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Scoperti due cerchi di pietra a Dartmoor (e i misteri si infittiscono)

Dartmoor è un affascinante altopiano (e un parco nazionale) situato nella contea inglese del Devon che, grazie alla sua vegetazione rada e paludosa, è considerato una delle zone più selvagge del Paese. Un’area che per tantissimi anni è stata praticamente abbandonata, al punto che la vegetazione è arrivata a coprire circa 80 cerchi e file di pietre molto simili a quelli di Stonehenge (180 km a est), scoperti poi nel 2007 per puro caso.

Secondo gli studiosi, questi stessi cromlech potrebbero essere opera del “popolo” che costruì quelli di Stonehenge, ma recentemente sono stati riportati alla luce due ulteriori cerchi di pietre neolitiche che, a loro volta, hanno portato alla ribalta un’altra teoria già precedentemente indagata: pare che nel cuore di questo selvaggio altopiano in passato ci fosse un “arco sacro” di monumenti.

La nuova scoperta avvenuta a Dartmoor

Come riporta The Guardian, la scoperta dei due cerchi di pietra è il risultato del lavoro di una vita di Alan Endacott, lo stesso archeologo che, nel 2007, riportò alla luce l’anello di pietre più alto nel sud dell’Inghilterra, il Sittaford Stone Circle, scoperta che già all’epoca rafforzò la teoria della passata esistenza di un arco sacro.

Nel corso del tempo l’archeologo ha continuato con passione e dedizione il suo lavoro, tanto da essere stato ricompensato con questi due recenti ritrovamenti.

Uno dei cerchi da poco rinvenuto sembra avere caratteristiche simili a Stonehenge, mentre il secondo si trova leggermente all’esterno dell’arco e potrebbe essere servito come passaggio dai pellegrini in viaggio in questa zona.

Endacott ha chiamato uno dei monumenti “Il ​​Circolo di Metheral”, per omaggiare la collina sotto cui si trova. Esso è composto da 20 pietre, in gran parte cadute, e misura circa 40 x 33 metri. Il secondo cerchio, invece, si trova leggermente più a nord e, secondo lo studioso, è proprio l’arco sacro.

L’archeologo, aiutato da un gruppo di volontari, ha anche individuato alcuni segni di una sponda esterna che circonda il cerchio di forma simile alle Stripple Stones sul Bodmin Moor, in Cornovaglia, all’Anello di Brodgar nelle Orcadi e persino alla fase precedente di Stonehenge.

È stato trovato anche un dolmen crollato, che Endacott ha denominato “Il Fratello Dolmen Caduto” in omaggio alle persone delle comunità di Dartmoor che morirono nelle guerre mondiali.

Altopiano di Dartmoor

Fonte: iStock

Una parte dell’altopiano Dartmoor

La teoria dell’arco sacro

Sul quotidiano britannico si può leggere che, secondo Endacott, qui probabilmente sorgeva un arco sacro di monumenti destinato a circondare le alture al centro della brughiera. Il motivo, stando al suo pensiero, è che in passato Dartmoor poteva vantare una maggiore copertura forestale, quindi forse questi monumenti fungevano da segni per riconoscere il terreno più elevato, che a sua volta doveva essere racchiuso in un cerchio per ragioni che non sono ancora note.

L’archeologo ha infatti dichiarato: “Questi scavi hanno superato le mie aspettative e hanno portato alla luce nuove prove che aiuteranno la nostra comprensione, ma inevitabilmente hanno anche sollevato ulteriori domande sul perché siano stati costruiti. Ci sono sicuramente altri siti che voglio approfondire. Non ci fermeremo tanto presto”.

Le prove raccolte fino a questo momento suggeriscono che le pietre fossero originariamente in posizione verticale, sebbene ciò non sia stato dimostrato in modo definitivo. A rimanere ancora sconosciuti sono il metodo con cui tutto questo è stato ottenuto e la data di costruzione dei cerchi di pietre, anche se si suppone che cada intorno alla metà del III millennio a.C.

Quel che possiamo affermare con certezza, è che questo luogo è un potenziale tesoro di informazioni (e che nasconde ancora tantissimi gioielli da scoprire) riguardanti le origini, i significati, l’uso e l’abbandono dei cerchi di pietre, non solo a Dartmoor ma in tutto il Regno Unito.

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Santo Sepolcro a Gerusalemme: ecco le nuove scoperte

Il 7 novembre 2024, l’Università di Roma La Sapienza ha fornito un aggiornamento sulle indagini archeologiche in corso presso il complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme, uno dei luoghi più significativi del cristianesimo.

I risultati preliminari degli scavi, presentati dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, offrono nuovi dettagli sulla storia e l’evoluzione del sito, che ha visto una serie di trasformazioni significative nel corso dei secoli.

Vediamo nel dettaglio di che si tratta e quali sono le nuove scoperte del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Un sito dalle radici antiche

Le indagini hanno rivelato che l’intera area del Santo Sepolcro, nel cuore di Gerusalemme, si sviluppa su un piano roccioso che, nel tempo, ha subito numerose modifiche a causa delle attività estrattive. Queste operazioni, risalenti a periodi molto lontani, sono state effettuate in modo diverso nelle varie aree, con tagli più evidenti nella navata nord e in quelle meridionali, utilizzando metodi che variano da un’estrazione industriale a una più rudimentale. Alcuni degli scavi hanno inoltre svelato tracce di coltivazioni di ulivo e vite, suggerendo che l’area fosse riutilizzata anche a scopi agricoli già durante l’età del Ferro, quando le cave dismesse venivano spesso trasformate in terreni coltivati.

Una parte fondamentale degli scavi ha riguardato il periodo della rifondazione di Gerusalemme sotto l’imperatore Adriano nel II secolo d.C. L’area, che prima si trovava al di fuori delle mura cittadine, venne inclusa nel perimetro urbano, richiedendo un intervento di livellamento per adattarla alla viabilità cittadina. Questo processo ha reso necessaria la modifica dei dislivelli naturali, con riempimenti e adattamenti strutturali, tra cui l’innalzamento di circa 5 metri rispetto al costone roccioso dove si trovava la tomba.

La trasformazione costantiniana e il primo santuario

Nel IV secolo, sotto l’imperatore Costantino, il sito subì una trasformazione radicale. L’intera collina venne spianata, e fu risparmiata una camera funeraria che divenne il cuore del nuovo santuario. La tomba venne così preservata e trasformata in un luogo di venerazione. Al di sopra di essa, fu costruito un piccolo tempio circolare, circondato da colonne e dotato di un’anticamera con gradini. Questo primo santuario, probabilmente all’aperto, serviva come punto di raccolta per i pellegrini in attesa che fossero completati i lavori della Rotonda, la struttura che avrebbe caratterizzato il sito.

La Rotonda, il cui completamento risale alla fine del IV secolo, divenne il fulcro del complesso santuariale, e venne collegata alla basilica cristiana attraverso un triportico. Questo nuovo complesso offriva un percorso di visita che permetteva ai pellegrini di circolare attorno ai luoghi sacri, seguendo le tradizioni già presenti nei santuari precristiani. La basilica e la Rotonda furono progettate per accogliere i fedeli in cerimonie liturgiche differenziate, mentre i portici fornivano riparo durante le visite.

Oltre agli aspetti architettonici, gli scavi hanno anche portato alla luce alcuni resti che confermano l’esistenza di una rete di passaggi e ambienti adiacenti, che aiutano a ricostruire l’intera disposizione del sito. L’indagine continua anche sulla documentazione dei materiali e delle strutture, il cui studio contribuirà a una comprensione più profonda della storia della città di Gerusalemme.

Nonostante il grande progresso fatto negli ultimi due anni, gli scavi al Santo Sepolcro a Israele sono ancora lontani dal concludersi. Le ricerche continuano, in particolare nella navata nord della basilica, e mirano a ottenere ulteriori conferme su alcune delle scoperte fatte finora. È probabile che nei prossimi anni emergeranno ulteriori dettagli che arricchiranno la comprensione di questo luogo iconico, che continua a essere un punto di riferimento fondamentale per la fede cristiana e un laboratorio privilegiato per gli studiosi di archeologia religiosa.

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Terme di San Casciano dei Bagni, relax tra le colline toscane

Incastonato nella splendida Valdichiana Senese, San Casciano dei Bagni è uno dei borghi termali più affascinanti d’Italia. Con oltre quaranta sorgenti di acque sulfuree che sgorgano naturalmente, questo luogo richiama da secoli visitatori da tutta Europa, attratti dalle proprietà curative delle sue acque e dal fascino unico del suo paesaggio.

Le origini delle terme risalgono a tempi antichissimi. Gli Etruschi furono i primi a scoprire e sfruttare queste preziose sorgenti, seguiti dai Romani, veri e propri pionieri nella cultura termale, che costruirono vasche e strutture per permettere a chiunque di godere dei benefici delle acque. Le numerose rovine romane, ancora visibili oggi, testimoniano il valore che attribuivano a questo luogo.

Nel corso dei secoli, il borgo di San Casciano è diventato un punto di riferimento per il benessere e la cura della salute che attrae viaggiatori alla ricerca di sollievo da disturbi muscolari, respiratori, dermatologici e nervosi.

Le acque ipertermali, che sgorgano a una temperatura naturale di circa 42°C, presentano una composizione ricca di minerali come zolfo, calcio, fluoro e magnesio, che le rende ideali per trattamenti curativi e rilassanti, con proprietà antinfiammatorie, analgesiche, e benefiche per il metabolismo.

Circondato da un vasto parco con viste panoramiche sulle colline della Valdichiana, il centro termale Fonteverde Spa offre piscine termali con getti d’acqua e piscine esterne, ed è accessibile anche con formula day spa per chi desidera vivere una giornata di puro relax.

San Casciano dei Bagni è famoso anche per le sue terme libere, che permettono di godere delle acque termali gratuitamente. Ai piedi del borgo si trovano le vasche del Bagno Grande e del Bagno Bossolo, di origine romana, dove l’acqua mantiene una temperatura piacevolmente calda, attorno ai 39°C, perfetta per una sosta rigenerante anche in pieno inverno.

Come Arrivare alle terme di San Casciano dei Bagni

In auto San Casciano dei Bagni è facilmente raggiungibile sia dal nord che dal sud dell’Italia tramite l’autostrada A1, con uscite a Chiusi-Chianciano Terme o Fabro.

La stazione ferroviaria più vicina è Chiusi-Chianciano Terme, da cui è possibile prendere un taxi o un autobus per raggiungere il borgo e le terme.

Per raggiungere i bagni liberi, dall’ingresso di San Casciano prendere la stradina in pendenza fino al lavatoio coperto alla base del colle. Proseguire quindi per circa duecento metri fino alle vasche in pietra dei bagni liberi. Questa zona è accessibile solo a piedi.

Giorni d’apertura e orari terme San Casciano dei Bagni

Fonteverde Spa è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19, con chiusura anticipata alle 15 il martedì.

Prezzi terme San Casciano dei Bagni

Ingresso alla piscina termale terapeutica incluso utilizzo accappatoio Fonteverde:
Giornaliero: euro 30
Pomeridiano: euro 25
Weekend (sabato, domenica, festivo e prefestivo) solo giornaliero: euro 37

Trattamenti e Servizi del centro termale Fonteverde di San Casciano dei Bagni

L’ingresso giornaliero alla Day Spa di Fonteverde permette di accedere alle piscine termali con getti d’acqua, alla cascata idromassaggio, al percorso Bioaquam®, un trattamento multisensoriale unico, e al percorso etrusco, un mix di sauna, stufa e bagno turco, che rivisita in chiave moderna l’antica tradizione termale. Il centro termale Fonteverde Spa di San Casciano dei Bagni offre inoltre un’ampia gamma di massaggi e trattamenti per viso e corpo, dai più tradizionali alle tecniche di medicina estetica più innovative; sono inoltre disponibili vari percorsi di benessere, fisioterapia, dietologia e fitness.

Il centro propone anche trattamenti termali terapeutici, tra cui fangoterapia e cure inalatorie, accessibili in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. Questo consente agli ospiti di beneficiare delle proprietà curative delle acque termali con un ciclo di trattamenti mirati, ideali per patologie vascolari e respiratorie. Per usufruire della convenzione, è sufficiente presentare una richiesta del medico di base con indicazione della patologia e del tipo di trattamento necessario; il pagamento del ticket avviene direttamente presso il centro termale.

Info utili terme San Casciano dei Bagni

Centro Termale Fonteverde, Località Terme 1, San Casciano dei Bagni (Siena)
Ricevimento spa: tel. 0578/572405
I trattamenti si possono prenotare online sul sito della struttura.

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Pompei contro l’overtourism: scatta il limite di ingressi a 20mila al giorno

L’antica città di Pompei è uno dei luoghi più suggestivi e, come direbbero alcuni, più inquietanti d’Italia. D’altronde stiamo parlando dei resti di quello che avvenne nel 79 d.C., quando l’eruzione del Vesuvio, che tuttora incombe minaccioso all’orizzonte, decimò la popolazione seppellendo la città sotto uno strato di detriti vulcanici. Raggiungibile facilmente da Napoli, e considerata la sua storia e drammatica bellezza, non stupisce che chiunque organizzi un viaggio in Campania desideri vedere il sito dal vivo.

E infatti, i dati degli ultimi anni dimostrano proprio questo, obbligando la gestione del parco a prendere dei provvedimenti che si traducono in un limite d’ingresso pari a 20.000 persone al giorno. Il direttore del Parco Archeologico di Pompei ha dichiarato che l’obiettivo è quello di puntare a “un turismo sostenibile, gradevole e non di massa”.

Limite d’ingresso a Pompei dopo un’estate da record

Sulla scia dei tanti provvedimenti presi quest’anno in diverse parti d’Italia per provare a contrastare il fenomeno dell’overtourism, dalla Fontana di Trevi a Roma al traffico alternato sulla Costiera Amalfitana, l’ultima notizia vede come protagonista Pompei. Il parco archeologico ha assistito a un’estate da record con oltre 4 milioni di visitatori in generale e oltre 36.000 visitatori in occasione di una delle prime domeniche del mese a ingresso gratuito.

Il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, ha dichiarato che i visitatori del sito ora superano in media i 15.000-20.000 ogni giorno, e il nuovo tetto giornaliero impedirà che il numero aumenti ulteriormente. Al riguardo ha inoltre affermato: “Stiamo lavorando su una serie di progetti per alleviare la pressione umana sul sito, che potrebbe comportare rischi sia per i visitatori che per il patrimonio, così unico e fragile”.

Secondo i dati riportati dal Ministero della Cultura, le visite al parco archeologico hanno visto una crescita del 33,6% rispetto all’anno precedente, con una media giornaliera di circa 11.200 persone.

Biglietti nominativi e limite d’accesso giornaliero

Quest’estate Pompei è stata particolarmente affollata, oltre che protagonista di atteggiamenti scorretti da parte dei turisti, come il visitatore britannico sorpreso a incidere le iniziali sue e della sua famiglia su una delle case millenarie della città. Considerate la situazione, la gestione del parco archeologico si è vista costretta a prendere dei provvedimenti: dal 15 novembre i biglietti per il parco saranno nominativi e ogni giorno ne verranno rilasciati al massimo 20.000, con specifici slot temporali durante l’estate.

Tra gli obiettivi dei gestori del parco, oltre preservare il sito, c’è quello di incoraggiare i turisti a visitare altri siti archeologici legati a Pompei, come Stabia, Oplontis e Boscoreale, offrendo un servizio gratuito di navetta nell’ambito del progetto “Grande Pompei”. Al riguardo, il direttore del parco ha dichiarato: “Le misure di gestione dei flussi, di sicurezza e la personalizzazione delle visite fanno parte di questa strategia. Puntiamo a un turismo lento, sostenibile, piacevole e non di massa, e soprattutto diffuso sul territorio intorno al sito Unesco, ricco di gioielli culturali da scoprire.”

Il provvedimento viene applicato anche e soprattutto le prime domeniche di ogni mese, quando l’ingresso al parco è gratuito. In queste giornate, in caso di forte afflusso di visitatori nella mattinata, le casse saranno chiuse per un’ora al raggiungimento di 15.000 visitatori entro le ore 12.00, al fine di impedire una eccessiva presenza simultanea di turisti, che potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza e la salvaguardia del sito e favorire il deflusso in uscita.

Parco Pompei

Fonte: iStock

Parco Archeologico di Pompei dall’alto

Come accedere al parco: ingressi, costi e orari

Il provvedimento che limita l’accesso a Pompei a 20.000 visitatori al giorno non ha influito sui costi e sulle modalità d’ingresso a uno dei parchi archeologici più belli d’Italia.

Per accedere avete a disposizione tre ingressi: Porta Marina è quello principale, situato direttamente di fronte alla stazione ferroviaria di Pompei Scavi, oltre che il più popolare tra i turisti, soprattutto per via di tutte le strutture disponibili come chiosco informativo, negozi di souvenir e noleggio audioguide; il secondo è Piazza Anfiteatro, situato a 15 minuti a piedi da Porta Marina, considerato l’ingresso ideale per visitare il sito perché sarete condotti direttamente all’anfiteatro, al foro e ad altri luoghi importanti di Pompei; infine c’è Piazza Esedra, l’ingresso meno affollato utilizzato soprattutto per le visite di gruppo.

Il Parco Archeologico di Pompei è aperto dal 1 aprile al 31 ottobre, dalle 9:00 alle 19:00 con ultimo ingresso alle 17:30, dal 1 novembre al 31 marzo dalle 9:00 alle 15:30. Il sito resta chiuso il 25 dicembre, il 1 gennaio e il 1 maggio.

Per acquistare i biglietti vi consigliamo di farlo online e con largo anticipo, soprattutto considerando il nuovo provvedimento di cui vi abbiamo parlato in questo articolo. Avete diverse opzioni: il biglietto salta fila con visita guidata al costo di 36,75 euro, il biglietto d’ingresso classico a 23,90 euro, con audioguida a 31,90 euro e combinato con Ercolano a 37,90 euro.

Infine, vi consigliamo di visitare Pompei all’inizio della giornata, poco dopo l’apertura, perché il sito sarà meno affollato, oltre che in un giorno feriale e in bassa stagione.

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Scoperto un sito archeologico dell’era mesolitica in Serbia, ritrovamento eccezionale

Vicino a Zvonska Banya, sopra il canyon Tsedilka, nella grotta Peshteria, è stato di recente portato alla luce un importante sito archeologico dell’era mesolitica.

Gli scavi, condotti dalla Facoltà di Filosofia di Belgrado, hanno rivelato la presenza di strumenti in pietra e osso, insieme a pendenti realizzati dai denti di una specie di carpa. Si tratta di una scoperta eccezionale, paragonabile per datazione al celebre sito di Lepenski Vir, che testimonia l’antica presenza umana in questa regione.

Le ricerche e la collaborazione internazionale

Il primo sopralluogo nella grotta risale al 2011, quando gli archeologi serbi, in collaborazione con l’Università dell’Arizona, visitarono oltre 40 grotte nella Serbia orientale.

Soltanto nel 2022, però, sono iniziati gli scavi sistematici che hanno portato alla conferma dell’importanza storica del sito. Dušan Mihailović, professore di archeologia e capo dello studio, ha dichiarato alla rivista PHAR che i test al radiocarbonio hanno avvalorato l’epoca mesolitica del sito, una scoperta rara in Serbia dai tempi dell’apertura di Lepenski Vir e del sito di Gerdap.

La vita delle comunità mesolitiche

Le datazioni indicano che il sito risale al periodo tra il 6.000 e il 7.000 a.C. Gli scavi hanno portato alla luce reperti che offrono uno spaccato della vita quotidiana delle comunità mesolitiche: dalla caccia alla pesca, fino ai contatti con altre popolazioni.

Mihailović ha spiegato che tale periodo rappresenta un’era di transizione, in cui il clima si avvicinava a quello odierno e le risorse naturali come l’acqua e le piante divennero fondamentali per il sostentamento umano: le comunità iniziarono così a sviluppare tecniche di pesca e di raccolta di alimenti vegetali, integrandole con la caccia tradizionale.

L’importanza della scoperta

Nella grotta sono stati rinvenuti oltre 100 reperti, tra cui inserti di falci per la raccolta di cereali e due denti di una carpa del Danubio, utilizzati come applicazioni ornamentali: i ritrovamenti indicano un contatto diretto tra le comunità mesolitiche del Ponišavie e quelle del Danubio e sottolineano una continuità culturale e una rete di comunicazioni che attraversava le regioni danubiane.

La scoperta è particolarmente significativa poiché si colloca nel periodo di passaggio tra Mesolitico e Neolitico, epoca in cui le prime comunità neolitiche iniziarono a diffondersi nei Balcani provenendo dall’Anatolia. Il sito di Zvonska Banya rivela la presenza di alcuni degli ultimi cacciatori-raccoglitori prima della transizione verso l’agricoltura, offrendo così un’opportunità inedita per studiare i contatti tra le popolazioni locali e i nuovi gruppi neolitici.

Tracce del Paleolitico e riconoscimento internazionale

Quest’anno, durante le indagini, è stato rinvenuto un nuovo strato ancora più antico, risalente con ogni probabilità al tardo Paleolitico. Mihailović ha affermato che le tracce di cacciatori pre-mesolitici presenti nella grotta testimoniano un’occupazione umana risalente a più di 10.000 anni fa.

Lo strato apre nuovi orizzonti per la conoscenza della preistoria della regione di Pirot, con evidenze che risalgono fino a 28.000 anni fa.

Insomma, la scoperta della grotta di Peshteria ha suscitato l’interesse della comunità scientifica, ritagliandosi anche un articolo pubblicato su una rivista internazionale. Secondo Mihailović, il sito potrebbe portare a nuove comprensioni sulla preistoria dell’Europa orientale e fornire una rara visione della vita delle prime comunità stanziali e dei loro scambi culturali.

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A Rosignano Marittimo nasce il primo archeo-agriturismo d’Italia

Nascosta per secoli sotto il fertile manto dei campi di grano, la Pieve di San Gerusalemme e San Giovanni Battista è finalmente riemersa nelle campagne di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno.

Nel settembre 2023, gli archeologi hanno portato alla luce le rovine della chiesa risalente al X secolo, grazie a un progetto di scavi sostenuto dall’agriturismo Cappellese (che ha interamente finanziato l’iniziativa) che sorge all’interno del Parco Culturale di Camaiano e si è rivelato il primo esempio di “archeo-agriturismo” in Italia, capace di unire l’interesse per l’archeologia con l’ospitalità rurale.

Il primo archeo-agriturismo d’Italia

Il progetto dell’agriturismo Cappellese, promosso da Coldiretti Toscana, rappresenta infatti un’innovazione nel settore agrituristico.

I visitatori hanno l’opportunità di esplorare il sito archeologico, immergendosi sia nella natura che nella storia, e di vivere così un’esperienza che “trasporta il passato nel presente”.

Fabiana Michetti, titolare dell’agriturismo, ha condiviso il suo entusiasmo per la scoperta: “Vogliamo rendere questa scoperta accessibile a tutti, dai turisti alle scolaresche, per avvicinare le persone alla storia millenaria di queste terre“.

Un ritrovamento straordinario: la Pieve di Camaiano

L’antica Pieve, che misura 36 metri di lunghezza per 16 di larghezza, era un importante luogo di culto nel Medioevo, abbandonato verso la fine del 1300 a causa della peste nera.

Le sue fondamenta, che risalgono all’epoca romana, sono testimonianza di un insediamento antico e prospero, e l’architettura ha fornito spunti significativi per gli archeologi, rivelando un complesso storico le cui pietre furono utilizzate per costruire la chiesa di Castelnuovo della Misericordia e le fattorie locali, inclusa quella del Cappellese.

Il turismo esperienziale e la valorizzazione del territorio

L’iniziativa dell’agriturismo Cappellese si inserisce in una tendenza in costante crescita nei confronti del turismo esperienziale.

Solo in Toscana, il turismo rurale sta riscontrando un aumento del 13% rispetto al 2019, con un interesse sempre maggiore per attività che uniscono cultura, storia e natura. “Gli imprenditori agricoli della Toscana” spiega Marco Masala, presidente regionale di Terranostra “hanno saputo valorizzare i territori, riscoprendo antiche tradizioni e rilanciando filiere storiche che rischiavano di scomparire“.

Una scoperta casuale: l’intuizione dalle immagini satellitari

E pensare che la scoperta della Pieve di Camaiano è stata fortuita. L’archeologo Francesco Pagliani, che ha diretto la prima campagna di scavi, racconta che fu un’anomalia nelle immagini satellitari a destare sospetti.

Un’irregolarità nella crescita del grano, causata da un diverso livello di umidità nel terreno, ha permesso di individuare l’area in cui scavare. Ed è proprio grazie a quelle immagini che gli esperti hanno compreso che sotto il campo si celava una struttura antica, confermando l’esistenza della Pieve di cui si conosceva l’esistenza ma non l’esatta ubicazione.

Un viaggio nel passato a pochi passi dal mare

A un solo chilometro di distanza dall’agriturismo Cappellese, i visitatori possono altresì godere appieno di una rigenerante atmosfera sospesa tra mare e colline.

La passeggiata fino al sito rappresenta un’opportunità unica per scoprire la storia e ammirare il paesaggio toscano: si tratta di un modello di archeo-agriturismo che promette di ispirare altre realtà italiane a rivalutare il proprio patrimonio storico per offrire un viaggio autentico che abbraccia passato e presente, natura e cultura.

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Israele: torna alla luce un insediamento di 5000 anni fa

Un insediamento di 5.000 anni fa, che fornisce una visione dell’inizio del processo di urbanizzazione nella Terra d’Israele, è stato scoperto durante gli scavi dell’Israel Antiquities Authority vicino a Beit Shemesh, nel sito di Hurvat Husham.

Gli scavi hanno avuto luogo in preparazione dell’espansione della zona industriale occidentale della città, chiamata “Brosh”, su iniziativa del Shamir Engineering Group e della Bet Shemesh Economic Development Company, e la scoperta è stata presentata nel corso della 17esima conferenza “Discoveries in the Archaeology of Jerusalem and its Surroundings Conference“, che ha avuto luogo presso il Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel.

Le rivelazioni che sono emerse dal sito

Lo scavo ha rivelato, inoltre, un edificio pubblico che potrebbe essere stato utilizzato per attività rituali, all’interno del quale è presente una stanza con circa 40 vasi conservati intatti. Tra questi, anche diversi vasi di piccole dimensioni, particolare che suggerisce un uso simbolico piuttosto che domestico.

I vasi sono stati trovati nella loro posizione originale, proprio come erano stati collocati dagli abitanti del luogo nella prima età del bronzo IB (fine del IV millennio a.C.).

vasi edificio israele

Fonte: Crediti IAA – Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo

i vasi intatti nel sito di Hurvat Husham

I direttori degli scavi dell’Israel Antiquities Authority Ariel Shatil, Maayan Hamed e Danny Benayoun hanno dichiarato a questo proposito: È interessante che questi numerosi vasi e brocche siano stati collocati qui poco prima che l’intero sito venisse abbandonato per sempre. Si può letteralmente immaginare la gente che ha deposto questi oggetti e li ha lasciati qui.
Non si sa cosa sia successo in seguito in questa stanza, ma ci sono segni di combustione e vasi caduti l’uno sull’altro. L’esame in laboratorio del contenuto dei vasi con diversi metodi scientifici farà ulteriore luce sul sito: saremo in grado di dire se contenessero olio, acqua, grano, o se fossero forse specifici per oli esotici o altre sostanze
“.

Le dimensioni della struttura, le mura ampie, le panche sistemate all’interno, indicano con ogni probabilità che si trattasse di un edificio con una funzione pubblica, forse un tempio: “Non conosciamo quasi nessun edificio pubblico in Israele di questo periodo antico e precedente“, proseguono i ricercatori. “Il confronto con i pochi edifici noti di questo tipo porta alla conclusione che questo è probabilmente uno dei primi templi mai scoperti nei bassopiani della Giudea“.

Ma non è tutto. Nei pressi dell’edificio, infatti, sono tornate alla luce una serie di grandi pietre erette disposte in fila, risalenti a prima della costruzione dell’intera struttura.

La loro presenza promette di essere istruttiva riguardo al processo socio-politico relativo alla fondazione del servizio cultuale a Hurvat Husham: sembra che in origine ci fosse un’area di attività cultuale aperta al pubblico, che poi si è trasformata in attività rituale in un complesso chiuso con accesso più controllato. Questo processo di sviluppo del sito, insieme ad altri processi, testimonia un aumento della complessità sociale“, afferma il dottor Yitzhak Paz, esperto dell’Età del Bronzo Antico presso l’Israel Antiquities Authority. “Questo è uno degli indicatori dello sviluppo dell’urbanizzazione in Israele durante la prima età del bronzo. Nel sito sono stati scoperti anche due forni per la produzione di ceramica, tra i primi mai scoperti in Israele“.

Una scoperta che risulta eccezionale

edificio pubblico israele

Fonte: Crediti IAA – Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo

Gli scavi dell’Israel Antiquities Authority

L’antico insediamento di Hurvat Husham è stato scoperto per la prima volta nel 2021, durante gli scavi condotti da Marion Zindel e Natan Ben-Ari per conto della Israel Antiquities Authority. Negli ultimi tre anni e mezzo lo scavo è stato ampliato, chiarendo l’estensione del sito e la sua importanza per comprendere le origini del processo di urbanizzazione in Israele.

La prima età del bronzo è uno dei periodi più complessi della storia d’Israele, durante il quale si verificarono per gli abitanti della regione cambiamenti drammatici nello stile di vita e nella visione del mondo: il numero di persone che vi vivevano aumentò drasticamente e per la prima volta si creò una complessità sociale e la struttura politica di una società gerarchica.
Al culmine del periodo, l’accelerazione del fenomeno dell’urbanizzazione è evidente, e si possono già vedere costruzioni pubbliche monumentali: fortificazioni, edifici religiosi e governativi, competenze e standardizzazione in varie industrie, nonché un commercio più intenso con le regioni vicine come Egitto, Siria, Anatolia e Mesopotamia.

Il sito scoperto a Hurvat Husham è eccezionale non solo per le sue dimensioni, ma perché ci rivela alcune delle prime caratteristiche della transizione dalla vita di villaggio alla vita urbana“, affermano i responsabili degli scavi. “Il sito ci insegna che circa 5.000 anni fa erano già stati fatti i primi passi verso lo sviluppo di una società urbana nei bassopiani della Giudea. Poche generazioni dopo, vediamo già grandi città nella zona, circondate da un muro, con palazzi e altri edifici, come nel sito di Tel Yarmouth, che si trova nel raggio d’azione di questo sito“.

Eli Escusido, direttore dell’Israel Antiquities Authority, ha concluso: “La Terra d’Israele, grazie alla sua natura e alla sua posizione geografica, è stata un terreno fertile per lo sviluppo delle antiche civiltà e il sito di Hurvat Husham, scoperto dai ricercatori dell’Israel Antiquities Authority, rivela un altro importante tassello nel puzzle dello sviluppo urbano della nostra regione“.

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Colmar a Natale, tra luci e magia

Esiste un periodo dell’anno letteralmente magico, un momento che molti, grandi e bambini, attendono con ansia. Si tratta del periodo dell’Avvento, che riesce a regalare sensazioni di stupore ed eterna meraviglia, anche nelle cose più semplici. Esistono luoghi al mondo che incarnano alla perfezione questa atmosfera e questa magia. Fra questi si trova Colmar, la cittadina dell’Alsazia che sembra quasi essere uscita da un libro delle fiabe.

Questa piccola città francese è famosa per la sua caratteristica architettura ed il centro storico, costellato da edifici a graticcio e dai colori pastello, che si affacciano sui canali, così suggestivi, e le stradine acciottolate. È un luogo in grado di affascinare visitatori provenienti da tutto il mondo, soprattutto durante il periodo natalizio, quando diventa ancora più bella e luci e profumi invadono le sue vie.

Cosa fare a Colmar a Natale

Passeggiare tra i mercatini di Natale

Scegliere di visitare Colmar nel periodo dell’Avvento è la scelta migliore per tutti coloro che amano questo periodo dell’anno e vogliono vivere a pieno la magia del Natale. In questa cittadina, così affascinante ed unica nel suo genere, è possibile addirittura visitare sei mercatini natalizi differenti e perdersi tra le casette in legno che vendono prodotti enogastronomici e dell’artigianato alsaziale, comprando ceramiche tradizioni, sculture in legno o decorazioni in vetro soffiato.

Il primo mercatino si trova a Place des Dominicains, nei pressi dell’omonima maestosa ed antica Chiesa dei Dominicani, eretta nel quattordicesimo secolo. Qui vengono solitamente installate circa sessanta stand in legno, presso cui comprare souvenir e regali di Natale, ma anche assaporare dolciumi natalizi ed altri cibi da strada.

C’è poi il mercatino a Place de l’Ancienne Douane, dove si può ammirare la bellissima fontana intitolata al generale Schwendi e con una stata ad egli dedicata. Questa piazza si trova nel centro storico di Colmar e nelle vicinanze è possibile visitare l’antica dogana, il Koïfhus, che fu un importante centro politico ed economico di Colmar. Qui gli edifici storici della città vengono illuminati dalle luci natalizie ed a tempo di musica. Inoltre, all’interno del Koïfhus si trova un altro mercato di Natale, al coperto, appunto, dove espongono soprattutto gli artigiani locali. Si tratta di ceramisti e gioiellieri, ma anche ebanisti e vetrai.

Passeggiando per Colmar, i visitatori possono esplorare anche il mercatino a Place Jeanne d’Arc, la piazza intitolata a Giovanna d’Arco, dove poter assaporare ed acquistare le specialità gastronomiche locali, tra salumi, vini, formaggi e, per i più golosi, cioccolato di tutti i tipi!

La Petite Venise, ovvero la Piccola Venezia, chiamata così per gli edifici costruiti su entrambi i lati del canale, che la fanno assomigliare alla famosa città italiana, si trova quello che viene definito un mercatino dedicato ai bambini. In realtà, si tratta di un normale mercato di Natale, dove sono presenti sezioni proprio dedicate ai più piccoli e dove è possibile cavalcare pony oppure acquistare giocattoli in legno.

Infine, il mercatino di Natale Gourmet, a la Place de la Cathédrale. Si tratta di un mercatino dedicato principalmente alle prelibatezze gastronomiche alsaziane, dove poter assaggiare piatti della tradizione, ai piedi della Cattedrale.

Mercatini di Natale a Colmar, in Francia, con stand e casette in legno e gente in strada

Fonte: iStock

Mercatini di Natale di Colmar

Informazioni utili ed orari dei mercati di Natale

I mercati di Natale di Colmar si terranno dal 29 Novembre al 30 Dicembre, periodo nel quale visitare la città è quasi d’obbligo per gli amanti dell’atmosfera. Di seguito, invece, gli orari di apertura dei vari stand in città:

  • Dal Lunedì al Giovedì dalle 11.00 alle 19.00;
  • Dal Venerdì alla Domenica dalle 10.00 alle 20.00;
  • Martedì 24 Dicembre dalle 10.00 alle 17.00;
  • Mercoledì 25 Dicembre dalle 11.00 alle 20.00;
  • Giovedì 26 Dicembre dalle 11.00 alle 19.00.

Pattinare a Place Rapp

Un’attività amata dalle famiglie e da locali e visitatori in città, è sicuramente la pista di pattinaggio in Place Rapp, nel cuore di Colmar. Aperta fino al 24 Dicembre, questa installazione è l’opportunità giusta per passare del tempo, in compagnia della propria famiglia o dei propri amici, all’insegna del divertimento ed in un’atmosfera natalizia davvero magica.

Ammirare le luci de la Petite Venise

A la Petite Venise non è presente solo il mercatino di Natale. In questo quartiere di Colmar, probabilmente il più pittoresco della città, è possibile passeggiare e godere tutte le bellezze dell’architettura alsaziana e del canale che si snoda fra gli edifici, ricordando Venezia. Qui si può partecipare a dei tour in barca lungo i canali, per osservare le costruzioni illuminate a festa durante l’Avvento da una prospettiva affascinante e diversa.

È anche il punto più fotografato di Colmar e, proprio per questo, si consiglia di visitare il punto panoramica sulla strada per boulevard Saint Pierre, per uno scatto indimenticabile.

Partecipare a un tour guidato della città

Durante il periodo dell’avvento, la città di Colmar si illumina con luci e spettacoli, che sembrano quasi dipingere gli edifici storici cittadini. È proprio in questo periodo che non si deve perdere la possibilità di partecipare ad un tour guidato, così da scoprirne la storia e vivere un’esperienza che unisce cultura ed arte ad un’atmosfera unica ed affascinante.

Canale di Colmar del quartiere La Petite Venice durante Natale

Fonte: iStock

Tour in barca dei canali di Colmar a Natale

Colmar a Natale, i luoghi più simbolici

Colmar, è una delle città più affascinanti della regione dell’Alsazia e si trova sull’antica strada dei vini, come anche la famosa e storica città di Strasburgo. Si tratta di luoghi ricchi di storia, con antiche strutture, piazze ed edifici che meritano assolutamente di essere visitati. Ecco cosa non perdere a Colmar nel periodo natalizio.

La Chiesa dei Domenicani

Nell’omonima Place des Dominicains, la Chiesa dei Domenicani è uno dei luoghi più suggestivi della città, con le sue antiche vetrate in stile gotico e la sua atmosfera sacra e di raccolta. Nel periodo dell’Avvento, al suo interno vengono ospitati numerosi concerti e cori, vere e proprie rappresentazioni artistiche di musica tradizionale alsaziana e canti di Natale.

Il Museo Unterlinden

Famoso per il celebre e antico Altare di Isenheim, una magnfica “macchina di altare”, ovvero un’opera composta da diverse ante fisse ed ante rimovibili, che possono assumere differenti configurazioni, dall’annunciazione alla crocifissione, dalla natività alla resurrezione. Durante il periodo natalizio, il Museo Unterlinden organizza esposizione dedicate alle tradizioni di Natale ed ai vari mestieri antichi della regione dell’Alsazia. È una tappa molto consigliata, soprattutto per tutti coloro che vogliono approfondire l’aspetto culturale del famoso Natale alsaziano. Il Museo è aperto dalle 9.00 alle 18.00, tranne il Martedì, e sarà chiuso nei giorni di Natale e Capodanno.

La Place des Six Montagnes Noires

Visitare questa piazza è un po’ una cura per gli occhi e l’animo dei visitatori, grandi o bambini che siano. Infatti, con le festività natalizie, la centrale Place des Six Montagnes Noires di Colmar viene addobbata con alberi e luci, diventando il punto preferito per tutti coloro che vogliono scattare una foto in ricordo di questa esperienza indimenticabile, tutta natalizia.

Il clima di Colmar a Natale

Colmar ha tendenzialmente un clima piuttosto freddo in inverno, con le temperature che oscillano tra 0 e 5 gradi durante il giorno e che scendono facilmente sotto lo zero durante la notte. A Dicembre, inoltre, la città è spesso avvolta da una leggera foschia, che aiuta ad aggiungere un tocco decisamente suggestivo ad un paesaggio letteralmente magico e fiabesco.
Proprio per questo motivo, per chi decide di visitare Colmar per il periodo natalizio, si consiglia di indossare abiti piuttosto caldi, guanti, sciarpe e cappello, così da godere delle passeggiate tra le storiche vie cittadine ed i mercatini di Natale.

Case tradizionali in graticcio del centro storico di Colmar illuminate a Natale

Fonte: iStock

Case in graticcio illuminate per Natale a Colmar

Come muoversi a Colmar a Natale

Durante il periodo di Natale, ci sono diversi modi per visitare la città di Colmar, considerando anche le sue temperature e il gran numero di turisti che la vivono.

Sicuramente il modo migliore per visitare le vie ed i mercatini di questa fantastica cittadina dell’Alsazia è a piedi. Colmar, infatti, è una città che si esplora facilmente a piedi, soprattutto se per chi visita il centro storico ed i suoi mercatini di Natale. Passeggiando si ha la possibilità di visitare senza problemi tutti gli stand in legno e godere dell’atmosfera delle strade addobbate a festa.

Altrimenti, nonostante il freddo, si può decidere di muoversi in bicicletta o e-bike. Molti visitatori, infatti, decidono di raggiungere spesso anche le aree più esterne al centro storico e per questo utilizzano questi mezzi. È possibile noleggiare le e-bike anche durante il periodo natalizio: un modo differente per ammirare Colmar ed i suoi canali.

È possibile optare anche per i mezzi pubblici, con corse più frequenti durante il periodo dell’Avvento. La linea di bus locale copre bene l’area del centro, e non solo, permettendo ai turisti di raggiungere le località più visitate molto facilmente. Le linee che collegano il centro storico al resto della città sono generalmente attive anche durante i giorni festivi.

Per chi, invece, decidesse di visitare Colmar da altre città francesi in treno, è bene sapere che la città è collegata efficacemente con molte delle altre località francesi e svizzere, come Strasburgo o Basilea, dove è sono anche presenti i più vicini aeroporti. L’occasione giusta per visitare la regione dell’Alsazia durante il magico periodo dell’Avvento.

Infine, per chi arriva in auto, sia dall’Italia, che dalla vicina Svizzera, Colmar si trova a breve distanza dall’autostrada A35, che attraversa tutta la regione dell’Alsazia ed è facilmente accessibile da diverse destinazioni, francesi e non, a poche ore dal confine italiano. Una volta arrivati in città, è possibile usufruire di diversi parcheggi, che offrono il servizio navetta gratuito per raggiungere il centro città.

Colmar è un vero e proprio luogo magico, soprattutto durante il periodo dell’Avvento. Città che a Natale saprà sicuramente regalare emozioni uniche, a grandi e bambini, in un’atmosfera magica, tra luci e sapori tipici della tradizione natalizia alsaziana. Una località da aggiungere all’itinerario se si decide di visitare anche Strasburgo, considerata la capitale del Natale.

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Rinasce il bellissimo anfiteatro romano di Cagliari: il progetto

A Cagliari la Giunta comunale ha avviato un progetto da 4 milioni di euro finalizzato alla rinascita dell’Anfiteatro romano, un sito antico che per anni è stato abbandonato. Massimo Zedda della Giunta comunale, d’accordo con l’assessore alla Cultura Maria Francesca Chiappe, ha firmato il documento per dare il via ufficiale ai lavori che saranno organizzati secondo due livelli di intervento.

In un primo momento saranno effettuati i lavori per un’apertura del sito in breve tempo “come parco archeologico e contenitore di eventi culturali” che ospiterà anche concerti ed eventi culturali di vario genere. Successivamente si porteranno a termine alcuni interventi “di lunga durata” per rendere l’anfiteatro un “tassello urbano” anche grazie al coinvolgimento delle amministrazioni di altri luoghi storici nei dintorni come l’Orto botanico.

La rinascita dell’anfiteatro romano di Cagliari

Con un budget complessivo di quattro milioni di euro, la delibera di palazzo Bacaredda prevede interventi di regimentazione delle acque, salvaguardia dei versanti soprastanti, il restauro del muro del podio e il risanamento del primo ambulacro. Sarà anche ripristinato il muro di confine con l’orto botanico per poi creare anche un’arena per gli spettacoli ed eventi con una platea nella cavea in grado di ospitare dagli 800 ai 1000 spettatori.

L’ingresso al sito sarà in viale Fra’ Ignazio, accessibile anche alle persone con disabilità. “La ristrutturazione del blocco dei servizi ritenuto indispensabile per la funzionalità dell’area, come spazio per spettacoli ed eventi dovrà mantenere l’intera volumetria oggi esistente” ha dichiarato la Giunta.

Anfiteatro Cagliari

Fonte: Getty images

L’anfiteatro di Cagliari dall’alto

Dai gladiatori agli eventi culturali

L’anfiteatro romano di Cagliari risale al II secolo d.C. e si trova in una piccola valle alle pendici occidentali del colle di Buon Cammino. Le gradinate sono state intagliate nella roccia che caratterizza quel territorio della Sardegna, utilizzando il materiale di risulta per costruire il piano dell’arena. Nel corso dei secoli la struttura ha subito diverse variazioni e mutamenti, come le gradinate asportate, e la facciata meridionale oltre i 20 metri di altezza che non c’è più. Alla metà del secolo scorso l’arena era completamente interrata e cominciarono gli scavi con la supervisione di Giovanni Spano che portarono alla luce alcune monete, reperti antichi, lastre di marmo sottili.

La capienza massima dell’epoca era di circa 10.000 spettatori che potevano assistere a scontri tra uomini e belve feroci, all’esecuzione di condanne capitali e combattimenti all’ultimo sangue tra gladiatori come accadeva nel Colosseo di Roma. Con la diffusione del Cristianesimo nei territori dell’Impero romano le lotte di questo tipo divennero sempre più impopolari fino al divieto nel 438 d.C. con l’imperatore Valentiniano III. Quindi l’anfiteatro cadde in disuso fino al medioevo quando diventò una cava per i conquistatori che potevano reperire materiale per costruire nuovi monumenti e costruzioni.

In fondo all’arena c’è ancora oggi un lungo corridoio di 95 metri che conduce a una cisterna sotterranea nell’Orto dei Cappuccini. E nei primi anni 2000 l’anfiteatro fu ricoperto da una struttura di ferro e legno per permettere la messa in scena di alcuni spettacoli in estate. Dopo un po’ queste strutture sono state rimosse per riportare l’anfiteatro alla sua funzione originaria di sito archeologico che si vuole confermare nuovamente con questo nuovo progetto in corso.

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Bolzano a Natale: mercatini, eventi e tradizioni da non perdere

Il Natale a Bolzano è una magia che si rinnova ogni anno. La città si trasforma in un’incantevole fiaba d’inverno, regalando a residenti e visitatori un’esperienza indimenticabile tra luci, suoni e sapori tipici. Dal 28 novembre al 6 gennaio, il centro storico si anima di mercatini di Natale, concerti e spettacoli che accolgono grandi e piccini in un abbraccio di festa. Scopriamo i principali eventi e le attrazioni del magico periodo dell’Avvento.

Cosa fare a Bolzano a Natale

L’accensione del grande Albero dei Desideri

Inaugurazione imperdibile il 28 novembre alle ore 17: in piazza Walther, si accendono le 1.300 luci del grande Albero dei Desideri alto ben 20 metri, dando ufficialmente il via al Natale bolzanino. L’albero è decorato con addobbi speciali, realizzati dai bambini ricoverati negli ospedali, frutto dei laboratori creativi della Fondazione Lene Thun. Un momento di pura emozione che rende unico questo evento inaugurale.

Il Mercatino di Natale in Piazza Walther

Situato nella centralissima piazza Walther, il Mercatino di Natale di Bolzano è il cuore pulsante delle festività. Fondato nel 1990 e ispirato allo storico Nürnberger Christkindlesmarkt, il mercatino tradizionale di Norimberga, è il più antico e uno dei più famosi mercatini natalizi d’Italia, amato per la qualità dei prodotti offerti e per l’atmosfera calda e accogliente che vi si respira.

Con le sue caratteristiche casette in legno, offre prodotti di artigianato locale e prelibatezze gastronomiche tipiche dell’Alto Adige: speck, vin brulé, strudel, panpepato e tanto altro. Quest’anno sono un’ottantina gli espositori che affollano la principale piazza cittadina vendendo decorazioni natalizie e oggetti regalo per la casa come sculture e presepi in legno, palline per l’albero di Natale in vetro soffiato, ghirlande e addobbi natalizi realizzati a mano in terracotta, metallo e ceramica con motivi festivi, ma anche raffinate ceramiche e caldi accessori in lana come guanti e sciarpe.

Inoltre, presso lo stand della cooperativa “Artigiani Atesini”, è possibile assistere alla lavorazione artigianale dal vivo grazie ai maestri che danno dimostrazioni dei mestieri tradizionali altoatesini come la lavorazione del legno e della ceramica raku.

I Concerti dell’Avvento Alpino

La musica è uno degli elementi chiave del Natale bolzanino. Nei fine settimana, Piazza Walther ospita i concerti dell’Avvento Alpino, con esibizioni di bande in costume che eseguono melodie tradizionali altoatesine ogni sabato e domenica dalle 14 alle 18. Ogni sabato pomeriggio alle 17, i gruppi di fiati suonano dal balcone del Palazzo Mercantile, mentre la domenica mattina alle 11 si può assistere al concerto delle bande cittadine. Un programma fitto che arricchisce l’atmosfera con le note natalizie più autentiche.

Degustazioni alla Wine Lounge

La Wine Lounge, all’interno del mercatino di Natale, è dedicata agli amanti del vino altoatesino. Qui è possibile degustare e acquistare vini tipici come il Lagrein e il Santa Maddalena, oltre a spumanti e distillati, direttamente dai produttori presenti allo stand con le loro etichette. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di enologia, perfetto per scoprire le eccellenze locali.

San Nicolò e i Krampus

Il 6 dicembre, San Nicolò, il protettore dei bambini accompagnato dai suoi angioletti, arriva nel pomeriggio al mercatino di Natale di piazza Walther e nel Parco di Natale per distribuire doni ai più piccoli. Un paio di giorni dopo, l’8 dicembre a partire dalle 17, i “Krampus”, le figure demoniache che accompagnano la tradizione di San Nicolò, sfilano nel mercatino con costumi e maschere spaventose, creando un contrasto curioso e divertente che attira grandi e piccini.

Un Natale di Libri

Per gli amanti della cultura, nella splendida sala delle Aste di Palazzo Mercantile si svolge la 9^ edizione della rassegna “Un Natale di Libri”. Ogni venerdì e sabato dal 29 novembre al 14 dicembre, autori di fama, di lingua italiana e tedesca, tra cui Gianni Oliva, Maddalena Fingerle, Federica Manzon, Marcello Simoni, Chiara Mercuri, Alessandro Masi, presentano i loro ultimi successi letterari. Un’occasione speciale per chi vuole acquistare libri autografati, perfetti da regalare.

Mercatino Solidale in piazza del Grano

Dal 28 novembre al 23 dicembre, Piazza del Grano ospita ogni giorno fino dalle 11 alle 19 il Mercatino Solidale, organizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali, con vendita di prodotti artigianali il cui ricavato viene destinato ad associazioni locali. Un’opportunità per fare doni che scaldano il cuore e supportano le realtà del territorio.

Il Parco di Natale per i bambini

A pochi passi da Piazza Walther, il Parco di Natale nel Parco dei Cappuccini offre un’esperienza più intima, ideale per famiglie e bambini. Qui si trovano altri 20 stand di artigianato artistico e gastronomia, ma soprattutto si svolge ogni giorno il “Natale dei Bambini”, un programma speciale di attività per i più piccoli, che possono fare un giro sulla giostra o sul pony, ascoltare storie natalizie e partecipare a laboratori creativi. Un’esperienza interattiva e divertente che avvicina anche i più giovani alle tradizioni natalizie.

Pista di pattinaggio in Piazza del Municipio

Per chi dopo lo shopping ai mercatini cerca un po’ di movimento e divertimeno, la pista di pattinaggio su ghiaccio in Piazza del Municipio è l’ideale. Attiva dal 30 novembre al 23 dicembre, offre la possibilità di noleggiare i pattini e, ogni sabato mattina, presenta spettacoli su ghiaccio a cura di BZ Heartbeat e Bolzano On Ice.

Il trenino turistico elettrico

Il trenino turistico elettrico è un’altra attrazione da non perdere, soprattutto per chi visita Bolzano per la prima volta. Il percorso parte da Piazza della Parrocchia e attraversa alcuni dei punti più caratteristici della città, come Piazza Domenicani e Piazza Vittoria, offrendo una visione panoramica della magia natalizia bolzanina.