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La “Città d’oro” perduta riaffiora dalle sabbie del deserto

L’edizione 2022 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il premio intitolato all’Archeologo del sito di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è andata alla scoperta della città d’oro fondata da Amenhotep III, ritrovata in buono stato di conservazione dall’equipe di Zahi Hawass, già Ministro delle Antichità e Direttore della Missione Archeologica al lavoro nel tempio funerario di Tutankhamon.

Grazie al Premio, istituito nel 2015, la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e la rivista Archeo intendono dare il giusto contributo alle nuove scoperte e riconoscere appieno il lavoro degli archeologi che, quotidianamente, con dedizione, sacrificio, competenza e ricerca scientifica affrontano il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio.

Inoltre, la cerimonia di consegna, alla presenza della figlia archeologa di Khaled Fayrouz Asaad e di Mohamad Saleh Ultimo Direttore del Turismo di Palmira, è l’occasione per tenere sempre viva la memoria di ciò che accadde in Siria e continuare a creare un collegamento tra le città di Paestum e Palmira, unite qualche anno fa dal gemellaggio siglato proprio durante la BMTA.

Il Premio viene assegnato in collaborazione con le testate archeologiche internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), AiD Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

La scoperta dell’anno: la “Città d’Oro” perduta

Il sito archeologico scelto per la premiazione del 2022 è stato rinvenuto nelle vicinanze del palazzo del faraone Amenhotep III, dalla parte opposta del fiume Nilo rispetto alla città e capitale di Tebe (oggi Luxor).

Le iscrizioni in geroglifico indicano che la “città d’oro perduta“, di cui alcune muri a zig zag erano stati scoperti negli anni Trenta dai francesi Robichon e Varille a 100 metri di distanza, si chiamava Tjehen-Aten, o Aton, “abbagliante” e che venne fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

Gli ambienti custodiscono oggetti in uso nella vita di tutti i giorni: scarabei, anelli preziosi, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III e iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, che hanno contribuito a datare l’insediamento.
È stata ritrovata anche una panetteria, zona per cucinare e preparare il cibo con stoviglie di stoccaggio e forni.

La seconda area, ancora in gran parte sepolta, rappresenta il quartiere residenziale e amministrativo, circondato da mura a zig zag, mentre la terza era attrezzata per i laboratori: qui si trovano, infatti, numerosi stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi e la zona di produzione dei mattoni di fango utilizzati per costruire templi e annessi.

Sorprendenti le sepolture ritrovate all’interno di una delle stanze: una mucca o un toro e una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia.
A nord del sito, anche un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di varie dimensioni.

Le parole di soddisfazione degli esperti

Palmira e Paestum condividono un’atmosfera, una tradizione, una gloriosa storia passata” ha ricordato Mohamad Saleh Ultimo Direttore del Turismo di Palmira “desideriamo presto tradurre questo gemellaggio in un progetto comune sul campo per aiutare le persone che tornano in Siria e fare un training mirato sul recupero del patrimonio culturale perduto ma anche sul restauro delle rovine della città nuova. Speriamo di cominciare già il prossimo anno”.

Il Fondatore e Direttore della BMTA Ugo Picarelli ha evidenziato come “L’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad è un momento molto sentito e importante per la Borsa. “Sin dalle prime edizioni abbiamo voluto concretizzare il tema della cooperazione culturale invitando i Paesi internazionali come l’Egitto, che è stato anche il primo Paese ospite ufficiale. Quando in Siria è accaduto quel terribile episodio, abbiamo ritenuto doveroso dare un segnale. Ringrazio per la loro presenza a questa importante cerimonia i rappresentanti delle istituzioni del Bahrein, del Libano, della Repubblica popolare cinese, della Grecia, del Guatemala”.

Da remoto è giunto anche il saluto di Mounir Bouchenaki Presidente Onorario della BMTA: “La Borsa” ha detto “lavora con le grandi istituzioni internazionali e nazionali. È un incontro unico al mondo in cui gli esperti dell’archeologia e del turismo dialogano. Migliaia di giovani universitari e liceali giungono a Paestum per la Borsa, che diventa sempre più importante e non solo nel Mediterraneo”.

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Il rifugio di benessere della regina Camilla

A Bangalore, capitale dello Stato Indiano meridionale di Karnataka, esiste un luogo in cui è possibile prendersi cura del corpo e dello spirito, utilizzando i principi dell’ayurveda. Una pratica indiana dalle origini antichissime e molto diffusa ancora oggi, che si basa su un approccio olistico rivolto alla totalità della persona, prefissandosi il raggiungimento di un equilibrio e un’armonia tra mente, corpo e spirito, in accordo con i ritmi della natura.

Un posto unico, in cui ricaricarsi sia dentro che fuori, grazie a una serie di programmi mirati per la salute dell’organismo intero, aiutandolo a purificarsi, ridurre lo stress e portare benessere ed energia a corpo e mente. Si tratta del centro olistico di Soukya a Whitefield, meta d’eccellenza per il turismo volto al proprio benessere psicofisico e luogo amatissimo da Camilla, Regina consorte del Regno Unito e moglie, ormai da molti anni, del neo Re Carlo III.

La città

Secondo il The Times of India, infatti, sembrerebbe che Camilla stia trascorrendo del tempo con le amiche proprio nel centro benessere olistico di Bangalore, città dinamica e in forte crescita, in cui poter ammirare il bellissimo centro storico, le sue aree verdi, il mercato ma anche i maestosi edifici sparsi per le vie e i tanti bazar di spezie in cui riscoprire i profumi tipici della tradizione e della cultura indiana.

Ma anche una città in cui, proprio grazie a centri come quello di Soukya, è possibile ritrovare se stessi, fermandosi e allontanandosi dal caos e lo stress quotidiano, per affidarsi alle mani esperte di persone che, seguendo i principi dell’ayurveda, aiutano i visitatori a ritrovare la pace. Una serenità che abbraccia l’intero organismo e che, forse proprio per questo, ha riscosso molto successo in chi lo frequenta, diventando uno dei luoghi abituali frequentati da Camilla e da personaggi di fama mondiale.

Il centro di Soukya

All’interno del centro, infatti, esistono diversi trattamenti, espressamente formulati per affrontare in modo mirato i bisogni singoli di chi si avvicina alla pratica olistica dell’ayurveda. Programmi che vengono monitorati e rivisti quotidianamente, per permettere di essere modificati a seconda delle esigenze personali e individuali di ciascuno e che si basano su un’attenta valutazione della persona e su una serie di visite e consulti preliminari da parte dei medici. Ma non solo.

All’interno del centro di Soukya si vive un’esperienza di benessere a 360°, cosa che comprende anche una dieta a base vegetariana e biologica, la pratica dello yoga, terapie complementari come digitopressione, idroterapia, massoterapia, meditazione, ecc., il tutto volto al benessere del corpo ma, soprattutto, della parte più profonda di sé. E non a caso questo posto è così amato da Camilla, che soprattutto negli ultimi mesi deve aver vissuto non poche preoccupazioni e stress visti gli accadimenti che hanno colpito la famiglia reale inglese.

Una meta che quindi, oltre a prendersi cura di sé in modo profondo e attento alla persona in ogni sua parte, permette anche di godere della bellezza della città stessa in cui il centro è sito. Vivendo a pieno gli insegnamenti e le tradizioni del luogo in un viaggio in questa destinazione esclusiva e amata anche dai reali.

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National Geographic: la via Appia tra i migliori viaggi da fare nel 2023

Come ogni anno, il National Geographic elegge alcune mete come “Best of the World“, un suggerimento per chi desidera visitare un posto nuovo e che gli esperti del magazine vanno spesso a esplorare in anteprima.

Non è il caso della meta italiana che si è aggiudicata il premio adesso, ma sicuramente la menzione speciale data dal National contribuirà a fare scoprire, anche a chi non lo conosce, questo luogo unico al mondo e di enorme importanza storico-culturale.

Per il 2023 ci sono diverse mete segnalate, divise per categoria: Avventura, Natura, Famiglia, Community e Cultura. Ed è proprio in quest’ultima categoria che l’Italia viene segnalata. Tra i migliori luoghi culturali del mondo da visitare l’anno prossimo c’è la nostra antica via Appia, “l’autostrada romana”, come la definisce il National.

Cosa scrive il National Geographic sulla via Appia

“Se tutte le strade portano a Roma”, scrive il National “questa antica autostrada costruita 2.300 anni fa è la madre di tutte le strade”. Ed elogia un progetto tutto italiano che, quindi, farà il giro del mondo.

“Trascurata dopo la caduta di Roma, ma mai dimenticata”, prosegue il magazine “questa strada sta attraversando un momento di rinascita grazie al governo italiano che sta cercando di ripristinarla e di sistemare le antiche pietre al fine di trasformare la via Appia in una strada pedonale per viaggiatori moderni. L’intento è quello di dare vita a un pellegrinaggio attraverso la storia, con tappe in villaggi pittoreschi e siti archeologici, provvedendo anche all’organizzazione di sistemazioni per ogni tappa”.

Con i tempi italiani, però, chissà quando vedrà la luce questo bellissimo progetto di sviluppo turistico-culturale della via Appia.

“Nel frattempo”, scrive quindi la giornalista del National Geographic Nina Strochlic, che proprio di recente ha camminato sulla via Appia, “gli amanti dei cammini possono approfittare della cucina moderna italiana. In Puglia, andate dritti nella prima panetteria e chiedete del Rustico, una pasta sfoglia ripiena di besciamella, mozzarella e pomodoro”.

La via Appia

L’antica strada romana, che collegava Roma con Brindisi – e quindi con gli sbocchi verso l’Oriente allora conosciuto -, era considerata dai Romani la “Regina Viarum”, la regina delle strade.

Quando, verso la fine del IV secolo a.C., fu tracciata, era una delle più grandi opere di ingegneria civile al mondo, con un enorme impatto economico, militare ma anche culturale.

Questa strada fece da esempio per tutte le successive in quanto era larga poco più di quattro metri – 4,1 corrispondenti a 14 piedi romani – consentendo di essere percorsa in entrambi i sensi, oltre era fiancheggiata da larghi marciapiedi così da poter andare anche a piedi e raggiungere facilmente i villaggi che s’incrociavano.

Lungo l’intero tracciato, s’incontrano luoghi che costituiscono un patrimonio culturale importantissimo, tra cui le antiche terme di Caracalla, splendide ville (Villa di Massenzio con il Circo di Massenzio, per esempio) e persino sepolcri, come il Sepolcro degli Scipioni. L’Appia fu anche la prima delle grandi strade romane a prendere il nome non dal luogo verso cui era diretta, bensì dal magistrato – Appio Claudio Cieco – che l’aveva costruita.

terme-caracalla

Fonte: 123rf

Le Terme di Caracalla lungo la via Appia

Buona parte dell’Appia Antica oggi è scomparsa, ma ne restano ancora ben visibili e percorribili dei tratti, specie nei dintorni di Roma, divenuti meta di turismo archeologico. Nel 2016, infatti, è nato il Parco archeologico dell’Appia Antica, che ha lo scopo di tutelare e valorizzare i monumenti antichi dell’area della Capitale e dei Comuni di Ciampino e di Marino.

Oltre ad aver vinto questa prestigiosa menzione, è candidata all’Unesco.

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Le Piramidi di Giza si illuminano di meraviglia

È un viaggio unico, straordinario e incredibile quello che ci conduce al cospetto di un patrimonio di immenso valore per tutta l’umanità, un tesoro prezioso che ha attraversato il tempo e le epoche fino ad arrivare ai giorni nostri. Stiamo parlando della Necropoli di Giza, un complesso di monumenti antichissimi che raccontano e conservano le testimonianze della civiltà egizia.

Ci troviamo in Egitto, a meno di 30 chilometri dal centro del Cairo. È qui che un tempo sorgeva una delle grandi necropoli di Menfi, la capitale dell’Antico Regno Egizio. Oggi una parte di quel grandioso passato è raccontata proprio dalle piramidi. C’è quella di Cheope, l’unica tra le sette meraviglie del mondo antico sopravvissuta fino ai giorni nostri, c’è la Piramide di Chefren e ci sono la Piramide di Micerino e la Sfinge, tutte incorniciate da altri piccoli edifici, templi funerari e cimiteri di varie epoche.

Ed è proprio qui, tra le meraviglie del mondo antico, che è accaduto qualcosa di straordinario. Una luce delicata si è diffusa ai piedi delle Piramidi accedendo il sito di magia.

La luce illumina le Piramidi di Giza: è magia

Quello che ci porta a scoprire l’antico Egitto, e più precisamente la necropoli di Giza, è un viaggio che tutti dovremmo fare almeno una volta nella vita, perché grazie a questo possiamo immergerci all’interno di un pezzo di storia della nostra umanità.

Organizzare questo viaggio adesso, però, vuol dire anche prendere parte a un progetto straordinario di valorizzazione che ha coinvolto proprio l’Altopiano di Giza. Si tratta di un’installazione temporanea site specific realizzata nell’ambito dell’iniziativa Forever Is Now II.

A firmarla è stato l’artista italiano Emilio Ferro che, con il suo Portal of Light, ha dato vita a un’esperienza artistica unica che ha disegnato un percorso di luce capace di attraversare la storia e lo spazio.

Portal of Light di Emilio Ferro

Fonte: Roberto Conte

Portal of Light di Emilio Ferro

Portal of Light, l’installazione di Emilio Ferro

La prima installazione temporanea di luce artistica realizzata ai piedi delle Piramidi di Giza porta la firma di Emilio Ferro e sarà visibile e attraversabile dal 27 ottobre al 30 novembre 2022.

Il suo nome è Portal of Light, ed è un’installazione site specific che indaga il tema della soglia e della luce: la vita e la morte da una parte, e il culto del Sole dall’altra, in un contesto straordinario che è quello dell’Antico Egitto.

L’opera è caratterizzata da due parallelepipedi in metallo, il primo custodisce il corpo illuminante e genera il fascio di luce che attraversa il secondo portale e che si estende per centinaia di metri.

Quando il sole tramonta, e lascia spazio al crepuscolo, le persone sono invitate a varcare il portale e a seguire il fascio di luce per vivere un’avventura immersiva sotto il cielo notturno di Giza. L’opera può essere attraversata anche di giorno però, perché è stata costruita tenendo conto del tragitto del sole. Sarà proprio la luce naturale a guidare le persone verso l’esperienza.

Molto più di un’opera d’arte, Portal of Light è una vera e propria esperienza immersiva e sensoriale arricchita anche da effetti sonori. Dopo aver registrato il vento che soffia sull’Altopiano di Giza, Emilio Ferro e ha campionato il suono per comporre la colonna sonora che avvolge la sua opera e le persone che l’attraversano.

Portal of Light di Emilio Ferro

Fonte: Roberto Conte

Portal of Light di Emilio Ferro
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Il caffè si beve a Dublino, nel primo bar firmato LEGO

Organizzare un viaggio a Dublino è sempre un’ottima idea. La capitale dell’Irlanda, situata sulla costa orientale del Paese, è una città che non smette mai di sorprendere. Non è un caso che, proprio qui, migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo scelgono di organizzare viaggi e vacanze in ogni periodo dell’anno.

Lo fanno per raggiungere il castello cittadino, che conserva i resti di una storia che risale al XII secolo, ma anche per esplorare l’imponente e maestosa Cattedrale di San Patrizio. Lo fanno per passeggiare nel centro urbano, tra gli edifici storici e caratteristici, ma anche per raggiungere i parchi e per esplorare lo straordinario patrimonio naturalistico e paesaggistico che si snoda fuori ai dintorni di Dublino.

E come se tutto questo non fosse già abbastanza, per prendere un’aereo e raggiungere la capitale dell’Isola di Smeraldo, c’è un altro motivo per andare a Dublino adesso. Si tratta dell’apertura di un nuovo bar, non uno qualsiasi, ma la il primo Brick Café firmato LEGO.

Si beve caffè e si gioca con i mattoncini: succede a Dublino

Uomini e donne, adulti e bambini, nessuno resta immune dal fascino dei mattoncini più celebri del mondo, quelli firmati LEGO. Lo dimostra il fatto che qualsiasi attrazione a tema, si rivela sempre un successo.

E dopo il parco a tema LEGO in Italia, il Legoland Resort in Germania e il Brick Burger nelle Filippine, giusto per citarne alcuni, tocca alla città di Dublino che, proprio in questi giorni, ha inaugurato il primo LEGO Brick Café.

Ci troviamo nel cuore della capitale irlandese, e più precisamente nel quartiere Blackpitts, uno dei più cool di tutta la città. A circa un chilometro dal centro, in questa zona possiamo trovare l’Hen’s Teeth, un concept store che ospita un ristorante, un negozio, una caffetteria e anche una galleria. Ed è proprio al suo interno che è stato inaugurato il Brick Café firmato LEGO.

Si tratta di un progetto sperimentale dedicato esclusivamente agli adulti. Tutti qui sono invitati a entrare, a mettersi alla prova e a costruire, mattone dopo mattone, creazioni incredibili tra un caffè, una cioccolata calda o una birra.

LEGO Brick Cafe
LEGO Brick Cafe

LEGO Brick Café

È un progetto sperimentale, unico e sensazionale che sta entusiasmando tutti i fan del celebre mattoncino. Il LEGO Brick Café, infatti, è il primo del suo genere e ha una missione: quella di assistere e stimolare le persone nello sviluppo della creatività e nel gioco. Lo spazio creato all’interno dell’Hen’s Teeth di Dublino, infatti, è dedicato esclusivamente agli adulti.

Inaugurato in occasione del mese dedicato alla salute mentale, questo spazio è nato grazie alla collaborazione tra Lego Lead User Lab e l’agenzia creativa Boys+Girls. Come abbiamo anticipato, però, si tratta di un progetto sperimentale che permetterà a cittadini e viaggiatori, in visita a Dublino, di immergersi all’interno del fantastico mondo dei LEGO il 26 e il 27 ottobre.

All’interno del bar le persone possono scegliere tra un’ampia selezione di set e mattoncini LEGO, per giocare, sperimentare e creare case, castelli, città e qualsiasi altro progetto. Durante i due giorni saranno organizzati anche dei workshop sulle infinite possibilità creative che i mattoncini in questione offrono.

LEGO Brick Cafe

Fonte: IPA

LEGO Brick Cafe
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Riapre il relitto più famoso del Mondo, in un tour unico ed esclusivo

A circa 3800 metri sotto il livello del mare, ormai da oltre 100 anni, giace la “nave” più famosa di tutti tempi, il Titanic. Il transatlantico britannico che, durante il suo viaggio inaugurale, a causa del forte impatto subito contro un iceberg nella notte tra il 14 e il 15 Aprile del 1912, affondò nell’oceano, sprofondando nell’oscurità dell’acqua. Un evento catastrofico che si portò via più di 1500 dei suoi passeggeri in solo due ore e 40 minuti e che, proprio per la portata del fatto, ha interessato e continua tutt’oggi a interessare moltissime persone.

Su questo evento, infatti, sono stati girati innumerevoli documentari, oltre al celebre film diretto dal regista James Cameron e uscito nella sale di tutto il mondo nel corso del 1998 e che hanno portato alla luce dettagli storici e immagini reali del relitto addormentato sul fondale marino, alimentando la curiosità di molti e l’interesse verso questo gigante e la sua tragica fine.

La spedizione

Una storia che solo in pochi hanno potuto “rivivere” da vicino, immergendosi con appositi macchinari e strumenti ad hoc, per osservare ciò che resta del Titanic e che non è ancora stato consumato dall’acqua del mare e da chi la abita. E che, grazie alla volontà di una società americana, l’OceanGate Expeditions, potrà essere vissuta nuovamente nel corso del 2023, dall’11 al 19 maggio, da un gruppo limitato di sub che partiranno dal porto di  St. John’s Newfoundland in Canada, per un’immersione unica nel suo genere alla scoperta di ciò che resta del relitto più famoso al Mondo.

La spedizione offrirà la possibilità ai turisti partecipanti di accompagnare i ricercatori, vivendo attivamente l’esperienza della raccolta dei dati e delle diverse informazioni riguardo lo stato di deterioramento attuale del Titanic, lavorando a fianco di persone competenti e degli studiosi a bordo che seguono il progetto. Un “tour” e una discesa negli abissi di circa due ore, che darà anche la possibilità di entrare a pieno nella spedizione stessa, aiutando il pilota con le varie comunicazioni e la localizzazione della nave, oltre che a poter prendere appunti per l’equipe scientifica al lavoro. E provando tutte le esperienze che si vivono durante un viaggio di ricerca di questo tipo, entrando a pieno nella storia del Titanic e di tutto ciò che ha saputo alimentare negli anni seguenti al suo naufragio.

Una possibilità e un’esperienza non adatta a tutti, quindi, e non solo per la particolarità e la difficoltà del viaggio in sé, ma anche per il costo dello stesso. Un biglietto per “salire” sul Titanic, infatti, costa circa 250 mila dollari. Certo, la possibilità di osservare da vicino ciò che il tempo lentamente si sta portando via, è una di quelle cose che tutti vorremmo vivere, anche solo per ricordare meglio un passato destinato a restare solo nella memoria. Ma questo desiderio deve necessariamente fare i conti con questi aspetti della spedizione, che la rendono di fatto, una fantastica opportunità per pochi. Un numero limitato di fortunati sognatori, che potranno vedere realizzato il loro desiderio di entrare anche solo per un attimo (e forse per l’ultima volta) nella storia del Titanic.

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Scoperta da record in Italia: trovate ossa di quasi 3mila anni fa

L’immenso patrimonio archeologico del nostro Paese si arricchisce ora di nuovi, preziosissimi, reperti: durante una recente campagna di scavi, gli esperti hanno trovato qualcosa di sensazionale. È una scoperta da record, che potrebbe riscrivere la storia di una delle più antiche civiltà che hanno popolato l’Italia diversi millenni fa.

Vulci, trovate ossa di quasi 3mila anni fa

Siamo all’interno del Parco Archeologico di Vulci, un’antichissima città etrusca immersa nel cuore della Maremma Laziale, a pochi chilometri dalla costa tirrenica. Qui sono avvenuti importanti ritrovamenti che ci hanno permesso di conoscere più a fondo la civiltà degli Etruschi, ma c’è ancora molto da scoprire, ben celato sotto terra. Di recente, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con la Soprintendenza competente per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, ha portato avanti una nuova campagna di scavi in un’area che non era ancora stata battuta.

Si tratta di una porzione di terreno di circa 400 metri quadrati, situata nella Necropoli di Ponte Rotto – appena al di fuori della porta Est della città. È in questo luogo di inumazione che, negli anni passati, sono stati individuati alcuni dei più importanti sepolcri etruschi come la Tomba François e la Tomba dei Sarcofagi. Ora, grazie al lavoro degli archeologi sono state ritrovate cinque grandi fosse contenenti numerosi reperti. Oltre a manufatti ceramici e metallici, sono emersi degli scheletri ben conservati risalenti a circa 2.900 anni fa. Rappresentano qualcosa di davvero unico, secondo gli esperti.

Lo studio del DNA antico sugli scheletri di Vulci

“Sono gli scheletri etruschi più antichi di Vulci e di tutta l’Etruria” – ha affermato il direttore degli scavi Marco Pacciarelli, durante la conferenza di presentazione dell’incredibile scoperta – “Il materiale scheletrico è ben conservato. Grazie a questo potremo effettuare studi molto accurati che ci consentiranno di identificare età, sesso, segni di patologie e attività lavorative, belliche o di altro genere”. Ma non solo: l’intenzione è quella di analizzare il DNA di tali ossa, in collaborazione con l’Università di Dublino, in modo da trarne più informazioni possibili, tra cui anche i legami di parentela. Insomma, potremo saperne di più sull’origine e sulla composizione di quella che è, probabilmente, la prima società etrusca esistita.

Le recenti scoperte a Vulci

Gli scheletri emersi dal sottosuolo nel Parco Archeologico di Vulci sono solo parte delle numerose scoperte che continuano ad avere come protagonista questa incantevole località viterbese. Solo qualche mese fa, grazie all’impiego di un georadar, gli studiosi avevano individuato alcune imponenti mura rimaste per secoli sotto terra. Gli scavi, immediatamente organizzati dagli archeologi, avevano portato alla luce nientemeno che un tempio risalente al VI secolo a.C., finora risultato l’edificio più grande dell’intero sito.

È invece nei pressi della Necropoli di Poggetto Mengarelli (scoperta solamente nel 2010) che lo scorso anno erano state rinvenute tre urne funerarie della prima Età del Ferro. Preziosi reperti considerati molto rari, e per questo ancor più sorprendenti. Al loro interno, gli esperti avevano trovato le ceneri di un’intera famiglia, un uomo e una donna adulti e un bambino tra i 9 e gli 11 anni. Ma sappiamo che a Vulci ci sono ancora tanti segreti che aspettano solamente di rivedere la luce del sole.

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Sul tetto di un ex bunker è nata un’oasi verde

C’era una volta, neanche molto tempo fa, l’Hochbunker Feldstrasse, un bunker costruito negli anni ’40 nel quartiere St. Pauli di Amburgo in soli 300 giorni. Utilizzato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e dalle persone della città rimaste senza casa dopo la fine del conflitto mondiale, questo grande e imponente edificio di cemento ha rappresentato a lungo una ferita aperta da uno dei capitoli più dolorosi della storia del Paese e del mondo intero.

Oggi c’è ancora quell’edificio che, con la sua struttura imponente, campeggia maestoso nella zona di Heiligengeistfeld, proprio nel cuore di St. Pauli. Ma non è più solo il simbolo di un passato che non si può dimenticare, ora  è il protagonista di una delle più grandi operazioni di ristrutturazione edilizia e restauro architettonico mai realizzati in Germania, destinata a cambiare per sempre il volto del quartiere.

Quello che era un bunker antiaereo, infatti, è stato trasformato in un’oasi verdeggiante e lussureggiante che svetta verso il cielo. Una sorta di bosco verticale che culmina nei giardini pensili e che diventerà uno spazio multifunzionale. Il suo nome è Bunker Verde di St. Pauli.

Dentro il quartiere più caratteristico di Amburgo

Il nostro viaggio di oggi ci porta nel cuore di una delle città portuali più importanti della Germania. Stiamo parlando di Amburgo, un territorio straordinario caratterizzato da canali, parchi, laghi e quartieri deliziosi e pittoreschi. Uno dei più celebri e frequentati dai cittadini e dai viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo è proprio St. Pauli, il quartiere più caratteristico della città.

Qui si snodano teatri e locali, boutique trendy e negozi di moda, non mancano neanche le caffetterie e i ristoranti con vista sulle strade più animate di Amburgo. Ed è sempre qui che, da anni, campeggia un colosso di cemento nella zona di Heiligengeistfeld, nel cuore del quartiere. Si tratta del vecchio bunker costruito negli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Per capire le sue dimensioni stratosferiche, basta dare un’occhiata ai suoi numeri. La struttura di cemento si innalza per 50 metri e durante gli anni del conflitto mondiale poteva ospitare fino a 18.000 persone. Ma quello che sembrava un edificio in eterno contrasto con il paesaggio urbano di Amburgo, e del suo quartiere più trendy, ora è stato trasformato in un un’oasi verdeggiante e straordinaria. Un grattacielo green destinato a consolidare il legame tra presente e futuro, i cui spazi interni saranno accessibili a tutti, cittadini e viaggiatori.

Un’oasi sui tetti nel cuore di Amburgo

Come abbiamo anticipato, il vecchio bunker costruito durante Terzo Reich è diventato l’oggetto di una delle più grandi ristrutturazioni urbane della città e del Paese intero. L’obiettivo non è quello di cancellare il passato, ma anzi di celebrare la memoria in maniera assolutamente inedita e straordinaria.

Il rifugio, che già ai tempi della sua costruzione si era guadagnato il primato di essere uno degli edifici più alti di tutta la Germania, ora è stato trasformato in una struttura di cinque piani che assume una forma piramidale e che raggiunge un’altezza di 58 metri.

Da circa metà dell’edificio il cemento è totalmente ricoperto da un bosco verticale composto da quasi 5000 piante che si inerpicano sulla facciata e che culminano sul tetto, proprio il luogo che ospiterà un giardino pensile di incredibile meraviglia che sarà accessibile a tutti, e consentirà una vista straordinaria sui tetti della città. Saranno 7.600 i metri quadrati di verde all’interno dei quali cittadini e viaggiatori potranno perdersi e immergersi. Ma non è tutto perché, per attraversarli, verrà creato un percorso di 300 metri caratterizzato da tutte le suggestioni di un sentiero di montagna.

Al suo intero, il Bunker Verde di St. Pauli, si prepara a ospitare eventi sportivi e culturali in spazi appositamente adibiti. Ma ci sarà anche un hotel, che porterà la firma della celebre catena Nhow. L’edificio ospiterà, inoltre, anche un monumento commemorativo.

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Il viaggio più lungo nella storia della Royal Family

Il nuovo regno d’Inghilterra, guidato da Re Carlo III, è già pronto a entrare definitivamente nella storia. Come rivelato dal Mirror, noto quotidiano britannico di tipo tabloid, il sovrano si sta preparando ad affrontare il più grande tour mondiale della Royal Family.

Le tappe del viaggio di Carlo III

Stando a quanto si legge, Re Carlo d’Inghilterra in circa due anni intraprenderà una serie di spostamenti che lo porteranno in vari splendidi territori, tra cui l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e diversi Paesi dei Caraibi. A volte avrà il piacere di avere accanto a sé la regina consorte Camilla altre, invece, viaggerà da solo.

Lo scopo, come hanno rivelato alcuni insider, è rafforzare i rapporti con le ex colonie britanniche dove, attualmente, spirano forti i venti di indipendenza dalla Corona.

La questione della Commonwealth

Il nuovo sovrano deve affrontare la spinosa questione del Commonwealth, la comunità che riunisce i Paesi che un tempo erano parte dell’Impero Britannico e che, anche se indipendenti, mantengono legami più o meno formali con la Corona inglese.

A seguito della morte della Regina Madre, infatti, diverse ex colonie del Regno Unito hanno annunciato di volere abbandonare il Commonwealth. Attualmente questa organizzazione intergovernativa è composta da 56 Stati indipendenti e rappresenta da più di 2 miliardi di persone, quasi tutte accomunate dalla passata appartenenza all’impero britannico.

La parola Commonwealth deriva dall’unione di common e wealth, ossia  benessere comune. Chi ne fa parte, quindi, condivide i principi di sviluppo, democrazia e pace, uguaglianza di genere, il riconoscimento degli Stati più vulnerabili e molto altro ancora.

A quanto pare, però, tirerebbe un forte spirito di cambiamento e soprattutto nei Caraibi. Il motivo è molto semplice: da queste parti il ricordo dell’impero si accompagna a quello del colonialismo insieme alle sue conseguenze negative come il passato schiavismo.

Nel corso degli anni, infatti, la corona britannica ha perso diversi paradisi caraibici. La Guyana, per esempio, è diventata Repubblica nel 1970, Trinidad e Tobago lo sono divenute nel 1976 e la Dominica nel 1978. Ma non è finita qui, perché nel novembre 2021 anche l’affascinante isola di Barbados ha formalizzato l’addio alla monarchia. Poi Antigua e Barbuda che di recente ha annunciato un referendum che potrebbe portare allo stesso risultato. A voler intraprendere la medesima strada sembrerebbero anche Giamaica e Belize.

Poi ancora il Canada, che deve fare i conti con la forte componente antimonarchica nel Québec e la Nuova Zelanda, dove la premier Jacinda Ardern ha parlato di un futuro repubblicano, ma senza fissare date.

Un differenza sostanziale, invece, la fa l’Australia che è una monarchia parlamentare costituzionale e che, a quanto pare, continuerà a esserlo almeno per i prossimi quattro anni.

Secondo le varie fonti, Re Carlo III vorrebbe iniziare il suo viaggio da record a partire dall’Australia e dal Canada. Ma del resto non c’è da sorprendersi del suo girare il mondo: Carlo è figlio di Elisabetta, la Regina che ha viaggiato di più al mondo. Vi basti pensare che dal 1952, fino alla sua recente dipartita, ha vistato 117 Nazioni e ha fatto più di 150 visite nei Paesi del Commonwealth.

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Trekking urbano: un giorno alla scoperta dell’Italia. A piedi

Un nuovo modo di fare turismo dolce, che accompagna i visitatori lontano dai circuiti più conosciuti. È la proposta della “Giornata Nazionale del Trekking Urbano”, giunta, alla 19esima edizione, che si svolgerà lunedì 31 ottobre in 71 comuni delle 17 regioni che vi aderiscono, tra città d’arte e borghi meno noti. Un’esperienza di viaggio che coniuga natura, sport, arte, gusto e voglia di scoprire gli angoli più curiosi e nascosti, attraverso itinerari incredibilmente suggestivi.

Giornata del Trekking Urbano: alla conquista del Portogallo

Ideata dal Comune di Siena, l’evento si propone di promuovere il turismo sostenibile, incentivare la scoperta del territorio da Nord a Sud e valorizzarne le bellezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche, allargando il raggio delle visite alle aree più periferiche dei centri urbani.

Con lo slogan “Che Spettacolo di Trekking”, quest’anno la manifestazione è dedicata ai luoghi della musica, del cinema, dello spettacolo, e alla scoperta delle eccellenze artistiche che rendono unico e meraviglioso il nostro Paese. Inoltre, per la prima volta si estenderà oltre i confini italiani, conquistando anche la città portoghese di Porto, grazie alla collaborazione con il progetto URBiNAT, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Alcuni degli itinerari più emozionanti

A Siena, il percorso di trekking di quest’anno porterà a scoprire luoghi solitamente non aperti al pubblico, come Palazzo Sergardi, offrendo l’imperdibile occasione di ammirare il Piccolo Teatro e accedere in ambienti poco noti della prestigiosa Accademia Musicale Chigiana, fondata quasi cento anni fa e realtà rinomata al livello internazionale.

Altamente suggestivo è anche il piccolo itinerario intorno al magico borgo fortificato di Murlo, che dal Medioevo è stato il “castello” del vescovo di Siena fino alla annessione del feudo vescovile al Granducato di Toscana nel 1778. Si arriverà al castello attraverso le strade bianche che lo circondano, tra cui quella conosciuta come “La Corta”, lungo le mura esterne, attraversando oliveti, seminativi e piccoli orti, compresi quelli dove viene coltivata la Fagiola di Venanzio, antica varietà locale di fagiolo, grani antichi e olio di qualità.

In Piemonte, c’è lo spettacolare trekking promosso alla scoperta di Ivrea, Capitale Italiana del Libro 2022, che accoglierà i visitatori con un itinerario d’eccezione, i cui protagonisti saranno – per l’appunto – i libri, con soste davanti ai principali monumenti della città. Oltre ad ammirare le bellezze del centro storico, si costeggerà il fiume Dora Baltea, molto ambito dagli amanti della canoa e lo storico Naviglio, con un passaggio nei Giardini Giusiana.

Alla Giornata Nazionale del Trekking Urbano partecipa anche Este, culla dei Veneti antichi, con le sue ‘100 meraviglie’. Il percorso partirà dalla Basilica di S. M. delle Grazie e avrà come punto di arrivo il Museo Nazionale Atestino, offrendo l’occasione di visitare la Basilica delle Grazie, il Duomo di S. Tecla, la Chiesa della B.V. della Salute, il Mastio Sommitale e la Torre Civica. È inoltre prevista la facoltativa deviazione per il Sentiero del Principe nel Parco dei Colli Euganei.

Spostandoci in Campania, Ercolano propone un suggestivo percorso della durata di circa tre ore, alla scoperta di alcuni siti di interesse storico e artistico della città degli Scavi. Si partirà dal Parco Inferiore di Villa Favorita, tra i viali alberati che conducono alla Casina dei Mosaici, dalla quale si può ammirare uno dei panorami più suggestivi del Golfo di Napoli. Da qui, si proseguirà alla volta del settecentesco Palazzo Arcucci, di Villa Maiuri e Villa Campolieto, passeggiando lungo il tratto di strada denominato “Miglio d’Oro”, che ha conservato il suo fascino inalterato nel tempo.

A Cagliari, si avrà l’occasione di fare un tour tra i quartieri storici del capoluogo sardo, ripercorrendo oltre settecento anni di storia, dalle splendide fortificazioni di Castello, tra cui le bellissime torri di San Pancrazio e dell’Elefante, le mura spagnole e i bastioni, ai quartieri di Stampace e Villanova, fulcro della religiosità popolare.

Durata e difficoltà dei percorsi

I percorsi urbani hanno una durata che varia da 1 a 4 ore e una difficoltà che viene incontro alle esigenze di tutti. Tra i centri che si percorrono più facilmente e lungo itinerari sotto i 2 chilometri spiccano: Anagni, Ancona, Macerata, Murlo, Terracina e Chieti. Tra le località che, invece, richiedono più tempo e maggiore difficoltà con itinerari guidati superiori ai 6 chilometri ci sono: Colli al Metauro, Passirano, Sestri Levante, Sondrio e Venaria Reale.