Vittorio Emanuele II per le sue battute di caccia, vi avvicinerete al confine con la Francia. Proseguendo tra le Alpi Marittime Francesi, avrete l’opportunità di ammirare panorami mozzafiato come quello di Pas des Ladres o quello del Lac de Trécolpas. Un ultimo sforzo, tra ampie vallate dove lo sguardo si perde verso l’orizzonte, vi porterà al centro Alpha Loup per un’ultima esperienza a contatto con i lupi.

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Si allunga la ciclabile Garda by Bike, la più panoramica d’Italia

È la pista ciclopedonale più panoramica d’Italia, con una vista mozzafiato su uno degli scorci più pittoreschi del nostro Paese. A strapiombo sul Lago di Garda, una volta ultimata collegherà tutto il lungolago tra Lombardia, Veneto e Trentino. Sarà un anello di 166 chilometri, perfetto per gli appassionati della bicicletta ma anche delle passeggiate della domenica.

Inaugurato nel 2018 il primo tratto, oggi la Garda by Bike va pian piano allungandosi aggiungendo tratti a quegli scarsi – ma bellissimi – 2 km che vanno da Limone sul Garda a Capo Reamol, nel bresciano, al confine con il Trentino-Alto Adige.

È da poco stato inaugurato un nuovo tratto della ciclovia a Malcesine, in provincia di Verona. Poco meno di 2 km che corrono a ridosso della galleria di Navène di Malcesine. Ma in realtà, dei 67 km che toccano la sponda veneta del Lago di Garda, buona parte è già stata completata.

Un’impresa da acrobati

Per costruire il primo tratto della Garda by Bike, che in parte è a strapiombo sull’acqua, c’è voluta un’impresa di acrobati che ha fatto uso di imbracature, cavi e persino di elicotteri per agganciare la sottile passerella di legno e acciaio alle pareti rocciose della montagna a 50 metri d’altezza, con un impatto visivo minimo della struttura sull’ambiente.

I lavori di estensione della pista saranno conclusi entro il 2025, quando la ciclabile toccherà anche il resto dei Comuni trentini e veneti.

Un anello intorno al Garda

Una volta ultimata, la Garda by Bike sarà la pista ciclopedonale più bella e panoramica d’Italia e piacerà agli italiani ma anche agli stranieri che ogni anno visitano il nostro lago. A sua volta, sarà collegata con altre piste ciclabili già esistenti. Prima fra tutte la Ciclovia del Sole, un itinerario di oltre 2.000 km che unisce il Brennero con Santa Teresa di Gallura, in Sardegna, e che attraversa ben undici Regioni.

Sarà collegata anche con la Ciclovia del Vento, la dorsale cicloturistica del Po, in una rete di percorsi che abbracceranno lo specchio d’acqua unendo le sponde del lago e che, nei prossimi anni, offrirà una rete di lunga percorrenza su scala nazionale di oltre mille chilometri.

Se quest’opera ingegneristica è diventata già un’attrazione turistica di primo piano per l’Alto Garda, nei prossimi anni siamo certi che trasformerà tutta la zona in un vero e proprio paradiso per gli amanti del cicloturismo di tutta Europa.

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Fonte: IS

La Garda by Bike a Limone sul Garda
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Mangiare in un igloo trasparente in mezzo alla neve: succede in India

Ogni volta che si va al ristorante, c’è un dettaglio a cui si pensa troppo poco ma che può rendere il pasto ancora più speciale e gustoso: il panorama. Una vista mozzafiato può fare la differenza e questo è probabilmente quello a cui hanno pensato i direttori di un hotel indiano. Il paese asiatico fa pensare a tutto, tranne che a quello che si trova all’interno di questo albergo. È qui che sorge infatti un ristorante che ha deciso di far provare ai suoi clienti un’esperienza più unica che rara: mangiare dentro un igloo di vetro. Proprio così, la tipica costruzione eschimese ha varcato i confini del Polo Nord fino ad arrivare a Gulmarg, la destinazione indiana perfetta per chi ama l’inverno.

Una cena speciale all’interno di un igloo

Perché tanti igloo di vetro proprio in India? Gulmarg è un vero e proprio paradiso per gli escursionisti e appassionati di montagna, visto che si trova a pochi passi dall’Himalaya. Qui è possibile sciare, praticare snowboard oppure semplicemente godersi un bel viaggio circondati dalla neve e dai paesaggi incontaminati. Il ristorante-igloo è stato aperto di recente dall’hotel Kolahoi Green Heights e l’iniziativa ha avuto subito un successo clamoroso.

Il format originale del locale non poteva non conquistare la clientela che può vivere mi prima persona un’esperienza culinaria fuori dal comune. In tutto gli igloo presenti nel ristorante sono sei, 3 dei quali sono stati sistemati nel cortile dell’hotel, mentre gli altri si trovano nei pressi della funivia. Ma cos’hanno di tanto speciale? Sono dotati di ogni comfort, ad esempio hanno un impianto di riscaldamento per affrontare le rigide temperature del posto, oltre a una mise en place di tutto rispetto. L’apparecchiatura è essenziale ma d’effetto, pronta ad accompagnare uno squisito tour gastronomico a base di pietanze tipiche della cucina indiana, ma anche di quella cinese e asiatica in generale.

Ristorante igloo a Gulmarg

Fonte: iStock

L’interno del ristorante igloo a Gulmarg

I paesaggi incontaminati di Gulmarg

Non è la prima volta che l’hotel fa parlare di sé, dimostrando la sua passione sfrenata per gli igloo. Oltre a quelli di vetro in cui pranzare e cenare romanticamente, in precedenza l’albergo indiano aveva battuto un record realizzando l’igloo di neve più grande di tutto il continente asiatico. È stata un’attrazione unica per tutti i turisti giunti a Gulmarg che hanno potuto ammirare da vicino la costruzione.

Per quel che riguarda il ristorante, invece, l’ispirazione è arrivata da uno dei paesi in cui l’inverno dà spettacolo, la Finlandia. La città di Glumarg ha in comune con la nazione scandinava proprio l’abbondanza di neve, in particolare nel periodo compreso tra i mesi di dicembre e febbraio. I paesaggi che si possono incontrare in questa parte dell’India non hanno nulla da invidiare proprio a quelli del Nord Europa, il tutto incastonato dalla spettacolarità della catena Himalayana. Non a caso viene considerata il luogo ideale per praticare gli sport invernali in India. La tappa obbligata per gli appassionati di sci, snowboard e slittino è il monte Apharwat che può essere raggiunto soltanto tramite una cabinovia. Non c’è che dire, un autentico gioiellino che di sicuro lascerà a bocca aperta gli amanti del periodo più freddo dell’anno che avranno un motivo in più per visitare Gulmarg e godersi una bella cena all’interno di un igloo di vetro.

Gli igloo presenti nel ristorante di Gulmarg

Fonte: iStock

Un pranzo indimenticabile all’interno del ristorante igloo
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Puoi dormire in un eco lodge tra i vulcani dell’antica Arabia

Esistono luoghi, nel mondo, che sono così belli da non sembrare reali. Posti che fino a questo momento sono rimasti confinati lì, tra i sogni e i desideri, e che invece ora sono raggiungibili, e per questo più straordinari che mai. Come quel paesaggio mozzafiato che si apre davanti agli avventurieri che osano spingersi fino ai confini del mondo, proprio lì dove le distese laviche dell’antica Arabia raggiungono l’orizzonte e si perdono in questo.

Ci troviamo nella regione di Khaybar Harrat, un territorio vulcanico situato a nord di Medina, nell’Hejaz, che si estende su una superficie di circa 12.000 chilometri quadrati. Attualmente oggetto di scavi da parte dei più importanti archeologi del mondo, questa area permette di vivere l’esperienza più incredibile di una vita intera.

Proprio qui, infatti, è stato costruito un eco lodge unico nel suo genere che permette di perdersi e immergersi tra gli straordinari paesaggi lavici dell’antica Arabia. Il suo nome è Khaybar Volcano Camp e questa è l’avventura più bella da vivere almeno una volta nella vita.

Dormire tra i vulcani: l’esperienza straordinaria

Situato nel cuore di uno dei territori più spettacolari e incontaminati del nostro pianeta, il Khaybar Volcano Camp è molto più di un alloggio, è una vera e propria esperienza immersiva e sensoriale, all’interno di un lodge di lusso, che permette ai viaggiatori di dormire su un’area di vulcani spenti.

Gli avventurieri che oseranno spingersi fin qua giù, infatti, avranno il privilegio di esplorare il territorio che conserva le tracce dei primi insediamenti umani in Arabia. Durante il pernottamento gli ospiti non solo potranno toccare con mano uno dei progetti archeologici più grandi e importanti del mondo, ma anche osservare monumenti preistorici e geologici, raggiungere oasi lussureggianti e ammirare da vicino le affascinanti grotte di lava che risalgono a milioni di anni fa.

È proprio grazie all’inaugurazione del Khaybar Volcano Camp, che per la prima volta i viaggiatori avranno accesso a uno dei più suggestivi e straordinari paesaggi del mondo.

Eco lodge di lusso nella Khaybar Harrat

Fonte: AlUla Moments

Eco lodge di lusso nella Khaybar Harrat

L’eco lodge immerso nel paesaggio più bello del mondo

Situato a Harrat Khaybar, questo esclusivo eco lodge, si trasforma nella base perfetta per vivere avventure mozzafiato e uniche. Gli ospiti che alloggiano nel Khaybar Volcano Camp, infatti, saranno coinvolti in diverse attività culturali, tra le quali narrazioni mitiche, escursioni che portano alla scoperta delle meraviglie geologiche e delle antiche rovine. Non manca, ovviamente, l’osservazione notturna delle stelle, garantita dall’assenza dell’inquinamento luminoso.

Gli alloggi, dotati di tutti i comfort, ospitano patii privati in legno con vista sui crateri dei vulcani. Da qui gli ospiti possono ammirare albe e tramonti mozzafiato, nonché lo straordinario panorama circostante a ogni ora del giorno e della sera. L’esperienza, poi, passa anche per i sensi. Non è solo la vista a essere allietata dal territorio che si snoda tutto intorno, ma anche il palato grazie a un ricco menu contraddistinto esclusivamente dalle ricette tradizionali dell’Arabia Saudita.

Un’esperienza di vero lusso, immersa in uno dei paesaggi più belli del mondo tra il silenzio, le stelle e le meraviglie del passato, da vivere almeno una volta nella vita. Ma quanto costa tutto questo? Solo 1200 SAR, che corrispondono a circa 300 euro a notte.

Eco lodge a Khaybar Harrat

Fonte: AlUla Moments

Eco lodge a Khaybar Harrat