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Vacanze di lusso in Australia: le novità di quest’anno

L’Australia si presenta sempre più come la destinazione ideale per i viaggi luxury del 2023: infatti, durante questi mesi, ha visto l’apertura di innumerevoli strutture di alto e di altissimo livello, inaugurate in varie zone del Paese, e molte altre seguiranno ancora entro l’anno.

Ecco di quali si tratta.

Capella Sidney, il lusso della città simbolo

Le novità del lusso 2023 in Australia hanno avuto inizio a Marzo, con l’apertura a Sidney, la città simbolo australiana, dell’atteso Capella Sidney, nell’antico edificio del Dipartimento dell’Istruzione in Bridge Street, rimasto silenzioso per anni.

Vanta 192 camere e suite distribuite su otto livelli, sofisticati arredi, oggetti d’arte, ristoranti esclusivi, sei spazi per riunioni ed eventi adatti a gruppi da 10 a 80 ospiti e strutture termali di livello mondiale.

Jabiru Retreat, il campo tendato luxury

A maggio, invece, è stata la volta del Jaburu Retreat, a The Top End, North Territory, un lussuoso campo tendato con piscine e bungalow in stile safari.

In particolare, i bungalow dispongono di bagno privato, area salotto all’aperto, letti matrimoniali king-size e sono collegati con una passerella rialzata che conduce alla piscina riservata agli ospiti.

Ma non solo: il favoloso retreat propone safari ope-top, safari giornalieri nella natura, esperienze in airboat nonché tour guidati tra cui spicca quello nel cuore del Parco Nazionale di Kakadu, terra degli aborigeni da oltre 65.000 anni.

The Brooklet, il benessere esclusivo

A Byron Bay nel New South Wales, a giugno è stato inaugurato The Brooklet, magnifica struttura ricettiva con sei ville di lusso, eleganti ambienti per il benessere e “The Bar”, in grado di offrire un’esperienza culinaria raffinata e intima nella suggestiva cornice di un cantina ampia con caminetto a legna.

Si tratta del perfetto mix tra vita di campagna e costiera con eleganti spazi in una cornice mozzafiato, laddove il lusso incontra la natura, una “casa lontano da casa”.

Soggiornare in un ex carcere riconvertito

Ancora, dal mese di luglio, gli ospiti possono provare l’ebbrezza di soggiornare in un ex carcere riconvertito in hotel di lusso: ecco The Interlude, il primo retreat urbano collocato in quella che fu la prigione di Pentridge, nell’area di Melbourne/Narrm.

Le 19 suite sono state ricavate sfondando le spesse pareti di pietra blu per unire quattro o cinque celle: ciascuna ha soffitti a volta, muri in pietra e tutte le finiture e gli accessori contemporanei che ci si aspetta di trovare in un hotel moderno.

The Sun Ranch, nostalgia della California

Sempre nell’area di Byron Bay nel New South Wales, fa bella mostra di sé The Sun Ranch, che fonde insieme le influenze spagnole e la nostalgia della California degli anni Settanta.

È progettato su misura per ispirare e stupire appassionati di musica e di cucina, creativi, amanti del benessere e chiunque desideri trascorrere momenti unici in un fascino rilassato e all’avanguardia che rende omaggio alle iconiche case ranch californiane.

Il ritorno del Southern Ocean Lodge e una chicca

Tre anni dopo i devastanti incendi che hanno sconvolto Kangaroo Island nel South Australia, torna il Southern Ocean Lodge di Baillie Lodges.

Ecco, di nuovo, 25 suite extra lusso lungo la costa e una novità: la suite ultra-premium Ocean Pavilion di 640 metri quadri, con piscina privata e quattro camere da letto.

Infine, per novembre, è attesa Pelorus Private Island, parte della Northern Escape Collection: si tratta di un’isola privata per otto ospiti raggiungibile con un viaggio in superyatch privato da Townsville oppure con un volo in elicottero di mezz’ora.

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Isole Salomone: il paradiso all’improvviso

I veri paradisi, quelli fatti di terre praticamente vergini, di panorami quasi privi di barriere architettoniche e di natura alla stato puro sono generalmente complessi da raggiungere. È il caso delle spettacolari Isole Salomone che, nonostante l’avventura necessaria per attraccarvi, accolgono il visitatore con una magnificenza tale che qualsiasi fatica provata diventa solo un lontano ricordo.

Dove sono le Isole Salomone

Le Isole Salomone si trovano nell’Oceano Pacifico meridionale, ad Est della Papua Nuova Guinea. Sono un arcipelago composto di circa 1000 isole che complessivamente coprono una superficie di 28.000 chilometri quadrati e che in alcune circostanze arrivano a richiedere anche 70 ore di viaggio per essere raggiunte dall’Italia.

Purtroppo sono dei posti dal passato sanguinoso e che hanno visto scontri anche recentemente. In accordo con l’ultimo aggiornamento che si può leggere sul sito della Farnesina, ViaggiareSicuri, qui attualmente c’è un: “quadro di sicurezza stabile. Non è tuttavia da escludere che episodi di violenza possano manifestarsi, come avvenne a fine 2021. Si consiglia, pertanto, di valutare con molta attenzione la partecipazione ad eventi pubblici o ad assembramenti che potrebbero assumere carattere violento, di usare la massima prudenza, di attenersi alle istruzioni delle Autorità locali e di tenersi informati attraverso i media”.

La situazione in questi paradisi incontaminati appare complessa, ma ciò non toglie che, nonostante secoli di sfruttamento e di prepotenze, gli abitanti delle Salomone siano di norma estremamente accoglienti e vogliosi di illustrare la loro storia ai visitatori.

Tribù delle Isole Salomone

Fonte: iStock – Ph: Michael Zeigler

Donne che danzano nelle Isole Salomone

Perché possiedono questo nome bizzarro

La storia del loro nome, che in inglese sarebbe Solomon Islands, è alquanto curiosa. Per conoscerla occorre fare un salto indietro nel tempo, fino all’ormai lontanissimo 1568.

Fu in questo periodo, infatti, che il navigatore spagnolo Álvaro de Mendaña scoprì questo enorme arcipelago. Quando però si trovò dinnanzi a una meraviglia come questa pensò di aver trovato il biblico regno di Ofir (Libro delle Cronache), sede delle miniere di re Salomone. Ma come è chiaro capire, prese un grosso abbaglio.

Cosa aspettarsi

Dimenticatevi la vita moderna che conoscete: le Isole Salomone sono ricoperte – per circa il 90% del loro territorio – di fitta giungla. Ciò non toglie che siano dei fazzoletti di terra in cui è possibile percepire sin da subito un’abbondante diversità culturale.

Questa situazione è dovuta al fatto che nel corso dei secoli sono state terre di incontro dei flussi migratori di popoli provenienti da vari luoghi del mondo che si mescolavano con la scarsa popolazione indigena locale. Ci sono melanesiani, polinesiani, asiatici, micronesiani e persino occidentali. Per questo motivo, sono sede di un peculiare patrimonio di tradizioni, unico in tutta l’area del Pacifico.

Di origine vulcanica, vantano un patrimonio naturale che emoziona profondamente, oltre a essere uno dei tre migliori luoghi del mondo per gli appassionati di immersioni subacquee, snorkelling e pesca.

Le isole più importanti

Le Isole Salomone in totale sono 922 e in realtà il loro Stato Sovrano e è composto da due arcipelaghi distinti: l’Arcipelago delle Isole Salomone e il più piccolo Arcipelago delle Isole Santa Cruz.

Caratterizzate da un clima equatoriale, umido e spesso piovoso, presentano temperature pressoché stabili nel corso di tutto l’anno, con massime intorno ai 30/31 gradi da novembre ad aprile.

Guadalcanal, la più estesa dell’arcipelago

Oltre a essere l’isola più estesa dell’arcipelago, Guadalcanal è anche il luogo dove sorge la Capitale delle isole: Honiara. Oltre a ciò, in questo fazzoletto di terra immerso nel Pacifico svetta fiero il Monte Popomanaseu che, con i suoi 2.335 metri, è la cima più alta dell’isola e dell’arcipelago.

Honiara, Isole Salomone

Fonte: iStock

Veduta di Honiara

Si tratta di un’isola quasi interamente ricoperta dalla foresta pluviale, ma che nella sua Capitale nasconde anche tante tracce legate alla Seconda Guerra Mondiale: è stata oggetto della prima invasione su larga scala delle forze statunitensi e proprio qui avvenne una feroce battaglia, sia su terra che su mare, che continuò fino al gennaio 1943 quando le truppe giapponesi lasciarono l’isola, dichiarata sicura solo il successivo 9 febbraio.

Per comprendere più a fondo questo drammatico passato, occorre dirigersi presso il National Museum & Cultural Center dove sono conservati alcuni manufatti e testimonianze, come reperti archeologici, armi, e ornamenti rituali, sculture, dipinti e residui del conflitto.

C’è poi l’US War Memorial che, oltre a permettere di ammirare una splendida vista della città e dell’intera isola, conserva alcune targhe di marmo con le indicazioni per riconoscere i luoghi delle battaglie. Molto interessante è anche il Vulu War Museum, un museo dove sono protetti i resti dell’artiglieria giapponese e parti della flotta aerea americana. Poi ancora il Solomon’s Peace Memorial, il monumento alla pace dedicato ai caduti giapponesi.

Su quest’isola remota non manca di certo la natura nella sua forma più autentica, come quella che regala un’escursione che conduce presso le Mataniko Falls che si tuffano dall’alto dentro una grotta utilizzata durante la guerra come rifugio dai giapponesi.

Poi ancora le spiagge, e in particolare quelle che sorgono presso la costa a ovest di Honiara. Una di queste ha il nome di Kakabona Beach e si distingue per essere una lunga striscia di sabbia bianca lambita da acque calme e cristalline. Paradisiaca è anche Turtle Beach che, oltre a sabbie morbide incorniciate da una folta vegetazione tropicale, offre acque smeraldo. Poi ancora le spiagge di Bonege I e Bonege II nei cui fondali dimorano due relitti di navi da trasporto giapponesi.

Florida, l’isola dell’antica Capitale

Non molto distante da Guadalcanal sorge Florida, l’isola dove risiede la città di Tulagi che è stata anche l’antica Capitale delle Salomone.

Chiamata anche Nggela, è luogo ideale per gli amanti delle immersioni grazie alla presenza di tantissime meravigliose lagune riparate dalle correnti oceaniche.

Anche questa località, purtroppo, è stata sede di una sanguinosa battaglia durante la Seconda Guerra Mondiale, e per questo è ricca di testimonianze storiche dell’epoca.

Florida, Isola Salomone

Fonte: Getty Images-Ph:ullstein bild

Veduta di Florida

New Georgia Island e le isole satellite

New Georgia Island, insieme alle isole satellite, si distingue per essere un vero e proprio paradiso naturale. Da queste parti, tra le altre cose, sorge Munda, ovvero una serie di villaggi che si estendono per 6 km, nell’esatto punto in cui si congiungono le lagune di Vonavona e di Roviana.

Qui sono tante le cose da non perdere, come le Holupuro Falls, delle cascate di 10 metri che scrosciando danno vita a una piscina di acqua chiara dove è possibile fare il bagno, e il sito archeologico di Nusa Roviana in cui ancora sopravvivono i resti della Stone Dog, una statua totemica dedicata al cane Tiola, divinità protettrice.

Poi ancora la Skull Island, un luogo particolare e misterioso perché popolato dai teschi dei guerrieri sconfitti dai cacciatori di teste e un sacrario, in cui riposano le spoglie dei capi tribù.

Certamente imperdibile è la Marovo Lagoon, da molti considerata la più bella laguna del mondo, così come la sua barriera corallina è tra le più incredibili del pianeta. Sono presenti anche delle grotte particolarmente amate dai viaggiatori perché pregne di atmosfere mistiche e bellezze naturali.

Isola di Rennell, regno della biodiversità

Decisamente interessante è anche l’Isola di Rennell che è il secondo atollo corallino più esteso al mondo. Tra le altre cose, qui riposa placido il il lago Tegano che con i suoi 15.500 ettari è il più grande dell’Oceano Pacifico.

Ma non solo: la sua parte più Sud-Orientale è dal 1998 Patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Le isole Tinakula e Vangunu

Tinakula e Vangunu sono due isole su cui dimorano ancora due vulcani attivi. Il vulcano Tinakula è alto poco meno di 900 metri e tale caratteristica gli consente di essere ben visibile anche dalle altre isole.

Si tratta di uno stratovulcano che sorge su un’isola morfologicamente simile alla nostra Stromboli e nel 2012, tramite immagini satellitari, sono stati individuati un piccolo pennacchio di fumo ed evidenti anomalie termiche.

Kavachi, dal canto suo, è un vulcano sottomarino di Vangunu che regala periodiche eruzioni: è uno dei vulcani sottomarini più attivi del Pacifico.

Tetepare, isola selvaggia

Tetepare è un meraviglioso mondo a parte: si trova all’interno del Triangolo dei Coralli, una delle oasi di biodiversità più preziose del nostro pianeta grazie alle oltre duemila specie di pesci che vi nuotano, il 76% delle specie di coralli esistenti al mondo e 6 delle 7 specie di tartarughe marine a oggi conosciute.

Un posto selvaggio e in cui si può realizzare il sogno di soggiornare su un’isola deserta poiché l’unica opzione possibile è accomodarsi in una tipica capanna di foglie, senza acqua (a esclusione di quella piovana) né elettricità.

Isole Salomone alloggi

Fonte: iStock

Abitazioni tipiche delle Isole Salomone

Santa Isabel, la più lunga

Santa Isabel è invece l’isola più lunga delle Salomone e anche qui ci sono diverse cose da visitare. Una di queste è Buala con il suo museo provinciale che ospita una vasta collezione di manufatti culturali e storici della zona. Poi ancora la Spiaggia di Maringe, considerata una delle più belle dell’isola e la Cattedrale di Santa Maria, una delle attrazioni architettoniche più importanti della zona.

Decisamente interessanti sono i Laghi di Isabel che sono una rilevante attrazione ecologica dell’isola dove ammirare la flora e la fauna locale ed esplorare i dintorni con una guida turistica.

Insomma, le Isole Salomone sono lontane da raggiungere, ma sono ancora paradisi incontaminati in cui sopravvivono riti e tradizione di tantissime differenti tribù.

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Houtman Abrolhos Islands: le isole paradisiache in Australia

Le Houtman Abrolhos Islands sono una catena di 122 isole e barriere coralline, che impreziosiscono l’Oceano Indiano come tante perle che si estendono da nord a sud per miglia e miglia. Costituiscono un’area marina unica dell’Australia Occidentale, meta prediletta degli amanti della pesca, del birdwatching, dello snorkeling e delle immersioni, ma anche di chi desidera vivere un’esperienza irripetibile tra acque trasparenti e natura incontaminata. Oggi vi portiamo alla scoperta di un luogo straordinario, che vale la pena esplorare almeno una volta nella vita.

Un sogno senza fine chiamato Houtman Abrolhos

Le Houtman Abrolhos Islands, più comunemente chiamate Isole Abrolhos, e le barriere coralline che le circondano, si trovano a circa 60 chilometri a ovest di Geraldton, una delle città in cui si è potuta ammirare la grande eclissi, sulla costa dell’Australia Occidentale. Queste meraviglie hanno una ricca storia da scoprire, con una fiorente industria della pesca delle perle, decenni di pesca del gambero e, purtroppo, anche numerosi naufragi, il più importante dei quali è quello della Batavia, naufragata sul Morning Reef il 4 giugno 1629 a seguito di un ammutinamento a bordo. I sopravvissuti al naufragio sbarcarono sulle isole vicine e un piccolo gruppo costruì il Wiebbe Hayes Fort sull’isola di West Wallabi, i cui resti sono visibili ancora oggi. Le isole si presentano raggruppate in tre gruppi principali:

  • Wallabi Group,  il gruppo più settentrionale dell’Houtman Abrolhos, raggruppa una serie di isole in un’area di circa 17 chilometri per 10, tra le quali è inclusa anche North Island. Il gruppo Wallabi è tristemente noto per il suddetto naufragio della Batavia.
  • Easter Group, il gruppo centrale della catena di isole, scoperto e nominato nell’aprile 1840 dall’equipaggio di HMS Beagle. Il diario dell’esploratore John Lort Stokes ne riporta la scoperta l’11 aprile e la decisione di chiamare le isole Easter (Pasqua, in italiano) per la concomitanza della festa cristiana.
  • Pelsaert Group, il gruppo più meridionale dell’Houtman Abrolhos, che costituisce anche la barriera corallina più meridionale dell’Oceano Indiano. È situato a sud-est dell’Easter Group, da cui è separato dal canale di Zeewijk, ed è anch’esso noto per incidenti e naufragi avvenuti molti secoli fa.

L’ arcipelago ha davvero pochi rivali in Australia riguardo a biodiversità. L’Houtman Abrolhos Islands National Park è il parco di più recente istituzione nel Paese, la cui creazione coincide con il 400esimo anniversario dell’avvistamento della catena di isole da parte del navigatore olandese Frederick de Houtman. Queste sono state riconosciute, inoltre, come Ocean Hope Spot, aree oceaniche ecologicamente uniche designate per la protezione nell’ambito di una campagna di conservazione globale supervisionata dalla organizzazione Mission Blue.

Le isole offrono un’ampia gamma di attività che incontrano gli interessi più disparati, dalla pesca al nuoto in acque straordinarie, dallo snorkeling e immersioni al birdwatching, all’avvistamento di animali marini e selvatici, dall’esplorazione delle isole a semplici passeggiate relax nei dintorni incontaminati o tra i negozi di perle.

Come esplorare le Houtman Abrolhos

Se avete voglia di adrenalina pura, scoprite la magia delle Isole Abrolhos dall’alto, con voli panoramici effettuati dagli operatori locali, che offrono anche opzioni con tour a terra. Un altro modo esclusivo per visitare la catena di 122 isole e barriere coralline dell’Australia Occidentale è una crociera di 5 giorni, che offre l’opportunità di esplorare più a lungo la bellezza, la storia e la natura dell’arcipelago.

Le isole sono, inoltre, chiamate le Galapagos dell’Oceano Indiano. Questo perché, oltre a una ricca vita nei fondali che le circondano, sono il sito di riproduzione di oltre 2 milioni di uccelli marini di 35 specie. Sono anche l’habitat più settentrionale del leone marino australiano, a rischio di estinzione, inoltre la calda corrente di Leeuwin crea un ambiente per la vita marina temperata e tropicale, tra cui gamberi, pesci, coralli, delfini e razze. Tra luglio e settembre, nelle acque che lambiscono le Isole Abrolhos, si possono anche avvistare le megattere in migrazione.

Sulla terraferma, le isole ospitano oltre 140 specie di flora autoctona e fauna rara, tra cui il wallaby Tammar, il primo “canguro” visto dagli europei quando i sopravvissuti al naufragio del Batavia si arenarono vicino alle isole Wallabi nel 1629.

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Tuvalu, il paradiso terrestre che rischia di scomparire

Uno dei Paesi più affascinanti del mondo è anche uno dei meno visitati e la maggior parte di noi potrebbe non riuscire mai ad ammirarlo prima che scompaia.

Si tratta di Tuvalu, Stato insulare dell’Oceano Pacifico centro-occidentale, a metà strada tra l’Australia e le Hawaii, al di sopra di una barriera corallina a forma di anello che abbraccia una laguna, con isolette lungo il bordo: un’oasi straordinaria che, tuttavia, sta rischiando di svanire dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Tuvalu, il paradiso terrestre che non ci sarà

È sicuramente un viaggio da “una volta”, prima che sia troppo tardi, quello che porta all’arcipelago delle Tuvalu (in passato Isole Ellice), le nove isole che comprendono sei piccoli atolli poco abitati e tre isole coralline con spiagge ornate da palme: con una superficie di appena 26 chilometri quadrati, è la quarta nazione più piccola al mondo.

Ma non soltanto: per via dell’erosione del territorio provocata dal cambiamento climatico, è anche il secondo Paese meno popolato poiché molti abitanti hanno dovuto trasferirsi altrove.

Un autentico paradiso terrestre che, quindi, sembra destinato a scomparire. La sua conformazione di atollo corallino con un’altezza massima di appena 4 metri sul livello del mare lo sta mettendo in serio pericolo: l’aumento del livello del mare, infatti, è oggi stimato di 1-2 millimetri l’anno.

Se tale ritmo venisse confermato, Tuvalu potrebbe essere sommerso entro 50-100 anni: il governo, per provare a strappare la terra al mare, ha varato un progetto di sviluppo sostenibile per ridurre la dipendenza dal petrolio e lanciato appelli alle nazioni industrializzate affinché diminuiscano le emissioni di gas serra.

Tuttavia, se il peggio dovesse accadere, è pronto un piano di evacuazione per trasferire i residenti in Nuova Zelanda e nelle isole vicine, previ accordi con i rispettivi governi.

Una distesa di colori e di bellezza

Gli atolli di Funafuti, Nui, Nanumea, Nukulaelae, Nukufetau e le isole di Nanumanga, Niutao, Vaitupu e Niulakita appaiono come una distesa mozzafiato di colori che spaziano dal verde intenso al turchese, abbracciate dalla barriera corallina e da una moltitudine di piccole isolette che sembrano navigare nell’oceano.

L’isola principale dell’atollo di Funafuti è Fongafele, capitale dell’arcipelago, su cui si trova l’aeroporto internazionale dove atterrano i voli provenienti dalle Isole Fiji, unico modo per arrivare a Tuvalu.

Nelle vicinanze, cattura lo sguardo uno splendido e caratteristico “maneapa“, il luogo di ritrovo degli abitanti spesso utilizzato per riunioni della comunità, giochi, spettacoli di danza e canto.

Di sicuro interesse anche il Library and National Archive che ospita una raccolta di volumi su Tuvalu nonché una notevole collezione di giornali, riviste e libri dedicati al Pacifico, e il Philatelic con gli ambiti e rari francobolli dell’arcipelago, apprezzati in tutto il mondo per i loro colori e grafiche.

La bellezza dell’isola maggiore si regala anche alla Laguna di Funafuti, dai colori accesi e acque limpidissime.

E non è tutto: la fragile meraviglia di Tuvalu si concentra nella Funafuti Conservation Area, riserva naturale protetta di appena 33 metri quadri raggiungibile solamente in barca rivolgendosi al Funafuti Town Council.

L’incantevole territorio è distribuito lungo cinque isolette disabitate dove è vietato praticare la caccia, la pesca e raccogliere piante o fiori.

Plasmate da boschi di palme, sabbia d’argento e mare turchese, sono l’habitat privilegiato per numerose specie di uccelli, paradiso per il birdwatching, mentre la barriera corallina è punteggiata da una miriade di pesci coloratissimi, ideale per lo snorkeling.

Ancora, da non perdere un’escursione sull’isoletta di Funafala, perfetta per immergersi nella vita gioviale dei tulaviani e assaporare la loro ospitalità, e all’isola di Tepuka dalle spiagge abbaglianti su cui rilassarsi al sole.

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Uluru si accende di magia: la montagna rossa è uno spettacolo

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, e anche se sono diversi gli uni dagli altri, sono tutti accomunati dal medesimo desiderio, quello di vivere e condividere esperienze straordinarie e indimenticabili. Non è poi così difficile perseguire questo obiettivo dato che il mondo che abitiamo è pieno di meraviglie uniche che aspettano solo di essere scoperte.

E oggi è proprio della grande bellezza di un luogo suggestivo e affascinante che vogliamo parlarvi. Un enorme monolite rosso che campeggia nell’outback australiano e che da sempre popola le più belle istantanee di viaggio. Un massiccio di arenaria che si staglia contro il cielo e che caratterizza in maniera univoca l’arido Red Centre, creando un paesaggio davvero mozzafiato.

Proprio qui, sopra il grande monolite sacro agli aborigeni australiani, sta per prendere vita uno spettacolo incredibile fatto di luci e droni che illumineranno il cielo di maggio regalando una visione incredibile. Così Uluru si accende di magia e la montagna rossa diventa ancora più straordinaria.

Uluru: la magia della montagna rossa

Raggiungere l’outback australiano e vagare tra i territori straordinari di questa parte del Paese è un’esperienza che tutti dovremmo fare almeno una volta nella vita. Tra distese prevalentemente aride che caratterizzano l’entroterra e le coste remote dell’Australia, i paesaggi che si aprono davanti agli occhi dei viaggiatori lasciano senza fiato.

Tra questi ci sono quelli del Red Centre, un paesaggio mozzafiato e straordinario caratterizzato da dolci catene montuose, da sterminate piane desertiche e dai siti più sacri degli aborigeni tra cui, appunto, Uluru. Ed è proprio al cospetto dell’antico e maestoso monolite di arenaria che vogliamo portarvi oggi, proprio qui dove il cielo sta per trasformarsi nel palcoscenico di uno spettacolo grandioso e senza eguali.

A maggio del 2023, infatti, sarà lanciatoauna nuova ed esclusiva esperienza in quello che è considerato il cuore spirituale dell’Australia, si tratta di un grandioso spettacolo di luci e droni che illuminerà il cielo sopra Uluru raccontando un’antica storia aborigena.

Il cielo sopra Uluru s’illumina d’immenso

Il suo nome è Wintjiri Wiru, ed è il nuovo ed esclusivo spettacolo di luci nel cielo di Uluru, lo stesso che si appresta a diventare lo show più grandioso e imperdibile di questo 2023. Molto più di una visione, questo appuntamento è una sorprendente esperienza immersiva che permetterà alle persone di tutto il mondo di toccare con mano una cultura tanto antica quanto affascinante.

La prima mondiale dell’evento lanciato da Voyages Indigenous Tourism Australia si terrà a maggio 2023 e porterà in scena uno spettacolo immersivo e sensoriale fatto di luci e suoni che utilizza la tecnologia d’avanguardia, come laser e droni, per esplorare la storia degli Anangu, una delle comunità aborigene più antiche del mondo. Sono considerati i custodi del Paese, e le storie e le leggende che ruotano intorno a loro sono tramandate da generazioni.

Wintjiri Wiru parlerà proprio di loro, utilizzando la tecnologia per narrare il primo capitolo della storia ancestrale di questa popolazione. Durante l’evento, oltre 1000 droni luminosi si alzeranno in volo sopra il monolite rosso al crepuscolo, creando spettacolari coreografie che faranno splendere nel cielo le antiche e sacre immagini che raccontano la storia degli aborigeni.

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I Giganti di legno sono arrivati in Australia

Ci sono alcuni viaggi che sono destinati a incantare e a restare nel nostro cuore per sempre. Si tratta di avventure che ci invitano a spingerci fino ai confini del mondo per esplorare e indagare territori, culture, tradizioni e popolazioni che sono lontanissime da noi. E raggiungere l’Australia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, vuol dire davvero fare il viaggio della vita.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime. A partire da quei territori sconfinati dove la natura è assoluta protagonista, passando per le maestose coste e per le città piene di vita. Un viaggio in Australia è un sogno che si avvera.

Ed è un sogno a occhi aperti anche quel paesaggio sterminato che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che raggiungono Mandurah, nel Western Australia, proprio lì dove dei giganti di legno li accolgono, per raccontare la storia del territorio, delle sue bellezze e delle popolazioni che qui vivono.

Benvenuti a Mandurah

Il nostro viaggio di oggi ci porta a Mandurah, una città costiera popolosa e dinamica situata nel territorio occidentale dell’Australia, nella regione di Peel e a circa 70 chilometri da Perth. Sono molte le persone che qui si recano ogni anno per godere delle splendide spiagge che caratterizzano la città e di quell’atmosfera rilassata e lenta che ha trasformato Mandurah nella meta prediletta degli abitanti di Perth che arrivano qui per godersi il clima vacanziero.

Ma le spiagge non sono le uniche attrazioni turistiche qui in città, perché intorno a questa si snodano tutta una serie di paesaggi naturali di incredibile bellezza. Ed è proprio in questi che è possibile incontrare i celebri Giganti di Mandurah, statue di legno di altezze straordinarie e fattezze maestose realizzare dall’artista danese Thomas Dambo.

Le sculture sono state posizionate nelle città di Mandurah e Subiaco, un delizioso sobborgo che sorge intorno alla Rokeby Road, in luoghi diversi e segreti che svelano ai viaggiatori curiosità e tradizioni delle popolazioni del territorio. Ad accompagnare i turisti in questo itinerario delle meraviglie ci sono i Bindjareb, i custodi della regione di Peel che sono pronti a condividere tutte le storie legate al territorio e alle località in cui si trovano i giganti.

Molto più di una mostra, Giants of Mandurah è una vera e propria esperienza immersiva che permette a viaggiatori di ogni età, e provenienti da ogni parte del mondo, di toccare con mano la straordinaria bellezza del bush australiano, della sua flora, della sua fauna e delle sue popolazioni.

I Giganti di Mandurah

L’opera Giants of Mandurah è stata inaugurata nel novembre del 2022 e, come abbiamo anticipato, porta la firma dell’artista danese Thomas Dambo. Si tratta di una serie di enormi sculture in legno che raggiungono altezze di cinque metri ciascuno, e che rappresentano in tutto e per tutto il territorio, e le storie legate a questo.

Definiti i protettori dell’ambiente, i giganti in legno sono dotati di una propria personalità che è ispirata e collegata alla comunità locale e alle popolazioni del territorio. L’obiettivo è quello di celebrare la diversità, la bellezza e l’importanza della natura con opere realizzate a mano e con materiali riciclati, che diventano gli hotspot di un viaggio all’insegna della scoperta.

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Addio a tutte le restrizioni Covid anche in questo Paese

Un Paese che potremmo definire magico, una zona del mondo che si trova esattamente alla parte opposta della nostra, un territorio che regala panorami immensi, spiagge da sogno e una qualità di vita abbastanza elevata. Di questo e di molto altro vi vogliamo parlare, ma non prima di avervi dato la buona notizia: anche questo Paese ha eliminato tutte le restrizioni Covid.

Nuova Zelanda, le regole di viaggio

Il Paese in questione è la Nuova Zelanda che, dopo mesi, ha finalmente riaperto le sue frontiere a tutti i viaggiatori, senza alcuna distinzione. Il 90% dei cittadini, di età pari o superiore a 12 anni, è adesso vaccinato con almeno due dosi. Condizione che permette di riaccogliere i turisti provenienti da tutto il mondo in sicurezza.

Il primo ministro, Jacinda Ardern, ha fatto sapere che è stata eliminata l’obbligatorietà del vaccino per i turisti in arrivo e la necessità di eseguire un autotest una volta atterrati in Nuova Zelanda. Abolita persino la mascherina, anche se è bene sapere che le singole strutture possono ancora decidere di adottarla.

Stop ai dispositivi di protezione delle vie respiratorie anche sui voli nazionali e internazionali, ma la Air New Zealand, compagnia di bandiera del Paese, continuerà comunque a fornirli ai clienti che preferiscono indossarli.

Parco Nazionale di Abel Tasman nuova zelanda
Un angolo del Parco Nazionale di Abel Tasman in Nuova Zelanda

Per viaggiare verso la Nuova Zelanda, quindi, attualmente c’è bisogno di avere un passaporto con validità residua, rispetto alla data prevista per la partenza, di almeno 3 mesi.

È necessario, inoltre, richiedere una “Electronic Travel Authority” (NZeTA) prima di partire, che è obbligatoria per tutti i viaggiatori in transito in Nuova Zelanda anche qualora quest’ultima non fosse la destinazione finale del viaggio.

Se la vostra villeggiatura sarà inferiore ai 90 giorni, non avrete bisogno di un visto turistico. Sono richiesti, tuttavia, alcuni requisiti come il biglietto di andata e ritorno.

Perché fare un viaggio in Nuova Zelanda

Ci sono tanti motivi per cui vale la pena fare un viaggio in Nuova Zelanda, ma il primo in assoluto è che è la destinazione perfetta per chi ama la natura. Da queste parti, infatti, i paesaggi sono magnifici e tutto sembra un vero e proprio paradiso in terra.

Spiagge che si stendono a vista d’occhio, laghi incastonati nei massicci montani, colline verdi che creano profili perfetti e così via. Insomma, in molte situazioni pare quasi che qui l’uomo non sia mai arrivato.

Marlborough Sounds nuova zelanda
Marlborough Sounds dall’alto, Nuova Zelanda

Un altro motivo per cui vale la pena fare un viaggio in Nuova Zelanda è la cultura locale che, come potete immaginare, è completamente diversa dalla nostra. Ciò non toglie che abbia un fascino assolutamente irresistibile. Questa, del resto, è la terra del popolo Maori e nella parte centrale dell’Isola del Nord ci sono le maggiori testimonianze storiche di questa popolazione. Una cultura millenaria fatta di guerrieri, cacciatori e navigatori, arrivata fino ai giorni nostri ancora in tutta la sua ricchezza.

L’altra ragione per cui dovreste assolutamente organizzare un viaggio in Nuova Zelanda è che, difficilmente, incontrerete orde di turisti. Da queste parti, infatti, si vive all’insegna della tranquillità e delle emozioni intense. Essendo poi molto lontana da tutto, non è mai presa d’assalto dai viaggiatori.

La Nuova Zelanda, inoltre, è il Paese perfetto per gli amanti degli animali. Qui vive, per esempio, il kiwi, un uccello difficilmente osservabile, ma anche il pinguino dagli occhi gialli. Senza lasciare in secondo piano i mammiferi marini, come il simpatico delfino hector.

Infine, la Nuova Zelanda è uno dei migliori Paesi in cui viaggiare soprattutto per gli appassionati dell’universo “Hobbit” e del “Signore degli Anelli”. Sono diversi, infatti, i posti magnifici del Paese in cui sono state girate le due trilogie.

Cinque cose da vedere assolutamente in Nuova Zelanda

È veramente complicato scegliere solo cinque cose da vedere assolutamente in Nuova Zelanda. Del resto, questo è un Paese dai paesaggi incantati e dalla mille possibilità all’aria aperta e non solo. Nonostante ciò ci abbiamo provato.

Il primo luogo che vi consigliamo è Auckland, la principale città del Paese e dove si può fare di tutto di più. La sua particolarità più interessante è che è costruita su un vulcano. Passeggiandovi scoprirete un bel mix di antico e moderno, di palazzi coloniali e grattacieli. Interessanti anche i musei, così come la Sky Tower che regala una vista davvero mozzafiato.

Auckland nuova zelanda

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La bellissima Auckland in Nuova Zelanda

Straordinario anche il Parco Nazionale di Abel Tasman, probabilmente uno dei più spettacolari del mondo. Qui l’attrazione principale è l’Abel Tasman Coast Track, la passeggiata più famosa e più frequentata tra le lunghe camminate che si possono fare nel Paese. Un percorso contrassegnato in maniera chiara che vi permetterà di ammirare la natura più incredibile che esista. Il tutto passeggiando attraverso foreste e scogliere, fino ad arrivare a meravigliose spiagge incontaminate.

Poi Marlborough Sounds, nell’Isola Sud, un posto dove la natura dà il meglio di sé. Da queste parti, infatti, la costa è movimentata da chilometri e chilometri di fiordi che si insinuano nella costa montuosa e collinare. Dei paesaggi che vi resteranno nel cuore per sempre e delle zone dove scoprire la tipica tranquillità neozelandese.

Un altro luogo da non perdere in Nuova Zelanda è il ghiacciaio Franz Josef che vanta una lunghezza di 12 km e che è situato a soli 300 metri sul livello del mare. Si può visitare in diversi modi: a piedi camminando sul ghiaccio, dal cielo in elicottero o con escursioni nella parte anteriore. Molto particolari anche le diverse cascate che si notano lungo la strada.

Infine, il Milford Sound che è un famosissimo fiordo che si trova all’interno del Fiordland National Park. Vi basti pensare che, secondo i neozelandesi, è “l’ottava meraviglia del mondo” se non la più bella. Vi ritroverete al cospetto di pareti rocciose e cascate che si gettano nel mare, qualcosa di davvero fuori dal comune.

Insomma, la Nuova Zelanda è un Paese che vale assolutamente la pena scoprire soprattutto ora che sono state, finalmente, eliminate tutte le norme Covid.

Per maggiori informazioni e chiarezza sui requisiti di ingresso vi invitiamo a contattare l’ambasciata del Paese e a visionare il sito ViaggiareSicuri, un servizio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

ghiacciaio Franz Josef nuova zelanda

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Veduta aerea del ghiacciaio Franz Josef, Nuova Zelanda
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Viaggio in Australia: animali fantastici e dove trovarli

Spesso ci mettiamo in viaggio per andare alla scoperta di tutte quelle attrazioni celebri e iconiche che con gli anni sono diventate simboli di città, paesi e territori interi. Quelle da vedere, contemplare e fotografare almeno una volta nella vita, le stesse che rappresentano un patrimonio inestimabile per tutta l’umanità.

Altre volte, invece, lo facciamo per scovare le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo, quelle plasmate dalla natura e da nessun altro.

Ma succede anche che a spingerci ad attraversare il globo, a volte, siano le creature che lo abitano. Animali che hanno trovato la loro casa in territori lontanissimi da noi e che lì sono restati. Ed è proprio in quei luoghi che vogliamo portarvi oggi per scoprire tutti gli animali fantastici che potete incontrare e conoscere durante un viaggio in Australia.

La straordinaria fauna australiana

La fauna australiana è estremamente variegata, forse una delle più ricche dell’intero pianeta. È caratterizzata da numerose specie endemiche che non è possibile incontrare in nessun altro luogo del mondo.

I koala, così come i canguri, sono gli animali più celebri di questo affascinante territorio, nonché i simboli dell’intera Australia. Con il tempo, infatti, la loro presenza ha attirato un numero sempre crescente di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo che sono giunti fin qui solo per incontrarli.

Eppure, oltre ai koala e i canguri c’è molto di più. All’interno dell’intero continente, infatti, esistono quasi 400 specie di mammiferi e circa 900 esemplari di uccelli. Qui vivono migliaia di pesci di ogni categorie e poi ancora lucertole, coccodrilli e altri animali marini.

È possibile incontrarli nei loro habitat naturali, oppure perdersi e immergersi nei tanti parchi naturali che si snodano in tutto il territorio che hanno come obiettivo proprio quello di proteggere la flora e la fauna del continente.

Da nord a sud, passando per est e ovest: un viaggio in Australia ci permette di fare incontri ravvicinati con esemplari unici e straordinari. Ma dobbiamo dirvelo, non tutti sono dolci e teneri come i koala o i quokka – questi ultimi sono celebri per i grandi sorrisi che dispensano – perché alcuni di questi sono decisamente più spaventosi e inavvicinabili. Scopriamoli tutti.

Quokka sull'isola di Rottnest

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Quokka sull’isola di Rottnest

Animali australiani e dove incontrarli

Quando parliamo dell’Australia non possiamo non pensare ai koala, animali che, con quell’aspetto aspetto così tenero e dolce, hanno conquistato inevitabilmente il nostro cuore. E sono molte le persone che scelgono di viaggiare dall’altra parte del mondo proprio per incontrarli dal vivo, per fotografarli e coccolarli. Avvistarli non sarà difficile: potete infatti trovarli lungo i tratti di foresta che si snodano lungo la Great Ocean Road di Victoria. È proprio qui che vive una delle più grandi popolazioni di koala dell’intero Paese.

Al primo posto per popolarità, insieme ai koala, troviamo anche i canguri. Questi marsupiali australiani sono diventati nei secoli simbolo e icona del continente intero. Potete avvistare questi animali ovunque: percorrendo una strada di campagna, o facendo una passeggiate nella foresta. Oppure potete recarvi nei parchi naturali dove questi vivono e interagiscono con le persone come il Morisset park nel Nuovo Galles del Sud.

Tra gli incontri più ambiti dai viaggiatori c’è sicuramente quello con i quokka. Questi piccoli marsupiali, infatti, sono particolarmente celebri per i loro grandi e perenni sorrisi, al punto tale da essere stati ribattezzati gli animali più felici della terra. Se volete osservarli in natura, allora, il consiglio è quello di raggiungere Rottnest Island, conosciuta anche come isola dei quokka.

Anche i vombati suscitano molto interesse tra i viaggiatori, sopratutto per quell’aspetto tenero e buffo che li caratterizza. Avvistarli, però, sarà un po’ difficile, sopratutto perché questi tendono a uscire dalle loro tane soltanto di notte. Per incontrarli dovrete dirigervi verso le lande dell’Australia sud-orientale oppure in Tasmania.

Ed è proprio in questo Stato che dovete fermarvi per fare un altro incontro ravvicinato, quello con il famosissimo diavolo della Tasmania. Non lasciatevi ingannare dal nome, però, perché in realtà questo animale è molto timido e riservato e non è pericoloso per l’essere umano, a meno che non si senta minacciato.

Del serpente tigre, invece, dovreste aver paura. Si tratta di uno degli esemplari più velenosi e pericolosi del mondo. E sì, vive in Australia, popolando le regioni meridionali. Meglio non avvicinarsi troppo!

Un altro animale dal quale restare alla larga è il coccodrillo marino, il più grande rettile vivente al mondo che si trova nell’Australia settentrionale. Se proprio ci tenete a fare un incontro ravvicinato con questo pericoloso animale, il consiglio è quello di raggiungere Darwin. All’interno del parco divertimenti Crocosaurus Cove, infatti, è possibile fare il bagno con i coccodrilli.

Coccodrillo marino

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Coccodrillo marino
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Migliaia di lucciole accendono queste grotte: è magia

La Nuova Zelanda è un paese che sa sempre come stupire il visitatore, ma anche chi ci abita, con le meraviglie della sua natura. Una delle attrazioni principali e che meritano di essere ammirate dal vivo almeno una volta nella vita è quella delle Waitomo Caves o Glowworm Caves. Si tratta dei due nomi con cui sono note delle grotte calcaree che si trovano nella parte settentrionale dell’isola e in cui alcuni insetti luminosi danno spettacolo. Il fenomeno è a dir poco straordinario e a renderlo speciale ci pensano degli animali che sono in tutto e per tutto simili alle lucciole. In questa zona, infatti, il buio viene “squarciato” da una miriade di piccoli bagliori di vario colore.

Le grotte neozelandesi hanno un’origine antichissima visto che si sono formate 30 milioni di anni fa grazie all’azione dell’erosione carsica. Le larve che popolano le Waitomo Caves sono note con un nome piuttosto singolare, Glow-Worm, appartenenti alla famiglia dell’Arachnocampa luminosa. Se ne trovano a milioni ed è inevitabile che la loro luce vada a irradiare le caverne, dando vita a una sorta di “cielo” stellato. Come già sottolineato, poi, a rendere unico il fenomeno ci pensa la varietà dei colori: si va dal verde al blu, oltre alle loro diverse tonalità.

La prima esplorazione delle grotte

Non esiste niente di simile in nessun’altra parte del mondo, dunque bisogna recarsi soltanto in Nuova Zelanda per trovarsi di fronte questo spettacolo luminoso, una vera e propria manna dal cielo per i visitatori più romantici. La scoperta delle grotte neozelandesi risale addirittura al XIX secolo. Nel 1887, infatti, un capo Maori del posto, tale Tane Tinorau, esplorò le caverne per la prima volta in assoluto insieme a Fred Mace, un geometra di nazionalità britannica. In realtà gli stessi Maori sapevano perfettamente della presenza delle lucciole, anche se non si erano mai spinti in profondità per verificare di persona.

Migliaia di lucciole alle Waitomo Caves

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I bagliori di luce presso le Waitomo Caves

I turisti attirati dal fenomeno luminoso

La prima esplorazione della storia della Waitomo Caves non fu comunque un’impresa semplice. Anche a causa degli scarsi mezzi dell’epoca, Tinorau e Mace si avventurarono su una zattera di fortuna per navigare nel torrente interno alle grotte. I viaggi successivi hanno poi permesso di scoprire anche le splendide formazioni calcaree e altri accessi delle caverne. Come è facile immaginare, al giorno d’oggi un’attrazione del genere fa approdare in Nuova Zelanda un numero impressionante di turisti. Si tratta di ben mezzo milione di visitatori ogni anno che non vedono l’ora di essere illuminati dalle lucciole presenti in un luogo tanto magico.

Tra l’altro, la vegetazione è molto folta e riesce a creare dei filtri di luce e ombre intriganti che poi si proiettano sulle pareti di roccia. Il momento ideale per assistere al fenomeno luminoso è la mattina presto, con la nebbia di questo momento della giornata che contribuisce a rendere il tutto più misterioso. Impossibile calcolare il numero esatto di larve che brillano in cielo, forse centinaia di migliaia, ma l’importante è che siano affamate: sì, perché più questi insetti sono alla ricerca di prede e maggiore sarà il loro bagliore per una luminosità che sarà difficile dimenticare per tutta la vita.

Luci e magia nelle Waitomo Caves

Fonte: 123RF

Le magiche luci delle Waitomo Caves
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Riapre il Paese che è natura allo stato puro: le regole

La Nuova Zelanda è un paradiso terrestre nuovamente accessibile, dopo oltre due anni. Le isole vulcaniche dell’Oceano Pacifico, la capitale Wellington, le Terre di Mezzo del Signore degli Anelli, e ancora, Fiordland, Southern Lakes nell’Isola del Sud, l’Abel Tasman National Park e Kaikoura, con lo spettacolo incredibile delle foche, Queenstown,  Raglan e il Parco nazionale di Tongariro accoglieranno di nuovo i turisti internazionali dopo la riapertura delle frontiere. Una decisione arrivata con due mesi di anticipo rispetto a quanto programmato dal governo, ma che segna un evento storico: dal marzo 2020, quindi all’inizio della pandemia, sono entrate in vigore restrizione che sono state abolite solo in vista dell’estate 2022.

Potranno entrare in Nuova Zelanda i viaggiatori completamente vaccinati, in possesso di un test covid negativo effettuato prima della partenza. Test rapido sia all’arrivo che da ripetere dopo cinque giorni sul territorio neozelandese.

Via le restrizioni in Nuova Zelanda per viaggiatori da 60 paesi

La decisione è arrivata dalla premier neozelandese, Jacinda Ardern. Fino ad oggi, per poter entrare in Nuova Zelanda era necessario essere in possesso di un visto e per chi arrivava da 60 Paesi del Visa Program (si richiede online ed è valida per due anni) , tra cui Italia, Giappone, Sati Uniti, Regno Unito, Germania, Corea del Sud, Malesia e Canada. Le frontiere saranno dunque riaperte a tutti, turisti compresi. Le tempistiche consentiranno anche a compagnie aeree e marittime di adeguarsi in vista della stagione estiva (un settore che ha risentito notevolmente delle chiusure alle frontiere per via del Covid: da Australia e Asia il traffico internazionale nel Paese era crollato del 90 per cento). Si tratta della seconda fase di aperture programmate nel Paese, che già aveva dato il via libera all’ingresso dei cittadini australiani vaccinati e ai residenti.

Le regole per entrare in Nuova Zelanda

Le frontiere della Nuova Zelanda hanno riaperto ai cittadini di 60 Paesi con cui il Paese ha un accordo di esenzione visto (inclusa l’Italia).
Per entrare nel Paese è obbligatorio osservare le seguenti regole:

  • Aver completato l’intero ciclo vaccinale (tre dosi) da almeno 14 giorni;
  • La compilazione online del Travel Declaration Form;
  • Essere in possesso di certificato con esito negativo di tampone effettuato non più di 48 ore (in caso di test PCR) o 24 ore (in caso di test RT-LAMP o test rapido sotto supervisione medica) prima dell’orario previsto per il primo volo internazionale del loro viaggio verso la Nuova Zelanda.
  • Test rapido all’arrivo in Nuova Zelanda
  • Test rapido al quinto giorno di permanenza
  • Aver prenotato un volo di ritorno al paese di partenza.

Cosa cambia sul fronte del trasporto aereo

L’andamento incoraggiante dei contagi in netta diminuzione, e l’aumento del tasso dei vaccinati, hanno portato a nuove regole in materia di trasporto aereo. I passeggeri internazionali che voleranno con Air New Zealand, la compagnia di bandiera, non dovranno più mostrare alcun certificato vaccinale, e si comporteranno quindi come i viaggiatori nazionali. Già il 13 aprile sono ripartiti i voli dall’Australia da Melbourne, Sydney, Gold Coast, Brisbane e Perth. Le misure di sicurezza potrebbero essere riviste a seconda dell’evolversi delle condizioni sanitarie in Nuova Zelanda e a livello globale.

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