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Riapre la passeggiata più romantica d’Italia, un museo a cielo aperto

Chiuso da dieci anni a causa di una frana, sta per riaprire uno degli itinerari più romantici che esistano in Italia: la Via dell’Amore, con la “A” maiuscola. Questa strada a picco sul mare che si percorre a piedi attraversa il Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Il percorso non è lungo, supera di poco il chilometro e collega due dei borghi pastello più pittoreschi del Levante ligure, Riomaggiore e Manarola, cuore delle Cinque Terre.

Riapre la Via dell’Amore

La Via dell’Amore riapre al pubblico a maggio, come previsto, almeno in parte. L’intero tratto sarà percorribile solo nel 2024, ma nel frattempo si prevedono grandi flussi di turisti tanto da dover essere controllati (il Parco, per tutelarla, ha introdotto già da qualche anno un ticket d’ingresso).

Famosa in tutto il mondo per la sua bellezza e gli scorci mozzafiato che regala curva dopo curva, la Via dell’Amore è una delle più importanti attrazioni turistiche della zona ed è parte integrante del Parco nazionale delle Cinque Terre e dell’area dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità.

Com’è nata la Via dell’Amore

Tra i sentieri più belli d’Italia, la Via dell’Amore – che ufficialmente si chiama sentiero 592-1 (SVA2) – è sempre stata la destinazione turistica per eccellenza delle Cinque Terre. Il percorso è spettacolare, tra il verde della macchia mediterranea e il mare.

Nata tra gli Anni Venti e Trenta, fu tracciata tra le arenarie dai minatori che lavoravano al raddoppio della linea ferroviaria che collega Genova a La Spezia per ricavare dei depositi sicuri per gli esplosivi. Terminati i lavori e smantellate le polveriere, gli abitanti di Riomaggiore e di Manarola iniziarono a scavare la parete per collegare i primi due tratti: fu poi merito della suggestiva bellezza di questi 850 metri di terra sospesi tra il mare e il verde dei cespugli di finocchio marino, ruta ed euforbia se qualcuno decise di chiamarla “Viaeu de l’Amùu”, con tanto di targa improvvisata.

Le panchine dedicate alle divinità e agli eroi della mitologia greca e romana che s’incontrano lungo il sentiero sono state aggiunte nel corso degli anni, seguite da lavori per la messa in sicurezza, una ringhiera, un sistema di pavimentazione uniforme e di illuminazione a energia solare (discreto ma che funziona anche con la nebbia marina), fino agli ascensori che la collegano direttamente con la stazione ferroviaria di Riomaggiore.

La strada degli innamorati

Il famoso sentiero degli innamorati si sviluppa a strapiombo sul mare ed è letteralmente scavato nella scogliera, permette di godere di un panorama unico, che il mondo ci invidia, e di immergersi in un ecosistema molto vario: le arenarie zonate di Riomaggiore, la vegetazione esotica, la macchia mediterranea, i vigneti terrazzati, un percorso originale e interessante soprattutto dal punto paesaggistico.

Abbandonate le colline terrazzate del pittoresco borgo di Riomaggiore e i suoi ripidi vicoli – le case sono disposte su due file principali, che riprendono il percorso del torrente da cui prende il nome e che oggi è coperto – e imboccata la Via dell’Amore ci vuole circa mezz’ora per tuffarsi nei colori delle case di Manarola che si susseguono lungo la via di Mezzo e nel suo piccolo porto. Con alle spalle i vitigni da cui nasce lo Sciachetrà e gli uliveti, dalla piazzetta panoramica dedicata a Eugenio Montale non si può che volgere lo sguardo all’orizzonte. Una targa ricorda i suoi versi: “Riviere, bastano pochi stocchi d’erbaspada penduli da un ciglione sul delirio del mare”.

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Namur, la città belga di cui innamorarsi

A una sessantina di chilometri da Bruxelles, ecco Namur, la capitale della Vallonia, ricca di fascino e di storia alla confluenza dei fiumi Sambre e Mosa.

È difficile non innamorarsi della “Città delle French Fries” (le patatine fritte, piatto nazionale), vegliata dall’imponente fortezza di oltre 3000 anni e contraddistinta da un fiabesco centro storico con le stradine acciottolate, musei per tutti i gusti e vere e proprie perle architettoniche.

Romantica per eccellenza, Namur è ideale da visitare durante una piacevole gita in giornata nella zona sud del Belgio.

Le tappe salienti a Namur

Passeggiare nel centro storico di Namur è davvero gradevole (la maggior parte delle vie sono pedonali) e consente di ammirare le principali attrazioni che si trovano tutte in un’area piuttosto limitata.

La prima tappa da non perdere è, senza dubbio, la Cittadella, una delle fortezze europee più grandi, che svetta sulla collina ed è un punto di riferimento costante, sia di giorno sia di notte quando, illuminata, si mostra ancora più scenografica.
Raggiungibile con la funivia oppure a piedi (con una camminata potrete scorgere panoramici unici sulla città e anche la scultura “Searching for Utopia” di Jan Fabre che raffigura una tartaruga gigante), nacque come fortezza difensiva, divenne residenza dei Conti di Namur durante il Medioevo e, successivamente, dimora estiva del re Leopoldo II.
Oggi, è una magnifica location per eventi, punto panoramico privilegiato e meta per rigeneranti passeggiate. In più, un trenino turistico ne percorre la zona offrendo l’occasione di ascoltare curiosità e aneddoti e sono disponibili coinvolgenti tour dei sotterranei della Cittadella con cui esplorare 500 metri del reticolo di cunicoli e tunnel con effetti sonori, animazioni 3D, proiezioni e luci.

Per conoscere a fondo la storia militare e urbana della Cittadella, non può mancare una sosta al modernissimo museo “Terra Nova“, centro visitatori dotato di un’esposizione multimediale all’avanguardia.

La visita prosegue con il cuore storico di Namur, i vecchi quartieri, una sorta di “città nella città” chiusa al traffico dove lasciarsi pervadere da un’atmosfera di sicuro fascino e suggestione.
Lungo le strette vie lastricate, tra boutique, birrerie, ristorantini e negozi di antiquariato, catturano lo sguardo i tipici edifici in mattoni rossi e autentici capolavori architettonici quali il Beffroi, la torre civica del XIV secolo Patrimonio UNESCO, la Chiesa di St-Loup, una “sinistra e coraggiosa meraviglia” secondo le parole del poeta Charles Baudelaire, e la Cattedrale di Sant’Albano in stile barocco.

Altrettanto interessante è un tour alla scoperta della street art rappresentata da realistici e giganteschi murales e una gita in barca sul fiume per ammirare la città da una prospettiva inedita.

Namur, la città dei musei

Sono davvero numerosi, come accennato, i musei che si concentrano in città, dedicati ai temi più vari.
Si va dal Computer Museum Nam-Ip incentrato sulla tecnologia informatica dagli albori a oggi, al Museo della Fragola dove sapere di più sulla produzione, vendita e gastronomia del dolce frutto, al museo sull’artista locale Félicien Rops, fino al Museo Africano, unico nel suo genere da queste parti, che narra la presenza belga in particolare in Congo.

Ma non è tutto: altri musei degni di nota sono il Museo del Genio Militare, il Museo Diocesano e Tesoro della Cattedrale, il Museo di Archeologia, il Museo Provinciale di Arti Antiche, il Museo Marie Mutien e il Museo Sorelle di Notre Dame di Namur.

Come arrivare in città

Raggiungere la capitale della Vallonia è davvero facile poiché dista appunto 60 chilometri da Bruxelles, città servita da molti voli low cost.

Atterrati all’aeroporto di Bruxelles, si arriva a Namur in un’ora e un quarto con un treno diretto alla stazione dell’aeroporto.

Soggiornando già in Belgio, è sufficiente servirsi dei mezzi pubblici: Namur, infatti, è ben collegata con tutte le località principali del Paese.

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La villa di “The Crown”, nido d’amore dei Windsor, diventa un museo

Se i muri potessero parlare… È proprio il caso di dirlo di questa villa parigina, che ne ha viste di tutti i colori. E infatti, chiusa per anni e mai visitata dal pubblico, a breve diventerà un museo.

Era stata la residenza di Edoardo VIII e della sua amante Wallis Simpson, poi divenuti duchi di Windsor. Nei giorni precedenti al tragico incidente d’auto l’avevano visitata anche Lady Diana e Dodi Al-Fayed, forse per farne il loro nido d’amore, un po’ come anni prima avevano fatto i duchi di Windsor, lontano da occhi indiscreti e dai pettegolezzi di corte. È tornata alla ribalta di recente grazie alla serie Tv di grande successo “The Crown“, perché usata come set.

Fatto sta che questa antica dimora è stata al centro di intrighi internazionali e di storie d’amore reali. Villa Windsor, a Parigi, ha molto da raccontare e presto lo farà.

Villa Windsor a Parigi

Situato al 4 di route du Champ d’Entraînement, nel XVI arrondissement, tra il Bois de Boulogne e il parco di Bagatelle, quasi nel Comune limitrofo di Neuilly-sur-Seine, questo hôtel particulier, chiamato inizialmente Chateau Le Bois, per la vicinanza, allora, con i boschi (“bois”), fu costruito nel 1859 dall’architetto Gabriel Davioud per conto del famoso urbanista parigino Georges-Eugène Haussmann, che oggi dà il nome a un trafficatissimo viale parigino.

La storia dei suoi inquilini è molto lunga e anche molto curiosa. Ci visse per qualche anno la famiglia Renault, quella delle automobili, poi, negli Anni ’40, ci abitò anche Charles de Gaulle. Ma fu una celebre coppia a rendere famosa questa villa parigina.

Divenne il nido d’amore di Edoardo VIII, dopo aver abdicato al trono d’Inghilterra in favore del fratello, nel 1936, per amore dell’affascinante Wallis Simpson, l’americana pluri divorziata per cui rinunciò a tutto. Fu proprio in questa villa che la coppia, da allora duchi di Windsor, venne a vivere, accolta a braccia aperte dai parigini.

Wallis ingaggiò un noto studio di interior design dell’epoca, la Maison Jansen, per ridisegnare tutti gli interni. Acquistò mobili e arredi che, alla sua morte avvenuta nel 1986, vennero venduti all’asta. Vennero battuti ben 40mila oggetti appartenuti alla coppia. Tra questi, pare ci fosse la scrivania sulla quale Edoardo firmò la rinuncia al trono nel 1936, una raccolta di almeno 10mila fotografie e una bambola donata dalla madre, Queen Mary, al piccolo principe.

In questa villa è passato tutto il bel mondo dell’epoca, da Marlene Dietrich a Elizabeth Taylor da Aristotele Onassis all’Aga Khan.

Visitare la villa

Alla morte dei duchi, alla fine degli Anni ’80, la villa passò al Comune di Parigi che la diede in locazione per cinquant’anni al padre di Dodi, il signor Mohamed Al-Fayed. Fu lui a ribattezzare la residenza Villa Windsor. Ancora oggi Al-Fayed la gestisce con l’impegno di apportare alla struttura le ristrutturazioni necessarie al suo mantenimento. In realtà, da qualche anno ormai la villa è in uno stato di abbandono e il contratto scade solo nel 2036.

Villa Windsor non è mai aperta al pubblico, ma naturalmente possibile visitare il parco in cui si trova, il Bois de Boulogne, e da lì gettare uno sguardo sulla proprietà.

Grazie a un accordo con il Comune di Parigi, Villa Windsor diventerà quindi un museo. Le sue 14 stanze saranno trasformate in sale espositive grazie all’intervento di restauro della Fondazione Mansart, che si occupa della conservazione di beni culturali, che prevede di terminate i lavori l’anno prossimo consentendo così di aprire i battenti del nuovo museo nel 2024.

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I musei di Parigi da non perdere assolutamente

Quante volte avete sognato di passeggiare tra i boulevard della capitale francese, magari a braccetto della vostra persona preferita? Parigi, la magica ville lumière, la città dell’amore per antonomasia, dalla cucina raffinata e i quartieri eleganti è il perfetto mix di arte, storia, gastronomia e cultura: sapete che ospita più di 100 musei? Allora via, scarpe comode e corriamo a scoprire insieme i migliori musei di Parigi, visitabili anche acquistando il Paris Museum Pass.

I migliori musei di Parigi: il Louvre

È difficile scegliere, tra tutti quelli che ospita, i migliori musei di Parigi. Probabilmente facendo una statistica, o se banalmente chiedessimo al mondo quale sia il museo più famoso di Parigi la risposta sarebbe unanime: il Louvre. Originariamente il palazzo che lo ospita era una fortezza del XII secolo; rivestì, poi, il ruolo di palazzo reale fino a quando nel 1682 Luigi XIV si trasferì a Versailles: quello che è davvero il polo museale venne inaugurato solo nel 1793.

Come visitare il Louvre

Il museo è facilmente raggiungibile in metro, basta scendere alla fermata Palais Royal-Musée du Louvre. Le tre ali del museo del Louvre di Parigi si aprono vicino alle biglietterie, poste nei pressi dell’accesso principale – la Hall Napoléon: quella che si trova sotto la celeberrima piramide di vetro.

Fiore all’occhiello dell’immenso polo museale i quasi 12 mila dipinti, di cui “appena” 6000 in esposizione permanente; in realtà, però, le opere che albergano in pianta stabile negli oltre 60 mila metri quadrati sono ben 35mila organizzate in 8 sezioni.

Lorenzo Lotto, Andrea del Sarto, Sandro Botticelli, Andrea Canova e la star Leonardo da Vinci sono solo alcuni degli artisti le cui opere si possono incontrare passeggiando per i corridoi del museo! Il suggerimento per ottimizzare tempi è senz’altro quello di scegliere un percorso tematico alla scoperta dei capolavori del museo.

Visitare Orsay: il museo degli impressionisti francesi

Sarò di parte, ma io che sono romantica per natura ho un debole per il museo d’Orsay già a partire dalla sua meravigliosa struttura architettonica.

Il complesso, infatti, è la vecchia Gare d’Orsay, una stazione ferroviaria inaugurata per l’esposizione universale del 1900 dal carattere moderno, leggero e aeroso: una struttura in ferro e vetro per la cui costruzione vennero impiegate il doppio delle tonnellate di ferro usate per la Tour Eiffel.

A pieno titolo tra i musei più famosi di Parigi, costituisce il punto di riferimento indiscusso per l’impressionismo: Monet, Manet, Renoir, Degas sono alcuni degli artisti di casa insieme ai post impressionisti come Gauguin e Van Gogh.

Come visitare il Musée d’Orsay

Visitare il Musée d’Orsay è davvero imprescindibile: il polo si configura come il ponte di connessione temporale e stilistico tra le collezioni del Louvre, tendenzialmente più classiche, e quelle del Centre Pompidou, di stampo decisamente più moderno.

Come per il Louvre, per raggiungerlo, basta scendere alla fermata Palais Royal-Musée du Louvre: separati dai giardini des Tuileries e da sua maestà la Senna i due musei sono, infatti, quasi dirimpettai. Con i suoi 35mila metri cubi di vetro, la spettacolare luce naturale di cui è illuminato e l’orologio originale simbolo della stazione, scoprirete che il museo d’Orsay è un’attrazione dal fascino romantico che vale la pena visitare non solo per le sue 3000 opere. Per visitarlo, il consiglio è quello di acquistare il biglietto in anticipo ed evitare lunghe code.

Le Centre Pompidou: la sede del Museo Nazionale d’Arte Moderna

Nato dalla volontà dell’allora Presidente della Repubblica francese Georges Pompidou, su un progetto sviluppato da Renzo Piano e Richard Rogers, il centro Pompidou è caratterizzato da futuristiche scale mobili all’aperto e un vivace gioco di enormi tubi colorati a decorazione delle facciate.

Il polo, tra i migliori musei di Parigi, si configura come uno spazio multidisciplinare focalizzato sull’arte moderna in tutte le sue accezioni e per questo comprende anche una grande biblioteca, un museo dedicato a design, attività musicali, cinematografiche e audio-visive. Il museo ospita circa centomila opere miste tra quadri, opere multimediali, foto, elementi di design e architettura.

Come visitare il Centre Pompidou

La sua collezione d’arte comprende le opere che coprono il XX e XXI secoli, organizzate in due aree in base ad un ordine cronologico. Da un lato il periodo moderno che va dagli inizi del 900 agli anni Sessanta con artisti del calibro di Kandinsky, Chagall e Picasso, e dall’altro l’età contemporanea che arriva sino ad oggi con Warhol, tra i tanti. Ogni anno nel museo, inoltre, vengono ospitate varie decine di mostre monografiche con pezzi in prestito da collezioni di tutto il mondo: non è difficile credere che le Centre Pompidou sia uno dei musei più visitati al mondo! Proprio per questo, acquistare il biglietto per saltare la coda è sempre un’ottima mossa!

I musei di Parigi sono davvero molti e accontentano ogni gusto. Il Musée de l’Orangerie, il museo Rodin, quello di Yves Saint Laurent, persino la casa museo di Victor Hugo e chi più ne ha più ne metta: Parigi oltre a essere la città dell’amore è a pieno titolo la città della cultura!

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È il “miglior museo italiano al mondo” e tra i primi 20 del pianeta

Il nostro Paese è un enorme scrigno di beni culturali, tra i più amati e visitati al mondo. Ma tra questi, ce n’è uno che per gli stranieri brilla sopra tutti. La classifica “World Art Awards” ha incoronato questo celebre museo d’arte il ‘Best in Italy’, ossia il migliore in Italia, inserendolo anche tra i venti musei top del pianeta di quest’anno. Lo avete riconosciuto?

La Galleria degli Uffizi è ‘il “miglior museo italiano al mondo”

Ebbene sì, è proprio lei: la Galleria degli Uffizi di Firenze è ‘il “miglior museo italiano al mondo” e tra i venti musei top del pianeta nel 2023. A decretarlo, è la classifica “World Art Awards” stilata dal sito internazionale “American Art Awards”, che ogni anno seleziona 20 tra i più affascinanti spazi di tutto il globo, tra gallerie e musei. Un riconoscimento che fa risplendere, se possibile, ancora di più il monumento toscano, celebre per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture, dal Medioevo all’età moderna, oltre che star dei social.

I criteri in base ai quali vengono selezionati gli spazi museali sono molto rigorosi. Tra questi:

  • la reputazione nel settore
  • l’importanza delle mostre organizzate
  • i programmi socio-educativi messi in campo
  • gli artisti rappresentati
  • il numero dei visitatori

Ecco, invece, la motivazione del premio World Art Awards alla Galleria degli Uffizi: “Il nostro ‘Best in Italy’ è la Galleria degli Uffizi, il venerato museo d’arte situato adiacente a Piazza della Signoria nel centro storico di Firenze, nella regione Toscana. Per noi è il più importante museo italiano, il più visitato, il più grande e il più conosciuto al mondo. Vi sono esposte una collezione di opere inestimabili, in particolare del periodo del Rinascimento italiano. Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, nonché capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga”.

Tutti pazzi per gli Uffizi: i numeri da record

Che la Galleria degli Uffizi sia uno dei musei più visitati d’Italia, e le celebrità non fanno eccezione, ci viene ribadito anche dai numeri. Basti pensare al boom di visitatori e al record di incassi registrati nel 2022. Nello specifico, oltre 4 milioni di visitatori, più del doppio dell’anno precedente (quando furono circa 1 milione e settecentomila), e appena 300 mila in meno del massimo storico, i circa 4,4 milioni raggiunti nel 2019, ultimo anno pre-pandemia. Per quanto riguarda gli incassi, si parla invece di  oltre 35 milioni di euro, un milione in più sempre rispetto al 2019, quando furono poco più di 34,
grazie anche a circa 2 milioni arrivati dalle mostre organizzate all’estero.

I 20 musei top nel 2023

Ecco i 20 musei top del pianeta nel 2023, secondo la classifica “World Art Awards”.

  1. Best in Italy: le Gallerie degli Uffizi
  2. Best in France: Musée des Beaux-Arts de Lyon
  3. Best in Canada: Vancouver Art Gallery
  4. Best in the United Kingdom: Wolverhampton Art Gallery
  5. Best in Hungary: Koller Galleria
  6. Best in Israel: Chelouche Gallery for Contemporary Art
  7. Best in Latvia: Galerija Romas Darzs
  8. Best in China & Hong Kong: De Sarthe Gallery
  9. Best in Sweden: Wetterling Gallery
  10. Best in Armenia: Edvard Isabekyan Gallery
  11. Best in Ghana: The Savannah Centre for Contemporary Art
  12. Best in Zambia: The Henry Tayali Art Gallery
  13. Best in Denmark: Gallery Poulsen
  14. Best in Belgium: Shoobil Gallery
  15. Best in Usa: Coda
  16. Best in Taiwan: 1839 Contemporary Gallery
  17. Best in Spain: Galeria Azur
  18. Best in Thailand: La Lanta Fine Art
  19. Best in Portugal: Balcony Contemporary Art Gallery
  20. Best in Austria: Galerie Brunnhofer
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Musei che rispettano l’ambiente: i più green del mondo

La salvaguardia dell’ambiente ormai passa da tutti: a doversene occupare non siamo solo noi in prima persona, ma anche strutture, imprenditori e molto altro ancora. Non sono da meno i musei che, giorno dopo giorno, diventano sempre più ecosostenibili optando per energie pulite, economiche e rinnovabili, politiche con rifiuti zero e, al contempo, per mostrare ai loro visitatori un mondo sempre più green.

I musei più sostenibili d’Europa

Nel nostro continente sono davvero molti i musei che hanno preso la direzione dell’ecosostenibilità. Noi ne abbiamo selezionati alcuni a partire dal Quai Branly, un museo etnologico che accoglie le culture indigene più disparate. Si caratterizza per la presenza di un giardino verticale di 800 metri quadrati che contribuisce al miglioramento della qualità dell’aria e alla mitigazione del microclima.

Contemporaneamente si avvale di energia solare e geotermica per tutte le proprie esigenze in termini di illuminazione e climatizzazione. Si trova a due passi dalla ben più famosa Torre Eiffel e può essere definito come il più esotico dei musei di Parigi.

Quai Branly museo ecosostenibile

Fonte: iStock – Ph: Jef Wodniack

Il Quai Branly di Parigi

Non è da meno la Fondazione Pierre Arnaud la cui splendida facciata, composta da 84 tessere solari in vetro, si specchia nel Lago di Louchè, in Svizzera. Sostenibilità ed eleganza sono le carte vincenti di questo polo culturale di arte moderna e contemporanea poiché è stato progettato nel massimo rispetto dell’ambiente e dei criteri di efficienza energetica.

Vi basti pensare che i grandi pannelli fotovoltaici che impreziosiscono la facciata soddisfano il fabbisogno energetico per l’illuminazione del centro e garantiscono l’isolamento termico ideale per le opere d’arte. Davvero eccezionale è anche la sua terrazza panoramica: oltre a mimetizzare la struttura, è un giardino pensile che ospita piante tipiche del Vallese come le stelle alpine.

L’ultimo dei musei d’Europa particolarmente green che vi vogliamo segnalare è la Kunst Haus Wien, in Austria. Nel 2018, infatti, il museo è stato coinvolto in maniera determinante nello sviluppo del catalogo di criteri per i musei green. Sfoggia una sontuosa facciata verdeggiante e oltre 260 diversi tipi di piante crescono intorno all’edificio. Inoltre, sul tetto si sono stabiliti due alveari, il cui miele biologico viene venduto nello shop del museo.

I musei pi green del mondo

Superando i confini del nostro continente, si scoprono altrettanti musei green che svettano nel resto del mondo. Uno di questi è il Museo di Storia Naturale di Shanghai. Si tratta di uno spettacolare edificio dalla forma di conchiglia nautilus che si sviluppa su un’area complessiva di 44.500 metri quadrati.

Sfoggia ben sei piani espositivi dove spicca un luminosissimo atrio di 30 metri di altezza in cui la luce naturale filtra da una parete vetrata che ricorda la struttura cellulare delle piante. Un edificio famoso anche per il sistema geotermico che regola la temperatura interna, gli specchi d’acqua che favoriscono la climatizzazione naturale degli ambienti e un rivestimento che massimizza l’assorbimento dell’energia solare. Infine, è dotato di un tetto verde per la raccolta dell’acqua piovana che viene poi riutilizzata per ridurre i consumi, e una parete verde che purifica l’aria e tutela l’edificio dagli sbalzi termici e dall’inquinamento acustico.

Altrettanto interessante è la California Academy of Sciences di San Francisco in cui si conducono progetti scientifici sull’ambiente e sull’educazione ambientale. Al suo interno è custodito un grandissimo acquario, una mostra permanente sulla foresta pluviale, un planetario e anche un’area dedicata alla storia naturale.

California Academy of Sciences museo green

Fonte: iStock – Ph: Rosangela Lima

L’ingresso della California Academy of Sciences

Progettato da Renzo Piano, può vantare un tetto completamente vegetale e anche il riutilizzo delle acque reflue per alimentare le piante che si trovano all’intero del complesso. Tra le altre cose, non viene utilizzata aria condizionata: bastano le finestre e le piante che mitigano il microclima. Per ultimo, ma non per importanza, sono presenti pannelli solari e tecnologie che trasformano i fulmini in energia e quasi tutte le sue strutture metalliche sono fatte in materiale riciclato.

Tra i musei più green del mondo non si può non nominare l’Opera House di Sydney. L’edificio ha infatti azzerato le proprie emissioni di carbonio diventando “carbon neutral”. Più nel dettaglio, il 24 settembre 2018 è stata premiata dall’Australian Government’s National Carbon Offset Standard (NCOS) per i risultati raggiunti nella riduzione delle emissioni di carbonio, con ben cinque anni di anticipo rispetto a quanto programmato.

Gli interventi si sono concentrati principalmente su due fronti: quello dei consumi elettrici e quello dei rifiuti. In ambito energetico sono stati ridotti i consumi del 75% con interventi volti alla sostituzione delle lampadine nella sala concerti con lampade LED e del 9% intervenendo sul preesistente sistema di raffreddamento. Senza dimenticare che i consumi di acqua ed energia vengono costantemente monitorati.

I musei più ecologici d’Italia

Non sono meno attenti i musei italiani che, giorno dopo giorno, diventano sempre più ecologici. È il caso del MUSE, il Museo delle Scienze situato a ovest del centro storico di Trento. Si tratta di un complesso di 11 blocchi che porta la firma di Renzo Piano e che vanta un sistema orientato alla filosofia green grazie allo sfruttamento di energia solare e geotermica tramite celle fotovoltaiche, pannelli solari e sonde a scambio termico.

Nella stessa direzione va anche la scelta di serbatoi per il recupero dell’acqua piovana, pannelli radianti a pavimento e lucernari comandati da sistemi domotici per garantire ventilazione e illuminazione naturali, risparmio d’acqua e riscaldamento ottimale. Per quanto riguarda i materiali, sono stati privilegiati quelli locali come la pietra Verdello e facilmente rinnovabili come il bambù per i pavimenti e il legno per le parti strutturali.

Molto interessante anche il Museo Salvatore Ferragamo a Firenze che ci dimostra che anche la moda può fare la sua parte in fatto di sostenibilità ambientale. Nel 2016 è stato premiato come primo museo aziendale Green d’Italia, ottenendo lo standard internazionale ISO 14064, legato alla rendicontazione delle emissioni di CO2 legate alle proprie attività.

Negli ultimi anni ha inoltre ottenuto numerose certificazioni riguardanti gli approcci sostenibili che ha adottato, ponendosi come obiettivo quello di affrontare i temi della sostenibilità attraverso la moda e l’arte.

Infine, vi consigliamo di fare un salto al Museo Explora di Roma, un museo no profit dedicato soprattutto ai bambini. Si tratta di un luogo che incoraggia il desiderio di apprendimento dei più piccoli grazie anche a delle esposizioni stimolanti e divertenti.

Inoltre, vi sono installati due impianti fotovoltaici che producono ogni anno 40mila kWh di elettricità pulita.

MUSE – Museo della Scienza ecosostenibile

Fonte: iStock – AnryMos

MUSE – Museo della Scienza, Trento
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Riapre il Museo dell’Abbandono, ed è bellissimo

A Forlì c’è un museo diffuso unico in Italia, ideato con l’obiettivo di ridare visibilità a quei luoghi, privati e pubblici, ormai dimenticati, per valorizzare il patrimonio culturale del territorio romagnolo. Un museo senza pareti o cancelli, in divenire, spazio di esplorazione e di ricerca che racconta il paesaggio abbandonato, spingendo ad andare sul posto, attraverso una guida alternativa e in continua evoluzione. Si tratta del progetto “IN LOCO. Il museo diffuso dell’abbandono”, nato dall’Associazione Spazi Indecisi, che invita ad esplorare i luoghi in disuso in maniera immersiva e tecnologica.

Dopo la pausa invernale, il Centro Visite del museo riparte con l’iniziativa “Sabato al Centro Visite” e una bella novità: durante le aperture, saranno organizzati piccoli eventi collegati al museo come passeggiate, esplorazioni, giochi urbani e incontri. Sarà, così, un punto di partenza ideale per intraprendere un viaggio alla scoperta del museo diffuso e dei luoghi in abbandono di Forlì e della Romagna, che ora punta sul turismo attivo, ma anche per guardare con occhi nuovi la città viva.

Gli eventi che portano a una scoperta inedita di Forlì e della Romagna

Quest’anno, il Museo dell’Abbandono fa un ulteriore passo per diventare un luogo di riflessione e ricerca sul paesaggio romagnolo urbano e non. Si parte sabato 4 marzo con la passeggiata “Manicula”, una camminata che porta a indagare i fenomeni acustici e visivi nel centro storico di Forlì, a cura di Enrico Malatesta, esperto di sound design, e Chiara Pavolucci, fotografa. Una singolare caccia al tesoro che invita i partecipanti a scoprire la relazione tra suono e spazio attraverso l’utilizzo del proprio corpo, e a osservare i fenomeni visivi collegati al movimento della luce e la sua interazione con le superfici della città.

Gli appuntamenti proseguiranno nei mesi successivi, fino a giugno, per riprendere poi da settembre, in compagnia di storici, naturisti e operatori culturali, con passeggiate dedicate alla scoperta del passato industriale di Forlì, alla ricerca del verde spontaneo che nasce in città. E ancora, pedalate verso l’ex acquedotto Spinadello, esperimenti urbani di derive psicogeografiche, incontri e tanto altro. Situato nell’ex Deposito delle Corriere SITA, il Centro Visite comprende approfondimenti storici, riproduzioni 3D, la presentazione degli itinerari e un assaggio dei contenuti speciali fruibili in loco.

Gli itinerari del Museo dell’Abbandono

Dopo la tappa al Centro Visite e all’ex deposito delle Corriere, i viaggiatori ed esploratori urbani sono invitati a scoprire il museo diffuso che, partendo da Forlì, abbraccia e racconta la Romagna (terra di Rocche incredibili). Sono sette gli itinerari tematici di viaggio che collegano gli oltre 60 luoghi in abbandono del museo: dai luoghi di lavoro del ‘900, a quelli del divertimento estivo romagnolo, dalle colonie razionaliste della Riviera agli edifici istituzionali dell’entroterra.

L’insieme degli itinerari dà vita a una guida turistica, alternativa e in continua evoluzione, che permette ai visitatori di continuare l’esplorazione e rende disponibili contenuti multimediali creati ad hoc fruibili solamente in loco, attraverso la App dedicata. Il progetto si pone l’obiettivo di tramandare la memoria di questi luoghi, diventando uno strumento di conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio di un territorio estremamente variegato e delle sue evoluzioni sociali, culturali ed economiche. Non mancherà un itinerario escursionistico dedicato alle vecchie case in pietra della Romagna appenninica, testimonianza di mestieri e vite che, dal dopoguerra in avanti, iniziarono a trasformarsi profondamente.

Ronco del Cianco

Fonte: Ufficio Stampa – Ph: Stefano Belacchi

Ronco del Cianco, tra le tappe del museo diffuso
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Capodanno gratis al museo: i migliori da visitare in Italia

Mancano solo poche ore all’arrivo del nuovo anno ma già si fanno avanti le prime iniziative artistico-culturali a favore di una maggior fruizione dei tanti beni sparsi da nord a sud nel nostro Paese. Un Capodanno all’insegna della bellezza, quindi, e che apre il 2023 con la possibilità, per chiunque ne voglia approfittare, di visitare gratuitamente alcuni dei siti e musei più importanti e di valore in Italia, dalla Pinacoteca di Brera al Colosseo (nella foto), per un tour nella cultura su e giù per la nostra penisola in un viaggio di inizio anno nella grande bellezza dell’arte e della cultura italiana.

Un’iniziativa voluta e promossa dal Ministero della Cultura e che, sotto la guida di Gennaro Sangiuliano, offre la possibilità di accedere gratuitamente, ogni prima domenica del mese, ai poli museali e ai parchi archeologici statali italiani, partendo proprio da domenica 1° Gennaio 2023. Un inizio anno denso di meraviglie e di emozioni, quindi, in cui poter godere delle infinite bellezze dei luoghi della cultura in Italiana e delle tante testimonianze che, proprio qui, sono poste in mostra a favore di chi vorrà scoprirle più da vicino.

Visite gratuite alla bellezza, da Roma alla sempre splendida Venezia

Magari partendo dalla capitale, Roma, che lascerà aperte le porte di monumenti come il Colosseo e il Foro Romano, resti di un antico e glorioso passato, ma anche di musei come la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Galleria Borghese, il Vittoriano e Palazzo Venezia, fino anche alle famose Terme di Caracalla.

A Napoli, invece, città dalle mille e più meraviglie da scoprire, saranno fruibili gratuitamente Palazzo Reale, il Museo Archeologico Nazionale e il Museo di Capodimonte. Ma anche bellezze uniche e dal valore storico incommensurabile come i vicini Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano e il Parco dei Campi Flegrei a Pozzuoli. Senza spostarsi dalla Campania, poi, sarà visitabile gratuitamente anche una delle regge più belle al mondo, la famosa Reggia di Caserta e i suoi bellissimi giardini.

Firenze, città d’arte per eccellenza, apre il suo 2023 con le visite gratuite alle Gallerie degli Uffizi, un luogo visitato ogni anno da migliaia di viaggiatori che arrivano in città proprio per godere delle bellezze di questo luogo. Ma sarà anche possibile lasciarsi travolgere dalla bellezza dei Giardini di Boboli, del Museo Nazionale del Bargello, delle Cappelle Medicee e della Galleria dell’Accademia.

Per chi fosse nei paraggi, la sempre meravigliosa Venezia apre le porte al Museo d’Arte Orientale e al Museo Archeologico, mentre dal lato opposto del Nord Italia, a Torino, saranno visitabili i Musei Reali ma anche Palazzo Carignano e Villa della Regina.

A Bologna, capoluogo emiliano, sarà possibile accedere gratuitamente alla Pinacoteca Nazionale e al Museo Nazionale Etrusco “Pompeo Aria”. In più, senza spostarsi troppo, a Parma, saranno visitabili il Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, la Galleria Nazionale e il Teatro Farnese, mentre a Ferrara sarà la Galleria Estense la vera protagonista dell’iniziativa e di questo primo giorno del 2023.

Le aperture di inizio anno in Lombardia

Milano, proprio nella giornata di Capodanno, rende omaggio a un’eccellenza dal valore unico, rendendo possibile la visita gratuita alla Pinacoteca di Brera e alle famose Gallerie d’Italia. Infine, senza uscire dalla Lombardia, sarà possibile godere della bellezza della Certosa di Pavia, del maestoso Palazzo Ducale di Mantova e delle suggestive Grotte di Catullo e Museo Archeologico di Sirmione, in provincia di Brescia.

Una carrellata di luoghi di interesse dall’enorme valore storico, artistico e culturale e un’occasione unica per iniziare il nuovo anno godendo a pieno della bellezza del nostro Paese e delle tracce del suo grande passato.

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È uno dei borghi più belli della Svizzera, a due passi dall’Italia

Giornico è un incantevole villaggio ticinese che si distingue subito dagli altri, per il ricco patrimonio paesaggistico e culturale che ne fa un piccolo museo a cielo aperto. Grazie al suo scenario incredibilmente suggestivo, alla sua particolare bellezza architettonica e alla storia che tramanda in ogni pietra, è entrato a far parte dell’associazione “I Borghi più belli della Svizzera”.

La prestigiosa rete offre una vetrina a livello internazionale in virtù dell’affiliazione alla federazione de “I Borghi più belli del Mondo”. Si tratta del 46esimo comune del Paese e il quinto nel Canton Ticino. Un gioiello a pochi passi dall’Italia, che merita di essere scoperto.

Giornico, uno dei Borghi più belli della Svizzera

Il borgo svizzero di Giornico poggia sul rialzo alluvionale generato in epoche lontane, dai torrenti di Vignoi e di Sant’Anna, chiuso a nord dalle balze rocciose della Biaschina, e rappresenta il punto di congiunzione della pianura del Ticino con il paesaggio più tipicamente alpestre.

Per la sua particolare posizione geografica, fu oggetto di continue attenzioni di natura strategica per molti secoli, con lo scopo di esercitare il controllo sulla via del San Gottardo, tanto da suggerire al politico ticinese Stefano Franscini l’immagine di “porta della Leventina”.

Tuttavia, sarebbe estremamente riduttivo restringere le caratteristiche di questo suggestivo villaggio alla sua ubicazione. Per chi scende dal Nord, lo scenario che si svela allo sguardo è del tutto nuovo, grazie alle tonalità cromatiche di una vegetazione che anticipa il Meridione, contraddistinta dalla presenza massiccia del castagno e dall’apparizione improvvisa della vite.

Ciò che di più caratterizza Giornico, è soprattutto il continuo intrecciarsi dell’elemento naturale con l’opera dell’essere umano. Qui, l’inventario dei beni ambientali e culturali risulta straordinariamente ricco, a tal punto che tutto il villaggio costituisce un vero e proprio museo en plein air.

Cosa vedere a Giornico

Sono molti i segni lasciati dall’attività umana che impreziosiscono il paesaggio che circonda Giornico, la cui storia non si confonde facilmente con altre. Il patrimonio custodito tra le pietre di questi luoghi invita i visitatori ad osservarlo con attenzione, a scoprirne il linguaggio antico.

Tra i monumenti più affascinanti del borgo svizzero c’è la Torre di Atto, collegata alla donazione dei diritti feudali delle Tre Valli ai Canonici del Duomo di Milano, secondo fonti autorevoli il più antico monumento delle valli lepontiche, risalente a prima dell’anno Mille.

Imperdibili le sette chiese, tra cui quella di San Nicola – autentico e riconosciuto gioiello di architettura romanica, la parrocchiale di San Michele, Santa Maria del Castello e San Pellegrino. Altrettanto affascinanti sono i due ponti medievali a schiena d’asino che collegano l’isola alle due sponde del Ticino. Facevano parte dell’antica mulattiera del San Gottardo, che ebbe grande importanza per il traffico di viandanti e di merci a partire dal XII secolo.

Un altro luogo di interesse da non perdere è Casa Stanga (ora sede del Museo etnografico di Leventina), quanto rimane di un complesso di costruzioni sorte in diversi momenti del Quattrocento, con funzioni di abitazione e di locanda. Gli amanti della storia e della cultura non possono, inoltre, perdersi il Monumento della Battaglia dei Sassi Grossi e il museo di sculture contemporanee denominato “La Congiunta”.

A regalare grandi suggestioni sono, infine, le misteriose rovine di Castellaccio, fortezza a base triangolare, situate 250 metri sopra il villaggio, sul fianco destro della valle. La tipologia della costruzione e la sua posizione strategica suggeriscono che si tratti di una fortificazione alpina longobarda dell’alto Medioevo. Il tutto immerso in un paesaggio che sorprende a ogni scorcio.

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Esiste un museo in movimento che è un capolavoro d’arte

Siamo abituati a pensare ai musei come i luoghi dell’arte, della cultura e della storia dell’umanità. Del resto è lo stesso nome a suggerirci il suo significato più profondo. La parola di origine greca, infatti, tradotta letteralmente sta a indicare il luogo sacro alle Muse, erano proprio loro a custodire la memoria, le arti e le scienze del mondo.

E oggi è proprio questo che fanno i musei di tutto il mondo, quelli che si sono trasformati nelle attrazioni turistiche in cima alle nostre travel whis list. Li raggiungiamo, li indaghiamo e li esploriamo per conoscere le opere d’arte più celebri, per scovare oggetti rari e curiosi, per ripercorrere tutte quelle storie custodite alla stregua di un gioiello di immenso valore.

E se è vero che le esperienze ci insegnano che gli edifici sono solo l’involucro volto a proteggere il tesoro al suo interno, è vero anche che ci sono strutture che per forme, lineamenti e concept sono così straordinarie da diventare esse stesse opere d’arte. Come il Soumaya Museum, il museo a Città del Messico caratterizzato da forme fluide e da materiali scintillanti che incanta chiunque ci passi davanti.

Il museo più bello del mondo

Difficile fare una lista dei musei più belli del mondo, soprattutto perché le collezioni ospitate al loro interno rappresentano un patrimonio per l’umanità intera. Ma se dovessimo prendere in considerazione l’impatto che ha su di noi l’edificio esterno, allora, il Soumaya Museum vincerebbe a mani basse, e il motivo è facilmente intuibile.

Per scoprire questo gioiello architettonico dobbiamo recarci a Città del Messico, e più precisamente nell’elegante quartiere di Polanco, lì dove sorge la più frequentata e importante via dello shopping, sempre lì dove è possibile passeggiare tra appartamenti di lusso e residenze in stile coloniale che si alternano a verdeggianti aree, e fermarsi a visitare uno dei più grandi acquari di tutta l’America Latina.

La parte nord del quartiere, invece, è caratterizzata da strutture moderne, tra le quali troneggia il grande e imponente Museo Soumaya, simbolo di Città del Messico nonché una delle più importanti gallerie del Paese dedicate all’arte moderna.

La collezione ospitata all’interno dell’edificio ha un valore incommensurabile, eppure quello che colpisce a prima vista è sicuramente l’aspetto esteriore del museo che sembra fluttuare sull’intera area circostante.

Soumaya Museum

Fonte: iStock/Pilar Gonzalez

Soumaya Museum

Benvenuti al Soumaya Museum

Era il marzo del 2011 quando, un enorme museo veniva inaugurato a Città del Messico. Si trattava del Soumaya Museum voluto fortemente da Carlos Slim Helú, imprenditore messicano di origini libanesi, che aveva scelto di commemorare la scomparsa di sua moglie proprio con un’immensa galleria d’arte.

Il progetto fu affidato all’architetto Fernando Romero, già firmatario di capolavori architettonici sparsi in tutto il mondo. Nasceva così il Soumaya Museum, un’istituzione culturale no profit di proprietà della Fondazione Carlos Slim.

Il museo, con la sua collezione di arte moderna, esisteva già in Plaza Loreto di San Ángel dal 1994, dove è ancora è possibile visitare la precedente struttura. Ma l’enigmatico e affascinante edificio del quartiere Polanco si è trasformato, sin dalla sua inaugurazione in una vera e propria attrazione turistica, nonché nel simbolo della città e del Paese intero.

Su una superficie di oltre 20000 metri quadrati, la struttura si palesa con una forma asimmetrica e fluttuante, che per alcuni tratti ricorda una clessidra, per altri un’onda in movimento. La leggerezza che si percepisce, guardando l’immensa struttura, è data dalla presenza di 16000 esagoni in alluminio che ricoprono interamente l’edificio e che brillano al sole.

I pannelli, che non si toccano tra di loro e non si appoggiano direttamente sul suolo, danno come l’impressione di trovarsi di fronte a una struttura fluttuante, pronta a muoversi da un momento all’altro. Questa fluidità di forme che avvolgono la struttura geometrica iperbolica, rendono questo edificio un vero e proprio capolavoro visivo senza eguali.

L’ingresso al museo è consentito da una sola porta d’accesso che permette di esplorare i sei piani della struttura collegati da due ascensori e da una scala a forma di spirale. Qui sono conservati le più celebri opere d’arte realizzate tra il XV e il XX secolo. La collezione permanente condivide gli spazi interni del museo con mostre ed esposizioni temporanee dal respiro internazionale.

Straordinario dentro, sensazionale fuori: il Soumaya Museum è aperto tutti i giorni da mattina a sera, ed è visitabile in maniera completamente gratuita. Una scelta, questa, per rendere accessibile l’arte a tutti.

Soumaya Museum

Fonte: 123rf/bautislf

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