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Israele, scoperto il più grande monastero bizantino del sud del Paese

Mentre si progettava il nuovo quartiere a nord di Kiryat Gat, nel sud di Israele, le autorità per le antichità hanno avviato alcuni scavi archeologici portando alla luce un’importante scoperta. Durante le attività è emerso un complesso monastico di epoca romana bizantina, un’autentica meraviglia che aumenta il suo valore grazie al pavimento a mosaico multicolore decorato con motivi geometrici e floreali a cui si aggiungono figure di animali e un’iscrizione in greco con riportato un versetto biblico. All’interno del sito è stato poi trovato un torchio per il vino e diversi edifici appartenenti al medesimo periodo: lo studio condotto ha dato modo di approfondire quella che era l’organizzazione economica della comunità attiva diventando una testimonianza unica della vita quotidiana.

Monastero bizantino di epoca romana scoperto in Israele

Fonte: Ufficio Stampa

Israele: scoperto un monastero decorato con mosaici bizantini

Scoperto in Israele un monastero con pavimento bizantino

Protagonista della scoperta è proprio il pavimento mosaicato di inestimabile valore simbolico e artistico. Si stima risalga al V o VI secolo dopo Cristo. Il mosaico è in grado di attirare l’attenzione grazie alla composizione raffinata ma è soprattutto il messaggio al centro a colpire gli storici e gli archeologi. Appartiene al passaggio biblico del Deuteronomio e recita: “Benedetto sarai quando entri e benedetto sarai quando esci”. La benedizione è rivolta soprattutto a fedeli e viaggiatori che attraversavano le porte in cerca di protezione e prosperità.

La scritta biblica sul pavimento mosaicato del monastero

Fonte: Ufficio Stampa

La scritta scoperta sul pavimento mosaicato

Il mosaico bizantino con un messaggio biblico

Il mosaico rivenuto all’interno del monastero bizantino emerso in Israele è di grande rilevanza. È composto da tessere minuziosamente disposte che rappresentano un trionfo di simbolismo e maestria. All’interno delle raffigurazioni ancora ben conservate si osservano croci, leoni, colombe, anfore e complessi motivi geometrici e floreali. Alcuni hanno un simbolo cristiano associato, altri sono prettamente decorativi. Interessante anche la palette cromatica ricca così come sono evidenti i dettagli precisi e opulenti che confermano l’importanza sociale del monastero per la comunità dell’epoca.

Perché è importante la scoperta

Gli scavi hanno portato alla luce un complesso articolato composto da almeno 10 edifici: oltre al monastero in sé fanno parte del ritrovamento un magazzino e un torchio per la produzione vinicola dotato di vasche decorate con motivi mosaicati in pietre blu e bianche. La testimonianza è davvero rilevante e mostra come l’economia fosse basata sulla produzione vinicola; lo studio è rafforzato dalla presenza di tracce di pittura rossa sulle pareti.

Gli archeologi hanno avuto in più l’opportunità di portare alla luce ceramiche, monete e manufatti in marmo a cui si aggiungono oggetti in vetro e metallo. Il sito è di rilevanza non solo per i ritrovamenti ma per la posizione strategica: si trovava infatti lungo un’arteria commerciale che collegava l’entroterra alla pianura costiera.

Anfora e oggetti rivenuti negli scavi

Fonte: Ufficio Stampa

Un’anfora rinvenuta tra gli oggetti scoperti negli scavi

L’autorità per le antichità di Israele ha già sottolineato l’importanza della scoperta e la direttrice della regione Sud Svetlana Talis ha commentato “Questa scoperta evidenzia la ricchezza storica dell’area e il ruolo di Kiryat Gat come crocevia di culture e attività economiche nell’antichità”. Le operazioni ora permetteranno il trasferimento del mosaico verso un’area pubblica così da consentire ai visitatori di poterne ammirare la bellezza e comprenderne l’importanza storica. Per poterla visitare bisognerà attendere però che le operazioni di trasporto e restauro siano complete: si tratta di uno dei mosaici più rari scoperti in Israele e una volta completate le attività sarà esposto ottenendo il risalto che merita.

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Al Parco archeologico di Ercolano riapre la Casa della Gemma

Con l’apertura ciclica delle domus del Parco Archeologico di Ercolano, la Casa della Gemma è di nuovo accessibile al pubblico fino all’8 aprile, con orario 9,30-13. Un’occasione da non perdere per visitare questa dimora, che un tempo dominava il panorama sul mare, famosa per i suoi preziosi mosaici pavimentali e gli affreschi raffinati che raccontano storie di un’epoca lontana.

“L’obiettivo del nostro lavoro è valorizzare il sito e offrire a un pubblico sempre più ampio e curioso l’opportunità di scoprire le meraviglie di questo luogo,” spiega Francesco Sirano, Direttore del Parco Archeologico di Ercolano. “Iniziamo l’anno con una serie di novità che arricchiranno ulteriormente l’offerta culturale del Parco”.

“Le aperture cicliche, come quella della Casa della Gemma, ci consentono di ridurre il degrado antropico e di mantenere il sito in condizioni ottimali. Inoltre, dal 16 gennaio, i visitatori potranno accedere al dietro le quinte dei lavori di restauro, un’iniziativa che li coinvolge nel quotidiano lavoro di conservazione svolto dal nostro staff”, conclude Sirano.

La storia della Casa della Gemma

Il nome di questa dimora deriva da una gemma incisa con un ritratto femminile dell’età di Claudio, ritrovata nella vicina Casa di Granianus ma tradizionalmente associata a questa struttura. La Casa della Gemma era parte del complesso della Casa del Rilievo di Telefo, probabilmente di proprietà della famiglia di Marco Nonio Balbo, figura eminente della città. In età augustea, l’abitazione si sviluppava su tre livelli, occupando ben 1.800 metri quadrati, e vantava un collegamento diretto con le Terme Suburbane.

Con il passare del tempo, la dimora venne suddivisa in tre abitazioni distinte, tra cui la Casa della Gemma, situata al livello della strada. Nonostante le trasformazioni, questa residenza conserva intatti i suoi raffinati mosaici e affreschi, che testimoniano il lusso e la cura dei dettagli che caratterizzavano le dimore dell’élite municipale di Ercolano.

I preziosi mosaici del triclinio

Tra i tesori della Casa della Gemma spiccano i mosaici geometrici del triclinio (la sala da pranzo), decorato in terzo stile con colori vivaci come il giallo e il rosso, impreziositi da fregi neri. Il pavimento, in bianco e nero, è un capolavoro di equilibrio estetico: ventuno riquadri geometrici al centro di una bordatura nera creano un effetto visivo di straordinaria eleganza. Gli ambienti del piano inferiore, invece, raccontano una storia di adattamenti funzionali.

Originariamente destinati alla residenza, questi spazi vennero poi utilizzati dalla servitù a causa dei vapori provenienti dalle vicine Terme Suburbane. Gli scavi hanno restituito oggetti di grande valore, tra cui vasi in vetro, un sigillo in bronzo e persino una culla in legno contenente i resti di un bambino. Di particolare interesse sono due lastre in marmo, raffiguranti rispettivamente Ercole che combatte l’Idra di Lerna e una sfinge con corona egizia, simboli di potenza e mistero.

Le residenze di lusso come la Casa della Gemma offrono uno spaccato unico sulla vita quotidiana delle élite di Ercolano. Gli ampi spazi, i giardini, le terrazze affacciate sul mare e le decorazioni preziose rappresentano un mondo di sfarzo che contrastava con la semplicità delle abitazioni comuni. Il tessuto urbano della città, con i suoi decumani paralleli al litorale e i cardini perpendicolari, rivela una pianificazione razionale e ordinata, testimonianza della grandezza dell’Impero Romano.

Torna l’iniziativa “Close-up Cantieri”

Come parte della tradizione innovativa del Parco, torna anche l’iniziativa “Close-up Cantieri”, che permette ai visitatori di esplorare i cantieri di restauro, osservando da vicino il lavoro degli archeologi e dei restauratori. L’obiettivo è rendere il pubblico parte integrante del processo di conservazione, offrendo una prospettiva unica sul patrimonio culturale.

Tra i luoghi che saranno resi accessibili ci sono siti chiusi da decenni, ora oggetto di interventi di restauro per la loro definitiva riapertura. Un’occasione imperdibile per scoprire nuovi aspetti di Ercolano e immergersi in una storia che non smette mai di affascinare.

Info Utili Parco Archeologico di Ercolano

Orari
Dal 15/10 al 15/03 Apertura ore 8,30 – 17 (ultimo ingresso 15:30)
Dal 16/03 al 14/10 Apertura ore 8,30 – 19,30 (ultimo ingresso 18:00)

Biglietti
Intero 16€
Ridotto 2€ (giovani 18-25 anni)

Come arrivare
In auto
Autostrada A3 Napoli-Salerno, uscita per Ercolano Scavi, seguire le indicazioni per il Parco Archeologico di Ercolano.
In treno
Dalla stazione di Napoli Centrale, Circumvesuviana fino alla stazione di Ercolano Scavi, quindi a piedi fino all’ingresso del Parco in Corso Resina 187.

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Scoperta una villa romana nel sud del Wiltshire, ecco i dettagli

Nel sud del Wiltshire, in Inghilterra, è stata scoperta una straordinaria villa romana risalente al periodo imperiale. Si tratta della prima villa romana di grandi dimensioni mai documentata nella Valle di Chalke. La scoperta è frutto di un progetto di scavo che ha visto la partecipazione di più di 60 volontari locali, coadiuvati dal Dr. David Roberts, docente senior presso l’Università di Cardiff, e da Teffont Archaeology. Il progetto è stato finanziato dal National Heritage Lottery Fund nell’ambito del Chase & Chalke Landscape Partnership Scheme.

La villa è stata trovata grazie all’intervento di metal detectoristi locali che, negli anni, avevano segnalato diversi reperti romani. Successivamente, il sito è stato oggetto di scavi archeologici, che hanno portato alla luce una serie di reperti di grande valore, tra cui mosaici, intonaci dipinti e strutture in pietra.

A seguito di questa straordinaria scoperta, il team di archeologi procederà con l’analisi dei reperti rinvenuti, che saranno conservati e studiati in dettaglio. Nel 2025, sono previste diverse conferenze pubbliche per presentare i risultati degli scavi e discutere con la comunità i dettagli delle scoperte. I volontari continueranno a essere coinvolti anche nel processo di archiviazione e conservazione dei reperti, grazie alla collaborazione con il Salisbury Museum. Ecco i dettagli.

La scoperta della villa romana in Inghilterra

La villa romana scoperta nel cuore del Regno Unito si estende per oltre 35 metri e include diverse strutture, ognuna delle quali serviva a scopi differenti. Tra le scoperte più rilevanti, vi è una grande vasca termale, tipica dei lussi romani, un fienile a più piani e una struttura con un pavimento in cemento, che potrebbe essere stata una piscina all’aperto. Questi edifici indicano che la villa non era solo una residenza, ma un vero e proprio centro di benessere e rappresentanza.

Tra i reperti più significativi, spiccano mosaici con motivi geometrici elaborati, che non solo adornavano le stanze, ma avevano anche lo scopo di mostrare la raffinatezza culturale della famiglia che abitava il sito. L’elevata qualità dei mosaici suggerisce che i proprietari della villa fossero una famiglia di alto rango sociale.

Inoltre, sono stati ritrovati dai volontari e dagli scavatori molti oggetti di alto valore, tra cui colonne in pietra, intagli in legno e vari tipi di arredi che mostrano chiaramente la ricchezza e il potere della famiglia romana che vi abitava. Il Dr. Denise Wilding, co-direttrice del progetto, ha sottolineato l’importanza di questi ritrovamenti, in quanto sono tra i pochi esempi di siti di alto status nell’area, una zona che non veniva scava da anni.

Il coinvolgimento della comunità locale

Una delle peculiarità di questo progetto è stato il coinvolgimento diretto della comunità locale. I volontari hanno avuto l’opportunità di lavorare al fianco di archeologi ed esperti, imparando le tecniche di scavo e analisi. Il manager del progetto, Rob Lloyd, ha evidenziato quanto queste attività abbiano avuto un impatto positivo sul benessere dei partecipanti, offrendo loro non solo una nuova comprensione del patrimonio storico, ma anche la possibilità di essere parte attiva nel processo di scoperta e conservazione.

Nel corso dell’estate, sono state offerte numerose opportunità di volontariato archeologico, che hanno permesso a centinaia di persone di partecipare agli scavi e di approfondire la conoscenza delle tecniche archeologiche. Questo coinvolgimento ha avuto un grande valore, contribuendo a sensibilizzare i residenti della zona sull’importanza di preservare e celebrare la storia locale.

Questa scoperta, dunque, non solo ha messo in luce un importante sito archeologico romano, ma ha anche dimostrato l’importanza della collaborazione tra professionisti e comunità locali nel preservare e valorizzare il patrimonio storico. Le attività di scavo continueranno, con l’obiettivo di garantire che questo sito straordinario venga protetto e studiato per le generazioni future.

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Mausoleo di Galla Placidia: la storia del prezioso tesoro di Ravenna

Tra i tesori storici italiani più belli c’è sicuramente il Mausoleo di Galla Placidia, un edificio che custodisce i mosaici più antichi di Ravenna. Tra i monumenti paleocristiani riconosciuti Patrimonio UNESCO insieme ad altri sette edifici, tra i quali il Battistero Neoniano e la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il mausoleo è oratore silenzioso delle vicende storiche, politiche e religiose che interessarono la città. Non è un caso, infatti, che un monumento di tale bellezza fu costruito proprio qui.

Ravenna, infatti, su decisione dell’imperatore Onorio, fu la prima capitale dell’Impero Romano d’Occidente (AD 402), poi nota in Italia come la capitale ostrogota e bizantina. Quando si ricopre un ruolo così importante bisogna esserne all’altezza. Come tanti altri imperi desiderosi di mostrare al mondo la propria magnificenza, anche Ravenna decise orgogliosa di costruire nuovi palazzi, chiese e battisteri, tutti splendidamente decorati. Uno di questi fu il Mausoleo di Galla Placidia: scopritelo insieme a noi in questo articolo.

Perché fu costruito il Mausoleo di Galla Placidia

Non esistono documenti certi sulla funzione e sull’identità di chi commissionò il Mausoleo di Galla Placidia quindi, per questo racconto, ci affideremo alla tradizione ampiamente accettata dagli ambienti accademici. Risalente al V secolo d.C., il monumento fu costruito vicino alla Chiesa di Santa Croce, alla quale era collegato tramite un portico, oggi andato perduto. La protagonista di questa storia, da come avrete intuito dal nome, è Galla Placidia, figlia di Teodosio e sorella dell’imperatore Onorio, oltre che imperatrice reggente per conto del figlio Valentiniano III.

Dal carattere intenso e particolare, nonché fervente cristiana e committente artistica, particolarmente attiva nell’edificazione delle chiese, fece costruire il mausoleo per esservi sepolta insieme al fratello e al marito Costanzo III. Sfortunatamente i suoi desideri non si avverarono perché mori a Roma, nel 450, e lì fu sepolta all’interno del Mausoleo Onoriano, un tempo annesso all’antica basilica paleocristiana di San Pietro. La storia termina con una leggenda: il suo corpo imbalsamato sarebbe stato trasferito a Ravenna a seguito dei funerali, dove vi rimase fino al 1577, quando un visitatore, avvicinandosi con una candela alle vesti della donna, le diede fuoco.

Mausoleo di Galla Placidia

Fonte: iStock

I mosaici all’interno del Mausoleo di Galla Placidia

Le caratteristiche del mausoleo: interni ed esterni

Se la storia è incerta, la bellezza del Mausoleo di Galla Placidia è reale, anche se da fuori non sembrerebbe. Gli esterni del monumento, costruiti seguendo una pianta a croce latina, infatti, sono realizzati in semplice laterizio e presentano un’estetica sobria e modesta. Ornato da arcate cieche in tutte le pareti, le uniche decorazioni visibili sono quelle all’ingresso, dove sono presenti rami di vite, grappoli d’uva e due felini. Questa struttura modesta rappresenta il vivere del buon cristiano, semplice nell’apparenza esterna e ricco nell’anima.

E gli interni lo sono per davvero, ricchi di colori sgargianti e luminosi! Le decorazioni musive dal sapore orientale (basti pensare all’influenza di Costantinopoli) ricoprono tutte le pareti e il soffitto, conquistando chiunque varchi la soglia del mausoleo. I mosaici, uno dei più importanti esempi di questa tecnica decorativa in Italia, sono stati realizzati con l’idea di creare un luogo di riposo sacro e incantevole che ricordava da una parte la bellezza del cielo stellato e, dall’altra, raccontava episodi biblici importanti e le fasi dell’antica liturgia funebre cristiana. Queste sono, per esempio, la domanda di purificazione, la processione, la purificazione dal peccato, la via del Vangelo, la deposizione del corpo e l’accoglienza dell’anima in Paradiso.

Descrizione dei mosaici: le scene e le figure rappresentate

Sopra l’ingresso del Mausoleo di Galla Placidia troverete la raffigurazione del Buon Pastore, mentre nella lunetta opposta San Lorenzo che si avvia al martirio. In quelle laterali, invece, sono rappresentate coppie di cervi che si abbeverano, un’immagine proveniente da un passo di un celebre Salmo (XLII, 1-2): “Come il cervo si abbevera alla fonte, così la mia anima anela a te, o mio Dio“. Sulla cupola ci sono coppie di apostoli in adorazione, tra i quali San Pietro e San Paolo, mentre ai loro piedi troviamo delle colombe. Una grande croce dorata domina la cupola, decorata con stelle e caratterizzata da un blu intenso, tra i colori principali della decorazione.

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Roma, scoperti i resti di un’antica domus con mosaici rarissimi

Individuati già nel 2018, alcuni preziosi resti di un’antica domus romana sono ora riemersi nei pressi del Parco Archeologico del Colosseo, durante una campagna di scavi condotta all’interno di un progetto di studio e ricerca. Si tratta di un ritrovamento sensazionale, soprattutto per via di ciò che è stato scoperto tra gli ambienti riportati alla luce nel corso dei lavori: gli esperti hanno rinvenuto dei mosaici rarissimi, che non trovano confronto con altro di simile appartenente all’epoca in questione.

Trovati i resti di una domus romana

Considerato uno dei siti archeologici più importanti d’Italia, quello del Colosseo è una vera miniera di tesori incredibili: solo poco tempo fa è stata riaperta al pubblico la domus Tiberiana, e ora gli esperti hanno riportato alla luce un altro gioiello di inestimabile valore. Stiamo parlando dei resti murari di un’antica domus d’età tardo-repubblicana, situata alle pendici del colle Palatino, esattamente dietro l’area in cui si trovano gli Horrea Agrippiana (i magazzini costruiti lungo la strada commerciale che collegava il porto sul Tevere e il Foro Romano).

Gli scavi compiuti nel 2018 avevano permesso di individuare alcune strutture murarie, ma solo adesso emergono i lussuosi ambienti che caratterizzavano questa domus. L’abitazione si sviluppava probabilmente su più piani, con numerose terrazze: la sua costruzione sembrerebbe aver attraversato tre diverse fasi, comprese in un periodo che va dalla seconda metà del II secolo a.C. e la fine del I secolo a.C. In base ai primi studi, appare chiara la sua disposizione attorno ad un giardino che doveva fungere anche da atrio.

“Dopo la riapertura della domus Tiberiana e il miglioramento dell’accessibilità dell’Anfiteatro Flavio, il cuore della romanità ha disvelato un autentico tesoro, che sarà nostra cura salvaguardare e rendere fruibile al pubblico. Si tratta di un importante risultato, che ripaga un lungo lavoro di studio e di ricerca e che rientra in uno degli obiettivi prioritari del Parco, quello della conoscenza e della sua diffusione. Lo scavo archeologico si concluderà nei primi mesi del 2024 e successivamente lavoreremo intensamente per rendere al più presto accessibile al pubblico questo luogo, tra i più suggestivi di Roma antica” – ha affermato Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura.

I preziosi mosaici

La scoperta più interessante è avvenuta in uno degli ambienti principali della domus, chiamato specus aestivus: si tratta di una sala per banchetti costruita su immagine di una grotta naturale. Veniva usata durante i mesi estivi, perché molto più fresca di altre stanze, e i suoi ospiti dovevano essere intrattenuti da affascinanti giochi d’acqua. Sono infatti stati trovati dei tubi in piombo, incastonati tra le pareti decorate, che permettevano il passaggio dell’acqua e la realizzazione di veri e propri spettacoli. Ma le sorprese non sono finite qui.

All’interno dello specus aestivus, gli archeologi hanno trovato un meraviglioso rivestimento parietale in mosaico, che non è possibile confrontare con niente di simile. È un mosaico “rustico”, realizzato con materiali di diverso tipo: conchiglie, scaglie di marmo bianco, tessere di blu egizio, frammenti di travertino spugnoso, vetri preziosi e cretoni di pozzolana, il tutto legato con la malta. Complesse e variegate sono anche le scene rappresentate, una vera e propria sequenza di figure. Secondo gli esperti, il mosaico risalirebbe agli ultimi decenni del II secolo a.C.

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Pompei non smette di soprendere, la nuova eclatante scoperta

Nonostante i suoi oltre duemila anni di storia, la nostra splendida Pompei è ancora in grado di stupire: è da poco stata fatta una nuova scoperta che conferma che questa località è un costante laboratorio di studio e ricerca, una realtà che continua a rivelare elementi nuovi sulla storia urbanistica e sociale della città antica.

Il mosaico rinvenuto a Pompei

Durante il progetto di ricerca e relativa campagna di scavi presso le Terme Stabiane affidati dal Parco archeologico di Pompei alla Freie Universität Berlin con la collaborazione dell’Università di Napoli L’Orientale, è affiorato il pavimento a mosaico del salone di un’abitazione più antica, cancellata per far spazio ad una parte delle terme e a botteghe, dopo il terremoto del 62 d.C.

Le indagini che hanno riportato alla luce quanto appena detto sono state avviate a marzo con lo scopo di chiarire alcuni aspetti relativi sia alle fasi cronologiche e all’organizzazione planimetrica del settore della palestra delle terme, già oggetto di indagini in passato, sia di completare lo studio della planimetria della casa preesistente, trasformata dopo il terremoto del 62 d.C.

Dalle prime immagini e analisi si può comprendere che il pavimento era a mosaico bianco bordato da una fascia nera con un emblema centrale, policromo. L’emblema presenta un motivo geometrico a cubi prospettici, realizzati con tessere nere, bianche e verdi, bordato da una doppia fascia rossa e nera.

Il motivo decorativo è ben noto per le pavimentazioni in opus sectile della cella del tempio di Apollo, del tablino della casa del Fauno o di un’esedra della casa di Trittolemo, casi in cui il motivo è esteso su quasi tutta la superficie pavimentale. Nella casa delle Terme Stabiane, invece, il motivo è realizzato solo nel piccolo riquadro centrale, a mosaico, come avviene in altri contesti, sempre in sectile, romani, tipo la casa dei Grifi sul Palatino.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come riportato a mezzo di comunicato stampa dal Parco Archeologico di Pompei, il Direttore Gabriel Zuchtriegel ha dichiarato: “È una prova di quanto c’è ancora da scoprire nella parte già scavata di Pompei. Le Terme Stabiane furono scavate negli anni ’50 dell’800, ma solo adesso viene alla luce tutta la complessa storia dell’isolato nei secoli prima dell’ultima fase di vita della città. Grazie alle nuove ricerche dell’università di Berlino e dell’Orientale di Napoli, oggi si può cominciare a riscrivere la storia dell’isolato, inserendone un ulteriore capitolo, quello di una sontuosa domus con mosaici eccezionali e ambienti spaziosi, che occupava la parte occidentale dell’area delle terme fino a pochi decenni prima dell’eruzione nel 79 d.C. Anche la Pompei che pensavamo di conoscere già, è una scoperta che continua.”

Il pavimento mosaicato è stato individuato nell’area delle tabernae, al di sotto del livello pavimentale rivenuto dopo l’eruzione a circa mezzo metro di profondità. Ma quel che certo si può concludere è che le nuove indagini hanno permesso di comprendere al meglio la planimetria dell’edificio, risalente ai decenni centrali del I sec. a.C., che si sviluppava per una superficie di circa 900 mq, ed era composto da ingresso, un grande atrio circondato da cubicola (stanze da letto), tablino ( studiolo), affiancato dal salone di recente scoperto, ed infine peristilio (giardino colonnato), caratterizzato da un ampio portico con ricca pavimentazione in mosaico policromo.