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Partono i treni storici alla scoperta della Campania

Dopo un lungo stop causato dall’emergenza sanitaria, anche in Campania si torna a viaggiare a bordo dei treni storici della Fondazione FS. Un modo di scoprire gli angoli più nascosti del Belpaese in modo slow e sostenibile, un tipo di viaggio adatto a tutti, specie alle famiglie o a chi non ha voglia di guidare ma preferisce essere guidato.

Tra natura, storia e itinerari religiosi, sono tantissimi i treni storici che vanno alla scoperta delle bellezze campane. Saranno ben 51 le corse messe a disposizione dalla Fondazione FS per un totale di 12mila posti a sedere, ai quali si aggiungono 2000 posti per le biciclette, per favorire chi sceglie la soluzione treno+bici per viaggiare in maniera eco-friendly e tutelare l’ambiente.

Itinerari in treno

Tanti sono gli itinerari culturali percorribili con i treni storici tra quelli più apprezzati dai viaggiatori negli ultimi anni. Ma quest’anno ci sono anche delle novità.

Il Treno delle mongolfiere

Novità assoluta è il treno storico alla scoperta del Festival Internazionale delle Mongolfiere, in programma nel fine settimana dell’8-9 ottobre. Si partirà da Napoli e, passando per Aversa, Caserta, Benevento e Pietrelcina, si arriverà a Fragneto Monforte (Benevento) per la tradizionale esibizione del volo delle mongolfiere, un’iniziativa finalizzata alla valorizzazione del paesaggio e all’attenzione verso le tematiche ambientali.

riparte il Pietrarsa Express

Fonte: Ferrovie dello Stato

Il Pietrarsa Express ripercorre l’antico tracciato della prima ferrovia italiana

Il Reggia Express

Si parte il 26 giugno con il Reggia Express, per raggiungere la Reggia di Caserta con un viaggio di circa mezz’ora che conduce nello splendore di uno dei monumenti più belli d’Italia. Con una locomotiva elettrica E626 e le storiche carrozze Corbellini e Centoporte, il treno d’epoca 96010 conduce i visitatori alla bellissima Reggia, detta anche la “Versailles italiana”, la residenza reale più grande al mondo. Voluta dal Re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della Capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruito un palazzo tale da poter reggere il confronto proprio con quello del Re Sole.

Il Pietrarsa Express

Sarà poi la volta del Pietrarsa Express, che ripercorre l’antico tracciato della prima ferrovia italiana da Napoli a Portici verso il Museo di Pietrarsa, a bordo delle storiche carrozze Centoporte. Questo è il luogo dove è nata la storia delle ferrovie italiane e dove, il 3 ottobre 1839, nell’allora Regno delle Due Sicilie, veniva inaugurata la prima strada ferrata d’Italia, quella che congiungeva Napoli a Portici. La sede espositiva è unica nel panorama nazionale ed è considerata come una delle più affascinanti tra tutti i musei ferroviari d’Europa. Tanti i materiali conservati in un’area di 36.000 metri quadrati dove una parte è occupata da un meraviglioso giardino botanico con piante provenienti da tutte le parti del mondo.

L’Archeotreno

Un altro treno storico sarà poi l’Archeotreno, che collega la città di Napoli con le vicine aree archeologiche di Pompei e Paestum, entrambe dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco. Inutile dire che questo è un itinerario imperdibile, che conduce a due dei siti archeologici più belli non soltanto d’Italia ma del mondo, dove ogni giorno viene fatta una nuova e incredibile scoperta.

L’Irpinia Express

Partirà poi l’Irpinia Express, un percorso lungo 119 chilometri che ripercorre la storica linea Avellino-Rocchetta attraverso splendidi paesaggi naturalistici di tre regioni (Campania, Basilicata e Puglia).

Situata nel cuore dell’Appenino campano e circondata da montagne che segnano naturalmente i suoi confini, questa meravigliosa terra di transito è custode di un patrimonio dall’altissimo valore storico, culturale, naturalistico, archeologico ed enogastronomico. Scoprirla a bordo di un treno storico, che celebra e rievoca i fasti del territorio d’Irpinia, è un’esperienza magica e suggestiva. Si percorrono i binari dell’antica linea Avellino-Rocchetta, rivalorizzata grazie all’impegno della Fondazione FS e della Regione Campania, in collaborazione con l’Associazione InLocoMotivi.

riparte irpinia express

Fonte: iStock

Irpinia Express, 119 km su una storica linea

Il Sannio Express

Per gli amanti del turismo religioso c’è infine il Sannio Express, conosciuto anche come il “Treno di San Pio”, che collega Napoli, Benevento e Pietrelcina, per vivere un’esperienza di turismo lento legata alla riflessione e alla meditazione religiosa.

treno--Sannio-Express

Fonte: 123rf

I paesaggi attraversati dal Sannio Express
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Albania Europa mete storiche Notizie siti archeologici Viaggi

Albania, un’eccellenza italiana per dar nuova vita al teatro di Durazzo

L’area archeologica della città di Durazzo si appresta a diventare un parco, polo culturale e hub tra i più importanti dell’Albania e del Mediterraneo: il progetto di riqualificazione e nuova configurazione è stato vinto dallo studio Stefano Boeri Architetti e SON Architects, a seguito del bando indetto dal Ministero della Cultura albanese e dalla Fondazione Albanese – Americana per lo Sviluppo (AADF).

L’obiettivo è quello della valorizzazione dei beni storici di Durazzo con anche la progettazione di una serie di itinerari in città che uniranno l’area dell’anfiteatro romano con il lungomare e altri monumenti di interesse storico-artistico di cui la città albanese è ricca.

Al via la progettazione del Parco Archeologico

Non è la prima volta che lo studio di architettura di Stefano Boeri lavora in ambito archeologico: in Italia ha già dato vita a progetti per Domus Area a Roma e per il Parco Archeologico di Ostia Antica. E anche in Albania sono numerosi i progetti che lo vedono già coinvolto.

Tra i lavori che portano la sua firma: il piano regolatore della città di Tirana, del Bosco Verticale, e del “Cubo di Blloku”, centro polifunzionale con uffici, ristorazione e attività commerciali.

Adesso la nuova sfida è “l’interpretazione, presentazione e valorizzazione dell’anfiteatro romano, del foro bizantino e delle terme romane, nonché della progettazione di una serie di percorsi urbani nel centro storico di Durazzo”, come riporta una nota stampa della Boeri Architects. “Il progetto darà anche vita a un parco archeologico nel cuore della città per residenti e visitatori”.

Un progetto che punta a restituire all’anfiteatro, per anni mai adeguatamente valorizzato, il suo ruolo di punto nevralgico dell’intera area archeologica, insieme alle terme e al foro bizantino, oggi purtroppo chiusi al pubblico e poco visibili.
Il foro, che fungeva da spazio pubblico per eventi e fiere, ha una superficie di 2530 metri quadri e conserva le tracce di un portico circolare con, al centro, un podio sotto al livello stradale, marciapiedi ed edifici mentre le terme si sviluppano per 700 metri quadrati e includono vari ambienti tra cui la piscina e il caldarium (il frigidarium e il tepidarium rimangono tuttora interrati).

L’anfiteatro, dalla forma ellittica, è un’icona e un punto di riferimento per il centro di Durazzo: anche se è stato trascurato a lungo e mai coinvolto in progetti specifici con la creazione, ad esempio, di un itinerario dedicato, è la principale attrazione archeologica della città e accoglie circa ventimila visitatori ogni anno.

Il progetto di Stefano Boeri prevede inoltre la realizzazione di nuovi percorsi urbani per facilitare la fruizione dei siti storici da parte di residenti e turisti. Continua la nota dello studio: “L’obiettivo principale del progetto è collegare il lungomare e il porto di Durazzo con le principali attrazioni turistiche della città, poiché molti beni culturali periferici sono ancora disconnessi e di difficile accesso per residenti e visitatori, ostacolando così il pieno sviluppo turistico”.

Il patrimonio storico e archeologico di Durazzo: è il momento di portarlo alla ribalta

Durazzo è una città che vanta un passato importante e beni storici di sicuro interesse, ancora poco noti, che devono essere finalmente valorizzati.

Lo ha sottolineato, a margine del concorso, Elva Margariti, Ministro della Cultura della Repubblica d’Albania: “L’anfiteatro di Durazzo non è solo un monumento culturale, ma una rappresentazione simbolica della città di Durazzo, una testimonianza della passata gloria di questa antica città, che deve essere restituita all’attenzione di ogni visitatore di Durazzo. I secoli hanno gettato un’ombra ma non hanno spento la luce dell’immenso patrimonio culturale di Durazzo, per questo motivo il progetto di conservazione e rivitalizzazione dell’anfiteatro è necessario per restituire parte della gloria ‘perduta”. L’anfiteatro dovrà tornare alla luce in tutta la sua grandezza e far parte della mappa culturale di Durazzo che avrà l’obiettivo di collegare, attraverso una rete di percorsi, tutti i monumenti della città”.

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Nuove scoperte nel sito archeologico più famoso del mondo

È uno dei siti archeologici più famosi del mondo e, forse, anche uno dei più misteriosi dal momento che non si riesce ancora a capire cosa sia esattamente. Uno dei luoghi che vengono ancora studiati, a tal punto da regalarci nuove e interessanti scoperte che aprono la strada verso una comprensione più chiara e maggiore.

Stonehenge, rivenute le tracce più antiche in assoluto

Siamo a Stonehenge, sito archeologico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire in Inghilterra, un luogo fuori dal comune a tal punto che ci si domanda ancora chi lo abbia costruito, se è un un monumento ai defunti, un posto per la memoria collettiva o uno spazio per cerimonie comuni.

Gli archeologi non hanno una risposta certa, e per questo sono sempre al lavoro: vogliono ricostruire storia e significato del sito Patrimonio Unesco. Ed è proprio durante uno dei tanti scavi nella zona che sono emerse nuovi stupefacenti risultati: oltre 400 fosse attorno al sito che testimoniano una frequentazione dell’area sin dal Mesolitico.

Un team di archeologi e geologi della University of Birmingham e della Ghent University ha riportato alla luce queste meraviglie di 2,5 metri di diametro. La più grande di queste misura 4 metri di diametro e ne è profonda 2. Secondo gli esperti risalirebbe a ben 10.000 anni fa e sarebbe la più estesa del Nord Europa, nonché antecedente alle famosissime pietre in arenaria.

Non è ancora del tutto chiaro a caso servissero, ma i ricercatori suggeriscono si tratti di potenziali pozzi preistorici utilizzati come trappole per la selvaggina di grosse dimensioni. Scavati sulle alture di Stonehenge, permettevano presumibilmente di avere una visione a 360° del paesaggio e della fauna selvatica qui presente.

Una sensazionale scoperta che confermerebbe la presenza di numerose attività umane nel sito ancor prima della collocazione dei primissimi megaliti. Il tutto grazie a complesso lavoro interdisciplinare che ha combinato indagine geofisica, carotaggi e scavi archeologici, insieme a un’articolata elaborazione informatica.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Koen Deforce, del Dipartimento di Archeologia della Ghent University, ha affermato che: “La nostra attenzione non si è concentrata sui molti monumenti di Stonehenge, ma su tracce più sottili del passato: resti di brevi rituali preistorici, o tracce di come le persone usavano la terra“.

Mentre Nick Snashall, archeologo del Stonehenge & Avebury World Heritage Site, ha dichiarato che: “Combinando nuove tecniche di rilevamento geofisico con carotaggi e scavi puntuali, il team ha rivelato alcune delle prime prove di attività umana mai rinvenute nel paesaggio di Stonehenge. La scoperta della più grande fossa del primo Mesolitico conosciuta nell’Europa nord-occidentale mostra che questo era un luogo speciale per le comunità di cacciatori-raccoglitori migliaia di anni prima che fossero erette le prime pietre“.

Infine Paul Garwood, professore di Preistoria presso l’Università di Birmingham, che ha affermato:”Quello che stiamo vedendo non è un’istantanea di un momento nel tempo. Le tracce che vediamo nei nostri dati abbracciano millenni, come indicato dal lasso di tempo di settemila anni tra le fosse preistoriche più antiche e quelle più recenti che abbiamo scavato. Dai primi cacciatori-raccoglitori dell’Olocene ai successivi abitanti dell’età del bronzo di fattorie e campi coltivati, l’archeologia che stiamo rilevando è il risultato di un’occupazione complessa e in continua evoluzione del paesaggio“.

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Marche mete storiche Notizie panorami treni storici Viaggi

Nelle Marche dal mare all’entroterra a bordo dei treni storici

Dopo l’enorme successo dei convogli inaugurali lo scorso autunno, nelle Marche tornano i treni storici che condurranno i passeggeri alla scoperta delle bellezze del territorio dal 18 aprile al 18 dicembre con venti appuntamenti in programma.

A bordo di affascinanti carrozze d’epoca, quelli lungo la Ferrovia Subappennina Italica saranno viaggi lenti e romantici, un autentico ritorno al passato in chiave slow mentre dal finestrino scorre un paesaggio plasmato dalla dolci colline e dalla costa sull’itinerario Ancona – Fabriano – Pergola.

marche

Campagna marchigiana vicino Pergola

L’iniziativa per promuovere il territorio grazie ai convogli d’epoca

L’Assessorato alle Infrastrutture della Regione Marche ha fortemente voluto la riapertura della linea ferroviaria Fabriano – Pergola a scopo turistico in collaborazione con Fondazione FS e Rete Ferroviaria Italiana: l’accordo reciproco prevede un contratto triennale per la realizzazione di corse con convogli d’epoca fino al 2024.

Ogni treno potrà ospitare 250 viaggiatori per un totale di 5000 posti a disposizione durante tutto l’anno e tre dei viaggi previsti si fregeranno del suggestivo contributo di locomotive a vapore.

Ma non è tutto.

Nel 2023 sono previsti i lavori per la riqualificazione delle ex Officine di Fabriano con l’obiettivo di rendere fruibili i locali dell’antico Deposito Locomotive ai passeggeri dei treni storici in transito da Ancona a Pergola: verranno così trasformate in Polo Museale con una porzione adibita al rimessaggio delle locomotive a vapore.

La ferrovia Fabriano – Pergola rinasce per i turisti

La Subappennina Italica nacque come parte di un progetto che avrebbe dovuto unire le Marche all’Emilia Romagna con capoluogo Sant’Arcangelo di Romagna: il tratto tra Fabriano e Pergola, di 31,6 chilometri, fu inaugurato il 28 aprile 1895 e, tre anni dopo, la linea venne prolungata fino a Urbino.

Nel 2013, a causa di una frana, il servizio ferroviario venne interrotto e sostituito da bus: il 26 settembre 2021 la riapertura in chiave turistica con il primo treno storico che ne ha percorso di nuovo i binari dopo otto anni di sospensione.

Un “Viaggio romantico nel tempo” tra bellezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche

I treni storici consacrano una nuova forma di turismo slow, colto, sostenibile che va alla ricerca delle eccellenze meno conosciute ma straordinarie che le Marche custodiscono con cura: aree archeologiche, eremi, monasteri, musei, tradizioni, artigianato, tartufo e vini.

La ferrovia Fabriano – Pergola attraversa la Valle del Cesano, cuore verde d’Italia tra montagna e mare: dopo 16 chilometri, dalla stazione di Fabriano si arriva a Sassoferrato, uno dei Borghi Più Belli d’Italia.

Da qui, la linea si immette nella galleria Fontanaldo per raggiungere il punto più alto del tragitto a circa 430 metri: proseguendo verso Monterosso Marche e Bellisio-Solfare (dove è possibile visitare la Miniera di Cabernardi, parte del Parco museo minerario delle miniere dello zolfo delle Marche) lo sguardo incontra lo splendido Santuario della Madonna del Sasso, risalente all’epoca dei Longobardi.

La Valle del Cesano è perfetta per l’outdoor, ricca di sentieri dove praticare escursioni, trekking e biking, la cornice ideale per una vacanza a contatto con la natura e il relax dei verdi prati: scoprirla affacciati al finestrino a bordo dei treni storici diventa un valore aggiunto e un’esperienza indimenticabile davvero da non perdere.

treno vapore

Treno a vapore

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Alla scoperta della terra dei Faraoni Neri e delle loro piramidi

A sud dell’Egitto, da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco, dove oggi si trova Khartum, la capitale del Sudan, si estende la magica regione della Nubia, conosciuta come “la terra dell’oro”, per gli storici siti minerari presi d’assalto dai cacciatori del prezioso metallo fin dai tempi più remoti. Questa affascinante regione storica dell’Africa è però nota anche per i Faraoni Neri e per essere custode di piramidi, templi e rovine che costituiscono un patrimonio unico nel suo genere.

I tesori della Nubia, tra necropoli e piramidi dei Faraoni Neri

A partire dai primi anni del secolo scorso, sono state portate alla luce importanti testimonianze del periodo napateo e meroitico attraverso cui si è tentato di ricostruire la storia della Nubia successiva al regno della XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri, che sarebbe durata fino al 653 a.C. Quest’area, che si estende fino alla quinta cateratta e che gli Egizi chiamarono Regno di Kush, è sorprendentemente ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.

Ne è un fulgido esempio la necropoli reale di Meroe, una delle attrazioni più visitate del Sudan. Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi (in origine ne contava oltre 200) che svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri. Poiché qui non c’è pericolo di imbattersi in orde di turisti (a differenza dei siti e monumenti presi d’assalto in Egitto) si possono contemplare in tutta tranquillità piramidi tombali di regine e re strutturalmente diverse da quelle egizie, più piccole, recenti e aguzze, benché purtroppo molte siano in cattivo stato di conservazione.

Diversi danni vennero inflitti dall’esploratore italiano Giuseppe Ferlini, che ne demolì oltre quaranta nella sua ricerca di tesori. La città ha lasciato testimonianze epigrafiche in geroglifici e in un proprio alfabeto particolare. Degno di nota è anche il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.

Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel.

Le piramidi di Meroe

A spasso tra i templi della Nubia

Altrettanto suggestiva, Naga conserva i monumenti più significativi e intatti del periodo meroitico. Tra questi, il tempio del dio Amon, con sfingi raffigurate con la testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale, e il tempio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.

Non lontano da Naga, si trova Musawwarat es Sufra con due importanti testimonianze del Regno di Kush: il tempio del Leone, dedicato ad Apedemak, e il complesso chiamato “Grande Recinto” , che racchiudeva tre templi, due dei quali si alzavano sopra piattaforme, circondati da una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta.

Musawwarat es Sufra Grande Recinto

Il Grande Recinto del sito di Musawwarat es Sufra

Vicino alla moderna città di Karima ci si imbatte nella vasta necropoli di El-Kurru, mentre a meno di 400 km dalla capitale del Sudan si incontra l’area archeologica del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.

Alle pendici del Jebel Barkal, si può ammirare il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del dio Amun. Dal 2013, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma collabora con la National Corportation of Antiquities and Museums per la salvaguardia del sito Patrimonio UNESCO. Il complesso cantiere di restauro, diretto da Maria Concetta Laurenti, ha consentito il recupero delle straordinarie pitture murali del tempio.

Le straordinarie pitture murali del tempio rupestre di Mut

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In questi luoghi d’Italia è come tornare al Medioevo

L’Italia è uno scrigno di bellezze incredibili, tra storia e cultura: ci sono molti luoghi, tra piccoli borghi e splendide città d’arte, dove è possibile respirare ancora un’atmosfera autentica, facendo un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. Ed è proprio qui che si può vivere l’incanto del Medioevo, come se le lancette dell’orologio si fossero fermate ormai alcuni secoli fa.

I luoghi dove sembra di essere ancora nel Medioevo

Il nostro Paese vanta una storia ricchissima, che si riflette ancora oggi in splendide architetture e addirittura interi borghi rimasti quasi intatti nonostante il trascorrere del tempo. I turisti amano andare alla scoperta di questi luoghi incredibili e vivere l’atmosfera di una volta, immergendosi completamente in un’esperienza multisensoriale che regala grandi emozioni. Su questa scia, nasce Medieval Italy: si tratta di un meraviglioso progetto volto a valorizzare il notevole patrimonio artistico e storico della nostra penisola.

Il suo obiettivo è quello di concentrarsi non solo su antichi palazzi e imponenti castelli medievali, ma anche sulle tradizioni rievocative e sulle manifestazioni storiche cui molti borghi sono profondamente legati, e che simboleggiano il forte trait d’union con il loro florido passato. Medieval Italy, identificando e dando linfa vitale ad un nuovo tipo di turismo, accoglie adesioni da tutto il Paese: sono ormai decine i luoghi che hanno deciso di partecipare all’iniziativa, proponendo eventi curiosi e interessanti su tutto il territorio italiano.

Il Medioevo nei borghi e nelle città d’arte d’Italia

Ma quali sono questi splendidi posti in cui ci si può tuffare indietro nel tempo? A vantare il primato è – non certo inaspettatamente – la Toscana: sono già sei i comuni che hanno aderito al progetto, ed è proprio qui che possiamo godere di un’atmosfera unica. La bellezza di piccoli borghi come Serravalle Pistoiese, Calenzano e Monteriggioni, immersi in un paesaggio naturale incontaminato, è qualcosa di sublime. E non sono certo da meno le splendide città d’arte di Fucecchio e Pistoia, dove possiamo ammirare architetture di gran pregio. Non manca poi Volterra, che proprio quest’anno si è aggiudicata il titolo di prima Capitale Toscana della Cultura, un importante riconoscimento.

Nel Lazio sono invece due le località dove tornare indietro nel tempo, riscoprendo la meraviglia del Medioevo. Stiamo parlando della città di Viterbo, che vanta un bellissimo quartiere medievale (il quartiere di San Pellegrino) e di Anagni, storica residenza papale e luogo di grande spiritualità. E ancora, per vivere un’esperienza unica possiamo andare alla scoperta di Ariano Irpino, cittadina campana abbarbicata lungo il versante degli Appennini, da cui gode di un panorama incredibile. La città di Fermo, piccola perla marchigiana dolcemente adagiata sulla vetta di un colle a poca distanza dal mare, è invece sede della Cavalcata dell’Assunta, considerata la rievocazione storica più antica d’Italia.

Il borgo di Narni, cuore pulsante dell’Italia centrale, è un agglomerato di casette in pietra immerse in un lussureggiante panorama boschivo, che si dipana alle pendici di una collina su cui svetta l’imponente Rocca di Albornoz. È qui, tra storia e leggende, che possiamo scoprire la vera essenza del Medioevo. Infine, approdiamo in Liguria per esplorare il suggestivo paese di Cairo Montenotte: lungo le sue vie, tra chiesette antiche e bellissimi palazzi nobiliari, si celebra un’importante rievocazione storica in costume, che attira turisti da tutta la regione (e non solo).

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Scoperta in Italia una nuova necropoli

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce antiche testimonianze che coprirebbero due secoli di storia. Si tratta di 17 sepolture riconducibili tra I secolo a.C. e V secolo d.C. che la Soprintendenza ha inserito in un contesto ancora poco esplorato, se non addirittura completamente sconosciuto. Una necropoli dal grande valore storico che ora sarà oggetto di studi approfonditi.

A Pomezia scoperta una necropoli romana

Siamo a Pomezia, nel territorio dell’Agro Romano a sud di Roma, circondata dai Castelli romani. Qui, durante i lavori in un cantiere sul cavalcavia della linea Roma-Formia, è emersa una necropoli romana. Un sito archeologico sino ad ora ignoto ed inatteso, che si va ad aggiungere a quelli già presenti e riconosciuti del territorio, come l’antico sito di Lavinium (nella foto sotto) ritrovato a seguito di una campagna archeologica condotta dall’Università Sapienza di Roma a partire dal 1957, quando sono emersi la tomba di Enea, le mura e una porta della città, le Terme, ed un deposito votivo dedicato a Minerva. Lavinium, a sud di Roma, fu considerata la città fondata da Enea e dagli esuli troiani. Le nuove scoperte, come è intenzione dell’amministrazione della città di Pomezia, dovrebbero confluire proprio nel Museo civico archeologico Lavinium, per poter essere completamente fruibile dai turisti.

Gli scavi e le indagini archeologiche

La sensazionale scoperta archeologica è avvenuta tra gennaio e febbraio scorso, durante alcuni lavori sul cavalcavia della linea ferroviaria Roma-Formia. La Soprintendenza chiamata come ente ufficiale nella valutazione dei reperti venuti alla luce, ha specificato che il nuovo sito appartiene “a un contesto finora completamente ignoto”, databile tra il I secolo avanti Cristo e il V dopo Cristo.

Le indagini da parte di archeologi e operai della società Eos Arc, sotto la direzione scientifica della funzionaria archeologa Francesca Licordari, sono immediatamente partite. Come primo step è stato analizzato stratigraficamente un intero appezzamento, il più ricco di reperti. SI tratta di un’area particolarmente grande ed estesa, in cui sono emersi gli elementi più antichi emersi sino a questo momento. Con tutta probabilità, quel luogo potrebbe riservare ulteriori sorprese. Ad oggi sono riemerse un asse viario su cui sono ancora ben visibili i solchi carrai diverse strutture murarie, che potrebbero probabilmente far parte di una antichissima villa rustica.

Il tesoro di Pomezia: diciassette tombe e un anello antico

Il patrimonio archeologico italiano, immenso e di grande valore storico culturale, si arricchisce ulteriormente con la recente scoperta di Pomezia. Questo sito a sud della capitale, sino ad ora sconosciuto, è composto da 17 sepolture: tombe differenti sia per tipologia che per dimensioni,  che sono state realizzate tra il III e il V secolo dopo Cristo. Ciò che è certo è che in queste sepolture venne tumulato almeno un defunto di fede cristiana, come testimoniato dal ritrovamento di un anello con cristogramma chiaro simbolo cristiano. L’area, tuttavia, potrebbe celare ulteriori necropoli o testimonianze secolari di grande rilievo: gli scavi hanno interessato soltanto una piccola parte della zona, quindi si tratta di un territorio esplorato soltanto in parzialmente, in cui potrebbero venire alla luce nuovi tesori nascosti per secoli.

sito archeologico Lavinio

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Partono i treni storici per un viaggio romantico nel tempo

Lo scorso anno ne sono partiti tre. Tutti quanti sold out. Quest’anno saranno venti i treni storici che ripercorrono una tratta ferroviaria in disuso da tempo e che porteranno i visitatori alla scoperta di luoghi inediti, ricchi di storia e di cultura, ma anche di arte, folklore e di gastronomia.

I treni storici delle Marche

L’itinerario percorso è un “Viaggio romantico nel tempo” e il treno storico sarà quello della tratta Ancona-Fabriano-Pergola, riattivato, a fini turistici per svelare un territorio ricco di bellezze paesaggistiche. Musei, monasteri, eremi, aree archeologiche, ma anche tartufo e vini, tradizioni e artigianato saranno i protagonisti di una serie di viaggi tematici da intraprendere affacciati al finestrino, viaggiando a bordo di carrozze d’epoca e, per alcune corse, trainati da una sbuffante locomotiva.

La Regione Marche, in collaborazione con Fondazione FS, ha rimesso in moto uno dei numerosi “rami secchi” delle ferrovie italiane, che hanno dato vita a una forma di turismo nuovo e sostenibile, come la Pergola-Fabriano, che porta il turista davvero dentro le eccellenze meno conosciute.

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Un treno con la locomotiva a vapore della Fondazione FS

Il programma dei viaggi

Il programma 2022 del treno storico Ancona-Fabriano-Pergola prevede moltissime date, con corse tematiche a fini didattici, ideali per le scolaresche in gita, e quelle prettamente
turistiche, dedicate alla scoperta di luoghi storici, tra spiritualità e leggende, antichità romane e tradizioni artigianali.

Ci saranno treni dedicati al principe delle specialità locali, il tartufo con le sue fiere
dedicate, fino ai viaggi di svago aperti a tutti, ciclisti compresi, come il treno di Halloween, quello in notturna a “mirar le stelle” nella notte di San Lorenzo, e il Christmas Rail dei mercatini di Natale.

Non mancheranno viaggi con esperienze interattive e culturali di grande valore, come le visite guidate ai musei della carta a Fabriano, delle miniere di Cabernardi a Sassoferrato e dei Bronzi dorati a Pergola, uno dei Borghi più belli d’Italia, insieme alle visite nelle aree archeologiche di Sentinum, al Monastero di San Silvestro a Fabriano e quello di Fonte Avellana.

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Pergola, nelle Marche, uno dei Borghi più belli d’Italia

Ci saranno anche delle corse che consentiranno di trascorre un intero weekend pernottando nel cuore delle Marche, una due giorni immersiva durante la quale potranno assaporare l’esperienza di un viaggio in treno ricco di tappe e visite di elevato valore storico e artistico.

Una corsa, infine, ospiterà studenti Erasmus che partecipano al progetto europeo “Rail to Land” coordinato dall’Università Politecnica delle Marche, un’iniziativa che prevede la presenza di una carrozza espositiva multimediale

Le date dei treni storici

Il primo treno storico partirà il giorno di Pasquetta, il 18 aprile, con il viaggio “Pasquetta sul Treno Storico”. Il 15 maggio sarà la volta del “Treno dello Zolfo”; il 2 giugno il “Treno dei Monasteri”; il 15 giugno “Rail to Land” per gli studenti dell’Erasmus; il 10 agosto, notte di San Lorenzo, toccherà al “Treno degli Innamorati” per un viaggio notturno; il 25 settembre partirà il treno “Fermata: Antica Roma”; il 16 ottobre è la volta del treno gastronomico “Tartufo in Carrozza: il Treno del Sapore”; il 26 ottobre parte “A Scuola in Treno”.

Il “Weekend in Treno sulla Subappennina” sarà, invece, i giorni del 29 e 30 ottobre, mentre il 31 ottobre, in occasione di Halloween, partirà il notturno “Treno del Brivido”; il 4 novembre il tema del viaggio sarà “L’Italia in Treno” e il 13 novembre quello del “Treno dei Mestieri”; il 16/11 si ripeterà “A Scuola in Treno” e il 27 “Fermata: Antica Roma”.

Saranno a bordo di treni a vapore quelli di Natale che partiranno i giorni 8, 9, 10 e 11 dicembre “Christmas Rail – La Magia del Natale in Treno a Vapore”, mentre il 18 dicembre partirà l’ultimo treno storico dell’anno per “La Fantasia del Natale”.

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Un archeologo dilettante ha fatto una scoperta straordinaria

Al posto giusto nel momento giusto“, sembrano quelle situazioni da film e invece succedono anche nella vita reale. O almeno questo è quanto accaduto a un archeologo dilettante che, durante una delle sue uscite, ha fatto una scoperta straordinaria e sulla quale aleggiano diversi misteri.

Bubendorf, il luogo del ritrovamento

Un ritrovamento che ha avuto luogo, in realtà, durante gli ultimi mesi del 2021 ma che è stato reso noto soltanto nelle ultime ore per motivi di riservatezza e per esplorare tutta la zona circostante al luogo del rinvenimento: Bubendorf, non lontano dal Castello di Wildenstein.

Bubendorf si trova in Svizzera, un comune del Canton Basilea Campagna, nel distretto di Liestal. Una zona nota per il quasi totale incontaminato paesaggio naturale fatto di oltre 1.000 km di sentieri escursionistici. E proprio qui, il 6 settembre scorso, Daniel Lüdin, un archeologo volontario e dilettante, stava passeggiando con il suo metal detector quando lo ha sentito suonare e si è ritrovato di fronte a un “tesoro”.

La scoperta di Daniel Lüdin

Durante la sua perlustrazione, e non appena il dispositivo ha rilevato qualcosa di consistente, Lüdin ha iniziato a scavare portando alla luce diverse monete romane e alcuni frammenti di ceramica. Nel dettaglio: ha trovato sotto il terreno, addossato ad alcune pietre con andamento regolare, un vaso di ceramica contenente ben 1290 monete del  IV secolo -soprattutto di rame.

Dopo aver esaminato il ritrovamento, gli archeologi sono rimasti doppiamente sorpresi: un pezzo di cuoio divideva le monete in due parti, una situazione strana se si pensa all’epoca in cui furono nascoste. Tesori del periodo tra il 332 e il 335 d.C., infatti, sono poco noti.

Realizzate con una lega di rame e una minima quantità di argento, avevano, probabilmente, un basso potere d’acquisto. Questo perché l’inflazione imperava durante l’epoca di Costantino il Grande, dal cui regno – come rivela la goffratura – risalgono le monete.

Dagli studi è emerso che il valore del “tesoretto” corrispondeva a circa due mesi di guadagno di un soldato dell’epoca. Ma se il loro valore nominale è piuttosto modesto, il loro valore scientifico è “incommensurabile“, come ha assicurato l’archeologo cantonale Reto Marti.

Tuttavia, al ritrovamento non è possibile attribuire un reale corrispettivo in denaro. “Le monete in realtà non sono vendibili, farlo sarebbe illegale“, ha spiegato Marti.

Gli altri misteri legati a questa scoperta

I misteri legati a questa scoperta fortuita non sono finiti qui. Ci si domanda, infatti, il motivo per il quale queste monete siano state sepolte. In tempi di crisi economiche e guerre civili, in epoca tardo romana, molte persone usavano sotterrare i loro oggetti di valore per proteggerli.

Ma nonostante ciò, sono praticamente inesistenti i tesori di questo tipo risalenti all’intero impero romano, visto che il periodo è stato caratterizzato da sostanziale stabilità politica.

Ci si chiede, inoltre, cosa sorgesse in quell’area. Un tempietto? Un’edicola religiosa sotto la quale fu creato il deposito di monete? Al momento non è possibile avere risposte. Sono necessarie ulteriori letture dei materiali che giacciono nell’area dello scavo.

Per ora, quel che ci è dato sapere è che: “Forse le monete erano conservate in una specie di santuario o sacrificate agli dei“, o almeno questo è quanto ipotizzano gli archeologi.

Castello di Wildenstein scoperta

Il Castello di Wildenstein nei pressi del ritrovamento

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Tulum: vivere come Pablo Escobar (o quasi)

Incastonata tra la giungla e il mare caraibico, la residenza del re colombiano della droga è stata trasformata in un hotel. Non una struttura ricettiva qualsiasi, ma una delle più lussuose, suggestive e affascinanti di tutto il Messico. Una vera oasi di meraviglie che affaccia direttamente sulle spiagge paradisiache di Quintana Roo, nello Yucatán, a pochissima distanza dalla lussureggiante riserva naturale dello Sian Ka’an Biosphere Reserve.

E chissà com’era quando ci abitava lui, Pablo Escobar, che aveva acquistato una delle ville più esclusive dello stato del Messico situata in una posizione privilegiata.

Lasciata in stato di abbandono per molti anni, dopo la sua morte del 1993, è stato il gallerista newyorkese Lio Malca a portarla in auge. Ma non ha solo ripristinato l’antica residenza di Pablo Escobar, lui l’ha trasformata in un art-hotel di lusso all’interno del quale è possibile vivere un’esperienza unica all’insegna di arte, natura e bellezza.

Casa Malca

Casa Malca

Casa Malca: l’hotel più bello del mondo

Cosa hanno in comune Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Pablo Escobar? Le opere di due degli esponenti maggiori dell’arte contemporanea sono esposte proprio in quella che fu la residenza del signore colombiano della droga. Tutto merito di Lio Malca, che ha scelto di trasformare quella villa di Tulum, in un art-hotel, arredandolo con oggetti e quadri appartenenti alla sua collezione privata.

Ecco che si può dormire tra le sculture di Kaws, passeggiare tra i corridoi rivestiti con la carta da parati disegnata da Keith Haring e mangiare e bere con la vista sulle opere di Basquiat e Vik Muniz che completano gli ambienti sfarzosi e lussuosi delle suites e degli ambienti comuni.

Straordinario dentro, incantato fuori. Casa Malca, infatti, è posizionato in una posizione strategica che permette di ammirare tutte le meraviglie di Tulum. Basta raggiungere la terrazza panoramica per osservare la giungla da una parte e il mare caraibico dall’altra per restare senza fiato.

Casa Malca

Casa Malca

L’esperienza straordinaria nella villa di Pablo Escobar

Correva l’anno 2014 quando, l’inaugurazione di Casa Malca, attirò l’interesse della stampa e dei viaggiatori. A quei tempi, il gallerista Lio Malca, aveva creato un hotel con sole otto camere. Ma l’entusiasmo crescente diede la spinta per ampliare la struttura arrivando a contare oggi 71 suites costruite sulla spiaggia tre ristoranti, due bar, una sauna e due piscine, una interna e una esterna. Non manca, ovviamente, la suggestiva terrazza panoramica.

L’esperienza che si vive all’interno dell’ex villa di Pablo Escobar è unica e straordinaria, così la descrivono tutti i viaggiatori che qui hanno trascorso le loro vacanze da sogno. Dai party sulla spiaggia fino all’alba, passando per i servizi disponibili a ora del giorno e della notte circondati da un’atmosfera opulenta e sfarzosa che nessuno vuole lasciare mai.

Quello a Tulum è davvero un art-hotel dei sogni, un luogo da mille e una notte dotato di moderni confort e arredi esclusivi. E sembra quasi di immaginarla la quotidianità del re della droga in questa villa, che possiamo replicare anche noi soggiornando qui, nei limiti della legalità s’intende.

Ma quanto costa vivere così? Circa mille euro a notte, ma a guardare le fotografie e le recensioni dei viaggiatori possiamo dire che ne vale assolutamente la pena.

Casa Malca

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