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Viaggio a Modigliana, borgo d’arte e cultura

Modigliana, incastonata tra le colline dell’Appennino Tosco-Romagnolo, rappresenta oggi uno dei principali centri della Valle del Tramazzo. Dominata dal rudere della rocca dei conti Guidi, conosciuta come “la Roccaccia”, la cittadina si affaccia sul fiume Marzeno ed è uno dei borghi più belli e rilevanti del territorio.

Modigliana è un centro agricolo e industriale, famoso per la produzione di laminati in legno e ceramiche. Il suo centro storico conserva antichi edifici e palazzi monumentali, il che la rende un borgo ricco di arte e cultura, dove sono nati personaggi illustri come il patriota Don Giovanni Verità, il pittore Silvestro Lega e il soprano Maria Pia Tassinari.

Scopriamo insieme cosa vedere nel borgo di Modigliana e perché vale la pena trascorrere qui un weekend o una gita fuori porta.

La storia di Modigliana

Le origini di Modigliana risalgono al Neolitico, quando il borgo era ancora abitato da popolazioni agricole e pastorali. La città subì conflitti tra Romani e Celti, con i Romani che prevalsero ma lasciando un’eredità culturale che perdura ancora oggi. Dalla X secolo, Modigliana divenne dominio della dinastia dei Guidi, i cui membri sono citati nella Divina Commedia. Con la caduta dei Guidi, il comune conobbe un periodo di prosperità fino a subire devastazioni a causa di alluvioni e terremoti. Durante la seconda guerra mondiale, la cittadina dell’Emilia-Romagna si distinse come terra di partigiani, e successivamente visse un forte sviluppo industriale e agricolo.

Cosa vedere nel borgo di Modigliana

Il borgo di Modigliana è caratterizzato da un paesaggio verde e da corsi d’acqua, con un centro storico costellato da edifici antichi, piazze e palazzi. La Rocca dei conti Guidi, risalente al XII/XIII secolo, domina il borgo con i suoi ben conservati torrioni. Attraversando il torrione della Tribuna, si accede al centro storico, ricco di antiche costruzioni. Il Duomo, consacrato da Papa Giulio II nel 1506, conserva opere d’arte di notevole valore. Interessante è anche il Santuario della Madonna del Cantone, costruito nel XV secolo, dedicato alla Madonna delle Grazie. 

Modigliana, ponte, borgo

Fonte: iStock

Passeggiando nei dintorni del borgo di Modigliana

Piazza Pretorio, con i suoi edifici storici, è un altro punto d’interesse, così come il Museo don Giovanni Verità, che celebra la figura del patriota. Il convento dei Cappuccini e il Ponte san Donato, risalente al XVIII secolo, aggiungono ulteriore fascino a Modigliana.

I sapori e le feste del borgo di Modigliana

La gastronomia locale a Modigliana è un mix di tradizioni romagnole e toscane, con piatti tipici come cappelletti, tortelli e carni alla griglia, accompagnati da vini pregiati come il Sangiovese. 

Ristoranti e agriturismi offrono piatti basati su ingredienti genuini, prodotti a km zero: tra questi, ad esempio, troviamo sulle tavole del borgo l’olio delle colline e le antiche farine. Il tipico mandorlato al cioccolato, invece, è il dolce più tradizionale a Modigliana.

Il piccolo e delizioso borgo di Modigliana offre ai visitatori la possibilità di partecipare anche a numerosi eventi durante l’anno, come la “Festa del Sangiovese” e la manifestazione “Tableau Vivants”, che celebra la cultura locale. Durante le sagre di ottobre e novembre si valorizzano la cucina tipica e i prodotti locali, come nel “Giorno del kiwi”, dato che questo frutto è molto coltivato nel borgo . Durante le festività natalizie, la tradizione di “E Zoc ed Nadel” anima la piazza Matteotti con assaggi enogastronomici. Per gli amanti della natura, invece, la “foresta didattica” offre sentieri attrezzati per escursioni, mentre la zona circostante il borgo è ideale per appassionati di trekking e mountain bike.

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Petra sorprende ancora, scoperta una tomba di 2000 anni fa

Andare a Petra è un’esperienza che non si dimentica facilmente. È un viaggio indietro nel tempo nel cuore del deserto giordano, dove l’avventura comincia ben prima di arrivare alle famose tombe scavate nella roccia. Bisogna percorrere con un’aspettativa crescente gli stretti e sinuosi sentieri del Siq, il canyon fiancheggiato da imponenti pareti rocciose, per poi vedere apparire, come un miraggio, Al Khazneh al Faroun, il Tesoro di Petra.

Noi ci emozioniamo alla vista di questa imponente facciata alta 40 metri, immaginate cos’hanno provato i ricercatori che si sono ritrovati, proprio in questo luogo magico, davanti a un’altra incredibile scoperta. Il gruppo, guidato da Pearce Paul Creasman, archeologo dell’American Center of Research, ha scoperto una tomba perfettamente conservata sotto il Tesoro che contiene almeno 12 scheletri umani ed elaborati corredi funerari. Secondo le loro stime, la tomba avrebbe almeno 2000 anni e risalirebbe al periodo di maggiore benessere e ricchezza della città.

Una scoperta attesa da oltre 20 anni

L’imponente facciata del Tesoro di Petra in Giordania, adornata da colonne corinzie, intricati fregi e misteriose figure, sorge dalla roccia come una visione di un altro mondo e, sotto di essa, cela incredibili resti che ora abbiamo il privilegio di ammirare. Non è stato facile scoprirli, gli archeologi attendono questo momento dal lontano 2003, quando, dopo aver trovato due camere funerarie sotto il lato sinistro del Tesoro, sospettarono ce ne fossero altre in quello destro. Tuttavia, la fama di Petra come attrazione turistica portò il governo giordano a rifiutare le diverse richieste per proseguire con gli scavi sotto la sua gemma più preziosa.

La teoria, quindi, non potè mai essere confermata… fino ad oggi. Gli archeologi e i ricercatori, per ovviare al problema degli scavi non concessi, hanno trovato un’altra soluzione. Creasman e il suo team, infatti, hanno effettuato una scansione georadar, ossia una tecnica di telerilevamento che utilizza impulsi radar per rilevare oggetti sotterranei. Il progetto, cominciato all’inizio del 2024, aveva come finalità quella di verificare se le caratteristiche fisiche sulla sinistra, dove erano stati trovati i sepolcri originali, corrispondevano a quelle sulla destra.

Le rilevazioni hanno rivelato forti somiglianze tra i due lati: questa è stata la prova di cui avevano bisogno per ottenere il permesso dal governo giordano di scavare sotto il Tesoro.

Tombe Petra

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Esempio di tomba reale a Petra

I ritrovamenti insieme alla troupe di Discovery Channel

Petra è considerata una delle nuove Sette Meraviglie del Mondo grazie alla sua architettura unica e ai molti misteri che l’avvolgono, di cui uno è stato appena svelato. Appena i ricercatori ricevettero l’approvazione del governo, l’archeologo Creasman contattò Josh Gates, conduttore del programma “Expedition Unknown” di Discovery Channel.

Una troupe cinematografica ha così seguito il lavoro del team, riprendendo il momento della scoperta che non è tanto da ricercare nella tomba in sé, quanto nel suo contenuto. Se la maggior parte delle tombe scoperte all’interno di Petra sono vuote, questa camera funeraria, al contrario, si è rivelata piena di resti scheletrici e di beni funerari realizzati in bronzo, ferro e ceramica. Questa sepoltura fornisce un incredibile punto di vista sulla vita dei Nabatei, gli antichi nomadi arabi il cui regno del deserto prosperò dal IV secolo a.C. al 106 d.C.

Cosa succederà ora?

Mentre i ricercatori continuano a studiare i ritrovamenti umani, Creasman spera di scoprire ulteriori dettagli su chi erano queste persone e, per farlo, il team vorrebbe datare gli scheletri e gli artefatti, nonché utilizzare il DNA estratto per determinare se i dodici scheletri fanno parte dello stesso nucleo famigliare. Altre analisi potrebbero aiutare a valutare le loro diete e scoprire se si dedicavano a lavori fisici.

L’archeologo ha dichiarato che, probabilmente, si tratterebbe di persone estremamente importanti perché il luogo in cui sono sepolte è considerato un terreno molto prezioso. Scoprire, quindi, la loro identità potrebbe aiutarci a svelare parte della storia del Tesoro.

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Scoperto un triclinio acquatico nella Villa Adriana a Tivoli

La Villa Adriana di Tivoli, a 28 chilometri da Roma, rappresenta uno dei complessi archeologici più vasti e imponenti dell’antichità romana. Costruita tra il 118 e il 138 d.C. per volontà dell’imperatore Adriano, si estende su circa 120 ettari e cattura lo sguardo grazie alla felice unione di architettura romana ed elementi ellenistici. Considerata un rifugio personale e una dimora imperiale lontana dal caos di Roma, racchiudeva numerosi edifici, terme, teatri, biblioteche e giardini, con influenze artistiche e culturali provenienti da tutto il mondo antico.

E, come se non bastasse, il magnifico sito ha da poco rivelato un nuovo tesoro. Un gruppo di archeologi dell’Università Pablo de Olavide (UPO) di Siviglia, nel corso di una campagna di scavo durata dall’8 al 29 settembre 2024, ha portato alla luce un triclinio acquatico, una sala da pranzo circondata da giochi d’acqua, che aggiunge un ulteriore capitolo al prestigio di Villa Adriana: infatti, la scoperta non solo arricchisce la comprensione della vita di corte dell’imperatore, ma conferma l’eccezionale maestria architettonica e l’amore per il lusso che ne caratterizzava l’epoca.

I dettagli della scoperta

Il triclinio acquatico è stato ritrovato durante scavi condotti sul portico centrale della villa, ritenuto dagli studiosi il primo spazio residenziale abitato dall’imperatore: l’eccezionale scoperta mostra una sala da pranzo che un tempo fungeva da spazio di convivialità per l’élite romana, dove i commensali potevano gustare i loro pasti circondati dalla bellezza e dal suono rilassante dell’acqua.

Si sviluppa attorno a una piattaforma centrale, circondata su tre lati da un laghetto, ed è contraddistinto da pareti rivestite in marmo bianco di Carrara e di altre regioni dell’Impero Romano, sia all’interno che nel plinto, per un’atmosfera di grande eleganza e raffinatezza.

Un design unico nel suo genere

Sebbene questo tipo di sala fosse comune nell’architettura romana, il design recentemente scoperto presenta caratteristiche singolari e inusuali per l’epoca.

L’innovativa concezione architettonica ha influenzato la realizzazione di simili ambienti in altre località dell’Impero: esempi simili di sale da pranzo immerse nell’acqua non mancano nella penisola iberica, come nella Villa romana di Salar, a Granada, e nella Casa dos Repuxos a Conimbriga, in Portogallo, a dimostrazione dell’impatto duraturo di tale straordinaria invenzione.

Triclinio acquatico a Villa Adriana: c’è un precedente

Non è la prima volta che Villa Adriana restituisce un triclinio acquatico: durante le scorse campagne archeologiche, gli esperti spagnoli avevano già rinvenuto un altro triclinio acquatico nella stessa area del palazzo, sebbene con un design differente. Secondo i ricercatori, questo secondo ritrovamento trasforma il sito in un autentico laboratorio architettonico, dove venivano sperimentate innovative modalità di utilizzo dell’acqua negli spazi destinati ai banchetti.

Le piccole dimensioni delle piattaforme ritrovate, destinate agli agapi, suggeriscono che gli ambienti fossero concepiti per incontri intimi, riservati all’imperatore e a due ospiti selezionati. Rafael Hidalgo, professore dell’Università Pablo de Olavide e direttore del progetto (il primo programma di scavo spagnolo presso Villa Adriana), ha sottolineato l’importanza di questa scoperta. “La presenza di due triclini acquatici ci offre una visione più profonda delle innovazioni architettoniche apportate a Villa Adriana e del significato simbolico che l’acqua assumeva negli ambienti dedicati ai banchetti”, ha dichiarato.

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Rimini fuori stagione: viaggio sulle tracce di Federico Fellini

Rimini non è solo una meta estiva, ma una città dal ricco patrimonio storico e culturale da scoprire in qualsiasi stagione. Gli itinerari per visitarla sono diversi, da quelli pensati per approfondire il suo passato romano a quelli gastronomici (impossibile lasciare la città senza aver prima assaporato una delle sue piadine), fino ai viaggi culturali che vedono protagonista uno dei suoi figli d’arte: Federico Fellini.

Sogno e realtà si incontrano nel rapporto tra il regista e la sua città, un rapporto complesso, fatto di amore e odio che, se da una parte ha portato Fellini a non girare mai nessuna scena dei suoi film a Rimini, dall’altra la città, attraverso simboli e raffigurazioni oniriche, era una figura sempre presente. Quella che compare nella maggior parte dei suoi film, infatti, è la Rimini dei suoi ricordi giovanili, “una dimensione della memoria” come la definì durante un’intervista.

Guardando i suoi film, da Amarcord (Mi ricordo in dialetto romagnolo) a I Vitelloni, si ritrovano comunque molti luoghi di Rimini riprodotti a Cinecittà o in location reali che, a detta di Fellini, “sono più Rimini della vera Rimini“. Se state programmando un viaggio nella splendida città romagnola e siete fan del regista, segnatevi queste tappe in un itinerario da vivere rigorosamente con lentezza, a piedi o in bicicletta.

Chi era Federico Fellini

Prima di raccontarvi i luoghi del regista nella sua città d’origine, scopriamo chi era. Federico Fellini nacque a Rimini nel 1920, dove trascorse la sua infanzia. Il suo rapporto con il cinema comincia fin dagli anni del liceo, seppur in modo indiretto. Dalle grandi doti come caricaturista, venne richiesto dal cinema Fulgor per la realizzazione delle caricature dei divi utilizzate per promuovere i film proiettati.

Una volta trasferitosi a Roma, e dopo un periodo di lavoro presso la redazione del Marc’Aurelio, cominciò a collaborare come sceneggiatore con registi quali Roberto Rossellini e Alberto Lattuada. Nel 1952 diresse il suo primo film, “Lo sceicco bianco”, che non ebbe molto successo, a differenza del successivo. Nel 1953 girò “I Vitelloni”, che gli valse il Leone d’Argento a Venezia e che sancì il successo definitivo di Alberto Sordi.

Seguirono tutta una serie di film premiati e acclamati dalla critica, da “La Strada”, “Le notti di Cabiria” e ” 8½” premiati con l’Oscar, a “La Dolce Vita”, che invece vinse la Palma d’Oro a Cannes. Fellini continuò a vincere premi su premi fino alla sua morte, nel 1993.

Federico Fellini

Fonte: GettyImages

Federico Fellini a Venezia

I luoghi di Federico Fellini a Rimini

Sono diversi i luoghi del regista da scoprire a Rimini, che si tratti di posti affettivi, i quali hanno ricoperto un ruolo importante nell’universo creativo di Fellini, o delle location riprodotte all’interno dei suoi film.

Il Grand Hotel

Il viaggio a Rimini sulle tracce di Fellini parte da uno dei luoghi più iconici: il Grand Hotel, descritto dal regista come “una favola della ricchezza, del lusso, dello sfarzo orientale. Gli giravamo attorno come topi per darci un’occhiata dentro; ma era impossibile”. Con la sua facciata liberty e le stanze che ospitarono personaggi illustri (compreso lo stesso Fellini) era considerato il simbolo della dolce vita riminese. Un luogo ricco di fascino, diventato famoso in tutto il mondo grazie soprattutto al film Amarcord. Eletto monumento nazionale nel 1994, il Grand Hotel sorge nel Parco Federico Fellini, dove troverete anche la Fellinia, la gigantesca macchina fotografica costruita da Elio Guerra.

Il molo e il lungomare

A poca distanza dal Grand Hotel c’è il mare, dove venne girata una delle scene più surreali del cinema italiano di quegli anni. Stiamo parlando del passaggio del Rex in Amarcord, una sequenza notturna che lo vede emergere misteriosamente dal buio, interamente girata nella piscina di Cinecittà. Il lungomare riminese compare sia ne I Vitelloni, dove la palata (passeggiata sul porto) diventa l’emblema del film, che in Amarcord, teatro delle scorribande motociclistiche di Scurèza ad Corpolò.

Inoltre, le traverse che collegano il lungomare con Viale Vespucci e Viale Regina Elena portano i nomi dei film di Fellini. In tutto sono ventisei le strade situate nel cuore della Marina di Rimini dedicate al regista, a cui va aggiunta la via che attraversa il Parco Federico Fellini dedicata a Giulietta Masina.

Luoghi Fellini Rimini

Fonte: 123RF

Via Amarcord tra i luoghi dedicati a Fellini

Piazza Cavour e Piazza Tre Martiri

Amarcord è il film che, più di tutti gli altri, mostra la Rimini della memoria. Fellini la racconta attraverso due piazze: la prima è Piazza Cavour, con la scalinata esterna di Palazzo dell’Arengo “utilizzata” per la sequenza delle celebrazioni fasciste e la Fontana della Pigna, elemento ricorrente nella pellicola. La seconda fu interamente ricostruita a Cinecittà, frequentata da Fellini nella realtà e riprodotta nel film per la sequenza della benedizione degli animali.

Cinema Fulgor

Non lontano da Piazza Cavour si trova il luogo dove tutto ebbe inizio: il famoso Cinema Fulgor. È “il luogo dove da piccolo scoprii i film” disse Fellini, il posto che divenne come una seconda casa segnando definitivamente il suo destino. Nato nel 1914, il Cinema Fulgor vanta interni bellissimi dai colori caldi, con volute di legno incurvato e la bellissima scala che conduce in galleria. Il Fulgor propone due sale (Sala Federico e Sala Giulietta) ed è stato ridisegnato da Dante Ferretti in stile anni Trenta e Quaranta e qui, se avete tempo, vi consigliamo di omaggiare il regista sedendovi e guardando un film.

I murales di Borgo San Giuliano e il Memoriale

Terminiamo questo viaggio con due luoghi. Il primo è il pittoresco Borgo di San Giuliano, dove troverete tantissimi murales dedicati al regista e ai suoi film. Borgo di pescatori, la sua atmosfera fu raccontata da Fellini nei film “I Clown” e ovviamente “Amarcord”, oggi ricordati con i tanti disegni impressi sulle facciate delle case color pastello che risplendono di massima vitalità soprattutto durante la festa, organizzata ogni due anni, chiamata Festa de’ Borg.

Infine, terminate il vostro itinerario porgendo un ultimo saluto al regista, che riposa insieme alla moglie Giulietta Masina e al figlio Pier Federico nel Cimitero Monumentale di Rimini dove, all’ingresso principale, sorge La Grande Prua, il monumento dello scultore Arnaldo Pomodoro in ricordo di Fellini.

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L’Egitto continua a sorprenderci: scoperta una nuova tomba

L’antico Egitto, culla di una delle prime grandi civiltà del mondo, ha lasciato un’eredità culturale e architettonica senza pari e continua, ancora oggi, a sorprenderci. Sono appena stati scoperti due sarcofagi, uno dentro l’altro, ricoperti sia all’interno che all’esterno di geroglifici con rappresentazioni e riferimenti al viaggio nell’aldilà. La scoperta è stata fatta da un gruppo egiziano-tedesco di archeologi in una camera funeraria nella regione di Assiut, a 300 chilometri a nord di Luxor.

La proprietaria della tomba è stata identificata come una donna di nome Idy, unica figlia di Djefai-Hapi I, governatore di Assiut sotto Sesostri I. Secondo alcuni il faraone regnò nella seconda metà del XIX secolo a.C., dal 1960 al 1916 a.C. secondo altri studiosi, invece, dal 1956 al 1910 a.C.

La scoperta archeologica

È durante una missione archeologica egiziano-tedesca organizzata dall’Università di Sohag e da quella di Berlino che è stata fatta quest’ultima incredibile scoperta. I ricercatori erano intenti a ripulire la tomba del nomarca, famosa per essere la più grande tra quelle costruite all’epoca per chi non apparteneva direttamente alla famiglia reale. La figura del nomarca, infatti, era quella del governatore provinciale dell’Antico Egitto Djefai-Hapi, appartenente alla XII dinastia.

Durante i lavori di pulizia, gli archeologi hanno trovato una camera funeraria nascosta a una profondità di 15 metri permettendoci di approfondire ancora di più gli aspetti dell’antica civiltà dell’Egitto, i quali si sono rivelati molto particolari. All’interno della camera funebre sono state ritrovate due bare, una più piccola e una più grande, ben conservate una dentro l’altra. Esteticamente sono splendide perché sulle casse sono riportati i Testi dei Sarcofagi, i quali contengono le formule per il viaggio nell’aldilà collegati al Libro dei Morti.

Il tipo di sepoltura e la donna sepolta

La scoperta del sarcofago, che di per sé è un avvenimento importante, è resa ancora più speciale dalla tipologia di sepoltura alla quale è associata. Durante il Medio Regno non era pratica comune disporre un sarcofago dentro l’altro, soprattutto quando si trattava di tombe non reali. Bisognerà aspettare l’arrivo del Nuovo Regno per vedere diffondersi questa metodologia. Oltre alle bare, inoltre, gli archeologi hanno ritrovato anche il coperchio del sarcofago più piccolo, una scatola con i vasi canopi, in cui erano originariamente conservati gli organi mummificati della defunta, e delle statuette in legno.

Gli archeologi hanno effettuato alcuni studi preliminari, dai quali sono emerse diverse informazioni. A quanto pare la camera funeraria è stata anticamente derubata: i ladri hanno rimosso la mummia e distrutto i vasi canopi. Dai primi esami del cranio e delle ossa rimanenti, inoltre, sono arrivati alla conclusione che Idy sarebbe morta prima dei 40 anni e che avrebbe sofferto di un difetto congenito al piede.

Si tratta di un ritrovamento importantissimo che permetterà di scoprire non solo i dettagli sulla defunta e sul nomarca, ma anche sulla XII dinastia e sul periodo storico in cui vissero. In attesa di nuove ricerche e della pubblicazione delle scoperte vi consigliamo di immergervi nelle bellezze egizie organizzando un viaggio a Luxor, in passato Capitale dei faraoni nel loro periodo d’oro, oggi il museo a cielo aperto più grande del mondo.

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Nell’odierna Tusa, in Sicilia, sono emerse le terme antiche più estese della regione

Una scoperta straordinaria ha recentemente portato alla luce uno dei complessi termali più estesi e riccamente decorati della Sicilia, situato nel sito archeologico di Halesa Arconidea, a Tusa. La quinta campagna di scavi, condotta dall’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con il Parco Archeologico di Tindari e il comune di Tusa, ha rivelato un impianto termale di circa 800 metri quadrati, uno dei più grandi rinvenuti finora sull’isola. Il pavimento a mosaico di due stanze, un ampio cortile con ali porticate e i resti ben conservati delle terme offrono uno sguardo eccezionale sulla vita romana nell’antica Halesa.

Durante la presentazione ufficiale dei risultati dell’attività, tenutasi nella chiesa di Santa Maria delle Palate, l’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Paolo Scarpinato, ha descritto la scoperta come un “unicum” per la Sicilia, sottolineando non solo le dimensioni, ma anche il valore artistico delle decorazioni rinvenute.

Le altre scoperte archeologiche

Oltre al complesso termale, gli archeologi hanno scoperto un vasto reticolo di strade, un nuovo tratto delle fortificazioni e un complesso monumentale finora sconosciuto. Questi ritrovamenti forniscono importanti informazioni per la ricostruzione dell’assetto urbanistico della città, sia in epoca ellenistica che romana. “Considerata l’importanza dei ritrovamenti archeologici – ha spiegato Domenico Targia, direttore ad interim del Parco Archeologico di Tindari – il sito sarà immediatamente oggetto di puntuali interventi di restauro conservativo e di messa in sicurezza, al fine di garantirne la valorizzazione e la fruizione”.

Il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ha espresso grande soddisfazione per i risultati ottenuti e sottolineato come la collaborazione con le università sia stata cruciale per portare alla luce le ricchezze archeologiche del territorio. “Il modello di collaborazione con gli Atenei siciliani e internazionali si è rivelato vincente. Abbiamo creato valore pubblico, garantendo allo stesso tempo efficienza, efficacia ed economicità”, ha dichiarato Tudisca. Il sindaco ha inoltre confermato che il Comune continuerà a sostenere gli scavi, che vede attualmente impegnati sul campo studenti delle università di Palermo, Amiens, Oxford e Messina.

Una città di primaria importanza

Tra i ritrovamenti più rilevanti c’è il palazzo termale, risalente al I secolo a.C., scoperto grazie al lavoro degli studenti dell’Università di Palermo, coordinati dal professor Burgio e dal dottor Polizzi. Questo conferma l’importanza di Halesa come centro di primaria rilevanza in epoca romana. Entro la fine dell’anno, ha inoltre annunciato il sindaco, saranno appaltati anche i lavori per il restauro del teatro e si porteranno avanti gli scavi, con la consapevolezza che Halesa rappresenta un volano per lo sviluppo economico e sociale di Tusa e di tutta la Sicilia.

Fondata nel 403 a.C. da Archonida, Halesa Archonidea sorgeva vicino alla costa tirrenica della Sicilia ed era un’importante città sia in epoca ellenistica che in quella romana, come testimoniano le numerose scoperte archeologiche, epigrafiche e monumentali. L’elevato livello di vita a Halesa durante queste epoche è attestato dai ritrovamenti riportati finora alla luce, che mostrano la ricchezza e la prosperità della città. Tuttavia, con il passare del tempo e soprattutto durante la tarda età imperiale, la città iniziò a declinare, fino a essere definitivamente abbandonata intorno al X secolo.

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Atina, nel Lazio, un borgo dalla storia antichissima

Un borgo dalla storia antica, in cui la leggenda si intreccia con gli eventi realmente avvenuti e in cui le varie epoche si sovrappongono restituendo allo sguardo scorci meravigliosi. Atina è uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue tante ricchezze tutte da scoprire. Camminare per le strade di questo paese significa immergersi in un luogo in cui si possono ammirare resti del periodo romano, oppure del Medioevo, in un amalgama perfetto e affascinante.

Se tutto questo non bastasse, ad Atina anche la natura lascia senza fiato, siamo nella Valle del Comino nel Lazio, nella provincia di Frosinone e qui, tra colline e montagne più alte, ci si può far stupire da scorci stupendi.

Tutto quello che c’è da sapere sul borgo di Atina, sulla sua storia e sulle bellezze da vedere.

Atina, il borgo e la sua storia

La leggenda vuole che a fondare la città di Atina sia stato un dio, Saturno, dando il via a quella che viene definita l’età dell’oro. Scappato dalla Grecia, si narra, si è nascosto nel Lazio dando vita a cinque città, tra cui questo bellissimo borgo.

Borgo di Atina, quello che devi sapere sulla sua storia

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Il borgo di Atina ha una storia tutta da scoprire

E se questo mito risulta indubbiamente affascinante, lo è altrettanto la storia vera di Atina. Citata da Virgilio che l’ha definita “potens”, ovvero potente, sono stati trovati resti che possono essere fatti risalire a tempi antichissimi: si tratta di corredi in bronzo databili tra l’VIII e il VII secolo a.C.

Occupata prima dai Volsci e poi dai Sanniti, dal 293 a.C. è diventata romana e per tanti anni qui vivevano ricchi patrizi. Nel corso della sua storia Atina ha dovuto affrontare momenti difficili: è stata distrutta da un duca longobardo nel 589 d.C. e ha dovuto fare i conti con un terremoto distruttivo nel 1349. Successivamente ha vissuto anni importanti diventando un centro economico di rilievo della zona.

Cosa vedere ad Atina

Ci sono molte cose da ammirare in questo favoloso borgo del Lazio dalla storia così ricca e antica. A partire dalle antiche mura la cui realizzazione può essere fatta risalire al IV secolo a.C. circa. E poi piazza Garibaldi, che si raggiunge attraverso Porta dell’Assunta, dove ammirare alcuni tesori, come un bellissimo Fontanone. Qui si trovano anche una cisterna romana e il Convento di San Francesco, che risale al 1630.

Atina, cosa vedere nel borgo nel Lazio

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Atina, le meraviglie storiche di questo borgo nel Lazio

Da non perdere il Palazzo Ducale, realizzato successivamente al terremoto, è la sede del comune ed è un edificio di notevole pregio architettonico e storico. Tra le altre cose al cui interno sono conservate alcune opere risalenti a diversi periodi storici, come un mosaico che pare possa essere datato intorno al II secolo d.C. o la cappella gentilizia con alcuni pregiati affreschi.

Due edifici, poi, che vale la pena vedere sono Palazzo della Prepositura, che risale al 1589, e Palazzo Visocchi del Settecento. Pare, infine, che sia stata innalzata sui resti di un tempio la concattedrale Santa Maria Assunta, che è stata oggetto di restauri nel corso del Settecento.

Atina è un borgo in cui riecheggia la storia a ogni passo e in cui le varie epoche del passato si intrecciano regalando agli occhi uno scenario unico. Ma la sua bellezza e il suo passato non sono le uniche ragioni per cui vale la pena visitarle: ci sono anche specialità che possono essere una golosa attrattiva.

Le specialità di Atina

Quando si viaggia si va alla scoperta delle ricchezze dei luoghi e dei suoi tesori. E Atina – borgo nella Valle del Comino in provincia di Frosinone – ne ha davvero tanti, anche dal punto di vista enogastronomico. Quindi, se si programma una visita a questo luogo annoverato tra i Borghi più belli di Italia (che dista circa due ore da Roma), vale la pena assaggiare il Cabernet Atina Doc, un vino rosso che è una gioia per il palato. Da non perdere il fagiolo cannellino dop, tipico di questa zona.

Atina quindi non è solo un borgo importante e da scoprire per la sua storia e per le sue tante bellezza, ma anche un luogo con alcune eccellenze enogastronomiche tutte da gustare.

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Borghi Catanzaro itinerari culturali mete storiche murales siti archeologici Squillace Viaggi

Weekend nel borgo di Squillace con visita al castello normanno

Squillace, adagiato su un’altura, con lo sguardo rivolto verso il mare, è uno scrigno di storia, arte e cultura. Patria del politico, letterato e storico Cassiodoro, il borgo medievale situato in provincia di Catanzaro veglia silenzioso sull’omonimo golfo offrendo ai visitatori un viaggio nel passato che può essere vissuto passeggiando tranquillamente tra le sue viuzze e soffermandosi nei diversi punti d’interesse tra scoperte archeologiche e creazioni artistiche dalle origini antiche.

Ed è proprio il rapporto tra Squillace e le sue origini, ancora vivo e tangibile, che ci permette di immergersi nella sua storia scoprendolo con calma tra palazzi signorili, chiese e portali in pietra. Non solo luoghi, anche le persone che l’abitano si impegnano per raccontare il borgo attraverso murales che raffigurano i personaggi che hanno vissuto tra le sue strade.

Il passato di Squillace

Prima di scoprire cosa vedere nel borgo medievale di Squillace, approfondiamo la sua storia dalle origini antiche. Se la leggenda attribuisce la sua fondazione a Ulisse di ritorno da Troia, le fonti storiche parlano del paese come città greca sotto il nome di Skylletion e successivamente come colonia romana con il nome di Minervia Scolacium. Il paese, che ha sempre ricoperto un ruolo strategico dal punto di vista commerciale, ha occupato la posizione collinare che vediamo oggi in seguito agli attacchi da parte dei bizantini, dei normanni e dei saraceni. È proprio per sfuggire ai nemici che la popolazione si è spostata sempre più verso le alture.

Con la diffusione del Cristianesimo, Squillace diventa diocesi e Cassiodoro istituisce il Vivarium, uno dei più importanti centri culturali dell’Europa alto medioevale. Il politico, letterato e storico è considerato uno dei personaggi più importanti di questo borgo della Calabria.

Sulle tracce di Cassiodoro

Cassiodoro è una figura centrale per Squillace perché, con la sua personalità, ha contribuito a delineare l’identità stessa del borgo. Flavio Magno Cassiodoro nacque proprio qui, nel 490, e nei suoi dintorni fondò un monastero dotato di moltissimi codici e di uno scriptorium volto alla traduzione di opere greche che diventò un vero e proprio centro culturale nel Medioevo. Affezionato alla sua terra e alle bellezze della costa ionica del catanzarese, portò con sé diverse maestranze letterarie ed economiche che lo aiutarono a valorizzare il paesaggio culturale del territorio.

La planimetria e l’assetto originale del monastero restano indefiniti, seppur siano presenti delle vasche che, chiamate ‘Vasche di Cassiodoro’, lasciano intendere che quello fu il luogo in cui si trovava il complesso. Del Vivarium cassiodoriano, infatti, sopravvivono solo alcune immagini conservate in tre copie altomedievali.

Vasche Cassiodoro

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Vasche di Cassiodoro a Copanello

Cosa vedere a Squillace

Ogni angolo di Squillace racconta un pezzo della sua storia, come il Castello Normanno, detto anche ‘Dei Borgia’, tra le cose da vedere all’interno del borgo medievale. Dalla presenza maestosa, il maniero fu edificato nel 1044 da Guglielmo d’Altavilla su una preesistente fortezza bizantina. Questo presenta un sistema difensivo caratterizzato da due torri e per molti anni venne utilizzato come dimora carceraria. Durante gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90 sono stati rinvenuti due scheletri mano nella mano, la cui fine resta tuttora un mistero.

Stiamo parlando de ‘Gli amanti‘ che, in base agli accertamenti scientifici eseguiti anche dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria, sono gli scheletri di una donna e di un uomo vissuti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Questi sono conservati e visitabili presso il Museo Civico del castello. Degne di nota sono anche Palazzo Pepe, tra i migliori esempi di architettura gentilizia della zona, e le chiese, da quella dedicata a Maria SS. Assunta, la cui struttura originale è in stile romanico-normanno, alla chiesetta dedicata a S. Maria della Pietà, nota anche come chiesetta gotica.

I murales e le ceramiche di Squillace

Accanto alle meraviglie architettoniche, Squillace si mostra anche attraverso il suo lato artistico. Questo si esprime in due modi: da una parte attraverso le ceramiche e dall’altra con i murales realizzati dai suoi stessi abitanti.

Importata dai greci, esperti nella decorazione fittile, e successivamente sedimentata con l’arrivo dei bizantini, l’arte della ceramica è parte integrante dell’identità del borgo. Le produzioni realizzate qui, infatti, sono certificate con il marchio DOC delle ceramiche tradizionali e possono essere scoperte nelle numerose botteghe artigiane o presso il Centro Culturale del Folklore e delle Tradizioni popolari del paese.

A rendere il borgo una tappa imperdibile durante il vostro viaggio lungo la Costa degli Aranci sono anche i murales realizzati dagli abitanti. Uno dei più belli si trova in Piazza Castello ed è stato realizzato da Roberto Caristo: l’artista ha voluto testimoniare sia la storia che l’antica bellezza della città di Cassiodoro attraverso un’opera realizzata con una mescolanza di elementi e stili architettonici, tra antico e moderno.

Golfo Squillace

Fonte: iStock

Il golfo di Squillace

Come arrivare a Squillace

Se arrivate in Calabria in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, a 30 minuti di distanza. Da qui potete prenotare un transfer o il treno dalla stazione principale. Se invece arrivate in auto, vi basterà prendere la SS106 con uscita Squillace.

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Cosa vedere nel borgo medievale di Squillace

Squillace, adagiato su un’altura, con lo sguardo rivolto verso il mare, è uno scrigno di storia, arte e cultura. Patria del politico, letterato e storico Cassiodoro, il borgo medievale situato in provincia di Catanzaro veglia silenzioso sull’omonimo golfo offrendo ai visitatori un viaggio nel passato che può essere vissuto passeggiando tranquillamente tra le sue viuzze e soffermandosi nei diversi punti d’interesse tra scoperte archeologiche e creazioni artistiche dalle origini antiche.

Ed è proprio il rapporto tra Squillace e le sue origini, ancora vivo e tangibile, che ci permette di immergersi nella sua storia scoprendolo con calma tra palazzi signorili, chiese e portali in pietra. Non solo luoghi, anche le persone che l’abitano si impegnano per raccontare il borgo attraverso murales che raffigurano i personaggi che hanno vissuto tra le sue strade.

Il passato di Squillace

Prima di scoprire cosa vedere nel borgo medievale di Squillace, approfondiamo la sua storia dalle origini antiche. Se la leggenda attribuisce la sua fondazione a Ulisse di ritorno da Troia, le fonti storiche parlano del paese come città greca sotto il nome di Skylletion e successivamente come colonia romana con il nome di Minervia Scolacium. Il paese, che ha sempre ricoperto un ruolo strategico dal punto di vista commerciale, ha occupato la posizione collinare che vediamo oggi in seguito agli attacchi da parte dei bizantini, dei normanni e dei saraceni. È proprio per sfuggire ai nemici che la popolazione si è spostata sempre più verso le alture.

Con la diffusione del Cristianesimo, Squillace diventa diocesi e Cassiodoro istituisce il Vivarium, uno dei più importanti centri culturali dell’Europa alto medioevale. Il politico, letterato e storico è considerato uno dei personaggi più importanti di questo borgo della Calabria.

Sulle tracce di Cassiodoro

Cassiodoro è una figura centrale per Squillace perché, con la sua personalità, ha contribuito a delineare l’identità stessa del borgo. Flavio Magno Cassiodoro nacque proprio qui, nel 490, e nei suoi dintorni fondò un monastero dotato di moltissimi codici e di uno scriptorium volto alla traduzione di opere greche che diventò un vero e proprio centro culturale nel Medioevo. Affezionato alla sua terra e alle bellezze della costa ionica del catanzarese, portò con sé diverse maestranze letterarie ed economiche che lo aiutarono a valorizzare il paesaggio culturale del territorio.

La planimetria e l’assetto originale del monastero restano indefiniti, seppur siano presenti delle vasche che, chiamate ‘Vasche di Cassiodoro’, lasciano intendere che quello fu il luogo in cui si trovava il complesso. Del Vivarium cassiodoriano, infatti, sopravvivono solo alcune immagini conservate in tre copie altomedievali.

Vasche Cassiodoro

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Vasche di Cassiodoro a Copanello

Cosa vedere a Squillace

Ogni angolo di Squillace racconta un pezzo della sua storia, come il Castello Normanno, detto anche ‘Dei Borgia’, tra le cose da vedere all’interno del borgo medievale. Dalla presenza maestosa, il maniero fu edificato nel 1044 da Guglielmo d’Altavilla su una preesistente fortezza bizantina. Questo presenta un sistema difensivo caratterizzato da due torri e per molti anni venne utilizzato come dimora carceraria. Durante gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90 sono stati rinvenuti due scheletri mano nella mano, la cui fine resta tuttora un mistero.

Stiamo parlando de ‘Gli amanti‘ che, in base agli accertamenti scientifici eseguiti anche dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria, sono gli scheletri di una una donna e di un uomo vissuti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Questi sono conservati e visitabili presso il Museo Civico del castello. Degne di nota sono anche Palazzo Pepe, tra i migliori esempi di architettura gentilizia della zona, e le chiese, da quella dedicata a Maria SS. Assunta, la cui struttura originale è in stile romanico-normanno, e la chiesetta dedicata a S. Maria della Pietà, nota anche come chiesetta gotica.

I murales e le ceramiche di Squillace

Accanto alle meraviglie architettoniche, Squillace si mostra anche attraverso il suo lato artistico. Questo si esprime in due modi: da una parte attraverso le ceramiche e dall’altra con i murales realizzati dai suoi stessi abitanti.

Importata dai greci, esperti nella decorazione fittile, e successivamente sedimentata con l’arrivo dei bizantini, l’arte della ceramica è parte integrante dell’identità del borgo. Le produzioni realizzate qui, infatti, sono certificate con il marchio DOC delle ceramiche tradizionali e possono essere scoperte nelle numerose botteghe artigiane o presso il Centro Culturale del Folklore e delle Tradizioni popolari del paese.

A rendere il borgo una tappa imperdibile durante il vostro viaggio lungo la Costa degli Aranci sono anche i murales realizzati dagli abitanti. Uno dei più belli si trova in Piazza Castello ed è stato realizzato da Roberto Caristo: l’artista ha voluto testimoniare sia la storia che l’antica bellezza della città di Cassiodoro attraverso un’opera realizzata con una mescolanza di elementi e stili architettonici, tra antico e moderno.

Golfo Squillace

Fonte: iStock

Il golfo di Squillace

Come arrivare a Squillace

Se arrivate in Calabria in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, a 30 minuti di distanza. Da qui potete prenotare un transfer o il treno dalla stazione principale. Se invece arrivate in auto, vi basterà prendere la SS106 con uscita Squillace.

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Museo Egizio de Il Cairo: i tesori più importanti da scoprire

Il Museo Egizio del Cairo espone, documenta, conserva e promuove manufatti e capolavori iconici dell’Antico Egitto dalla preistoria al periodo greco-romano, offrendo ai visitatori un’opportunità unica di approfondire oltre 5000 anni di cultura, arti, credenze, tradizioni e vita quotidiana egiziana. Sin dalla sua apertura nel 1902, il Museo Egizio del Cairo ha occupato una posizione storica unica tra i musei del mondo, grazie al suo status di primo museo appositamente costruito in Medio Oriente.
Con una collezione archeologica tra le più ricche del mondo, il museo rimane una risorsa preziosa per gli studiosi e un luogo di educazione per gli egiziani e i visitatori che arrivano in Egitto da ogni dove.

L’importanza del Museo Egizio de Il Cairo e la sua storia

Il Museo Egizio è il più antico museo archeologico del Medio Oriente e ospita la più grande collezione di antichità faraoniche del mondo. Situato a nord-est della centralissima Piazza Tahrir, quello che lo ospita oggi in realtà è il quinto edificio che custodisce le antichità egizie e ha avuto una storia lunga e illustre fino a oggi.
L’architetto della prima sede museale fu stato selezionato attraverso un concorso internazionale nel 1895, il primo del suo genere, vinto dal francese Marcel Dourgnon. Il museo è stato inaugurato nel 1902 ed è diventato un punto di riferimento storico nel centro de Il Cairo, ospitando alcuni dei più importanti capolavori del mondo antico, dal periodo predinastico all’epoca greco-romana.
L’idea di un museo delle antichità egizie in Egitto risale in realtà a quasi un secolo prima, quando Muhammad Ali Pasha, allora viceré d’Egitto, per porre fine all’esportazione di antichità, il 15 agosto 1835 emanò un decreto che portò alla creazione del primo museo egizio. Allo stesso tempo, lo sceicco Rifa’a al-Tahtawi, responsabile degli scavi e della conservazione dei monumenti egiziani, ordinò di non intraprendere ulteriori scavi senza il suo permesso. Annunciò che l’esportazione di manufatti dall’Egitto era severamente vietata e che tutti i reperti dovevano essere trasportati al neonato Museo di El-Ezbekia.

bara akhenaton

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Il sarcofago di Akhenaton conservato al Museo Egizio

Nel 1851, durante il regno di Abbas I, l’intera collezione fu trasferita da El-Ezbekia a una delle sale della Cittadella di Salah El-Din (Saladino), dove era accessibile solo ai visitatori privati. Tuttavia, nel 1854, la maggior parte degli oggetti fu donata all’erede al trono d’Austria, l’arciduca Massimiliano, che aveva mostrato grande interesse per questi oggetti durante la sua visita in Egitto. Oggi rappresentano una parte importante della collezione egizia del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Nel 1858, il viceré Said Pasha nominò l’egittologo francese Auguste Mariette direttore di un nuovo museo nella zona di Boulaq, sempre a Il Cairo. Mariette era stato inviato in missione in Egitto dal Museo del Louvre e aveva fatto rapidamente importanti scoperte, tra cui le catacombe del Serapeo di Saqqara. L’edificio del museo, che in origine ospitava la Compagnia di Navigazione del Nilo presso il porto di Boulaq, oggi si trova vicino all’edificio della Televisione di Stato e al Ministero degli Affari Esteri.
Nel 1859, dopo la scoperta del corredo funerario della regina Ahhotep a Dra’ Abu el-Naga a Tebe, il Pascià concesse i fondi per ampliare l’edificio. Tuttavia, il museo divenne presto troppo piccolo per ospitare tutti i manufatti che continuavano ad aggiungersi alla collezione originale, e nel 1869 l’edificio fu nuovamente ampliato. Le disastrose inondazioni del Nilo del 1878 causarono gravi danni al museo, che rimase chiuso al pubblico per le riparazioni, fino alla riapertura nel 1881. La possibilità di future inondazioni, insieme alla scoperta nel 1881 delle mummie reali a Deir el-Bahari, rese evidente che il museo aveva bisogno di nuovi locali. Nel 1890, le dimensioni complessive della collezione erano cresciute oltre la capacità del Museo Boulaq di contenere un numero sempre maggiore di oggetti. Per questo motivo, l’intera collezione fu trasferita nel Palazzo di Ismail Pasha a Giza, situato nell’area dell’attuale Zoo di Giza. Purtroppo il Palazzo di Ismail Pasha non era adatto a funzionare come museo, soprattutto per l’esposizione di sculture monumentali. La necessità di un nuovo museo divenne ancora più urgente quando, nello stesso anno, fu scoperto a Bab el-Gusus, a Deir el-Bahari, un insieme di bare della XXI dinastia e di mummie di sacerdoti e sacerdotesse di Amon. Il palazzo di Ismail Pasha non era né sicuro né abbastanza grande per ospitare le centinaia di oggetti che arrivavano regolarmente dagli scavi. Inoltre, il palazzo non disponeva di spazi per laboratori, biblioteca e uffici amministrativi, il che rendeva difficile la creazione di un’istituzione ben funzionante.

museo egizio edificio

Fonte: iStock

Vista dall’alto sul Museo Egizio de Il Cairo

Tra il 1893 e il 1895, poco dopo l’apertura del Museo del Palazzo di Ismail Pasha, un comitato ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici bandì un concorso internazionale per la progettazione di un nuovo Museo Egizio, assegnando al vincitore un premio di 1.000 sterline egiziane. Il museo doveva essere costruito nel centro della città, in Piazza Ismailia (l’attuale Piazza Tahrir), tra il Nilo e la caserma britannica di Qasr el-Nil. Furono presentate ottantasette proposte per il nuovo progetto di costruzione e alla fine fu scelto il progetto in stile neoclassico dell’architetto francese Marcel Dourgnon.
La prima pietra del Museo Egizio fu posata il 1° aprile 1897 e 3 anni dopo i primi reperti furono collocati nelle vetrine. Il nuovo museo occupava una superficie di 15.000 metri quadrati.

Cosa vedere nel Museo Egizio de Il Cairo

Tra le impareggiabili collezioni del museo vi sono le sepolture complete di Yuya e Thuya, Psusennes I e i tesori di Tanis, e la Paletta di Narmer che commemora l’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto sotto un unico re. Il museo ospita inoltre anche le splendide statue dei grandi re Khufu, Khafre e Menkaure, i costruttori delle piramidi sull’altopiano di Giza. Una vasta collezione di papiri, sarcofagi e gioielli, tra gli altri oggetti, completa questo museo unico nel suo genere.
I manufatti del Medio Regno provenienti dalle tombe dei re e delle famiglie reali scoperte a Dahshur nel 1894 sono solo alcuni dei gruppi importanti degli oltre 120.000 manufatti esposti in questo museo, tra cui le tombe reali di Tuthmosis III, Tuthmosis IV, Amenhotep III e Horemheb. Pensa che i manufatti rinvenuti della tomba di Tutankhamon sono oltre 3.500, di cui solo 1.700 sono esposti nel museo (il resto è nei magazzini). L’area espositiva dedicata al faraone è una delle più popolari del museo.

maschera Tutankhamon

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La celebre maschera di Tutankhamon

Il Museo Egizio è suddiviso in diverse sezioni, ognuna con un proprio focus. La prima sezione è dedicata ai manufatti del periodo predinastico e protodinastico. Comprende ceramiche, utensili e gioielli di questo periodo. La seconda sezione riguarda l’Antico Regno, noto per le piramidi e le tombe. In questa sezione si trovano statue, rilievi e altri manufatti rinvenuti in questi antichi siti. Il Medio Regno e il Nuovo Regno presentano aree ricche di manufatti ancora più affascinanti. Tra questi, statue di faraoni, casse di tombe, mobili, giochi e molto altro ancora. Si potrebbero facilmente trascorrere ore in ogni sezione del Museo senza riuscire a vedere tutto. Ora avrai capito a cosa sia dovuta la fama del Museo Egizio de Il Cairo, e quindi ecco i nostri suggerimenti su cosa non devi assolutamente perdere durante la tua visita:

La Stele di Rosetta

È forse il manufatto più famoso del museo. Si tratta di una tavoletta di granito con iscrizioni in tre scritture diverse: geroglifico, demotico e greco antico, che ha aiutato gli studiosi a imparare a leggere i geroglifici.

stele di rosetta

Fonte: iStock

Così piccola e così importante: è la Stele di Rosetta

La sala delle mummie

Una delle sale più popolari del Museo, ospita oltre 25 mummie di diversi faraoni e periodi della storia dell’Antico Egitto. Il pezzo forte della sala è la mummia del re Tutankhamon, esposta in una teca di vetro. I visitatori possono vedere anche le mummie della regina Hatshepsut e di Ramses II. La sala delle mummie richiede un biglietto aggiuntivo che può essere acquistato all’ingresso del Museo.

La sala dei papiri

La Sala dei Papiri contiene oltre 11.000 pezzi di papiro, una carta ricavata dalle canne che crescevano lungo il fiume Nilo. Gli antichi egizi usavano il papiro per scrivere e dipingere. Alcuni dei rotoli di papiro presenti nel museo risalgono a più di 4.000 anni fa!

Papiro

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Uno degli antichi papiri conservati nel museo

La sala delle statue

La Sala delle Statue contiene molte statue e sculture di faraoni, dei e dee. La statua di Ramses II è uno dei pezzi più impressionanti della sala. La figura è realizzata in granito ed è alta più di 3 metri.

La galleria dei topi reali

Il Museo Egizio ospita molti oggetti unici e insoliti, ma forse nessuno più della galleria dei topi reali. Questi topi sono stati trovati nelle tombe della regina Hetepheres I e della regina Hatshepsut e si pensa che facessero parte del rituale di sepoltura di queste regine. I topi mummificati sono esposti nelle loro piccole teche di vetro, insieme ad altri animali come serpenti e gatti trovati nelle tombe reali.

Regole da rispettare durante la visita

Ci sono alcune regole che è importante conoscere prima di iniziare la propria visita al museo:
• Non usare il flash quando si scattano fotografie.
• Le borse di grandi dimensioni non sono ammesse nel museo.
• Mantenere il luogo pulito.
• Mantenere il silenzio nel museo.
• Non è consentito portare striscioni o slogan pubblicitari se non previa autorizzazione.
• È vietato portare cibo e bevande, ad eccezione di piccole bottiglie d’acqua.
• È vietato fumare in tutto il museo.
• Non è consentito l’uso di torce, puntatori laser o megafoni in tutto il museo.
• Si devono rispettare il percorso di visita e le indicazioni del personale del museo, soprattutto in caso di emergenza.
• Non è consentito portare con sé strumenti affilati o materiali pericolosi.
• Non sono ammessi animali domestici.
• Su richiesta, il personale del museo può ispezionare i documenti d’identità, le borse, il contenuto dei bagagli e i biglietti.
• I visitatori sono pregati di attenersi a un abbigliamento appropriato e di astenersi da un linguaggio o da azioni disordinate e offensive.
• Le fotografie e i video a scopo commerciale sono consentiti solo previa autorizzazione.
• Non è possibile eseguire alcun tipo di rituale se non nelle aree designate.

Orari di apertura e costi:

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, la biglietteria apre alle 8:30 e chiude alle 16:00. Il prezzo del biglietto è di 450EGP per gli adulti (circa 8 euro) e di 230EGP (4 euro) per gli studenti. L’ingresso per i bambini sotto i 6 anni è gratuito. Per utilizzare la macchina fotografica c’è da pagare un biglietto di 50 EGP (mentre non si paga per usare le fotocamere dei cellulari), per registrare un video 300 EGP. Data la sua popolarità e il numero di turisti che in ogni periodo dell’anno visitano l’Egitto, ti consiglio di acquistare i biglietti online in anticipo per evitare la fila all’ingresso. È inoltre possibile noleggiare una guida turistica privata all’arrivo al Museo, naturalmente a un costo aggiuntivo.

Come si arriva al Museo Egizio?

• In taxi:
I taxi sono abbondanti al Cairo e sono un modo relativamente economico e facile per spostarsi in città. Per raggiungere il Museo in taxi, occorre chiamare un taxi e dire all’autista dove si vuole andare. È utile avere l’indirizzo del Museo scritto in arabo, poiché la maggior parte dei tassisti non parla inglese. La tariffa dovrebbe essere di circa 10 EGP (sterline egiziane).

• In autobus:
Il Cairo dispone di una vasta rete di autobus pubblici che possono portarti ovunque in città. Per raggiungere Piazza Tahrir dal centro del Cairo, prendere l’autobus n. 26 dalla stazione della metropolitana Nasser. Il viaggio dura circa 20 minuti e costa 1,50 EGP. Una volta arrivati a Piazza Tahrir, il Museo Egizio sarà visibile dall’altra parte della strada.

GEM Il Cairo

Fonte: iStock

Il GEM, il nuovo Museo Egizio di prossima apertura a Il Cairo

Curiosità sul museo e la sua nuova sede

Fino al 1996 la sicurezza del Museo consisteva semplicemente nel chiudere le porte di notte. A causa dei numerosi furti, sono stati installati alcuni allarmi e migliorato il sistema di illuminazione. Durante la rivoluzione egiziana del 2011, l’edificio fu attaccato e alcuni reperti sono stati rubati. I civili hanno reagito rapidamente e coraggiosamente per evitare ulteriori furti. Hanno formato una catena umana intorno all’edificio per metterlo in sicurezza e hanno protetto con successo il Museo.
Quella attuale non sarà l’ultima sede del Museo. Nel 2020 infatti è iniziata la costruzione del nuovo Grande Museo Egizio (GEM), con una superficie di 500.000 metri quadrati, adatto ad ospitare tutto ciò che gli archeologi continuano a scoprire. Il nuovo Museo conterrà oltre 100.000 reperti e ci saranno anche un museo per bambini, una biblioteca, un centro conferenze e un auditorium da 3.500 posti per eventi speciali. Il nuovo Museo è stato progettato da Heneghan Peng Architects, uno studio di fama internazionale con sede a Dublino, in Irlanda. È stato definito come la “Quarta Piramide” e naturalmente offre una vista panoramica sulle famose costruzioni di Giza, da cui dista solo 2 km.
L’edificio del 1902 verrà lentamente ripulito e una volta che tutto sarà stato trasferito al GEM, si procederà a un’importante ristrutturazione. Il vecchio Museo ospiterà comunque una collezione di antichità di livello mondiale. Tuttavia, solo gli studenti, ricercatori e coloro che hanno un interesse più che passeggero per le meraviglie di questa antica terra potranno visitarlo. L’inaugurazione del GEM, già rimandata almeno un paio di volte, è prevista entro la fine dell’anno ma la data non è ancora stata ufficializzata. Al momento, il nuovo complesso offre visite limitate per testare la preparazione del sito e l’esperienza dei visitatori in vista dell’apertura ufficiale. L’accesso perciò è attualmente limitato alla Grand Hall, al Grand Staircase, all’area commerciale e ai giardini esterni.