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Visitare il Gateway of India: l’arco commemorativo di Mumbai

Chi visita l’India dice che quel tipo di viaggio ti cambia la vita; il punto di partenza è sempre Mumbai che mostra un lato cosmopolita, moderno e trafficato a contrasto con uno più autentico in cui si entra in contatto diretto con i local e ovviamente anche con i quartieri più difficili. Tra i monumenti più importanti della città che ti suggerisco di non perdere c’è il Gateway of India: si tratta di un arco commemorativo alto ben 26 metri a due passi dal porto e quindi sempre inserito negli itinerari per chi prenota escursioni in mare. 

Visitare il Gateway of India

Se stai pensando di visitare Mumbai, la vivace capitale finanziaria dell’India, una tappa imperdibile è sicuramente il Gateway of India. La struttura è un luogo ricco di storia e cultura che rappresenta l’anima stessa della città. L’arco commemorativo si trova sul lungomare di Apollo Bunder, affacciato sul Mar Arabico ed è un punto di partenza perfetto per iniziare la tua avventura in questa località.

Il design è un’affascinante fusione di stili architettonici indiani e saraceni, con influenze gotiche e musulmane. Realizzato in basalto giallo, l’arco è adornato da intricati motivi che riflettono l’abilità artistica degli artigiani dell’epoca. Il tetto centrale è a cupola, con quattro torri minori su ogni lato, mentre le porte principali sono alte abbastanza da permettere l’accesso a grandi navi.  L’intera struttura è un esempio di perfezione simmetrica, che rappresenta non solo la potenza dell’impero britannico al culmine del suo potere, ma anche la ricca eredità culturale dell’India. Quando ti avvicini al Gateway, non puoi non notare i dettagli scolpiti che decorano l’arco. 

La storia

Il monumento è stato costruito nel 1924 per commemorare la visita del re Giorgio V e della regina Maria a Mumbai (all’epoca conosciuta come Bombay) nel 1911; si erge a 26 metri di altezza e porta la firma dall’architetto britannico George Wittet. L’inaugurazione ufficiale è datata 4 dicembre 1924, e da quel momento è diventato un simbolo iconico di Mumbai. Il luogo è stato anche teatro di eventi storici significativi, come l’addio ufficiale delle truppe britanniche dall’India nel 1948, segnando la fine del dominio coloniale. Da allora, è rimasto un simbolo di liberazione e indipendenza e proprio per questo ritenuto di grane importanza.

Oggi il luogo è spesso un punto molto trafficato, arricchito dalla vivacità di venditori di strada e bancarelle che commercializzano frutta, te, noci, cartoline e altri souvenir. Da qui molti turisti scelgono di imbarcarsi con un tour per poter esplorare le zone limitrofe, ad esempio con i traghetti si raggiunge l’isola di Elephanta non troppo lontana e con alcuni templi suggestivi scavati nella roccia. Chi invece non vuole allontanarsi dalla città può usare l’arco come punto di partenza per esplorare il quartiere di Colaba dove sorge un bar chiamato Leopold Cafè datato 1871. 

Non lontano è invece il Taj Mahal Palace, un’altra tappa spesso associata nell’esplorazione della zona. Si tratta di un hotel lussuoso a 5 stelle costruito da un ricco industriale che ne ha commissionato l’edificazione per poter ospitare personaggi illustri. Ci hanno dormito nomi come re Giorgio V, John Lennon e persino il presidente Obama! Perché te la consiglio? Se vuoi concederti una coccola luxury, potrai goderti l’ora del tè nella Sea Lounge con una vista sull’oceano impagabile.

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Alla scoperta di Spoleto e dintorni

Spoleto, in Umbria e nel cuore d’Italia, è una città che affascina con la sua storia millenaria, i monumenti e l’atmosfera unica che si respira per le sue strade. Che si tratti di un breve weekend o della tappa di una vacanza più lunga, Spoleto è imperdibile perché offre un mix irresistibile di arte, cultura, natura e buona cucina. Ecco una breve guida alla scoperta della città, dalle sue antiche mura romane ai vicoli medievali, fino ai panorami mozzafiato delle colline umbre.

Passeggiare per il centro storico di Spoleto

Il centro storico di Spoleto è un concentrato di bellezza e storia, dove ogni angolo racconta secoli di vicende umane e artistiche. Le strade acciottolate, i palazzi storici e le chiese monumentali creano un’atmosfera che trasporta il visitatore in un’altra epoca. Ecco cosa non perdere assolutamente.

Piazza del Duomo e la Cattedrale di Santa Maria Assunta

Il cuore pulsante di Spoleto è senza dubbio Piazza del Duomo, una delle piazze più suggestive d’Italia, con la sua scalinata che conduce alla magnifica Cattedrale di Santa Maria Assunta. Questo capolavoro dell’architettura romanica, costruito nel XII secolo, vanta un mosaico sulla facciata e un interno ricco di affreschi di Filippo Lippi. La cattedrale è anche sede del celebre Festival dei Due Mondi, un evento internazionale che ogni estate trasforma Spoleto in un palcoscenico globale di musica, teatro e danza.

Rocca Albornoziana

A dominare la città dall’alto è la Rocca Albornoziana, una fortezza imponente costruita nel XIV secolo per volere del cardinale spagnolo Egidio Albornoz. La Rocca offre una vista spettacolare su Spoleto e sulle vallate circostanti, ed è oggi sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, dove è possibile ammirare collezioni di arte medievale e rinascimentale.

Ponte delle Torri

Uno dei simboli indiscussi di Spoleto è il Ponte delle Torri, un acquedotto-ponte di epoca medievale che collega la Rocca Albornoziana con il Monteluco (la zona collinare). Questo capolavoro di ingegneria medievale, lungo 230 metri e alto 80, è uno dei punti panoramici più spettacolari della città. Camminare sul Ponte delle Torri significa godere di una vista mozzafiato sulle colline umbre e sui boschi che circondano Spoleto.

Teatro Romano e Casa Romana

Gli amanti della storia antica non possono perdere il Teatro Romano, costruito nel I secolo a.C., che ancora oggi ospita spettacoli ed eventi culturali. Vicino al teatro si trova la Casa Romana, una domus del I secolo d.C., ricca di mosaici e decorazioni che testimoniano il lusso e il gusto dell’epoca. Entrambi i siti offrono uno spaccato della vita romana a Spoleto.

Chiesa di San Salvatore

Patrimonio dell’UNESCO, la Chiesa di San Salvatore è uno dei più importanti esempi di architettura paleocristiana in Italia. Risalente al IV-V secolo, la chiesa si distingue per la sua facciata semplice e per l’interno caratterizzato da elementi di epoca longobarda e carolingia. È un luogo che incarna millenni di storia e fede, un vero e proprio gioiello nascosto.

Perdersi tra i vicoli medievali

Perdersi e girare nel centro storico senza tempo è però il consiglio di chi arriva a Spoleto in visita. Una passeggiata tra i vicoli medievali è un’esperienza che permette di immergersi nella storia e nella vita della città. Perdendosi tra le strette vie, si scoprono scorci incantevoli, antichi palazzi e piazzette nascoste, come Piazza del Mercato, dove un tempo si svolgeva il mercato cittadino. Non mancano botteghe artigiane, caffè storici e piccoli ristoranti che offrono piatti tipici della cucina umbra.

Esplorare i dintorni di Spoleto

Spoleto non è solo una città da scoprire, ma anche il punto di partenza ideale per esplorare i dintorni ricchi di bellezze naturali e storiche e una delle regioni più autentiche d’Italia. Con qualche giorno a disposizione, ci sono diverse escursioni e visite che si possono organizzare stando di base a Spoleto.

Monteluco

A pochi chilometri dal centro, Monteluco è una montagna sacra fin dai tempi degli antichi romani, che qui veneravano il dio Giove. Oggi, Monteluco è una riserva naturale perfetta per gli amanti della natura e delle escursioni. I sentieri che si snodano tra i boschi di lecci conducono a eremi e santuari, come l’Eremo delle Grazie, oasi spirituale e di pace.

Cascata delle Marmore

A circa 40 minuti di auto da Spoleto, la Cascata delle Marmore è una delle cascate più alte d’Europa, con un salto di 165 metri. Questa meraviglia naturale, creata dai romani nel III secolo a.C., è una meta imperdibile per chi visita l’Umbria. La cascata è inserita in un parco naturale che offre percorsi di trekking, aree pic-nic e punti panoramici da cui ammirare la potenza dell’acqua.

Abbazia di San Pietro in Valle

Nascosta tra le colline, l’Abbazia di San Pietro in Valle è un monastero benedettino fondato nel VI secolo. Conosciuta per i suoi affreschi medievali e la tranquillità del luogo, l’abbazia è un’oasi di pace che permette di fare un salto indietro nel tempo e di godere di un panorama straordinario sulla Valnerina.

Norcia e Castelluccio

Per chi ha più tempo a disposizione, una visita a Norcia e Castelluccio è altamente consigliata. Norcia è famosa per i suoi prodotti gastronomici, in particolare per il tartufo nero e i salumi, mentre Castelluccio è noto per la spettacolare fioritura delle lenticchie che, in primavera, trasforma la piana in un mosaico di colori.

Castelluccio di Norcia: fioritura

Fonte: iStock

Fioritura a Castelluccio di Norcia

Curiosità e leggende

Spoleto è una città ricca di storia, ma anche di misteri e leggende che affascinano i visitatori. Una delle storie più intriganti riguarda il Ponte delle Torri, il maestoso acquedotto romano che sovrasta la valle. Secondo una leggenda locale, il ponte sarebbe stato costruito in una sola notte grazie a un patto tra un costruttore e il diavolo. Il diavolo, in cambio dell’anima del primo essere vivente che avrebbe attraversato il ponte, avrebbe completato l’opera in tempi record. Ma l’astuto costruttore, per ingannare il maligno, fece passare per primo un cane. Il diavolo, infuriato per la beffa, si dice abbia tentato più volte di distruggere il ponte senza mai riuscirci, e ancora oggi si racconta che la struttura sia protetta da una forza misteriosa.

Un’altra curiosità interessante riguarda la Rocca Albornoziana, una delle fortezze più imponenti d’Italia. Si narra che il fantasma di Lucrezia Borgia, la famosa nobildonna del Rinascimento, perseguiti ancora i corridoi della rocca. Lucrezia visse a Spoleto durante il periodo in cui fu governatrice della città, e si dice che il suo spirito vaghi inquieto, soprattutto nelle notti di luna piena.

Infine, Spoleto ha un legame particolare con il mondo dell’arte e della letteratura. Nel 1786, il celebre poeta Johann Wolfgang von Goethe visitò Spoleto durante il suo viaggio in Italia e rimase talmente colpito dal Ponte delle Torri che lo menzionò nel suo famoso diario di viaggio “Viaggio in Italia”. Questo episodio è solo uno dei tanti che legano la città ai grandi nomi della cultura europea, confermando Spoleto come una fonte di ispirazione senza tempo.

Info pratiche

Come arrivare a Spoleto

Spoleto si trova in Umbria, a circa 60 chilometri a sud di Perugia e a circa 125 chilometri a nord di Roma, Spoleto è facilmente raggiungibile sia in auto che in treno, il che la rende una meta ideale per chi cerca una fuga dalla città o un viaggio all’insegna della scoperta.

In auto: Spoleto è facilmente raggiungibile in auto grazie alla sua posizione strategica lungo la SS3 Flaminia, che collega Roma con l’Umbria. Da Roma, il viaggio dura circa 1 ora e 30 minuti, mentre da Firenze occorrono circa 2 ore e 30 minuti.

In treno: treni regionali e intercity collegano il centro storico direttamente con Roma, Perugia, e altre città umbre. Il viaggio in treno da Roma dura circa 1 ora e 20 minuti.

In aereo. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Perugia (a circa 45 km) e di Roma Fiumicino (a circa 160 km). Dall’aeroporto di Perugia, si può raggiungere Spoleto in auto o con i mezzi pubblici in circa un’ora.

Quando andare a Spoleto

Spoleto è una meta visitabile tutto l’anno, ma le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno, quando il clima è mite e il centro meno affollato. Anche la natura intorno durante questa stagione vanta colori unici e indimenticabili. L’estate è il periodo di maggiore affluenza turistica, nonostante il caldo deciso, anche perché il centro storico ospita numerosi eventi, tra cui il celebre Festival dei Due Mondi, che si svolge tra giugno e luglio. In inverno, invece, l’atmosfera natalizia regala un nuovo volto alla città.

Cosa mangiare a Spoleto

La cucina spoletina, e umbra in generale, è un trionfo di sapori genuini e saporiti. Impossibile venire da queste parti e rimanere a dieta! Anche i vegetariani potrebbero avere qualche difficoltà a trovare alternative alla carne, quasi onnipresente. Tra i piatti tipici spiccano gli strangozzi, una pasta fresca simile alle tagliatelle, solitamente condita con tartufo nero o con sugo di pomodoro e funghi. Altri piatti da non perdere sono la crescia, una sorta di focaccia farcita, e la porchetta, un classico dell’Umbria. Per chi ama i dolci, i tozzetti con mandorle e il rocciata, una sorta di strudel umbro, sono un vero must. Infine, i vini locali come il Trebbiano Spoletino e il Sagrantino di Montefalco sono perfetti per accompagnare i piatti della tradizione, offrendo un’esperienza enogastronomica completa.

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Il Palazzo Ducale di Mantova cambia volto e diventa più grande

Mantova è una delle città più interessanti d’Italia dal punto di vista artistico, storico e architettonico: uno dei suoi gioielli è sicuramente il Palazzo Ducale, imponente residenza storica risalente al periodo compreso tra il XIV e il XVII secolo, che ancora oggi rappresenta un capolavoro dell’architettura rinascimentale e barocca con le sue sale affrescate, i cortili decorati e i giardini rinascimentali che lo hanno reso una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte e della storia in visita nella città lombarda.

Già nel 2022 la Diocesi di Mantova che aveva sotto la sua ala la Zoiolera, la torre dei Gonzaga del 1590, aveva fatto sapere a Palazzo Ducale la sua disponibilità a cedere lo spazio alla sua sovrintendenza e oggi questo è avvenuto: Palazzo Ducale ha infatti acquisito il piano superiore della torre nota come Zoiolera, ampliando notevolmente i suoi spazi espositivi.

Il tutto è stato possibile grazie a una collaborazione tra la Soprintendenza di Mantova, il Segretariato Regionale della Lombardia, l’Agenzia del Demanio e la Direzione Generale Musei.

Palazzo Ducale avrà un nuovo spazio museale

La Zoiolera, torre realizzata dalla famiglia dei Gonzaga, è già stata parte di Palazzo Ducale in passato per tre secoli, ma nel 1929, con la stesura dei Patti Lateranensi, la torre era passata sotto la giurisdizione della Santa Sede per diventare la residenza del custode della basilica palatina di Santa Barbara.

Stefano L’Occaso, direttore del Palazzo Ducale, ha raccontato che il percorso per l’acquisizione del piano superiore della torre non è stato semplice e breve, ma alla fine ci si è riusciti: “siamo stati guidati dalla competenza dei funzionari dell’Agenzia del Demanio e voglio qui ringraziare soprattutto il dirigente Massimiliano Iannelli e la funzionaria Paola Pala. Se non ci fosse stata la lungimirante disponibilità della Diocesi, questo sogno non si sarebbe mai potuto realizzare e quindi dobbiamo al vescovo Marco Busca, l’aver potuto avviare l’operazione, seguita passo passo da monsignor Claudio Giacobbi e dall’architetto Alessandro Campera.”

Racconta ancora il direttore L’Occaso che Gabriele Barucca, a capo della Soprintendenza, insieme ai suoi funzionari ha visto il potenziale del progetto: “stiamo infatti procedendo ai primi interventi finalizzati all’eliminazione delle superfetazioni moderne e alla miglior comprensione dell’architettura interna dello spazio, prima di avviarne il recupero e di ripristinare il collegamento con la Galleria della Mostra”.

Le origini della Zoiolera

Intorno al 1590, su incarico del duca Vincenzo I Gonzaga, venne costruito un edificio annesso alla Corte Nuova del Palazzo Ducale di Mantova, progettato con complessità architettonica interna da Bernardino Facciotto. Questo spazio era dedicato all’esposizione delle collezioni gonzaghesche, divise in diverse gallerie tematiche come quella dei marmi antichi, dei dipinti e dei gioielli. Per via della ricca collezione di gioielli, inoltre, questo spazio veniva soprannominato “il luogo delle gioie”.

Durante i lavori di costruzione nel tardo Cinquecento, l’edificio si integrò nel Palazzo Ducale, con accesso dalla Galleria della Mostra tramite un portale attribuito ad Antonio Maria Viani. La Zoiolera, con pianta centrale e due ali laterali, si configurava come un ambiente di prestigio, richiamando la magnificenza delle Tribuna degli Uffizi a Firenze, in un contesto di rivalità tra le corti dei Gonzaga e dei Medici.

Successivamente, con i Patti Lateranensi, la Zoiolera e il patrimonio della basilica palatina passarono alla Santa Sede, destinando, come già accennato, l’edificio a residenza del custode di Santa Barbara. Il varco d’accesso dalla Galleria della Mostra fu chiuso e gli interni trasformati per nuove funzioni abitative, perdendo la loro originaria destinazione espositiva.

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L’Italia è spaccata in due a causa dell’overtourism

Mentre il numero di visitatori nel nostro Paese supera i livelli pre-pandemici, continua il dibattito sui problemi legati all’overtourism, che sta mettendo a dura prova città, monumenti e paesaggi più gettonati. Da un’analisi di Ref Ricerche è emersa un’Italia è spaccata in due, perché laddove alcune destinazioni dipendono dalle entrate del turismo, altre preferiscono adottare soluzioni per contenere questo afflusso massiccio di persone che mette sotto pressione infrastrutture e risorse.

Perché l’overtourism divide l’Italia

L’overtourism rappresenta una minaccia sia per la sostenibilità delle destinazioni turistiche per la qualità della vita degli abitanti. Stando al report, nelle città d’arte del Nord e del Centro si sta cercando di arginare questo fenomeno con alcune misure mirate a salvaguardare il patrimonio culturale, architettonico, storico e paesaggistico di inestimabile valore che le caratterizza.

Ne è un esempio Venezia, che ha introdotto in forma sperimentale il ticket d’ingresso di 5 euro (la sperimentazione si è conclusa da poco e già si discute di raddoppiare la tassa a 10 euro), al fine di porre un freno al turismo giornaliero ‘mordi e fuggi’. Nel frattempo, è entrato in vigore il nuovo regolamento riguardante i gruppi turistici accompagnati da guide, che impone il limite di 25 persone per gruppo e il divieto di utilizzo del megafono.

Il discorso però cambia radicalmente al Sud, dove il settore turistico rappresenta un tassello fondamentale nella struttura produttiva locale. Nelle regioni del Mezzogiorno, gli effetti di politiche disincentivanti del turismo di massa rischierebbero di ridurre le opportunità del territorio, spiegano gli esperti. La strada migliore per allentare la pressione dell’affluenza di visitatori sembrerebbe quella che punta sulla destagionalizzazione, che consentirebbe la redistribuzione dei flussi su periodi diversi o più lunghi.

Overtourism: le mete più a rischio in Italia

L’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (Icst), ideato in chiave ancora sperimentale da Demoskopika e la cui mappa interattiva è stata pubblicata in esclusiva dall’Ansa, utilizza cinque indicatori – densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, occupazione delle strutture e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico – per valutare l’impatto del turismo su diverse città e regioni italiane. La ricerca si è concentrata sulle principali mete turistiche italiane, come Venezia, Firenze, Roma e Milano, dove il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante, sottolineando anche i rischi per altre destinazioni.

Le città sono state classificate in tre livelli di rischio:

  • Livello molto alto: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona, Napoli.
  • Livello alto: Milano, Savona, Ravenna, Roma, Trieste, Imperia, La Spezia, Grosseto, Firenze, Gorizia, Aosta, Forlì-Cesena.
  • Livello moderato: Siena, Monza della Brianza, Brescia, Padova, Genova, Sassari, Vibo Valentia (inclusa Tropea), Lucca, Pistoia, Como, Bologna, Pisa, Pesaro e Urbino.

A subire meno la massiccia presenza turistica sono, invece, Benevento, Rieti, Reggio Calabria, Isernia e Campobasso, collocate nel livello “Molto-Basso”. Qui, il sovraffollamento turistico è minimo, con impatti limitati su infrastrutture e residenti.

L’indice punta a favorire una maggiore evoluzione del fenomeno sui sistemi turistici locali, aiutando a comprendere come il turismo incida sulla densità di popolazione, sull’uso delle infrastrutture ricettive, sull’intensità dell’interazione turistica rispetto ai residenti e sull’impatto ambientale relativo alla gestione dei rifiuti.

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Torre Eiffel, storia, curiosità e aneddoti che in pochi conoscono

Parigi, Capitale della Francia, è da molti considerata la città più romantica del mondo. Il merito è delle sue strade, piazze, edifici, giardini e monumenti che sembrano essere stati creati per incantare chiunque si trovi al loro cospetto. La città, infatti, è ricca di siti di interesse che sono uno più bello dell’altro, ma senza ombra di dubbio è la famosa Torre Eiffel ad essere il suo simbolo più noto. Si tratta di una costruzione alta più di 300 metri e che ha una lunga storia, ma anche aneddoti e curiosità, da raccontare.

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La storia della Torre Eiffel

Sugli Champ de Mars, un celebre e vasto giardino pubblico di Parigi che si trova sulla riva gauche della Senna, svetta nei cieli una costruzione in ferro di ben 312 metri di altezza (324 se si prendono in considerazione anche le antenne per i programmi radiofonici e televisivi che vi sono installati sulla sua sommità) e che tutto il mondo sogna di vedere almeno una volta nella vita: la Torre Eiffel.

Costruita in ferro nel 1889, prende il nome dal suo ingegnere Gustave Eiffel e, oltre a essere uno dei monumenti più conosciuti al mondo, è patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1991.

Si compone di ben 4 piani, di cui l’ultimo a 279 metri d’altezza. Si tratta di  una quota davvero impressionante in quanto il piano conclusivo di questo monumento corrisponde alla più alta piattaforma d’osservazione accessibile al pubblico in Europa.

Per edificarla sono stati necessaria ben 250 operai che hanno dovuto lavorare per due anni, due mesi e cinque giorni, e che poi l’hanno poi vista inaugurare il 31 Marzo 1889.

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Curiosità sulla storia della Torre Eiffel

Un monumento così famoso come la Torre Eiffel non poteva di certo essere esente da curiosità davvero particolari, soprattutto sulla sua lunga storia che affascina molti. Noi di SiViaggia ne abbiamo raccolte alcune:

  • Non doveva essere permanente: fu costruita come opera temporanea per l’Esposizione Universale di Parigi del 1889, che commemorava il 100° anniversario della Rivoluzione Francese. Si decise di tenerla grazie a Gustave Eiffel, che vi installò un’antenna radio e un trasmettitore telegrafico in modo da renderla troppo utile per essere smantellata;
  • Gustave Eiffel non è stato il progettista: il progetto originale era di due esperti ingegneri che lavoravano per la sua azienda, Maurice Koechlin ed Émile Nouguier. Eiffel diede solo la maggior parte dei fondi per la sua costruzione, per poi acquistare i diritti del brevetto;
  • Hitler ordinò la sua distruzione: avvenne nel 1944, quando gli Alleati erano pronti a liberare la città, ma Dietrich von Choltitz, generale tedesco nominato personalmente da Hitler come Governatore di Parigi durante gli ultimi giorni dell’occupazione nazista della città, rimase sconcertato dall’ordine e scelse di non eseguirlo;
  • L’ingegnere Eiffel salì a piedi tutti i 1.710 gradini: le fece durante il giorno dell’inaugurazione per issare sulla punta della torre il tricolore della Francia;
  • I primi visitatori della Torre: furono la famiglia reale d’Inghilterra e l’attore americano Buffalo Bill, nell’ormai lontano 1889;
  • Doveva essere spostata in Canada: l’idea fu del presidente francese Charles de Gaulle, nel 1960, per mostrala al mondo durante l’Esposizione Universale del 1967. Tuttavia, l’impresa che gestiva la torre lo impedì per questioni logistiche.
Torre Simbolo di Parigi

Fonte: iStock

Grandangolo della Torre Eiffel al tramonto

Curiosità sulla struttura della Torre Eiffel

Il simbolo di Parigi si distingue per essere una torre a traliccio in ferro battuto con più o meno la stessa altezza di un edificio di 81 piani. Durante la sua costruzione divenne la struttura artificiale più alta del mondo, ma questa non è di certo l’unica interessante curiosità sulla sua impressionante struttura:

  • Cambia dimensione: ciò avviene a causa del metallo con cui è costruita, poiché è in grado di contrarsi in inverno ed espandersi in estate. Vi basti pensare che l’altezza della Torre Eiffel può variare fino a 15 cm;
  • Può muoversi: non è un effetto ottico, ma una reazione che si evidenzia durante le tempeste. Il sole, tra le altre cose, la fa anche inclinare;
  • È verniciata con più colori: è stata sottoposta a diversi strati di vernice per proteggerla dall’ossidazione. Per garantirne longevità e conservazione, inoltre, viene riverniciata ogni sette anni a mano, dopo aver sverniciato, pulito e protetto dalla ruggine tutti i suoi 300 metri. Nel corso degli anni, infatti, la torre ha assunto diverse tonalità, dal rosso veneziano al giallo-arancio. Particolarmente noto è il “marrone Torre Eiffel”;
  • I meccanismi degli ascensori sono quelli di un tempo: risalgono alla sua costruzione e ogni anno gli ascensori che conducono alla cima della torre percorrono ben 100 mila chilometri;
  • Riconoscimento di scienziati e ingegneri: sono ben 72 i nomi di scienziati e ingegneri francesi del XVIII e XIX secolo incisi sui lati della Torre Eiffel, in lettere maiuscole dorate di 60 centimetri. Purtroppo, però, tra queste 72 persone non c’è nemmeno una donna;

Gli aneddoti più particolari

Infine, abbiamo raccolto per voi gli aneddoti più particolari di uno monumenti a pagamento più visitati al mondo. Come si può leggere sul sito ufficiale della Torre, infatti, sono quasi 7 milioni i visitatori che la raggiungono ogni anno:

  • Conserva un appartamento segreto: si trova sulla sua cima e un tempo era dell’architetto Gustave Eiffel, che lo costruì per condurre esperimenti e intrattenere visitatori illustri;
  • La Torre è sposata: la sua compagna è Erika Aya (ora Erika Eiffel), arciera professionista statunitense. La donna sostiene di aver provato un’attrazione immediata per questo monumento che è stata classificata da medici ed esperti come una forma di parafilia. Il matrimonio, ovviamente, non ha valore legale ma Erika è riuscita comunque a farsi cambiare il cognome in Eiffel;
  • È illuminata da 20 mila luci: un effetto ispirato ai flash delle macchine fotografiche e che illumina il monumento per 5 minuti ogni ora, dal tramonto all’una di notte;
  • Un tempo ospitava un ufficio postale: si trovava al primo piano, a 187 metri di altezza, ed era considerato il più piccolo ufficio postale parigino;
  • Ha molte repliche: se ne contano più di 30 in tutto il mondo. Alcune delle città che hanno una sua copia sono Las Vegas, Tokyo, Praga, Brisbane, Tennessee, Sofia e Hangzhou;
  • Le medaglie olimpiche contengono materiale della Torre: per le Olimpiadi e le Paralimpiadi del 2024, si è deciso di impreziosire le medaglie destinate agli atleti con il ferro originale utilizzato per la sua costruzione;
  • È possibile mangiare sulla Torre: al primo piano del monumento è sito un ristorante che accoglie gli ospiti in un ambiente contemporaneo, elegante e con enormi vetrate che permettono di contemplare la città, la Senna, il Trocadéro e la stessa Tour Eiffel da un punto di vista davvero emozionante.

Goditi una cena direttamente sulla Torre Eiffel

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Cosa vedere a Zugo, borgo svizzero del piccolo cantone

Amanti dei tramonti e dei borghi medievali, Zugo è la destinazione perfetta per voi. Non c’è abitante di questa città del cantone svizzero che si perde lo spettacolo di colori offerto dal sole quando tramonta sul lago davanti al monte Pilatus. Il tramonto sarà il finale perfetto della vostra giornata trascorsa alla scoperta di questa cittadina dal fascino elegante che mixa perfettamente architetture classiche e moderne. Perdetevi tra i vicoli stretti del suo centro storico, passeggiate sul lungolago o concedetevi un momento di relax in uno dei tanti café.

Anche l’offerta artistica e naturale di Zugo (Zug) non delude: ci sono i monumenti medievali che riflettono il suo passato nobile, come l’antica polveriera, ciò che resta delle possenti mura difensive, e la chiesa di Sant’Osvaldo, testimonianza dell’affetto degli abitanti della città nei confronti del patrono. Non mancano le architetture moderne e i favolosi giochi di luce della stazione ferroviaria, per non parlare delle bellezze naturali racchiuse non solo nel lago, ma anche dentro grotte e sulle vette delle montagne circostanti. Ecco cosa vedere a Zugo, capoluogo del piccolo cantone omonimo, distante soli 20 minuti da Zurigo.

Il centro storico di Zugo

Fondata all’inizio del XIII secolo Zugo, oltre a rappresentare una delle mete turisticamente più importanti della Svizzera, è nota anche per essere una delle città con la tassazione più bassa di tutto il pianeta e per questo sede di tantissime società. Sono loro a conferirle un carattere internazionale che convive armoniosamente con le sue origini medievali, strettamente collegate con il suo simbolo più importante: lo Zytturm, la Torre dell’Orologio.

Oggi, con i suoi 52 metri, sovrasta l’intera città, anche se la sua storia è cominciata in modo diverso. La parte inferiore nacque come semplice passaggio per il centro storico e bisognerà aspettare il 1557 per vederla innalzata e completata fino a raggiungere la sua forma attuale con i bovindi e con il ripido tetto a padiglione. L’orologio, dal quale deriva il nome della torre (‘Zyt’ significa ‘ora’) invece, fu montato nel 1574. La parte più interessante resta l’orologio astronomico, suddiviso in quattro quadranti indicanti ciascuno la settimana, le fasi lunari, il mese e l’anno bisestile. Ogni giorno della settimana è scandita dalla figura della divinità di riferimento.

Altro monumento imperdibile del centro storico è il Municipio, edificato tra il 1505 e il 1509 in stile tardo gotico. In passato, il palazzo ha ospitato un mercato coperto al piano terra, mentre il primo e il secondo piano furono adattati per ospitare le riunioni del consiglio e quelle di corte. La sala più bella resta quella gotica situata al piano superiore, rivestita di pannelli arricchiti con lavori d’intaglio e diversi motivi provenienti dal Vangelo, come quello che vede raffigurato Cristo davanti a Pilato.

Merita una visita anche la chiesa di Sant’Osvaldo, capolavoro architettonico del XVI secolo. Sebbene gli elementi originali dell’antica chiesa siano pochi, ad affascinare sono soprattutto i bellissimi portali e le sculture, mentre la pittura di maggior pregio è il Giudizio Universale di Melchior Paul von Deschwanden risalente al 1866. La chiesa testimonia l’affetto della città e dei suoi abitanti nei confronti del santo, immutato nel corso dei secoli. Deliziosa anche la Polveriera dove, da molti anni, la società ornitologica della città, fondata nel 1878, si prende cura della colonia di rondini maggiori che vive al suo interno.

Zugo centro storico

Fonte: iStock

Il centro storico di Zugo illuminato la sera

Le tappe per gli amanti dell’arte

Il fascino medievale incontra quello moderno e lo fa attraverso l’arte. Zugo ospita un interessante museo delle belle arti, il Kunsthaus Zug, suddiviso in diverse aree tematiche che vanno dal modernismo classico a quello contemporaneo. A causa dello spazio limitato, le collezioni non vengono esposte in modo permanente, ma in mostre temporanee tematiche. Tra le più belle possedute dal museo citiamo quella dedicata al Modernismo Viennese in Europa al di fuori dell’Austria che vanta opere di Klimt, Gerstl, Hoffmann, Kokoschka, Schiele e Wotruba. Da quattro a cinque progetti all’anno, invece, sono dedicati all’arte contemporanea e del XX secolo includendo gli spazi pubblici circostanti.

Un altro monumento dedicato all’arte contemporanea di Zugo, situato proprio alle porte della città ricoprendo il ruolo di perfetto biglietto da visita, è la stazione ferroviaria. A realizzarla fu l’architetto Klaus Hornberger e grazie a un passaggio pedonale ben strutturato collega diversi rioni cittadini. La caratteristica che l’ha resa famosa e l’ha trasformata in punto di attrazione turistica è la magnifica installazione di luci creata dall’americano James Turrell e che potete ammirare tutti i giorni all’imbrunire.

Le bellezze naturali di Zugo

Tra le attività più amate per ammirare le bellezze naturali di Zugo c’è sicuramente l’escursione sul monte Zugerberg, alto 1093 metri e meta perfetta in ogni stagione. Troverete un’ampia scelta di sentieri adatti a tutti i livelli di trekking, alcuni possono essere percorsi anche con i passeggini diventando un’occasione unica per trascorrere una giornata all’aria aperta con tutta la famiglia. Dalla stazione di Zugo vi basterà prenderà il bus con direzione Zugerberg Bahn.

Un altro trekking unisce la natura con uno dei vanti della città: le ciliegie. Zugo, infatti, è famosa per essere la città delle ciliegie e, oltre ad allestire un mercato dedicato a questa frutta nei mesi tra giugno e luglio, è presente anche un sentiero escursionistico a tema che attraversa i campi con gli alberi di ciliegio e che offre viste panoramiche sul lago e sulla città.

Vicino a Zugo, invece, nel Lorzetobel, le gocce non solo hanno scavato la pietra, ma hanno anche plasmato nuove forme: qui potrete visitare le Höllgrotten per scoprire un mondo magico fatto di stalattiti e stalagmiti antiche di oltre 3.000 anni.

Lago di Zugo

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Vista sulle montagne e sul lago di Zugo
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Cosa vedere a Riga: monumenti, attrazioni e luoghi da sogno nella Capitale della Lettonia

Riga è la Capitale della Lettonia, ed è un autentico gioiello: oltre a essere la più grande tra le capitali baltiche, camminare per le sue vie significa immergersi in un luogo da favola, elegante e raffinato, tra palazzi con richiami e influenze Art Nouveau e spazi verdi. L’itinerario di viaggio a Riga è ricchissimo di cose da fare e da vedere, considerando che il suo centro storico è Patrimonio Unesco. Città medioevale la cui fondazione si fa risalire intorno al 1200, ti portiamo in questa splendida Capitale, parlandoti della zona moderna, di quella antica e dei monumenti da non perdere: scopriamo insieme cosa vedere a Riga.

Centrs o Quartiere Art Nouveau

A nord della Città Vecchia di Riga, c’è un angolo in cui puoi scoprire il Centrs, che, no, non è affatto il centro storico. Questo quartiere comprende la parte centrale, ma esclude la “Vecchia Riga”, di cui ti parleremo in seguito. L’architettura Art Nouveau si nota moltissimo: è un lato della Capitale della Lettonia che suscita tantissime emozioni. Il plus è un salto al Museo di Art Nouveau, che è stato inaugurato il 23 aprile 2009 nell’edificio dove ha vissuto il famoso architetto Konstantin Peksens, che ne è fondatore.

Città Vecchia

Cosa fare a Riga: luoghi da non perdere

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Centro storico di Riga, i palazzi colorati

Venire a Riga e perdersi la Città Vecchia? Impossibile, perché è tra i luoghi maggiormente consigliati da visitare. Dal 1997, è Patrimonio dell’Umanità Unesco: è interessante notare che molte delle attrazioni di cui ti parleremo si trovano proprio qui, tra cui il Museo della Storia e della Navigazione, la Chiesa di San Pietro o la splendida Casa del Gatto, per tutti gli amanti dei felini: è stata edificata da Friedrich Scheffel. Da non perdere la Piazza del Municipio, che si affaccia proprio sul Duomo di Riga e i “Tre Fratelli”, tre edifici storici che sono stati dichiarati Patrimonio dell’Unesco. Vecriga ha saputo mantenere il suo fascino, la sua identità: tra il fiume Daugava e il Canale Pils, un luogo magico da scoprire.

Cattedrale di Riga

Costruita nel 1211 dal Vescovo Alberto di Riga, che è il fondatore della città, è dedicata a Santa Maria, ed è tra le più grandi cattedrali dei Paesi Baltici. Una cupola imponente, la Cattedrale riflette una mescolanza di stili, tra cui romanico, barocco e gotico, segno tangibile del passato e della storia della città. Nel corso dei secoli, la Cattedrale è stata oggetto di incendi e distruzioni, di rimaneggiamenti e rifacimenti: è affascinante in virtù di questo aspetto, ed è inevitabilmente un simbolo della forza e della resistenza della Capitale della Lettonia.

Torre delle Polveri

Come accennato, il centro storico di Riga è di stampo medioevale. E, per tutti gli appassionati del periodo storico definito “Buio”, qui c’è una delle Torri di origine medioevale che ospita anche il Museo della Guerra Lettone. In origine è stata costruita proprio con l’intento di fungere da sistema difensivo. Le sue origini sono incerte, soprattutto per quanto concerne la data esatta di costruzione: la prima torre potrebbe essere stata fondata intorno al XIII secolo. Dapprima conosciuta con il nome di Torre di Sabbia, stando alle fonti storiche, è oggi denominata la Torre delle Polveri, e al suo interno si trova una collezione piuttosto ampia, se non impressionante, di manufatti militari. Si può visitare dal martedì alla domenica e sono numerose le mostre permanenti.

Museo della Storia di Riga e della Navigazione

Viene definito uno dei musei più antichi in Europa, dal momento in cui le sue origini risalgono al XVIII secolo. Ad avere iniziato ad arricchire la collezione del Museo della Storia di Riga è stato un medico della Capitale, ovvero Nikolaus von Himsel: questo, del resto, era il suo volere dopo la morte, rispettato dalla mamma Kathrin von Himsel. Nel corso dei secoli, molte altre collezioni si sono aggiunte a quella di von Himsel: qui si trovano tantissimi tesori, come le chiavi di Riga, ma la vera chicca è una pallina di pietra, il cui peso è di circa 20 grammi, che potrebbe essere stata usata… per il primo albero di Natale in Europa! La storia non è mai stata verificata, ma è una leggenda affascinante.

Castello di Riga

Attrazioni e monumenti da vedere a Riga

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Castello di Riga, tra le cose da vedere

Situato sulla sponda del fiume Daugava, è stato fondato nel 1330, per poi essere ricostruito tra il 1497 e il 1515. Questo castello ha alle spalle una lunga storia: conquistato dagli svedesi, distrutto nuovamente, ricostruito ancora nel XVII secolo e nel XIX secolo. Altri lavori di ristrutturazione sono stati effettuati nel XX secolo, durante gli anni ’30. Ancora una volta, persino nella storia recente è stato parzialmente distrutto, precisamente nel 2013, quando si è verificato un incendio durante il restauro. Simbolo della città, è sede di ricordi, di eventi, di battaglie, di successioni: testimonia la grandiosità di Riga.

La Piccola Mosca

Si fa fatica a credere di essere ancora a Riga quando ci si avvicina a sud della Città Vecchia, precisamente a Maskavas Forštate, ovvero Piccola Mosca. Questo quartiere è sempre stato abitato dai russi, e mostra tantissime influenze dalle città sovietiche. Tra le cose da non perdere in alcun modo, il Mercato Centrale, il mercato di Latgalīte e la “Torta di compleanno di Stalin”. Ma non solo: nel mercato puoi mangiare tante specialità russe.

Ponte di Ferro

Cosa fare e cosa vedere a Riga

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Ponte di ferro sul fiume Daugava a Riga

Il panorama sul ponte ferroviario di Riga è davvero magico, soprattutto al tramonto (come in foto). Attraversa il fiume Daugava, e vale la pena visitare la Capitale della Lettonia per ammirare questi scorci tanto affascinanti. Tra l’altro, nel 2008 è stato implementato un sistema di illuminazione mozzafiato, con due tipi di luci, che scandiscono la settimana e le festività stesse.

Casa del Gatto

Infine, una delle attrazioni di cui ti abbiamo parlato: la Casa del Gatto! Probabilmente è tra le più famose e conosciute della città, un po’ “overtourism”, ma è sempre meravigliosa da vedere. Impossibile non riconoscere a una prima occhiata l’edificio che spicca di colore giallo, con una statua in bronzo che rappresenta il gatto, l’opera di Friedrich Scheffel. Questo e molti altri tesori ti attendono a Riga, la Capitale della Lettonia che è pronta a conquistarti.

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Cosa vedere a Leon in Spagna, tra pellegrinaggi e feste imperdibili

León in Spagna, è il capoluogo della comunità autonoma Castilla y León, una delle regioni storiche che diedero origine allo Stato nazionale spagnolo alla fine del Medioevo. Qui si concentrano infatti monumenti, castelli, chiese spettacolari, testimonianze di un passato millenario.

Fondata dai Romani durante la loro prima colonizzazione, per le strade di León  sono passati tanti popoli: per il centro storico sono evidenti le tracce di queste culture e di un passato glorioso, che rendono León una delle più belle città della Spagna, con il suo affascinante mix di monumenti antichi, musei moderni e paesaggi mozzafiato.

Cosa vedere a León

A seconda del tempo a disposizione si può pensare ad una visita più o meno approfondita della città; ma ecco quali sono le attrazioni culturali principali.

Si parte da Plaza Mayor

Per entrare nel cuore di León bisogna raggiungere la principale piazza cittadina, Plaza Mayor, il centro geografico del tessuto urbano a poca distanza dal fiume Bernesga che attraversa la città. La splendida piazza è un trionfo dell’architettura barocca e proprio qui sorge il palazzo comunale, conosciuto come il Balcón de la Ciudad, per via dell’usanza dei nobili di León di osservare dall’alto dei suoi balconi lo svolgersi delle attività cittadine.

A poca distanza dal palazzo comunale si trovano la Casa delle Carnicerías e palazzo del Conte Luna. La prima era l’istituzione deputata alla distribuzione della carne in città e aveva sede in un edificio del XVII secolo di grande eleganza e che oggi è stato trasformato in una sede espositiva dove si tengono mostre di grande interesse dedicata all’arte e alla fotografia. Il palazzo del Conte Luna è una struttura molto interessante che conserva ancora il portale originale del Trecento ed è una testimonianza del gusto artistico eclettico di León, che vede unire allo stile gotico le influenze arabe dell’architettura moresca.

Cattedrale di León

Un capolavoro gotico del XIII secolo e ispirata alle grandi cattedrali gotiche francesi, annoverata tra i Monumenti Nazionali di Spagna. La cattedrale è dedicata alla Vergine Maria e per la sua bellezza ed eleganza è soprannominata Pulchra Leonina. Rappresenta una delle vette dell’architettura spagnola medievale, sia per l’architettura magnifica che per la meravigliosa opera di decorazione che abbraccia ogni angolo della struttura. La facciata scolpita è solo un’anteprima del meraviglioso interno che ospita il portale di San Froilán, la Sala del Capitolo con il suo soffitto a crociera e le stupefacenti vetrate dai colori sgargianti dove si possono ammirare le storie dell’antico testamento realizzate sia nel Medioevo che in anni più recenti e che si fondono in un complessivo turbine ipnotico. Dalla torre, una vista panoramica sulla città.

Quartiere Húmedo

Questo quartiere, alla destra della Cattedrale, si sviluppa intorno a piazza San Martín, popolarmente nota come piazza “dei negozi” (plaza de la Tiendas), tanto che i nomi delle sue strade riprendono le attività artigianali che le caratterizzano: Zapaterías, Platerías, Azabachería. Questa zona, una delle più vivaci del centro storico, è disseminata di bar e ristoranti, dove praticare la radicata tradizione di ir de tapas: andare da un bar all’altro per degustare assaggi di prodotti tipici, un tempo offerti  gratuitamente per “tappare” la bevanda alcolica ordinata.

Basilica di San Isidoro

Un gioiello romanico del XI secolo, la Basilica di San Isidoro è costruita sull’antico tempio romano dedicato a Mercurio, ed è considerata la “Cappella sistina” del romanico spagnolo. Il soprannome è dovuto alla maestosa decorazione ad affresco che copre buona parte degli interni della chiesa e rappresenta uno dei più incredibili esempi dell’arte religiosa spagnola medievale. La basilica è famosa per il Pantheon Reale dove riposano i sovrani del León medievale e le spoglie mortali di Isidoro di Siviglia, il vescovo spagnolo del VI secolo che fu anche uno dei più grandi intellettuali dell’alto medioevo. Da non perdere il Calice di León, una reliquia sacra per i pellegrini.

I musei di León

Con un po’ di tempo a disposizione, ecco i musei della città che meritano una visita.

Museo di León

Per conoscere la storia della città in ogni dettaglio allora la scelta migliore è visitare il Museo di León, situato nel Palazzo Pallarés, nella Plaza de Santo Domingo, dove sono custoditi una grande varietà di reperti, opere d’arte, documenti e ogni tipo di testimonianza materiale che ripercorre la vicenda storica di León dalle prime testimonianze di epoca paleolitica fino all’età contemporanea. Con una grande attenzione all’aspetto multimediale e interattivo il museo offre la possibilità di conoscere la storia attraverso le contaminazioni tra le diverse culture che nel corso dei secoli si sono succedute a Leon, permettendo in questo modo di comprendere meglio lo sviluppo della sua cultura ricca ed eclettica.

MUSAC (Museo d’Arte Contemporanea di Castiglia e León)

Un edificio avanguardista che ospita una collezione permanente che ripercorre le tendenze artistiche del XX e XXI secolo, con opere di artisti spagnoli e internazionali. Da ammirare le installazioni, le sculture e i dipinti che raccontano la storia dell’arte contemporanea.

Casa Botines

Un capolavoro modernista opera di Antoni Gaudí, la Casa Botines è un edificio unico nel suo genere. Progettata alla fine dell’Ottocento come nuova sede dell’associazione degli artigiani tessili di León, l’edificio è un magnifico esempio di ibrido tra neomedievalismo e architettura modernista, della quale Gaudí era l’esponente più importante nella Spagna di quegli anni, con guglie, decorazioni e trafori che rendono la facciata un gioiello di eleganza e abilità architettonica. Oltre alla facciata in pietra e ferro battuto, opera di fantasia del celebre architetto catalano, merita una visita l’interno, oggi adibito a centro culturale.

Museo della Cattedrale

Tutte le tappe della storia dell’arte, dalla preistoria al XX secolo, distribuite intorno al chiostro della Cattedrale. Di particolare rilievo la sala dedicata al romanico, con una raccolta di 60 sculture del XII e XIII secolo, trittici castigliani e fiamminghi, opere in avorio, oggetti di culto e codici singolari come l’Antifonario mozarabico, una Bibbia del X secolo e il Libro delle Stampe.

Natura e dintorni

Per chi ama la natura e vuole abbinare escursioni fuori porta alla visita della città, i Picos de Europa sono parte di un parco nazionale che regala paesaggi montani mozzafiato, con sentieri escursionistici, laghi glaciali e villaggi pittoreschi: esplorate la Valle de Valdeón, salite sul Pico Mampodre o avventuratevi nella Garganta del Cares. Las Médulas invece è un sito archeologico Patrimonio dell’Umanità UNESCO e offre uno spettacolo unico: antiche miniere d’oro romane a cielo aperto, dove ammirare i resti dell’ingegneria romana e immergersi nella storia del territorio.

Il Cammino di Santiago a León

León rappresenta una tappa fondamentale per i pellegrini che percorrono il Cammino di Santiago, uno dei pellegrinaggi più antichi e famosi del mondo. Il motivo? La Cattedrale di León ospita la tomba di San Froilán, che è uno dei patroni del Cammino, e la Basilica di San Isidoro custodisce il Calice di León, una reliquia sacra per i pellegrini. León offre ai pellegrini una vasta gamma di servizi e strutture dedicate, tra cui alberghi, ostelli, ristoranti e ospedali. La città è inoltre ricca di associazioni e gruppi di supporto che offrono assistenza e informazioni ai viandanti. Oltre alla visita alle due chiese, un pellegrino può partecipare a una delle messe celebrate ogni giorno nella Cattedrale e in altre chiese di León e deve ricordarsi di richiedere la Compostela, la credenziale del pellegrino che viene timbrata in ogni tappa del Cammino. A León, i pellegrini che hanno percorso almeno 100 chilometri a piedi o 200 chilometri in bicicletta possono richiedere la Compostela, la certificazione ufficiale del pellegrinaggio.

Info pratiche

Gastronomia leonese

Un viaggio a León non sarebbe completo senza un’immersione nella sua ricca tradizione culinaria. Da assaggiare: il botillo, un insaccato di carne di maiale speziato; la morcilla (salsiccia di sangue) e il Cecina de León, un prosciutto di manzo stagionato. Non perdete l’occasione di gustare i formaggi tipici e di accompagnare il pasto con un buon bicchiere di vino locale.

Quando andare

Il periodo migliore per visitare León è la primavera (aprile-maggio) e l’autunno (settembre-ottobre), quando il clima è mite e piacevole. L’estate può essere calda e affollata, mentre l’inverno è freddo e nevoso. Anche approfittare di uno degli eventi organizzati in città può essere una buona idea. Tra i tanti festival e appuntamenti: la Settimana Santa è una delle feste più importanti in Spagna, e a León si svolgono numerose processioni e manifestazioni religiose; anche las Fiestas de San Juan, a fine giugno, è molto sentita e la città si anima con concerti, spettacoli e fuochi d’artificio.

Come arrivare a León

In aereo

L’aeroporto di León (LELN) si trova a 7 chilometri dal centro della città. È collegato con voli nazionali da Madrid, Barcellona, ​​Bilbao e Valencia. Alcune compagnie aeree, anche low cost, offrono voli stagionali da principali città europee. Dall’aeroporto è possibile raggiungere il centro città in autobus o in taxi per chi viaggia in orari scomodi.

In treno

La stazione ferroviaria di León si trova nel centro della città ed è ben collegata con le principali città spagnole, tra cui Madrid (2 ore e 30 minuti), Barcellona (5 ore e 30 minuti) e Bilbao (3 ore). I treni ad alta velocità AVE collegano León a Madrid in meno di 2 ore.

In autobus

León è ben collegata con autobus a lunga percorrenza da diverse città spagnole e portoghesi. Le principali compagnie di autobus offrono diverse corse giornaliere da Madrid, Barcellona, ​​Bilbao, Valencia, Lisbona e Porto. La stazione degli autobus di León si trova nel centro della città.

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Senec: un gioiello slovacco da scoprire, a un passo da Bratislava

Senec, deliziosa cittadina a un passo da Bratislava, vi accoglie con un abbraccio di sole, laghi turchesi e un fascino storico che vi conquisterà. Scopriamo cosa vedere a Senec e come arrivare da Bratislava in una delle più rinomate località turistiche estive della Slovacchia, grazie alla presenza dell’area ricreativa dei Laghi Soleggiati. Un nome tutt’altro che casuale, che si deve al fatto che la zona gode in media di più di duemila ore di sole all’anno e pertanto Senec è considerata la città più soleggiata della Slovacchia. Una destinazione che comunque offre molto di più delle attrazioni legate ai laghi e allo sport. Conserva infatti numerosi monumenti che attestano la sua storia antica e ne fanno anche una meta culturale di sicuro interesse in ogni stagione.

Laghi Soleggiati

I Laghi Soleggiati, che si estendono su una superficie di circa 120 ettari, sono un paradiso per gli amanti del relax e delle attività all’aria aperta, in particolare durante le calde giornate estive. La vasta area ricreativa che circonda i laghi, con spiagge erbose in leggera pendenza e una temperatura media estiva dell’acqua di 25°C, offre una miriade di opportunità per il tempo libero e lo sport.

Oltre al nuoto e agli sport acquatici, si possono praticare diverse attività, tra cui canottaggio, pesca, pallavolo, tennis, minigolf, ma anche noleggiare attrezzature sportive come barche o biciclette. Una delle attrazioni della zona è l’Aquapark Senec, che dispone di 9 piscine con acqua a diverse temperature riscaldata grazie all’energia geotermica, e di un’area termale dove concedersi momenti di benessere e relax in ogni stagione.

Chiesa di San Nicola

La Chiesa di San Nicola, il più antico edificio storico e artistico della città, con la sua imponente struttura barocca è il simbolo di Senec. Le origini della chiesa risalgono al Medio Evo, la prima menzione scritta di una parrocchia nel villaggio di Sempoz (antico nome di Senec) è infatti datata 1308. Nel corso dei secoli l’edificio originario in stile gotico ha subito numerose modifiche, assumendo l’attuale aspetto barocco nella metà del XVIII secolo.

All’interno della chiesa si trovano quattro altari in stile rococò, dedicati a San Nicola, al Santo Rosario, a San Ladislao e a Santa Barbara. La chiesa sorge su un piccolo altopiano circondato da un muro, sui cui angoli sono posizionate le stazioni della Via Crucis. Ai piedi del santuario, vicino al muro di cinta, si trovano una scultura del Calvario del 1934 e un’imponente Grotta di Lourdes.

Casa Turca

Sulla piazza centrale di Senec sorge la Casa Turca (Turecký dom), un palazzo rinascimentale costruito a metà del XVI secolo, che ha svolto un ruolo fondamentale nella vita cittadina per secoli. L’edificio si distingue per il suo carattere fortificato, ben evidente nelle feritoie ad arco e nei segni semicircolari dell’attico, che oltre a decorare l’edificio, avevano una funzione ben precisa: proteggere i suoi occupanti in caso di attacchi. Documenti storici attestano l’esistenza di un passaggio segreto sotterraneo che collegava la Casa Turca all’area retrostante la piazza, mentre gli scudi sporgenti sopra il tetto servivano anch’essi a scopo difensivo.

La Casa Turca non a caso deve il suo nome proprio all’assedio subito nel 1663 da parte degli Ottomani. L’edificio resistette all’attacco, emergendo come simbolo della tenacia e del coraggio della popolazione locale. Oltre alla sua funzione difensiva, la Casa Turca ha assunto nel corso dei secoli un ruolo di rilievo nella vita sociale e culturale di Senec. In particolare, la torre cilindrica angolare, tipica delle costruzioni del periodo delle invasioni turche, divenne un luogo di incontro e intrattenimento per la nobiltà.

Velky Stift

In origine residenza signorile della famiglia Esterházy, l’ampio complesso rinascimentale Velky Stift ha subito diverse trasformazioni nel tempo, ospitando varie istituzioni e assumendo ruoli cruciali nella vita cittadina.
Nel 1773, fu trasformato in un riformatorio femminile per volere della regina Maria Teresa. Le stanze del palazzo vennero riadattate a celle e in una sezione dell’edificio fu fondata una fabbrica tessile dove le recluse trovavano occupazione.
Nel 1780, sempre per volere di Maria Teresa, Velky Stift divenne sede dell’orfanotrofio cittadino. In seguito, con lo sgombero del riformatorio femminile, i locali si resero disponibili per la fondazione di una scuola di addestramento militare, volta alla formazione dei futuri ufficiali dell’esercito austro-ungarico.

Sinagoga Ebraica

Inaugurata nel 1825, la Sinagoga ha a lungo rappresentato un importante punto di riferimento per la fiorente comunità ebraica della città. Nel 1904, l’edificio fu sottoposto a un’imponente ristrutturazione, assumendo l’elegante forma attuale in stile Art Nouveau, impreziosita da elementi orientali. La Sinagoga divenne così un gioiello architettonico unico nel suo genere, simbolo di una comunità coesa e vitale, che nel 1930 rappresentava circa un quarto della popolazione della città. In seguito alle deportazioni della Seconda Guerra Mondiale, la Sinagoga venne abbandonata e ora è in corso un’opera di recupero per trasformarla in un centro culturale.

Pilastro della Vergogna

Sulla piazza principale di Senec, l’imponente struttura in pietra del Pilastro della Vergogna è un eloquente testimone del passato medievale della città. Eretto nel 1552 per volere del proprietario terriero Andrej Batori, questo monumento rappresentava un monito per quanti osavano contravvenire alle leggi o commettere crimini.

Durante i saccheggi, il Pilastro della Vergogna diventava il palcoscenico delle pubbliche umiliazioni, con i colpevoli esposti alla gogna e sottoposti a fustigazione dinanzi a tutta la comunità. Una punizione esemplare volta a dissuadere dal commettere atti illeciti e a riaffermare l’ordine sociale. Nel 1848, con l’abolizione della servitù della gleba, questo monumento ha assunto un nuovo significato, divenendo simbolo della libertà conquistata dai contadini.

Come arrivare a Senec da Bratislava

In treno

Raggiungere Senec da Bratislava in treno è semplice e veloce. I treni partono dalla stazione ferroviaria centrale (Bratislava Hlavna Stanica) ogni ora e il viaggio dura circa 30 minuti.

In bus

Bus diretti per Senec partono ogni 30 minuti dalla stazione Bratislava, Autobusova stanica Mlynské Nivy. Il viaggio dura circa 46 minuti.

In auto

Se si preferisce la comodità dell’auto, il tragitto da Bratislava a Senec dura circa 25 minuti percorrendo l’autostrada D2.

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Andorra La Vella Idee di Viaggio itinerari culturali Monumenti Viaggi

Andorra La Vella, i monumenti imperdibili tra arte e storia

Conosciuta per il suo incantevole paesaggio montano e le eccellenti opportunità per lo shopping duty-free, Andorra La Vella vanta anche una ricca storia culturale, splendidamente riflessa nei suoi numerosi monumenti. Dalla maestosa Casa de la Vall, testimonianza del passato medievale, alla moderna e suggestiva scultura Noblesse du Temps di Salvador Dalí, scopriamo i monumenti più significativi della città in un itinerario storico e culturale per le vie e le piazze più belle della capitale del Principato di Andorra.

Casa de la Vall

Casa de la Vall è uno dei monumenti più emblematici e storici del Principato di Andorra. Costruita nel 1580 come torre di difesa per la famiglia Busquets, fu acquisita dal Consiglio Generale nel 1702 e divenne la sede principale del parlamento monocamerale di 28 seggi di Andorra fino al 2011. Vi si riunivano i rappresentanti delle parrocchie del paese e ospitava anche il tribunale penale. Questo edificio ha pertanto svolto un ruolo cruciale nella storia politica del paese, ospitando sessioni parlamentari, emergenze nazionali e cerimonie ufficiali.

Sulla facciata si possono ancora ammirare gli stemmi della famiglia Busquets e del Principato, che riporta il motto “Virtus Unita Fortior” (La virtù unita è più forte). Oggi, Casa de la Vall è un importante punto di interesse culturale e storico, aperto al pubblico per visite guidate che offrono uno sguardo approfondito sulla storia e l’architettura di Andorra. I visitatori possono esplorare le sue sale antiche, scoprendo affreschi, stemmi e documenti che testimoniano la ricca eredità politica e culturale del principato.

Ponte di Parigi

Inaugurato nel 2006, il Ponte Parigi sul fiume Valira è un’opera architettonica moderna, diventata in breve tempo una vera e propria icona cittadina. Il suo design d’avanguardia unisce armoniosamente elementi classici e contemporanei. La struttura è composta da un arco superiore e da due linee, una retta e una semicircolare, che si intersecano creando un gioco di forme dinamico ed elegante. L’elemento distintivo del ponte sono due sfere metalliche di 2,20 metri di diametro sospese alle estremità dell’arco, che conferiscono all’opera un aspetto decisamente futuristico.

Oltre a rappresentare un simbolo della modernità e del dinamismo di Andorra La Vella, il Ponte di Parigi svolge un ruolo importante nella vita quotidiana della città, collegando Carrer Consell d’Europa e Avenue Mitjavila, due delle arterie principali, facilitando gli spostamenti di veicoli e pedoni tra le due sponde del fiume. Di particolare fascino è l’illuminazione notturna che mette in risalto la struttura del ponte e le sue sfere metalliche, creando un’atmosfera suggestiva e romantica.

Ponte di Parigi, Andorra la Vella

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Ponte di Parigi, Andorra la Vella

Noblesse du Temps

Un invito a riflettere sul tempo, sulla vita e sulla bellezza effimera dell’esistenza. E’ questo il significato del monumento Noblesse du Temps, opera surrealista del celebre artista catalano Salvador Dalí, collocata sulla Plaça de la Rotonda. L’orologio fuso, elemento ricorrente nelle opere di Dalí, domina la composizione in bronzo alta quasi 5 metri, simboleggiando la fluidità del tempo.

Accanto all’orologio, due figure stilizzate di una donna e di un angelo si allungano verso l’alto, tentando di afferare l’attimo fuggente. La scultura, situata in un luogo di passaggio e incontro, stimola il dialogo e la riflessione, ed è diventata una delle icone più rappresentative di Andorra La Vella, attirando visitatori da tutto il mondo che desiderano ammirare la sua bellezza e il suo profondo messaggio filosofico.

Monumento ai 7 Poeti

Sulla plaça Lídia Armengol si può ammirare il monumento ai 7 Poeti dello scultore Jaume Plensa, inaugurato nel 2014. L’opera è composta da sette figure umane di grande formato realizzate in fibra di vetro, rappresentanti i sette comuni del Principato, sedute su pali alti una decina di metri. La composizione è ispirata agli stiliti di Costantinopoli, gli asceti che in tempi antichi vivevano in meditazione e preghiera in cima a una colonna. Di notte le sculture si illuminano di vari colori, creando un effetto suggestivo che vuole simboleggiare il dialogo silenzioso tra di essi e con il pubblico, che viene istintivamente attratto a guardare verso il cielo.

Calidea e la Dama de Gel

La scultura Calidea e la Dama de Gel, che adorna la rotonda del ponte Pla d’Escaldes-Engordany, è una testimonianza dell’armoniosa fusione tra arte e leggende locali. Opera degli artisti Ángel Calvente e Philip Lavall, simboleggia la profonda connessione tra acqua e vita e cattura gli sguardi con le sue superfici levigate che brillano al sole.

Calidea, un’incantevole scultura in acciaio inossidabile, incarna l’essenza dell’acqua con una forma sinuosa che ricorda fiumi e cascate. La Dama de Gel di Lavall, rappresenta invece una creatura mitica dalla forma equina che si fonde con le forme fluide di Calidea, simboleggiando la connessione tra acqua e vita, esaltata da getti d’acqua che avvolgono le due figure.

Monumento al Parlamento di Andorra

Collocato di fronte al moderno edificio del Consell General, il monumento al Parlamento simboleggia la democrazia e la libertà del Principato di Andorra. Inaugurata nel 2014, quest’opera imponente in bronzo e granito raffigura due figure umane stilizzate, che rappresentano la forza e l’unione del popolo andorrano. Alta circa sei metri, è posta su un basamento di granito su cui sono incise parole tratte dalla Costituzione di Andorra, come “Libertat”, “Igualtat” e “Fraternitat”, ovvero i valori fondamentali della democrazia del Principato.

Monumento alla Danza

Di fianco alla storica Casa de la Vall, si erge il monumento alla Danza di Francesc Viladomat, una scultura in bronzo che celebra la bellezza e la gioia del movimento. Quest’opera è un inno alla vita e un tributo alla cultura popolare andorrana, che cattura l’attenzione con le sue forme sinuose e dinamiche. Le due figure umane, scolpite con grande maestria e realismo, sono colte nell’atto di una danza armoniosa, le vesti svolazzanti evocano un senso di libertà e leggerezza. I corpi intrecciati simboleggiano l’unione e la complicità, mentre i sorrisi trasmettono una gioia contagiosa.

Monumento al Contrapàs

Nel centro storico, una scultura dell’artista andorrano Sergi Mas, adorna la fontana di Plaça de la Consòrcia. Realizzata con un impasto di cemento e marmo macinato, rappresenta un gruppo di persone che ballano mano nella mano in una spirale il Ball del Contrapàs, la danza tipica della parrocchia di Andorra La Vella che viene eseguita in occasione del festival locale.