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Alla scoperta della terra dei Faraoni Neri e delle loro piramidi

A sud dell’Egitto, da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco, dove oggi si trova Khartum, la capitale del Sudan, si estende la magica regione della Nubia, conosciuta come “la terra dell’oro”, per gli storici siti minerari presi d’assalto dai cacciatori del prezioso metallo fin dai tempi più remoti. Questa affascinante regione storica dell’Africa è però nota anche per i Faraoni Neri e per essere custode di piramidi, templi e rovine che costituiscono un patrimonio unico nel suo genere.

I tesori della Nubia, tra necropoli e piramidi dei Faraoni Neri

A partire dai primi anni del secolo scorso, sono state portate alla luce importanti testimonianze del periodo napateo e meroitico attraverso cui si è tentato di ricostruire la storia della Nubia successiva al regno della XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri, che sarebbe durata fino al 653 a.C. Quest’area, che si estende fino alla quinta cateratta e che gli Egizi chiamarono Regno di Kush, è sorprendentemente ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.

Ne è un fulgido esempio la necropoli reale di Meroe, una delle attrazioni più visitate del Sudan. Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi (in origine ne contava oltre 200) che svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri. Poiché qui non c’è pericolo di imbattersi in orde di turisti (a differenza dei siti e monumenti presi d’assalto in Egitto) si possono contemplare in tutta tranquillità piramidi tombali di regine e re strutturalmente diverse da quelle egizie, più piccole, recenti e aguzze, benché purtroppo molte siano in cattivo stato di conservazione.

Diversi danni vennero inflitti dall’esploratore italiano Giuseppe Ferlini, che ne demolì oltre quaranta nella sua ricerca di tesori. La città ha lasciato testimonianze epigrafiche in geroglifici e in un proprio alfabeto particolare. Degno di nota è anche il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.

Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel.

Le piramidi di Meroe

A spasso tra i templi della Nubia

Altrettanto suggestiva, Naga conserva i monumenti più significativi e intatti del periodo meroitico. Tra questi, il tempio del dio Amon, con sfingi raffigurate con la testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale, e il tempio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.

Non lontano da Naga, si trova Musawwarat es Sufra con due importanti testimonianze del Regno di Kush: il tempio del Leone, dedicato ad Apedemak, e il complesso chiamato “Grande Recinto” , che racchiudeva tre templi, due dei quali si alzavano sopra piattaforme, circondati da una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta.

Musawwarat es Sufra Grande Recinto

Il Grande Recinto del sito di Musawwarat es Sufra

Vicino alla moderna città di Karima ci si imbatte nella vasta necropoli di El-Kurru, mentre a meno di 400 km dalla capitale del Sudan si incontra l’area archeologica del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.

Alle pendici del Jebel Barkal, si può ammirare il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del dio Amun. Dal 2013, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma collabora con la National Corportation of Antiquities and Museums per la salvaguardia del sito Patrimonio UNESCO. Il complesso cantiere di restauro, diretto da Maria Concetta Laurenti, ha consentito il recupero delle straordinarie pitture murali del tempio.

Le straordinarie pitture murali del tempio rupestre di Mut

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In questi luoghi d’Italia è come tornare al Medioevo

L’Italia è uno scrigno di bellezze incredibili, tra storia e cultura: ci sono molti luoghi, tra piccoli borghi e splendide città d’arte, dove è possibile respirare ancora un’atmosfera autentica, facendo un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. Ed è proprio qui che si può vivere l’incanto del Medioevo, come se le lancette dell’orologio si fossero fermate ormai alcuni secoli fa.

I luoghi dove sembra di essere ancora nel Medioevo

Il nostro Paese vanta una storia ricchissima, che si riflette ancora oggi in splendide architetture e addirittura interi borghi rimasti quasi intatti nonostante il trascorrere del tempo. I turisti amano andare alla scoperta di questi luoghi incredibili e vivere l’atmosfera di una volta, immergendosi completamente in un’esperienza multisensoriale che regala grandi emozioni. Su questa scia, nasce Medieval Italy: si tratta di un meraviglioso progetto volto a valorizzare il notevole patrimonio artistico e storico della nostra penisola.

Il suo obiettivo è quello di concentrarsi non solo su antichi palazzi e imponenti castelli medievali, ma anche sulle tradizioni rievocative e sulle manifestazioni storiche cui molti borghi sono profondamente legati, e che simboleggiano il forte trait d’union con il loro florido passato. Medieval Italy, identificando e dando linfa vitale ad un nuovo tipo di turismo, accoglie adesioni da tutto il Paese: sono ormai decine i luoghi che hanno deciso di partecipare all’iniziativa, proponendo eventi curiosi e interessanti su tutto il territorio italiano.

Il Medioevo nei borghi e nelle città d’arte d’Italia

Ma quali sono questi splendidi posti in cui ci si può tuffare indietro nel tempo? A vantare il primato è – non certo inaspettatamente – la Toscana: sono già sei i comuni che hanno aderito al progetto, ed è proprio qui che possiamo godere di un’atmosfera unica. La bellezza di piccoli borghi come Serravalle Pistoiese, Calenzano e Monteriggioni, immersi in un paesaggio naturale incontaminato, è qualcosa di sublime. E non sono certo da meno le splendide città d’arte di Fucecchio e Pistoia, dove possiamo ammirare architetture di gran pregio. Non manca poi Volterra, che proprio quest’anno si è aggiudicata il titolo di prima Capitale Toscana della Cultura, un importante riconoscimento.

Nel Lazio sono invece due le località dove tornare indietro nel tempo, riscoprendo la meraviglia del Medioevo. Stiamo parlando della città di Viterbo, che vanta un bellissimo quartiere medievale (il quartiere di San Pellegrino) e di Anagni, storica residenza papale e luogo di grande spiritualità. E ancora, per vivere un’esperienza unica possiamo andare alla scoperta di Ariano Irpino, cittadina campana abbarbicata lungo il versante degli Appennini, da cui gode di un panorama incredibile. La città di Fermo, piccola perla marchigiana dolcemente adagiata sulla vetta di un colle a poca distanza dal mare, è invece sede della Cavalcata dell’Assunta, considerata la rievocazione storica più antica d’Italia.

Il borgo di Narni, cuore pulsante dell’Italia centrale, è un agglomerato di casette in pietra immerse in un lussureggiante panorama boschivo, che si dipana alle pendici di una collina su cui svetta l’imponente Rocca di Albornoz. È qui, tra storia e leggende, che possiamo scoprire la vera essenza del Medioevo. Infine, approdiamo in Liguria per esplorare il suggestivo paese di Cairo Montenotte: lungo le sue vie, tra chiesette antiche e bellissimi palazzi nobiliari, si celebra un’importante rievocazione storica in costume, che attira turisti da tutta la regione (e non solo).

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Scoperta in Italia una nuova necropoli

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce antiche testimonianze che coprirebbero due secoli di storia. Si tratta di 17 sepolture riconducibili tra I secolo a.C. e V secolo d.C. che la Soprintendenza ha inserito in un contesto ancora poco esplorato, se non addirittura completamente sconosciuto. Una necropoli dal grande valore storico che ora sarà oggetto di studi approfonditi.

A Pomezia scoperta una necropoli romana

Siamo a Pomezia, nel territorio dell’Agro Romano a sud di Roma, circondata dai Castelli romani. Qui, durante i lavori in un cantiere sul cavalcavia della linea Roma-Formia, è emersa una necropoli romana. Un sito archeologico sino ad ora ignoto ed inatteso, che si va ad aggiungere a quelli già presenti e riconosciuti del territorio, come l’antico sito di Lavinium (nella foto sotto) ritrovato a seguito di una campagna archeologica condotta dall’Università Sapienza di Roma a partire dal 1957, quando sono emersi la tomba di Enea, le mura e una porta della città, le Terme, ed un deposito votivo dedicato a Minerva. Lavinium, a sud di Roma, fu considerata la città fondata da Enea e dagli esuli troiani. Le nuove scoperte, come è intenzione dell’amministrazione della città di Pomezia, dovrebbero confluire proprio nel Museo civico archeologico Lavinium, per poter essere completamente fruibile dai turisti.

Gli scavi e le indagini archeologiche

La sensazionale scoperta archeologica è avvenuta tra gennaio e febbraio scorso, durante alcuni lavori sul cavalcavia della linea ferroviaria Roma-Formia. La Soprintendenza chiamata come ente ufficiale nella valutazione dei reperti venuti alla luce, ha specificato che il nuovo sito appartiene “a un contesto finora completamente ignoto”, databile tra il I secolo avanti Cristo e il V dopo Cristo.

Le indagini da parte di archeologi e operai della società Eos Arc, sotto la direzione scientifica della funzionaria archeologa Francesca Licordari, sono immediatamente partite. Come primo step è stato analizzato stratigraficamente un intero appezzamento, il più ricco di reperti. SI tratta di un’area particolarmente grande ed estesa, in cui sono emersi gli elementi più antichi emersi sino a questo momento. Con tutta probabilità, quel luogo potrebbe riservare ulteriori sorprese. Ad oggi sono riemerse un asse viario su cui sono ancora ben visibili i solchi carrai diverse strutture murarie, che potrebbero probabilmente far parte di una antichissima villa rustica.

Il tesoro di Pomezia: diciassette tombe e un anello antico

Il patrimonio archeologico italiano, immenso e di grande valore storico culturale, si arricchisce ulteriormente con la recente scoperta di Pomezia. Questo sito a sud della capitale, sino ad ora sconosciuto, è composto da 17 sepolture: tombe differenti sia per tipologia che per dimensioni,  che sono state realizzate tra il III e il V secolo dopo Cristo. Ciò che è certo è che in queste sepolture venne tumulato almeno un defunto di fede cristiana, come testimoniato dal ritrovamento di un anello con cristogramma chiaro simbolo cristiano. L’area, tuttavia, potrebbe celare ulteriori necropoli o testimonianze secolari di grande rilievo: gli scavi hanno interessato soltanto una piccola parte della zona, quindi si tratta di un territorio esplorato soltanto in parzialmente, in cui potrebbero venire alla luce nuovi tesori nascosti per secoli.

sito archeologico Lavinio

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Partono i treni storici per un viaggio romantico nel tempo

Lo scorso anno ne sono partiti tre. Tutti quanti sold out. Quest’anno saranno venti i treni storici che ripercorrono una tratta ferroviaria in disuso da tempo e che porteranno i visitatori alla scoperta di luoghi inediti, ricchi di storia e di cultura, ma anche di arte, folklore e di gastronomia.

I treni storici delle Marche

L’itinerario percorso è un “Viaggio romantico nel tempo” e il treno storico sarà quello della tratta Ancona-Fabriano-Pergola, riattivato, a fini turistici per svelare un territorio ricco di bellezze paesaggistiche. Musei, monasteri, eremi, aree archeologiche, ma anche tartufo e vini, tradizioni e artigianato saranno i protagonisti di una serie di viaggi tematici da intraprendere affacciati al finestrino, viaggiando a bordo di carrozze d’epoca e, per alcune corse, trainati da una sbuffante locomotiva.

La Regione Marche, in collaborazione con Fondazione FS, ha rimesso in moto uno dei numerosi “rami secchi” delle ferrovie italiane, che hanno dato vita a una forma di turismo nuovo e sostenibile, come la Pergola-Fabriano, che porta il turista davvero dentro le eccellenze meno conosciute.

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Un treno con la locomotiva a vapore della Fondazione FS

Il programma dei viaggi

Il programma 2022 del treno storico Ancona-Fabriano-Pergola prevede moltissime date, con corse tematiche a fini didattici, ideali per le scolaresche in gita, e quelle prettamente
turistiche, dedicate alla scoperta di luoghi storici, tra spiritualità e leggende, antichità romane e tradizioni artigianali.

Ci saranno treni dedicati al principe delle specialità locali, il tartufo con le sue fiere
dedicate, fino ai viaggi di svago aperti a tutti, ciclisti compresi, come il treno di Halloween, quello in notturna a “mirar le stelle” nella notte di San Lorenzo, e il Christmas Rail dei mercatini di Natale.

Non mancheranno viaggi con esperienze interattive e culturali di grande valore, come le visite guidate ai musei della carta a Fabriano, delle miniere di Cabernardi a Sassoferrato e dei Bronzi dorati a Pergola, uno dei Borghi più belli d’Italia, insieme alle visite nelle aree archeologiche di Sentinum, al Monastero di San Silvestro a Fabriano e quello di Fonte Avellana.

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Pergola, nelle Marche, uno dei Borghi più belli d’Italia

Ci saranno anche delle corse che consentiranno di trascorre un intero weekend pernottando nel cuore delle Marche, una due giorni immersiva durante la quale potranno assaporare l’esperienza di un viaggio in treno ricco di tappe e visite di elevato valore storico e artistico.

Una corsa, infine, ospiterà studenti Erasmus che partecipano al progetto europeo “Rail to Land” coordinato dall’Università Politecnica delle Marche, un’iniziativa che prevede la presenza di una carrozza espositiva multimediale

Le date dei treni storici

Il primo treno storico partirà il giorno di Pasquetta, il 18 aprile, con il viaggio “Pasquetta sul Treno Storico”. Il 15 maggio sarà la volta del “Treno dello Zolfo”; il 2 giugno il “Treno dei Monasteri”; il 15 giugno “Rail to Land” per gli studenti dell’Erasmus; il 10 agosto, notte di San Lorenzo, toccherà al “Treno degli Innamorati” per un viaggio notturno; il 25 settembre partirà il treno “Fermata: Antica Roma”; il 16 ottobre è la volta del treno gastronomico “Tartufo in Carrozza: il Treno del Sapore”; il 26 ottobre parte “A Scuola in Treno”.

Il “Weekend in Treno sulla Subappennina” sarà, invece, i giorni del 29 e 30 ottobre, mentre il 31 ottobre, in occasione di Halloween, partirà il notturno “Treno del Brivido”; il 4 novembre il tema del viaggio sarà “L’Italia in Treno” e il 13 novembre quello del “Treno dei Mestieri”; il 16/11 si ripeterà “A Scuola in Treno” e il 27 “Fermata: Antica Roma”.

Saranno a bordo di treni a vapore quelli di Natale che partiranno i giorni 8, 9, 10 e 11 dicembre “Christmas Rail – La Magia del Natale in Treno a Vapore”, mentre il 18 dicembre partirà l’ultimo treno storico dell’anno per “La Fantasia del Natale”.

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Un archeologo dilettante ha fatto una scoperta straordinaria

Al posto giusto nel momento giusto“, sembrano quelle situazioni da film e invece succedono anche nella vita reale. O almeno questo è quanto accaduto a un archeologo dilettante che, durante una delle sue uscite, ha fatto una scoperta straordinaria e sulla quale aleggiano diversi misteri.

Bubendorf, il luogo del ritrovamento

Un ritrovamento che ha avuto luogo, in realtà, durante gli ultimi mesi del 2021 ma che è stato reso noto soltanto nelle ultime ore per motivi di riservatezza e per esplorare tutta la zona circostante al luogo del rinvenimento: Bubendorf, non lontano dal Castello di Wildenstein.

Bubendorf si trova in Svizzera, un comune del Canton Basilea Campagna, nel distretto di Liestal. Una zona nota per il quasi totale incontaminato paesaggio naturale fatto di oltre 1.000 km di sentieri escursionistici. E proprio qui, il 6 settembre scorso, Daniel Lüdin, un archeologo volontario e dilettante, stava passeggiando con il suo metal detector quando lo ha sentito suonare e si è ritrovato di fronte a un “tesoro”.

La scoperta di Daniel Lüdin

Durante la sua perlustrazione, e non appena il dispositivo ha rilevato qualcosa di consistente, Lüdin ha iniziato a scavare portando alla luce diverse monete romane e alcuni frammenti di ceramica. Nel dettaglio: ha trovato sotto il terreno, addossato ad alcune pietre con andamento regolare, un vaso di ceramica contenente ben 1290 monete del  IV secolo -soprattutto di rame.

Dopo aver esaminato il ritrovamento, gli archeologi sono rimasti doppiamente sorpresi: un pezzo di cuoio divideva le monete in due parti, una situazione strana se si pensa all’epoca in cui furono nascoste. Tesori del periodo tra il 332 e il 335 d.C., infatti, sono poco noti.

Realizzate con una lega di rame e una minima quantità di argento, avevano, probabilmente, un basso potere d’acquisto. Questo perché l’inflazione imperava durante l’epoca di Costantino il Grande, dal cui regno – come rivela la goffratura – risalgono le monete.

Dagli studi è emerso che il valore del “tesoretto” corrispondeva a circa due mesi di guadagno di un soldato dell’epoca. Ma se il loro valore nominale è piuttosto modesto, il loro valore scientifico è “incommensurabile“, come ha assicurato l’archeologo cantonale Reto Marti.

Tuttavia, al ritrovamento non è possibile attribuire un reale corrispettivo in denaro. “Le monete in realtà non sono vendibili, farlo sarebbe illegale“, ha spiegato Marti.

Gli altri misteri legati a questa scoperta

I misteri legati a questa scoperta fortuita non sono finiti qui. Ci si domanda, infatti, il motivo per il quale queste monete siano state sepolte. In tempi di crisi economiche e guerre civili, in epoca tardo romana, molte persone usavano sotterrare i loro oggetti di valore per proteggerli.

Ma nonostante ciò, sono praticamente inesistenti i tesori di questo tipo risalenti all’intero impero romano, visto che il periodo è stato caratterizzato da sostanziale stabilità politica.

Ci si chiede, inoltre, cosa sorgesse in quell’area. Un tempietto? Un’edicola religiosa sotto la quale fu creato il deposito di monete? Al momento non è possibile avere risposte. Sono necessarie ulteriori letture dei materiali che giacciono nell’area dello scavo.

Per ora, quel che ci è dato sapere è che: “Forse le monete erano conservate in una specie di santuario o sacrificate agli dei“, o almeno questo è quanto ipotizzano gli archeologi.

Castello di Wildenstein scoperta

Il Castello di Wildenstein nei pressi del ritrovamento

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Tulum: vivere come Pablo Escobar (o quasi)

Incastonata tra la giungla e il mare caraibico, la residenza del re colombiano della droga è stata trasformata in un hotel. Non una struttura ricettiva qualsiasi, ma una delle più lussuose, suggestive e affascinanti di tutto il Messico. Una vera oasi di meraviglie che affaccia direttamente sulle spiagge paradisiache di Quintana Roo, nello Yucatán, a pochissima distanza dalla lussureggiante riserva naturale dello Sian Ka’an Biosphere Reserve.

E chissà com’era quando ci abitava lui, Pablo Escobar, che aveva acquistato una delle ville più esclusive dello stato del Messico situata in una posizione privilegiata.

Lasciata in stato di abbandono per molti anni, dopo la sua morte del 1993, è stato il gallerista newyorkese Lio Malca a portarla in auge. Ma non ha solo ripristinato l’antica residenza di Pablo Escobar, lui l’ha trasformata in un art-hotel di lusso all’interno del quale è possibile vivere un’esperienza unica all’insegna di arte, natura e bellezza.

Casa Malca

Casa Malca

Casa Malca: l’hotel più bello del mondo

Cosa hanno in comune Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Pablo Escobar? Le opere di due degli esponenti maggiori dell’arte contemporanea sono esposte proprio in quella che fu la residenza del signore colombiano della droga. Tutto merito di Lio Malca, che ha scelto di trasformare quella villa di Tulum, in un art-hotel, arredandolo con oggetti e quadri appartenenti alla sua collezione privata.

Ecco che si può dormire tra le sculture di Kaws, passeggiare tra i corridoi rivestiti con la carta da parati disegnata da Keith Haring e mangiare e bere con la vista sulle opere di Basquiat e Vik Muniz che completano gli ambienti sfarzosi e lussuosi delle suites e degli ambienti comuni.

Straordinario dentro, incantato fuori. Casa Malca, infatti, è posizionato in una posizione strategica che permette di ammirare tutte le meraviglie di Tulum. Basta raggiungere la terrazza panoramica per osservare la giungla da una parte e il mare caraibico dall’altra per restare senza fiato.

Casa Malca

Casa Malca

L’esperienza straordinaria nella villa di Pablo Escobar

Correva l’anno 2014 quando, l’inaugurazione di Casa Malca, attirò l’interesse della stampa e dei viaggiatori. A quei tempi, il gallerista Lio Malca, aveva creato un hotel con sole otto camere. Ma l’entusiasmo crescente diede la spinta per ampliare la struttura arrivando a contare oggi 71 suites costruite sulla spiaggia tre ristoranti, due bar, una sauna e due piscine, una interna e una esterna. Non manca, ovviamente, la suggestiva terrazza panoramica.

L’esperienza che si vive all’interno dell’ex villa di Pablo Escobar è unica e straordinaria, così la descrivono tutti i viaggiatori che qui hanno trascorso le loro vacanze da sogno. Dai party sulla spiaggia fino all’alba, passando per i servizi disponibili a ora del giorno e della notte circondati da un’atmosfera opulenta e sfarzosa che nessuno vuole lasciare mai.

Quello a Tulum è davvero un art-hotel dei sogni, un luogo da mille e una notte dotato di moderni confort e arredi esclusivi. E sembra quasi di immaginarla la quotidianità del re della droga in questa villa, che possiamo replicare anche noi soggiornando qui, nei limiti della legalità s’intende.

Ma quanto costa vivere così? Circa mille euro a notte, ma a guardare le fotografie e le recensioni dei viaggiatori possiamo dire che ne vale assolutamente la pena.

Casa Malca

Casa Malca

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Riparte il treno storico della Lombardia

Sta per (ri)partire un treno storico, inaugurato nei primi decenni del Novecento e interrotto negli Anni ’50 ma che oggi diventa un vero e proprio viaggio nel tempo. È entrato a fare parte, infatti, di un progetto di valorizzazione voluto dalla Fondazione FS, che ha già fatto ripartire diversi treni storici su molte tratte ferroviarie turistiche. Le corse a bordo di questo treno storico saranno due. Ecco quando partiranno.

Il treno in partenza si chiama “Besanino“, perché percorreva – e ripercorrerà ancora – un tratto di Brianza, in Lombardia, partendo da Milano fino ad arrivare a Lecco. Questa primavera, effettuerà due corse speciali all’interno del programma del servizio turistico voluto dalla Regione Lombardia. La prima corsa è in programma il 24 aprile e la seconda il prossimo 9 ottobre.

“Lo scorso anno”, ha spiegato l’assessore regionale a infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi “i cittadini hanno accolto con entusiasmo la corsa speciale per i 110 anni del ‘Besanino’. Considerata la risposta particolarmente positiva di tutto il territorio, avevamo assicurato il nostro impegno affinché questo itinerario fosse inserito nel programma del servizio turistico già per il 2022. Promessa mantenuta, con un’ulteriore sorpresa: quest’anno i cittadini avranno ben due occasioni di poter viaggiare sul treno storico da Milano per Besana, Molteno e Lecco”.

La linea percorre uno storico tratto ferroviario che passa per la stazione di Monza Sobborghi, un tempo deposito delle locomotive e officina che serviva la linea. Dopo Villasanta, sottopassando la linea Seregno-Carnate, prosegue per Biassono-Parco e per Macherio, a fianco del fiume Lambro. A Triuggio, dopo una breve galleria, scavalca il corso d’acqua e la valle sottostante tramite un viadotto in muratura. La linea passa, poi, attraverso una galleria che immette alla stazione di Besana Brianza. Dopo aver oltrepassato le stazioni di Renate, Nibionno e Costa Masnaga, si congiunge a Molteno con la linea Como-Lecco.

“Questo ulteriore itinerario che tocca le località brianzole” ha spiegato l’assessore “arricchisce ulteriormente il calendario di viaggi che abbiamo finanziato e strutturato già dal 2018, offrendo a cittadini e turisti la possibilità di fare un viaggio nel passato, a bordo di convogli d’epoca di particolare rilievo storico”.

Questa linea ferroviaria rappresenta la storia della Brianza, un territorio che è sinonimo da sempre di industrializzazione, e che oggi, con il rilancio dei treni storici turistici, rappresenta anche il futuro della mobilità sostenibile.

Un tempo questa linea era percorsa da treni con automotrici ALn 668 degli Anni ’50 e negli Anni ’70 con locomotive D.445.  Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario del “Besanino”, il convoglio era stato trainato da una locomotiva elettrica in livrea storica nella tratta tra Milano e Monza e da una locomotiva a vapore nella restante parte del tragitto. E così sarà anche quest’anno, mentre le carrozze sule quali si viaggerà saranno le Centoporte degli Anni ’30 e le Corbellini degli Anni ’50.

Info utili

Il treno storico “Besanino Express” partirà dalla Stazione Centrale di Milano alle 9.05, farà una prima tappa a Sesto San Giovanni alle Arrivo 9.21, a Monza alle 9.28, a Villasanta alle 10.07, a Triuggio alle 10.30, a Besana Brianza alle 10.46, a Costa Masnaga alle 11.02, a Molteno alle 11.11, a Oggiono alle 11.20 per arrivare a Lecco, destinazione finale del viaggio, alle 11.45. Giusto giusto per l’ora di pranzo.

Una volta giunti a Lecco, si potrà pranzare lungo il lago oppure fare un tour del centro storico o imbarcarsi su un battello e fare il giro del lago o ancora addentrarsi nella natura per qualche piacevole passeggiata. La partenza da Lecco è poi alle 16.30 con arrivo a Milano Centrale alle 19.32.

Il biglietto intero di sola andata da Milano a Lecco costa 11 euro (quindi 22 euro per andata e ritorno), ma costa meno se si sale a bordo nelle stazioni successive. È gratuito per i ragazzi da 0 a 14 anni non compiuti, ma è comunque necessario prenotare il biglietto gratuito per assicurarsi il posto a sedere.

Per viaggiare a bordo dei treni storici è obbligatorio il possesso di Green Pass Rafforzato valido, a esclusione dei minori di 12 anni e dei soggetti esenti. È obbligatorio indossare mascherina di tipo FFP2. La violazione di tali obblighi comporta l’intervento delle forze dell’ordine e l’interruzione del servizio alla prima stazione utile.

A bordo dei treni sono state potenziate le attività di sanificazione e disinfezione, sono stati installati dispenser di disinfettante per le mani, il personale è stato dotato dei sistemi di protezione necessari (mascherine, guanti) ed è stato introdotto un nuovo criterio di prenotazione dei posti a bordo che garantisce il rispetto delle distanze di sicurezza prescritte dalle autorità sanitarie.

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Il lungolago di Lecco

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Il treno storico che attraversa le valli incantate delle Alpi

Sta per partire un treno storico che, tra aprile e ottobre, una domenica al mese, viaggerà tra alcune delle valli alpine più pittoresche. Il treno, che insieme alla ferrovia Vigezzina percorre uno dei tratti su rotaia più belli e panoramici d’Italia, supera il confine con la Svizzera per condurre il viaggiatore in un paesaggio che sembra uscito da un libro di fiabe.

Il territorio che attraversa il treno

È il treno storico delle Centovalli, che anche quest’anno viaggia tra Locarno e Camedo, in territorio svizzero, proprio al confine con la Val Vigezzo, riportando i viaggiatori indietro nel tempo. È una valle, questa, del Canton Ticino a due passi dall’Italia e quindi facilmente raggiungibile, che inizia nella frazione di Intragna e finisce a Camedo, sul confine italo-svizzero.

Il nome “Centovalli” deriva dall’esistenza nel luogo di numerose valli e vallette che ne scavano i due versanti, sui quali sono inerpicati i piccoli centri abitati; il carattere della valle è pittoresco e in certi casi selvaggio.

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Il treno storico delle Centovalli

Un’opera di ingegneria

Ed è proprio sul tratto Camedo-Locarno e viceversa che viaggia il treno storico. Un viaggio lento, in cui la locomotiva trascina i vagoni a velocità ridotta (può andare al massimo a 60 km orari) sui binari a scartamento ridotto per una ventina di chilometri, offrendo ai passeggeri ancora più tempo per lasciarsi incantare dal paesaggio, dalle gole di Ponte Brolla agli imponenti ponti a strapiombo sulle selvagge vallate delle Centovalli.

La natura accidentata di questo territorio ha imposto ardite costruzioni di ponti, viadotti – come il Viadotto Ruinacci, uno dei punti più suggestivi e fotografati della ferrovia a 55 metri sulle acque sottostanti – e gallerie – tra cui la Galleria Sass Gött. Il percorso, come per altre ferrovie alpine, presenta alcuni punti di grande arditezza del tracciato, come quello tra Verdasio e Intragna.

A bordo del treno storico

Quando si sale a bordo di una delle carrozze rivestite interamente di legno del treno d’epoca che percorre la tratta ferroviaria Locarno e Camedo (e viceversa) è un po’ come fare un balzo indietro nel tempo.

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Gli interni del treno d’epoca @Christian Guerra

Il treno è composto da un elettrotreno (o motrice) ABDe 6/6 del 1963 e da vagoni AB4 del 1923, quelli su cui un tempo viaggiavano i passeggeri della Terza classe e che oggi sono invece un lusso per pochi. Infatti, ci sono solamente 38 posti a bordo delle carrozze di Seconda classe.

Accomodandosi a bordo di queste vetture d’epoca, si resta incantati dall’atmosfera romantica e suggestiva che rende ancor più piacevole un viaggio alla scoperta di un territorio ricco di opere architettoniche che raccontano la storia di questa ferrovia.

Info utili

Il primo treno storico parte domenica 3 aprile. Le successive date sono quelle del 15 maggio, 12 giugno, 24 luglio, 28 agosto, 25 settembre e 9 ottobre.

Gli orari di partenza da Locarno, la splendida cittadina sulle rive del Lago Maggiore, a Camedo sono alle 10.07 con arrivo alle 11 e alle 14.13 con arrivo alle 15.07, mentre da Camedo a Locarno il treno parte alle 12.06 con arrivo alle 13 e alle 15.55 con arrivo alle 16.46.

Andata e ritorno in Seconda classe costa 24 Franchi svizzeri, pari a poco più di 23 euro. I ragazzi tra i 6 e i 16 anni viaggiano con il 50% di sconto, mentre i bambini sotto i 6 anni viaggiano gratis, se non occupano un posto a sedere. I cani viaggiano con il 50% di sconto e non possono occupare posti a sedere. I posti non sono numerati.

Naturalmente è possibile abbinare il viaggio in treno da Domodossola a Camedo e/o da Camedo a Domodossola salendo sulla ferrovia Vigezzina-Centovalli. Tuttavia, i biglietti speciali del treno d’epoca sono validi unicamente sui treni storici e non consentono di viaggiare sui treni del traffico regionale o internazionale, pertanto è necessario acquistare anche il biglietto per proseguire.

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La stazione di Camedo in Svizzera @Christian Guerra

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Una scoperta straordinaria che ci riporta indietro di almeno 4mila anni

Una nuova, incredibile scoperta è stata fatta a Saqqara, importante necropoli in Egitto situata a circa 30 km a sud del Cairo, che comprende il sito archeologico più vasto di tutto il Paese, nonché uno dei più rilevanti. Proprio in quest’area, infatti, sono rappresentate tutte le principali dinastie faraoniche ed è qui che si può ammirare la celebre piramide a gradoni di Djoser, considerata la più antica al mondo. Ma soprattutto, è qui che si concentrano alcuni dei più straordinari rinvenimenti degli ultimi anni, come quello avvenuto solo pochi giorni fa.

L’ultima, clamorosa scoperta avvenuta in Egitto

Questa volta, l’incredibile scoperta fatta nella necropoli faraonica di Saqqara, teatro di preziosi ritrovamenti, riguarda cinque tombe egizie di dignitari dell’Antico Regno e del Primo periodo Intermedio, quindi risalenti a un periodo compreso fra 4.700 e 4.000 anni fa circa.

A segnalarlo, una nota diffusa dal Ministero del Turismo e Antichità egiziano. I sepolcri in pietra sono venuti alla luce durante scavi effettuati nell’area sul lato nord-orientale della piramide del re Merenra, e successivamente ispezionati dal ministro del Turismo e delle antichità egiziano, Khaled El-Enany, e dal segretario generale del Consiglio supremo delle antichità, Mostafa Waziri.

“Tutte e cinque le tombe sono ben dipinte, ben decorate – ha spiegato Waziri – Gli scavi non si sono fermati. Abbiamo intenzione di proseguire. Crediamo di poter trovare altre tombe in questa zona“.

Le immagini pubblicate sui social media dal ministero egiziano mostrano anche delle fosse, attraverso cui si accedeva ai sepolcri, con pareti decorate con geroglifici e immagini di animali sacri, insieme ad elementi decorativi utilizzati abitualmente dagli Egizi nei luoghi di sepoltura. Il dicastero ha anche annunciato che saranno condotti altri studi per svelare ulteriori segreti relativi ai sepolcri. Intanto, ecco cosa è emerso finora.

Scoperta sensazionale riporta indietro millenni

Uno dei cinque sepolcri scoperti a Saqqara

Cosa sappiamo dei sepolcri rinvenuti a Saqqara

Come avevamo accennato, i cinque sepolcri rinvenuti nella necropoli egizia appartenevano ad alti funzionari dell’Antico Regno e del Primo periodo Intermedio, che ha rappresentato una fase di sfaldamento del potere centrale a favore dei governatori provinciali.

Nello specifico, una tomba apparteneva a un dignitario di nome Iry, ed è costituita da un profondo pozzo, che conduce ad una camera decorata con scene funerarie, dove è stato rinvenuto un sarcofago in pietra calcarea. Una seconda tomba sarebbe appartenuta a una donna che si pensa essere stata la moglie di un uomo di nome Yaret, ed è caratterizzata da un pozzo funerario rettangolare. Il terzo sepolcro, con un “pozzo funerario” profondo sei metri, sarebbe stato di un sacerdote e “purificatore”, il cui nome era Pepi Nefhany.

Un quarto pozzo, della stessa misura, sembrerebbe essere stato costruito per una donna di nome Petty, “l’unica responsabile dell’abbellimento del re e sacerdotessa di Hathor”, hanno spiegato gli archeologi. Infine, la quinta tomba dovrebbe essere stata allestita per un uomo di nome Henu, “sorvegliante e supervisore della casa reale”. Quest’ultima è costituita da un pozzo funerario rettangolare, profondo sette metri.

Gli archeologi hanno trovato non solo dipinti ben conservati, ma anche statuette e vasellame. Dichiarato Patrimonio deIl’Umanità dall’UNESCO, il sito archeologico di Saqqara non smette mai di stupire. D’altronde, fa parte della grande necropoli che faceva capo all’antica capitale di Menfi e che comprende le famose piramidi di Giza.

Dipinti e decorazioni sulle pareti dei cinque sepolcri

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La necropoli scavata nella roccia a strapiombo sui canyon

Il nostro Paese non smette mai di stupirci perché è pieno di meraviglie. Alcune di queste portano la firma di Madre Natura, altre sono state costruite dall’uomo nel corso dei secoli e raccontano una storia straordinaria che appartiene alla nostra umanità. E poi ci sono quelle che rappresentano il perfetto equilibrio tra ciò che ha fatto l’uomo e che la natura ha preservato, come Pantalica, la necropoli rupestre costruita sull’altopiano a strapiombo sulla valle dell’Anapo.

Un luogo dall’immensa importanza naturalistica e archeologica che appartiene, orgogliosamente, al nostro BelPaese. La necropoli di Pantalica, infatti, è situata sopra la valle dell’Anapo, a Siracusa.

Non sono solo la storia che conserva e l’alto valore archeologico che possiede che rendono questo sito oggi un vero e proprio gioiello italiano, ma anche il suo contributo paesaggistico che trasforma tutto in un’atmosfera surreale, misteriosa e quasi magica.

Necropoli di Pantalica

Necropoli di Pantalica

C’era una volta una necropoli

Sono in molti a credere che quelle grotte scavate nella roccia, a strapiombo sulla valle dell’Anapo, in tempo costituissero l’antica Hybla, il regno siculo che fiorì tra il XIII e il VIII secolo a.C., quello che è certo è che il paesaggio unico e straordinario che la presenza della necropoli crea, lo rende uno dei più belli e importanti luoghi protostorici siciliani.

La storia, la natura e l’archeologica qui si fondono in una meraviglia visiva che incanta il mondo interno, anche se la località di Pantalica è ancora estranea al turismo di massa. Questo però non l’ha certo fatta passare inosservata, al punto tale che nel 2005 è stata inserita all’interno dell’elenco della lista dei siti del Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Un riconoscimento che non stupisce dato che, trovarsi davanti a questo scenario, può lasciare senza fiato. Scavate nella roccia ci sono tante piccole fessure più o meno profonde: sono le tombe che si snodano per quasi 5 chilometri di perimetro e sono più di 5000.

Questo grande numero di tombe rende la necropoli di Pantalica una delle più grandi di tutta Europa. Le piccole grotte che sembrano essere tanti occhi che si affacciano sulla natura selvaggia e incontaminata Valle dell’Anapo, costituiscono ben 5 necropoli che risalgano al periodo che va dal XIII all’VIII secolo a.C. All’interno di queste sono stati rinvenuti molti oggetti di bronzo ora conservati all’interno del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa.

Necropoli di Pantalica

Necropoli di Pantalica

Pantalica: tra archeologia e natura

A rendere ancora più suggestivo il panorama che si presenta davanti agli occhi di chi guarda è la natura lussureggiante nella quale la necropoli è immersa. Le necropoli scavate nella roccia, infatti, si affacciano a strapiombo sui territori di Ferla, Cassaro e Sortino dove scorrono i fiumi Anapo e Calcinara tra i canyon della zona.

Pantalica è una riserva naturale straordinaria caratterizzata da acque limpide che attraversano la natura rigogliosa e lussureggiante che si estende tutto interno. Proprio i corsi d’acqua, col tempo, hanno eroso le rocce calcaree creando i canyon profondi e suggestivi che rendono il paesaggio magico e surreale, straordinariamente unico.

Raggiungere questo luogo permette alle persone di entrare in contatto con un pezzo si storia dell’interna umanità, ma anche di conoscere la Sicilia più autentica e selvaggia lontana dal turismo di massa.

riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande

Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande