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Caccia al tesoro sulle Dolomiti: l’esperienza da vivere e condividere

Sono tanti i motivi che ci spingono a viaggiare in lungo e in largo per il mondo, e l’alternarsi delle stagioni è uno di questi. Le motivazioni sono facilmente intuibili e le troviamo proprio in quegli straordinari paesaggi che cambiano e che si trasformano, mese dopo mese, e che vengono sapientemente plasmati da Madre natura.

L’inverno, per esempio, ci regala ogni anno visioni di immensa bellezza, caratterizzate da fiocchi di neve che invadono quartieri, strade e città e che trasformano i luoghi che conosciamo in cartoline straordinarie nelle quali perdersi e immergersi. È questo il momento perfetto per organizzare un viaggio e andare alla scoperta di tutti quei posti che, durante la stagione, assumono forme e lineamenti da fiaba.

Non solo visioni mozzafiato però. L’arrivo della neve permette agli appassionati degli sport invernali di vivere avventure adrenaliniche e straordinarie ad alta quota, come quella che si terrà sabato 21 gennaio tra le meravigliose vette innevate delle Dolomiti. Proprio qui dove sta per partire una caccia al tesoro da vivere e condividere.

Sciare, giocare e “cacciare” sulla neve

Preparate le valigie, si parte per l’avventura più entusiasmante di questo inverno, un’esperienza da vivere in solitaria o da condividere con amici, famiglia o partner.

Il nostro viaggio ci conduce direttamente tra le vette dolomitiche, e più nello specifico in Val Gardena, in uno dei territori più affascinanti e suggestivi del BelPaese. Situato nel cuore del Patrimonio Naturale Mondiale dell’Unesco, questo luogo è da sempre meta prediletta degli appassionati degli sport invernali, e paradiso degli amanti della natura.

Proprio qui, in inverno, è possibile ammirare paesaggi incantati e surreali creati dalla presenza della neve, che col suo abbraccio avvolge e tinge di bianco le maestose cime delle Dolomiti. Sempre qui, è possibile indossare gli scarponi da scii e affrontare discese e salite ad alta quota, circondati da uno scenario idilliaco.

Le cose da fare sono tante, e tutte sono destinate e far vivere ai viaggiatori di ogni età momenti di relax, spensieratezza e divertimento. Qui, infatti, di gioca, si passeggia, si scia e si caccia sulla neve, grazie anche a Dolomites Val Gardena Ski Caching, un appuntamento imperdibile che si terrà sabato 21 gennaio. Si tratta di un gioco di coppie che, come il nome stesso suggerisce, inscena una vera e propria caccia al tesoro sulle piste da scii all’interno del comprensorio Val Gardena/Alpe di Siusi.

La caccia al tesoro sulle Dolomiti

Si gioca in coppie e l’obiettivo è quello di trovare il tesoro nascosto tra le piste del comprensorio sciistico Val Gardena/Alpe di Siusi. Per giocare, o meglio per vincere, è richiesto un grande senso di orientamento. Ai partecipanti, infatti, sarà consegnata una cartina geografica con indizi ed enigmi che serviranno a raggiungere gli ski caches, pannelli numerati di colore rosso, che assegneranno punti ai giocatori.

Una volta trovato il tesoro, i giocatori sono inviati a scattarsi una foto davanti al pannello e a inviarla in chat in un gruppo dedicato. Vincerà, ovviamente, la squadra che avrà raccolto più punti, la stessa alla quale sarà assegnato un fantastico premio: un buono dal valore di 250 euro.

L’appuntamento, per partecipare, è alle 8:30 in Piazza Rezia, proprio davanti all’ufficio della Scuola Sci a Ortisei. In bocca al lupo a tutti!

 

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Castello di Avio, tra i più antichi e originali del Trentino

È uno dei castelli più noti del Trentino, arroccato su uno sperone di roccia alle pendici del Monte Vignola, tra i vigneti di Sabbionara d’Avio, e domina la bassa Vallagarina da oltre dieci secoli.

Si tratta del suggestivo Castello di Avio, un complesso grandioso che cattura lo sguardo già da lontano grazie all’imponente mastio del XI secolo, al palazzo baronale, alle poderose cinque torri e alle maestose mura merlate duecentesche che, oggi, abbracciano un rigoglioso giardino di cipressi e viti.

Un gioiello storico e architettonico che impreziosisce il territorio, tra i manieri più antichi e caratteristici del Trentino, appartenuto quasi senza sosta alla nobile famiglia dei Castelbarco che, durante il Medioevo, lo trasformò da fortezza difensiva in raccolta e vivace corte feudale, meta di intellettuali e artisti.

La storia del Castello di Avio

Risalgono al 1053 i primi documenti storici che citano una fortezza edificata dove ora svetta il Castello, denominata “Castellum Avia”.

Durante il XII secolo, primi proprietari furono i feudatari di Castelbarco che lo rimasero fino al 1411 quando lo cedettero, per testamento, alla Repubblica di Venezia: i Veneziani ne consolidarono le strutture difensive e costruirono una facciata impreziosita dagli stemmi dei loro Dogi e una cappella intitolata a San Michele.

Nel 1509, le truppe imperiali di Massimiliano I e il principato vescovile conquistarono l’intera Vallagarina: dal 1533, il maniero (con il territorio circostante dei “Quattro Vicariati”) passò al nuovo principe vescovo Cristoforo Madruzzo la cui casata ebbe il controllo della zona fino al 1654, momento in cui subentrarono nuovamente i Castelbarco.

I secoli successivi si presentarono difficili: il Castello fu incendiato nel 1703 dalle truppe francesi guidate da Vendôme e subì continue spogliazioni che ne causarono la trasformazione in area agricola.

I lavori di consolidamento e ristrutturazione vennero avviati nel 1937 ma decisiva per il suo totale recupero fu la cessione da parte di Emanuela Rezzonico di Pindemonte di Castelbarco, nel 1977, al Fondo Ambiente Italiano (FAI) che da allora lo gestisce.

I tesori dell’incantevole maniero

castello di avio

Il primo contatto con il fiabesco Castello di Avio è una piacevole sorpresa: l’impatto scenografico del Castello che domina la valle, magari la sera quando brilla con le torri e le mura illuminate, lascia senza parole per lo stupore.

Ma è soltanto l’inizio: fiore all’occhiello del maniero è il raffinato ciclo di affreschi trecenteschi di scuola veronese che raccontano il Medioevo celebrando l’amor cortese e le arti della guerra.

Al quarto piano del Mastio, infatti, è ubicata la “Camera dell’Amore“, dove i pregevoli affreschi che la decorano narrano le gesta di dame e cavalieri: l’Amore bendato con arco e frecce, un uomo trafitto al cuore da una lancia, e una dama con cagnolino, simbolo di fedeltà.

Presso l’edificio della “Casa delle Guardie“, invece, le pareti conservano, perfettamente intatti, affreschi raffiguranti scene di battaglia.

Altrettanto da non perdere è l’incredibile panorama che si svela dall’altissima cima del Mastio, a perdita d’occhio sulla Vallagarina solcata dall’Adige, un paesaggio da cartolina che rimane tra i ricordi più belli.

Inoltre, durante l’estate, sono numerose le attività organizzate a misura di famiglia per conoscere il Castello di Avio in maniera divertente: spettacoli, laboratori, danze di corte, animazioni e percorsi-gioco.

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Borghi Dolomiti montagna Viaggi

Pinzolo, il piccolo gioiello delle Dolomiti

Che lo Dolomiti siano splendide, le regine delle montagne e le cime più belle della Terra è risaputo, ma non tutti sono a conoscenza che tra queste spettacolari formazioni rocciose sorge un piccolo gioiello: Pinzolo. Con una popolazione di poco più di 3.000 anime, il borgo sorge in una zona dove Svizzera, Austria e Italia si incontrano. In sostanza, qua è possibile inebriarsi di uno dei più magnifici scenari montani che si possano trovare nel nostro Paese.

Cosa vedere nel centro storico di Pinzolo

Pinzolo fa parte della provincia di Trento ed è situato nell’alta Val Rendena, nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta. Tra le sue attrazioni più belle, senza ombra di dubbio merita una menzione il centro storico che è puntellato da caratteristiche abitazioni dalle tonalità pastello e contornate da tetti spioventi, balconate in legno e affreschi.

Passeggiando tra le tipiche vie del borgo, vi ritroverete al cospetto di alcuni edifici da non perdere come la peculiare Chiesa di San Vigilio che sfoggia una bellissima facciata medievale ricoperta da affreschi di epoche diverse. Uno dei più importanti è la “Danza macabra” di Simone Baschenis che raffigura nobili e plebei che sono praticamente uguali di fronte alla morte.

Incastonato in una fascia alta più di 2 metri e larga più di 22, è accompagnato da didascalie che raccontano di un monologo recitato da un morto. Un edificio affascinante e costruito con le pietre di granito della Val Genova e adornata con il marmo di Ragoli ed il legno degli altari.

danza macabra pinzolo

Fonte: iStock

La “Danza macabra” di Simone Baschenis

Molto interessante è anche il Monumento al Moleta che rende omaggio alla tradizione degli arrotini della Val Rendena. Poi ancora la Parrocchia di San Lorenzo che sfoggia una magnifica facciata decorata con affreschi e con un grande portale in granito.

Ancor più spettacolare è il sui grandioso interno ad unica navata in stile barocco che è persino impreziosito da bellissimi affreschi sulla volta. Ma non solo. Qui, infatti, sono presenti quattro altari marmorei che custodiscono importanti pale d’altare e statue di Santi; uno straordinario organo a 700 canne e due confessionali e banchi di noce massiccio.

La natura di Pinzolo

Il bellissimo borgo di Pinzolo si rivela un ottimo punto di partenza per coloro che vogliono avventurarsi in indimenticabili escursioni. Del resto ci troviamo nel Parco Naturale Adamello Brenta, la più vasta area protetta del Trentino.

Tra le meraviglie da non perdere in questa zona vi segnaliamo le Cascate Nardis che sono, molto probabilmente, le più spettacolari di tutto il territorio. Vi basti sapere che hanno un dislivello superiore ai 100 metri.

Cascate Nardis trentino

Fonte: iStock

Le affascinanti Cascate Nardis

Una novità degli ultimi anni, che pur non essendo del tutto naturale merita di essere segnalata, è il Biolago di Pinzolo che è il risultato di un innovativo progetto di ingegneria che consiste nell’aver creato uno specchio d’acqua perfettamente balneabile e realizzato con le tecnologie più avanzate che consentono la depurazione delle acque attraverso l’utilizzo delle piante.

A solo 7 chilometri di distanza da Pinzolo, vale la pena fare un salto ai Laghi di San Giuliano e Garzonè che vantano un colore così azzurro che è in grado di far innamorare chiunque. Circondati da un’ampia pineta, offrono una vista panoramica sulla Val di Genova e sono raggiungibili dal sentiero SAT 221 e dal 230.

Le altre esperienze da non perdere a Pinzolo

Le esperienze da fare in questo borgo-gioiello non limitano di certo a quelle che vi abbiamo descritto. Tra le altre possibilità vi segnaliamo la Ski Area Campiglio-Dolomiti di cui fa parte Pinzolo insieme a Folgarida, Marilleva e Madonna di Campiglio.

Farci un salto vorrà dire ritrovarsi in un vero e proprio paradiso per gli amanti della montagna e degli sport invernali: 155 chilometri di piste immersi nell’irresistibile scenario delle Dolomiti di Brenta, patrimonio dell’Unesco.

Chi è in cerca di adrenalina, invece, non può perdersi un indimenticabile volo biposto in parapendio. Anche perché, molto probabilmente, è uno dei modi migliori per contemplare il panorama spettacolare delle Dolomiti.

Poi ancora le ciaspolate in quanto a Pinzolo, e nella vicina Madonna di Campiglio, sono davvero moltissimi i sentieri tracciati dedicati alle racchette da neve.

A pochi chilometri dal borgo di Pinzolo, invece, da non perdere sono le Terme Val Rendena. Da queste parti potrete fare il bagno in un’acqua ricca di ferro e oligominerale che viene spezzo utilizzata come cura respiratoria e vascolare.

dove fare Parapendio nelle Dolomiti

Fonte: iStock – Ph: Diego Fiore

Il parapendio nelle Dolomiti

Le altre meraviglie del Parco Naturale Adamello Brenta

Come detto in precedenza, Pinzolo si trova nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta che è stato riconosciuto Unesco Global Geopark, grazie al suo raro patrimonio geologico e morfologico di grande interesse scientifico.

Va da sé che le cose da visitare sono davvero tantissime, ma secondo noi particolarmente degna di nota è la Val Algone che è una delle valli più ampie e selvagge dell’intero Parco. Se invece la vostra intenzione è trascorrere una giornata interessante e immersa nella quiete della natura, la vostra meta dovrebbe essere il Lago di Valgola che si distingue per le sue uniche e limpide acque.

Alle falde delle Dolomiti di Brenta, merita una visita anche la Cascata Rio Bianco, anche se è bene sapere che “muore” in inverno per poi “rinascere” in primavera.

Tra i luoghi più famosi della zona c’è il Lago di Tovel, un gioiello naturalistico incastonato tra alcune delle vette più alte del Parco. Uno specchio d’acqua che vanta delle sfumature che vanno dall’azzurro al verde smeraldo. Un tempo, inoltre, era noto in tutta Europa come il lago rosso per via della colorazione rosso sangue che assumeva ogni estate grazie alla fioritura di un’alga particolare, la Tovellia sanguinea. Sfortunatamente, però, questo fenomeno non si ripresenta dall’ormai lontano 1964.

Chi non soffre di vertigini deve necessariamente avventurarsi sul Sentiero dei Fiori, un itinerario di particolare interesse storico e naturalistico che si snoda tra quota 2900 e 3100 da cima Payer a Punta Pisgana. Infine, vi consigliamo di fare un salto a Irone, un villaggio fantasma praticamente immerso nella natura e che d’estate si ripopola.

Insomma, Pinzolo e i suoi dintorni sono un vero gioiello del Dolomiti, ma anche dell’Italia e del mondo intero.

Lago di Tovel trentino

Fonte: iStock

Il meraviglioso Lago di Tovel
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Italiani, boom di vacanze in baite e chalet di montagna

Avete presente i video di “Last Christmas” degli Wham! o di “Perfect” di Ed Sheeran dove i protagonisti trascorrono una vacanza romantica e indimenticabile in uno chalet di montagna isolati dal mondo, circondati solo da boschi di pini e di infinite distese di neve fresca? Ebbene, pare sia la nuova passione degli italiani che hanno scelto, per le vacanze invernali di quest’anno, baite e chalet,

È quanto emerge dai risultati della ricerca condotta da Subito.it. Da un’analisi delle quasi 3milioni di ricerche nella categoria “case vacanza” effettuate tra ottobre e novembre 2022, la parola “Capodanno” è stata la keyword più utilizzata.

In particolare, gli utenti hanno mostrato interesse per ville, casali e chalet situati anche al di fuori dei circuiti turistici tradizionali. Non a caso, è emersa una decisiva predilezione per le case in montagna, sia in riferimento a mete classiche dell’inverno sulla neve sia per quanto riguarda località meno conosciute.

Boom di case vacanza

Torna dunque il desiderio di divertirsi in compagnia, in famiglia o tra amici. E cosa c’è di meglio se non cercare soluzioni ad hoc. È così che hanno fatto moltissimi italiani, che negli ultimi due mesi hanno ricercato la casa ideale per le loro vacanze. Tra le soluzioni abitative più cercate, sono andate per la maggiore le grandi abitazioni indipendenti come ville, baite, casali e chalet.

Non soltanto abitazioni per più persone, ma soprattutto contesti indipendenti e possibilmente isolati. Più camere, più ambienti e magari cucine che vanno oltre gli angoli cottura degli appartamenti cittadini sono soluzioni perfette per festeggiare muovendosi da casa, ma senza rinunciare a tutte le comodità e al piacere di vivere le feste in compagnia, con tutto lo spazio che serve.

L’affitto di soluzioni individuali per brevi periodi durante le feste sembra quindi essersi confermata come la scelta perfetta per trascorrere le feste. È l’ideale per le famiglie con bambini, che così non sono vincolate da ritmi prefissati, ma anche per tutti coloro che hanno dovuto lavorare fino all’ultimo giorno e hanno così potuto fare smart working senza pesare sugli altri e, sicuramente, per i gruppi.

Che si parli di famiglie numerose, di compagnie di amici, di single o di coppie, una casa affittata in condivisione per le vacanze garantisce, oltre al piacere di stare insieme, anche la convenienza di dividerne il costo dell’affitto potendo così scegliere contesti che da soli non ci si potrebbe permettere.

Mete meno scontate

In base alle ricerche effettuate su Subito, nella categoria “casa vacanze” tra ottobre e novembre, le mete più ricercate da Nord a Sud dell’Italia, a vincere è stata la montagna, per divertirsi sulle piste da sci o con lo slittino, per girare tra terme e mercatini di Natale o semplicemente per godere del panorama innevato.

Nella top ten delle località più ricercate ci sono i grandi classici come Cervinia, Bormio o le valli alpine tra Veneto, Lombardia e Piemonte, ma queste mete sono state superate nelle ricerche da località meno famose, come parchi naturali e piccoli comprensori sciistici che partono dal Trentino e arrivano fin sulla Sila calabrese.

Ci sono posti come Camigliatello Silano, in Calabria, passando dai paesini sui rilievi abruzzesi come Roccaraso, la meta più cercata in assoluto, seguita da Asiago, nel Veneto, e dal Terminillo, nel Lazio. Nella top ten vediamo quindi località da scoprire, come la Val Vigezzo e la Val Sesia in Piemonte, e dove godere delle bellezze dell’inverno anche lontano dalle grandi folle.

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Come in un quadro: le montagne che sembrano dipinte da un artista

Sono tante le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo, e sono le stesse che ogni giorno ci invitano ad andare alla scoperta del nostro pianeta, a muoverci in lungo e in largo per vivere avventure all’insegna della grande bellezza messa in scena da Madre Natura.

È proprio lei, infatti, a creare spettacoli di immensa meraviglia, capolavori visivi che lasciano senza fiato e che sono così straordinari da non sembrare reali.

I luoghi plasmati sapientemente dalla natura, da raggiungere ed esplorare, sono tantissimi e tutti sono destinati a incantare, ma ne esiste uno che, più degli altri, ha catturato la nostra attenzione. Si tratta dei Monti Arcobaleno, così ribattezzati per quelle montagne colorate che sembrano dipinte da un artista.

Il più grande capolavoro visivo della natura si trova in Cina

Il nostro viaggio di oggi, quello che ci conduce alla scoperta di uno dei più grandi capolavori creati da Madre Natura, ci porta direttamente in Cina. Percorrendo le celebri tappe dell’antica Via della Seta, è possibile raggiungere Zhangye, in provincia di Gansu. È proprio qui, nella zona nord ovest della città, che ci si ritrova al cospetto del grandioso Parco geologico nazionale del Danxia cinese, un’area protetta che si snoda per oltre 500 chilometri e che ospita uno degli spettacoli più straordinari del mondo.

Qui, infatti, si innalzano verso il cielo dei massicci montuosi che non assomigliano a niente di tutto ciò che abbiamo visto nella vita fino a questo momento. Le montagne del parco, infatti, brillano sotto il sole mostrando il loro volto più bello, quello caratterizzato da colori cangianti, nitidi e vivaci che sembrano dipinti da un artista. Non si tratta però dell’opera dell’uomo, ma della natura che ha creato uno degli scenari più belli del nostro mondo.

Monti Arcobaleno, Zhangye

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Monti Arcobaleno, Zhangye

Le montagne che sembrano dipinte da un artista

Il Parco geologico nazionale del Danxia cinese di Zhangye ha su di sé l’attenzione di persone di tutto il mondo. Non solo turisti, viaggiatori e appassionati della natura, ma anche studiosi e geologi da sempre affascinati dalla peculiarità di queste formazioni rocciose.

Queste montagne, ribattezzate Monti Arcobaleno per via dei colori brillanti che le caratterizzano, si sono create migliaia di anni fa a seguito dell’erosione dell’arenaria rossa. Sono stati il vento, la pioggia e gli altri agenti atmosferici a modellare le forme, mentre il deposito dei materiali ha contribuito a creare dei strati colorati che si sono sovrapposti nei secoli. Appare così, alla vista, uno scenario favolistico che illumina lo sguardo dei viaggiatori, e di chiunque raggiunga questo parco, con mille sfumature di rosso, di viola, di argento e di giallo.

Non sono solo i colori a incantare, ma anche le forme bizzarre che si possono ammirare raggiungendo la sezione del parco denominata BingGou Danxia, proprio lì dove i massicci montuosi assumono forme e lineamenti che rimandano all’immaginario onirico.

Visitare il Parco geologico nazionale del Danxia cinese di Zhangye è una vera e propria esperienza sensoriale ed emozionale, da vivere in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. Dall’alba al tramonto, infatti, i Monti Arcobaleno diventano il palcoscenico di uno spettacolo di luci e colori che segue il movimento del sole.

Come visitare il Parco geologico nazionale del Danxia cinese di Zhangye

Il Parco geologico nazionale del Danxia cinese si trova ad appena 30 minuti di auto dalla città di Zhangye. Per esplorarlo è necessario seguire dei sentieri predisposti intervallati da diverse piattaforme panoramiche che permettono di ammirare lo scenario da una posizione privilegiata. A disposizione dei visitatori, inoltre, ci sono delle navette che facilitano gli spostamenti da una parte all’altra del parco.

Monti Arcobaleno, Zhangye

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Monti Arcobaleno, Zhangye
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Ras Al Khaimah, il nuovo emirato da scoprire

Ras Al Khaimah è l’emirato che sta registrando la più rapida crescita di tutta la regione. Si trova negli Emirati Arabi Uniti ed è noto per i suoi paesaggi unici che comprendono 64 chilometri di spiagge, un vasto deserto e soprattutto le montagne, che danno la possibilità di vivere tante emozioni e di provare avventurose attività sportive.

L’emirato di Ras Al Khaimah vanta una ricca cultura e una lunga storia che risale a 7.000 anni fa. Vi sono siti archeologici che risalgono al III secolo a.C. e panorami naturali mozzafiato, spiagge di sabbia dorata, suggestive dune e una cintura verde fatta di palme da datteri fino a Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati Arabi Uniti.

Gran parte della sua popolarità è data dalla facilità con cui si può raggiungere l’emirato. Oggi è ancor più vicino all’Italia grazie a un nuovo volo della compagnia aerea low cost Air Arabia che parte da Bergamo e che arriva all’aeroporto di Sharja, a metà strada tra Ras e Dubai.

La spiaggia di Ras Al Khaimah

L’emirato delle montagne

La particolarità del piccolo emirato di Ras Al Khaimah e che lo differenzia dagli altri sette Emirati Arabi Uniti sta proprio nella catena montuosa che ne caratterizza il territorio. Montagne che sfiorano i duemila metri, al confine con l’Oman.

Così, oltre alle attività marine e ai safari tra le dune del deserto, a Ras si viene per l’alta montagna e per le tante attività che offre. Prima fra tutte la zipline più lunga e più alta del mondo che è stata da poco inaugurata sul monte di Jebel Jais. Si sfreccia a 160 chilometri orari sospesi a 1.680 metri di altezza. Decisamente per i più coraggiosi.

Per i più fifoni, tra le ultime attrazioni c’è la Jais Sledder, una monorotaia che, curva parabolica dopo curva parabolica, scende dalla montagna rocciosa, il monte Hajar, alla velocità di 40 km orari. In soli otto minuti si percorrono 1.840 metri, ma si ha tutto il tempo di ammirare il paesaggio addirittura fino al mare.

Un’attività di grande attrattiva turistica, visto che nell’emirato sono migliaia gli appassionati di montagna – anche perché quassù fa decisamente meno caldo – è il trekking. Alcuni tratti, facili e segnati si possono percorrere anche in autonomia, ma la maggior parte dei sentieri devono essere accompagnati da una guida esperta, che organizza eventualmente il pernottamento in un camp in quota.

Ora esiste un solo glamping, il Camp 1770, il  più alto degli Emirati Arabi Uniti, ma entro il 2024 saranno aperti due nuovi ecolodge.

Le montagne di Ras Al Khaimah

Il deserto Al Wadi

Non c’è emirato senza deserto e naturalmente anche Ras Al Khaimah ne ha una bella porzione. Si trova racchiuso in una riserva naturale, la Al Wadi Nature Reserve, di cui fa parte anche uno dei resort più belli dell’emirato, il Ritz Carlton, con lussuosissimi lodge immersi tra le dune e circondati da animali allo stato brado, tra cui il famoso orice, simbolo degli Emirati Arabi Uniti.

Il deserto, in parte roccioso e in parte di dune di sabbia dorate, offre diverse attrattive. Lo si può percorrere con le jeep, accompagnati da guide esperte, o con la mountain bike o a dorso di cammello, seguendo i sentieri indicati. Si può assistere a spettacoli di falconeria o fare stargazing per ammirare le costellazioni grazie alla completa assenza di inquinamento luminoso del deserto.

Mare e spiagge di Ras Al Khaimah

Gli appassionati dei luoghi caldi e della tintarella non resteranno delusi dall’emirato. La costa offre spiagge dorate lunghissime e tanti resort a cinque stelle in riva al mare, molto meno costosi di quelli che si trovano a Dubai.

Per chi ama le attività acquatiche, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Molti resort si trovano anche sull’isola artificiale di Al Marjan, l’arcipelago a forma di corallo. Dicono che qui ci sia il mare più bello di tutti gli UAE.

Marjan Island, l’isola resort di Ras Al Khaimah

Storia e cultura dell’emirato

Chi sceglie di trascorrere una vacanza a Ras Al Khaimah avrà una vasta scelta di attività tra cui spaziare, dalle più attive alle più rilassanti. Con anche un bel po’ di cultura.

Vale la pena infatti visitare il Museo nazionale ricavato all’interno di un’antica fortezza che ospita una ricca collezione di manufatti, documenti e manoscritti dei primi abitanti di questa zona.

Il Museo nazionale di Ras Al Khaimah

Da non perdere anche quel che resta del Forte Dhayah, candidato a entrare a fare parte della lista dei patrimoni dell’Unesco, che risale al XVI secolo. Si erge su una collina a una ventina di chilometri dalla città, circondato da un’oasi di palme, domina tutto il golfo. Da quassù si gode di un bellissimo panorama.

Alle porte dell’omonima Capitale, Ras Al Khaimah, si trova la ghost town di Jazirat al-Hamra, un piccolo villaggio di pescatori abbandonato dopo il boom del petrolio, ma conservato benissimo grazie all’aria asciutta del deserto che ne ha preservato gli edifici così com’erano. Un tempo, infatti, la popolazione viveva di pesca e della raccolta delle perle, attività che viene ancora praticata da un solo produttore chiamato Suwaidi Pearls.

Si può visitare la sua “fabbrica” su una piattaforma in mezzo al mare e farsi raccontare da Abdulla Al Suwaidi in persona la storia millenaria di quest’antica arte, di quando Ras Al Khaimah era il primo produttore di perle al mondo grazie al quale vantava il primato porto commerciale più importante della regione.

Gli italiani sono stati i primi a scoprire questo emirato vent’anni fa e a venirci in vacanza nell’unico hotel che allora era stato aperto. Oggi non sono ancora tantissimi i turisti che ci vengono, ma va bene così perché lo scopo è proprio quello di contenere il numero di arrivi internazionali prediligendo un tipo di turismo naturalistico e volto alla sostenibilità ambientale.

Se vi abbiamo fatto venire voglia di scoprirlo, sappiate che è un viaggio da fare al più presto, prima che Ras Al Khaimah venga scoperto dalla folla di turisti e perda la sua autenticità.

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Il borgo tra i monti del Lazio ricco di storia

Nel Lazio, e più precisamente in provincia di Rieti, sorge un pittoresco borgo arroccato che svetta tra i monti e che vanta una lunga storia. Un paesino di circa 490 anime ma le cui origini sono molto antiche e tutte da scoprire.

La Rocca di Cittareale

Il borgo in questione si chiama Cittareale em proprio da queste parti, nel 9 secolo d.C. nacque l’imperatore Vespasiano. Le sue origini risalgono al 1300, anno in cui Roberto D’Angiò fece costruire la sua imponente e bellissima fortezza. Essa, infatti, ancora oggi è il simbolo identificativo del borgo anche perché svetta nella parte più alta del piccolo paese.

Nel corso degli anni, la sua particolare forma ha attirato l’interesse degli studiosi e degli appassionati: presenta una singolare punta che ricorda la sagoma della prua di una nave che guarda verso nord. Inoltre, lungo le mura vi sono state poste delle semisfere.

Va da sé che, per spiegare questa interessante conformazione e la loro conseguente funzione, siano state stipulate diverse teorie. Tra le più accreditate c’è quella che sostiene che fosse una sorta di monito per i nemici che le interpretavano come palle di cannone che però non sono riuscite a scalfire le possenti mura difensive.

Le particolarità della Rocca di Cittareale non sono finite qui. Per costruirla, infatti, sono state usate delle pietre di rivestimento caratterizzate da una trama ornamentale a righe e, tra le altre cose, è provvista delle cosiddette “case matte”, feritoie di forme diverse dove veniva collocata l’artiglieria.

Ma senza ombra di dubbio a colpire particolarmente il visitatore è che, pur essendo solo un fortino militare, fu costruita con grande sfarzo e lusso architettonico. Vi basti pensare che, stando alle ultime ricerche, fu chiamato a progettarla uno dei più famosi architetti militari dell’epoca.

Il motivo per cui è stato previsto tanto sfarzo non ci è ancora dato saperlo. Si suppone, tuttavia, che avesse una funzione di “biglietto da visita” per gli incursori, come a voler specificare che il regno era tanto ricco e potente da potersi permettere di sperperare molto denaro per una sola rocca difensiva.

Cos’altro vedere a Cittareale

Le meraviglie di Cittareale non sono finite qui. Merita una visita anche il Museo Archeologico al cui interno è possibile ammirare mosaici, utensili e gioielli emersi da recenti scavi. Poi ancora l’area archeologica di Vicus Phalacrinae e il Santuario di Capodacqua che è stato edificato in seguito al ritrovamento di una statua della Madonna con Bambino nella sorgente del Velino.

Imperdibile, inoltre, è un giro nei vicoli del borgo antico e un’escursione nei monti circostanti, fino alle meraviglie del Parco Nazionale del Gran Sasso.  Infine, è bene sapere che insieme alle vicine Amatrice, Paganico Sabino e Leonessa, la piccola ma splendida Cittareale è stata eletta “Borgo del Respiro”.

I motivi di questo riconoscimento sono molto semplici: vanta un’ottima qualità dell’aria tanto che i viaggiatori la raggiungono proprio per il suo clima ristoratore e per la tranquillità di cui è possibile godere. Qui stress e smog sono praticamente sconosciuti e quello che si respira è solo pura aria di montagna.

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Alpi Borghi itinerari luoghi romantici montagna vacanza natura Viaggi

Il borgo da fiaba italiano che in pochi conoscono

Esistono luoghi che sembrano appartenere a un libro di fiabe, immersi in uno scenario incantevole plasmato da limpidi corsi d’acqua, fitti e verdi boschi, vette maestose e solitarie, fragorose cascate: è il caso della soleggiata Valle Aurina e del suo grazioso borgo di Selva dei Molini, in Alto Adige.

Meta idilliaca vegliata dalle imponenti Alpi della Zillertal, sa come far battere il cuore degli escursionisti, dei trekker e degli amanti della natura e condurli in un autentico sogno a occhi aperti.

Tutto il fascino di Selva dei Molini, tra il profumo dei boschi e la forza dell’acqua

villaggio selva dei molini

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Selva dei Molini

Il silenzio della natura, la pace della montagna, il relax di un paesaggio favoloso abbracciato da vette che sfiorano e superano i tremila metri: tutto questo e anche di più caratterizza il borgo di Selva dei Molini, una magica realtà perfetta per allontanarsi dalla frenetica e caotica routine quotidiana e ritrovare sé stessi.

È il paradiso degli alpinisti, di chi desidera vivere appieno la montagna, assaporarne i profumi e la bellezza, percorrere i sentieri e lasciare vagare lo sguardo estasiato tra le cime innevate e gli impetuosi corsi dei torrenti.

L’acqua, infatti, è assoluta protagonista del magnifico territorio di Selva dei Molini, la cosiddetta “Valle dell’Acqua“, dove spiccano vari mulini, laghi e ruscelli: il sentiero tematico “Forza dell’Acqua” è assolutamente imperdibile per l’armonia di corpo e spirito.

Durante l’estate la raccolta e suggestiva località vacanziera attrae escursionisti di tutte le età mentre in inverno le aree sciistiche sono la gioia degli sciatori: le piste da sci, le piste da fondo, le briose discese per slittino, il pattinaggio sul ghiaccio e le ciaspolate rendono una vacanza da queste parti davvero indimenticabile.

Cosa fare nella splendida cornice del borgo da fiaba

selva dei molini

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Scorcio del paesaggio di Selva dei Molini

Pace, relax e attività all’aria aperta: ecco l’offerta imperdibile di Selva dei Molini e della spettacolare valle in cui è inserito.

Fiore all’occhiello è, senza dubbio, il sentiero la “Forza dell’Acqua“, un insieme di vari percorsi a tema che parte dal laghetto artificiale di Selva, raggiunge Selva di Dentro con l’itinerario “Acqua e ruota” alla scoperta dell’affascinante mondo dei mulini, attraversa la Gola di Lappago e si conclude presso il Museo “Magia dell’Acqua” istituito nel 2010 presso la Canonica di Lappago per conoscere il bene più prezioso in tutte le sue caratteristiche, anche dal punto di vista artistico.

Altrettanto imperdibile è il Lago artificiale alpino di Neves, incastonato in un panorama incontaminato, che si raggiunge con una passeggiata non impegnativa di circa un’ora con partenza dai 1430 metri di Lappago seguendo un sentiero di 5 chilometri percorribile anche in auto. Da qui, gli escursionisti più esperti potranno proseguire per il Passo Ponte di Ghiaccio e il Rifugio Gran Pilastro per poi avventurarsi alla volta della cima del Gran Pilastro a 3510 metri.

Ma non è tutto: altra piacevole escursione è il “Sentiero delle Malghe di Selva dei Molini” dove, a 2000 metri di altezza, è difficile credere alla fortuna di poter ammirare uno spettacolo simile tra rigogliosi prati, paesaggi montani e il vasto orizzonte.
Il percorso inizia presso la stazione del comprensorio sciistico ed escursionistico del Monte Spicco con l’impianto di risalita che conduce alla stazione a monte della seggiovia Sonnklar, a 2400 metri: da qui, l’apposita segnaletica indica la giusta direzione da seguire per addentrarsi tra malghe e una vista mozzafiato sulla Valle della Selva dei Molini, le Dolomiti e le Tre Cime di Lavaredo.

Ancora, per un pomeriggio sulla neve di puro svago, il Snow&fun familypark Tamarix a 1140 metri presso il Lago di Meggima è il parco giochi ideale per tutta la famiglia: scivoli, gommoni, slittini, monosci, snowboard, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta per divertirsi senza sosta.

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In Italia è appena avvenuta una scoperta “sacra”

Ci sono luoghi in Italia che ci riportano indietro di millenni, regalandoci incredibili viaggi nel tempo e nella storia. Tra questi brilla anche la Tuscia, un territorio che non smette mai di meravigliare per le sue bellezze naturali e che ora lascia a bocca aperta per quella che potrebbe essere una scoperta sorprendente.

Rivelata la scoperta un’Area Sacra etrusco-romana sui Monti Cimini

Un’antichissima Area Sacra etrusco-romana con una fase dell’età del bronzo e una finale paleocristiana e tardo-antica (fine III-VII secolo d. C.) sarebbe emersa nello splendido territorio dei Monti Cimini. A rivelarla, il professore Carlo Maria D’Orazi, presidente del Centro di Studi Storici e Archeologici con sede in Capranica. Stando a quanto spiega, si tratterebbe dell’introvabile “Fanum Voltumae”, il santuario dedicato al dio Voltumna (l’epiteto di Tinia, il Giove etrusco), ossia il principale luogo di culto del popolo etrusco prima e del popolo romano poi.

Una conferma indiretta dell’esistenza dell’Area Sacra etrusco-romana nel cuore della Tuscia, stando a quanto spiega D’Orazi, sarebbe data dal fatto che da molti anni alcuni luoghi di culto di questo vasto sito di almeno 300 kmq sarebbero utilizzati per presunti riti satanici.

I nuovi dati archeologici vanno ad aggiungersi allo studio pubblicato nel 2012, sotto la direzione di Andrea Cardarelli, professore di Preistoria e Protostoria presso La Sapienza di Roma, e della dottoressa Flavia Trucco della Soprintendenza ai Beni Archeologici per l’Etruria Meridionale, che ha individuato un rilevante luogo di culto di epoca etrusca sulla vetta del Monte Cimino, le cui fasi accertate vanno dal VII secolo a. C. alla fine del IV secolo avanti Cristo. È stata, inoltre, individuata un’estesa fase di culto relativa al Bronzo finale (XII sec. a. C.- metà X sec. a. C.) nonché una del Bronzo Recente e una plausibile fase del Bronzo Medio, che risale al XVII-XV secolo a. C.

La fase etrusca, datata alla fine del IV sec. a. C., coincide con l’avanzata dell’esercito romano nella Selva Ciminia nella primavera del 309 a. C. Inoltre, le indagini di scavo effettuate dagli archeologi hanno riscontrato anche tracce di un incendio da porre in relazione con l’attacco portato dalle truppe romane a questo antichissimo luogo di culto, fortificato proprio alla fine del IV secolo a. C.

Perché sarebbero stati scelti i Monti Cimini per un’Area Sacra

In un passato lontanissimo, il Monte Cimino era dedicata al culto di Tinia, in epoca etrusca, e poi di Giove, in epoca romana, come è testimoniato dalla piccola ara romana ritrovata nell’odierna Orvieto. Come ricorda il professore Carlo Maria D’Orazi, il monte che si trova al centro del lago di Vico ancora oggi si chiama “Monte Venere”, il che indicherebbe la presenza di un culto etrusco a “Turan” e poi, in epoca romana, a Venere.

Il culto iniziato molto probabilmente nella fase del Bronzo Medio, è proseguito durante l’età etrusca e poi romana e, infine, alcuni santuari pagani, ai margini dell’Area Sacra e della Selva Ciminia, vennero utilizzati o ristrutturati durante la fase paleocristiana per arrivare a quella gotico-bizantina e poi longobarda, come testimonia l’antichissima chiesa longobarda di S. Eusebio a Ronciglione, in provincia di Viterbo, risalente all’VIII secolo. Qui è conservato un coperchio di trachite di un sarcofago bizantino o longobardo, datato al VI-VII secolo d. C.

“Il perché abbiano scelto queste antiche popolazioni i monti Cimini per realizzare un’Area Sacra è molto probabilmente legato al fatto che essendo questa una zona vulcanica è possibile che durante la fase dell’età del Bronzo e della prima fase etrusca, potessero uscire dei gas dal terreno, come nella Solfatara di Pozzuoli e, analogamente alla Solfatara di Pozzuoli, i monti Cimini furono considerati, da queste antiche popolazioni, un territorio legato alle divinità, quella che in epoca etrusca e poi romana viene chiamata una “Res Divini Iuris” cioè un “Luogo di Diritto Divino” dedicato agli dei, sacro e inviolabile”, spiega D’Orazi in una nota pubblicata sul sito del Centro di Studi Storici e Archeologici.

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Questa piccola Bora Bora è il tuo rifugio perfetto per sfuggire al freddo

L’alternarsi delle stagioni, ormai lo sappiamo, sa regalarci sempre nuovi e straordinari spettacoli, gli stessi che ci invitano a esplorare il mondo e i suoi cambiamenti. E se c’è chi da una parte attende con fermento l’arrivo dell’inverno, per scoprire e riscoprire le città, i borghi e i Paesi che si trasformano in cartoline incantate illuminate dalle luci notturne e avvolte dalla candida neve, c’è anche chi non desidera altro che fuggire al caldo, in tutti quei luoghi dove è perennemente estate.

Se l’obiettivo è quello di organizzare un viaggio invernale, e lasciarvi le basse e rigide temperature alle spalle, abbiamo il luogo giusto per voi. Si tratta di un piccolo paradiso terrestre dove la natura incontaminata e uno stile di vita a ritmo lento fanno da protagonisti.

Stiamo parlando di Maupiti, la micro isola dell’Arcipelago della Società conosciuta anche con il nome di piccola Bora Bora. È questo il rifugio perfetto per sfuggire all’inverno.

Maupiti: un piccolo paradiso terrestre

Sono poco più di 6 i chilometri quadrati che caratterizzano questo lembo di terra, che per forme, lineamenti e colori ricorda un paradiso terrestre. Un microcosmo di meraviglie circondato dall’Oceano Pacifico e fatto di natura incontaminata, vita semplice e ritmi rilassati. Non mancano, poi, paesaggi e scorci mozzafiato che incorniciano spiagge bianche, picchi rocciosi e antichissimi marae.

Questa è Maupiti, una minuscola isola che fa parte dell’Arcipelago della Società e che si trova a 315 chilometri a nord ovest da Tahiti e a 40 chilometri da Bora Bora. Raggiungibile con un volo aereo in partenza da Papeete, con una durata di circa 50 minuti, quest’isola è il rifugio perfetto per tutti i viaggiatori che desiderano vivere vacanze all’insegna della pace e del relax circondati dalla grande bellezza.

Ma Maupiti è anche l’isola perfetta da raggiungere quando in Italia, e più in generale in Europa, le temperature iniziano ad abbassarsi e a diventare insopportabili, almeno per i più freddolosi. L’isola, infatti, vanta bel tempo tutto l’anno e pochissimi rovesci. Le temperature medie oscillano tra i 29 e i 31 gradi. Attenzione a scegliere il periodo giusto però, perché tra gennaio e febbraio le piogge sono più frequenti.

Cosa fare nella piccola Bora Bora

Se l’idea di raggiungere Maupiti si è fatta spazio nella vostra mente, lasciatevi allora raccontare cosa troverete una volta arrivati sulla piccola Bora Bora dell’Arcipelago della Società.

Dimenticatevi traffico, smog e caos cittadino: qui ci si muove a piedi, in bici o in canoa, e questi “mezzi” vi basteranno per andare alla scoperta di una realtà semplice e genuina, ma al contempo straordinaria. A permettervi di toccare con mano tutta l’autenticità dell’isola ci sono poi le proposte ricettive, principalmente pensioni familiari e guest house che consentono di vivere esperienze da local.

Diverse le testimonianze di un passato affascinante, suggestivo e misterioso come le incisioni rupestri che raccontano le celebrazioni e le processioni che si svolgevano sull’isola. Nella valle del distretto di A’ata, inoltre, è possibile ammirare l’imbarcazione del guerriero Hiro, testimonianza della storia leggendaria del figlio gigante del dio Ra‘amauriri.

Meraviglioso è anche il mare, quello turchese e cristallino che bagna le lingue di sabbia bianca, quello popolato da branchi di mante che nuotano tra la piccole canoe colorate dei pescatori. Imperdibili, poi, sono i motu, gli isolotti incontaminati e circondati dalla barriera corallina. A Maupiti ce ne sono cinque e tutti sono straordinari.