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Chiavenna, splendido borgo medievale tra le Alpi italiane

Dà il nome all’omonima valle che si dirama dalla Valtellina ed è uno scrigno di bellezza e natura da assaporare senza fretta in tutte le stagioni, certo, ma con un occhio di riguardo all’autunno quando le temperature miti invitano a organizzare piacevoli e distensive gite fuori porta per staccare dalla frenesia e dalla routine e godersi i favolosi paesaggi alpini.

Si tratta di Chiavenna, Bandiera Arancione del Touring Club e Città Slow, un grazioso gioiello a misura d’uomo che, grazie ai molti palazzi storici, ai musei e alle opere d’arte, merita davvero di essere scoperto e vissuto.

Chiavenna, un poetico viaggio nella storia

La visita a Chiavenna non può non avere inizio che dal suo incantevole centro storico intriso di storia e disegnato da antiche strade su cui si affacciano eleganti palazzi che si susseguono, l’uno accanto all’altro, aprendosi talvolta per lasciare spazio a bellissime piazze impreziosite da fontane in pietra ollare.

Tutta la zona, oggi pedonale, è punto di incontro e occasione di shopping, perfetta per concedersi una pausa golosa nei vari bar.

scorcio chiavenna

Fonte: Foto Consorzio Turistico Valchiavenna

Scorcio di Chiavenna

Ma non è certo tutto.

Fiore all’occhiello della cittadina è la Collegiata di San Lorenzo, non distante dalla stazione ferroviaria, le cui prime documentazioni risalgono al V secolo: la chiesa conserva tuttora le antiche pareti romaniche, a esclusione dell’area dell’altare e delle navate laterali.
Inoltre, è rinomata per ospitare al suo interno il Battistero, fonte battesimale del 1156 ricavato da un monolite in pietra ollare arricchito da figure che simboleggiano la cerimonia della benedizione dell’acqua e del battesimo il sabato santo.

Come se non bastasse, la Collegiata vanta anche il Museo del Tesoro dove ammirare oggetti di arte sacra tra cui la Pace di Chiavenna, una preziosa copertura di evangeliario formata da 23 lamine d’oro lavorate a sbalzo e filigrana e impreziosita da gemme, perle e svariate pietre preziose: un autentico capolavoro di oreficeria medievale del XI secolo.

Una cittadina da conoscere anche a tavola

Oltre alla storia e al pittoresco centro storico, Chiavenna merita una sosta per le variegate specialità gastronomiche che l’hanno resa nota tra i buongustai.

Prima tra i prodotti tipici del territorio è la brisaola, che si differenzia dalla bresaola per lavorazioni legate alla tradizione locale, con affumicatura e stagionatura che avvenivano nei crotti, piccole costruzioni rustiche edificate attorno al “sorel”, ovvero lo spiraglio che si creò tra i massi che rotolarono fino a valle e sui quali oggi sorge la cittadina: sono luoghi unici al mondo in grado
di garantire una corrente d’aria a temperatura costante intorno agli 8 gradi sia d’estate che d’inverno, ideali per la maturazione del vino e la conservazione di numerosi prodotti quali salumi e
formaggi.
Oggi i crotti sono riconvertiti in osterie o ristoranti e hanno aperto le porte a tutti coloro che desiderano degustare le prelibatezze locali.

Non manca poi il violino di capra, presidio Slow Food ricavato dalla spalla o dalla coscia delle capre: il nome deriva proprio dalla tecnica con cui veniva affettato, che ricorda per
l’appunto le movenze di un suonatore di violino.

La meraviglia dei dintorni

Parco botanico-archeologico del Paradiso

Fonte: Ph Emanuele Sinoni – Foto Consorzio Turistico Valchiavenna

Parco botanico-archeologico del Paradiso

Se Chiavenna è una perla tra le Alpi, i suoi dintorni non sono da meno.

Tra le varie tappe per una vacanza a contatto con la natura non possono mancare le Cascate dell’Acquafraggia, uno spettacolo naturale così potente che lascia senza parole: attorno alle cascate spicca un percorso attrezzato che attraversa il parco e offre la possibilità di apprezzare le cascate e l’intera vallata da terrazze panoramiche. Le zone pic-nic, invece, permettono di trascorrere qualche ora di relax con il suono dei fragorosi salti d’acqua a fare da sottofondo.

Il Parco delle Marmitte dei Giganti, poco fuori l’abitato, è una splendida riserva naturale e museo a cielo aperto di grande interesse geomorfologico e ambientale, caratterizzata da paesaggi inconfondibili e manifestazioni geomorfologiche di origine glaciale dalle forme più strane scavate nei sassi dall’azione dell’acqua nel corso degli anni.
Inoltre, nel cuore del parco si trova il Parco botanico-archeologico del Paradiso che, proprio come ricorda il nome, conserva varietà botaniche di fiori e piante con alcune specie rare, un percorso botanico fornito di didascalie esplicative e innumerevoli resti archeologici e storici.

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Sta per partire il treno turistico che porta da Roma a Cortina

Moltissimi italiani, con l’arrivo dell’inverno, inizieranno ad organizzare la settimana bianca da trascorrere in montagna. È per questo che FS, nell’ambito della sua nuova iniziativa dei Treni Turistici Italiani, ha deciso di inaugurare come primo itinerario proprio quello che collega Roma a Cortina d’Ampezzo, una delle principali mete sciistiche del nostro Paese. Ecco la data di partenza e tutte le novità che dobbiamo attenderci.

Il treno notturno da Roma a Cortina

La nuova società FS Treni Turistici Italiani debutta con un primo itinerario davvero interessante: si tratta di Roma Termini-Cortina d’Ampezzo, un viaggio in notturna che collega la capitale ad una delle più importanti destinazioni invernali dell’arco alpino. Si parte venerdì 15 dicembre 2023, a bordo dell’Espresso Cadore che, per l’occasione, viene rimesso completamente a nuovo. Il treno è infatti composto da vagoni dismessi negli anni ’80 e ’90, ristrutturati con spazi adeguati per garantire ai turisti il massimo confort.

L’Espresso Cadore è dotato di 220 posti letto, suddivisi in vagoni di prima e seconda classe (con due posti per ogni scompartimento) e in cuccette da 4 e 6 unità. Sono presenti anche un vagone ristorante che serve piatti della cucina italiana, un bar-buffet aperto tutta la notte e spazi dedicati al trasporto di bici e sci. È possibile persino noleggiare e ricaricare le ebike o acquistare lo skipass, per non perdere tempo una volta arrivati a destinazione. Il treno, che viaggia in notturna per recuperare un giorno di vacanza, parte una volta alla settimana.

L’itinerario è davvero ricco: da Roma Termini si può raggiungere la stazione di Calalzo-Pieve di Cadore-Cortina d’Ampezzo, punto d’arrivo di tantissimi turisti diretti sulle Dolomiti. Da qui, un autobus organizzato da Busitalia (appartenente al Gruppo FS) conduce sino a Cortina d’Ampezzo. Sono previste anche fermate intermedie, per chi deve raggiungere altre località: sono quelle di Treviso, Ponte nelle Alpi e Longarone-Zoldo. Andare in settimana bianca, insomma, non è mai stato così facile e conveniente. Per chi volesse approfittarne, le prenotazioni partono dal prossimo 18 novembre 2023.

I Treni Turistici Italiani

Durante l’estate, il Gruppo FS ha annunciato la nascita di FS Treni Turistici Italiani, una nuova società che mira a rimettere in sesto vecchi vagoni ferroviari da dedicare ad itinerari prettamente turistici, i quali percorreranno alcune delle tratte più belle e panoramiche del nostro Paese. L’obiettivo è quello di rendere il viaggio stesso non solo un modo per raggiungere la propria meta delle vacanze, ma una parte integrante dell’avventura. Sono tre gli ambiti su cui la società ha intenzione di concentrarsi.

Il primo è quello degli Espressi e dei Treni Storici – di cui fa parte anche l’Espresso Cadore, che collega Roma a Cortina d’Ampezzo. Questi itinerari metteranno in comunicazione le principali città italiane con alcune delle più belle località turistiche italiane, con viaggi – spesso in notturna – a bordo di treni restaurati e dotati di tantissimi servizi. Per quanto riguarda i Treni Storici, invece, saranno predisposte tratte di importanza storico-paesaggistica che abbineranno al viaggio anche esperienze particolari come visite guidate o degustazioni.

C’è poi il settore Lusso, che vedrà impiegati i treni della categoria Luxury (come l’Orient Express-La Dolce Vita) per delle vere e proprie avventure anche oltre i confini italiani. E, infine, c’è il servizio Omnibus, con treni regionali che offriranno itinerari più brevi, ma ricchi di sorprese: si attraverseranno paesaggi meravigliosi e borghi antichi, alla scoperta di tradizioni e cultura enogastronomica per un viaggio colmo di esperienze.

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Lago di Mosigo, un piccolo capolavoro artificiale

Le nostre monumentali Dolomiti sono in grado di creare scenari affascinanti e romantici come pochi altri luoghi al mondo. Tra le loro cime pallide che diventano rosa con le luci del tramonto, spesso si nascondo laghi così belli che fanno persino da set cinematografici. Alcuni sono naturali, altri sono invece stati creati dall’uomo. Di questa seconda condizione fa parte il Lago di Mosigo, un piccolo capolavoro artificiale circondato da uno scenario naturalistico a cui è praticamente impossibile resistere.

Dove si trova il Lago di Mosigo

Il Lago di Mosigo sorge a pochissima distanza da San Vito di Cadore, in provincia di Belluno, e per questo motivo da molti viene chiamato anche Lago di San Vito di Cadore.

Di primo impatto, vi sembrerà di trovarvi alle falde di uno specchio d’acqua particolarmente noto a tutti: il Lago di Braies. Sì, perché il Mosigo è davvero molto simile, soprattutto per quanto riguarda lo scenario naturalistico in cui è inserito. Le differenze sostanziali tra questi due magici invasi sono da riscontrare soprattutto nella loro grandezza e profondità.

Il Mosigo, infatti, potrebbe essere definito il “fratello minore” del Braies, in quanto più piccolo e meno profondo. In più anche qui, insieme alla natura emozionante e alle acque cristalline, è stato costruito un suggestivo chalet che è anche ristorante, pizzeria e albergo.

Cosa aspettarsi

Possiamo assolutamente affermare che il Lago di Mosigo è una piccola perla artificiale che si fa spazio tra le cime sontuose delle Dolomiti. Visitarlo è un’emozione, anche grazie alle stesse vette che si specchiano con eleganza nelle sue acque: c’è il profilo del Sorapiss, poi quello dell’Antelao e persino le linee del monte Croda Marcora.

D’estate è il posto perfetto per rilassarsi ascoltando i suoni della natura e passeggiando tra i boschi circostanti. D’inverno, invece, ha una luce diversa e preziosa grazie alla neve che abbellisce ancor di più il paesaggio che gli fa da cornice.

Come arrivare

Tutti, bambini compresi, possono arrivare con estrema facilità al Lago di Mosigo: basta semplicemente giungere a San Vito di Cadore, superare il centro in direzione direzione Cortina d’Ampezzo, ed ecco che sulla sinistra compaiono le indicazioni per scendere lungo una stradina che conduce direttamente al parcheggio del lago.

Un gioco da ragazzi, quindi, e per uno spettacolo dalla bellezza commovente che potrà essere visitata in pochi minuti, vista la minuta estensione del lago stesso.

Che attività si possono fare

Peccato che Mosigo che non faccia rima con relax, perché quest’ultima è la parola ideale per descrivere le sensazioni di pace che trasmette un posto come questo. O meglio, si possono fare tantissime diverse attività, ma in un paesaggio così poetico come quello che circonda questo lago dolomitico, non lasciarsi andare al benessere, magari leggendo un buon libro, è pressoché impossibile.

Ad ogni modo, il riposo non è l’unica attività possibile, poiché i dintorni del lago sono impreziositi da un grazioso parco giochi interamente fatto in legno che è il massimo per i bambini; zone attrezzate con strutture dove si può giocare a calcio, a tennis, a minigolf; pedane in legno per la pesca sportiva; una barca a remi per chi vuole navigare questo piccolo lago; un angolo picnic per gustare prodotti tipici in famiglia; ristorante, bar, albergo e chi più ne ha più ne metta.

In più, il Lago di Mosigo si rivela il perfetto punto di partenza per pedalare sulla famosa Lunga via delle Dolomiti, una pista ciclabile di circa 33 km che separa Cortina d’Ampezzo da Calalzo di Cadore. Pedalata dopo pedalata si è accompagnati da un percorso magnifico fatto di ponti, gole profonde, gallerie e vecchie stazioni.

Oppure, è possibile fare un’escursione a Mondeval, un luogo dalla grande importanza perché proprio qui è stato ritrovato lo scheletro di un uomo preistorico vissuto almeno 7500 anni fa, che oggi si può ammirare presso il Museo di Selva di Cadore.

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Parte un treno storico per i Mercatini di Natale del Trentino

Quest’anno, raggiungere il famoso Mercatino di Natale a Trento sarà ancora più semplice per chi parte dalla Lombardia. Il 17 dicembre si potrà viaggiare a bordo di uno splendido treno storico elettrico, che porterà i visitatori direttamente in centro città con posti riservati, comodamente seduti, senza il rischio di code o nebbia in autostrada e senza dover cercare il parcheggio per l’auto. Un’occasione che si sposa alle proposte green della storica manifestazione, che anche quest’anno si svolge all’insegna dell’artigianato, della tradizione e della sostenibilità ambientale, con qualche bella novità.

Mercatino di Natale a Trento, tra novità e tradizioni

Dal 18 novembre 2023 al 7 gennaio 2024, Trento si trasforma nella “Città del Natale” grazie alla magia dello storico Mercatino che nel periodo più atteso e magico dell’anno torna ad animare il centro storico del capoluogo del Trentino-Alto Adige. Tra le novità di quest’anno, l’allargamento della manifestazione a Piazza Mostra, che dopo il restauro ospiterà per la prima volta parte dei mercatini, insieme a Piazza Fiera.

Un’altra novità è l’appuntamento “Filò al Falò”, che si terrà in piazza Cesare Battisti, dove le associazioni di volontariato si riuniranno attorno a un fuoco per rivivere la tradizione contadina del racconto e della condivisione. Un evento pensato per arrivare al 2024, anno che vedrà Trento diventare Capitale europea del volontariato. Sono inoltre previste nuove luminarie e giochi di luce sui palazzi storici della città, ma anche sul Monte Bondone, a Vason.

La prima edizione del Mercatino di Natale di Trento si è svolta nel 1993 e da allora l’idea di proporre prodotti per celebrare la festa più attesa dell’anno è cresciuta sempre di più, fino a diventare l’elemento trainante di “Trento, città del Natale“, un ricco cartellone di iniziative ed eventi musicali e culturali, appuntamenti col gusto, attività per grandi e per bambini, vari luoghi vestiti a festa e valorizzati da luci e addobbi.

A contraddistinguere il Mercatino di Natale di Trento è anche l’attenzione alla sostenibilità ambientale, con la presenza di espositori dalle salde radici artigianali e attenti alla valorizzazione dell’enogastronomica locale. L’energia elettrica utilizzata per l’evento è prodotta da fonti rinnovabili, viene realizzata un’attenta raccolta differenziata e viene incentivato l’utilizzo di stoviglie lavabili o compostabili.

Naturalmente, il divertimento è anche a misura di bambine e bambini. Ad attenderli in Piazza Santa Maria Maggiore, ci sarà la Casa Di Babbo Natale, con la slitta magica e la presenza di vari folletti, laboratori didattici nelle vicinanze e una fattoria nel quartiere Le Albere. È poi d’obbligo un giro sul Trenino di Natale che accompagna i visitatori, grandi e piccini, lungo un percorso che attraversa le vie del centro storico e che raggiunge gli angoli più nascosti e suggestivi della città.

Le fermate del treno storico per il Mercatino di Trento

Il treno storico elettrico, organizzato dall’associazione di volontariato Ferrovie Turistiche Italiane, partirà dalla stazione Centrale di Milano ed effettuerà le seguenti fermate (attenzione: gli orari sono indicativi, verrano aggiornati e comunicati appena pronti).

  • Milano Centrale (andata 08:20 – ritorno 20.20)
  • Milano Lambrate (andata 08:25 . ritorno 20:15)
  • Bergamo (andata 09:00 – ritorno 19:34)
  • Palazzolo sull’Oglio (andata 09:25 – ritorno 19:04)
  • Rovato (andata 09:35 – ritorno 18:45)
  • Brescia (andata 09:48 -ritorno 18:30)
  • Trento (andata 12.05 – ritorno 16.55)

Il convoglio sarà costituito da carrozze di 1° e 2° classe anni ’60 e ’70, con locomotore elettrico. I posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria.

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Valle del Chiese: cosa visitare in questo angolo di Trentino

Una vacanza rilassante trai monti del Trentino? La località ideale è la Valle del Chiese, una perla incastonata nella Valle delle Giudicarie, attraversata dal corso del Fiume Chiese, al confine con la Lombardia.

Tra laghi, tipici borghi alpini, immense foreste, antichi alpeggi, vette imponenti, ghiacciai, torrenti e sentieri da trekking, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: ecco le tappe da non perdere.

I borghi, 14 gemme da scoprire

Sono ben 14 i borghi che adornano la Valle del Chiese, piccoli scrigni di bellezza ognuno con le sue peculiarità.

E così conosciamo Bondo, ospitale e tranquillo, custode del Cimitero Monumentale Austro-Ungarico e del Museo della Civiltà Contadina, Lardaro, dove svettano ancora oggi le due magnifiche fortificazioni Forte Corno e Forte Larino, il vivace abitato di Roncone con lo splendido laghetto a pochi passi dal centro, Praso, cuore medievale dalle poche casette in pietra, Pieve di Bono con il Castel Romano da cui godere di un panorama incredibile e la Pieve di Santa Giustina.

Poi, ecco Bersone che ospita il Museo della Grande Guerra, Prezzo, eccellente punto di partenza per rigeneranti escursioni nella natura, l’antico Daone non lontano da fragorose cascate tra le rocce, Brione, uno dei più alti della Valle, Condino, scrigno d’arte con la Pieve di Santa Maria Assunta, Castel Condino, laddove la storia incontra la natura, Cimego, dove il tempo si è fermato al Medioevo, Bondone, nei pressi del Lago d’Idro con il magnifico Castel San Giovanni, e Storo, in cui la gastronomia tipica è sopraffina.

Il Sentiero Etnografico del Rio Caino

Terra di percorsi affascinanti ed eccezionale eden per gli escursionisti, i trekker e gli amanti della vita e degli sport all’aria aperta, la Valle del Chiese ha uno dei suoi fiori all’occhiello nel Sentiero Etnografico del Rio Caino di Cimego, un suggestivo museo a cielo aperto di circa quattro chilometri che consente di ripercorrere, in un paesaggio emozionante, la tradizione rurale, i mestieri ormai scomparsi e la storia delle genti che hanno abitato la Valle nei secoli.

Catturano lo sguardo gli antichi opifici, le rarità botaniche, gli scorci invidiabili sul Lago d’Idro e le montagne del bresciano, e le trincee, i camminamenti e i manufatti militari della Prima Guerra Mondiale.

Il Parco Naturale Adamello Brenta

Siamo in una cornice in cui la natura incontaminata è la vera protagonista e non può certo mancare una visita al Parco Naturale Adamello Brenta, tra le Dolomiti del Brenta e l’Adamello, il più grande di tutta la regione dove dedicarsi a spettacolari e facili passeggiate oppure a escursioni più impegnative.

Il paesaggio è variegato, indimenticabile, con la flora e la fauna che sono tra le più ricche di tutte le Alpi: non è difficile scorgere gli stambecchi, gli orsi bruni, e numerose specie di piante e fiori particolari.

Non mancano le Case del Parco per approfondire tematiche specifiche con percorsi dedicati alla natura e alla storia del territorio e delle sue genti.

Il Lago d’Idro

Incantevole specchio lacustre formato dalle acque limpide e trasparenti del Chiese, il Lago d’Idro è un’altra meta da non lasciarsi sfuggire, balneabile e dalla temperatura ottimale per rinfrescanti nuotate fino a settembre inoltrato.

Le sue sponde sono un must per i surfisti, i velisti e i canoisti ma anche per le famiglie grazie ai campeggi e alle spiagge adatte anche ai più piccoli.

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Lago Goillet, meraviglioso “specchio” del Cervino

Se c’è un luogo dove apprezzare appieno la natura e la montagna, quello è il Lago Goillet, dalle acque limpide e turchesi in cui si specchia il maestoso Cervino con i suoi 4478 metri di altezza.

Siamo in uno scenario di assoluta quiete, dove semplicemente rimanere ammaliati dal piccolo lago artificiale dalla forma di piramide, una gemma azzurra incastonata a 2520 metri.

La bellezza che emoziona del Lago Goillet

Nell’abbraccio delle imponenti vette di granito adornate dalle nevi perenni, fa bella mostra di sé il Lago Goillet, dal fondale chiarissimo, contraddistinto da sassi di colore molto chiaro: è un vero spettacolo, brillante, dove, oltre a sua maestà il Cervino, si rispecchiano anche le candide nuvole nel cielo valdostano.

Il suo nome deriva da “goille“, che in antico dialetto significa “pozza d’acqua o laghetto di piccole dimensioni”, e risale al secondo dopo guerra: la diga che lo contiene, infatti, fu costruita tra il 1939 e il 1946, un’opera monumentale per produrre energia idroelettrica, lunga 368 metri e alta 48,60.

Oggi, con i suoi 12 milioni di metri cubici, serve sia per lo scopo originario sia per l’innevamento programmato delle piste tutt’intorno, in particolare la Pista Ventina, che non ricevono più la quantità di neve che cadeva nei decenni passati.

La diga venne realizzata servendosi della ferrovia, ormai in disuso, che raggiungeva l’area del lago da sopra Les Perrères, frazione del comune di Valtournenche: tuttavia, i binari rimangono come testimonianza storica e consentono di immaginare come furono trasportati i materiali per edificare il colossale sbarramento artificiale.

Qui è d’obbligo rilassarsi sulle verdeggianti sponde, prendere il sole, scattare fotografie che sarà un piacere rivedere, godersi la serenità del momento, ascoltare i suoni della natura e vivere, almeno per un po’, al suo ritmo lento.

Le escursioni per raggiungere il laghetto turchese

È il paradiso di chi ama la montagna, dei trekker e degli escursionisti: tra gli itinerari più belli per giungere al Lago Goillet spicca quello che parte da Plain Maison, nel comune di Valtournenche, nel cuore del comprensorio sciistico Matterhorn Ski Paradise.

Il sentiero, percorribile da luglio a settembre, si dirama per circa poco meno di un chilometro e mezzo e, con un dislivello di soli 29 metri, è adatto a tutti, ai principianti e ai più piccoli: la vista è superba e la durata tra la mezz’ora e l’ora. Si parte dalla stazione dell’ovovia e si risale fino ad arrivare al bar: da qui, a destra, ecco il sentiero 18 che conduce a una scarpata di roccia proprio dinanzi alla diga da cui ha origine il lago.

Altrettanto spettacolare è il percorso ad anello, il più panoramico, che parte dal Parcheggio Cielo Alto a Breuil-Cervinia e sale lungo il sentiero 16: giunti al Lago Goillet, si prosegue ancora in salita in direzione “Laghi Cime Bianche“: il paesaggio è difficile da descrivere a parole e, dopo circa un’ora, ecco i tre favolosi laghi a quota 2800 metri.

Da qui, il percorso continua in direzione Fornet dove comincia la discesa fino al paese, seguendo il sentiero 15.

Infine, il sentiero più breve per il lago parte dal parcheggio di Cielo Alto e si inoltra lungo il sentiero 16 che arriva al Colle Superiore delle Cime Bianche. Poco prima dello specchio lacustre, vi è un incrocio con il sentiero 65: occorre mantenere la destra e seguire sempre il 16 fino alla meravigliosa destinazione.

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Il fiume rosso porpora che attraversa le montagne del Perù

Potrebbe fare un po’ impressione, è vero: vedere scorrere un fiume rosso è un’esperienza abbastanza particolare, specie considerando che tendiamo ad associare questo colore al sangue. Invece, il Palquella Pucamayu non è altro che un meraviglioso capolavoro della natura, che nulla ha a che fare né con eventuali immagini violente né con chissà quale strano tipo di piaga o magia. E in realtà, dal vivo si ha la sensazione di assistere a uno spettacolo ultraterreno.

Il Palquella Pucamayu e il suo colore

Il fiume, che si trova a Cusco, in Perù, nell’ultimo anno ha cominciato a spopolare sui social media ed è per questo che sempre più persone si sono chieste a cosa sia dovuto il suo particolare colore. Innanzitutto, occorre precisare che questo corso d’acqua diventa rosso per circa 5 chilometri, prima di combinarsi con altri torrenti, ruscelli e fiumi e diluirsi, passando da toni scarlatti a toni rosa pastello, prima di perdere completamente questa tonalità.

Dettaglio delle acque del fiume Palquella Pucamayu in Perù

Fonte: iStock

Dettaglio delle acque del fiume Palquella Pucamayu in Perù

Tutto ciò succede per una serie di fattori: il deflusso della pioggia dalla vicina Palcoyo Rainbow Mountain, già di per se caratterizzata da una serie di argille dalle tonalità intense, la stratificazione delle rocce che portano dalla montagna al fiume, che prevedono una serie di minerali di colori vibranti e, infine, la presenza di arenaria rossa ricca di ossido di ferro sul letto del fiume. L’intensità del colore dipende anche dalla quantità di precipitazioni: più acqua cadrà dal cielo, più il risultato sarà sfumato.

Un fiume che cambia colore

Dato che comunque a giocare il ruolo decisivo nel colore del fiume è la pioggia, è corretto dire che il Fiume Rosso del Perù è visibile solo durante i mesi della stagione delle piogge. Durante il resto dell’anno il livello dell’acqua è molto più basso e non ci sono particolari apporti provenienti dalla Palcoyo Rainbow Mountain. Ciò significa che il fiume cambia colore in base alla stagione, ma se state pensando di trovarlo limpido e trasparente, vi sbagliate.

Il colpo d’occhio del Palquella Pucamayu quando non è rosso è un po’ deludente: ha un colore marrone intenso, e l’acqua è fangosa e limacciosa, sempre per via della forte presenza di argille e terriccio che si mescolano con l’acqua. La buona notizia è che la stagione delle piogge in Perù è abbastanza lunga: va da aprile a dicembre e vengono organizzate molte visite guidate, cui è possibile unirsi in tutta sicurezza e tranquillità.

Come visitare il Fiume Rosso

Dunque, se state pianificando una vacanza in Perù durante il periodo indicato vorrete sicuramente sapere come osservare il fiume durante la sua fase rossa. Bene, allora dovete sapere che questo corso d’acqua si trova precisamente nella provincia di Canchis e che il modo migliore per raggiungerlo è fare tappa nella già citata città di Cusco. Il Palquella Pucamayu si trova infatti a circa tre ore dalla città e proprio da lì partono diverse escursioni, che per altro permettono anche di raggiungere la cima della Palcoyo Rainbow Mountain.

Fiume Palquella Pucamayu, Perù

Fonte: iStock

Scorcio del paesaggio del fiume Palquella Pucamayu

Da questa posizione privilegiata è possibile ammirare il fiume mentre attraversa i prati verdi che caratterizzano l’area. Naturalmente, insieme alle guide, ci si può anche avvicinare al fiume per scattare qualche foto. Se avete in mente di cimentarvi nell’impresa, non dimenticate di indossare l’abbigliamento adeguato: giacche impermeabili, felpe pesanti per via del fresco e scarpe da trekking.

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Il borgo delle streghe e dei maghetti (Harry Potter incluso)

Nascosto nell’entroterra ligure c’è un borgo che da sempre è avvolto dal mistero. Arroccato a 800 metri di altitudine, circondato da monti e vallate, la Valle Argentina e la valle creata dal torrente Tanarello, Triora, in provincia di Imperia, è noto per essere il borgo delle streghe.

Triora, il borgo delle streghe

È stata una tragica storia, accaduta alla fine del 1500, a dare a questo borgo medievale il soprannome di “Paese delle streghe”. Alcune donne del posto furono, infatti, accusate di stregoneria, subendo uno dei più celebri processi che si sono tenuti in Italia. Così feroce da trasformare il paese nella “Salem d’Italia”.

Oggi, la storia di Triora rivive anche nel Museo etnografico e della stregoneria aperto nel 2016, che si trova all’ingresso del paese, e che mostra uno spaccato della vita di campagna dei contadini del tempo, dove sono conservati i documenti dei processi e le ricostruzioni degli interrogatori e delle torture alle streghe.

Un luogo dove il tempo pare essersi fermato. Le mura di cinta dell’antico borgo circondano ancora la cittadella e i suoi stretti vicoli che salgono, scendono e si incrociano di tanto in tanto, terminando in piccole piazze o portando all’uscio di qualche portone dove viene raffigurata una strega. Restano ancora visibili i resti delle antiche torri difensive e dell’antico castello, costruito interamente nella roccia sul punto più alto.

A Triora di streghe – almeno apparentemente – non ce ne sono più, ma il borgo ha ideato alcuni itinerari alla scoperta dei luoghi simbolo delle streghe che conducono i numerosi turisti che si avventurano da queste parti alla scoperta di quello che è diventato uno dei Borghi più belli d’Italia e che è stato insignito della Bandiera Arancione.

Ci sono tre itinerari che si possono seguire a Triora, uno artistico, contraddistinto dal colore rosso, uno “curioso” di colore azzurro e uno dedicato ai bambini che è giallo. Seguire il percorso giusto è molto semplice: sui vicoli acciottolati del borgo sono stati apposti degli adesivi circolari che indicano la strada giusta.

Gli eventi magici a Triora

In memoria di questi tragici avvenimenti, è stata istituita una vera e propria festa dedicata alla stregoneria chiamata “Strigora”, che si svolge ogni anno, dal 2001, la prima domenica dopo Ferragosto tra i carrugi dell’antico borgo (quest’anno si è svolta il 20 di agosto).

La manifestazione, sempre diversa, ha comunque lo scopo di rivalutare la figura delle streghe, ingiustamente condannate. Durante la festa non mancano mai il mercatino medievale con prodotti tipici, artigianato, gastronomia, e naturalmente libri su streghe e stregoneria e ogni sorta di strega e streghetta, anche di stoffa.

Da un paio d’anni, inoltre, a inizio settembre, sotto il segno del mistero, si svolge un altro evento magico: “Triora come Hogwarts”. Per due giorni si può vivere la magia in uno dei borghi più belli d’Italia attraverso la saga del maghetto più famoso e amato al mondo. Il 2 e 3 settembre, i professori della scuola di magia più amata del mondo intrattengono tanti piccoli maghi e streghe che animano tutto il paese. L’evento vede lezioni di magia itineranti nei luoghi più misteriosi del borgo, incantesimi e preparazioni di pozioni per i vicoli pieni di mistero.

Il sabato sera, al calar del sole, si svolge una appassionante caccia al tesoro per le vie del borgo, mentre la domenica pomeriggio la caccia prosegue per scoprire tutti i segreti di Triora, tra anagrammi e indovinelli, prove di abilità e duelli di incantesimi.

Se ti è piaciuto il nostro racconto ascolta il podcast: Virgilio e Italia ti guideranno alla scoperta di questo borgo e degli altri cento borghi del cuore scelti da SiViaggia. Se vuoi puoi ascoltare questi podcast anche dalla tua app Alexa, basta attivare la skill dal tuo smarphone e scoprire i più bei borghi d’Italia. Basterà dire “Alexa, apri cento borghi”.

 

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Un rifugio magico nel cuore dell’Alto Adige

L’Hotel Alte Mühle è il luogo perfetto per una vacanza all’insegna del relax e del benessere. Questo piccolo hotel di charme, situato sulle rive del fiume Aurino, nella Valle Aurina, è intriso di storie sorprendenti e soggiornarvi sarà un’esperienza indimenticabile.

Ma cosa rende così speciale questo luogo incantato?

Sicuramente i suoi amorevoli titolari, che rappresentano il valore aggiunto alla bellezza del luogo. Innamorati della montagna e degli ospiti, Sepp e Beatrice incarnano l’autenticità e la passione dell’Alto Adige. Sepp è un esperto alpinista e un appassionato della natura, pronto a guidare gli ospiti nelle vette della Valle Aurina e a svelare i segreti culinari locali. Beatrice, invece, ha lasciato Firenze, la sua città natale per seguire il cuore e realizzare il sogno di avere un albergo tutto suo. Condivide il suo amore per la casa e la cucina con gli ospiti, creando un’atmosfera calda e accogliente.

Hotel Alte Mühle - Alto Adige
Nella foto Sepp e Beatrice, titolari dell’Hotel Alte Mühle

L’Hotel Alte Mühle è gestito con cura e attenzione ai dettagli, garantendo un servizio di alta qualità. Ogni elemento è pensato per regalare emozioni agli ospiti e farli sentire coccolati. Beatrice, Sepp e Sarah si prendono personalmente cura dei clienti, creando un’atmosfera familiare e rendendo il soggiorno davvero unico.

La struttura, un tempo un antico mulino che macinava il grano dell’intera Valle Aurina, offre una cornice suggestiva e incantevole. Ogni angolo dell’hotel sembra uscire da un libro di fiabe, trasportando gli ospiti in un ambiente magico.

La Valle Aurina, con la sua autenticità e varietà, è un vero Eldorado per coloro che amano la natura e vogliono scoprire l’Alto Adige nella sua essenza più pura. Con Beatrice e Sepp come guide, gli ospiti potranno esplorare la regione come veri abitanti del luogo, scoprendo angoli nascosti e vivendo avventure straordinarie.

Se la natura è la vostra passione e avete voglia di vivere un’esperienza unica all’insegna del relax, l’Hotel Alte Mühle è la destinazione perfetta per voi. In questo luogo incantato, le piccole premure si trasformano in vere emozioni.

Lasciatevi coccolare, esplorate i dintorni e vivete un’avventura autentica e sorprendente insieme a Beatrice e Sepp. Non vedete l’ora di essere conquistati dalle meraviglie dell’Alto Adige?

L’Hotel Alte Mühle vi aspetta a braccia aperte. Provate per credere!

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Lago di Fedaia, gioiello tra le Dolomiti

Non hanno certo bisogno di presentazioni le Dolomiti, le fiabesche vette Patrimonio UNESCO, i leggendari “Monti Pallidi” dove vivere appieno l’essenza della montagna e assaporarne l’incredibile atmosfera: sono lo scenario invidiabile di tanti paesini montani, valli verdeggianti e specchi alpini limpidissimi.

Qui non soltanto la natura, ma anche l’uomo ha contribuito a rendere il paesaggio un vero incanto. La dimostrazione? L’emozionante Lago di Fedaia, gioiello tra le Dolomiti di Fassa, al cospetto della Marmolada, un sogno a occhi aperti nato a seguito della costruzione della diga negli anni Cinquanta.

Alla scoperta del Lago di Fedaia, pura emozione

Lo straordinario lago alpino si dona a 2054 metri di quota, all’altezza dell’omonimo valico che unisce la provincia di Trento a quella di Belluno, ovvero la Val di Fassa con l’Agordino.

Ombreggiato dalla Marmolada, occupa quasi del tutto la spianata del Passo Fedaia, nel territorio di Canazei, altrettanto meraviglioso borgo montano in provincia di Trento.

In realtà, possiamo parlare di due laghi: il primo (che è anche il più grande) si è formato con la costruzione della Controdiga di Maria al Lago, alta 60 metri, mentre il secondo, più piccolo, è un bacino naturale nato dopo uno sbarramento morenico.

La diga si può percorrere anche in auto ma per arrivare alla sponda del lago, alle falde della Marmolada, si procede esclusivamente a piedi, lungo un ponte con lo sguardo rivolto sul blu delle limpide acque e il ghiacciaio della montagna.

Inoltre, in zona non mancano vari rifugi per fare piacevoli soste e rilassarsi all’aperto, in un contesto che pare emerso da un dipinto, magari gustando anche una golosa fetta di strudel oppure cremoso yogurt, senza mai perdere di vista i giochi di luce sul Lago di Fedaia.

Da non perdere, inoltre, il “Museo della Grande Guerra 1914-1918“, il Kriegsmuseum, testimonianza del crudo conflitto che si combatté tra le vette che abbracciano la Val di Fassa e, in particolare, sulla Marmolada: al suo interno, si possono vedere cimeli e reperti (ritrovati grazie al progressivo ritiro del ghiacciaio) tra cui uniformi, armi, kit di cucito e di pronto soccorso, una macchina da scrivere “Erika” e piastrine di riconoscimento dei caduti.

Cosa vedere e cosa fare

In un simile paradiso terrestre si potrebbe rimanere per ore a osservare, estasiati, la meraviglia del lago e delle cime cui fa da specchio.

Tuttavia, dal lago partono bellissime escursioni: il sentiero 606, ad esempio, porta dopo circa due ore di cammino al rifugio Pian dei Facconi a 2.626 metri mentre il percorso 601 conduce, in un’ora e mezza, al rifugio Viel del Pan a 2432 metri: da qui, dopo altri venti minuti, si raggiunge il rifugio Fredarola a 2390 metri e poi si scende al Passo Pordoi (2239 metri).

Altro itinerario che inizia dal Passo Fedaia consente di arrivare, invece, al rifugio Gorza (2478 metri) in cima a Porta Vescovo, seguendo il sentiero 698 e camminando per circa un’ora e mezza: volendo, si può proseguire per un’altra ora e mezza fino a giungere al rifugio Padon (2407 metri) e l’omonimo lago nelle vicinanze della “Ferrata delle Trincee” dove visitare le fortificazioni costruite dagli italiani e dalle truppe austro-ungariche durante la Prima Guerra Mondiale.