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I 16 luoghi abbandonati più incredibili del pianeta

Accanto al concetto di overtourism e luoghi eccessivamente affollati non è possibile non notare, invece, l’esatto contrario: ci sono luoghi abbandonati nel mondo che un tempo avevano un’alta densità di popolazione, progetti importanti e magari un flusso di turisti e visitatori ma che col tempo sono stati totalmente dimenticati. Ecco 15 luoghi abbandonati incredibili che oggi vestono i panni di località fantasma ma che hanno ancora molto da raccontare.

Kolmanskop in Namibia

Un altro dei luoghi abbandonati più suggestivi al mondo si trova nel deserto del Namib, a sud della Namibia. Si tratta di Kolmanskop, una cittadina fantasma che attira ad oggi numerosi turisti. In passato aveva un’importante rilevanza come centro minerario ma dopo la prima guerra mondiale l’estrazione dei diamanti iniziò a diminuire e di conseguenza è stata progressivamente abbandonata con un totale stop dal 1954. Il nome della località deriva da Johnny Coleman, il trasportatore che sorpreso da una tempesta di sabbia abbandonò il suo carro proprio in questa zona. La città, però, svoltò ufficialmente nel 1908 quando l’operaio Zacharias Lewala scoprì un diamante dando il via ad un business.

Pripyat in Ucraina

Nella zona nord dell’Ucraina si trova Pripyat, una città fantasma tra le più famose al mondo. È stata fondata nel 1970 con lo scopo di ospitare i lavoratori che svolgevano attività presso la centrale nucleare di Chernobyl prima del disastro. Dopo l’esplosione del reattore numero 4 la località fu evacuata in meno di 48 ore consentendo lo spostamento a circa 50.000 persone. Da quel momento la località è abbandonata e meta di dark tourism.

Belchite in Spagna

In Spagna e più precisamente nel cuore dell’Aragona a sud di Saragozza si trovano le rovine del villaggio di Belchite. Il borgo con una storicità importante e fondato in epoca romana è stato un fulcro importante dell’economia nel Medioevo grazie alla rilevante produzione agricola. Fino al XV secolo ha ospitato comunità cristiane musulmane ed ebraiche che convivevano pacificamente. Oggi, dopo i cambi dovuti alla Guerra Civile Spagnola, risulta abbandonato. Dal 2013 le rovine sono accessibili partecipando a visite guidate che danno modo di scoprire da vicino il patrimonio riconosciuto come Unesco.

Belchite luogo abbandonato in Spagna

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Belchite, il borgo abbandonato vicino a Saragozza

Burj Al Babas in Turchia

In Turchia il progetto immobiliare Burj Al Babas era piuttosto ambizioso: ville di lusso pensate per attirare investitori stranieri facoltosi è oggi in realtà un luogo abbandonato. Il fallimento economico di chi ha costruito ha portato ad un abbandono del cantiniere prima che terminassero i lavori, così oltre un centinaio di edifici incompleti in stile gotico e neoclassico creano un’atmosfera surreale.

Teatro Michigan a Detroit

Tra i simboli di decadenza urbana non possiamo non citare il teatro Michigan di Detroit. Inaugurato nel 1926, è stato un palcoscenico sontuoso per spettacoli e film per poi venire trasformato in un parcheggio sotterraneo. Oggi con pareti decorate e soffitti affrescati crea un contrasto che sembra stridere tra passato e presente. Un vero e proprio monito delle conseguenze della deindustrializzazione e dell’abbandono.

L’isola di Poveglia nella laguna di Venezia

Un passato macabro fa parte di Poveglia, una piccola isola nella laguna di Venezia in Italia. Un tempo è stata usata come lazzaretto per malati di peste e successivamente trasformata in ospedale psichiatrico. Oggi è vietato l’accesso ai suoi territori, dunque non è può essere visitata se non osservata da lontano.

Oradour-sur-Glane in Francia

Anche in Europa si trovano diversi luoghi abbandonati e tra questi c’è il villaggio Oradour-sur-Glane in Francia. Passato alla storia per il massacro nazista del 1944, ha visto la sua comunità totalmente sterminata. Il paese raso al suolo dopo la guerra è stato conservato in stato decadente per diventare un memoriale. Camminare tra le sue strade vuote, con automobili arrugginite e case in rovina, è un’esperienza toccante che ricorda l’orrore della guerra e l’importanza della memoria.

Kayaköy in Turchia

In Turchia è presente un villaggio fantasma conosciuto come Kayaköy. È stato abbandonato nel 1923 dopo lo scambio di popolazione tra Grecia e la nazione turca. Le case in pietra, le chiese e gli edifici religiosi sono la testimonianza di una comunità che non esiste più e rappresenta le conseguenze delle tensioni geopolitiche che si riflettono sui cittadini.

Faro di Rubjerg Knude in Danimarca

Sulle coste della Danimarca spicca il faro di Rubjerg Knude oggi simbolo della lotta contro l’erosione. Costruito nel 1900, è stato minacciato per decenni dalle dune di sabbia in avanzamento. Nel 2019, per poterlo salvare, è stato spostato di 70 metri verso l’entreoterra. Ad oggi è un luogo sullreale che attira numerosi visitatori.

Isola di Hashima in Giappone

Viene soprannominata l’isola della corazzata o Gunkanjima, Hashima è un’isola del Giappone ex colonia mineraria abbandonata nel 1974. Un tempo densamente popolata da minatori di carboni e le loro famiglie, oggi ha un aspetto spettrale che racconta il declino dell’attività mineraria per la scelta di combustibili di altra natura.

Tiadnucheng in Cina

A vederla in foto sembra una replica di Parigi in versione apocalittica ma in realtà si tratta di Tianducheng ed è una città fantasma che si trova in Cina. Seppur vanti una replica fedele della Torre Eiffel e boulevard ispirati agli Champs-Élysées non ha mai attirato i residenti sperati. Oggi l’architettura sontuosa e l’assenza di vita urbana la rendono un luogo surreale.

Discovery Island in Florida

Una località suggestiva che rientra tra quelle abbandonate sul pianeta è Discovery Island, si trova in Florida e più precisamente all’interno di Disney World a Orlando. Nonostante il luogo faccia rima con meraviglia, magia e bellezza c’è un punto misterioso che racconta una pagina decisamente più inquietante. Bay Lake è un’isoletta abbbandonata poco fuori dal parco dei divertimenti più amato al mondo. Fino al 1999 anch’essa faceva parte dell’intrattenimento portando il nome di Treasure Island. Quando a Disney World aprì Animal Kingdom il parco subì un duro colpo arrivando a chiudere.

Craco in Italia

Il borgo medievale di Craco si trova in Basilicata e fa parte dei luoghi abbandonati in Italia. È stato lasciato dai propri abitanti non solo per cercare lavoro altrove ma perché a causa di frane e instabilità del terreno le rovine hanno fortemente segnato il paesaggio.

Vallone dei Mulini in Campania

Un altro luogo interessante in Italia ma abbandonato si trova nella zona di Sorrento: qui è possibile scoprire il Vallone dei Mulini, una gola naturale in cui sono custoditi i resti di edifici industriali antichi tra cui un mulino del XVII secolo. Da oltre un secolo abbandonato, è oggi stato inghiottito da vegetazione ricreando un paesaggio che sembra quasi fiabesco.

Vallone dei Mulini abbandonato in Italia

Fonte: iStock

Vallone dei Mulini, il luogo abbandonato in provincia di Sorreto

Il borgo di Consonno vicino a Lecco

In Lombardia, nella zona di Lecco è presente quella conosciuta come “Las Vegas italiana”, un borgo di nome Consonno un tempo sede dell’intrattenimento. Nonostante il progetto ambizioso, il fallimento ha lasciato dietro di sé edifici dall’anima decadente e kitsch.

Castello Sammezzano in Toscana

L’ultimo tra i i luoghi abbandonati nel mondo si trova in Italia e più precisamente in Toscana. Si tratta del castello di Sammezzano, costruito nel XIX secolo e abbandonato da decenni versando in condizioni di degrado. Con sale colorate e motivi esotici opulenti ad oggi ha una fruibilità limitata al pubblico pur mantenendo grande fascino.

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Viaggio in Namibia, esplorando il Fish River Canyon

Orizzonti lontani, spazi infiniti, paesaggi con pochi eguali al mondo e la vivacità dell’Africa che ti arriva dritta al cuore: stiamo parlando della Namibia. Terra di armoniosi contrasti i cui scenari sembrano appena usciti da un dipinto. I colori predominanti del rosso della terra e dell’azzurro dei cieli tersi africani si mischiano insieme regalando una fotografia di straordinaria bellezza. Tra l’incredibile quantità di bellezze naturali che questo Paese ha da offrire ce n’è una che non può essere lasciata fuori dal proprio itinerario di viaggio: il Fish River Canyon, secondo al mondo per grandezza superato solo dal Grand Canyon degli Stati Uniti. Con un’estensione di circa 160 km e una profondità che può superare i 500 metri è davvero una tappa imperdibile che vale il viaggio. Con questa guida potrai ottenere tutte le informazioni che ti servono per scoprire come visitare il Fish River Canyon.

Il gigante della Namibia: caratteristiche del Fish River Canyon

Prima di scoprire come visitare questa splendida riserva è fondamentale conoscere la storia geologica del Fish River Canyon e di come quelle che oggi sono le rocce più antiche della Namibia abbiano visto la luce. Per farlo, dobbiamo tornare a circa 650 milioni di anni fa, quando una possente catena montuosa venne plasmata da fenomeni erosivi. Protagonista di questi fenomeni è proprio il Fish River che, all’epoca, portava ingenti volumi d’acqua. Oggi, invece, il bacino idrico resta secco per la maggior parte dell’anno. Il Canyon adesso si presenta come un’enorme distesa rocciosa capace di togliere il fiato a chiunque si appresti ad ammirarne la vastità. Inoltre, il Fish River Canyon ospita una ricchissima fauna di mammiferi, rettili e uccelli.

Visitare il Fish River Canyon in Namibia: come organizzarsi

Il Fish River Canyon, oltre alla straordinaria bellezza, mette a disposizione dei suoi visitatori molte cose da fare o da vedere tra cui anche il celebre Fish River Trail, un percorso escursionistico che attira ogni anno moltissimi esploratori. È dunque fondamentale pianificare in anticipo questa splendida esperienza. Ecco tutto quello che devi sapere su questa imperdibile perla nel cuore dell’Africa.

Periodo migliore per visitarlo

Il clima del Canyon è di tipo semi-desertico con temperature che variano molto tra l’estate all’inverno. Le minime e le massime sono così distribuite:

  • Estate: le temperature massime durante il giorno possono arrivare anche a 48 gradi centigradi, mentre quelle notturne arrivano anche a 30 gradi centigradi.
  • Inverno: le temperature restano alte durante il giorno oscillando tra i 20 e i 28 gradi centigradi mentre, durante la notte, possono scendere anche di parecchio sotto lo zero.

Dunque, il momento maggiormente consigliato per visitare il Fish River Canyon è quello che va da maggio a settembre. In questo periodo le temperature sono più fresche e rappresentano la condizione ideale per le escursioni, inoltre, quando le temperature sono più miti, è più facile osservare gli animali che popolano il canyon.

Come raggiungere il Canyon

Il Fish River Canyon si trova in una zona abbastanza remota a nord della Namibia, pertanto questa perla è spesso fuori dalle rotte dei turisti che si concentrano maggiormente nelle zone più celebri di questa regione. Per raggiungerlo devi sapere che non ci sono mezzi pubblici, quindi puoi scegliere tra tre opzioni:

  • Partire da Windehoek, capitale della Namibia, con un viaggio in auto di circa 8 ore.
  • Partire da Swakopmund, con un viaggio in auto dalla durata di circa 10 ore.
  • Aderire a un tour guidato, in questo caso potrai affidarti completamente alle guide esperte che ti porteranno direttamente al Fish River Canyon.

Il consiglio è quello di noleggiare un 4×4 in modo da affrontare tranquillamente anche i tratti di strada più scoscesi. Qualunque sia il punto da cui decidi di partire, durante il viaggio ti troverai davanti a scenari suggestivi e, in alcuni casi, incontrerai anche piccoli villaggi e centri abitati. Una volta arrivato nella zona del canyon potrai scegliere tra due punti d’accesso: quello settentrionale di Hobasil più facile da raggiungere – o quello di Ai-Ais a sud.

Come visitare il Canyon: trekking e punti panoramici

Cartello per la partenza del Fish River Trail in Namibia

Fonte: iStock

Punto di partenza del Fish River Trail, il trekking in Namibia

Ci sono due modi per esplorare il Fish River Canyon, uno più turistico e uno più per esploratori esperti delle attività outdoor. Che tu scelga di esplorarlo come visitatore o come viaggiatore esperto, non importa… in qualunque caso resterai a bocca aperta.

Esplorare il Fish River Canyon come visitatore

Se fai parte della prima categoria, ciò che devi sapere è che puoi tranquillamente lasciarti incantare da questa meraviglia naturale osservandone la maestosità dal suo bordo e fermandoti nei suoi punti panoramici. Per farlo, il punto migliore da cui partire è Hobas, dove dovrai acquistare un pass di 24 ore per poter guidare all’interno della riserva. Partendo da qui puoi scegliere tra vari punti panoramici:

  • Main View Point: principale punto panoramico del parco. Qui la Hell’s Bend, una delle anse scavate dal fiume Fish, si apre alla vista in tutta la sua spettacolarità. In quanto punto principale è anche quello più affollato.
  • Hikers Viewpoint: poco distante dal Main Viewpoint c’è l’Hikers Viewpoint, un punto panoramico la cui bellezza fa venire i brividi. Il punto è raggiungibile sia in auto che a piedi ed è da qui che parte il celebre Fish River Trail.
  • Sulphur Spring Viewpoint: si trova nella zona a sud del parco e offre una vista spettacolare – soprattutto all’alba – sulla Sulphur Spring, una sorgente termale naturale che si trova sul fondo del canyon.
  • Eagles Rock: sempre a sud del Fish River Canyon, questo viewpoint è famoso per gli avvistamenti di aquile che nidificano sulle pareti del canyon. L’Eagles Rock è raggiungibile solamente con un’auto 4×4.

Esplorare il Fish River Canyon come viaggiatore esperto

Se appartieni alla categoria dei viaggiatori esperti e ami cimentarti nei trekking e nelle attività outdoor, allora il consiglio è quello di dedicare a questo canyon almeno 4-5 giorni per provare l’esperienza unica del Fish River Trail, un percorso di circa 85 chilometri che parte dall’Hikers Point e termina ad Ai-Ais attraversando il parco in tutta la sua grandezza. Prima di cimentarti in questa magnifica avventura ci sono però delle cose che devi assolutamente tenere a mente poiché questo trekking non è per niente facile e lo può fare chi è veramente allenato e abituato a lunghi percorsi.

  • Quando: il Fish River Trail è aperto solo dal 1 Maggio al 15 Settembre, durante il resto dell’anno, a causa delle temperature elevate, non è possibile accedervi.
  • Prenotazione: possono intraprendere il trail un massimo di 30 persone al giorno, pertanto è obbligatorio prenotarsi e il consiglio è di farlo largo in anticipo. Per prenotare devi contattare gli uffici NWR di Windhoek telefonando o mandando un’e-mail.
  • Costo: l’escursione costa circa 25 dollari a persona e va saldato entro 30 giorni dal trekking.
  • Obblighi: oltre alla prenotazione e al pagamento, è obbligatorio presentare ai ranger del parco un certificato medico che attesti attesti la buona salute.
  • Rischi e difficoltà: una volta iniziato il trekking, non è possibile uscire dal canyon, dunque è fondamentale avere un’assicurazione di viaggio che copra anche da eventuali infortuni. Qualora dovesse essere necessario abbandonare il percorso, l’unico modo per farlo è richiedere l’intervento dell’elisoccorso. Inoltre, all’interno del Canyon, non ci sono punti di ristoro, dunque è fondamentale equipaggiarsi con cibo, acqua e medicinali che possano coprire 5 giorni.

Cosa aspettarsi dal Fish River Canyon

Che tu abbia scelto di esplorare il Fish River Canyon come visitatore o come viaggiatore esperto, quello che ti troverai davanti lascerà un segno indelebile nel tuo cuore. Le viste panoramiche sulle rocce del canyon sapranno sorprenderti da qualsiasi angolazione e potrai avvistare moltissimi animali che popolano il canyon tra cui:

  • Mammiferi: le rare Zebre di montagna saranno l’avvistamento più fortunato di tutto il viaggio ma ci sono anche altri mammiferi che puoi incontrare come il kudu maggiore, i babbuini chacma e le Springbok.
  • Rettili: il parco fa da casa a molti varani del deserto, gechi e lucertole.
  • Uccelli: paradiso per gli amanti del birdwatching, il Fish River Canyon ospita molte aquile nere, corvi bianchi e, alle volte, anche struzzi.

Ma Il canyon non offre solo grandi camminate e splendidi paesaggi, qui potrai anche rilassarti alle terme di Ai-Ais, le cui acque calde sapranno rigenerarti completamente, soprattutto dopo aver intrapreso il lungo trekking.

Il Fish River Canyon è una meraviglia naturale che conquista i cuori di chiunque abbia la fortuna di esplorarlo. Le sue dimensioni imponenti, i paesaggi mozzafiato e la sfida del trekking, rendono il canyon un’esperienza unica da provare almeno una volta nella vita, soprattutto se sei un amante delle attività all’aria aperta. Tuttavia, è fondamentale ricordare che affrontare il canyon con il suo celebre Trail non è per tutti poiché richiede un’ottima preparazione fisica ma, soprattutto, mentale. Pertanto, l’accurata pianificazione di questo viaggio è necessaria e ti invitiamo a controllare sempre il sito ufficiale del canyon e dell’ente turistico della Namibia per avere informazioni sempre aggiornate. Ora che sai tutto quello che devi sapere per affrontare questo incredibile viaggio, non ti resta che caricarti lo zaino in spalla e lasciarti conquistare da un’esperienza che va oltre la semplice scoperta di un paesaggio, per abbracciare una profonda scoperta di sé stessi nel cuore di una splendida terra chiamata Namibia.

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Sossusvlei, il deserto delle dune rosse in Namibia

Ci sono luoghi di viaggio che ti fanno venire voglia di partire solo dopo aver visto foto, video e documentari ma di cui prima poco conoscevi. Probabilmente tra questi c’è Sossusvlei spesso soprannominato “il deserto delle dune rosse”. Il nome, per nulla incoraggiante, significa letteralmente “palude senza uscita” e si è conquistato questa reputazione per la posizione all’interno del bacino del fiume Tsauchab. Il luogo, estremamente suggestivo, è davvero una palude di sale e argilla ma a renderla particolarmente interessante è la cornice di dune di sabbia rossa nel cuore del deserto. Se non hai mai pensato ad un viaggio in Namibia, probabilmente questo nome non ti risulterà particolarmente noto ma in loco è una delle attrazioni principali, tanto da essere in cima alle attrazioni turistiche.

Perché a Sossusvlei le dune sono rosse

Sossusvlei è una zona davvero interessante dal punto di vista culturale e turistico. Posizionato nel Parco Nazionale Namib-Naukluft, dista circa 5 ore di auto dalla capitale di Windhoek. La località è concentrata tra due fiumi: Kuiseb e Kochab e deve il suo successo agli intensi colori arancione e rosa della sabbia che sono dovuti all’alta concentrazione di ferro. Nelle zone in cui la percentuale è maggiore, il colore diventa più intenso. Una curiosità in più? Secondo gli esperti qui ci sono le dune più alte del mondo: molte superano i 200 metri ma alcune persino i 300, come la Big Daddy di ben 325 metri, numeri da record!

Uno degli aspetti più affascinanti è la nebbia che si forma lungo la costa e si spinge nell’entroterra: è una delle poche fonti di umidità e molte piante e animali si sono adattati per sfruttarla. Sossusvlei ha attirato l’attenzione persino del mondo cinematografico. Forse non lo immagini ma il paesaggio è stato utilizzato come sfondo per diversi film, come ad esempio Mad Max: Fury Road con protagonisti Tom Hardy e Charlize Theron che hanno sfidato un mondo post-apocalittico.

Il cielo stellato sopra Sossusvlei

Se ti stai chiedendo cosa fare qui, oltre ad avventurarti con l’aiuto di esperti ti suggerisco di goderti un autentico spettacolo: osservare le stelle. Lontano dall’inquinamento e dal caos cittadino, è uno dei punti migliori al mondo per poter vedere le costellazioni in modo chiaro e limpido.

Dead Vlei

Tra le attrazioni principali c’è però Dead Vlei: si tratta di una vasca di sale e argilla di almeno mille anni fa, creata da un fiume che nel tempo è scomparso. L’umidità e la particolare conformazione ha fatto in modo che gli alberi, seppur morti, rimanessero in posizione e conservati per l’eternità. Un autentico spettacolo naturale da non perdere.

Dune 45

Esplorando la località in auto, e seguendo i cartelli, si raggiunge la Dune 45: è una delle più interessanti da scalare, dopotutto si distingue per un pendio dolce e in pochi minuti di camminata sulla sabbia soffice si raggiunge la cima. Attenzione però: per quanto possa sembrare facile, in realtà la salita può rivelarsi estenuante per chi non è molto allenato.

Safari a Sossusvlei

Contrariamente ad altre zone della Namibia, qui non si svolgono veri e propri safari ma con un po’ di fortuna e un occhio attento, il soggiorno nel deserto dà modo di imbattersi in alcuni esemplari che abitano la zona. Non sarà complicato vedere da vicino bufali, struzzi, springbok, orici o sciacalli.

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Le incisioni rupestri di Twyfelfontein: Patrimonio dell’Umanità in Namibia

Sono molte le attività da fare durante un viaggio in Namibia e, molte di esse, portano con sé anche un pizzico di senso d’avventura. È sicuramente ciò che accade quando si decide di vistare i luoghi dove si trovano le incisioni rupestri di Twyfelfontein. Questi petroglifi – così si chiamano i disegni antichi fatti sulla pietra – saranno pronti a portarti molto indietro nel tempo e riusciranno a raccontarti quanto l’idea che abbiamo della Preistoria e delle popolazioni di quei tempi siano sbagliate.

Che cosa sono le incisioni rupestri di Twyfelfontein

L’essere umano, dalla sua comparsa sulla terra, ha sempre utilizzato qualcosa per comunicare. Sono molti gli studiosi che si occupano di indagare il passato più antico dell’Umanità, cercando di capire proprio come si comunicasse in un’epoca in cui non c’erano fonti scritte. Il modo più semplice è disegnare e questo è ciò che è accaduto anche in Namibia, in un’epoca che viene definita come Età della Pietra o Neolitico.

Siamo portati a pensare agli “uomini delle caverne” come personaggi rudi e spesso incapaci di guardare al bello ma non è così. Visitare i luoghi delle incisioni rupestri di Twyfelfontein, durante il tuo viaggio in Namibia, ti mostrerà quanto la capacità descrittiva e il senso estetico appartenessero anche ai nostri antenati vissuti nel Neolitico. Queste incisioni rupestri sono una testimonianza molto importante del passato lontano dell’Africa e delle civiltà che le popolavo.

Queste incisioni sono dei disegni di varia natura, lasciati sulla roccia raschiando via, probabilmente utilizzando delle rocce affilate, il primo strato di patina che ricopre la roccia. È esattamente la stessa tecnica che usano ora gli artisti che fanno incisioni contemporanee. I petroglifi che si posson ammirare oggi sono oltre 2000 e risalgano a momenti diversi. Alcuni di essi sono di difficile datazione.

Cosa sono le incisioni rupestri di Twyfelfontein in Namibia

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Uno sguardo sui petroglifi di Twyfelfontein

La storia delle incisioni rupestri di Twyfelfontein

Come ci si è resi conto che, in quell’area della Namibia, erano presenti simili tesori che ora sono diventati Patrimonio dell’Umanità? Negli Anni ’20, un topografo scoprì l’esistenza di una delle più importanti incisioni rupestri africane: si tratta della Dama Bianca, che si trova sempre in Nambia, sul Massiccio del Bamberg. Successivamente a questo evento, molti paleontologi, archeologi e studiosi di ogni genere iniziarono a dare parecchia attenzione a quest’area della Namibia.

Negli Anni ’50, un immigrato tedesco che si chiamava Ernst Rudolph Scherz portò a conclusione un’indagine che permise di individuare oltre 2000 incisioni ruprestri nell’area di  Twyfelfontein, un territorio molto brullo che, al tempo, era parte di una fattoria di proprietà di un cittadino boero. Da quel momento, l’interesse per l’area fu totale e questo portò a designare la zona di Twyfelfontein come momunento nazionale negli Anni ’80. Nel 2007, entrò nel Patrimonio Universale dell’Umanità dell’UNESCO per il suo valore culturale per la storia umana.

Chi ha fatto le incisioni rupestri di Twyfelfontein? Gli studiosi sono concordi nell’attribuirle a una popolazione chiamata San, meglio conosciuta come Boscimani. Questi antichi abitanti di questa zona della Namibia erano cacciatori e utilizzavano il sistema dei petroglifi per comunicare tra di loro, cercando di dare indicazioni sul tipo di caccia possibile in zona.

Come raggiungere la zona di Twyfelfontein, Namibia

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La zona di Twyfelfontein, Namibia

Come raggiungere la zona di Twyfelfontein in Namibia

Un viaggio in Namibia è un qualcosa che mette l’uomo a stretto contatto con la natura e anche con ambienti ancora a dir poco non antropizzati. In questa nazione africana ci sono città come Swakopmund a raccontarci il colonialismo e poi ci sono zone come quella di Twyfelfontein a parlarci di quanto possa essere stato difficile fare il colono in Africa. Il nome Twyfelfontein significa “Fonte incenrta” in Afrikaans: la zona venne denominata così proprio per alcune caratteristiche fisiche del territorio.

Twyfelfontein si trova in Damaraland, una parte di Namibia dove la densità di popolazione umana è davvero bassa. Non ci sono strade asfaltate per arrivare lì ed è necessario avere un fuoristrada ben equipaggiato per poter raggiungere l’area delle incisioni rupestri. Oltre a questo, è fondamentale saper guidare con attenzione anche in condizioni difficili. Raggiungere Twyfelfontein è assolutamente possibile e può essere una tappa da considerare, magari dopo aver visitato la Skeleton Coast.

Informazioni utili per la visita alle incisioni di Twyfelfontein

Ci sono poche ma fondamentali informazioni da sapere per organizzare la propria visita alle incisioni di Twyfelfontein. In primis, è sempre bene considerare di essere in un territorio con poca presenza umana. Benché le incisioni siano Patrimonio UNESCO, l’area presenta pochi alloggi in stile lodge e occorre prenotare con un buon anticipo per essere sicuri di avere un posto dove trascorrere la notte in tutta sicurezze.

L’area delle incisioni si esplora a piedi e solo con la guida. L’importanza e la preziosità di questi petroglifi è ampia quanto la loro fragilità. In loco è presente una cooperativa che si occupa di tutto ciò che riguarda la visita alle incisioni rupestri di Twyfelfontein.

Una volta pagata la persona che ti accompagnerà, ti ritroverai a camminare su dei sentieri sterrati: tienine presente per il tuo abbigliamento e, soprattutto per le scarpe. Ci vogliono calzature robuste: gli scarponi da montagna o qualcosa con una suola consistente sono perfetti. La visita dura circa un’ora, periodo di tempo che potrebbe estendersi anche in base al tuo interesse verso quei disegni così antichi. Nella zona non c’è vegetazione, quindi cerca di ricordarti di avere con te dell’ottima crema solare, un copricapo e degli occhiali da sole.

Il percorso che si segue per ammirare le antiche incisioni è strutturato come un sentiero, con tanto di corrimano e luoghi attrezzati per aiutarsi a percorrerlo. È stato reso accessibile a chi può normalmente camminare, rendendo questi petroglifi più vicini a tutti.

L'importanza delle incisioni di Twyfelfontein, Namibia

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La Namibia nei pressi della zona di Twyfelfontein

Cosa si ammira guardando le incisioni rupestri di Twyfelfontein

Comunicare in modo semplice ed efficace è sempre stata un’esigenza umana ed era così anche nel Neolitico. Per questo motivo, le incisioni rupestri di Twyfelfontein mostrano uomini intenti alla caccia, animali di varia specie: si vedono chiaramente giraffe, elefanti, antilopi e molti altri animali.

I petroglifi di Twyfelfontein sono stati molto utili anche per i paleo-biologi, ovvero gli studiosi che si occupano di ricostruire le caratteristiche fisiche e di comportamento di animali preistorici o completamente estinti.

Una delle incisioni più celebri è stata nominata come Löwenplatte perché ritrare un leone con una coda dalla posizione molto particolare. I paleontologi si sono interrogati a lungo su quel leone, chiedendosi anche se si trattasse più di una rappresentazione simbolica che realista.

Ne avevano ben ragione perché molte delle incisioni rupestri di Twyfelfontein hanno anche un significato spirituale e rituale. Si pensa, infatti, che quest’area della Namibia rappresentasse anche un luogo di culto e di riunione sociale. Quello che si ritiene attualmente è che Twyfelfontein fosse addirittura un luogo di cerimonie e riti di iniziazione. La posizione delle incisioni, spesso in luoghi nascosti o difficili da raggiungere, suggerisce che fossero considerate sacre e accessibili solo a coloro che avevano una conoscenza esoterica o un ruolo religioso nella comunità.

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Swakopmund: un viaggio nella storica città coloniale della Namibia

La Namibia è un paese che affascina per molte ragioni: il deserto del Namib è tra le prime che, di norma, portano i viaggiatori in quella porzione di Africa sud-occidentale. Visitare la città di Swakopmund potrebbe essere una valida seconda ragione per fermarsi da quelle parti, se non altro per ammirare una città in perfetto stile tedesco, appena poco più a nord del Tropico del Capricorno. La Namibia, dal 1884, divenne un territorio coloniale controllato dalla Germania. La città di Swakopmund venne fondata qualche anno più tardi, nel 1892, sulla foce del fiume Swakop. Il suo nome, in tedesco, descrive proprio la sua posizione sulla foce.

Quello che si sente spesso dire di Swakopmund è che sia molto più interessante e piacevole di Windhoek, la capitale amministrativa della Namibia. La fortuna di questa città,  al momento della sua fondazione, si doveva al porto che costituiva uno dei maggiori e più importanti scali di questa parte della costa africana.  Swakopmund custodisce ancora molto di quel passato coloniale e, inoltre, è interessante sia dal punto di vista culturale che da quello pratico: può essere un’ottima base per iniziare il tuo viaggio africano in Namibia e partire alla volta di posti più selvaggi.

L’architettura in stile tedesco in piena africa

Quando ci immaginiamo una casa di legno, col tetto spiovente e con decorazioni intagliate simili a cuori e fiori, tutto ci potremmo aspettare tranne che si tratti del patrimonio storico di una città africana. Sono molti, infatti, i viaggiatori che restano stupiti dall’architettura coloniale tedesca che costituisce il nucleo storico di Swakopmund.

In epoca coloniale, solitamente si portava nel paese conquistato o acquisito l’architettura che ci sono conosceva. Ecco quindi spuntare case a graticcio e abitazioni che sembrano più baite che case di origine africana! Sicuramente, visitare il centro di Swakopmund ti darà modo di fare delle foto che sapranno sorprendere. Prova a mostrarle, chiedendo ai tuoi amici di indovinare dove ti trovi!

Alcuni degli edifici storici di Swakopmund sono degni di nota anche per il loro valore architettonico. La vecchia prigione di Altes Gefängnis è, per esempio, uno dei pochissimi esempi rimasti intatti di prigioni storiche tedesche fuori dalla Germania. Un altro luogo degno di nota da vedere a Swakopmund è la Wörmannhaus. Questa casa è l’edificio più vecchio di tutta Swakopmund ed è sorto lo stesso anno della fondazione della città.

Venne costruita per un importante armato e spedizioniere, originario di Amburgo, che prese dimora in Namibia, per sfruttare commercialmente il porto di Swakopmund. Attualmente è una biblioteca pubblica, all’interno del quale c’è anche un ufficio per le informazioni turistiche, e può essere visitata.

Molto particolare e, a tratti, quasi straniante, è la chiesa evangelica costruita nel centro di Swakopmund. Le sembianze sono quelle di un comune edificio di culto che possiamo trovare sulle Alpi o in paesi germanofoni dell’Europa.

Cosa vedere a Swakopmund: l'architettura in stile coloniale tedesco

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Le case in stile tedesco, nel centro di Swakopmund

L’Acquario della Namibia, dove scoprire flora e fauna

Swakopmund è anche sede del National Marine Aquarium of Namibia, ovvero dell’acquario statale di questa nazione africana. Gli acquari sono luoghi dove poter ammirare molta di ciò che la biologia marina di un luogo ci offre e, allo stesso modo, sono posti dove i ricercatori possono effettuare per bene tutti gli studi utili per comprendere al meglio la vita sul nostro pianeta. La fauna marina della Namibia è davvero consistente e lo si può vedere visitando questo il National Marine Aquarium di Swakopmund.

La vita marina, lungo le coste della Namibia, è influenzata dalla corrente del Benguela, un flusso importante che interessa l’Africa sud-occidentale. Questo acquario statale è stato aperto nel 1995 proprio per raccontare, e studiare, tutto quello che l’Oceano Atlantico ha dato alla Namibia. L’acquario è aperto, solitamente, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 16.

Swakopmund Museum: cosa vedere in Namibia

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Il faro della città è la sede dello Swakopmund Museum

Il museo cittadino, per conoscere la storia della Namibia

Gli amanti dei musei storici non resteranno delusi da un viaggio nella città di Swakopmund. Uno degli edifici più particolari della città fa da contenitore allo Swakopmund Museum, un’istituzione culturale che fu fondata nel 1951, con l’intento di fare da collettore a varie collezioni storiche e naturali. Il museo è gestito da privati ma, ovviamente, è aperto al pubblico e rappresenta la più grande collezione privata di tutta la Namibia. Al suo interno si trova davvero di tutto: da reperti che raccontano la lunga formazione geologica della Namibia, fino ad auto storiche portate in Africa dalle navi tedesche.

Le collezioni di questo museo raccontano sia il periodo di dominazione tedesca che quello in cui la Namibia divenne parte della Repubblica Sudafricana e, quindi, dominio britannico. Oltre a questo, viene dato spazio anche agli anni dal 1991 in poi, ovvero quando la Namibia divenne indipendente. Il negozio del museo è un ottimo luogo per fare acquisti a tema culturale: se cerchi dei libri sulla storia della Namibia, molto probabilmente li troverai lì.

Una passeggiata lungo il Jetty, il molo storico della città

Non si può lasciare Swakopmund senza aver fatto una passeggiata lungo il Jetty, lo storico molo costruito nel 1904 dai tedeschi. Inizialmente, per i suoi primi otto anni di vita, questo molto era completamente costruito in legno. I tedeschi usarono le stesse tecniche dei moli del Nord della Germania, dove le onde e le correnti sono, però, molto più gentili di quelle oceaniche. Nel 1912, il Jetty venne ricostruito in acciaio, restando fortemente in uso come attracco per le navi commerciali e quelle passeggeri fino alla conclusione della Grande Guerra.

Successivamente, non vene più usato ma restò un punto di riferimento per la città di Swakopmund. Attualmente è un’attrazione turistica dove passeggiare e dove scattare delle splendide fotografie. Gettandosi per 200 metri circa nell’Oceano Atlantico, concede ai viaggiatori la migliore vista verso ovest. Le foto dei tramonti della Namibia, da questo molo, saranno perfette.

Cosa vedere in Namibia: la Skeleton Coast, vicino a Swakopmund
La Skeleton Coast incontra l’Oceano Atlantico

Le meraviglie della Skeleton Coast, uno dei luoghi più incredibili dell’Africa

La Skeleton Coast della Namibia è un altro dei motivi che portano viaggiatori e turisti in questa parte di Africa. Viene chiamata così la parte di litorale tra le foci del fiume Swakop – dove, appunto, si trova Swakopmund – e Kunene, corso d’acqua che segna il confine tra Namibia e Angola. Dal 1973, la Skeleton Coast è un parco nazionale, con alcune aree ulteriormente protette al proprio interno: questo significa che alcuni pezzi di questo parco nazionale sono dei veri e propri paradisi naturali intoccabili.

La Skeleton Coast è il punto di incontro tra il Deserto del Namib e l’Oceano e deve questo nome alla sua fama di essere un luogo profondamente inospitale per qualsiasi specie vivente. Oltre a questo, in questo trappo del territorio della Namibia sono presenti “gli scheletri”, o meglio i relitti, di alcune navi e mezzi di trasporto. Ovviamente, con la giusta attrezzatura, visitarla diventa non solo un piacere ma anche qualcosa di fondamentale da fare durante un viaggio in Namibia. La città di Swakopmund è un ottimo punto di partenza per iniziare questa esplorazione. L’ambiente è decisamente quello di un deserto sabbioso, con colori molto chiari e con dune capaci di muoversi di ora in ora. Per questo motivo, è sempre un bene visitare la Skeleton Coast con una guida o raccogliendo tutte le informazioni del caso.

La Skeleton Coast è un’altra “vittima” felice della Corrente del Benguela: questo fenomeno fisico porta di sovente al formarsi di fitte nebbie lungo la costa, capaci di coprire anche la città di Swakopmund. Questo è dovuto proprio all’incontro tra la corrente del Benguela, solitamente fredda, e le più calde acque continentali. Le nebbie rendono la Skeleton Coast ancora più affascinante e, a tratti, misteriosa. Le nebbie sono spesso l’unica fonte d’acqua della flora e della fauna della Skeleton Coast, divenendo così come oro puro per la Natura.

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La Riserva delle Otarie di Cape Cross, meraviglia della Namibia

Lungo la suggestiva costa oceanica della Namibia, la Riserva delle Otarie di Cape Cross ospita la più grande colonia di otarie del mondo. Questo luogo unico si estende su una superficie di 60 chilometri quadrati a nord delle città costiere di Swakopmund e Henties Bay, occupando un remoto promontorio tra i più spettacolari della Skeleton Coast, all’interno dell’omonimo parco nazionale.

La colonia di otarie più grande del mondo

Tra 80 mila e 100 mila otarie (Arctocephalus pusillus pusillus), popolano stabilmente Cape Cross, ma durante la stagione riproduttiva, tra novembre e dicembre, il loro numero aumenta fino a raddoppiare e si possono contare oltre 210 mila esemplari.
I primi ad arrivare sono i maschi più grandi, che possono pesare tra 180 e 360 kg e lottano furiosamente per il dominio del territorio dove sistemare il proprio “harem” composto in media da 5-25 femmine con cui accoppiarsi. Ma i maschi che riescono a conquistare i territori migliori possono avere fino a 60 femmine.

Le femmine, che sono molto più piccole dei maschi, arrivando a pesare al massimo 75 kg, giungono a Cape Cross alcune settimane dopo i maschi. Molte sono già gravide e partoriscono il loro cucciolo poco dopo l’arrivo alla colonia, ma nel giro di una settimana sono di nuovo in grado di concepire e pronte per una nuova stagione di accoppiamenti. Nel frattempo si occupano di nutrire la prole, pescando nelle ricche acque della corrente di Benguela.

La gravidanza delle otarie dura 8 mesi e le femmine si riproducono in sincronia una volta all’anno. I cuccioli rimangono a terra fino allo svezzamento, che dura circa 6-8 mesi. Quindi tra dicembre e giugno nella Riserva delle Otarie di Cape Cross è il periodo migliore per osservare questi teneri animali dalla morbida pelliccia, particolarmente pregiata.

A differenza delle foche, che hanno solo un sottile strato di pelo, i cuccioli delle otarie di Cape Cross hanno uno splendido manto nero dal pelo folto e morbido, a causa del quale questa specie è stata cacciata per secoli. Una sorte alla quale non sono sfuggite neanche le otarie di Cape Cross, che in passato sono state prede dei trafficanti di pellicce.

Gli altri abitanti di Cape Cross

Sebbene rappresentino la popolazione di gran lunga più numerosa, le otarie non sono gli unici abitanti di Cape Cross. Iene brune e sciacalli dalla gualdrappa infestano le spiagge, spesso predando i cuccioli di otaria. Gabbiani, cormorani, sterne, fenicotteri, fraticelli di Damara (un piccolo uccello simile alla rondine endemico della Namibia), e altre specie di volatili nidificano in zona o nelle vicine saline nella baia dove un tempo attraccavano le navi mercantili.

La storia di Cape Cross

Non si sa di preciso da quanto tempo questa enorme colonia si sia stabilita su questa costa desolata della Namibia, dove i primi europei approdarono nel XV secolo. Nel 1486, l’esploratore portoghese Diego Cão, alla guida di una spedizione a sud dell’Equatore, rivendicò il territorio per conto del Portogallo con la costruzione di un padrão, una croce di pietra da cui deriva il nome del promontorio, per segnalare il punto più meridionale del continente africano raggiunto dagli europei.

Il primo avvistamento di otarie al largo della costa meridionale dell’Africa risale al 1884 e la loro presenza, insieme a quella di guano in abbondanza prodotto dagli uccelli marini che popolavano la zona, è all’origine della costruzione della prima ferrovia della Namibia a fine ‘800. Carichi di preziose pelli di otaria e di tonnellate di guano, utilizzato all’epoca come fertilizzante, i vagoni facevano la spola tra la costa e i mercantili che li avrebbero trasportati in Europa.

Un commercio proficuo, che andò avanti per molti anni e portò molti lavoratori a stabilirsi nel paese, dove fu aperto un ufficio postale e installato un impianto di distillazione d’acqua. Dopo un periodo di boom, l’attività cessò, i lavoratori si spostarono verso zone più redditizie e la natura riconquistò gradualmente la costa di Cape Cross, che rimase abbandonata per decenni. Fino a quando, nel 1968, non fu istituita la Riserva per proteggere la più numerosa colonia di otarie del mondo.

Come visitare la Riserva delle Otarie di Cape Cross

La Riserva delle Otarie di Cape Cross è aperta tutti i giorni. Dalle 8 alle 17 dal 16 novembre al 30 giugno e dalle 10 alle 17 dal 1 luglio al 15 novembre.

Vi si accede percorrendo la C34, la strada costiera principale; il Cape Cross Seal Reserve si trova a 430 km da Windhoek, 178 km dalla baia di Torra, a 120 km da Swakopmund e 60 km dalla baia di Henties.

Una passerella lunga circa 200 metri consente di osservare le otarie nel loro habitat da distanza ravvicinata. I permessi d’ingresso possono essere acquistati presso il punto informativo, dove si trovano servizi igienici e aree per pic-nic. Può essere utile sapere che in zona non ci sono rifornimenti di benzina e l’acqua disponibile è molto limitata.

Lungo la costa, al miglio 14, miglio 72 e miglio 108, ci sono campeggi gestiti da Namibia Wildlife Resorts che forniscono servizi di base. A breve distanza dalla riserva c’è anche un lodge che offre sistemazioni più confortevoli.

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Un miraggio nel deserto: dormire tra le dune più alte del mondo

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Posti plasmati sapientemente da Madre Natura che hanno assunto forme, lineamenti e colori che sembrano usciti da un sogno, ma che sono ancora più belli perché reali.

E questo è il caso deserto rosso in Namibia, una distesa di sabbia infuocata che brilla sotto i raggi del sole e che crea un paesaggio mozzafiato dove dominano imponenti dune che svettano verso il cielo, fino a sfiorarlo.

Ci troviamo a Sossusvlei, uno dei luoghi simbolo della Namibia, nonché il deserto più fotografato e raggiunto dai viaggiatori di tutto il mondo. Proprio qui, dove la natura domina aspra e selvaggia, è possibile vivere un’esperienza unica al mondo, quella di dormire tra le dune più alte del pianeta.

Namibia: il deserto che diventa magia

Situato nel cuore del Parco nazionale di Namib-Naukluft, l’area di Sossusvlei è una meta imprescindibile per tutti i viaggiatori che raggiungono la Namibia. Il motivo è facilmente intuibile: dall’alba al tramonto il deserto si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo che lascia senza fiato, un gioco di luci e o ombre che illumina la distesa dorata infinita e sterminata e che tinge tutto di oro e di rosso.

Assolute protagoniste di questa visione incantata sono le dune dai colori intensi, che virano dal rosa all’arancione, passando per il rosso. Le caratteristiche nuance di queste montagne sabbiose, sono dovute alla composizione ferrosa del terreno e alla sua ossidazione. Ma non sono solo i colori a incantare, ma anche le altezze che sono mozzafiato.

A Sossusvlei, infatti, è possibile ammirare quelle che sono le dune più alte del mondo che hanno un’altezza che supera i 200 metri. E poi c’è lei, la Big Daddy, che con i suoi 380 metri d’altezza si è guadagnata il primato assoluto di duna più alta del pianeta.

Un luogo magico, questo, in cui vivere quello che possiamo definire il viaggio della vita. Ma non è tutto perché, oltre a camminare tra le maestose dune, e ammirare gli splendidi tramonti infuocati che si perdono all’orizzonte, è possibile anche dormire qui, in un resort in mezzo al deserto che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori come un miraggio.

Un miraggio in mezzo al deserto: dormire tra le dune più alte del mondo

Proprio a Sossusvlei, immersa nel deserto più bello e famoso della Namibia, si staglia nel paesaggio solitario Le Mirage Desert Lodge & Spa. Il nome scelto per la struttura ricettiva non è un caso e, al contrario, è un preludio all’esperienza che si andrà a vivere: un miraggio in mezzo al deserto, una vera e propria oasi di infinita bellezza che permette agli avventurieri di vivere l’esperienza più straordinaria di sempre.

Situato a circa 21 chilometri dall’accesso Sesriem a Sossusvlei, il lodge assume le forme e i lineamenti di una fiaba nel deserto. Una struttura unica, e completamente immersa nel deserto della Namibia, che si configura come il luogo ideale per chi vuole raggiungere e ammirare le dune più alte del mondo.

Considerata una delle strutture più uniche e caratteristiche della zona di Sossusvlei, Le Mirage Desert Lodge & Spa offre ai viaggiatori tutta una serie di servizi e comfort da hotel a 5 stelle. Ma il vero lusso, s’intende, è quello che si vive affacciandosi alla finestra dei propri alloggi, proprio lì dove è possibile perdersi con lo sguardo in uno dei deserti più mozzafiato del mondo intero.

Le Mirage Desert Lodge & Spa

Fonte: 123rf/PhotoFra

Le Mirage Desert Lodge & Spa