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Le 5 montagne sacre da conoscere, le più particolari al mondo intrise di storia e mistero

Dalle Ande all’Himalaya, le montagne hanno lo straordinario potere di evocare un sentimento di sacralità. Solo a guardarle, queste vette maestose suscitano stupore e meraviglia offrendo alle persone l’opportunità di intraprendere un’esperienza profonda, in certi casi dando anche significato alla loro stessa vita.

Nel mondo ne esistono diverse che intrecciano la loro presenza con quella degli abitanti che vivono nei loro paraggi e alle quali vengono attribuiti importanti significati religiosi, culturali e mitologici. Complici gli elementi naturali come fulmini, nuvole e vento, le montagne hanno incarnato per secoli anche potenti forze che si posizionano al di là del nostro controllo, da venerare o temere.

Noi abbiamo deciso di raccontarvi cinque montagne sacre che, con la loro storia e bellezza mistica, rendono il nostro mondo un luogo ancora più bello, ricco di inimmaginabile splendore e mistero.

Monte Sinai, Egitto

Un luogo dal potere sacro, simbolo di realizzazione spirituale e importantissimo dal punto di vista storico, il Monte Sinai è celebre perché, secondo la tradizione biblica, è qui che Mosè ricevette i Dieci Comandamenti. Situato nella penisola omonima in Egitto, il Monte Sinai si erge maestoso a un’altitudine di circa 2.285 metri ed è venerato da diverse religioni, tra cui il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam.

Qui la storia si intreccia con la fede grazie alla presenza del monastero più antico del mondo, Santa Caterina, risalente al VI secolo. Contraddistinto dallo stile tipico dell’architettura bizantina, il monastero è stato riconosciuto Patrimonio UNESCO ed è immerso in un contesto paesaggistico mozzafiato.

Monastero Santa Caterina Monte Sinai

Fonte: iStock

Il monastero di Santa Caterina

Monte Olimpo, Grecia

La montagna più alta della Grecia non poteva che essere la reggia degli dei. Nell’Odissea, Omero scrisse che “l’Olimpo non fu mai sferzato dai venti o bagnato dalla pioggia, né vi è mai caduta la neve. Tersa vi regna una pace infinita e lo avvolge uno splendente candore.” E in questo luogo qual era, esattamente, il punto in cui si trovava Zeus, re degli dèi olimpi? Secondo la mitologia, il trono si trova in un picco a forma di corona che può essere ammirato durante un trekking.

Fare un’escursione sul Monte Olimpo, infatti, è il modo migliore per percepire l’importanza di questa maestosa montagna e per godervi una giornata a contatto con il suo patrimonio naturale composto da torrenti e crinali, gole e altopiani, profonde grotte e macigni spettacolari.

Monte Kailash, Tibet

In tutto il mondo, le persone hanno guardato le montagne come simboli dei loro più alti obiettivi spirituali. Una in particolare è considerata come la più sacra: stiamo parlando del Monte Kailash, dove ogni anno pellegrini provenienti da tutta l’Asia intraprendono un trekking attraverso lo spettacolare paesaggio d’alta quota del remoto Tibet occidentale per renderle omaggio e camminarle attorno.

Il Monte Kailash (che in tibetano significa “Preziosa Montagna di Neve”) si mostra in tutta la sua maestosità di 6474 metri come una vetta solitaria separata dalla catena principale dell’Himalaya. Per i tibetani, questo è il luogo in cui il mago tantrico Milarepa sconfisse il suo rivale Bön in un’epica battaglia di stregoneria, confermando il dominio del buddismo sulla preesistente religione Bön. Per gli indù, invece, il Kailash è la dimora di Shiva e della sua consorte Parvati. Sia i buddisti che gli indù considerano il Kailash come il mitico Monte Meru, l’asse centrale dell’universo.

Monte Fuji, Giappone

In Giappone, uno dei centri del potere sacro è rappresentato dal Monte Fuji. Alto 3.776 metri, il vulcano è considerato una meta di pellegrinaggio importante tanto che, sui suoi pendii, si trovano diversi santuari e sulla sua cima è presente un torii, il tradizionale portale d’accesso che separa una zona profana da quella sacra. Anche questo luogo è intriso di storie e leggende, come quella che vede i samurai allenarsi ai suoi piedi per incanalarne la forza.

Oppure, un’altra leggenda narra che, all’interno del cratere, viva la dea Shintoista Kono-Hana-Sakuya-Hime o la Principessa in Fiore. Secondo la tradizione, rappresenta la divinità associata al Monte Fuji e ai vulcani in genere.

Ayers Rock, Australia

Il potere di questa montagna sacra è talmente forte da attrarre come un magnete invisibile persone provenienti da tutto il mondo. Ayers Rock, nota anche come Uluru, è dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO e ha raggiunto lo status di meta di pellegrinaggio. Nelle diverse ore del giorno offre tutta una serie di colori che variano dal color ocra/terracotta al blu/viola al tramonto, passando per l’oro e il bronzo e infine rosso fiammante al mattino.

Ayers Rock è come un grande iceberg fatto di roccia arenaria del quale è possibile vedere solo la punta perché la maggior parte della montagna è nascosta sotto la superficie terrestre. Questo è un luogo considerato sacro dagli aborigeni australiani i quali spiegano i fenomeni corrosivi sulla sua superficie con una storia: si narra, infatti, che questi siano dovuti a Tatji, la Lucertola Rossa che, giunta a Uluru, lanciò il suo kali (boomerang) il quale si piantò nella roccia. Scavò la terra per cercarlo, lasciando numerosi buchi rotondi sulla superficie e, non trovandolo, morì in una caverna: i grossi macigni che vi si trovano oggi sono i resti del suo corpo.

Ayers Rock Australia

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Ayers Rock
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La Valle del Gran San Bernardo, scrigno di emozioni alpine

Tra le pieghe delle Alpi, la Valle del Gran San Bernardo si svela come una terra di passaggio e di scoperta, una cerniera tra l’Italia e il resto d’Europa.

Amena vallata valdostana, custodisce da millenni le orme di viandanti, pellegrini e conquistatori, incastonata lungo la storica Via Francigena, dove il cammino diviene un rituale, il passo cadenzato dei pellegrini carichi di zaini si confonde con il respiro delle montagne, mentre la strada sale verso il Colle del Gran San Bernardo, valico che racconta la storia stessa dei popoli.

Non soltanto: si tratta di una via che nei secoli ha rivestito un ruolo fondamentale per commerci, eserciti e civiltà. Già i Romani la utilizzavano per connettere la penisola alle terre transalpine, e ancor prima le antiche popolazioni preistoriche avevano tracciato il loro passaggio tra questi monti.

Ancora, Napoleone Bonaparte scelse proprio il Colle del Gran San Bernardo per condurre il suo esercito di 40.000 uomini in Italia, un episodio che riecheggia ancora oggi nei racconti popolari e nelle celebrazioni locali. L’essenza del passato rivive nei borghi medievali, come Etroubles, e nelle tradizioni che evocano le imprese napoleoniche, come il Carnevale della “Coumba Freida”, quando i costumi delle landzette rievocano le divise dei soldati.

Ma la Valle del Gran San Bernardo non è solo storia. È un paradiso per chi ama la montagna, laddove il trekking consente di lasciarsi sorprendere dalla bellezza dei panorami, e il gusto si fa autentico nei sapori intensi della Fontina DOP e del Jambon de Bosses, prodotti simbolo di una terra da conoscere e amare.

Dove si trova

La Valle del Gran San Bernardo, o Vallée du Grand-Saint-Bernard in francese, si snoda come un nastro montano dalla conca di Aosta fino al Colle omonimo, a 2.475 metri d’altitudine, storico passaggio che collega l’Italia alla Svizzera.

Ad accompagnare il viaggio nella valle è il fiume Artanavaz, che serpeggia tra comuni dal fascino alpino come Gignod, Etroubles, Saint-Oyen e Saint-Rhémy-en-Bosses. Il paesaggio si eleva fino a cime imponenti come il Monte Vélan (3.731 metri) e il Grand Golliat (3.238 metri), sentinelle di pietra che vegliano sulla valle con la loro presenza maestosa.

Cosa vedere nella Valle del Gran San Bernardo

Favoloso borgo di Saint Rhemy en Bosses

Fonte: iStock

Vista idilliaca del bellissimo villaggio di Saint Rhemy en Bosses

Il Colle del Gran San Bernardo

Punto d’arrivo e di partenza, il Colle del Gran San Bernardo è il cuore pulsante della valle. A 2.475 metri, il simbolico passo alpino è un luogo sospeso tra cielo e terra, un panorama idilliaco in cui il lago dalle limpide acque riflette il profilo delle vette tutt’intorno.

Durante i mesi invernali, il colle si chiude in un abbraccio gelido, con temperature che sfiorano i -40°C e la neve che rende il passaggio inaccessibile. Ma in estate, la strada si riapre e il valico diventa una meta da non perdere.

Da ammirare anche l’antico Ospizio, fondato da San Bernardo nell’XI secolo per accogliere i viandanti e proteggerli dalle insidie della montagna. È proprio tra queste mura che nacque la leggenda dei cani San Bernardo, allevati dai monaci per soccorrere i viaggiatori dispersi tra le nevi.

Oggi il Museo del Cane San Bernardo ne racconta la storia affascinante, e in estate è possibile passeggiare in compagnia di questi giganti dal cuore tenero.

Etroubles

Adagiato tra le montagne, il borgo medievale di Etroubles è un luogo in cui il passato si fonde con l’arte. Con appena 500 abitanti, fa parte dei Borghi più belli d’Italia e ospita il primo museo a cielo aperto della Valle d’Aosta. Le strade acciottolate diventano una galleria d’arte in cui murales e sculture dialogano con l’antica architettura alpina ed evocano le storie di pellegrini e viaggiatori della Via Francigena.

Un viaggio ad Etroubles è anche un viaggio nei sapori di montagna: la latteria turnaria, risalente al 1853, racconta con gli strumenti d’epoca il profondo legame con la lavorazione del latte, da cui nascono prelibatezze come la Fontina e il séras.

Saint-Rhémy-En-Bosses

Ultimo avamposto prima del Colle del Gran San Bernardo, Saint-Rhémy-En-Bosses è un piccolo gioiello tra storia e natura. Nel passato era una mansio romana, un luogo di sosta strategico per i viaggiatori che attraversavano le Alpi. Oggi il borgo conserva il fascino di un tempo, con le case in pietra e il castello di Bosses, costruito nel 1095 e ancora testimone di secoli di vicende.

Ma Saint-Rhémy è anche il regno del gusto: il prosciutto Jambon de Bosses DOP è una delle eccellenze gastronomiche della regione, stagionato a oltre 1.600 metri per un sapore unico e inconfondibile.

Per chi ama camminare, la Fonte di Citrin rappresenta una sosta rigenerante, con le acque ferruginose conosciute fin dall’antichità.

Cosa fare in ogni stagione

Gran San Bernardo in inverno

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Inverno al Gran San Bernardo

Estate tra trekking e alpinismo

L’estate nella Valle del Gran San Bernardo è un inno alla natura. I sentieri si snodano tra boschi e vette, con percorsi per ogni livello di esperienza: dall’Alta Via n.1 ai tour transfrontalieri, fino alle escursioni verso i laghi alpini e i rifugi d’alta quota.

Per gli amanti della roccia, la parete di Ollomont e la sua palestra artificiale sono una miniera di sfide entusiasmanti. Chi cerca il relax può invece optare per il golf a Gignod o per una giornata di pesca nelle trasparenti acque del lago di Place Moulin.

Inverno tra sci e avventura sulla neve

D’inverno la valle si trasforma in un paesaggio da cartolina, con comprensori sciistici come Crévacol e Ollomont, ideali per chi vuole godere delle piste lontano dalle folle.

A Saint-Oyen, il parco giochi sulla neve è perfetto per divertirsi con slitte e gommoni. Ancora, per gli appassionati di fondo, la pista che collega Etroubles a Saint-Rhémy-en-Bosses regala un’esperienza immersa nella natura, mentre gli itinerari per ciaspole e sci alpinismo conducono a vette spettacolari come la Col Serena.

Storia e tradizioni della valle

Il Carnevale della Coumba Freida è una coinvolgente celebrazione che affonda le radici nel passaggio delle truppe napoleoniche del 1800. Le maschere, le landzette, indossano costumi variopinti ispirati alle uniformi dei soldati francesi, arricchiti da dettagli ricamati a mano, campanelli e crini di cavallo. Tali elementi non sono solo decorativi, ma simbolici: servono a scacciare gli spiriti maligni dell’inverno, in una danza che mescola storia e superstizione.

La Désalpe des Barrys segna invece un momento emozionante della vita alpina: il ritorno dei cani San Bernardo dall’alpeggio. Cani splendidi, allevati nell’Ospizio del Colle del Gran San Bernardo, vengono celebrati in una cerimonia che anticipa l’inverno, un tributo alla loro importanza nel soccorso e nell’accompagnamento dei viandanti tra le montagne.

Infine, la Bataille des Reines è una manifestazione che incarna la cultura pastorale della Valle d’Aosta. Le vacche regine, le “reines”, si sfidano in combattimenti rituali, senza violenza, per determinare la gerarchia nel branco. È una tradizione secolare che rende omaggio alla resistenza e alla forza alpina, un momento di aggregazione che richiama spettatori da tutta la regione.

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Viaggio al Gran Paradiso: il regno incantato tra le vette alpine

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso si estende per 70.000 ettari di paesaggi che sembrano appartenere a un libro di fiabe, tra fondovalle e maestose vette, e abbraccia un territorio che va dagli 800 metri d’altitudine fino ai 4.061 metri della grandiosa cima del Gran Paradiso. È un luogo dove la natura regna sovrana, con boschi rigogliosi, vallate scolpite dai ghiacciai e una fauna che rende ogni visita un’esperienza indimenticabile.

La storia del Parco è strettamente legata alla protezione dello stambecco, animale simbolo dell’area. Nel 1856, Vittorio Emanuele II dichiarò le montagne riserva reale di caccia, salvando lo stambecco dall’estinzione e dando vita a un sistema di protezione con guardie specializzate e una rete viaria per la salvaguardia della fauna. Nel 1920, il re Vittorio Emanuele III donò la riserva allo Stato italiano, che due anni dopo la trasformò nel primo parco nazionale del Paese.

Oggi il Parco vanta quattro centri visitatori in Valle d’Aosta: uno a Cogne, due nella Valsavarenche e uno a Rhêmes-Notre-Dame. Qui, durante tutto l’anno, è possibile approfondire i molteplici aspetti naturalistici e scoprire le meraviglie di un ecosistema a dir poco straordinario.

Dove si trova e i comuni del Parco

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il primo parco nazionale istituito in Italia e si estende tra la Valle d’Aosta e il Piemonte, in un territorio caratterizzato da spettacolari altitudini.

Comprende tredici comuni: sei in Piemonte (Ceresole Reale, Locana, Noasca, Ribordone, Ronco Canavese, Valprato Soana) e sette in Valle d’Aosta (Aymavilles, Cogne, Introd, Rhêmes-Saint-Georges, Rhêmes-Notre-Dame, Villeneuve, Valsavarenche).

Ognuno dei borghi incastonati tra le cime conserva tradizioni, architettura alpina e un profondo rapporto con la natura incontaminata.

Come arrivare al Parco Nazionale del Gran Paradiso

In auto

Per raggiungere il versante piemontese del Parco, da Torino si percorre la SP 460 della Valle Orco, svoltando a destra a Pont Canavese per la Val Soana oppure proseguendo fino a Ceresole Reale. Da Ivrea, invece, si segue la SP 565 di Castellamonte che si innesta sulla SP 460 a Rivarolo Canavese.

Per il versante valdostano, l’accesso avviene tramite l’autostrada A5 con uscita al casello di Aosta-Ovest, da cui si seguono le indicazioni per le valli di Cogne, Valsavarenche e Rhêmes.

In treno

Il versante piemontese è raggiungibile dalle stazioni di Torino, Ivrea e Pont Canavese, con collegamenti ferroviari metropolitani fino a Rivarolo e Pont, da cui partono autobus diretti alle valli.

Il versante valdostano è accessibile dalla stazione ferroviaria di Aosta, con mezzi pubblici che proseguono verso le valli del Parco.

In autobus

Le valli piemontesi sono servite dalle linee GTT (Gruppo Trasporti Torino), con collegamenti fino a Rivarolo e Pont. Da qui, autobus pubblici conducono nelle due valli principali.

In Valle d’Aosta, le linee Arriva coprono la Valsavarenche e la Valle di Rhêmes, mentre la Valle di Cogne è servita dalle linee Svap. Inoltre, un servizio di autobus collega Torino e Aosta con corse andata e ritorno.

Cosa vedere nel Parco

Stambecco in Valsavarenche

Fonte: iStock

Stambecco in inverno in Valsavarenche

Le vallate del Parco, modellate dai ghiacciai e solcate dai torrenti, disegnano un mosaico di ecosistemi ineguagliabili.

Nei fondovalle dominano i boschi di larici, abeti rossi e pini cembri, mentre più in alto si aprono vasti pascoli alpini, un tripudio di colori nella tarda primavera.

Lo stambecco, simbolo del Parco, è facilmente avvistabile nei prati d’alta quota, mentre le marmotte, con il loro caratteristico fischio, anticipano ogni incontro. Tra le cime nidifica anche il maestoso rapace delle Alpi: l’aquila reale.

Valsavarenche: il cuore selvaggio del Parco

La Valsavarenche è la più stretta e incontaminata tra le valli valdostane, un paradiso per escursionisti e alpinisti.

Il borgo di Degioz è il punto di partenza ideale per esplorare la valle e fare tappa al centro visitatori dedicato ai predatori alpini.

Tra le mete imperdibili, i rifugi Federico Chabod, Vittorio Emanuele II e Savoia, nonché la storica Casa Reale di Caccia di Orvieille.

Per gli amanti dell’arrampicata, la Falesia Belvedere di Fosse offre spettacolari pareti rocciose.

Il Giardino Botanico Alpino Paradisia

Situato a Valnontey, frazione di Cogne, il Giardino Botanico Alpino Paradisia si estende per 10.000 metri quadri a 1.700 metri d’altitudine.

Si tratta di un vero santuario della biodiversità alpina, con conche naturali che favoriscono la crescita di specie vegetali montane. La visita è consigliata soprattutto da giugno ad agosto, quando il giardino si trasforma in una tavolozza di colori e organizza attività didattiche per grandi e piccoli.

Cogne: un borgo da fiaba

Cogne è un gioiello alpino incorniciato da montagne imponenti, dove l’architettura tradizionale si fonde in armonia con il paesaggio naturale.

Il borgo si affaccia sugli incantevoli prati di Sant’Orso, un’area magica che in estate si copre di fiori e in inverno di neve scintillante. Non è difficile avvistare stambecchi e camosci che si avvicinano al paese in cerca di cibo.

Ceresole Reale e il Lago

Lago di Ceresole Reale

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Splendida veduta del Lago di Ceresole Reale

Immersa nella Valle Orco, Ceresole Reale è una destinazione perfetta in ogni stagione.

D’inverno è la meta d’eccellenza per sciatori e appassionati di ciaspolate, mentre in estate il Lago di Ceresole diventa teatro di trekking e sport acquatici come vela, windsurf e kayak.

Valle Soana: tradizioni e spiritualità

La Valle Soana custodisce un patrimonio culturale senza pari, con borghi dove si parla ancora il patois franco-provenzale e si indossano abiti tradizionali.

Tappa da mettere in lista è l’Ecomuseo del Rame a Castellaro, un viaggio nell’antico mestiere della lavorazione del rame. Da qui, un trekking di due ore conduce al suggestivo Santuario di San Besso, culla di celebrazioni religiose ogni 10 agosto e 1 dicembre.

Valle Orco: natura e panorami unici

Il cuore della Valle Orco è Noasca, dove troviamo il Centro Visitatori del Parco e il Centro Educazione Ambientale. A pochi passi dal borgo si ammira inoltre la spettacolare Cascata di Noasca, mentre poco distante svetta il Santuario Sant’Anna dei Meinardi.

Per gli escursionisti, il Piano del Nicolet vanta laghi alpini e prati abitati da stambecchi e camosci.

Val di Rhêmes: tra natura e avventure

Infine, Rhêmes-Notre-Dame è il borgo più suggestivo della Val di Rhêmes, dove merita una visita il Centro Visitatori dedicato agli uccelli del Parco: il gipeto, maestoso avvoltoio reintrodotto nelle Alpi, è protagonista di un progetto di conservazione.

La valle è altresì l’ideale per trekking estivi e sport invernali, dalle ciaspolate allo sci di fondo.

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In Nuova Zelanda c’è una montagna che ha gli stessi diritti delle persone

Il parlamento della Nuova Zelanda ha approvato una legge che conferisce la personalità giuridica al Monte Taranaki, un vulcano dormiente alto più di 2.500 metri.

Si tratta di una decisione storica che segna un punto di svolta nella tutela dei diritti delle comunità indigene e nell’approccio alla difesa dell’ambiente.

Il Monte Taranaki è, infatti, di grande importanza per la comunità maori, che lo considera un antenato e un simbolo di cultura e tradizione. Inoltre, rappresenta ormai anche una popolare destinazione turistica, apprezzata da escursionisti e alpinisti.

La montagna come soggetto giuridico

Grazie alla nuova legge, il Monte Taranaki viene equiparato a una persona giuridica.

Ciò significa che può possedere beni, essere parte di un contratto, contrarre debiti o persino intentare cause legali contro individui o entità che minacciano la sua integrità.

La misura non ha soltanto implicazioni pratiche, ma anche un forte valore simbolico: offre un riconoscimento alle comunità maori che abitavano la regione prima dell’arrivo dei colonizzatori europei e garantisce una maggiore tutela di un territorio legato a doppio filo alla loro storia e al loro patrimonio culturale.

Riparare le ingiustizie del passato

L’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di riconciliazione tra il governo neozelandese e le popolazioni indigene.

Da anni, la Nuova Zelanda sta lavorando per restituire ai maori il controllo delle terre che furono sottratte con la forza o tramite acquisizioni illecite. Nella regione di Taranaki, nella seconda metà dell’Ottocento, i colonizzatori europei confiscarono quasi 5mila chilometri quadrati di territorio appartenente alle comunità maori. Queste terre furono poi assegnate ai militari che avevano combattuto contro i maori, alimentando un conflitto che ha lasciato ferite ancora aperte.

La legge approvata di recente riconosce ufficialmente che quelle confische violarono il trattato di Waitangi, un accordo firmato nel 1840 tra i capi delle comunità maori e i rappresentanti del Regno Unito. Il trattato stabiliva i rapporti di potere tra la corona britannica e i maori, garantendo a questi ultimi gli stessi diritti dei sudditi britannici.

Tuttavia, a causa di una doppia traduzione del testo e di interpretazioni scorrette, i maori furono spesso privati dei diritti loro riconosciuti.

Oggi, il trattato di Waitangi costituisce la base giuridica su cui le comunità indigene fanno leva per rivendicare autonomia, ricevere compensazioni per le discriminazioni subite e riottenere il possesso delle terre degli antenati.

Un fenomeno globale

Il caso del monte Taranaki non è isolato. In Nuova Zelanda, altri elementi naturali hanno ottenuto la personalità giuridica in passato, tra cui un fiume e un parco naturale. Esperienze simili si sono verificate anche in Bolivia, Messico, Colombia, Australia e Bangladesh, spesso grazie alla pressione esercitata dalle comunità indigene per la salvaguardia dei loro territori e dell’ambiente.

In alcuni casi, il riconoscimento giuridico ha avuto un ruolo chiave: un esempio recente arriva dall’Ecuador, dove nel 2024 un tribunale ha riconosciuto i diritti giuridici del fiume Machángara sulla base della Costituzione ecuadoriana, che garantisce protezione alla “Pacha Mama”, ovvero la “Madre Terra” nella lingua quechua. I giudici hanno utilizzato tale norma in varie sentenze per affrontare questioni ambientali.

Nel luglio dello stesso anno, un tribunale ha stabilito che il comune di Quito aveva violato i diritti del fiume permettendone l’inquinamento e ha ordinato alle autorità locali di intervenire per ripulirlo.

Un modello per il futuro

L’attribuzione della personalità giuridica a elementi naturali rappresenta un nuovo approccio nella cura dell’ambiente e nella protezione dei diritti delle popolazioni indigene, con una visione che riconosce come un’entità con diritti propri, che deve essere difesa dagli abusi umani.

Il caso del monte Taranaki dimostra come la legislazione possa essere impiegata per correggere le ingiustizie del passato e, allo stesso tempo, creare nuovi strumenti per la salvaguardia dell’ambiente.

Se un simile modello si diffonderà in altre parti del mondo, potrebbe segnare un cambiamento significativo nel nostro rapporto con la natura e trasformare il modo in cui le società affrontano i problemi ambientali e i diritti delle popolazioni indigene.

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Alla scoperta di Aosta, il fascino eterno della Roma delle Alpi

Nel cuore della Valle d’Aosta sorge una città che è un vero e proprio scrigno di storia e bellezza: Aosta. Dalle dimensioni contenute ma con un patrimonio artistico e archeologico inestimabile, sorprende chiunque la visiti. Tra le sue strade riecheggiano secoli di storia, dalla dominazione romana alle influenze medievali, mentre tutto intorno si stagliano le maestose cime alpine.

Aosta, un tempo conosciuta come la “Roma delle Alpi”, deve il suo nome e la sua fondazione alla grandezza di Roma. Fu infatti fondata con il nome di Augusta Praetoria dopo la vittoria dei Romani sui Salassi, un fiero popolo locale. La posizione strategica della città serviva a tenere sotto controllo i valichi alpini e a consolidare il dominio romano sulla Pianura Padana e il nord Italia.

Dove si trova e come arrivare

Aosta, capoluogo della regione Valle d’Aosta, tra il Piemonte e la Francia, è facilmente raggiungibile in auto, in treno e anche in autobus.

Per chi viaggia in auto, l’autostrada A5 è la via principale per raggiungere la città. Aosta dista circa 100 chilometri da Torino e poco meno di 200 chilometri da Milano. Dal capoluogo lombardo si percorre l’A4 fino a Santhià, per poi immettersi sulla A5 in direzione Aosta. Chi proviene da Roma o dal sud Italia può percorrere l’A1 fino a Milano, per poi seguire l’A4 e la A5.
L’autostrada offre un collegamento diretto anche con la Francia, grazie al traforo del Monte Bianco, a circa 40 chilometri.

Se preferite viaggiare in treno, Aosta è collegata a Torino e Milano con un servizio ferroviario regionale. I treni partono dalle principali stazioni torinesi, Porta Nuova e Porta Susa, con un tempo di percorrenza di circa 2 ore.

Infine, sono disponibili collegamenti in autobus dalle principali città del nord Italia.

Cosa vedere ad Aosta

Aosta conserva un’eccezionale eredità romana, testimoniata da monumenti che, nonostante il passare dei secoli, continuano a raccontare la grandezza di quell’epoca.

L’Arco di Augusto

Maestoso Arco di Augusto ad Aosta

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Il grandioso Arco di Augusto

Uno dei simboli più riconoscibili della città, l’Arco di Augusto, fu eretto per celebrare la vittoria dei Romani sui Salassi.

La sua struttura massiccia, a volta a botte, ha subito molte trasformazioni nel corso dei secoli: nel XII secolo ospitava addirittura una fortificazione abitata da una nobile famiglia locale.

Tuttavia, le infiltrazioni d’acqua resero necessaria la chiusura della struttura con blocchi di ardesia. L’aspetto attuale dell’arco è frutto di un restauro avvenuto nel 1912, che ha restituito al monumento parte della sua imponenza originaria.

Il Criptoportico forense

Il Criptoportico forense è un’opera architettonica unica nel suo genere, prova dell’importanza politica e religiosa di Aosta in epoca romana.

Si tratta di una galleria sotterranea a forma di U, composta da arcate in pietra che sorreggevano la piazza sovrastante. Il complesso aveva una funzione sia strutturale, per livellare il terreno, sia simbolica, in quanto fungeva da collegamento tra due templi dedicati all’Imperatore Augusto e alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva).

Oggi, entrando nel Criptoportico, si ha la sensazione di tornare indietro nel tempo, passeggiando in un ambiente fresco e suggestivo che conserva tuttora intatte le sue antiche atmosfere.

Porta Praetoria

Uno degli accessi monumentali meglio conservati dell’Impero Romano, la Porta Praetoria rappresentava l’ingresso principale della città.

Costruita con imponenti blocchi di pietra locale, presenta tre archi distinti: uno centrale, più grande, per il passaggio dei carri e due laterali per i pedoni.

Lungo le mura si possono ancora osservare i camminatoi delle sentinelle, mentre ai lati si ergono due torri difensive che conferivano maggiore protezione all’antica Augusta Praetoria.

L’imponente architettura, unita all’eccellente stato di conservazione, la rende uno dei punti di maggiore interesse del capoluogo valdostano.

Piazza Chanoux e l’Hôtel de Ville

Il cuore pulsante di Aosta è senza dubbio Piazza Chanoux, un’elegante area pedonale fiancheggiata da splendidi palazzi e impreziosita dalla presenza del Municipio, noto come Hôtel de Ville, raffinato edificio neoclassico costruito nel 1839 sul sito di un antico convento francescano. All’interno, visitabile negli orari di apertura degli uffici comunali, si possono ammirare lo scalone monumentale e un plastico della Valle d’Aosta.

Dedicata al martire della Resistenza Émile Chanoux, la Piazza è il punto di ritrovo per eccellenza di residenti e turisti, grazie ai caffè storici e alle numerose manifestazioni che vi si svolgono durante l’anno.

Qui spicca anche il monumento all’Alpino, eretto nel 1924 per celebrare i soldati valdostani, e due fontane che simboleggiano i corsi d’acqua della regione, la Dora Baltea e il Buthier.

La Cattedrale di Santa Maria Assunta

La Cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale edificio religioso di Aosta e una delle chiese più affascinanti della regione.

Sorge nell’area che un tempo era il Foro Romano e le sue origini risalgono al IV secolo, ma la struttura attuale è il risultato di secoli di modifiche e restauri. L’interno, a tre navate, custodisce pregevoli affreschi dell’XI secolo, un pavimento musivo con raffigurazioni simboliche dei fiumi Tigri ed Eufrate e un’imponente cripta romanica.

La facciata si distingue per il portico rinascimentale con decorazioni in cotto e affreschi raffiguranti scene della vita di Maria. Sul retro, le due torri campanarie, alte oltre 60 metri, dominano il panorama della città.

Il Teatro Romano

Veduta del Teatro Romano di Aosta

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Scorcio dell’area del Teatro Romano di Aosta

Uno dei siti archeologici più spettacolari di Aosta è il Teatro Romano, che in origine poteva ospitare fino a 4.000 spettatori.

La facciata meridionale, alta circa 22 metri, presenta una serie di archi sovrapposti che incorniciano le aperture originali.

Era lo scenario ideale per spettacoli teatrali e celebrazioni pubbliche, e ancora oggi è possibile osservare i resti della cavea e dell’orchestra. Durante il Medioevo, la struttura venne parzialmente inglobata in costruzioni private, ma gli scavi e i restauri del Novecento hanno permesso di riportare alla luce lo splendore di un tempo.

La Collegiata di Sant’Orso

Nella parte orientale del centro storico, la Collegiata di Sant’Orso è un assoluto gioiello dell’architettura medievale.

Il magnifico complesso comprende la chiesa, il chiostro romanico e il priorato, con decorazioni e sculture di rara bellezza.

Di particolare fascino è il chiostro, le cui colonne sono ornate da capitelli scolpiti con scene bibliche. La chiesa conserva affreschi del periodo romanico e una suggestiva cripta.

All’esterno, si fa notare il famoso tiglio di Sant’Orso, piantato secondo la leggenda dal santo nel 1530, oggi un monumento naturale protetto.

La Chiesa di San Lorenzo

Affacciata sulla piazza della Collegiata di Sant’Orso, anche la Chiesa di San Lorenzo è una delle testimonianze più interessanti della storia religiosa della città valdostana.

Sebbene l’attuale edificio risalga al XVII secolo, le sue fondamenta celano una struttura paleocristiana del V secolo, utilizzata per sepolture fino al XVIII secolo.

Gli scavi hanno portato alla luce le tombe di alcuni dei primi vescovi di Aosta e un prezioso reliquiario. Oggi la chiesa superiore è adibita a spazio espositivo, mentre quella inferiore conserva intatta la sua atmosfera antica.

L’Area Megalitica di Saint Martin de Corléans

Poco fuori dal centro storico da vedere è l’Area Megalitica di Saint Martin de Corléans, area archeologica aperta al pubblico pochi anni fa, un luogo di culto dove, migliaia di anni fa, si svolgevano rituali legati alla fertilità e alla celebrazione della vita e della morte.

Nel Neolitico, il sito era caratterizzato dalla presenza di arature rituali e pali lignei, che vennero sostituiti da imponenti stele antropomorfe in pietra che, con il passare del tempo, andarono a formare una sorta di pantheon a cielo aperto, a sottolineare il profondo legame con il divino. In seguito, divenne una necropoli, con la costruzione di dolmen monumentali destinati ad accogliere le sepolture dei defunti.

Il museo annesso espone una ricca collezione di reperti e ricostruzioni che aiutano a comprendere meglio la straordinaria storia dell’area.

Cosa fare ad Aosta

Aosta regala un’esperienza autentica a chiunque desideri trascorrere una vacanza in perfetto equilibrio tra storia, paesaggi da favola e tradizioni secolari.

Per gli appassionati di sport invernali, il comprensorio sciistico di Pila è una meta imperdibile. Collegato alla città da un impianto di risalita, Pila vanta oltre 70 chilometri di piste perfettamente innevate, adatte sia agli sciatori esperti che ai principianti. Invece, durante l’estate, la località si trasforma in un paradiso per gli amanti del trekking e della mountain bike, con sentieri panoramici che si snodano tra i boschi e le vette alpine.

Se preferite un’attività più avventurosa, il Parco Avventura di Pila propone percorsi tra gli alberi, ponti tibetani e teleferiche e regala così emozioni forti in un contesto naturale sorprendente.

Aosta è anche una città di tradizioni secolari, e uno degli eventi più attesi è la Fiera di Sant’Orso, che si tiene ogni anno il 30 e 31 gennaio. La storica manifestazione, soprannominata “La Millenaria”, è un omaggio all’artigianato valdostano e trasforma il centro storico in un grande mercato dove gli artigiani espongono le loro creazioni in legno, ferro battuto e tessuti tradizionali.

Nel periodo estivo, un evento simile è la Foire d’été, che si svolge nel mese di agosto e permette di scoprire e acquistare i manufatti locali in un’atmosfera più rilassata rispetto alla versione invernale.

Chi visita Aosta non può perdersi un itinerario enogastronomico per assaporare le eccellenze della cucina valdostana. Tra i piatti tipici vanno citati la fonduta, preparata con la rinomata Fontina DOP, e la polenta concia, condita con burro e formaggi locali. Nei molti ristoranti e agriturismi della città è possibile degustare anche salumi tipici come il lardo di Arnad e la mocetta, accompagnati da un bicchiere di vino valdostano, come il celebre Torrette o il Blanc de Morgex.

Infine, per chi ama il relax e il benessere, le Terme di Pré-Saint-Didier, a meno di un’ora di auto, sono la scelta perfetta per una pausa rigenerante tra piscine termali all’aperto con vista sul Monte Bianco e trattamenti esclusivi ispirati alla natura di montagna.

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Le case-torri nelle montagne del Caucaso in Georgia: storia e curiosità

C’è un gioiello nascosto tra le montagne del Caucaso in Georgia. Siamo nello Svaneti (Svanezia), la regione abitata più alta d’Europa, un luogo in cui natura e cultura si fondono armoniosamente e dove si può ammirare uno degli esempi più interessanti di architettura popolare georgiana, che rimanda alla memoria il paesaggio medievale italiano.

Parliamo delle caratteristiche case-torri che impreziosiscono i pendii delle montagne, spiccando tra gole e valli alpine su uno sfondo di montagne innevate. Costruzioni straordinarie, che l’architetto Longinoz Sumbadze definì “monumentali come i templi”. Scopriamo più da vicino la loro storia e qualche curiosità.

La storia delle case-torri

Preservato dal suo lungo isolamento geografico, l’Alto Svaneti è stato inserito dall’UNESCO nel Patrimonio mondiale dell’umanità come esempio eccezionale di paesaggio montano con villaggi e case-torri di tipo medievale. Le loro caratteristiche riflettono l’economia tradizionale del posto e l’organizzazione sociale delle comunità Svan.

Tali costruzioni difensive vengono fatte risalire al Basso Medioevo, nel periodo tra l’XI e il XIII secolo, in una fase storica della Georgia in cui si alternavano invasioni di potenze straniere e periodi di governo stabili. Le condizioni di isolamento della regione esponevano, inoltre, i villaggi delle vallate alle incursioni del brigantaggio proveniente da altri versanti del Caucaso, cui si aggiungevano quelle dei clan rivali della stessa regione. Il fatto che non siano presenti mura di cinta induce a pensare che le torri fossero un sistema difensivo adottato dalle famiglie in lotta all’interno delle loro stesse comunità, motivo per cui, pur essendo distinte dalle abitazioni erano a esse strettamente collegate.

Il villaggio di Chazhashi nella comunità di Ushguli, situato alla confluenza dei fiumi Inguri e Nera e annidato a ridosso del picco più alto della Georgia, ha conservato innumerevoli case-torri medievali – utilizzate sia come abitazioni che come postazioni di difesa – insieme a splendide chiese e castelli da scoprire. L’uso del suolo e la struttura degli insediamenti rivelano la continuità delle tradizioni abitative e costruttive della popolazione locale dello Svaneti, che ha sempre vissuto in armonia con l’ambiente naturale circostante.

Il villaggio di Chazhashi, con le caratteristice case-torri

Fonte: iStock

Il villaggio di Chazhashi, nell’Alto Svaneti, patrimonio dell’umanità

Curiosità sulle case-torri della Georgia

Le case-torri dell’Alto Svaneti erano utilizzate durante il Medioevo sia come abitazioni che come postazioni di difesa contro gli invasori che affliggevano la regione. Le torri hanno solitamente dai 3 ai 5 piani e lo spessore dei muri diminuisce con l’altezza, conferendo a queste strutture un aspetto affusolato. I piani superiori erano utilizzati esclusivamente per la difesa, con parapetti e caditoie.

Le case annesse alle torri hanno solitamente una superficie di 80-130 metri quadrati e si sviluppano su due piani: il piano terra, chiamato machub, e il piano superiore, detti darbazi. Il piano terra è costituito da un’unica sala con un focolare e alloggi per persone e animali, separati da una parete divisoria in legno, spesso riccamente decorata.

Il secondo piano era adibito ad alloggio estivo e magazzino. Da qui si accede alla torre, collegata anche al corridoio che protegge l’ingresso. Oltre alle funzioni sociali, domestiche, economiche e di difesa, i complessi residenziali dello Svaneti rappresentano un prezioso patrimonio cultuale.

Le case-torri, che contribuiscono a rendere le montagne del Caucaso ancora più interessanti, hanno mantenuto l’originale aspetto medievale e la maggior parte di esse ha conservato l’uso e la funzione originari, nonché il rapporto armonico con l’ambiente circostante. Tuttavia, per riuscire a vedere l’interno di una casa-torre bisogna recarsi nel villaggio di Mestia, nel cuore dello Svaneti, presso la Casa-museo Mikheil Khergiani.

Il peculiare villaggio di Mestia nello Svaneti

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Il villaggio di Mestia, nel cuore dello Svaneti, dove si può ammirare dall’interno una casa-torre

Delle centinaia di torri esistenti fino a un secolo fa, sono ancora in piedi poco più di centocinquanta, molte delle quali in pericolo di crollo. L’ICOMOS Georgia ha lavorato attivamente sulle diverse problematiche del patrimonio culturale dell’Alto Svaneti e in particolare sul sito del villaggio di Chazhashi. Nel 2001 è stata condotta una ricerca multidisciplinare per studiare le diverse caratteristiche del sito, comprese le questioni sociali e comunitarie. Sulla base di questa ricerca sono stati preparati il Piano di conservazione e una Strategia di sviluppo del sito, ai quali sono seguiti i progetti di recupero e restauro degli edifici storici del villaggio. La speranza è che queste costruzioni uniche possano essere preservate come testimonianza di un passato che resta scolpito nella pietra.

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Cosa fare a Roccaraso per vivere la montagna in ogni stagione

Il grazioso borgo medievale di Roccaraso è una meta che incanta in ogni periodo dell’anno, grazie alla felice unione di paesaggi naturali, sport all’aria aperta e testimonianze storiche.

Apprezzata per il comprensorio sciistico tra i più importanti dell’Appennino, sa tuttavia offrire molto più di piste innevate e impianti di risalita. Escursioni, avventure in bicicletta, trekking tra i boschi, storia e cultura rendono viva e attrattiva una località abruzzese che non smette mai di sorprendere.

Dove si trova Roccaraso

Nel cuore dell’Appennino abruzzese, Roccaraso sorge a 1.236 metri di altitudine, incastonata tra due aree naturali a dir poco straordinarie: il Parco Nazionale della Maiella e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

A 100 chilometri da L’Aquila, 200 da Roma e 143 da Napoli, la sua posizione la rende facilmente raggiungibile sia dal centro che dal sud Italia, con una viabilità che consente di accedere in tutta comodità a un simile paradiso montano in ogni stagione dell’anno.

Cosa fare a Roccaraso

Roccaraso, uno dei centri dell’Altopiano delle Cinque Miglia, grazie all’invidiabile patrimonio naturalistico e alle moderne infrastrutture, sa venire incontro a ogni esigenza e preferenza.

Se l’inverno è il regno dello sci e degli sport sulla neve, la primavera, l’estate e l’autunno svelano una natura incontaminata, ideale per il trekking, le escursioni in mountain bike e le esperienze all’aria aperta.

Le attività da non perdere in inverno

L'inverno a Roccaraso

Fonte: iStock

Il borgo di Roccaraso in inverno

Quando la neve ricopre le montagne, il borgo abruzzese si trasforma in un vero e proprio paradiso per gli appassionati degli sport invernali. Il comprensorio sciistico dell’Alto Sangro, di cui fa parte, vanta oltre 110 chilometri di piste, con discese adatte a tutti gli sciatori, dai principianti ai più esperti.
In più, gli impianti di risalita collegano Roccaraso a Rivisondoli-Monte Pratello, per una vacanza sulla neve varia e avvincente.

Anche gli snowboarder trovano il loro spazio lungo le piste attrezzate, mentre chi ama le discipline nordiche può cimentarsi negli anelli dedicati allo sci di fondo, percorrendo tragitti immersi in scenari che tolgono il fiato. Le alternative non mancano neanche per chi desidera “qualcosa di diverso”: le emozioni del snowkite sono ricche di adrenalina, mentre lo sci escursionistico permette di esplorare il lato più selvaggio dell’Appennino.

Uno dei luoghi simbolo della stagione invernale è poi l’area di Pizzalto, che si estende dai 1.500 ai 2.195 metri di altezza e ospita il Rifugio Toppe del Tesoro, il più alto del comprensorio. Qui, tra il candore delle vette e il sole che illumina i pendii, si può gustare un pasto all’aria aperta, ammirando un favoloso panorama che si perde all’orizzonte.

Infine, per una giornata da trascorrere lontano dalle piste non manca il Palaghiaccio “Giuseppe Bolino“, una moderna struttura che ospita eventi internazionali di pattinaggio e hockey, ma che è perfetta anche per semplici momenti di svago sui pattini.

Cosa fare in primavera, estate e autunno

Nel momento in cui la neve lascia spazio ai verdi pascoli e ai fitti boschi, Roccaraso cambia volto e rivela il suo lato più avventuroso. Chi desidera cimentarsi in rigeneranti percorsi da trekking troverà ad attenderlo una vasta rete di sentieri che attraversano paesaggi idilliaci, alcuni facili e adatti alle famiglie, altri più impegnativi e riservati agli escursionisti esperti.

Uno degli itinerari più affascinanti è il sentiero n°102, che porta tra le vestigia di postazioni belliche della Seconda Guerra Mondiale, per una prospettiva inedita su storia e natura. Per chi, invece, cerca un’esperienza più rilassante, la seggiovia dell’Ombrellone è attiva anche nei mesi estivi e conduce al Rifugio Belisario, punto di partenza privilegiato per passeggiate panoramiche e tour in mountain bike.

A questo proposito, per i ciclisti Roccaraso è una destinazione da mettere in lista. Non a caso, il Bikepark propone tracciati per freeride e downhill, regalando entusiasmanti discese tra i boschi, mentre la rete sentieristica è ottima per conoscere da vicino la zona con mountain bike ed e-bike. Itinerari come quello ad anello tra Roccaraso e Rivisondoli sono il top per un’escursione su due ruote immersi nella tranquillità della natura.

Per chi viaggia con bambini, il Parco Avventura di Roccaraso è la prima scelta per trascorrere una giornata tra ponti sospesi, percorsi sugli alberi e giochi all’aria aperta: il divertimento si unisce alla scoperta e dona ai più piccoli la gioia di un’avventura che non potranno dimenticare.

Infine, u’esperienza dal forte valore storico e simbolico è la salita al Monte Zurrone, dove si trova il Sacrario ai Caduti Senza Croce, memoriale dedicato a coloro che persero la vita durante il conflitto senza ricevere una degna sepoltura. La vista dalla cima è impareggiabile, un panorama a 360 gradi che abbraccia le vette dell’Appennino e racconta la storia di un territorio segnato dal passato, ma proiettato verso il futuro.

Cosa vedere a Roccaraso

Oltre alla vocazione sportiva e naturalistica, Roccaraso custodisce un patrimonio storico e culturale che merita di essere scoperto.

La Chiesa di San Rocco

Chiesa di San Rocco, Roccaraso

Fonte: Ph @lucamato – iStock

Interno della Chiesa di San Rocco

L’unico edificio storico sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale è la Chiesa di San Rocco, costruita nel 1656 come ex voto per la fine della peste. La facciata in pietra, sormontata da un timpano spezzato, conserva lo stemma del paese e un’iscrizione del 1743 che testimonia la devozione della comunità.

All’interno, un’abside semicircolare e un coro ligneo fanno da sfondo alla statua di San Rocco, protettore del borgo.

La Chiesa di San Bernardino

Secondo la tradizione, San Bernardino da Siena avrebbe fatto tappa a Roccaraso durante i suoi viaggi apostolici. La chiesa a lui dedicata è un luogo di pace e raccoglimento, dove l’arte sacra e la spiritualità si incontrano in un ambiente semplice ma suggestivo.

La Chiesa di Santa Maria Assunta

Ricostruita negli Anni Cinquanta dopo i danni subiti in guerra, la Chiesa di Santa Maria Assunta conserva ancora oggi il fascino della sua struttura originale del XVI secolo.

I pregevoli affreschi e le decorazioni architettoniche raccontano una storia di fede e rinascita e la rendono una delle soste obbligate per chi visita Roccaraso.

Il Museo del Parco

Per chi vuole scoprire le tradizioni locali, il Museo del Parco è una tappa fondamentale, dove vedere con i propri occhi le antiche arti e mestieri, la vita dei pastori e il legame indissolubile tra l’uomo e queste terre meravigliose.

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Piemonte, terra di bellezza: viaggio tra i luoghi più suggestivi

Se Torino è una città ricca di bellezze, dove storia e cultura si intrecciano in un luogo dalle mille meraviglie, tutto il Piemonte è uno scrigno di piccole perle altrettanto affascinanti e suggestive. Panorami incantevoli, come quelli delle Langhe o del lago Maggiore, racchiudono borghi deliziosi dove il tempo sembra davvero essersi fermato. E tra le montagne, con una splendida vista sulle Alpi, ecco stagliarsi fortificazioni dall’aspetto misterioso.

Quali sono i posti imperdibili del Piemonte? Partiamo insieme alla scoperta di indiscusse meraviglie.

Il Ricetto di Candelo, gioiello medievale

Nel comune di Candelo, in provincia di Biella, sorge il grazioso Ricetto di Candelo, una delle testimonianze storiche più affascinanti della regione. Il borgo, con le mura in ciottoli disposte a lisca di pesce, promette infatti un’emozionante viaggio nel passato.

Nato tra il XIII e il XIV secolo per volere della popolazione locale, il Ricetto di Candelo aveva in origine la funzione di deposito per i prodotti agricoli. Tuttavia, nei momenti di pericolo e durante i conflitti, diveniva un rifugio sicuro per gli abitanti, protetto dalle robuste mura fortificate. Oggi, riconosciuto tra i Borghi Più Belli d’Italia e noto come la “Pompei medievale del biellese”, continua a raccontare la sua storia tra le stradine lastricate e all’ombra delle antiche costruzioni.

Oltrepassata la porta torrione, sovrastata da un grande arco, ci si ritrova nella piazzetta del ricetto, laddove si erge il Palazzo del Principe, realizzato da Sebastiano Ferrero nel 1496, che rappresenta l’evoluzione di un insieme di cantine preesistenti trasformate in una sorta di torre. Le strade del borgo, chiamate con il francesismo “rue”, si distinguono per la particolare pavimentazione in ciottoli inclinati, studiata per favorire il deflusso delle acque.

Ogni edificio del Ricetto sa sorprendere: al piano terra, un tempo adibito a stalla o cantina, si accede direttamente dalla strada, mentre il piano superiore, il solarium, era destinato all’essiccazione delle granaglie e si raggiungeva tramite una balconata in legno. Passeggiando tra queste antiche strutture, si può visitare anche l’Ecomuseo della Vitivinicoltura, per conoscere da vicino la tradizione contadina e la cultura enologica del territorio.

Poco distante, merita una sosta la Chiesa di Santa Maria, dalla facciata romanica, che custodisce al suo interno affreschi di grande valore artistico e pregiati capitelli, testimoni della maestria artigianale dell’epoca.

La Morra, belvedere delle Langhe

Nel cuore delle Langhe, a pochi chilometri da Alba, vale la pena visitare l’incantevole borgo de La Morra, fiore all’occhiello della zona di produzione del celebre Barolo, che si distingue per la posizione privilegiata sulla sommità di una collina, da cui si gode di un panorama senza eguali sulle vigne a perdita d’occhio.

Il centro storico si sviluppa attorno alla piazza principale, su cui si affacciano edifici di grande interesse architettonico. La Chiesa barocca di San Martino e la Confraternita di San Rocco raccontano la storia di un paese profondamente legato alla sua identità culturale. Poco distante, un piccolo giardino triangolare cresce sull’antico cimitero, mentre il Municipio e l’ex casa del corpo di guardia completano il quadro a dir poco idilliaco.

Una delle tappe imperdibili è poi la Cantina Comunale, dove è possibile degustare e acquistare i vini della zona. Salendo verso Piazza Castello, lo sguardo viene rapito da uno dei belvedere più spettacolari delle Langhe, tra colline ricoperte di vigneti e scorci da cartolina.

Infine, nella frazione dell’Annunziata, si trova l’ex abbazia benedettina di San Martino di Mercenasco, attuale sede del Museo Ratti dei Vini. Da qui partono i celebri sentieri del vino e la “Mangialonga”, un evento enogastronomico che consente di gustare i sapori del territorio con uno splendido percorso tra le vigne.

La Sacra di San Michele, panorama incredibile

Sacra di San Michele, Torino

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Vista panoramica della Sacra di San Michele

Maestosa, imponente, avvolta da un’aura mistica: la Sacra di San Michele domina la Val di Susa dall’alto del Monte Pirchiriano, a 962 metri di altitudine. L’antico complesso monastico, simbolo del Piemonte, ha ispirato Umberto Eco nella stesura del noto romanzo “Il nome della rosa”.

Costruita tra il 983 e il 987, l’abbazia si erge in una posizione strategica che regala una vista difficile da descrivere a parole sulla valle e su Torino. La meravigliosa architettura, con elementi romanici e gotici, è testimone di secoli di storia e spiritualità. Oltre alla chiesa principale, risalente al XII secolo, la Sacra ospita le tombe di alcuni membri della famiglia reale di Casa Savoia.

Dedicata all’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra rappresenta una delle tappe principali di un lungo percorso di pellegrinaggio che collega Mont-Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. La sua sagoma svettante, incorniciata dai boschi della Val di Susa, è un baluardo che attira ogni anno migliaia di visitatori.

Il fascino della Sacra di San Michele si percepisce fin dal primo sguardo, ma è avvicinandosi che la sua energia diventa tangibile. I sentieri che si snodano tra i boschi, calpestati dai pellegrini per secoli, conducono a un luogo di rara bellezza, dove arte, storia e fede si fondono in un’esperienza che non si può dimenticare.

Gli Orridi di Uriezzo, al cospetto del canyon

La Valle Antigorio, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, cela uno spettacolo naturale di straordinaria bellezza: sono gli Orridi di Uriezzo, un canyon modellato nei millenni dalla forza dell’acqua. Gole spettacolari, scavate dallo scioglimento dell’antico Ghiacciaio del Toce, regalano ai visitatori un viaggio tra rocce levigate e giochi di luce che lasciano senza fiato.

Al termine dell’ultima glaciazione, circa dodicimila anni fa, il ghiacciaio iniziò a ritirarsi, dando origine a torrenti impetuosi che scavarono profondi cunicoli e meravigliose cavità. Oggi, gli Orridi di Uriezzo si suddividono in diverse zone, ognuna con caratteristiche uniche. L’Orrido Sud, noto come Tomba d’Uriezzo, è il più impressionante, con una lunghezza di circa 200 metri e pareti che si innalzano fino a 30 metri. L’Orrido Nord-Est, più piccolo ma altrettanto suggestivo, si estende per 100 metri, mentre l’Orrido Ovest si sviluppa in due tratti distinti. Infine, l’Orrido Vallaccia, sotto la Chiesa di Baceno, risulta di difficile accesso ma conserva un’impronta selvaggia e incontaminata.

Esplorare gli Orridi di Uriezzo significa ritrovarsi in un paesaggio primordiale, dove la natura ha scolpito forme incredibili e ogni angolo mostra la potenza degli elementi.

Il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero, il paradiso tra le vette

Perla della Val d’Ossola, il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero incanta chiunque vi arrivi grazie allo straordinario paesaggio alpino. Istituito nel 1995, il parco abbraccia due magnifiche conche alpine e si estende sui comuni di Baceno, Crodo, Trasquera e Varzo, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola.

L’Alpe Veglia, raggiungibile da Varzo attraverso la Val Cairasca, è una meta ideale per gli amanti del trekking. Qui, le ampie distese di pascoli si fondono con boschi di larici e laghi cristallini come il Lago d’Avino, il Lago del Bianco e l’ammaliante Lago delle Streghe, che danno vita a un ambiente fiabesco perfetto per escursioni a pieno contatto con la natura.

L’Alpe Devero, accessibile da Baceno attraverso la Valle di Devero, è invece il regno degli sport invernali. Con i suoi impianti sciistici, offre piste battute e percorsi fuoripista per sciatori e snowboarder in cerca di avventura. Per gli escursionisti esperti, il percorso che conduce fino a Binn, in Svizzera, passando dal Bivacco Combi Lanza a oltre 2000 metri di altitudine, rappresenta una sfida tutta da vivere.

La Palazzina di Caccia di Stupinigi, il fascino regale del Barocco

Splendida Palazzina di Caccia di Stupinigi, Torino

Fonte: Ph @ELENAPHOTOS – iStock

Splendida Palazzina di Caccia di Stupinigi

A pochi chilometri da Torino, nel comune di Nichelino, da segnare in lista è la sontuosa Palazzina di Caccia di Stupinigi, una delle più coinvolgenti espressioni dell’architettura barocca in Europa. Commissionata da Vittorio Amedeo II e progettata dal celebre architetto Filippo Juvarra, la storica residenza rappresenta un vero e proprio viaggio nella magnificenza della dinastia sabauda.

Con i sontuosi saloni affrescati, i giardini eleganti e l’inconfondibile statua del cervo che sovrasta la sommità della cupola, la Palazzina è una tappa imprescindibile per chi desidera immergersi nell’atmosfera fastosa della corte reale piemontese.

Ceresole Reale, oasi del Parco del Gran Paradiso

Parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Ceresole Reale è un autentico gioiello montano, incastonato tra le cime alpine della provincia di Torino. Borgo pittoresco, deve il nome al re Vittorio Emanuele II che frequentava la zona per le battute di caccia, e si presenta come un’esperienza unica tra natura, sport e storia.

Il Lago di Ceresole, dalle acque turchesi, è il luogo ideale per rilassarsi con passeggiate rigeneranti o gite in bicicletta. Durante l’inverno, invece, il paesaggio si trasforma in una scenografica pista che fa la gioia degli appassionati di sci di fondo.

Ma non è ancora tutto. I dintorni, a loro volta, disegnano panorami che scaldano il cuore, come il Lago di Serrù, un gioiello alpino abbracciato dalle vette, e il Colle del Nivolet, a oltre 2.600 metri di altitudine, da cui si aprono magici scenari plasmati da praterie d’alta quota, laghi glaciali e dalla presenza della fauna selvatica, tra cui stambecchi e aquile reali.

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Vacanze sulla neve tra sport, relax e sapori autentici in Alto Adige

Se chiudi gli occhi e immagini la vacanza invernale perfetta, probabilmente vedi montagne innevate, giornate all’aria aperta, momenti di puro relax in una spa panoramica e serate davanti a un piatto gourmet. E se ti dicessimo che in Alto Adige puoi avere tutto questo (e molto di più)? Qui troverai hotel da sogno pensati per farti vivere un’esperienza indimenticabile: che tu voglia una fuga romantica all’insegna del relax o un’avventura sulla neve, al Falkensteiner Hotel Antholz e al Falkensteiner Hotel Kronplatz troverai esattamente ciò che cerchi.

Falkensteiner Hotel Antholz, relax esclusivo solo per adulti

Se desideri staccare la spina e immergerti in un’oasi di tranquillità, il Falkensteiner Hotel Antholz è il rifugio perfetto. Situato a 1.500 metri di altitudine, questa struttura riservata agli adulti è circondata da un paesaggio invernale da cartolina, dove la neve è sempre garantita. Qui la giornata inizia con una ricca colazione regionale, perfetta per prepararsi a una ciaspolata tra i boschi innevati o a un’escursione nel silenzio della natura. Nel pomeriggio, al ritorno, ti aspetta invece un delizioso spuntino, mentre la sera potrai lasciarti conquistare da un menù gourmet che celebra i sapori autentici dell’Alto Adige.

Ma dopo una giornata sulla neve, il relax è d’obbligo: l’Acquapura SPA, con i suoi 1.000 m² di benessere, ti accoglie con con una fantastica piscina interna ed esterna riscaldata, un mondo di saune e trattamenti esclusivi a base di cosmetici naturali. Se vuoi un soggiorno ancora più speciale, scegli una delle nuove suite con lounge relax e un moderno design alpino.

Relax al Falkensteiner Hotel

Fonte: Falkensteiner Hotels & Residences

Relax in piscina al Falkensteiner Hotel Antholz

E di notte, il fascino della montagna continua: puoi ammirare un cielo stellato mozzafiato direttamente dalla tua camera, grazie al telescopio disponibile su richiesta. A soli 2 km dall’hotel, poi, ti aspetta uno dei luoghi più suggestivi dell’Alto Adige: il magico lago di Anterselva, incorniciato da cime innevate. Se ami lo sport, l’hotel è il punto di partenza ideale per sci di fondo, ciaspolate, escursioni invernali, sci alpinismo e slittino. E se vuoi una giornata sugli sci, il Plan de Corones con le sue piste perfette è a soli 20 minuti di distanza. Un rifugio esclusivo, dove natura, benessere e gusto si fondono per offrirti una vacanza unica.

Falkensteiner Hotel Kronplatz, il paradiso per sportivi di tutte le età

Se invece sogni una vacanza attiva, il Falkensteiner Hotel Kronplatz è quello che fa per te. Questo hotel 5 stelle “for all”, parte del prestigioso circuito The Leading Hotels of The World, è pensato per chi ama lo sport, l’avventura e il comfort senza compromessi. Situato proprio accanto alla stazione a valle del Plan de Corones, è la scelta di chi vuole godersi le piste senza perdere neanche un minuto. E se viaggi in famiglia, i prezzi ridotti per i bambini lo rendono ancora più conveniente.

E dopo una giornata intensa sugli sci, puoi rilassarti nella Acquapura Summit SPA, ispirata alla filosofia del flusso, o immergerti nella spettacolare piscina rooftop con vista panoramica sulle montagne innevate. Per i buongustai, il ristorante con concept 7Summit e Open.Kitchen prepara piatti ispirati alle montagne più alte d’Europa, un vero viaggio tra i sapori alpini. Il soggiorno include colazione e cena gourmet, per un’esperienza culinaria completa.

Vuoi un tocco di esclusività in più? L’Experience Concierge è a tua disposizione per organizzare esperienze su misura, dalle escursioni più avventurose alle attività più rilassanti.

Dopo una giornata sugli sci o tra le mille attività outdoor, non c’è niente di meglio che rientrare in questo angolo di paradiso. Sport, benessere e tanto divertimento: la combinazione perfetta per una vacanza da sogno.

Falkensteiner Hotel

Fonte: Falkensteiner Hotels & Residences

Il Falkensteiner Hotel Kronplatz visto dall’alto

Ski & Relax, il pacchetto ideale per un inverno da favola

Se vuoi alternare adrenalina e benessere, i Falkensteiner Hotels hanno pensato a te con il pacchetto Ski & Relax, disponibile fino al 15 aprile 2025: sport sulla neve e puro relax, per vivere l’inverno fino alla primavera. Ad Anterselva, puoi provare lo sci di fondo o il biathlon, sfruttando la vicinanza con lo stadio che ospita la Coppa del Mondo. Se preferisci un’esperienza più tranquilla, le ciaspolate tra le Dolomiti ti regaleranno panorami incantevoli.

A Plan de Corones, invece, ti aspettano oltre 120 km di piste perfettamente preparate, snowpark per gli amanti dello snowboard e tante altre attività, come escursioni in motoslitta o romantiche gite in slitta trainata dai cavalli. E non finisce qui. Se scegli un hotel 5 stelle aderente, ricevi un credito di 30 € per camera a notte, da utilizzare per servizi esclusivi. Se invece preferisci un hotel 4 o 4 Stelle Superior, il credito sarà di 20 € per camera a notte.

Se fai parte dello Spirit Club, il vantaggio è ancora maggiore: all’arrivo riceverai un credito di benvenuto di 60 € per camera a notte negli hotel 5 stelle e 40 € negli hotel 4 e 4 Stelle Superior, da usare per esperienze wellness, trattamenti rigeneranti o cene gourmet. L’offerta è limitata e soggetta a disponibilità, quindi meglio non aspettare troppo per prenotare. Il periodo di viaggio è fino a fine aprile 2025, con condizioni variabili a seconda della struttura e della stagione. Un’opportunità imperdibile per godersi la neve e il relax in un contesto da sogno.

Dopo una giornata sulla neve, è tempo di relax e buon cibo

Dopo una giornata intensa, il relax è d’obbligo. Entrambi gli hotel offrono esperienze wellness di altissimo livello.

Cucina gourmet al Falkensteiner Hotel

Fonte: Falkensteiner Hotels & Residences

Cucina gourmet al Falkensteiner Hotel Kronplatz

Al Falkensteiner Hotel Antholz, prova un bagno con le essenze di conifere per sciogliere le tensioni muscolari. Al Falkensteiner Hotel Kronplatz, rilassati nella sauna finlandese panoramica con vista sulle vette innevate. E ovunque tu sia, concediti un bagno nelle piscine riscaldate outdoor: immergersi nell’acqua calda mentre fuori nevica è un’esperienza che non dimenticherai facilmente.

Per concludere la giornata in bellezza, lasciati conquistare dalla cucina gourmet: specialità altoatesine come speck e canederli fatti in casa ad Antholz, oppure una raffinata reinterpretazione della cucina tirolese con un tocco innovativo a Kronplatz.

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Carnevale autentico in montagna: tradizioni e maschere tra le vette

Quando pensiamo al Carnevale, l’immaginazione vola subito ai coriandoli colorati di Venezia o ai carri allegorici di Viareggio. Ma c’è un Carnevale meno conosciuto, più selvaggio e suggestivo, che si svolge tra le cime innevate e i borghi incantati delle montagne italiane.

Qui, tra maschere, riti e tradizioni secolari, la festa si trasforma in un’esperienza fuori dal tempo, dove folklore e natura si fondono in un’atmosfera magica.

Partiamo, allora, per un viaggio alla scoperta dei Carnevali da segnare in agenda.

Il Carnevale di Laives

Carri allegorici spettacolari, danze travolgenti, coreografie sorprendenti e l’inconfondibile profumo dei krapfen nell’aria: il Carnevale di Laives è molto più di una semplice festa, è un appuntamento imperdibile che anima la “città delle mele” con energia e allegria. Un evento, tra i più importanti dell’Alto Adige, che da anni unisce la comunità in un’esplosione di creatività, musica e tradizione.

Programma di domenica 23 febbraio:

  • Ore 10: esposizione dei carri lungo via Kennedy (dal tratto tra via Dante e il supermercato Eurospar);
  • Ore 13: partenza ufficiale della sfilata da via Kennedy, Laives;
  • Ore 16: arrivo della sfilata a Pineta, premiazione dei gruppi vincitori e festa con musica e ristoro fino alle ore 18 in piazzetta Don Domenico Penner.

E non finisce qui. Un comodo trenino-navetta gratuito collegherà Laives e Pineta per tutta la durata della manifestazione. Nel parco di Pineta, i più piccoli potranno divertirsi con giochi e gonfiabili. Infine, da non perdere il Concorso Miglior Maschera e Mascherina.

Il Carnevale di Courmayeur

Nel cuore delle Alpi, ai piedi del Monte Bianco, il Carnevale di Courmayeur, Lo Camentran, è un’esperienza che va oltre la semplice festa. È un’immersione totale nei colori, nei suoni e nei sapori che da tempo definiscono cotanto gioiello in montagna. Camentran, che significa “che entra in quaresima“, segna il passaggio dalla festa alla riflessione, ma lo fa con un mix di ironia e spensieratezza che rende questo evento unico nel suo genere.

Le strade di Courmayeur si trasformano in un palcoscenico all’aperto dove le tradizioni si fondono con un’atmosfera vibrante e moderna. Le maschere storiche, come il Vioù e la Viéille, il Vecchio e la Vecchia, camminano per il paese, salutando l’arrivo del Carnevale con il suono dei campanacci, mentre il profumo irresistibile della seuppa (una ricca zuppa di fontina, salsicce e pane nero) invita tutti a fermarsi e assaporare il meglio della cucina locale.

Il Carnevale di Courmayeur inizierà quest’anno con la maschera Lé Beuffon, che percorrerà le frazioni di Courmayeur il 1° marzo, per proseguire il 2 marzo nel centro della città, dove la festa diventa un’esplosione di allegria per le strade, con balli, suoni e colori che animano ogni angolo. Il 3 marzo, Lé Beuffon arriverà anche in Val Ferret, portando il Carnevale fin negli angoli della valle.

Martedì Grasso 4 marzo culmina con il tradizionale Camentran, un evento che mescola danze, maschere e il profumo del minestrone di Carnevale che viene servito in Piazza Abbé Henry, insieme a formaggi e salumi locali.

Per chi poi è alla ricerca di un Carnevale più dinamico, quest’anno il 7 marzo si terrà il Carnevale sui pattini al Courmayeur Sport Center, un’opportunità per pattinare in maschera tra giochi e merende per i più piccoli e rendere la giornata ancora più speciale. La festa prosegue con la sfilata dei gruppi carnevaleschi l’8 marzo, che anima le vie del centro storico di Courmayeur. Infine, il Dinner & Carnival Party concluderà la serata con la premiazione del miglior costume.

Il Carnevale in Val d’Ega

Sfilata del Carnevale in Val d'Ega

Fonte: Ph @LIVE-STYLE_Agency

Momento di festa al Carnevale in Val d’Ega

Perfino sulle candide montagne della Val d’Ega (Bolzano), che d’inverno si mascherano sotto un sobrio e glaciale trucco bianco, il Carnevale porta una ventata di colore e allegria. Come ogni anno, anche nel 2025 il cuore del Patrimonio dell’Umanità UNESCO batte al ritmo di una variopinta tradizione che innesca una sfilata in grado di tingere con la sua contagiosa euforia le vette di Catinaccio e Latemar.

Il clima di festa dilaga in particolare a Nova Levante e a Nova Ponente, località in qualche modo gemelle che sembrano rivaleggiare tra loro per il primato della leggerezza in quel periodo in cui ogni scherzo vale.

A Nova Levante, il nome Fasching in Schuffa sta a indicare lo storico evento carnevalesco che per una settimana, a partire dal 27 febbraio, libera per le strade del paese i cosiddetti “Schuffener” in costume tradizionale (da “Schuffa”, che nel dialetto della zona significa “brodo di latte”, alimento base dei contadini in tempi antichi). Il momento clou, tra festeggiamenti, dolci tipici e scherzi, è il 4 marzo, quando in scena (dalle 15:03) va il grande corteo carnevalesco, con costruzione, passaggio e premiazione dei carri, nonché finale esplosivo con DJ set dalle 22:00.

Di dimensioni più contenute, ma altrettanto entusiasmante, è il corteo carnevalesco organizzato ogni due anni a Nova Ponente. La sfilata dal titolo Hessn Fosnocht parte alle 14:30 del 27 febbraio dal Bar Luise in direzione della piazza del paese, location della cerimonia di premiazione dei più originali carri allegorici e dei migliori gruppi a piedi, alla quale seguirà una festa allestita dal Club Sportivo. Dalle ore 19:00, party nella cantina dell’albergo Rössl.

Il Carnevale di Valdieri

Sfilata del Carnevale Alpino di Valdieri

Fonte: Ph @Ente Gestione Aree Protette Alpi Marittime

Sfilata del Carnevale Alpino di Valdieri

Dal 21 al 23 febbraio 2025, a Valdieri (Cuneo) si festeggia il Carnevale Alpino, organizzato a Aree Protette Alpi Marittime / Ecomuseo della Segale, Comune di Valdieri e Unità Pastorale Valle Gesso, insieme alla comunità di Valdieri.

Assoluto protagonista è l’Orso di Segale, mitico orso lunare in grado di predire la fine dell’inverno scrutando il cielo notturno.

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, così lontane da sfuggire persino alla memoria degli anziani, i veri custodi della tradizione. Ciò che è certo, però, è che ogni anno, puntuale nel periodo di Carnevale, l’Orso si desta dal suo lungo letargo e torna a scatenarsi tra le vie di Valdieri, in Valle Gesso.

Avvolto nel suo caratteristico costume (ancora oggi realizzato a mano, con filamenti intrecciati di paglia di segale) semina scompiglio tra la folla: spaventa i bambini, infastidisce i passanti, sfugge abilmente ai domatori e a chiunque tenti di fermarlo. Ma dietro il suo caos giocoso si cela un messaggio antico e potente: il suo arrivo segna il passaggio dall’inverno alla primavera e alla Quaresima, e annuncia che la stagione fredda sta per lasciare spazio a nuova vita.

Da non perdere, domenica 23 febbraio, la “gnoccolata” in piazza a Valdieri, con musica e danze popolari che accompagneranno il rogo del fantoccio di paglia per portare simbolicamente via l’inverno, lasciando il posto alla luce e ai colori della primavera.

Il Carnevale in Valtellina

Sfilate con carri allegorici, abitanti mascherati e spettacoli: il Carnevale è una festa che sempre più viene apprezzata sia da grandi sia da piccini, che per l’occasione si travestono da personaggi buffi con l’obiettivo di trascorrere una giornata all’insegna del divertimento.

In Valtellina, il Carnevale non rappresenta solamente un momento di gioia e allegria ma è un vero tuffo nel passato dove molti paesi della Provincia di Sondrio offrono la possibilità di rivivere antiche tradizioni e credenze.

Carnevale a Morbegno

La piccola cittadina di Morbegno festeggerà Carnevale il primo weekend di marzo. Il momento più atteso è quello di domenica 2 marzo, che prevede la classica parata lungo le vie di Morbegno con oltre 20 carri allegorici.

Particolarità del Carnevale morbegnese è la collaborazione con la storica società artigiana Fratelli Cinquini Scenografie di Viareggio, città famosa per il Carnevale e specializzata nell’allestimento carri che porta in Valtellina il suo sapere. Ad attendere grandi e piccoli ci saranno numerosi momenti di divertimento e spettacoli. Per i più piccoli, invece, è prevista una sfilata sabato 1° marzo.

Carnevale a Sondrio

Domenica 23 febbraio la città di Sondrio festeggerà il Carnevale dei Ragazzi, una manifestazione che vanta oltre 60 anni di storia. La giornata inizia con stand gastronomici e street food presenti in Piazza Garibaldi e nelle vie del centro storico; nel primo pomeriggio parte la vera e propria sfilata dei carri allegorici e, al termine, è prevista la premiazione dei carri più particolari e dei gruppi mascherati che si sono distinti per creatività.

Lo stesso giorno si festeggia il Carnevale anche a Chiuro, un paese situato a pochi chilometri di distanza da Sondrio. La sfilata, con partenza alle ore 14.00 dalla Piazza S. Quadrio, attraverserà le vie del paese per poi terminare con una gustosa merenda per tutti.

Domenica 9 marzo, invece, è il turno di Tresivio, situato anch’esso nelle vicinanze di Sondrio, con la classifica sfilata dei carri allegorici da Sant’Abbondio dalle ore 14.00 e, alle ore 16.00, merenda in compagnia.

Carnevale di Tirano

Domenica 9 marzo Tirano torna a ospitare, dopo anni di assenza, il Gran Carneval Tiranes, un evento che celebra la tradizione del carnevale Ambrosiano e che mira a regalare una giornata all’insegna della gioia e del divertimento.

Il programma, dalle ore 14.00, prevede la sfilata in Viale Italia dei carri allegorici, maschere e musica: gli abitanti e i turisti sono invitati a mascherarsi ed essere parte attiva di questo evento.

Carnevale a Grosio

Domenica 9 marzo è anche la volta di Grosio, il cui Carnevale vanta una lunga tradizione, che viene raccontata dagli abitanti del paese che sfilano indossando antiche maschere tipiche; tra le varie ci sono il Carneval Vecc e la Magra Quaresima, due figure che rappresentano rispettivamente un signore rubicondo e una vecchietta magra vestita con stracci, come simbolo del passaggio dalle baldorie del Carnevale al rigore della Quaresima.

L’evento da sempre cattura l’attenzione di tutti i grosini, che si attivano dai mesi precedenti per dare vita a un entusiasmante spettacolo e, al tempo stesso, suscita grande interesse tra i turisti che visitano Grosio proprio per il rinomato Carnevale.

Carnevale a Bormio

Sfilata del Carnevale del Rio a Sondalo

Fonte: Ph Ufficio Stampa

Sfilata del Carnevale del Rio a Sondalo

Bormio è rinomata per ospitare il Carnevàl di Mat, un evento folkloristico in cui, solo per questa giornata così particolare, viene eletto il Podestà di Mat. Il potere passa quindi nelle mani di Arlecchino e della Compagnia di Mat che si divertono leggendo pettegolezzi che riguardano i cittadini. Oltre a questo momento di divertimento, è prevista anche la classica sfilata dei carri per le vie del centro storico guidata dagli Arlecchini. Il Carnevàl di Mat è in programma il 2 marzo.

Non lontano da Bormio si trova Sondalo, un piccolo comune che il 23 febbraio celebra la settima edizione del Carnevale del Rio. Gli abitanti del paese si impegnano per creare maschere e costumi colorati da mostrare durante la sfilata dei carri lungo le vie; novità di quest’anno è il Carneval Kids, un’area dove ragazzi e bambini potranno divertirsi con spettacoli di magia e giochi coinvolgenti. L’appuntamento è in programma per domenica 23 febbraio e prenderà il via alle ore 13.00 presso il Parcheggio Palù, in pieno centro, con la sfilata dei carri e dei gruppi mascherati.

Ulteriori feste e divertimenti per bambini in tutto il comprensorio di Bormio.

Carnevale a Livigno

Livigno e la vicina Trepalle si preparano per dare il via ai festeggiamenti di Carnevale. Le vie di Livigno verranno invase da colorati carri domenica 2 e lunedì 3 marzo mentre Trepalle festeggerà il Carnevale giovedì 27 febbraio e martedì 4 marzo.

Durante le quattro giornate sono previsti sfilate di carri, giochi pensati per i più piccoli ed eventi collaterali.

Carnevale in Valchiavenna

Domenica 23 febbraio è il turno della cittadina di Chiavenna: l’appuntamento prevede la sfilata per le vie del centro storico per poi terminare nella zona di Pratogiano con eventi, premiazioni e musica.

Domenica 2 marzo e sabato 8 marzo, invece, tocca a Campodolcino: se domenica si svolgerà la sfilata carnevalesca seguita da una merenda in oratorio, il programma di sabato propone laboratori per ragazzi e bambini.

Infine, il Carnevale a Madesimo si svolgerà sabato 1° marzo e sabato 8 marzo: il ricco programma prevede sfilata dei carri, premiazione delle maschere, baby dance e aperitivi.