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I suoni del ghiaccio: il concerto più magico di sempre

Gli amanti della stagione invernale sanno bene che è proprio durante questo periodo che gli spettacoli più sublimi del mondo che abitiamo prendono vita. Lo fanno sopra e sotto di noi, lo fanno quando fiocca la neve e avvolge in un candido abbraccio i quartieri e le strade della città. Succede anche per mano dell’uomo, quando proprio con quella neve costruisce sculture e intere città di ghiaccio, come il Festival di Harbin.

E poi c’è il suono, che si unisce a queste visioni straordinarie, e che contribuisce alla creazione di un’esperienza sensoriale al di fuori dall’ordinario. In Norvegia, infatti, ogni anno si tiene il festival più singolare e straordinario del mondo, quello che mette in scena i suoni del ghiaccio. Scopriamolo insieme.

La gelida meraviglia dell’Ice Music Festival

Il suo nome è Ice Music Festival ed è un appuntamento assolutamente imperdibili per tutti gli amanti della magia dell’inverno. Ogni anno, infatti, nella suggestiva cornice del lago ghiacciato a Bergsjøstølen si tiene un concerto unico e particolare perché la melodie che gli ospiti possono ascoltare è riprodotta esclusivamente da strumenti di ghiaccio.

Ice Music Festival

Ice Music Festival

Ci sono corni, percussioni e violoncelli, e ancora arpe e chitarra, tutti esclusivamente ricavati da blocchi di ghiaccio ai quali sono aggiunte poi le corde. I musicisti sono chiamati a utilizzare con maestria e sapienza le loro mani per riprodurre il suono inedito e straordinario del ghiaccio.

Lo spettacolo uditivo è sempre diverso, una scoperta da scoprire a ogni concerto. Il suono prodotto dagli strumenti di ghiaccio, infatti, possono variare in base allo spessore del blocco e alla temperatura di quel determinato periodo.

I musicisti sono invitati a salire su un palco che ogni anno viene realizzato da designer ed esperti del settore. Quest’anno il compito di portare a termine il progetto artistico è stato affidato a Petter Bergerud, docente della Facoltà di Belle Arti, Musica e Design di Bergen e ai suoi allievi.

I concerti si tengono all’interno di igloo realizzati utilizzando solo ed esclusivamente la neve raccolta nelle ultime settimane. Le pareti congelate contribuiscono a valorizzare i delicati suoni provenienti dagli strumenti ghiacciati.

Ice Music Festival

Ice Music Festival

Ice Music Festival: ieri e oggi

Per scoprire la storia di questo inedito e meraviglioso concerto dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e più precisamente agli anni 2000. L’11 febbraio di quell’anno, infatti, il compositore e percussionista Terje Isungset ha messo in scena il suo straordinario concerto all’interno di una cascata ghiacciata a Lillehammer, in Norvegia, suonando con strumenti realizzati con materie naturali come pietra e legno.

Da quella perfomance si è sviluppata l’idea di dare vita a un festival musicale per sfruttare tutte le capacità sonore del ghiaccio. Nel 2006, a Geilo, è stato istituito il primo Ice Music Festival del mondo che ha subito attirato l’attenzione di persone e viaggiatori di tutto il mondo.

Così, arricchitosi di conferenze, eventi, e parchi tematici, che variano di anno in anno il Festival è giusto alla sua XVII edizione. Quest’anno Ice Music Festival Norway si terrò a Bergsjøstølen dal 4 al 6 febbraio, sarà questa l’occasione perfetta per affrontare anche argomenti relativi al climate change.

Ice Music Festival

Ice Music Festival

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Tahiti, scoperta una nuova barriera corallina incontaminata

Le profondità oceaniche hanno ancora tante sorprese da regalarci: nelle ultime settimane, la Polinesia si è arricchita di una nuova barriera corallina ancora incontaminata. La scoperta è avvenuta al largo delle coste di Tahiti, dove migliaia di coralli rosa giganti hanno trovato il loro habitat ideale, protetti (almeno per il momento) dall’inquinamento dei mari e dagli effetti negativi del riscaldamento globale. Un vero e proprio mondo sottomarino dal fascino incredibile

Tahiti, la nuova barriera corallina

Un team di subacquei internazionali ha scoperto nientemeno che una nuova barriera corallina, lunga ben 3 km e situata a profondità inaspettate. Se la maggior parte dei coralli cresce infatti ad un massimo di 25 metri dalla superficie, questi hanno trovato il loro habitat in quella denominata “zona crepuscolare”, che va dai 30 ai 120 metri sotto il livello dell’acqua. Qui, nonostante le temperature scendano ripidamente, vi arriva ancora abbastanza luce affinché queste forme di vita spettacolari possano crescere.

In effetti, la nuova barriera corallina polinesiana è davvero rigogliosa: vi spiccano esemplari di corallo rosa gigante che hanno dimensioni superiori ai 2 metri di diametro. “È stato magico assistere a questi coralli meravigliosi che si estendono a perdita d’occhio. È come un’opera d’arte” – ha affermato il fotografo francese Alexis Rosenfeld, che ha partecipato all’esplorazione sottomarina durante la quale è stata effettuata la scoperta. Secondo gli esperti, questo ecosistema avrebbe impiegato oltre 25 anni per crescere.

La barriera corallina individuata al largo delle coste di Tahiti ha un’altra caratteristica: vista la sua profondità, è rimasta per tutto questo tempo abbastanza protetta dagli effetti del riscaldamento oceanico. L’innalzamento delle temperature marine è infatti una delle prime cause di stress dei coralli, che perdono rapidamente il loro bellissimo colore e muoiono nel giro di pochi giorni. Lo sbiancamento dei coralli, un fenomeno che purtroppo riguarda tantissimi ecosistemi marini (la Grande Barriera Corallina australiana, nel 2016, ha subito gravi danni che hanno coinvolto ben l’80% dei suoi esemplari), non ha dunque colpito questa meraviglia.

Le barriere coralline polinesiane

La Polinesia vanta acque splendide e riccamente popolate: le sue barriere coralline sono dei veri capolavori, da proteggere e conservare con molta cura. Qui si trovano alcuni degli ecosistemi marini più affascinanti al mondo. È il caso, ad esempio, del Parco Marino delle Isole Cook, il più grande esistente sulla terra: nel cuore dell’oceano Pacifico è possibile ammirare coralli dai colori mozzafiato, crostacei e stelle marine, ma anche pesci tra i più bizzarri mai visti e una ricca vegetazione. E, con un pizzico di fortuna, si possono avvistare persino squali giganteschi.

Le barriere coralline rappresentano un incredibile patrimonio che dobbiamo preservare. Il rischio dello sbiancamento dei coralli è solo una delle conseguenze del riscaldamento globale e dell’inquinamento dei mari, che mettono in serio pericolo la sopravvivenza di questi ambienti dal fascino unico. La scoperta del nuovo ecosistema al largo di Tahiti, perfettamente conservato, apre nuovi scenari: è possibile che i coralli stiano diventando più resistenti all’innalzamento delle temperature. E di certo il ritrovamento non è che un piccolo tassello dell’enorme puzzle sottomarino. Si stima che solo il 20% dei fondali sia stato esplorato, e chissà quante meraviglie ancora ci attendono.

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Workation: 10 destinazioni che cambieranno il tuo modo di vivere

Non sono solo le abitudini di viaggio a essersi trasformate negli ultimi mesi, ma anche quelle personali e lavorative. Basti pensare allo smart working e a tutta quella serie di nuove possibilità che il lavoro da remoto ci offre, tra tutte l’opportunità di viaggiare, dove e quando vogliamo, senza smettere di lavorare, e sperimentare così la vita dei nomadi digitali.

Che si tratti di un breve periodo o di qualche anno, se siete intenzionati a fare un cambio vita e sperimentare una nuova quotidianità fatta di vacanze e lavoro, questo è sicuramente il momento giusto. Attenzione però alla scelta delle destinazioni che, in questo caso, non dovrebbero basarsi solo sulla bellezza della città, anche se questo aspetto è fondamentale, ma anche sulle nuove abitudini che andrete a creare durante questa workation.

Come scegliere la città perfetta per una workation

Il termine workation è entrato nella nostra quotidianità solo di recente, ma è diventato per noi prezioso perché ci apre all’opportunità di poter lavorare senza smettere di viaggiare e viceversa. Tuttavia, come dicevamo, la scelta della località in cui si andrà a vivere deve passare per una serie di fattori che dobbiamo tenere in considerazione.

Ad aiutarci in questa decisione ci ha pensato Kayak stilando la lista delle migliori destinazioni da raggiungere quest’anno tendendo in considerazione anche il fuso orario. Informazione, queste, preziosa se si considera che nonostante quell’aria perenne di vacanza che si respira, occorre anche dedicarsi al lavoro, organizzare chiamate e dialogare con il proprio team.

Ecco perché se l’intenzione è quella di trasferire il proprio ufficio in un Paese diverso da quella della propria residenza, è importante pensare anche all’organizzazione del lavoro. Ma questo, certo, non è l’unico fattore da prendere in considerazione.

Nella sua lista, Kayak, ha guardato anche l’accessibilità e i costi di viaggio, i prezzi locali, la salute e la sicurezza, la vita sociale e le condizioni meteorologiche. Curiosi di sapere quali sono i Paesi migliori in cui trasferirsi?

I 10 Paesi migliori per lavorare a distanza

Al primo posto della lista dei 10 Paesi migliori per lavorare da remoto troviamo il Portogallo che ha ottenuto il punteggio più elevato in tutte le categorie tenute in considerazione dall’indice di ricerca Kayak. Dalle condizioni meteo alle opportunità presenti in città, passando per un costo di vita ragionevole e un clima niente male. Non a caso, infatti, il Paese è già celebre tra i nomadi digitali, complice anche la possibilità di avere un visto, la presenza di spazi di coworking e le opportunità di interagire con altri smart worker e freelance.

Al Portogallo seguono la Spagna e la Romania, rispettivamente al secondo e al terzo posto. A queste si aggiungono la Repubblica di Mauritius, il Giappone e Malta, e poi ancora Costa Rica, Panama,  Repubblica Ceca e Germania.

La scelta è abbastanza ampia e può assecondare le esigenze di tutti i lavoratori i smart working desiderosi di cambiare vita. Prima di pianificare il viaggio, però, il consiglio è quello di informarsi sui requisiti d’ingresso dei singoli Paesi del mondo e su eventuali restrizioni Covid-19.

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Si tornerà a viaggiare per lavoro, ma in modo nuovo: quale

Non è più un segreto, oramai, che il Covid-19 abbia avuto un enorme impatto sul mondo dei viaggi, e, di conseguenza, sul settore del business travel. Nonostante le restrizioni adottate in quasi due anni per contrastare la diffusione del contagio, c’è però qualche notizia positiva. Si tornerà, infatti, a viaggiare per lavoro, ma lo si farà in modo nuovo rispetto al periodo precedente alla pandemia.

È quanto emerge da un report di BizAway, scale-up friulana che dal 2015 è attiva nel settore del business travel, che ha puntato i riflettori sui fattori principali che hanno rallentato la ripresa dei viaggi d’affari. Tra questi, le continue restrizioni legate alla diffusione di nuove varianti, così come l’impatto della digitalizzazione e la prevalenza dei meeting online. La sostituzione dei meeting in presenza è stata, infatti, una delle cause principali della riduzione dell’esigenza dei viaggi di lavoro.

Perché la ripartenza del business travel è vitale

Secondo il sito web tedesco “Statista”, il mercato del business travel nel 2020 ha perso, a livello globale, 810,7 milioni di dollari: i due terzi degli aerei nel mondo sono rimasti a terra e 18 compagnie aeree hanno dichiarato la bancarotta, mentre i travel manager hanno dichiarato spese di viaggio pari al 5-15% rispetto ai livelli del 2019.

Tuttavia, il business travel ricopre un ruolo strategico per il comparto del turismo ed è per questo che la sua ripartenza è considerata vitale. Basti pensare che, prima della pandemia, questo settore era responsabile del 70% del guadagno globale per gli hotel di fascia alta, oltre che di un valore compreso tra il 55% e il 70% dei profitti delle compagnie aeree, seppure i viaggiatori d’affari rappresentino solo il 12% dei passeggeri.

Come ripartiranno i viaggi di lavoro

Stando a quanto si legge sul sito di BizAway, secondo i dati del WTTC (World Travel & Tourism Council), nonostante la lenta ripresa, ci si aspetta una crescita delle spese per il business travel del 34% nel 2022.

Julia Simpson, la CEO e presidente di WTTC, sostiene: “Il business travel è in ripartenza. Ci aspettiamo che 2/3 dell’industria riparta prima della fine del 2022. Il business travel è stato duramente colpito ma le nostre ricerche mostrano spazio per l’ottimismo con una ripartenza nell’area Asia-Pacifico e Medio oriente come primi blocchi”.

Tra i principali fattori che influiscono sulla ripartenza del business travel internazionale, sottolineati dall’azienda friulana, ci sono i tassi di vaccinazione, che variano da Paese a Paese, il Green Pass (qui vi abbiamo illustrato le nuove regole in vigore in Italia per gli spostamenti) e l’esito del tampone, che determinano quali viaggiatori potranno accedere più facilmente a certe destinazioni. Per quanto riguarda le varianti, nonostante ogni Paese adotti le proprie misure di contenimento, il business travel si adatterà per evitare le aree ad alto rischio. Anche la disponibilità e il costo dei test giocheranno un ruolo importante nei budget e nella gestione della sicurezza dei dipendenti.

Nel frattempo, la digitalizzazione ha fatto passi importanti anche nel cambiamento di concezione del lavoro, grazie all’introduzione dello smart working (da fare, ad esempio, nell’entroterra romagnolo) e all’adozione di strumenti tecnologici, utili anche per la sostenibilità ambientale.

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Stop a Green Pass e restrizioni nel Regno Unito

A partire dal 26 gennaio, saranno allentate le restrizioni anti-Covid nel Regno Unito. Una decisione annunciata alla Camera dei Comuni dal primo ministro Boris Johnson, che sarebbe stata presa in seguito ai dati incoraggianti sul calo dei contagi registrati negli ultimi giorni in Gran Bretagna. Ecco quali misure verranno abolite dalla prossima settimana.

Niente più mascherine e Green Pass

A inizio dicembre, la Gran Bretagna era passata al ‘Piano B’ anti-Covid, con un giro di vite per fermare la variante Omicron, che ha fatto scattare nuove restrizioni in diversi Paesi. Fra le nuove misure, attualmente in vigore nel Paese, era stato introdotto l’obbligo della mascherina nella maggior parte dei luoghi chiusi, come teatri e cinema, e la certificazione verde per entrare in discoteca e nei luoghi affollati. Stando a quanto annunciato dal premier britannico, tutto questo cambierà dal 26 gennaio.

A partire da quella data, nel Regno Unito non sarà più obbligatorio indossare la mascherina a scuola, sui mezzi pubblici o nei negozi, né sarà più obbligatorio essere in possesso di Green Pass che attesti l’avvenuta vaccinazione o la guarigione dal Covid-19 (in pratica l’equivalente del nostro Super Green Pass). Inoltre, alle aziende non sarà più richiesto di incentivare lo smart working, come invece era finora previsto nel suddetto Piano B. Il dietrofront di Johnson sarebbe dovuto al calo di contagi raggiunto grazie al record di terze dosi booster dei vaccini. Tuttavia, c’è chi pensa che la decisione di allentare le misure anti-Covid sia in realtà un tentativo del premier britannico di mettere a tacere le critiche che sulla questione “partygate”.

Misure allentate anche per i viaggi nel Regno Unito

Come vi avevamo già spiegato, i viaggiatori vaccinati in arrivo nel Regno Unito non avranno più bisogno di mostrare l’esito negativo di un tampone pre-partenza, né dovranno mettersi in autoisolamento. Tutto ciò che si dovrà fare sarà:

  • prenotare un tampone (è possibile scegliere fra molecolare e rapido, LFT) da svolgere nel Regno Unito entro il scondo giorno dall’arrivo, da una lista di centri medici autorizzati;
  • compilare un passenger locator form, indicandogli estremi della prenotazione del tampone “day 2 test” dichiarando di non aver transitato in un Paese ad alto rischio, presente nella “red list, nei 10 giorni precedenti l’arrivo nel Regno Unito e di aver completato un ciclo di vaccinazione contro il coronavirus;
  • viaggiare con un’attestazione vaccinale da esibire, su richiesta, alla frontiera.

Ai viaggiatori che non abbiano ricevuto un ciclo completo di vaccinazione o che abbiano transitato in Paesi individuati come ad alto rischio nei 10 giorni precedenti l’arrivo nel Regno Unito, il governo britannico richiede, invece, di:

  • presentare il risultato negativo di un tampone Covid-19 effettuato nei tre giorni precedenti il giorno della partenza e che soddisfi i parametri specificati dal governo britannico;
  • compilare un formulario online (“travel locator form”) nei due giorni precedenti il giorno della partenza;
  • osservare un isolamento cautelare di durata ordinaria di 10 giorni, con modalità specifiche a seconda dei Paesi visitati prima dell’arrivo nel Regno Unito: prevista la quarantena alberghiera per chi abbia transitato in Paesi ad alto rischio;
  • infine, sottoporsi a tamponi di controllo nel 2° e 8° giorno dopo l’arrivo nel Regno Unito.

Per quanto riguarda, infine, i minori in arrivo nel Regno Unito:

  • fino ai 4 anni, sono esentati da qualsiasi tampone e dall’obbligo di isolamento cautelare;
  • dai 5 ai 17 anni, sono esentati dal tampone pre-partenza e dall’obbligo di isolamento cautelare, ma devono sottoporsi a un tampone di sorveglianza (day 2 test”) entro il 2° giorno dopo l’arrivo.
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Monveso di Forzo: l’Italia rivendica la sua montagna sacra

Poco conosciuto in occidente, venerato nel resto del mondo da buddhisti, induisti e jainisti, il monte Kailash in Tibet è considerato uno dei luoghi più sacri del mondo. In Giappone, invece, c’è il Monte Fuji ad assolvere questo compito, quello di essere contemplato e venerato.
Anche il nostro Paese vuole la sua montagna sacra e l’ha individuata tra le vette delle Alpi italiane. Stiamo parlando di Monveso di Forzo, una montagna appartenente al massiccio del Gran Paradiso nelle Alpi Graie, situata tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Monveso di Forzo: la montagna candidata a diventare il simbolo del Paese
Ha una forma bella, particolare ed elegante la cui suggestione ci riporta alle immagini delle piramidi quadrangolare. Ecco Monveso di Forzo, la nostra montagna che, secondo alcuni, è destinata a diventare sacra e inviolabile. Con un’altezza di 3308 metri, la montagna svetta verso il cielo caratterizzandosi come una delle più importanti elevazioni delle Alpi.
Sono innumerevoli gli itinerari creati e percorsi dagli alpinisti per raggiungere questa straordinaria vetta che offre una delle visioni più sublimi del nostro Paese. Eppure questa cima, che si annovera tra le più alte e iconiche delle Alpi, secondo un gruppo di naturalisti e alpinisti dovrebbe diventare sacra. Un’idea assolutamente inedita per il nostro Paese.
La scelta è caduta su Monveso di Forzo non certo per un caso. Intanto, la sua vetta altissima, anche se lontana dai sentieri più battuti dal turismo, è una delle più iconiche tra tutte le cime alpine proprio per la sua forma. Inoltre si tratta di un’altezza non inflazionata ancora, meno frequentata rispetto alle altre da curiosi, viaggiatori e avventurieri.
Le Alpi italiane avranno la loro montagna sacra?
In occasione della celebrazione del primo secolo di vita del Parco Nazionale del Gran Paradiso, un gruppo di amanti della montagna ha proposto di trasformare Monveso di Forzo in una montagna sacra. La richiesta – leggibile qui -non si basa sui divieti d’accesso, quanto più  a una valorizzazione maggiore del territorio e dei sentieri che conducono alla vetta.
Ma la cima quella sì, diventa inviolabile. E non attraverso multe e sensazioni, ma tramite una scelta consapevole e argomentata, singola e collettiva. “Nessuna sanzione pecuniaria per chi non vorrà “astenersi” – scrivono i rappresentanti dell’appello – “Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sulla cima sarà una scelta suggerita e argomentata, al fine che venga rispettata da tutti”.
Un processo che porta gli scalatori, gli alpinisti e gli amanti della montagna a decidere di restituire alla natura quella vetta, e contemplarla dal basso. Perché l’uomo non è il padrone dell’universo. Da questa consapevolezza è nata una proposta che “Invita a riflettere sulla necessità di una “transizione culturale” per far fronte alle grandi sfide globali che l’umanità è oggi chiamata a risolvere e sul ruolo che in ciò possono avere le aree protette” come hanno dichiarato i firmatari dell’appello.
Qualora l’Ente del Parco Nazionale del Gran Paradiso dovesse accogliere l’appello, l’elegante Monveso di Forzo diventerebbe la nostra montagna sacra, un luogo che prescinde dal culto religioso, ma che diventa simbolo di qualcosa di elevato e inaccessibile, intriso di un valore autentico e trascendentale che l’uomo può fare suo attraverso la contemplazione.
Monveso di Forzo

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Torna in voga il mappamondo, per veri fan dei viaggi

Qualcuno non se la sente ancora di viaggiare, specie di prendere un aereo, con tutto lo stress che questo comporta. Ciò non toglie che non si possa viaggiare almeno con la fantasia, anche restando a casa.
L’oggetto che non può mancare nella casa di un appassionato di viaggi è un mappamondo, un oggetto forse considerato vintage, dato che oggi Internet e le app sugli smartphone che vengono aggiornate in tempo reale hanno sostituito in tutto e per tutto le care e vecchie cartine geografiche.
Quello di Lego, che si costruisce mattoncino dopo mattoncino, è imperdibile. “Il Mappamondo” della linea LEGO Ideas è fatto di 2.585 pezzi, ci vuole dunque un po’ di sana pazienza ma, una volta completato, sarà uno splendido e realistico globo terrestre che misura 30 x 26 x 40 cm. e che gira a 360 gradi.

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I nomi dei continenti e degli oceani che sono stampati sui mattoncini s’illuminano al buio, così da iniziare a sognare prima di andare a letto quando si spegne la luce.
L’idea di realizzare un mappamondo di mattoncini colorati è venuta al francese Guillaume Roussel, che ha tratto ispirazione dai racconti di Giulio Verne. “Quando ho iniziato a pensare al design”, ha infatti spiegato Guillaume “mi sono chiesto cosa potesse essere creativo, educativo e rappresentare contemporaneamente la maggior parte del mondo. E la risposta è stata semplicemente ‘il mondo stesso’”.
Della linea Ideas ci sono tanti altri oggetti da costruire legati al monto dei viaggi, dal mulino a vento olandese alla casa dei vichinghi, dal Ponte delle catene di Budapest all’isola di Santorini. Per continuare a viaggiare, con la fantasia .
Il mappamondo LEGO Ideas

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Arabia Saudita Asia Notizie Viaggi

Scoperta una rete stradale antica “circondata” da 17.800 tombe

Una nuove e importantissima scoperta è avvenuta in Arabia Saudita: è stata riportata alla luce un’antica rete stradale, risalente a ben 4.500 anni fa, che metteva in collegamento le oasi del territorio. Ma ancor più interessante è che questa era “circondata” da tantissimi monumenti funebri.
Chi ha fatto la scoperta in Arabia Saudita
Questa scoperta, che potrebbe cambiare profondamente la nostra comprensione della storia antica del Medio Oriente, è stata effettuata da alcuni ricercatori dell’Università della Western Australia e della Royal Commission for AlUla, il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista The Holocene.
In cosa consiste il ritrovamento
Il team di ricercatori ha riportato alla luce dei “viali funerari”, ossia dei lunghi corridoi che collegavano oasi e pascoli, delimitati da migliaia di elaborati monumenti funerari, costruiti da popolazioni che vivevano nel Nord-Ovest dell’attuale Arabia Saudita tra la prima e la media età del Bronzo.
Per individuare e analizzare questi singolari viali funerari, il team ha utilizzato alcune immagini satellitari, fotografie scattate da elicotteri, rilievi al suolo e scavi. Grazie a tutto il lavoro condotto nelle aree di studio principali delle contee di AlUla e Khaybar, sono stati individuati viali che si estendono su un’area di 160.000 km2, con oltre 17.800 tombe con una sorta “coda” e con forme diverse.
I ricercatori hanno inoltre fatto sapere che “le più alte concentrazioni di monumenti funebri su questi viali si trovavano vicino a fonti d’acqua permanenti, con la direzione dei viali che indica che le popolazioni li usavano per viaggiare tra le principali oasi, comprese quelle di Khaybar, AlUla e Tayma“.
Strade e sentieri minori si perdono, inoltre, nei territori che circondano le oasi, suggerendo che fossero utilizzati anche per spostare mandrie di animali nei pascoli vicini durante i diversi periodi di pioggia.
Le dichiarazioni di chi ha fatto la scoperta
A tal proposito, il principale autore dello studio, Matthew Dalton, della School of Humanities dell’UWA, ha spiegato: “Le strade funerarie erano le principali reti stradali del loro tempo e dimostrano che le popolazioni che vivevano nella penisola arabica 4.500 anni fa erano molto più socialmente ed economicamente collegate tra loro di quanto pensassimo in precedenza“.
Ma non solo. Dalton ha sottolineato: “Queste oasi, in particolare Khaybar, mostrano alcune delle più dense concentrazioni di monumenti funebri conosciuti in tutto il mondo. Il gran numero di tombe dell’età del bronzo costruite intorno a loro suggerisce che già all’epoca le popolazioni avevano iniziato a stabilirsi in modo più permanente in questi luoghi favorevoli“.
Mentre il direttore del progetto, Hugh Thomas, anche lui della School of Humanities dell’UWA, ha concluso: “La ricerca chiude un anno straordinario per il progetto. I documenti pubblicati nel 2021 hanno contribuito a dimostrare che nei tempi antichi AlUla e Khaybar erano caratterizzati da un panorama insediativo ricco e dinamico. I reperti archeologici provenienti da queste regioni hanno il potenziale per cambiare profondamente la nostra comprensione della storia antica del Medio Oriente“.
In sostanza, quel che è emerso da questa nuova scoperta è una rete stradale fittissima punteggiata da un’incredibile quantità di monumenti funebri – come detto in precedenza sono circa 17.800 – che risalirebbe all’età del Bronzo, ossia circa 4.500 anni fa. Un rilevamento che davvero può aiutarci a vedere la storia antica in maniera molto più chiara e, per alcuni aspetti, abbastanza diversa.
L’area del ritrovamento

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luoghi romantici Notizie offerte San Valentino Viaggi

C’è un’offerta pazzesca per volare a meno di 5 euro

La compagnia aerea low cost Ryanair ha appena lanciato un’offerta pazzesca, con biglietti aerei a prezzi che partono da 4,99 euro a tratta. La promozione è valida solo per il 19 gennaio e si può viaggiare fino al 16 febbraio, San Valentino incluso.
Un’ottima occasione per pensare già a dove trascorrere la festa degli innamorati, ma anche per concedersi un viaggio alla scoperta di una nuova Capitale o di una nuova meta raggiunta dalla compagnia.
Romantica Varsavia
Tra le offerte che vi segnaliamo c’è quella per Varsavia, in Polonia, con partenza da Milano Bergamo, Ancona e Bologna. Varsavia è una delle città più belle e inaspettate d’Europa. Se non ci siete mai stati è il momento di andarci ed è la città perfetta da visitare in un long weekend. Ideale per San Valentino. Soprannominata la “Parigi del Nord”, è famosa per i suoi scorci suggestivi.
Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, la Città Vecchia di Varsavia è stata ricostruita come l’originale, tanto che l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Il centro storico è un susseguirsi di facciate colorate, lampioni decorati, vicoli e piazzette nascoste. Tra i luoghi più importanti, la piazza del Mercato, con la sirena – simbolo della città -, il Barbacane ovvero la fortezza difensiva che collega la Città Vecchia con la parte nuova della Capitale polacca, piazza del Castello e le chiese di San Giovanni e San Martino.
Proprio di recente ha ricevuto un importante riconoscimento: è stata premiata per essere la città più accessibile d’Europa 2020. In poco tempo, infatti, è riuscita a creare soluzioni che agevolassero l’accesso ai vari punti di interesse a tutti i disabili.
Il centro storico di Varsavia
Salonicco, la Grecia inedita
Se siete afflitti dalla “Greece therapy” e ne sentite la mancanza, la Grecia è perfetta anche d’inverno. Magari è meglio non andare su un’isola, ma le città, come Salonicco per esempio, sono la meta ideale. Ci sono voli a 4,99 euro a tratta in partenza da Milano Bergamo e da Roma Ciampino.
Salonicco è la migliore meta alternativa ad Atene. Dal punto di vista culturale questa città non ha nulla da invidiate alla Capitale greca. Si trova nella parte continentale della Grecia, nella regione della Macedonia, terra di Alessandro Magno, ed è l’ideale per chi desidera un itinerario insolito.
a città di “Thessalonika” venne fondata nel 316 a.C. e quando finì sotto l’influenza Romana molti imperatori la arricchirono con elementi architettonici che ancora oggi si possono vedere nel centro città. Come il Mausoleo, all’interno del quale sono conservati bellissimi affreschi di epoca paleocristiana o l’Arco di trionfo, costruito per celebrare la vittoria contro i sassanidi.
Il simbolo di Salonicco, però, è la Torre bianca. Situata in prossimità della costa, è un bastione ben conservato e di rilevanza simbolica, per via degli avvenimenti che vi si svolsero. Durante il periodo Ottomano, veniva chiamato “torre del sangue” a causa degli episodi truculenti legati anche alla sua funzione di prigione e, solo alla fine del XIX secolo, venne rinominato “torre bianca”, per via delle operazioni di imbiancamento che un prigioniero fece in cambio della libertà promessa.
Panorama di Salonicco