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Il nuovo obiettivo dell’Europa: treni veloci che sostituiscono aerei

Il futuro dell’Europa vedrà, molto probabilmente, un ampio numero di treni veloci che sostituiranno gli aerei. A prospettarlo sono i leader del settore ferroviario del vecchio continente che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per uno studio sui “Servizi ad alta velocità intelligenti e convenienti nell’Unione europea” a cui hanno preso parte la Community of European Railway and Infrastructure Companies (Cer), la Alliance of Passenger Rail New Entrants in Europe (Allrail), la European Rail Supply Industry (Unife) e la European Rail Joint Undertaking (Eu-Rail).

L’obiettivo nel dettaglio

L’obiettivo sarebbe quello di raddoppiare il traffico ferroviario ad alta velocità entro il 2030, per poi triplicarlo entro il 2050. Un modo per avere una vera e propria alternativa all’aereo: una rete ferroviaria smart che colleghi in poche ore di viaggio le capitali e le principali città del nostro continente.

Questo studio, quindi, vuole raggiungere lo scopo di promuovere una trasformazione radicale del sistema ferroviario in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, compreso il raggiungimento di una rete di trasporto transeuropea (TEN-T) pienamente operativa, multimodale, sostenibile e intelligente entro il 2050.

La buona notizia è che non è una missione impossibile per il nostro continente. L’Europa, infatti, già dispone di migliaia di chilometri di ferrovia ad alta velocità. La vera sfida di questo progetto riguarderà il trovare un accordo su quali percorsi privilegiare, quali città collegare e quali invece escludere, così come fissare degli standard comuni e decidere come dividere i costi tra i diversi operatori nazionali ed enti che saranno coinvolti.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come riportato dal Corriere della Sera Alberto Mazzola, direttore esecutivo di Cer ha sottolineato: “Sebbene molto sia stato ottenuto finora con storie di successo nazionali che collegano tra l’altro Parigi-Lione, Milano-Roma, Barcellona-Madrid e Berlino-Monaco di Baviera, molto di più è necessario se vogliamo rispettare gli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo e della mobilità intelligente e sostenibile: raddoppiare il traffico ferroviario ad alta velocità entro il 2030 e triplicarlo entro il 2050“.

Ma non solo. Philippe Citroën, direttore generale di Unife, ha aggiunto: “L’alta velocità ferroviaria ha un ruolo essenziale da svolgere nella decarbonizzazione e nella trasformazione digitale dell’intero sistema di trasporto europeo. Dimostrando i grandi vantaggi di una rete ferroviaria europea ad alta velocità, lo studio contribuirà al raggiungimento della Strategia per la Mobilità Sostenibile e Intelligente“.

Mentre Carlo Borghini, direttore esecutivo di European Rail Joint Undertaking, ha dichiarato:”Non vediamo l’ora di iniziare le prime attività di ricerca e di presentare i primi risultati entro la fine di quest’anno, che contribuiranno a realizzare questa rete integrata ad alta velocità“.

Torino-Lione e Rail Baltica: la partership

Nell’incantevole cornice di Lione è stata siglata anche una partnership tra i promotori delle ferrovie Torino-Lione e Rail Baltica, un progetto di infrastruttura ferroviaria ad alta velocità che si divide tra Estonia, Lettonia e Lituania. L’obiettivo, in questo caso, è quello colmare l’anello mancante tra la Finlandia a nord e la Polonia a sud.

Nel dettaglio: l’accordo si occupa di temi ambientali, della sicurezza sul lavoro e delle buone pratiche nella realizzazione di progetti multimodali su larga scala e nell’operatività ferroviaria. Insomma, il futuro dell’Europa è sempre più indirizzato all’uso principale del treno, mezzo di trasporto che presenta diversi e interessanti vantaggi di cui vi avevamo già parlato.

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Una scoperta sensazionale nei nostri fondali marini

Sotto il mare si nascondono ancora oggi incredibili segreti. Senza andare molto lontano, al largo delle nostre coste è appena stata fatta un’eccezionale scoperta che potrebbe riscrivere la storia.

E, come spesso accade, la scoperta è assolutamente casuale ed è avvenuta nel corso di un’operazione di routine.

L’antico relitto

I Carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Udine stavano, infatti, monitorando un vasto specchio d’acqua alla Foce del Timavo quando si sono accorti che sui fondali c’era qualcosa di inaspettato.

Nei pressi dell’isola di Pampagnola, vicino alla nota località di villeggiatura di Grado, hanno così individuato un’imbarcazione di epoca romana di cui nulla si sapeva finora, ma si è subito capito che si trattava di una scoperta di eccezionale importanza storica.

Il relitto era in buona parte nascosto dalla sabbia dei fondali del Mar Adriatico a una profondità di circa 5 metri. La porzione dell’imbarcazione visibile finora è lunga all’incirca 12 metri, ma si stima misuri almeno il doppio.

Nei pressi dell’antica barca, presso il Canale delle Mee di Grado, lo storico ingresso al porto fluviale di Aquileia, che all’epoca era la quarta città dell’Impero Romano, sono state rinvenute anche due anfore risalenti al I secolo a.C. e porzioni di anfore e brocche risalenti al II-III secolo d.C..

Le altre scoperte nella zona

Il luogo dove è stata fatta la scoperta non è nuovo a incredibili ritrovamenti. Nel 2000, era stato fatto un altro ritrovamento, quello di un vascello denominato “Grado 2“, naufragato nel III secolo a.C., prima ancora della fondazione della città di Aquileia. Il relitto si trovava a una ventina di metri sotto il livello del mare.

Questa era infatti una rotta commerciale molto battuta, in quanto collegava l’attuale Friuli-Venezia Giulia con il resto d’Italia e il mondo ellenico.

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Scoperte opere nascoste sotto famosi dipinti

Non è la prima volta che un’opera d’arte si rivela essere molto di più di quello che appare a occhio nudo. Ma ogni volta che accade sembra un piccolo miracolo. L’ultima eccezionale scoperta è stata fatta all’Hecht Museum dell’Università di Haifa, la terza città più importante di Israele e frequentato polo turistico. Tre schizzi finora sconosciuti di uno dei più grandi artisti italiani del primo Novecento, nascosti sotto la superficie di un suo particolare dipinto, sono venuti alla luce grazie a una sofisticata tecnologia a raggi X. Ciò che è emerso ha lasciato tutti a bocca aperta.

Gli schizzi nascosti sotto un particolare dipinto di Modigliani

Se ne stavano nascosti sotto la superficie del dipinto “Nudo con cappello” di Amedeo Modigliani, tre disegni abbozzati del celebre pittore e scultore livornese, scoperti dai curatori del museo israeliano.

Un’opera giovanile già di per sé particolare, da anni oggetto di studio. A renderla insolita è il fatto che entrambi i lati della tela presentino ritratti dipinti in direzioni opposte. I visitatori del Museo Hecht si ritrovano ad ammirare l’immagine di un nudo capovolta, mentre sul retro si svela il “Ritratto di Maude Abrantes”, amica di Modigliani, uno dei primi dipinti dell’artista. Ma c’è di più. Nel 2010, un curatore del museo aveva notato gli occhi di una terza figura sotto il colletto di Abrantes, quelli di una donna con cappello.

Da lì, la voglia di scoprire di più. E finalmente, un’approfondita indagine a raggi X ha svelato l’esistenza di altre due sagome abbozzate dall’artista su quella stessa tela, del tutto invisibili a occhio nudo. Si tratta di un volto maschile e di un un busto di donna, con i capelli raccolti in uno chignon. Il dipinto, quindi, presenta ben cinque figure realizzate da Modigliani, tanto da rivelarsi come una sorta di “quaderno di schizzi su tela”, che riflette la “ricerca incessante dell’espressione artistica” del pittore livornese, come dichiara Inna Berkowits, storica dell’arte all’Hecht Museum dell’Università di Haifa.

Un altro elemento particolarmente interessante è che le figure emerse sono abbozzate e ancora prive dei celebri colli lunghissimi e affusolati che hanno costituito il tratto costante e caratteristico di Modigliani, rivelando così di appartenere al primo stile dell’artista, di cui sopravvivono pochi esempi.
La tela delle scoperte, conservata al Museo Hecht dell’Università di Haifa (protagonista di grandi scoperte), è stata analizzata ai raggi X, nell’ambito di un ampio studio forense sulle opere dell’artista livornese in vista della prossima mostra “Modigliani Up Close”, che si terrà in autunno alla Barnes Foundation di Philadelphia.

I ritratti nascosti, da Modigliani a Van Gogh

Un altro esempio di riutilizzo di una stessa tela da parte di Modigliani è emerso nel 2018 alla Tate Gallery di Londra (città ricca di meraviglie), quando il team di curatori ha scoperto – sempre grazia ai raggi X – un secondo volto femminile celato sotto la tela di uno dei suoi lavori più celebri, “Ritratto di Ragazza”. Gli studiosi credono che la donna ‘nascosta’ sia la scrittrice e critica letteraria boema Beatrice Hastings, ex musa e amante dell’artista.

Tuttavia, mentre in quel caso si era pensato alla volontà del pittore di cancellare a colpi di pennello una storia d’amore tormentata, le ipotesi che circondano le figure nascoste sotto il dipinto all’Hecht Museum raccontano tutt’altro, ovvero di come gli artisti del tempo vivessero spesso con scarsi mezzi economici e fossero pertanto costretti a lavorare più volte su una stessa tela.

Un’abitudine comune anche a un altro genio del mondo dell’arte. Quasi in concomitanza con la scoperta al museo israeliano, alla Scottish National Gallery di Edimburgo hanno scovato con i raggi X un autoritratto con cappello e fazzoletto di Vincent van Gogh, coperto da strati di colla e cartone sul retro di un “Ritratto di contadina”. La radiografia è stata eseguita sul dipinto in vista della mostra “A Taste for Impressionism”, in programma dal 30 luglio al 13 novembre presso la Royal Scottish Academy di Edimburgo.

Modigliani dipinti

Fonte: Wikimedia Commons

“Nudo con cappello” e “Ritratto di Maude Abrantes”
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Sui binari italiani torna un treno mitico

Il turismo slow è ormai una tendenza ben consolidata anche tra gli italiani: cosa c’è di più bello che riscoprire il nostro Paese in un viaggio lento che ci porta in esplorazione degli angoli più reconditi e meno conosciuti? È seguendo questa scia che ora riparte un treno di lusso che aveva lasciato il suo servizio ben più di 30 anni fa, una vera e propria leggenda su binari che finalmente possiamo tornare a vivere (anche se solo per pochi giorni).

Torna il Rapido Peloritano, un viaggio unico

La Fondazione FS sta rimettendo in funzione alcuni dei treni storici italiani che per tanto tempo hanno accompagnato viaggiatori e turisti in lungo e in largo per la nostra Penisola. Tra i servizi charter di lusso che ora tornano a vivere, c’è anche il Rapido Peloritano: la sua seppur breve esperienza in Sicilia ha regalato ai passeggeri non solo un’insolita (all’epoca) comodità, ma anche una vera avventura emozionante. E oggi la possiamo provare di nuovo, in un viaggio indietro nel tempo che ci riporta agli antichi fasti di questo convoglio leggendario.

Il Rapido Peloritano ha fatto servizio per circa 20 anni sulla tratta a lunga percorrenza che collegava la Sicilia al resto del Paese, conducendo i suoi passeggeri da Palermo sino alle soglie di Roma. Nato come treno di lusso nel 1965, era l’alternativa più comoda – e decisamente fruibile da un più ampio pubblico – al trasporto aereo per lasciare l’isola e giungere alla capitale. Il treno faceva uso di automotrici elettriche ALe 601, a quei tempi le più innovative nel campo dei trasporti veloci. Oggi FS le sta restaurando, riportandole al loro splendore originario.

Nel 1987, con l’avvento dell’Intercity, il Rapido Peloritano è andato anticipatamente in pensione per lasciare spazio ad alternative più rapide – ma di certo molto meno lussuose e confortevoli. Ma i nostalgici e i più curiosi possono ora rivivere quell’esperienza, scoprendo la “fantastica atmosfera ferroviaria degli anni ’80 del secolo scorso, con servizi di lusso e grande confort di bordo“, come si legge sul sito ufficiale della Fondazione FS. Per pochi giorni, il treno storico torna a sfrecciare sui binari: scopriamo i dettagli.

Come viaggiare sul Rapido Peloritano

Questa estate, all’insegna del turismo slow, possiamo salire a bordo del Rapido Peloritano. Per soli tre giorni, il mitico treno riprende vita e percorre la vecchia tratta Palermo-Roma portandoci immediatamente indietro nel tempo, un’emozione unica. La prima corsa è un vero tripudio di azzurro scintillante, una festa per gli occhi: sabato 16 luglio, partendo da Messina Centrale, i passeggeri possono ammirare la costa tirrenica siciliana e le sue spiagge incantevoli, che in queste settimane roventi sono sempre più affollate.

Mentre domenica 17 luglio si torna indietro: dalla stazione di Palermo Centrale, il treno riparte alla volta di Messina per quella che è la tappa più breve dell’intero percorso – ma non di certo meno affascinante. Infine, lunedì 18 luglio tocca all’ultimo itinerario, quello che si dipana tra la stazione di Reggio Calabria Centrale e quella di Roma Termini. Il viaggio permette di affrontare l’intera Ferrovia Tirrenica Meridionale e la Direttissima Roma-Napoli via Formia. Per questa parte finale del percorso, sono previste soste intermedie a Lamezia Terme e Salerno.

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Per la prima volta è stata scavata una tomba legata a Re Artù

Quella che si ritiene un’antichissima tomba neolitica (risalente a 5 mila anni fa) è stata scavata per la prima volta nei giorni scorsi. Un luogo che si sostiene sia legato al leggendario Re Artù, a tal punto che è più comunemente conosciuta come la Pietra di Artù.

Perché sono stati condotti questi scavi

Ci troviamo nell’Herefordshire, al confine tra Inghilterra e Galles, e proprio qui un gruppo di archeologi e volontari sta conducendo uno scavo che ha l’obiettivo di svelare i misteri di questa straordinaria tomba.

L’annuncio dell’avvio di questo interessante progetto è stato pubblicato sul sito dell’Università di Manchester il cui team di esperti sta collaborando con English Heritage per rimuovere l’erba cresciuta sul complesso neolitico, al fine di raccogliere i primi reperti e avere la possibilità di analizzarli e studiarli.

La scoperta di questo antico sito è tutto fuorché recente. Eppure, soltanto ora, si è deciso di scavare a fondo per comprendere meglio non solo uno dei siti preistorici più antichi del Regno Unito, ma anche uno dei luoghi più misteriosi e leggendari di tutto il Paese.

Al momento, infatti, non vi è nemmeno la certezza che questa pietra sia una tomba neolitica. A sostenerlo sono diversi esperti che ritengono che gli abitanti del luogo vi inumassero i defunti fino alla loro completa decomposizione, prima di estrarre le ossa. Supposizione che non si può dare per sicura poiché, fino ad ora, non è stato trovato nulla che lo dimostrasse, probabilmente a causa di furti e razzie.

Nel dettaglio: le ricerche condotte hanno rivelato che questo luogo potrebbe essere parte di un più grande complesso funerario e che tale cumulo di pietra, come gli altri rinvenuti a pochi chilometri di distanza, avrebbero sostituito un edificio in legno (camera dei morti) tipico dei cimiteri europei risalenti al Neolitico.

Considerando che nei siti adiacenti sono riemersi resti di scheletri umani, scaglie di selce, punte di freccia, ceramiche e altri manufatti, questi nuovi scavi potrebbero rivelare delle interessanti sorprese.

Il legame di questo sito con Re Artù

Ma perché questo sito è considerato legato al leggendario Re Artù? Le colline dell’Herefordshire sono sin da sempre un luogo ricco di storia poiché proprio qui si trovano alcuni dei monumenti preistorici più importanti e antichi di tutto il Regno Unito. Nel corso dei secoli si è fantasticato sulle leggende legate ai grandi condottieri, ma anche su alcune storie che riguardano Re Artù.

C’è una leggenda, infatti, che narra che proprio qui il sovrano uccise un gigante, dopo un durissimo scontro corpo a corpo. Pare che nel momento in cui questa enorme creatura esalò il suo ultimo respiro, a causa dei colpi inferti dal Re, lasciò un’impronta col gomito su una delle pietre creando, di conseguenza, un legame eterno tra Artù e questo posto misterioso e sacro.

Al di là di questi misteri, il progetto di scavo ha anche un altro scopo: avvicinare le persone alla storia e all’archeologia, provando a coinvolgerle in prima persona nelle attività degli studiosi.

Non resta che attendere l’evolversi di questi lavori di ricerca per capire se le ipotesi formulate fino a questo momento siano vere e per scoprire su questo straordinario sito molto altre informazioni in più.

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A pagina 116-117 trovate un articolo di SiViaggia dedicato alla magnifica Islanda, la terra di fuoco e di ghiaccio, con tutte le dritte per chi decide di andarci ora, i tour consigliati e le esperienze insolite da fare. In più, alcune pillole con spunti per gite in Italia.

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Quali sono le migliori compagnie aeree del mondo

Se avete avuto la fortuna di volare a bordo della Business Class di Qatar Airways potete capire perché ogni anno è lei a vincere il premio come migliore classe al mondo.

Perché è la migliore compagnia aerea

La Qsuite – perché si tratta di una piccola suite privata a tutti gli effetti -, brevettata dalla Qatar, non è una semplice poltrona di Business Class. È un ambiente nel quale ci si può rinchiudere, visto che c’è davvero una porta scorrevole che isola il passeggero dal resto del mondo, grazie al quale si ha l’impressione di viaggiare da soli su un aereo tutto per sé. Se non fosse che, di tanto in tanto, l’assistente di volo fa capolino per verificare che il viaggio sia confortevole e in sicurezza.

Per chi viaggia in compagnia, c’è la possibilità, ovviamente, di rimuovere il pannello che separa i due posti della fila centrale e di reclinare il sedile fino a trasformarlo in un vero e proprio letto, con tanto di topper e di piumino d’oca. Viene fornito in dotazione anche un bellissimo pigiama e delle comodissime pantofole.

Per tutte queste ragioni, ha appena vinto il premio assegnato da AirlineRatings come migliore Business Class del 2022.

qatar-aiways-qsuite

Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

La Qsuite di Qatar Airways, la migliore Business Class del mondo

Ma questa è solo la punta dell’iceberg. La compagnia si è aggiudicata, per il secondo anno consecutivo, anche il primo premio come “Compagnia aerea dell’anno“, oltre a essere stata nominata “Miglior compagnia aerea del Medioriente”.

Gli altri premi assegnati

I premi di AirlineRatings vengono assegnati sulla base di rigorosi criteri di valutazione, decisi da professionisti del settore, con una vasta esperienza nel campo dell’aviazione.

I premi riguardano ogni aspetto del volo. La compagnia che offre la migliore First Class è, invece, la Singapore Airlines, mentre le migliori Economy – c’è anche la Premium, una versione più confortevole della classe economica – quest’anno sono quelle delle Air New Zealand.

Premi anche alle low cost. La migliore del 2022, così come lo era lo scorso anno, è stata giudicata easyJet.

La compagnia aerea con la maggiore attenzione all’ambiente è un’altra mediorientale, la Etihad, dell’Emirato di Abu Dhabi. Quella con il migliore intrattenimento a bordo è Emirates, famosa per il suo sistema Ice che offre ben 5mila canali di film, serie Tv, musica, notizie e giochi, anche on demand. In effetti, se avete mai volato con questa compagnia, concorderete che non si riesce nemmeno a chiudere occhio per tutti i film in anteprima e i programmi imperdibili.

Durante l’Expo di Dubai la compagnia di bandiera dell’Emirato ha anche presentato un sistema di entertainment nel Metaverso.

Infine, il migliore personale di bordo che, pare, si possa incontrare è quello della Virgin Australia. Bisognerà andare per vedere se è vero.

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Fonte: @Emirates

Una dimostrazione di intrattenimento nel Metaverso nel padiglione Emirates a Dubai Expo
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Le vacanze degli italiani saranno all’aria aperta

Negli ultimi due anni, la pandemia ha costretto gli italiani a cambiare atteggiamento nei confronti della vita, vacanze incluse. Sempre più connazionali scelgono un tipo di vacanza in cui poter stare il più possibile all’aria aperta.

Lo studio

A dirlo è un’indagine condotta da Enit e Human Company in collaborazione con l’Istituto Piepoli. Secondo le previsioni dell’estate 2022, su 25 milioni di italiani che andranno in ferie quest’anno, uno su cinque ha programmato una vacanza outdoor e l’88% di essi (+3% rispetto al 2021) sceglierà come meta l’Italia.

Le mete top

Le destinazioni più richieste da chi ha deciso di trascorrere una vacanza a contatto con la natura sono la Puglia, la Toscana e la Sardegna, ma molto gettonate sono anche Lazio, Calabria e Sicilia.

Mare, mare, mare

Naturalmente, al mare. Il 58% di chi pianifica una vacanza outdoor sceglierà infatti una meta di mare, il 17% in montagna e il 14% in città e nelle località d’arte, prevalentemente nei mesi di luglio (42%) e agosto (46%).

“Le nuove prospettive offerte dall’outdoor”, ha commentato Roberta Garibaldi, Amministratore delegato dell’Enit “consentono di vivere pienamente e in modo nuovo spazi inattesi. Il contesto storico ci ha educato a vivere l’esperienza di viaggio con modalità rivisitate, rispondendo anche all’esigenza di rafforzare il senso di rispetto per l’ambiente naturale e consentendo di potenziare la fruizione dell’esperienza di viaggio. Il turismo all’aria aperta pone le basi per consolidarsi sempre di più negli scenari turistici attuali”.

“All’aperto, conveniente, italiana. L’identikit della vacanza degli italiani per l’estate del 2022 è piuttosto definito”, ha spiegato Livio Gigliuto, Vicepresidente dell’Istituto Piepoli. “Gli italiani cercano soprattutto località di mare, le cercano in Italia, e cercano ampi spazi all’aperto per sfuggire ai rischi del contagio. La propensione all’open air, che sembrava solo una risposta alla pandemia, è diventata in fretta un nuovo punto fisso delle vacanze italiane e probabilmente resterà abitudine anche per gli anni a venire”.

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Scoperta incredibile: ritrovati i resti della nave di un celebre film

Quando la realtà e la fantasia si mescolano, non può che nascere una vera magia: è quanto accaduto di recente, lungo una splendida e selvaggia distesa di sabbia dorata lambita da acque turchesi che hanno riportato alla luce un grande mistero. Gli archeologi marini hanno studiato a lungo i bizzarri resti che sono giunti su questa spiaggia, e hanno infine scoperto che appartengono ad una nave resa famosissima da un film degli anni ’80.

Oregon, scoperta la misteriosa nave dei Goonies

Sette ragazzi partono alla ricerca di un misterioso galeone che, secondo la mappa da loro ritrovata, dovrebbe contenere il ricchissimo tesoro di un leggendario pirata. E, tra mille avventure, riescono davvero nell’impresa. Che tuttavia fallisce miseramente per colpa di alcuni malviventi, pur permettendo a questi giovani coraggiosissimi di “riscattare” la loro vita quotidiana con quel briciolo di gioielli portati in salvo. Ai più, questa trama non è certo sconosciuta: si tratta di un vero capolavoro del cinema, che ha conquistato ragazzi in tutto il mondo. I Goonies, questo il titolo del film, trarrebbe spunto da una storia vera, che coinvolge un’antica nave affondata ormai secoli or sono.

Si tratta della Santo Cristo de Burgos, un vascello spagnolo salpato nel 1693 dal porto di Manila e diretto verso Acapulco con un preziosissimo carico di materiali (all’epoca) di gran lusso. Il galeone, dopo aver virato fuori rotta, scomparve per sempre tra i flutti dell’oceano Pacifico. Ma si sa, il mare è sempre foriero di sorprese incredibili. E questa volta non è stato da meno: il mistero che da tanto tempo avvolge una bellissima spiaggia dell’Oregon ha finalmente trovato risposta – e, guarda caso, coinvolge proprio questa antichissima nave.

Da tantissimi anni, lungo il selvaggio litorale di Nehalem Bay – che sorge alla foce dell’omonimo fiume – bagnanti e turisti rinvengono periodicamente pezzi di porcellana blu e bianca e blocchi di cera d’api. È apparso chiaro sin dall’inizio che questi fossero i segni di un naufragio avvenuto nelle sue vicinanze, ma nessuno aveva pensato alla Santo Cristo de Burgos. D’altra parte, il vascello seicentesco era partito da ben 11mila km di distanza ed era diretto dall’altra parte del continente. Proprio da questo misterioso relitto sarebbe stato ispirato il regista de I Goonies. Anche se non si conosceva ancora la verità sul suo conto.

Emersi i resti della Santo Cristo de Burgos

Negli ultimi tempi, i continui ritrovamenti lungo la costa dell’Oregon hanno spinto alcuni esperti a studiare la questione più a fondo. Il primo ad interessarsene fu Scott Williams, archeologo dello Stato di Washington: assieme ad alcuni suoi colleghi, decise di fondare la Maritime Archaeologic Society. La società studiò a lungo i frammenti di porcellana e i blocchi di cera d’api, scoprendo l’origine cinese dei primi e alcuni segni spagnoli sui secondi. Ma la storia non si conclude certo così. C’erano bisogno di prove più consistenti per parlare del ritrovamento della Santo Cristo de Burgos.

La svolta è arrivata nel 2019: Craig Andes, grandissimo appassionato de I Goonies, aveva deciso di battere le spiagge dell’Oregon sperando di trovare anch’egli un misterioso tesoro. Rinvenne invece alcuni pezzi di legno all’interno di una grotta marina, e comunicò la sua scoperta a Williams. Gli archeologi marini iniziarono ad indagare, trovando (dopo due anni di lunghissimi sforzi) altre travi di legno databili a 3 secoli fa. E finalmente il mistero è stato svelato. Per Williams non ci sono più dubbi: “Abbiamo tronchi di legno duro tropicale asiatico portati a riva circa 300 anni fa, con lati quadrati e buchi di spine. Siamo convinti che provenga da quel naufragio”. Un altro relitto è dunque stato identificato.

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Montecarlo, una “guida” principesca per il ritrovamento eccezionale

Durante alcuni regolari lavori di manutenzione, come spesso accade in questi casi, è stata fatta una scoperta eccezionale. L’impresa che stava lavorando all’interno del Palais Princier sulla rocca del Principato di Monaco (a casa del Principe Alberto, giusto per intenderci) ha rinvenuto dei meravigliosi affreschi rinascimentali.

A nove anni dalla scoperta del primo di questi affreschi e dal loro restauro – stiamo parlando di ben 600 metri quadrati di dipinti – ora sono visibili al grande pubblico e, per l’occasione, i primi visitatori hanno avuto l’onore di una guida davvero eccezionale: la Principessa Charlène di Monaco.

Una guida turistica d’eccezione

Sua Maestà la Princesse ha mostrato gli affreschi restaurati e condotto gli ospiti all’interno dei “Grandi appartamenti”, anch’essi appena riaperti dopo alcuni lavori.

La Principessa si è presentata all’appuntamento con un look ultra chic: camicia nera senza maniche, fusciacca bianca in vita, pantaloni ampi color crema e décolleté di pelle nera con tacco sottile, tutto Louis Vuitton.

Gli affreschi ritrovati

I dipinti più belli si trovano nella Galerie d’Hercule, che s’affaccia sul cortile interno del Palazzo, dove sono stati scoperti i primi affreschi, e anche nel Salon Matignon, rinominato Camera d’Europa per lo splendido medaglione che rappresenta l’episodio mitologico del rapimento d’Europa.

Gli affreschi di gusto manierista furono realizzati nel ‘500 da pittori italiani. Si tratta di un vero e proprio ciclo che si snoda in alcuni ambienti del Palazzo. Non si sa ancora chi sia l’artista degli affreschi ma ma si pensa a un pittore genovese. Nasce così un nuovo percorso di visita eccezionale a Palazzo.

Riaperti i Grandi appartamenti

Nuove opere abbelliscono i Grandi appartamenti all’interno del Palazzo del Principe. Tra i dipinti che i visitatori possono ammirare nel nuovo tour ci sono quadri di Jacopo Bassano, Orazio de Ferrari e Philippe de Champaigne, recentemente riacquistati dal Principe Alberto II e appesi alle pareti dell’Anticamera verde.

La visita del Palais Princier di Monaco

Ogni estate il Palazzo che si erge sul “rocher” del Principato di Monaco, dove vive di fatto da sempre il Principe, apre le porte ai visitatori. Ovviamente non è possibile accedere a tutti gli ambienti per non violare la privacy degli inquilini e non rischiare di trovarsi nella sala da pranzo mentre fanno colazione.

Una volta entrati nel grande edificio bianco, si arriva nella Galerie d’Hercule. La scala che collega la Galerie al Palazzo nella Corte d’Onore risale al XVII secolo e fu costruita con marmo di Carrara seguendo un’architettura a doppia rivoluzione ispirata al castello di Fontainebleau. La cappella del Palazzo è dedicata a San Giovanni Battista ed è del XVII secolo. La facciata è decorata con affreschi raffiguranti in particolare la storia di Santa Devota, Patrona del Principato.

Il Palazzo del Principe resterà aperto fino al 15 ottobre e il biglietto d’ingresso costa 10 euro per gli adulti e 5 per bambini e studenti. Naturalmente non ci sarà più Charlène alla guida del tour…