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Questo è il monumento più amato della Spagna (no, non è la Sagrada Familia)

Quando pensiamo ai monumenti iconici e più amati della Spagna, il nostro pensiero va immediatamente a luoghi incredibili come la Sagrada Familia a Barcellona o l’Alhambra a Granada. Eppure, secondo una ricerca svolta dall’agenzia di viaggio specializzata in crociere Iglu Cruises, che ha analizzato migliaia di recensioni lasciate dai turisti su monumenti architettonici in tutta la Spagna, non sono loro quelli più amati.

Il monumento più amato del Paese è risultato la Mezquita-Catedral di Córdoba, una moschea dalla straordinaria bellezza. Questa, infatti, vanta una percentuale impressionante di recensioni a cinque stelle, con l’86,3%, rendendola non solo il monumento più apprezzato in Spagna, ma anche in tutta Europa.

Si tratta di una delle più grandi opere di architettura islamica al mondo e conquista qualsiasi visitatore con gli interni decorati in modo estremamente particolare. Inoltre, rappresenta il simbolo di un periodo d’oro della Spagna quando musulmani, ebrei e cristiani arricchivano la loro città con un mix di culture diverse e vibranti. Scopriamo un po’ della sua storia e come visitarla!

La storia della Mezquita-Catedral di Córdoba

La storia della Mezquita-Catedral di Córdoba comincia nel 786 d.C. durante il dominio del primo emiro omayyade Abd ar-Rahman I: fu lui che decise di acquistare metà della chiesa visigotica di San Vicente per le preghiere del venerdì della comunità musulmana. Successivamente acquistò anche l’altra metà su cui erigere una nuova moschea.

Con la crescita della città durante l’emirato e il califfato, furono eseguiti numerosi ampliamenti tra il IX, X e XI secolo, che hanno quasi quintuplicato le dimensioni della moschea e le hanno dato la forma che possiede oggi, con una importante alterazione: proprio nel mezzo della moschea si trova una cattedrale cristiana, da qui il nome ‘Mezquita-Catedral’, moschea-cattedrale.

Questo avvenne nel 1236, dopo la reconquista da parte di Ferdinando III detto Il Santo. A partire da questo momento, infatti, i musulmani furono mandati via da Córdoba e nella moschea vennero costruite cappelle, altari e altri elementi cristiani.

Cosa vedere nella Mezquita-Catedral

La Mezquita-Catedral unisce gli stili omayyade, plateresco, rinascimentale e barocco e rappresenta l’unica moschea al mondo ad avere una cattedrale al suo interno. Qui comincerete la visita dall’incantevole Patio de los Naranjos, un cortile con alberi di arancio, palme, cipressi e fontane, un tempo luogo delle abluzioni rituali prima della preghiera nella moschea.

Per godere di panorami mozzafiato e di una prospettiva unica dall’alto sull’edificio principale, salite sulla torre campanaria alta 54 metri costruita originariamente da Abd ar-Rahman III tra il 951 e il 952 come minareto della Mezquita. Successivamente fu rivestita da un robusto guscio esterno e innalzata dai cristiani nel XVI e XVII secolo.

La Mezquita-Catedral fu un edificio rivoluzionario al tempo, basta guardare i suoi interni: se i classici edifici islamici si sviluppavano in verticale, la Mezquita, invece, fu concepita come uno spazio orizzontale e democratico. Qui gli uomini pregavano fianco a fianco sull’argamasa, un pavimento di calce e sabbia rossastra compattata.

Sopra di loro, un tetto piatto, decorato con motivi dorati e multicolori, era sostenuto da archi striati che suggerivano una foresta di palme da dattero. Gli archi poggiavano infine su 1293 colonne, di cui oggi ne rimangono 856.

Un altro dettaglio da ammirare, contraddistinto da un magico splendore, è il portale del Mihrab, un arco a forma di mezzaluna racchiuso da una cornice rettangolare, detta alfiz. Per la decorazione del portale, Al-Hakim chiese all’imperatore di Bisanzio, Nicéforo II Foca, di inviargli un mosaicista capace di imitare i superbi mosaici della Grande Moschea di Damasco, uno dei grandi edifici omayyadi siriani dell’VIII secolo. L’imperatore cristiano inviò al califfo musulmano non solo un mosaicista, ma anche un dono di 1600 kg di tessere d’oro mosaico.

Infine visitate la parte della cattedrale cristiana, frutto di un lavoro che durò quasi 250 anni, un elemento racchiuso nei tanti stili presenti, da quello rinascimentale al barocco. Tra le caratteristiche più tarde troviamo il ricco retablo (pala d’altare) del XVII secolo della Capilla Mayor, realizzato in diaspro e marmo rosso, e gli splendidi stalli del coro in mogano, scolpiti nel XVIII secolo da Pedro Duque Cornejo.

Mezquita Catedral Cordoba

Fonte: iStock

Vista dall’alto della Mezquita-Catedral di Córdoba

Come visitare la Mezquita-Catedral

La Mezquita-Catedral, il monumento più amato della Spagna, può essere visitata tutto l’anno acquistando un biglietto di 13 euro per gli adulti, 10 euro per gli over 65 e 7 euro per i bambini tra i 10 e i 14 anni (i minori di 10 anni entrano gratuitamente). I biglietti possono essere acquistati anche in loco, ma noi consigliamo di prenderli online per evitare file e avere la certezza di riuscire a entrare.

Il monumento è aperto dalle 10:00 alle 18:00, mentre la torre campanaria, per la quale è necessario acquistare un biglietto a parte del costo di 3 euro, ha orari ben precisi che consigliamo di controllare sul sito ufficiale. Per chi desidera un’esperienza particolare, può visitare la Mezquita-Catedral di sera acquistando un biglietto di 20 euro dove scoprirete la sua storia assistendo anche a uno spettacolo di luci e suoni della durata di un’ora.

Per arrivare alla Mezquita-Catedral vi basterà salire sul bus 3 e 12 con fermata a “Puerta del Puente”.

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Cosa vedere e cosa fare a Santa Cruz de Tenerife, tra divertimento, cultura e spiagge

Vivace, cosmopolita e dinamica, Santa Cruz de Tenerife è un’imperdibile capitale costiera, rinomata per il suo importante porto, uno dei principali dell’Oceano Atlantico e vanta ben 58 chilometri di costa con alcune tra le spiagge più incantevoli dell’isola.

E non soltanto: è ricca di monumenti, musei e molteplici luoghi d’interesse ed è nota anche per il patrimonio architettonico modernista, visibile lungo i viali che impreziosiscono la zona portuale.

Insomma, rappresenta un perfetto equilibrio tra tradizione e modernità, ed è una meta imprescindibile per chi visita Tenerife. Scopriamo, allora, cosa fare e cosa vedere per una vacanza che non si dimentica.

Cosa vedere a Santa Cruz de Tenerife

Una visita a Santa Cruz de Tenerife può iniziare dal centro storico, dove scoprire monumenti che raccontano storie antiche, lasciarsi sorprendere da scorci incantevoli e gustare i piatti tipici della cucina locale presso i ristoranti Guida Michelin, veri capolavori dai sapori autentici.
Tra le tappe da mettere in lista spiccano Plaza de Pedro Schwartz e Plaza de la Paz, perfette per sentirsi accolti e parte integrante della vivacità del luogo. La Iglesia de la Concepción, invece, vi regalerà un viaggio nel passato, mentre il Museo de Bellas Artes vi conquisterà con il lato più contemporaneo e creativo di Santa Cruz, in quattordici sale di un edificio classicista del 1929.

Spostandovi sul lungomare, verrete conquistati dall’originalissimo Auditorium, completato nel 2003 su progetto dell’archistar Santiago Calatrava: tra il porto e il parco marino, vanta la sala principale che può ospitare fino a 1616 persone, e la sala della musica da camera che arriva a 422. Sede dell’Orquestra Sinfónica de Tenerife, dispone di due terrazze che guardano il mare e si apre verso la città e verso l’Oceano come una gigantesca opera d’arte nata per stupire.

Non lontano, ecco il Castillo di San Juan Bautista (o Castello Nero), risalente al 1644, caratterizzato da una torre circolare in pietra basaltica e pareti con feritoie. Accessibile da un piccolo fossato, ha mura spesse 2 metri e mezzo, è alto 8 metri e ha un diametro di 30 metri.

Per gli amanti del verde, fa bella mostra di sé il parco urbano Parque Garcia Sanabria, realizzato nel 1926: dimora di piante esotiche, palme e grandi alberi,  si sviluppa su una superficie di 67mila metri quadri, adornata da piacevoli sentieri, statue, fontane, alberi da frutto e siepi. Si tratta di una vera e propria oasi nel cuore della città, dove non lasciarsi sfuggire la vista di 13 sculture contemporanee (esposte al primo Salone Internazionale di Scultura negli Anni Settanta) e il grazioso orologio di fiori proveniente dalla Svizzera e donato all’isola dal Consolato di Danimarca.

Cosa fare a Santa Cruz de Tenerife

Siamo alle Canarie, laddove il clima è mite tutto l’anno con temperature gradevoli che, durante i mesi più freddi, si attestano tra i 16 e i 24 gradi: perché non approfittarne per godersi la vita da spiaggia tra relax, tuffi e bagni di sole? Santa Cruz, come accennato, custodisce alcune tra le spiagge più apprezzate dell’isola come, ad esempio, Las Teresitas, un trionfo di palme nel vicino villaggio di San Andrés, con un tratto di mare calmo e tutti i comfort e servizi, anche per i più piccoli.

Ancora, il Parco Marittimo César Manrique (complesso di piscine con cascate artificiali e viste da cartolina) è ideale per dedicarsi alle più varie attività acquatiche: snorkeling, vela, paddle-surf, immersioni e surf.

Ma Santa Cruz de Tenerife non offre solo mare e paradisiache spiagge dorate: concedetevi una passeggiata lungo le vie dello shopping e fermatevi al Mercato di Nuestra Señora de África, aperto al mattino, il non plus ultra per fare scorta di cibi freschi, vini, formaggi e delizie a non finire.

E poi da segnare in agenda una sosta al Tenerife Espacio de las Artes (TEA), spazio culturale che promuove i giovani talenti dell’isola e racchiude la Biblioteca Alejandro Cioranescu, il Centro per la Fotografia e il museo contemporaneo Oscar Dominguez.

Infine, soprattutto se viaggiate con bambini, esplorate l’Orto Botanico di Palmetum, 12 ettari di rara bellezza custode di oltre 2000 specie provenienti da climi tropicali e sub-tropicali e della migliore e più grande collezione di palme d’Europa con più di 500 esemplari. L’Orto Botanico è altresì un importante punto per il birdwatching.

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Il Yonghe Gong di Pechino: le informazioni per visitare il Tempio dei Lama

Quante cose ci sono da vedere a Pechino? La capitale cinese è una città che sorprende sempre, sia chi è in cerca di modernità che di storia. Sono molti, infatti, i monumenti da ammirare a Pechino e alcuni di essi sono diventati dei veri e propri simboli della città e testimoni della sua bellezza.

Il luogo conosciuto come Yonghe Gong – ovvero il Tempio dei Lama – fa parte di questa lista. Stai pensando di inserirlo tra le cose da vedere in Cina? Dovresti. Ecco qualche consiglio e informazione su come organizzare la tua visita al Tempio dei Lama di Pechino.

Dove si trova il Tempio dei Lama

Il Tempio dei Lama è situato nel distretto di Dongcheng, nella parte nord-orientale del centro di Pechino, Cina. L’indirizzo preciso è No. 12 Yonghegong Street, Dongcheng District. La stazione della metropolitana più vicina è Yonghegong Lama Temple (linee 2 e 5), che consente un accesso facile e diretto al sito.

Il modo migliore per arrivare al Tempio dei Lama, infatti, è proprio grazie a questo mezzo pubblico. Il costo del biglietto è di circa 0,40€. In alternativa, puoi arrivare in taxi: ricordati di portare sempre con te qualcosa su cui indicare, in caratteri cinesi, l’indirizzo del tuo alloggio e quello della tua destinazione.

All’interno dell’area dello Yonghe Gong si cammina molto: indossa scarpe comode e abbigliamento adatto alla stagione del tuo viaggio a Pechino. Il Tempio dei Lama è contornato da molta natura e non mancano i luoghi dove potersi sedere per riposare un po’.

Come organizzare la visita al Tempio dei Lama di Pechino

Fonte: iStock

La porta del Tempio dei Lama di Pechino

Storia del Tempio dei Lama

Il Tempio dei Lama è decisamente nella lista delle meraviglie di Pechino e fu originariamente costruito alla fine del XVII Secolo, durante la dinastia Qing, come residenza imperiale per il quarto figlio dell’imperatore. Il palazzo rifletteva già al tempo il prestigio e la raffinatezza della famiglia imperiale, con un’architettura davvero sontuosa e ricca di dettagli.

Nel 1722, quando il principe Yong salì al trono come imperatore Yongzheng, parte della residenza fu trasformata in un monastero per i monaci buddisti tibetani. Questo gesto non solo consolidava il suo potere, ma promuoveva anche il buddismo tibetano come elemento di coesione tra i diversi gruppi etnici dell’impero Qing.

Dopo la morte di Yongzheng, questo luogo continuò a essere considerato importante, soprattutto dal punto di vista religioso. Il Yonghe Gong, che divenne un centro spirituale e culturale fondamentale. Il tempio ospitava numerosi monaci, principalmente provenienti dal Tibet e dalla Mongolia. Era diventato un vero e proprio ponte tra il governo imperiale e le popolazioni di queste regioni. Il nome “Tempio dei Lama” gli venne attribuito proprio in quel periodo, per identificarlo con maggiore chiarezza rispetto ad altri luoghi religiosi in città.

Ancora oggi, è un luogo importante per molti credenti parte della comunità buddista tibetana.

Acquistare i biglietti del Tempio dei Lama

I biglietti per il Tempio dei Lama possono essere acquistati direttamente presso la biglietteria all’ingresso del tempio o online tramite piattaforme turistiche cinesi. Se hai già un programma folto per il tuo viaggio a Pechino, acquista il biglietto in anticipo: questo ti permetterà di entrare nel giorno da te scelto e non dove cambiare in corsa i tuoi programmi.

Il costo del biglietto è di circa 25 yuan (circa 3-4 euro), ma è sempre consigliabile verificare eventuali aggiornamenti sui prezzi. Il tempio è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 16:30.

Cosa vedere nel Tempio dei Lama di Pechino

Fonte: iStock

Una delle statue del Buddha

Cosa vedere nel Tempio dei Lama

Il complesso del Yonghe Gong – che, ricordiamo, è il nome cinese del Tempio dei Lama – è costituito da cinque principali edifici disposti lungo un asse centrale, circondati da padiglioni minori e alcuni cortili. Le attrazioni da vedere in quell’area sono molte e, ovviamente, sono tutte comprese nel biglietto d’ingresso al tempio. Ecco cosa vedere:

  • Sala degli Imperatori Celesti (Yonghemen Hall): questa sala costituisce l’ingresso principale del tempio, con un grande portale decorato da sculture in legno e dipinti di molti colori. All’interno si trovano statue dei Quattro Re Celesti, figure imponenti che accolgono i visitatori con il loro sguardo vigile.
  • Sala dei Protettori Celesti: Questa sala ospita una statua centrale di Buddha Maitreya seduto, affiancata da statue di altre divinità protettrici. Le pareti sono adornate con bassorilievi e dipinti che narrano storie mitologiche.
  • Sala dell’Armonia Eterna (Yonghedian): È il cuore del complesso, dove si trova una maestosa statua del Buddha Shakyamuni, circondata da offerte di fiori e incenso. Gli intricati dipinti murali rappresentano scene della vita del Buddha, mentre i soffitti sono decorati con motivi tradizionali cinesi e tibetani.
  • Sala della Ruota della Legge (Falundian): Questa sala è dedicata alla recitazione delle scritture buddiste. Al centro si erge una grande ruota della preghiera in bronzo, riccamente incisa con mantra sacri. Qui troverai anche la statua del fondatore della scuola di buddismo tibetano seguita dai monaci di questo tempio. La spiritualità di questo ambiente è molto alta.
  • Padiglione delle Diecimila Gioie (Wanfuge): questo luogo rappresenta il punto culminante della visita. Qui troverai un’altra statua di Buddha, questa volta di misura colossale. È alta 18 metri ed è stata scolpita da un unico tronco di legno di sandalo bianco. La statua è un capolavoro di maestria artigianale ed è di alto valore spirituale e religioso. Il padiglione è decorato con lanterne ed elementi dorati che riflettono la luce, creando un’atmosfera maestosa e sacra.
Come comportarsi nel tempio dei Lama di Pechino

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Fedeli nel Tempio dei Lama

Regole di Comportamento nel Tempio dei Lama

Quando si visita il Tempio dei Lama di Pechino, durante un viaggio in Cina, è importante rispettare alcune regole di comportamento per preservare la sacralità del luogo e onorare le tradizioni locali.

Si consiglia di vestirsi in modo sobrio e appropriato, evitando abiti troppo vistosi o troppo scollati. Come accade, infatti, anche nelle chiese in Italia, viene chiesto ai turisti di portare rispetto alla presenza di credenti che si recano lì non per visita ma per devozione. Non si toccano le statue o gli oggetti sacri, né si entra nelle aree riservate ai monaci. È necessario mantenere il silenzio o parlare a bassa voce per non disturbare le preghiere e le meditazioni in corso.

All’interno del Tempio dei Lama si può mangiare e bere e solo in zone opportunamente indicate e segnalate. Inoltre, alcune aree del tempio vietano le fotografie: i cartelli che indicano questo divieto sono scritti in più lingue quindi non ci si può non accorgere. Prima di entrare in una sala, è buona norma inchinarsi leggermente in segno di rispetto. Infine, i telefoni cellulari vanno spenti o messi in modalità silenziosa.

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Visitare il Palacio de Bellas Artes di Città del Messico: cosa sapere

Se dovessimo eleggere uno dei monumenti must have da visitare durante un viaggio in Messico sarebbe Palacio de Bellas Artes: tra i più iconici di Città del Messico incarna un mix tra arte, cultura e architettura. A due passi dal centro, dovresti visitarlo se stai pianificando la tua prossima vacanza proprio qui.

Perché visitare il Palacio de Bellas Artes?

Se ti stai chiedendo se mettere o no Palacio de Bellas Artes nel tuo itinerario la risposta è sì. Non solo avrai l’opportunità di vedere tutte le opere d’arte al suo interno ma potrai persino rivivere la storia: affreschi e non solo raccontano pagine del passato del Paese. Sei un amante della fotografia? Devi sapere che l’edificio è una vera chicca: la facciata, con le linee pulite e i dettagli ornamentali, è perfetta per scatti da condividere sui social. All’interno, invece, a dominare la scena sono i i giochi di luce e ombra che creano un’atmosfera unica.

Informazioni utili per la visita

Per raggiungerlo non è complicato: l’edificio si trova in pieno centro, a pochi passi dal parco Alameda Central. Proprio per questo i turisti possono raggiungerlo agevolmente con i mezzi pubblici, bus e metro comprese. Normalmente l’accesso al museo è consentito dalle 11 alle 17 ma è sempre meglio verificare sul sito ufficiale le eventuali chiusure o i cambi di programma.

Per vivere al meglio l’esperienza al Palacio de Bellas Artes, consigliamo di dedicare almeno due ore alla visita. Iniziate esplorando la parte esterna, magari al mattino, quando la luce naturale valorizza i dettagli architettonici, Poi proseguite con il museo e lasciatevi affascinare dai murales e dalle opere esposte. Se programmerete la visita in concomitanza con uno spettacolo teatrale o un concerto, la magia di assistere a un evento culturale in un contesto così prestigioso arricchirà ulteriormente il vostro viaggio.

Cosa sapere per visitare Palacio de Bellas Artes

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Palacio de Bellas Artes, una delle tappe più iconiche in un itinerario di Città del Messico

È un capolavoro di architettura

Il Palacio de Bellas Artes viene considerato tra gli esempi di architettura eclettica che hanno dominato il XX secolo. A progettarlo è stato l’architetto Adamo Boari che si è divertito sperimentando e mixando stile neoclassico, Art Nouveau e Art Déco. A dominare la scena ci pensa la cupola: decorata con toni di arancione e oro non solo spicca nello skyline ma lascia tutti a bocca aperta, soprattutto all’ora del tramonto.

Un museo e teatro di fama mondiale

Il Palacio de Bellas Artes è molto più di un edificio solo bello da vedere. All’interno ospita spazi dedicati sia alle arti visive che a quelle di performance. Rinomato per le sue collezioni permanenti e per le mostre temporanee che spaziano dall’arte messicana al modernismo internazionale, conta tra i tesori più preziosi i murales di celebri artisti come Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco, che raccontano la storia e le lotte sociali del Messico. Sul fronte delle arti performative, il palazzo è celebre per il suo teatro, che ospita spettacoli di opera, danza e musica classica. L’acustica perfetta e il sipario di vetro Tiffany, decorato con un paesaggio vulcanico, rendono ogni evento un’esperienza indimenticabile. Insomma, se stai pianificando una vacanza alla scoperta di Città del Messico inserisci questa tappa nel tuo itinerario delle cose da vedere assolutamente.

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Egitto, scoperta in un’antica tomba la statua del vero volto di Cleopatra

Cleopatra è una di quelle figure che, con il suo fascino e mistero, è entrata a far parte del nostro immaginario collettivo e della cultura popolare. L’abbiamo vista interpretata dalle migliori attrici, come Elizabeth Taylor, ed è stata raccontata negli anni da artisti e stilisti di ogni livello, basti pensare alla sfilata di Chanel nel 2018 al Metropolitan Museum di New York. Ma qual è il suo vero volto? Forse, grazie al recente lavoro di un’archeologa, l’abbiamo finalmente scoperto.

Sono quasi 20 anni che Kathleen Martinez lavora senza sosta per cercare la tomba della regina d’Egitto che, si presume, si trovi alla fine di un tunnel segreto situato sotto le rovine del tempio egizio di Taposiris Magna. Seppur l’ultima scoperta non riguardi la tomba, rappresenta un avvenimento sensazionale che potrebbe avvicinarci alla sua posizione: durante gli scavi, infatti, è stata rinvenuta la statua di una donna con una corona reale, insieme ad altri preziosi reperti.

Una scoperta sensazionale: la statua e gli altri reperti

La missione archeologica è stata portata avanti dal team dell’Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña, capitanato da Kathleen Martinez, in un antico tempio a ovest della capitale tolemaica, in Egitto. Quello che hanno trovato è una statua di marmo bianco, di cui rimane solo la testa, raffigurante una donna con labbra carnose e capelli intrecciati intorno alla testa. Secondo Martinez, la statua mostrerebbe il vero volto di Cleopatra VII, la sovrana che regnò dal 51 al 30 a.C.

Un’ipotesi, però, non totalmente condivisa da altri esperti, i quali sottolineano le differenze tra i tratti del viso mostrati sulla statua di marmo e le rappresentazioni ampiamente conosciute dell’ex regina. Alcuni di loro, quindi, credono che la statua raffiguri invece un’altra principessa della dinastia tolemaica. Tuttavia, ad alimentare la teoria dell’archeologa ci sono gli altri reperti trovati.

Tra questi ci sono lampade a olio, contenitori di calcare, statue di bronzo e ceramiche rituali, ma soprattutto 337 monete, molte delle quali riportano l’effige della famosa regina, oltre che una statua a mezza figura di un re che indossa il copricapo Nemes dei faraoni e un amuleto a forma di scarabeo con l’iscrizione “La giustizia di Ra è sorta”.

Dov’è stata fatta la scoperta

La statua di quello che potrebbe essere il vero volto di Cleopatra è stata trovata, insieme ad altri reperti, sotto il Tempio di Taposiris Magna, vicino ad Alessandria d’Egitto, sotto il muro sud del suo perimetro esterno. Gli archeologi pensano che questo sia il luogo in cui riposa Cleopatra che, secondo gli esperti, è stata probabilmente sepolta insieme all’amante Marco Antonio. Il Tempio di Taposiris Magna, il cui nome significa “grande tomba di Osiride”, rappresenta un luogo importantissimo nelle ricerche legate alla regina d’Egitto.

Qui, infatti, sempre grazie agli scavi portati avanti dall’archeologa Kathleen Martinez dell’Università di Santo Domingo, è stata trovata una galleria lunga 1.300 metri, situata a 13 metri di profondità. Il tunnel, considerato “un prodigio della tecnica ingegneristica antica”, potrebbe essere il luogo in cui si trova la tomba di Cleopatra, una teoria oggi avvalorata dall’ultima scoperta relativa alla statua.

Cleopatra, l’ultima della dinastia tolemaica a governare l’Egitto, fu incoronata a soli 18 anni e la sua fama è arrivata intatta fino a noi grazie alla sua bellezza e intelligenza, oltre che per la struggente storia d’amore con Marco Antonio. Che si tratti o no del viso della sovrana, non vediamo l’ora di saperne di più per approfondire la sua enigmatica figura storica.

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Scoperti due cerchi di pietra a Dartmoor (e i misteri si infittiscono)

Dartmoor è un affascinante altopiano (e un parco nazionale) situato nella contea inglese del Devon che, grazie alla sua vegetazione rada e paludosa, è considerato una delle zone più selvagge del Paese. Un’area che per tantissimi anni è stata praticamente abbandonata, al punto che la vegetazione è arrivata a coprire circa 80 cerchi e file di pietre molto simili a quelli di Stonehenge (180 km a est), scoperti poi nel 2007 per puro caso.

Secondo gli studiosi, questi stessi cromlech potrebbero essere opera del “popolo” che costruì quelli di Stonehenge, ma recentemente sono stati riportati alla luce due ulteriori cerchi di pietre neolitiche che, a loro volta, hanno portato alla ribalta un’altra teoria già precedentemente indagata: pare che nel cuore di questo selvaggio altopiano in passato ci fosse un “arco sacro” di monumenti.

La nuova scoperta avvenuta a Dartmoor

Come riporta The Guardian, la scoperta dei due cerchi di pietra è il risultato del lavoro di una vita di Alan Endacott, lo stesso archeologo che, nel 2007, riportò alla luce l’anello di pietre più alto nel sud dell’Inghilterra, il Sittaford Stone Circle, scoperta che già all’epoca rafforzò la teoria della passata esistenza di un arco sacro.

Nel corso del tempo l’archeologo ha continuato con passione e dedizione il suo lavoro, tanto da essere stato ricompensato con questi due recenti ritrovamenti.

Uno dei cerchi da poco rinvenuto sembra avere caratteristiche simili a Stonehenge, mentre il secondo si trova leggermente all’esterno dell’arco e potrebbe essere servito come passaggio dai pellegrini in viaggio in questa zona.

Endacott ha chiamato uno dei monumenti “Il ​​Circolo di Metheral”, per omaggiare la collina sotto cui si trova. Esso è composto da 20 pietre, in gran parte cadute, e misura circa 40 x 33 metri. Il secondo cerchio, invece, si trova leggermente più a nord e, secondo lo studioso, è proprio l’arco sacro.

L’archeologo, aiutato da un gruppo di volontari, ha anche individuato alcuni segni di una sponda esterna che circonda il cerchio di forma simile alle Stripple Stones sul Bodmin Moor, in Cornovaglia, all’Anello di Brodgar nelle Orcadi e persino alla fase precedente di Stonehenge.

È stato trovato anche un dolmen crollato, che Endacott ha denominato “Il Fratello Dolmen Caduto” in omaggio alle persone delle comunità di Dartmoor che morirono nelle guerre mondiali.

Altopiano di Dartmoor

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Una parte dell’altopiano Dartmoor

La teoria dell’arco sacro

Sul quotidiano britannico si può leggere che, secondo Endacott, qui probabilmente sorgeva un arco sacro di monumenti destinato a circondare le alture al centro della brughiera. Il motivo, stando al suo pensiero, è che in passato Dartmoor poteva vantare una maggiore copertura forestale, quindi forse questi monumenti fungevano da segni per riconoscere il terreno più elevato, che a sua volta doveva essere racchiuso in un cerchio per ragioni che non sono ancora note.

L’archeologo ha infatti dichiarato: “Questi scavi hanno superato le mie aspettative e hanno portato alla luce nuove prove che aiuteranno la nostra comprensione, ma inevitabilmente hanno anche sollevato ulteriori domande sul perché siano stati costruiti. Ci sono sicuramente altri siti che voglio approfondire. Non ci fermeremo tanto presto”.

Le prove raccolte fino a questo momento suggeriscono che le pietre fossero originariamente in posizione verticale, sebbene ciò non sia stato dimostrato in modo definitivo. A rimanere ancora sconosciuti sono il metodo con cui tutto questo è stato ottenuto e la data di costruzione dei cerchi di pietre, anche se si suppone che cada intorno alla metà del III millennio a.C.

Quel che possiamo affermare con certezza, è che questo luogo è un potenziale tesoro di informazioni (e che nasconde ancora tantissimi gioielli da scoprire) riguardanti le origini, i significati, l’uso e l’abbandono dei cerchi di pietre, non solo a Dartmoor ma in tutto il Regno Unito.

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Queen’s Staircase, la scalinata in onore della Regina Vittoria a Nassau

Situata nel cuore di Nassau, la capitale delle Bahamas, la Queen’s Staircase è una delle attrazioni più iconiche dell’isola di New Providence. Vero e proprio monumento alla resilienza e alla speranza, con i suoi 65 gradini scolpiti a mano nella roccia calcarea, rappresenta un capitolo fondamentale nella storia delle Bahamas e della lotta per la libertà, diventata nel tempo un simbolo di emancipazione per la popolazione dell’arcipelago. Dedicata alla Regina Vittoria, la Queen’s Staircase è una meta turistica imperdibile, in particolare per gli amanti della storia e della natura, essendo circondata dalla lussureggiante vegetazione tropicale.

Una simbolo di resilienza e speranza

Costruita alla fine XVIII secolo da schiavi africani con strumenti rudimentali e una straordinaria abilità manuale, la scalinata, composta originariamente da 66 gradini, fu progettata per fornire un accesso rapido tra il centro città e il Forte Fincastle, un’imponente fortificazione militare che domina Nassau. Completata nel 1794, dopo ben 16 anni di lavori, nel 1834 fu dedicata alla Regina Vittoria in omaggio al suo ruolo cruciale nell’abolizione della schiavitù nell’Impero Britannico e non solo

Il suo regno rappresentò infatti un periodo di cambiamenti significativi per i diritti umani e la regina divenne un simbolo di speranza contro l’oppressione. Un legame che conferisce alla scalinata un valore simbolico oltre che storico, rendendola un luogo di riflessione e tributo alla resilienza e alla giustizia.

La costruzione della Queen’s Staircase

Ogni gradino della Queen’s Staircase racconta una storia di sacrificio e determinazione, poiché fu realizzata da schiavi liberati che, nonostante la dura condizione di oppressione, contribuirono a creare un’opera di incredibile valore storico e culturale. Ma ha anche rappresentato un atto di resistenza e speranza per una comunità che stava lottando per la propria dignità e per un futuro migliore.

L’architettura semplice ma imponente della Queen’s Staircase ne fa un capolavoro di funzionalità e bellezza, perfetto esempio di come la storia e la natura si intrecciano in un unico, suggestivo percorso. I gradini seguono una pendenza naturale del terreno, allo stesso tempo regolare e armoniosa, che si snoda attraverso la lussureggiante vegetazione tropicale.

Un percorso nella natura tropicale

Lungo il percorso, i visitatori possono ammirare le pareti che fiancheggiano la scalinata, creando un effetto scenografico che aggiunge ulteriore fascino al luogo. La natura lussureggiante e le rocce scolpite dal vento e dalle intemperie, hanno acquisito una forma affascinante e irregolare, creando un’atmosfera magica e suggestiva, che cattura l’immaginazione.

Un vero e proprio tunnel naturale di rocce coralline avvolge la scalinata, formando un passaggio fresco e ombroso che offre una pausa ristoratrice dal caldo tropicale. La luce che filtra attraverso le fronde degli alberi e le pareti rocciose genera giochi di ombre e luci che accrescono la suggestione del sito.

Questo angolo selvaggio di Nassau, che può sembrare quasi mistico, è anche un omaggio alla forza della natura, che protegge e avvolge questo simbolo di speranza e libertà. Qui i visitatori sono attratti non solo dalla bellezza delle rocce e della vegetazione, ma anche dal senso di serenità che si respira lungo il cammino in una perfetta fusione di storia e natura.

Il collegamento con il Forte Fincastle

Il collegamento tra la Queen’s Staircase e il Forte Fincastle rappresenta un itinerario storico che unisce due simboli fondamentali di Nassau. La scalinata, costruita per facilitare l’accesso al forte, era strategicamente importante, permettendo alle truppe britanniche di spostarsi rapidamente dalla città al punto di difesa in caso di attacco.

Il Forte Fincastle, costruito nel 1793 e progettato per proteggere Nassau dalle incursioni navali, è una struttura di notevole valore storico e architettonico, con la sua caratteristica forma a nave. La scalinata, che si erge maestosa lungo la collina, offre pertanto anche una connessione diretta con il passato coloniale delle Bahamas. Questo percorso tra i due monumenti è un viaggio nel tempo, che consente di esplorare il patrimonio militare e sociale dell’isola, e di comprendere il legame tra le difese della città e le lotte per la libertà e la dignità dei suoi abitanti.

Leggende e misteri della Queen’s Staircase

Leggende e storie locali aleggiano sulla Queen’s Staircase, contribuendo ad aumentarne il fascino. Una delle storie più diffuse è quella secondo cui i 66 gradini simboleggino gli anni di regno della Regina Vittoria, sebbene la scalinata ne conti attualmente solo 65. Un errore che potrebbe sembrare insignificante, ma che ha alimentato numerose teorie e curiosità legate al sito. Un’altra leggenda parla invece di apparizioni spettrali.

Si dice che gli spiriti degli schiavi che hanno costruito la scalinata, in segno di gratitudine o di eterni rimpianti, si manifestino nei pressi del sito, provocando strani rumori o apparizioni di luce nelle notti più buie. E non manca chi ritiene che la vegetazione che circonda la scalinata sia “magica”, in grado di curare le malattie o di portare fortuna a chi la visita con rispetto. Tramandati di generazione in generazione, questi racconti non fanno che aggiungere un tocco di mistero a un luogo già di per sé straordinario.

Come raggiungere la Queen’s Staircase

La Queen’s Staircase si trova a pochi passi dal centro di Nassau e si può quindi raggiungere facilmente a piedi, seguendo le indicazioni. Per chi arriva con una crociera, il sito è a pochi minuti a dal porto ed è quindi una meta ideale per una visita durante una sosta. In alternativa, i mezzi pubblici, taxi e navette locali offrono comodi collegamenti con la zona.

Orari migliori e consigli per la visita

La Queen’s Staircase è aperta tutti i giorni, generalmente dalle prime luci del mattino fino al tramonto. L’ingresso è gratuito, ma è possibile fare una donazione per sostenere la manutenzione del sito. Durante i periodi di alta stagione turistica, la scalinata può essere affollata nelle ore di punta o durante le soste delle navi da crociera, quindi è meglio programmare la visita al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando anche la temperatura è più piacevole.

È inoltre consigliabile indossare scarpe da ginnastica o sandali con supporto, in quanto i gradini possono essere irregolari o scivolosi in caso di pioggia e umidità. La visita può essere combinata facilmente con un tour del vicino Forte Fincastle, per un’esperienza completa di esplorazione storica di Nassau.

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Inaugurata la passerella per visitare la Fontana di Trevi

I turisti stranieri (e non solo) che pianificano un viaggio a Roma arrivano con una lista ben precisa di cose da fare. Una di queste è sempre stato il lancio della moneta nell’iconica Fontana di Trevi, una delle attrazioni più amate della Capitale. Chi sta organizzando il suo itinerario in questo periodo e prevede di proseguire con questa tradizione dalle origini antichissime, tuttavia, dovrà rivedere i suoi piani.

Di cambiamenti, negli ultimi mesi, la Fontana di Trevi ne ha visti davvero tanti: dall’introduzione del numero chiuso e del biglietto d’ingresso per i non residenti al restauro stesso del monumento a un mese dall’inizio del Giubileo 2025. Dopo l’installazione della vasca temporanea, posta davanti alla recinzione, ora arriva anche la passerella temporanea che permette ai visitatori di ammirare il celebre monumento da vicino anche durante i lavori di manutenzione straordinaria.

L’inaugurazione della passerella alla Fontana di Trevi

In vista del Giubileo 2025, l’anno santo del cattolicesimo convocato periodicamente dal Papa, la Capitale prevede l’arrivo di milioni e milioni di visitatori che, durante il loro soggiorno in città, si aspettano sicuramente di poter ammirare dal vivo i monumenti più iconici come la Fontana di Trevi. Per risolvere il problema dell’attuale restauro e permettere ai turisti di visitare la fontana, è stata montata una passerella, un percorso sopraelevato inaugurato dallo stesso sindaco Roberto Gualtieri.

L’obiettivo della passerella è permettere ai turisti di ammirare da vicino le statue della fontana senza essere penalizzati dai lavori, che proseguiranno fino a dicembre. L’accesso è gratuito, ma contingentato: alla struttura potranno accedere fino a 130 persone per volta, dalle 9:00 alle 21:00, con orario posticipato dalle 11:00 per i soli lunedì e venerdì.

Sia la vasca che la passerella sono state prese di mira dalle critiche locali e internazionali: da una parte ci sono i commercianti presenti sulla Piazza di Trevi, contrari alla passerella perché rovinerebbe i marmi e i travertini su cui è poggiata, dall’altra la stampa internazionale come il New York Post, che invece ha scritto: “La fontana di Trevi di Roma è stata sostituita da un’orrenda piscina comunale. E l’amministrazione intende far pagare l’ingresso”.

Vasca passerella Fontana Trevi

Fonte: IPA Agency

Vasca e passerella alla Fontana di Trevi

Gestione degli accessi e rischio multe

Considerato l’alto numero di visitatori che arriva ogni anno a Roma e l’importanza del monumento stesso, insieme alla vasca per le monete e alla passerella sono arrivate anche delle regole da seguire. Il Comune ha vietato il lancio delle monetine dalla passerella per evitare di danneggiare la fontana, oltre che il consumo di pasti durante la visita. Chi trasgredisce queste disposizioni rischia una sanzione (una multa di 50 euro) da parte delle autorità presenti in loco per garantire la sicurezza della situazione e il flusso dei visitatori.

La passerella, che sarà smontata prima dell’inizio del Giubileo, la cui data ufficiale è il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa a San Pietro, seppur criticata dalla stampa, ha trovato l’appoggio dei turisti. C’è chi è molto felice di poter ammirare da vicino i marmi e chi, invece, si emoziona al pensiero di far parte dei primi visitatori a poter camminare sulla passerella e guardare la fontana a distanza ravvicinata.

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Cosa vedere a Lione, la città francese tra i due fiumi

Elegante e romantica, ricca di scorci suggestivi e monumenti che ne raccontano la storia millenaria, Lione è la meta ideale per una breve vacanza o un fine settimana non distante dal confine italiano, complice anche la sua tranquillità. Infatti, rispetto a tante località che sono soggette all’overtourism, Lione è molto meno affollata, nonostante sia la città più grande della Francia, dopo Parigi e Marsiglia.

Andiamo alla scoperta di tutte le meraviglie da non perdere in un viaggio in questa città incantevole costruita sulla confluenza del Rodano e della Saona. Scopriremo così il suo caratteristico centro storico, la collina Croix-Rousse, e la collina Fourvière, le tre aree in cui può essere suddivisa la città. Non mancano, poi, le specialità enogastronomiche offerte dalle trattorie site tra le viuzze che si snodano tra i palazzi antichi e moderni.

Il centro storico di Lione, la “Città Vecchia”

È proprio il centro storico il luogo perfetto da cui iniziare la propria visita a Lione: la sua “Città Vecchia“, recuperata con cura ed oggi tutelata dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, è tutta un susseguirsi di vicoli e di piazzette, di chiese e di palazzi storici. Ed è casa di ristorantini tipici che invitano a sedersi ai loro tavolini in ferro battuto. Ecco cosa vedere nel centro storico di Lione.

Place des Terreaux

Partiamo dalla penisola di La Presqu’ile, quel lembo di terra centrale che spicca tra i due fiumi di Lione, il Rodano e la Saona, che è il cuore pulsante della città.

Qui, l’ideale è passeggiare senza meta alla scoperta degli angoli più suggestivi della zona, ma c’è un luogo che è davvero imperdibile: è la Place des Terreaux, il cui nome deriva dal fatto che anticamente fosse parte del fiume, ma che venne riempita di terra per trasformarla in quella che oggi è la piazza più importante del centro cittadino.

Sulla Place des Terreaux si affacciano il Municipio (Hotel de Ville) e il Museo delle Belle Arti, e sorge la splendida fontana di Bartholdi, lo scultore della Statua della Libertà. Sembra che questa fontana fosse destinata alla città di Bordeaux, ma che non potendosela permettere venne terminata da Lione, dove si trova tutt’oggi.

Vale la pena, infine, una visita al Museo delle Belle Arti per la sua eccezionale collezione di monete (sono circa 50.000) e le opere d’arte dei più grandi esponenti europei, tra cui gli italiani Perugino, Tintoretto e Veronese.

Places de Terreaux, piazza principale di Lione

Fonte: iStock

Places de Terreaux, Lione

Quai St-Vincent e Quai de la Pecherie

Esplorando La Presqu’ile, non può mancare una passeggiata lungo il Quai St-Vincent, da cui ammirare i tipici palazzi variopinti sulla sponda del fiume Saona, per giungere fino al Quai de la Pecherie, che nel weekend vede riempirsi di vecchi librai. Lì si trova anche un palazzo la cui facciata è totalmente affrescata con libri e citazioni che ricordano gli scrittori di Lione, tra cui Rabelais, Stendhal ed Antoine de Saint-Exupery, il celebre autore de “Il Piccolo Principe“.

Il Muro dei Lionesi

Lione è ricca di splendidi murales e lo dimostra anche la facciata di uno stabile situato nella Presqu’Ile, e più precisamente in Rue de la Martinière. L’enorme dipinto murale, chiamato “Muro dei Lionesi”, che si apre alla vista rappresenta i personaggi tipici della città, alcuni dei quali famosi in tutto il mondo. Alcuni esempi? Potrete vedere l’Imperatore Claudio, Joseph-Marie Jacquard e i fratelli Lumière.

Muro dei Lionesi, un palazzo di Lione

Fonte: iStock

Muro dei Lionesi, Lione

Place Bellecour

Un altro luogo simbolo della Città Vecchia di Lione è Place Bellecour, raggiungibile con una breve camminata da Place Terreaux. È enorme (310×200 metri), tanto da detenere il titolo di piazza pedonale più grande della Francia e d’Europa.

In questa piazza, in cui avvengono tutti gli avvenimenti più importanti della città e in cui si incontrano molte attività, negozi e locali, si trovano più statue: quella equestre di Luigi XIV, quella del “Guardiano di pietra” e quella dedicata ad Antoine de Saint-Exupery.

La grandissima Piazza Bellecour di Lione

Fonte: iStock

Piazza Bellecour, Lione

I Traboules di Lione

Al di là delle sue grandi architetture, religiose e non, Lione è una città da scoprire piano piano. I suoi traboules, ad esempio, ne costituiscono la vera anima: sono i tipici passaggi coperti costruiti tra i palazzi, che permettono di attraversare gli edifici senza dovervi girare attorno. Sono particolari opere architettoniche che hanno avuto origine nel progetto dell’architetto Philibert Delorme, che costruì un passaggio che riuniva due palazzi in Rue Juiverie, nel 1800.

Ancora oggi la città custodisce diversi Traboules, ma non tutti sono visitabili. Dove poterli attraversare? Ad esempio da rue St Jean 54 verso rue du Boeuf 27 si trova il traboule più lungo di Lione, mentre da rue St Jean 27 verso rue des Trois Maries 6 se ne trova un altro accessibile. La regola è sempre quella di rispettare coloro che vivono nei palazzi restando in silenzio durante la traversata.

Tipico Traboule di Lione, che attraversa i palazzi

Fonte: iStock

Tipico Traboule di Lione

La Cattedrale di Saint Jean

Dopo una passeggiata nella parte della Città Vecchia che sorge sulla penisola di Lione, il consiglio è di raggiungere la Cattedrale di Saint Jean, dedicata a Santo Stefano e San Giovanni Battista. Costruita a partire dal 1100, con lavori che durarono ben 300 anni, è uno tra i migliori esempi in Europa di transizione dal romanico al gotico.

Per costruire questa chiesa larga 80 metri, furono sottratte le pietre usate per i monumenti romanici della città: oggi, una visita qua è d’obbligo. Anche al suo interno, dove è custodito uno degli orologi astronomici più antichi del continente. Passate qui alle 12.00, alle 14.00, alle 15.00 o alle 16.00, quando l’orologio si attiva e va in scena un vero e proprio spettacolo della meccanica.

Cattedrale di Saint Jean, Lione

Fonte: 123RF

Cattedrale di Saint Jean, Lione

La collina di Fourvière

Un’altra splendida area della città di Lione è senza dubbio la collina di Fourvière, raggiungibile a piedi o con una colorata funicolare che parte dalla Cattedrale. Dall’alto di questo colle, che tocca i 254 sul livello del mare, si gode di una vista spettacolare sull’intera città e anche oltre, vino ad avvistare, nelle giornate più terse, anche le Alpi con il Monte Bianco.

Quella di Fourvière viene chiamata la “collina che prega” per via dell’alta concentrazione di chiese, conventi e luoghi religiosi che qui sorgono.

Basilica di Fourvière

Sulla collina di Fourvière merita sicuramente una visita la splendida Basilica di Fourvière, il luogo sacro più importante della città. Costruita nel 1870, la sua strana forma ricorda quasi un elefante rovesciato e al suo interno custodisce una navata in mosaico che racconta la vita della Vergine Maria. A colpire è la mescolanza di stili utilizzati: all’esterno si possono vedere le influenze gotiche, classiche, bizantine che si uniscono armoniosamente.

Basilica di Fourvière, Lione

Fonte: iStock

Basilica di Fourvière, Lione

La zona archeologica romana e il Museo della Civiltà Gallo-Romana

Sulla collina di Fourvière si incontrano diverse testimonianze della storia antica di Lione e della Gallia, legata alla colonia romana Lugdunum, che qui prosperò diventando la più grande città dell’Ovest d’Europa, nonché zecca imperiale di Roma, e che diede i natali a due imperatori romani: Claudio e Caracalla. Tutt’oggi si possono ammirare il Teatro Antico, tra i più grandi di Francia, e l’Odeon.

A colpire è anche il Museo della Civiltà Gallo-Romana, sia per le opere conservate che ripercorrono la storia di Lione, sia per l’architettura stessa di questo luogo, ideato dall’architetto Zehrfuss. La struttura museale è completamente integrata nella collina su cui sorge il Teatro Antico, e presenta grandi aperture finestrate che regalano scorci di incredibile bellezza sui resti romani e sul paesaggio circostante.

La collina della Croix-Rousse

Diversamente da Fourvière, la collina della Croix-Rousse (Croce Rossa) viene chiamata la “collina che lavora”. Qui infatti si concentravano le produzioni di seta e le botteghe artigiane. Se vi va di camminare, consigliamo di salire lungo la Montèè della Grande Cote, la strada che un tempo era abitata dai Canuts, (operai della seta). Tra scivoli e scalini, si raggiunge uno dei punti panoramici su Lione più belli e mozzafiato.

Palazzo dei Voraces

Deviando per pochi metri dalla strada Montèè della Grande Cote che risale la collina, si raggiunge uno dei palazzi storici e simbolo delle organizzazioni operaie dei lavoratori della seta in città: la Cour des Voraces (Palazzo dei Voraci), famosa per la sua grande scalinata di sei piani e per essere un imponente traboule, con uscite su varie vie laterali.

Anfiteatro delle Tre Gallie

Uno dei primi anfiteatri costruiti al mondo è proprio quello che sorge sulla collina della Croix-Rousse: l’Anfiteatro delle Tre Gallie. Risale al 19 a.C. ed oggi ne restano soltanto alcuni elementi, ovvero una parte dell’arena, le fondamenta e certi tratti di muro.

Enogastronomia nei Bouchons

È proprio così che Lione va vissuta: camminando senza una precisa destinazione, pronti a lasciarsi stupire dai suoi monumenti, dalle sue vie, dal suo spirito. E come le chiese e le testimonianze storiche, anche le tradizioni culturali ne raccontano la personalità. Un viaggio alla scoperta di Lione, infatti, non può prescindere dal tuffarsi nel suo ricco patrimonio enogastronomico.

Nella Città Vecchia, e non solo, ci si può fermare in uno dei tanti ristorantini e trattorie che offrono i piatti della tradizione lionese. Si chiamano “Bouchon lyonnais” e sono caratterizzati da un’atmosfera accogliente e conviviale (sono riconoscibili da un’apposita insegna all’entrata del locale). Lione vanta infatti la migliore cucina francese, e provarla nei luoghi in cui è nata e si è radicata non ha prezzo.

Bouchon, tipico ristorante e trattoria di Lione

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Un Bouchon, tipico ristorante e trattoria di Lione
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A Roma nasce un nuovo itinerario turistico a suon di musica

Quasi 3000 anni di storia e Roma non perde mai il suo fascino. È una delle città più visitate in Italia e nel mondo e non è difficile capirne le ragioni. Sono pochi i luoghi che possono vantare così tanti monumenti antichi, meraviglie architettoniche e splendide opere d’arte. Quasi 3000 anni significa che ognuna di queste attrazioni ha qualcosa da raccontare ed è proprio il motto “Ogni luogo racconta una storia” che inaugura l’inizio di un nuovo itinerario turistico a suon di musica che permette di scoprire la Capitale in un modo totalmente nuovo.

Il progetto, chiamato Monumenti Sonori, racchiude una serie di percorsi acustici dove la musica si intreccia con l’identità storica ed estetica di alcuni tra i luoghi più iconici della città. I percorsi sono in totale 6 e sono stati pensati per dare voce ai testimoni silenziosi sparsi in diverse location romane e che, per secoli, sono stati custodi di memorie, vite passate e presenti. Si tratta di una forma di narrazione unica che coinvolge più sensi e, attraverso la musica, si integra alla perfezione alle forme architettoniche e paesaggistiche dei siti scelti.

Il progetto Monumenti Sonori

Scoprire le bellezze storiche di Roma diventerà un’esperienza ancora più immersiva grazie al nuovo progetto Monumenti Sonori, affidato al Centro Ricerche Musicali. L’idea è quella di far dialogare la musica, architettonicamente integrata al monumento e collocata in un modo specifico che permette di delimitarne l’area di ascolto, con i siti archeologici più iconici della città. Ogni monumento sarà dotato di un sistema di controllo locale collegato a un sistema digitale remoto che, attraverso internet e con un protocollo di comunicazione creato appositamente per la gestione dei sistemi e la trasmissione in sicurezza, riceverà i dati musicali provenienti dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha contribuito alla realizzazione del progetto.

L’iniziativa, ideata dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale con il coordinamento del Dipartimento alle Attività Culturali e la collaborazione della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e della Fondazione Cinema per Roma, prevede un catalogo musicale molto amato. Tra i brani proposti ci sono alcuni estratti dalle incisioni storiche di Tosca di Giacomo Puccini con l’Orchestra e il Coro dell’Accademia o il Love Theme composto da Andrea Morricone per la colonna sonora di “Nuovo Cinema Paradiso”.

Il collegamento con il cinema non è casuale perché la valorizzazione dei beni turistici di Roma passerà anche attraverso le pellicole storiche che sono state girate proprio in città. Il progetto prevede la creazione di itinerari turistico-cinematografici curati dalla Fondazione Cinema per Roma che condurranno i visitatori nei luoghi dove sono state girate scene memorabili del grande schermo con l’app Rome City of Film.

Portico d'Ottavia monumenti sonori

Fonte: Ufficio Stampa

Portico d’Ottavia tra i siti protagonisti di Monumenti Sonori

Prima tappa del progetto: il Portico d’Ottavia

La prima tappa di Monumenti Sonori, il progetto realizzato nell’ambito “Roma Smart Tourism”, è stata il Portico d’Ottavia. Si tratta di un monumento importante perché è l’unico portico arrivato fino a noi in buone condizioni: era uno dei grandi portici che limitavano, sul lato settentrionale, la piazza del Circo Flaminio, area che corrisponde all’antico Ghetto. Fu ricostruito da Augusto tra il 27 e il 23 a.C. e dedicato alla sorella Ottavia, da qui il nome.

Per ammirare questo monumento nell’ambito del progetto, i visitatori saranno accompagnati da uno sfondo sonoro realizzato con sorgenti audio nascoste che mettono in risonanza i volumi e gli spazi limitrofi al camminamento. Il tratto di attraversamento pedonale del Portico d’Ottavia è stato ulteriormente evidenziato con un proiettore di suono, “olofono”, ideato dal Centro Ricerche Musicali.

Non conosciamo ancora gli altri 5 monumenti sonori, i quali verranno svelati nei prossimi mesi con una programmazione che si protrarrà fino a novembre 2025. Quello che sappiamo è che potrete vivere l’esperienza tutti i giorni, gratuitamente, in specifiche fasce orarie: dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 18:00.

Monumenti Sonori Roma

Fonte: Ufficio Stampa

Prima tappa del progetto Monumenti Sonori a Roma