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Sospesi nel vuoto per 5 minuti: raggiungere il Dalai Lama con la funivia

Immersa nella verdeggiante valle di Kangra e adagiata alla catena montuosa del Dhauladhar, troviamo la cittadina indiana di Dharamshala, capoluogo del distretto di Kangra, nonché luogo intriso di fascino e spiritualità. Circondato da fitte conifere e da sconfinate piantagioni di tè che si perdono all’orizzonte, questo territorio è una delle mete di pellegrinaggio più celebri di tutto il mondo.

È qui infatti, nel luogo simbolo della storia del Tibet e del subcontinente indiano, che migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo si riuniscono. Non lo fanno solo per lasciarsi meravigliare dal territorio e dalle sue storie, ma soprattutto per raggiungere la parte alta della città, lì dove è situata la dimora del Dalai Lama.

La piccola cittadina, abitata da circa 20.000, persone è divisa in due aree situate a circa 9 km l’una dall’altra, ma con un dislivello di oltre 1000. Dalla parte bassa della città è possibile raggiungere quella alta per visitare il Tsuglagkhang. Ma se prima pellegrini, monaci e cittadini, si trovavano ad affrontare ore di viaggi in automobile o in autobus, adesso potranno arrivare in soli 5 minuti grazie alla nuova funivia Dharamshala Skyway.

Raggiungere il complesso Tsuglagkhang in 5 minuti

La località montana del distretto di Kangra è una popolare attrazione per viaggiatori e pellegrini, un luogo mistico e spirituale impregnato dal buddhismo tibetano, di cui il Dalai Lama ne è capo e maestro. Ed è proprio da lui, e in quella che è la sua residenza dal 1959, situata nella parte alta della città, che migliaia di turisti si recano ogni giorno.

Partendo dall’Upper Dharamsala, fino a poco tempo fa, occorreva attraversare una strada tortuosa che, seppur di breve lunghezza, trasformava i viaggi in interminabili ore di code e traffico, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza turistica.

Non solo traffico, ma anche inquinamento che andava a discapito dell’ambiente e della cittadina. Proprio a partire da queste consapevolezze, l’amministrazione locale ha scelto di creare un nuovo mezzo di trasporto. Una funivia ai piedi dell’Himalaya che conduce alla residenza del Dalai Lama in soli 5 minuti.

Dharamshala Skyway: la funivia che conduce al Dalai Lama

Dharamshala Skyway, questo è il nome dell’impianto a fune, è stata realizzata dall’azienda altoatesina Leitner del gruppo HTI con l’obiettivo di consentire a monaci, turisti e residenti di raggiungere i più importanti luoghi di culto del buddismo tibetano.

Dotata di 24 cabine da 8 posti l’una, Dharamshala Skyway potrà trasportare fino a 1.000 persone all’ora lungo un percorso di 1.775 metri in soli 5 minuti, godendo anche di un panorama straordinario su tutto il territorio.

Situata in una posizione strategica, la stazione a valle si trova nelle immediate vicinanze del terminal degli autobus mentre quella a monte a soli 300 metri dalla residenza del Dalai Lama.

Sospesi del vuoto a oltre 1000 metri d’altezza, ma solo per 5 minuti, pellegrini, visitatori, viaggiatori, ma anche cittadini, potranno raggiungere in maniera agevole l’intero complesso Tsuglagkhang, che comprende il Photang (residenza del Dalai Lama), il Museo del Tibet, il Tempio di Tsuglagkhang e il Tempio Namgyal, per entrare in contatto con una cultura lontana dalla nostra, per vivere un’esperienza indelebile e suggestiva.

Dharamshala Skyway

Dharamshala Skyway, la funivia che conduce al Dalai Lama

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Per secoli abbiamo chiamato questo luogo col nome sbagliato

Ci sono luoghi meravigliosi, che emanano un fascino unico: solitamente sono quelli che maggiormente affondano le radici indietro nei secoli, e che ci parlano di civiltà ormai perdute. Ma c’è un particolare sito archeologico che spicca tra i più ammirati al mondo, di cui oggi emerge un dettaglio del tutto nuovo. Forse, infatti, lo abbiamo sempre chiamato con il nome sbagliato.

Machu Picchu: e se il suo vero nome fosse un altro?

Nel cuore del Perù, tra una natura incontaminata, ci sono splendide testimonianze dell’antichissima civiltà Inca. Una delle più suggestive è da sempre Machu Picchu, un famoso sito archeologico: elencato tra i Patrimoni Mondiali dell’UNESCO e considerato una delle sette meraviglie del mondo moderno, è un luogo ricco di fascino incredibile, tra i più visitati di tutti i tempi. Una nuova ricerca, condotta dall’archeologo Brian Bauer (dell’Università dell’Illinois) e dello storico Donato Amado Gonzales, ha portato alla luce quello che potrebbe essere uno dei più madornali errori di sempre.

Stando ad un articolo pubblicato sulla rivista Nawpa Pacha: Journal of Andean Archaeology, abbiamo sempre sbagliato il suo nome. Ebbene sì, Machu Picchu si chiamerebbe in realtà in modo diverso. Per capire da dove sia nato questo errore, dobbiamo tornare indietro nel tempo: si ritiene che questa antichissima città venne fondata attorno al 1420 dall’imperatore Inca Pachacútec, e che rimase abitata solamente fino al momento della conquista spagnola. In quel frangente, venne abbandonata e rimase un segreto celato tra le Ande, riemerso solo dopo più di tre secoli di vane ricerche e di leggende che fiorirono sul suo conto.

Quando, nel 1911, l’esploratore Hiram Bingham riuscì finalmente ad individuare la posizione della misteriosa città perduta, le diede il nome di Machu Picchu, sulla base delle informazioni che gli diede la sua guida. Ma gli ampi studi condotti da Bauer e Gonzales, soprattutto su antichi atlanti e mappe risalenti ai secoli scorsi, hanno portato ad una conclusione ben diversa: remote testimonianze rivelano infatti che il sito archeologico si chiamerebbe con un altro nome, e più precisamente Huayna Picchu.

Il vero nome di Machu Picchu

Perché si è venuta a creare questa confusione sul nome dell’antica città Inca? Machu Picchu, nella lingua indigena quechua, significa “vecchia montagna”: a quanto pare, farebbe riferimento all’imponente vetta che si erge a pochi passi dalle splendide rovine. Essendo la cima più elevata, è quella che maggiormente spicca nel panorama – ed è anche la più facilmente riconoscibile. Huayna Picchu significa invece “montagna giovane”, e sarebbe la vetta più vicina alla città Inca. È possibile che il lungo periodo di abbandono – e di relativo silenzio sulla sua esistenza – abbia generato dubbi sul suo vero nome.

Senza contare, poi, che gli archeologi stranieri coinvolti nella ricerca e nello studio di questo importante sito potrebbero non aver tenuto in grande considerazione l’importanza di individuare il suo vero nome, compito reso ancora più difficile dall’ostico linguaggio utilizzato dalle antiche popolazioni indigene. A prescindere dal motivo per cui Machu Picchu potrebbe aver portato per tutto questo tempo un nome sbagliato, è probabile che ormai non gli venga più cambiato. D’altronde, in tutto il mondo è già conosciuto così, ed è come Machu Picchu che è presente in migliaia di documenti, atlanti e libri in qualsiasi lingua.

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È tempo di tornare in Australia, ora è anche più veloce

È stato tra gli ultimi Paesi a riaprire le frontiere ai turisti internazionali e non vedevamo l’ora. Finalmente l’Australia ha anche deciso di allentare le misure e, dal 17 aprile, ai viaggiatori che hanno completato il ciclo vaccinale, non sarà più richiesto neppure il tampone negativo prima della partenza. Non c’è quindi più nulla che ci trattenga dal partire per uno dei viaggi più belli che si possano fare.

Nuovi voli diretti dall’Italia

Come se non bastasse, partiranno anche nuovi voli diretti dall’Italia verso l’Australia, senza dover fare alcuno stop-over né tantomeno una notte di sosta in attesa della connection. A giungo, dopo 18 anni d’assenza, decollerà il primo volo della compagnia di bandiera australiana Qantas da Roma diretto a Perth, porta d’ingresso al continente australiano.

In 15 ore – che passerete tra film pasti e pisolini – arriverete in una delle mete dei sogni di molti. La diversità dei luoghi e delle esperienze che si possono fare rendono l’Australia una delle destinazioni più desiderabili del pianeta.

Perth, porta d’ingresso dell’Australia

Perth non ha nulla da invidiare né a Sydney e neppure a Melbourne. È una città unica nel suo genere, che più di tutte incarna al meglio le molteplici sfaccettature del continente australiano: qui i grattacieli ultramoderni e la frenesia delle grandi città si fondono alla perfezione con gli immensi spazi verdi e le maestose spiagge dalla sabbia dorata.

Perth gode di una posizione molto suggestiva, che fa sì che valga davvero la pena di visitare questo piccolo tesoro nascosto nel cuore dell’Australia. È adagiata su una lingua di terra che s’affaccia sul corso sinuoso dello Swan River, il fiume cittadino che attraversa tutta la metropoli. Il centro cittadino è piuttosto raccolto e ben curato, ed è possibile visitarlo interamente a piedi. Il modo migliore per esplorare la città, d’altronde, è addentrarsi tra i vicoli variopinti, dove le linee moderne e sofisticate dei grattacieli si alternando a deliziosi quartieri in stile vittoriano, tra bar, locali, parchi e negozi. In alternativa, poiché il centro fa parte della Free Transit Zone, si può viaggiare gratuitamente in autobus (qui trovate un articolo approfondito su cosa vedere a Perth).

Il selvaggio Western Australia

Da Perth si apre un intero continente, che inizia nel Western Australia che da solo merita un viaggio – occupa la metà occidentale dell’Australia – e regala esperienze uniche. Qui sono i colori i veri protagonisti. Il verde intenso del mare della Coral Coast e il bianco abbagliante delle spiagge – a Esperance c’è Lucky Bay, nel South West, la spiaggia più bianca di tutta l’Australia – si scontrano con l’oro del Golden Outback e il rosso del deserto del North West. Incredibili formazioni disegnate da Madre Natura lasciano i visitatori a bocca aperta.

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Lucky Bay, la spiaggia più bianca dell’Australia

Il deserto australiano

Come il Pinnacles Desert, una distesa desertica lungo la Coral Coast e all’interno del Namburg National Park a circa 250 chilometri da Perth, caratterizzata da migliaia di formazioni rocciose di diverse forme e altezze, alcune arrivano fino a cinque metri.

Chi cerca il deserto di sabbia rossa lo trova senza andare ad Ayers Rock – la roccia simbolo dell’Australia – tra il Kimberley e Pilbara, un paesaggio antico che copre centinaia di migliaia di chilometri quadrati, una delle terre selvagge più affascinanti del mondo nonché una delle ultime frontiere incontaminate di landa selvaggia del nostro pianeta.

Qui, non manca la fauna selvatica che ci si aspetta di trovare in questo continente sperduto in capo al mondo. Ci sono canyon maestosi, sorgenti dalle acque cristalline e ideali per una fresca nuotata e il più grande percorso per fuoristrada d’Australia e numerosi sono i ranch dove poter soggiornare.

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Il Pinnacles Desert nel Western Australia

Acqua rigogliosa

Tra i luoghi più spettacolari ci sono le Horizontal Fall, cascate orizzontali, visibili dalla barca navigando e tra due gole e sull’acqua che forma delle rapide. E le King George Falls, le cascate gemelle più alte del Western Australia che si trovano in mezzo al North Kimberley Marine Park, raggiungibili sono in barca o in aereo. Acqua e roccia, un paesaggio quasi primordiale, quello che si trova in questa parte di Australia.

Rocce primordiali

Le Bungle Bungles sono delle particolari rocce che ricordano degli alveari, formatesi oltre 350milioni di anni fa, situate nel Purnululu National Park. Il Kimberley è ricco di attrazioni naturali e, al largo della costa di Broome, c’è un altro tipo di roccia unica con impronte fossili, formata dai dinosauri oltre 120milioni di anni fa.

Mentre la Wave Rock, una roccia naturale a forma di un’alta onda oceanica alta 15 metri e lunga 110 che forma il fianco di una collina solitaria conosciuta come “Hyden Rock”, a circa 300 km da Perth.

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Wave Rock, la roccia a forma di onda in Australia

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Apre il giardino delle rose più romantico d’Italia

Nel cuore della Franciacorta, tra filar d’uva e colline che risentono della brezza del lago, riapre ogni primavera uno dei roseti più belli che esistano. Non soltanto sbocciano più di mille varietà di rose di ogni forma, colore e soprattutto profumo, ma il contesto in cui si trova è tra i più romantici che si possano trovare in Italia.

Ci troviamo al Castello Quistini, a Rovato, in provincia di Brescia, nel bel mezzo della Franciacorta, una zona famosa in tutto il mondo per le sue bollicine, un delizioso maniero dominato da una torre, circondato dalle antiche mura all’interno del quale si sviluppa un vasto parco.

A partire dal 6 maggio e fino ai primi di giugno i giardini del castello riapriranno al pubblico, con visite gratuite, corsi e tanti eventi.

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Il roseto del Castello Quistini nella Franciacorta

Il parco e il labirinto di rose

Il parco del castello è molto grande e nasconde diverse chicche. Il labirinto di rose è una di queste. Consiste in tre ampi cerchi concentrici fatti esclusivamente da rose, con un gazebo al centro coperto con una splendida rosa rampicante a unica fioritura (Banksiae Alba e Banksiae Alba Plena). I tre cerchi sono a loro volta divisi in quattro settori circolari dove crescono rose ti specie diversa e che raccontano la storia di questo splendido fiore. Il giardino è, infatti, anche un vivaio specializzato in rose antiche, moderne e inglesi, che poi si possono anche acquistare e portare a casa.

Qualche anno fa, all’interno del parco, è stato creato anche un giardino bioenergetico basato su studi e tecniche molto antiche, secondo le quali le piante e la natura sono benefiche per le persone e possiedono proprietà terapeutiche sotto forma di principi attivi, utilizzati da tempo in vari preparati medicinali o alimentari.

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Il labirinto di rose del Castello Quistini

Una parte è riservata al “brolo” del castello che, nel bresciano, è considerato l’area produttiva della casa, dove crescono frutti, erbe aromatiche e piante officinali. Qui sono stati reinseriti molti frutti antichi come il biricoccolo, il nashi, il fico brogiotto, il pero cotogno che, nella stagione giusta, anche i visitatori possono gustare.

Ma non è finita qui. Appena fuori dalle mura del parco, si nasconde anche un piccolo giardino segreto dove crescono alcune varietà di ortensie tra le più particolari.

Il Castello Quistini

Conosciuto anche come Palazzo Porcellaga, dal cognome del nobile Ottaviano che lo fece costruire nel 1560, come residenza fortificata sostitutiva del Castello di Rovato, il Castello Quistini è uno degli ultimi esempi di queste architetture e possiede una cinta muraria a forma di pentagono irregolare con mura sottili, oltre a cinque torrioni agli angoli e una torre di quattro piani posta all’interno.

Per la costruzione venne utilizzata la pietra serena, tipica dell’area del Lago d’Iseo, con la quale furono costruiti molti altri palazzi e cascine in tutta la Franciacorta. Nonostante parte del castello sia privata, è possibile visitare alcune sale, tra cui la Sala Grottesca, che prende il nome dalle maschere grottesche che si possono vedere nella cornice superiore, e il Salone che, con i suoi 150 metri quadrati, è la sala a unica campata più grande della Franciacorta.

Aperture di primavera

In occasione della spettacolare fioritura delle oltre mille varietà di rose, è stato pianificato un calendario di aperture che offrono anche la possibilità di visitare liberamente il parco, ma ci sono anche tour guidati nel labirinto di rose.

Per chi partecipa alle visite guidate, è previsto un tour dal titolo “Tra rose, storia e leggenda”, accompagnato dal padrone di casa, alla scoperta delle numerose curiosità botaniche del giardino, inclusi alcuni oggetti misteriosi nascosti in natura, come le figure di animali realizzati con materiali riciclati che si celano tra i cespugli di rose. Senza tralasciare la storia e l’architettura del palazzo.

Tra i numerosi eventi, sono inclusi diversi laboratori teorico-pratici, aperti a tutti e a numero chiuso, sul tema dell’artigianato e del vivere “green”, con esperti del settore che insegnano a realizzare un terrarium o un vaso in terra cruda o a conoscere le famose tecniche d’arte giapponese.

Per visitare Castello Quistini e il suo splendido giardino di rose è necessario prenotare online. Gli orari cambiano a seconda del giorno, quindi è meglio verificare sul sito prima di andare. L’ingresso costa 8 euro, 10 con la visita guidata.

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La stanza d’hotel più bucolica che mai

Ogni estate, per poche settimane, si può dormire in mezzo a un campo di grano. Un letto matrimoniale, piumino, cuscino e nient’altro. Tutt’intorno, una vista a 360 gradi sulla natura, con scorci dei tetti di Bolzano. Sopra la testa, un tetto di stelle. La colonna sonora: il canto dei grilli. È la camera più bucolica che si possa trovare in Italia.

Dormire in un campo di grano

A offrire questa meravigliosa esperienza è un maso altoatesino, l’Haflingerhof, che si trova a San Genesio Atesino, in provincia di Bolzano. Prima che il grano venga raccolto dai contadini del maso per farne mangime per gli animali durante l’inverno, viene allestita una delle camere proprio in mezzo al campo antistante la struttura (dove ci sono altri tre comodi appartamenti, che possono ospitare da due fino a cinque persone). Purché il grano sia abbastanza alto, naturalmente, si può dormire all’aperto da maggio a luglio.

Il maso Haflingerhof fa parte dell’associazione degli agriturismi Gallo Rosso , findal 1998, promuove e favorisce l’attività di ormai 1.600 agriturismi in tutto l’Alto Adige. I masi che offrono alloggio sono classificati con i fiori (come le stelle per la Guida Michelin) che vanno da due a cinque: più alto è il numero dei fiori, più numerosi sono i criteri soddisfatti dalla struttura.

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La stanza nel campo di grano ©Haflingerhof

Attività nella natura

Al maso si arriva con la funivia che parte dal Capoluogo e che risale l’altopiano del Monzoccolo, quel rilievo che divide Bolzano da Merano. I proprietari hanno trasformato un’attività di famiglia, quella dei Plattner, che gestiscono il maso già da cinque generazioni, in un maso didattico. Tutto l’anno organizzano attività per bambini dove insegnano tutto ciò che bisogna sapere per conoscere la vita di un contadino.

In base alla vegetazione di ogni singola stagione si insegna loro come dal fieno si arrivi al latte, come si coltivano le patate, come si arrivi dal frumento al pane, la storia e la tradizione che si cela dietro l’agricoltura, come si lavorano i frutti e come comportarsi con gli animali che vivono in montagna.

A monte del maso Haflinger si trova il Salto, una delle zone più belle dell’Alto Adige per andare a passeggio. Su questo magnifico altipiano, dove trovare i famosi prati di larici (quello del Monzoccolo è l’altipiano di larici più grande d’Europa), si possono intraprendere anche delle escursioni più lunghe.

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Dormire nel grano sotto un tetto di stelle ©Haflingerhof

Il “paese dei cavalli” offre anche molte occasioni agli amanti dell’equitazione. Questa, infatti, è la terra dei cavalli di razza Haflinger – o avelignese – dall’inconfondibile manto biondo e la criniera chiara e folta. Impiegato come animale da soma e per i lavori agricoli, per la sua stazza e la sua forza, oggi viene impiegato nelle scuole di equitazione, anche a scopo turistico.

Da San Genesio passa un’importantissima strada: il Sentiero europeo E5 che, da Pointe du Raz, in Bretagna, sulla costa dell’Atlantico, attraversa le Alpi passando attraverso la Svizzera, la Germania, l’Austria e raggiunge l’Italia terminando, in teoria, a Venezia, in pratica, al momento, a Verona, proprio davanti all’Arena, dopo aver percorso un totale di 3.050 chilometri.

Il sentiero porta giù a Bolzano, che si può quindi raggiungere anche a piedi in due ore circa, oppure al Rifugio Punta Cervina, a Scena, che è la tappa successiva del Sentiero europeo E5, fino in Val Passiria.

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Il paese di San Genesio Atesino

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Merano è in fiore: la città non è mai stata così bella

In primavera ci sono le più grandi migrazioni umane: persone provenienti da ogni parte del mondo, infatti, si spostano per ammirare la rinascita della natura nei luoghi fioriti. Città che si colorano e inebriano i sensi, tappeti di fiori che invadono parchi, giardini e deserti aridi: è questo il momento migliore per andare alla scoperta degli spettacoli naturali più belli di sempre.

Ma non c’è bisogno di volare dall’altra parte del globo per assistere a questa grande bellezza, perché alcuni degli spettacoli più incredibili sono proprio qui, nel nostro Belpaese. Come a Merano, la deliziosa città alpina che in questo periodo dell’anno cambia volto e si trasforma in un paese delle meraviglie.

Lo fa perché è letteralmente invasa da colori e profumi, da piante e fiori provenienti da ogni parte del globo in bella vista sulla soleggiata e centrale Passeggiata Lungo Passirio. È il Merano Flower Festival, uno degli appuntamenti più magici e sensoriali da vivere questa primavera.

Merano Flower Festival

In concomitanza con l’arrivo della primavera, e di tutti quegli spettacoli messi in scena da Madre Natura, città, paesi e borghi del mondo intero si mobilitano per celebrare la grande bellezza. Lo fanno con i festival e le manifestazioni che vengono sapientemente pensate tutto l’anno e che vanno in scena proprio tra marzo e aprile. Sono le stesse che attirano ogni anno migliaia di turisti.

Tra queste troviamo il Merano Flower Festival, un evento che trasforma la città termale di Merano in un paesaggio inedito e straordinario che lascia senza fiato. Assoluta protagonista di questa profumata kermesse è la dea flora proveniente da tutti i continenti che qui viene messa in mostra alla stregua di un’esposizione artistica diffusa.

Merano: un tour tra i colori e i profumi del mondo

Ci sono le protee, gioielli della flora australiana e sudafricana in trasferta alpina che trasformano i giardini e le case eleganti con i loro enormi fiori, e ci sono anche le tillandsie, piccole meraviglie della flora sudamericana prive di radici. Non mancano le affascinanti orchidee che arrivano dalle zone tropicali e subtropicali dell’America e soprattutto dell’Asia, accompagnate da piante carnivore, bromelie e gli affascinanti bonsai.

A questi si aggiungono le piante succulente africane e i cactus americani, oltre a importanti campionari di specie pregiate e rare che provengono da tutto il mondo. A portarle qui, a Merano, sono i vivaisti, i botanici e i collezionisti, che permetteranno ai visitatori, per pochi giorni, di fare un tour tra i colori e i profumi del mondo camminando sulla Passeggiata Lungo Passirio.

Una manifestazione unica nel Belpaese, questa, che va ad aggiungersi a un’agenda fittissima di viaggi, manifestazioni ed esperienze da vivere durante la stagione più magica che c’è.

L’appuntamento con il Merano Flower Festival è da venerdì 22 a lunedì 25 aprile, quattro giorni durante i quali sarà possibile ammirare un tripudio di piante, profumi e colori in una cornice urbana resa ancora più magica dalle soleggiate giornate che si prospettano. È questa l’occasione migliore per scoprire e riscoprire la città termale sul Passirio e innamorarsi, di nuovo, del mondo che abitiamo.

Merano in fiore

Merano in fiore

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Il nuovo grattacielo di New York sfida tutte le leggi della fisica

A Manhattan è nato un nuovo “landmark”: il grattacielo residenziale più sottile che sia mai stato costruito. Una freccia nel cielo, che prende il nome dall’indirizzo dove è ubicato:
111 West 57th Street, di fronte a Central Park.

La “supertall tower” rivoluziona, così, lo skyline di New York City, diventando la nuova icona in città. Progettato, dallo studio di architettura SHoP Architects (lo stesso che realizzerà il nuovo Consolato degli Stati Uniti di Milano, nell’ex edificio che ospitava il Tiro a segno e che sarà pronto per il 2025), il nuovo grattacielo d’acciaio, vetro e terracotta da 84 piani è alto 436 metri e, alla base, misura solamente 24×18 metri. Man mano che si sale diventa ancora più sottile per terminare con una sottilissima punta che sembra essere stata interrotta a metà dell’opera.

La torre che sfida la fisica

Una delle caratteristiche della torre è la scanalatura che è stata creata sul lato Sud e che aumenta man mano che sale, dando l’idea che il grattacielo scompaia nel cielo (e in effetti nelle giornate di pioggia sembra davvero che una parte sia nascosta tra le nuvole, invece manca proprio). Il lato Nord, invece, quello che dà su Central Park, continua dritto fino alla cima dell’edificio.

Per garantire la stabilità di questo edificio super sottile, sulla cima è stato installato uno smorzatore da 800 tonnellate in caso di forte vento o di un evento sismico.

Impossibile non notarlo. È visibile da tutta Manhattan e dagli altri borough che formano New York City. Chi sale in cima a una delle terrazze panoramiche o degli osservatori di Manhattan (qui un articolo sui più belli e imperdibili dove andare, incluso il nuovissimo One Vanderbilt) può godersi la vista del 111 West 57th in tutta la sua sottigliezza.

Il grattacielo più sottile del mondo è sorto là dove un tempo si trovava un altro edificio iconico, lo Steinway Building, un bellissimo palazzo degli Anni ’20 che ospitava la sede della Steinway & Sons, famosa per i suoi pianoforti suonati da grandi artisti del calibro di George Gershwin, Cole Porter e Sergei Rachmaninoff. La costruzione della nuova torre è iniziata già nel 2015 e, per erigerla, è stata impiegata la più grande gru autoportante mai usata a New York.

Il grattacielo residenziale per super ricchi

All’interno, il 111 West 57th ospiterà 60 splendidi appartamenti di lusso il cui costo si aggira intorno ai 52 milioni di euro per le penthouse (uno studio costa “solo” 16 milioni) e una parte di negozi nei primi piani. Ci sono 14 ascensori, metà dei quali che arrivano direttamente negli appartamenti.

Gli interni sono stati progettati dallo Studio Sofield. Il critico Paul Goldberger ha descritto gli interni come “probabilmente i più eleganti” tra quelli delle altre costruzioni previste sulla cosiddetta “Billionaires’ Row”, la strada dei miliardari, e nell’area intorno a Central Park, compreso l’iconico 432 Park Avenue che passa così in secondo piano, pur restando, con i suoi 426 metri, il più alto edificio della città, e il famoso “Billionaire Building”, One57, che si trova sempre nel quartiere di Midtown a Manhattan.

L’edificio ha però mantenuto alcuni elementi del precedente palazzo della Steinway, come la hall, alta 14 metri, con arcate di marmo bianco e colonne di marmo verde. È rimasta anche l’antica sala concerti, in omaggio alla passata funzione dello Steinway Building.

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Il nuovo 111 West 57th Street, il grattacielo più sottile del mondo

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Viaggiare è sempre più facile: i Paesi che allentano le regole

Si semplificano le regole per viaggiare all’estero, e la maggior parte delle destinazioni diventa finalmente di nuovo accessibile a chi non vede l’ora di andarci, senza dover sottostare a obblighi di quarantena, test all’ingresso o pre-partenza. Ecco quali Paesi hanno allentato (o lo faranno a breve) le restrizioni imposte per contrastare e contenere l’emergenza sanitaria, e quali sono le novità per chi vuole raggiungerli.

Australia

Dopo aver riaperto i confini ai viaggiatori internazionali (come hanno fatto di recente anche questi Paesi), l’Australia ha finalmente deciso di allentare le restrizioni di viaggio. Dal 17 aprile, ai viaggiatori che hanno completato il ciclo vaccinale non sarà più richiesto il tampone negativo prima della partenza. Fino ad allora, i turisti vaccinati, oltre alla certificazione di vaccinazione, dovranno fornire, al momento del check-in, il risultato negativo di un test Covid PCR o di Amplificazione degli Acidi Nucleici (NAAT) effettuato entro 3 giorni dalla partenza o, in alternativa, un certificato medico che evidenzi un Test Antigenico Rapido (RAT) negativo entro le 24 ore precedenti il viaggio per l’Australia.

I viaggiatori esenti dalla vaccinazione per motivi medici o sotto i 12 anni di età possono viaggiare alle stesse condizioni di un viaggiatore completamente vaccinato, dietro presentazione di un documento d’identità e della rilevante documentazione medica. Per rimanere sempre aggiornati sulle regole autonome che possono variare in base allo Stato o territorio d’arrivo, è bene consultare il portale del Governo. Intanto, l’altra buona notizia è che da aprile le navi da crociera possono attraccare di nuovo nei porti australiani, dopo due anni di stop.

Spagna

Anche la Spagna volta pagina sul Covid, e da aprile ha allentato le restrizioni. Per chi presenta sintomi lievi non sono più obbligatori i tamponi e nemmeno le quarantene, ma nei 10 giorni successivi bisognerà limitare le relazioni sociali e utilizzare sempre la mascherina, che resta obbligatoria negli spazi chiusi.

I viaggiatori in arrivo in Spagna dall’estero, per via aerea o marittima, sono sottoposti a un controllo sanitario prima dell’entrata nel Paese. In particolare: controllo della temperatura corporea, controllo documentale e controllo visivo sullo stato del passeggero. Per quanto concerne il controllo dei documenti, tutti i passeggeri in arrivo dall’estero dovranno compilare, prima del viaggio, un “formulario di salute pubblica”, attraverso il sito internet “Spain Travel Health”, ottenendo un codice QR da presentare (su dispositivo mobile o stampato) al proprio arrivo. Il governo di Madrid ha spiegato che queste misure potranno cambiare nel caso in cui si noti un peggioramento della situazione epidemiologica.

Svizzera

Anche la Svizzera ha allentato la morsa delle restrizioni Covid, e sarà più facile visitare le sue attrazioni. Al momento, non sono più previste condizioni di ingresso quali certificazione verde o test negativi o modulo online, né è richiesta quarantena ai viaggiatori vaccinati. Inoltre, i turisti in Svizzera non sono più tenuti a indossare la mascherina o a presentare il Green Pass per entrare in bar, ristoranti e altri luoghi al chiuso, come impianti sportivi e teatri. I collegamenti aerei e ferroviari sono attivi seppur con alcune riduzioni. Si invita, pertanto, a verificare l’offerta e l’operatività dei voli direttamente sui siti delle compagnie aeree e sul sito delle ferrovie.

Polonia

Dalla fine di marzo, anche la Polonia ha posto fine alle limitazioni di viaggio imposte durante la pandemia. Non è più, quindi, necessario compilare il modulo di ingresso PLF né esibire alcun tipo di certificato di vaccinazione o test Pcr negativo per Covid-19. Caduto anche l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso, che resta valido solo nelle farmacie e nelle strutture sanitarie.

Infine, non ci sono restrizioni che riguardano la capacità massima di riempimento delle infrastrutture turistiche e culturali. Con l’arrivo della bella stagione, le compagnie aeree di linea e le low cost stanno ripristinando molti dei 60 collegamenti che, già prima dell’emergenza sanitaria permettevano ai turisti italiani di raggiungere facilmente gli scali polacchi con voli diretti. Al momento, sono previsti oltre 70 collegamenti tra Italia e Polonia.

Canada

Da aprile, i viaggiatori vaccinati che visitano il Canada non dovranno sottoporsi al test pre-partenza. Possono comunque essere selezionati in aeroporto per un controllo a campione, ma non dovranno mettersi in quarantena in attesa del risultato del test. I cittadini stranieri vaccinati possono entrare nel Paese dopo aver dimostrato il completamento del ciclo vaccinale da almeno 14 giorni, con vaccini riconosciuti dal Governo canadese (Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca/COVISHIELD e Janssen).

I certificati, corredati da traduzione in lingua inglese o francese, dovranno essere esibiti alle Autorità di frontiera. Bisognerà poi inviare le informazioni obbligatorie tramite ArriveCAN (app o sito Web), inclusa la prova della vaccinazione in inglese o francese, e un piano di quarantena.

Maldive

Le Maldive hanno rimosso già da un mese le ultime restrizioni d’ingresso legate al Covid. A partire dal 13 marzo 2022, i viaggiatori stranieri completamente vaccinati non sono più tenuti a presentare l’esito negativo di un test Pcr all’arrivo a destinazione, né hanno bisogno di effettuare un altro test prima di lasciare l’arcipelago dell’Oceano Indiano. Tuttavia, i viaggiatori in arrivo, indipendentemente dal loro status vaccinale, sono tenuti a compilare una dichiarazione sul proprio stato di salute redatta entro 48 ore dalla partenza. I bambini, che ancora non possono essere vaccinati, devono presentare un test Pcr negativo all’arrivo.

Sudafrica

I confini sudafricani sono attualmente aperti a tutti i viaggiatori internazionali. Il Sudafrica ha allentato ulteriormente le restrizioni anti Covid-19, togliendo l’obbligo di tampone per i turisti vaccinati. Per l’ingresso nel Paese sarà necessario esibire un certificato valido attestante l’avvenuto completamento del ciclo vaccinale, qualora il viaggiatore sia vaccinato; esibire il risultato negativo di un test effettuato non oltre le 72 ore prima della data del viaggio, qualora il viaggiatore non sia vaccinato. Ai viaggiatori che non siano in grado di produrre idonea certificazione viene richiesto di effettuare un test antigenico all’arrivo, a proprie spese e, in caso di esito positivo, di osservare un periodo di quarantena di dieci giorni.

Per i cittadini italiani, è stata altresì reintrodotta dalle autorità sudafricane l’esenzione dall’obbligo di visto per breve soggiorno. Non sarà quindi necessario presentare domanda di visto di ingresso nelle Ambasciate e Consolati sudafricani per soggiorni inferiori ai 90 giorni.

Cambogia

Le Autorità cambogiane hanno comunicato che è ora possibile, per tutti i cittadini stranieri e per tutte le motivazioni – incluso il turismo – entrare nel Paese. I viaggiatori che sono vaccinati con ciclo completo possono entrare in Cambogia senza effettuare quarantena. Per farlo, oltre al visto devono possedere: un certificato che attesti il completamento del ciclo vaccinale, con almeno due dosi, e la data delle inoculazioni; un’assicurazione sanitaria, con massimale non inferiore a 50.000 dollari (circa 46mila euro) e che comprenda copertura del Covid-19.

Rientro in Italia

In base all’ordinanza del 22 febbraio, in vigore fino al 30 aprile 2022, è possibile tornare a viaggiare in tutto il mondo – fatte salve le limitazioni dei Paesi di destinazione. Per il rientro in Italia, permangono tuttavia alcuni obblighi.

Chi vuole fare ingresso nel nostro Paese è tenuto a compilare il Passenger Locator Form. Inoltre bisogna esibire il certificato di vaccinazione completa effettuata da meno di 9 mesi o, in alternativa quello di vaccinazione completa con dose di richiamo. Per chi non è vaccinato, è fatto obbligo di presentare il certificato di guarigione dal Covid da meno di 6 mesi o l’esito negativo di un tampone molecolare o antigenico, effettuati rispettivamente nelle 72 ore o nelle 48 ore precedenti all’arrivo. In assenza di tali documenti, è obbligatorio sottoporsi a una quarantena di 5 giorni.

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Riparte il treno storico della Lombardia

Sta per (ri)partire un treno storico, inaugurato nei primi decenni del Novecento e interrotto negli Anni ’50 ma che oggi diventa un vero e proprio viaggio nel tempo. È entrato a fare parte, infatti, di un progetto di valorizzazione voluto dalla Fondazione FS, che ha già fatto ripartire diversi treni storici su molte tratte ferroviarie turistiche. Le corse a bordo di questo treno storico saranno due. Ecco quando partiranno.

Il treno in partenza si chiama “Besanino“, perché percorreva – e ripercorrerà ancora – un tratto di Brianza, in Lombardia, partendo da Milano fino ad arrivare a Lecco. Questa primavera, effettuerà due corse speciali all’interno del programma del servizio turistico voluto dalla Regione Lombardia. La prima corsa è in programma il 24 aprile e la seconda il prossimo 9 ottobre.

“Lo scorso anno”, ha spiegato l’assessore regionale a infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi “i cittadini hanno accolto con entusiasmo la corsa speciale per i 110 anni del ‘Besanino’. Considerata la risposta particolarmente positiva di tutto il territorio, avevamo assicurato il nostro impegno affinché questo itinerario fosse inserito nel programma del servizio turistico già per il 2022. Promessa mantenuta, con un’ulteriore sorpresa: quest’anno i cittadini avranno ben due occasioni di poter viaggiare sul treno storico da Milano per Besana, Molteno e Lecco”.

La linea percorre uno storico tratto ferroviario che passa per la stazione di Monza Sobborghi, un tempo deposito delle locomotive e officina che serviva la linea. Dopo Villasanta, sottopassando la linea Seregno-Carnate, prosegue per Biassono-Parco e per Macherio, a fianco del fiume Lambro. A Triuggio, dopo una breve galleria, scavalca il corso d’acqua e la valle sottostante tramite un viadotto in muratura. La linea passa, poi, attraverso una galleria che immette alla stazione di Besana Brianza. Dopo aver oltrepassato le stazioni di Renate, Nibionno e Costa Masnaga, si congiunge a Molteno con la linea Como-Lecco.

“Questo ulteriore itinerario che tocca le località brianzole” ha spiegato l’assessore “arricchisce ulteriormente il calendario di viaggi che abbiamo finanziato e strutturato già dal 2018, offrendo a cittadini e turisti la possibilità di fare un viaggio nel passato, a bordo di convogli d’epoca di particolare rilievo storico”.

Questa linea ferroviaria rappresenta la storia della Brianza, un territorio che è sinonimo da sempre di industrializzazione, e che oggi, con il rilancio dei treni storici turistici, rappresenta anche il futuro della mobilità sostenibile.

Un tempo questa linea era percorsa da treni con automotrici ALn 668 degli Anni ’50 e negli Anni ’70 con locomotive D.445.  Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario del “Besanino”, il convoglio era stato trainato da una locomotiva elettrica in livrea storica nella tratta tra Milano e Monza e da una locomotiva a vapore nella restante parte del tragitto. E così sarà anche quest’anno, mentre le carrozze sule quali si viaggerà saranno le Centoporte degli Anni ’30 e le Corbellini degli Anni ’50.

Info utili

Il treno storico “Besanino Express” partirà dalla Stazione Centrale di Milano alle 9.05, farà una prima tappa a Sesto San Giovanni alle Arrivo 9.21, a Monza alle 9.28, a Villasanta alle 10.07, a Triuggio alle 10.30, a Besana Brianza alle 10.46, a Costa Masnaga alle 11.02, a Molteno alle 11.11, a Oggiono alle 11.20 per arrivare a Lecco, destinazione finale del viaggio, alle 11.45. Giusto giusto per l’ora di pranzo.

Una volta giunti a Lecco, si potrà pranzare lungo il lago oppure fare un tour del centro storico o imbarcarsi su un battello e fare il giro del lago o ancora addentrarsi nella natura per qualche piacevole passeggiata. La partenza da Lecco è poi alle 16.30 con arrivo a Milano Centrale alle 19.32.

Il biglietto intero di sola andata da Milano a Lecco costa 11 euro (quindi 22 euro per andata e ritorno), ma costa meno se si sale a bordo nelle stazioni successive. È gratuito per i ragazzi da 0 a 14 anni non compiuti, ma è comunque necessario prenotare il biglietto gratuito per assicurarsi il posto a sedere.

Per viaggiare a bordo dei treni storici è obbligatorio il possesso di Green Pass Rafforzato valido, a esclusione dei minori di 12 anni e dei soggetti esenti. È obbligatorio indossare mascherina di tipo FFP2. La violazione di tali obblighi comporta l’intervento delle forze dell’ordine e l’interruzione del servizio alla prima stazione utile.

A bordo dei treni sono state potenziate le attività di sanificazione e disinfezione, sono stati installati dispenser di disinfettante per le mani, il personale è stato dotato dei sistemi di protezione necessari (mascherine, guanti) ed è stato introdotto un nuovo criterio di prenotazione dei posti a bordo che garantisce il rispetto delle distanze di sicurezza prescritte dalle autorità sanitarie.

lecco

Il lungolago di Lecco

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Visto per i nomadi digitali: a che punto siamo in Italia?

Lavorare senza smettere di viaggiare e viceversa, un sogno questo che fino a poco tempo fa era destinato a essere realizzato solo da pochi e che invece, oggi, è accessibile a molti. Con l’avvento della pandemia, e della conseguente emergenza sanitaria, infatti, tantissime aziende hanno sperimentato lo smart working, una modalità di lavoro agile che ha permesso a tutti i lavoratori di lavorare da casa, o da qualsiasi altra parte del mondo.

Non ci è voluto poi molto affinché questa situazione di crisi si trasformasse nell’opportunità di cambiare il proprio stile di vita, proprio come hanno fatto sempre i nomadi digitali.

Ma non è stato solo il desiderio di poter lavorare comodamente da casa ad aumentare la richiesta dello smart working, quanto più la possibilità di poterlo fare ovunque e in qualsiasi parte del mondo. Lo hanno dimostrato le workation, un trend vacanziero che si è diffuso velocemente, e con entusiasmo, e che permette di continuare a lavorare nei luoghi di villeggiatura, e in tutte quelle strutture ricettive che hanno messo a disposizione dei viaggiatori servizi ad hoc e alloggi straordinari con connessione e viste incantevoli.

Il visto per i nomadi digitali

La consapevolezza del desiderio espresso da sempre più persone rispetto a questo nuovo stile di vita, ha fatto sì che anche le normative di alcuni Paesi si adeguassero alla richiesta crescente. Sono nati così i digital nomad visa, visti per nomadi digitali che consentono di vivere e lavorare sul territorio straniero per un determinato e limitato periodo di tempo.

Anche nel nostro Paese la consapevolezza dei cambiamenti ha preso piede velocemente, e abbiamo assistito alla creazione di villaggi dedicati agli smart worker e altre iniziative create appositamente per tutti i lavoratori da remoto. Ma è solo di recente che l’Italia ha mostrato una certa apertura anche nei confronti dei cittadini stranieri che desiderano lavorare nel BelPaese.

Non si tratta ancora di un visto per i nomadi digitali, ma la strada è stata aperta. Con il Decreto Sostegni-ter, infatti, è stata introdotta nel nostro ordinamento la figura del nomade digitale, intesa come persona che proviene da un Paese terzo e che svolge attività lavorativa qualificata sul territorio attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici.

Cosa potranno fare i nomadi digitali in Italia

L’introduzione della figura dei nomadi digitali, e la conseguente definizione, hanno come obiettivo quello di attirare talenti e professionisti nel Bel Paese. Grazie al decreto, i lavoratori da remoto provenienti da altri Paesi potranno lavorare sul nostro territorio grazie al rilascio di un permesso di soggiorno della durata di un anno.

Le condizioni per ottenerlo prevedono la sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria che copra gli eventuali rischi su tutto il territorio nazionale e il rispetto delle disposizioni fiscali e contributive italiane.

Si tratta di una nuova opportunità per il nostro Paese che era stata già intravista dagli altri. Molto presto potremmo ritrovarci a vedere nuove affluenze nelle nostre città, incontrare nomadi digitali che provengono dall’estero tra le meravigliose campagne toscane, chiacchierare di lavoro davanti al Vesuvio o fare incontri interessanti al cospetto del Colosseo.