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Ville, castelli e masserie: notti da sogno nelle dimore storiche italiane

Il Paese che abitiamo è un posto meraviglioso, non è un caso che ogni giorno milioni di persone provenienti da ogni parte del mondo scelgano di raggiungere l’Italia per ammirare, scoprire e toccare con mano l’immenso patrimonio culturale, artistico, storico e naturalistico che ci appartiene.

Sono tante le cose da fare nel Belpaese e tutte sono destinate a incantare. Spiagge di sabbia dorata che brillano al sole, parchi naturali e riserve marine, montagne, colline e campagne sterminate, monumenti artistici e capolavori architettonici. E poi ancora, i musei, i capolavori e tutti quei gioielli storico-artistici che hanno reso celebre il Belpaese in tutto il mondo.

Ed è proprio in questi luoghi che vogliamo portarvi oggi, per permettervi di vivere un’esperienza artistica e culturale unica nel suo genere che vi permetterà di soggiornare all’interno delle dimore storiche d’Italia. Pronti a partire?

Dormire nelle dimore storiche in Italia

Vi abbiamo già parlato della categoria Dimore storiche di Airbnb, una sezione sulla piattaforma di affitti brevi dedicata proprio a tutte le abitazioni italiane che caratterizzano il nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Si tratta di edifici incredibili, dal valore immenso, che conservano e raccontano un pezzo di storia del nostro Paese e che oggi si trasformano in alloggi straordinari da vivere e da condividere.

Ville sontuose ed eleganti immerse nelle campagne italiane, palazzi raffinati che ospitano al loro interno affreschi e capolavori artistici e poi, ancora, castelli fiabeschi e secolari e antichissime masserie. Queste sono solo alcune delle numerose proposte di Airbnb accessibili ai viaggiatori. Non vi resta che scegliere la vostra preferita e preparare i bagagli.

Masseria Spina

Fonte: Airbnb

Masseria Spina

Una notte da sogno nel Belpaese

Grazie al sostegno di Airbnb, l’Associazione delle Dimore Storiche Italiane ha stanziato un fondo per la ristrutturazione di ben 25 edifici che saranno presto disponibili sulla piattaforma e prenotabili per vacanze da sogno. Tra questi segnaliamo Villa Gioli, una splendida dimora ottocentesca incastonata nelle verdi colline della Toscana. Circondata da un grande parco che ospita un giardino all’inglese, questa villa nei secoli è stata la casa di moltissimi pittori italiani che traevano la loro ispirazione proprio dal paesaggio circostante.

Tra le proposte di Airbnb, per trascorrere una notte da sogno in Italia, troviamo anche Villa Vitalba. Si tratta di una residenza del XVIII secolo, situata in provincia di Bergamo, e circondata da giardini e vigneti. Qui arte e natura convivono in maniera esemplare: gli esterni sono caratterizzati da un paesaggio naturale e lussureggiante mentre gli interni ospitano stanze affrescate e arredamenti ottocenteschi.

Per chi desidera immergersi nel paesaggio rurale del Belpaese, invece, segnaliamo la possibilità di dormire all’interno della Masseria Spina. Si tratta di una suggestiva struttura, situata a Monopoli, annoverata tra le più antiche dimore storiche della regione Puglia.

Volete vivere una fiaba? Le dimore storiche italiane sono fatte anche di castelli e di rocche, tra le quali spicca quella d’Ajello. Costruita nel XIII secolo dei duchi Varano di Camerino, la Rocca d’Ajello è situata su una collina boscosa, nel cuore delle Marche, che domina un paesaggio incontaminato. Qui, tra architettura medievale e arredamento d’epoca, potrete vivere una vacanza da sogno.

Rocca-DAjello

Fonte: Airbnb

Rocca D’Ajello
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Info e consigli per visitare la Reggia di Versailles

A circa 15 km a ovest di Parigi sorge la Reggia di Versailles, l’antica e sontuosa residenza borbonica desiderata da Luigi XIV: visitare Versailles può essere il perfetto completamento di un viaggio nella capitale francese.

La storia della Reggia di Versailles

Il giovane Re Sole, visto il fermento del popolo e alcuni episodi particolarmente accesi come quello che interessò la fronda parlamentare e di cui fu vittima lo stesso cardinale Mazzarino, nell’ultimo ventennio del XVII secolo decise di trasferire il potere regio fuori dalla città, allontanandosi dal pericolo. La corte, infatti, fino al 1682 era ospitata niente di meno che nel centralissimo Palazzo del Louvre, ma dopo la costruzione di Versailles tutti furono costretti a lasciarlo per trasferirsi fuori dalla città dove la famiglia reale restò per oltre un secolo.

L’immensa Reggia si estende su una superficie di oltre 63 mila metri quadrati contando anche, al giorno d’oggi, su un parco di oltre 800 ettari: figurarsi che prima della Rivoluzione francese gli ettari erano addirittura 8000, con ben 93 giardini!

Visitare Versailles, per via dei suoi numerosi elementi architettonici, le stanze affrescate e famosi giardini è senza ombra di dubbio un’esperienza che lascia a bocca aperta; in particolare con un tour guidato del palazzo e dei giardini.

La Reggia di Versailles: il palazzo e i giardini

Prima che Re Sole la elevasse a Reggia, Versailles era solo un casino di caccia in cui i reali si recavano per dilettarsi nello sport all’epoca di Luigi XIII: ereditata dal successivo Luigi, questo castello di mattoni e pietra venne ingrandito e vi furono annessi altri possedimenti; fu l’architetto Louis Le Vau ad iniziare una primissima ristrutturazione per trasformare il complesso in una vera e propria Reggia.

Così, anno dopo anno, Versailles si ingrandì e soprattutto si impreziosì di nuove ali, eleganti decorazioni interne, fontane, statue e i celebri giardini che la rendono famosa e riconosciuta in tutto il mondo.

Il palazzo – manifestazione estrema dell’opulenza e della ricchezza di un re che soleva dire che sul suo regno non tramontava mai il sole – si componeva di diversi ambienti oggi perfettamente conservati e davvero interessanti da scoprire durante una visita guidata di Versailles.

Il Palazzo: cosa visitare

All’interno del palazzo il percorso di visita è segnalato e obbligato, e si ripercorrono le principali aree del castello. Ma cosa visitare a Versailles? In primis il grande Appartamento del Re: si tratta di una suite composta di 7 ambienti dove si consumavano per lo più pratiche burocratiche come la firma di atti ufficiali e l’incontro con i vari cortigiani; c’era poi anche l’appartamento privato del re – chiamato le Petit Appartement du Roi- che conteneva invece le su stanze intime.

La Galleria degli Specchi – la Galerie des Glaces – è la sala più famosa della Reggia: con i suoi 73 metri di lunghezza e 10 di larghezza, le numerose finestre e le centinaia di specchi che la decoravano, l’ambiente lascia il visitatore senza fiato soprattutto per l’affaccio sui giardini. Si tratta di una galleria in pieno stile barocco collocata proprio nel corpo centrale del palazzo dove si celebravano le funzioni più disparate: è li che venne firmato il trattato di Versailles o venne proclamato l’impero tedesco, o in epoche più recenti fu il luogo di ricevimento in cui Charles de Gaulle accolse John Fitzgerald Kennedy.

Vi erano poi numerose altre stanze, tra cui gli appartamenti della Regina e quelli di altre importanti personaggi di corte – membri della famiglia o ospiti stabili del Re.

Poco lontano dal corpo centrale, poi, sorge la Tenuta di Trianon ad uso personale dei regnanti in pieno stile neoclassico e un angolo dal fascino bucolico e campagnolo ad uso della regina denominato Hameau de la Reine.

Il Giardino di Versailles

Sono 800 gli ettari di Giardino che circondano il meraviglioso palazzo: immensi, meravigliosi, curati e fonte di ispirazione per i palazzi reali di mezzo mondo!

Anch’esso comprende varie sezioni: la romantica Orangerie, l’elegante Grand Canal, i giardini alla francese, i 15 boschetti, le fontane e i giardini musicali sono senza ombra di dubbio un must durante la vista dei giardini di Versailles

Sebbene per visitare il complesso sia necessario essere muniti di biglietto, ci sono alcune parti del giardino che possono essere visitate a titolo gratuito, tranne nei momenti in cui si tengono i famosissimi spettacoli delle fontane e quelli musicali.

Come raggiungere Versailles da Parigi

L’immensa Reggia dista appena 15 km da Parigi e può essere comodamente raggiunta in poco più di mezzora in diversi modi, ecco quindi che pianificare come visitare Versailles non è affatto difficile. Si può, infatti, scegliere di arrivarci in metro: basta prendere la linea C della RER e scendere alla fermata Gare de Versailles Rive Gauche, che è la fermata più vicina alla reggia ad appena 10 minuti a piedi. Se avete acquistato un pass dedicato ai mezzi, il biglietto è compreso solo se l’abbonamento compre le zone 1-5 dal momento che la Reggia si trova in zona 4! Nel caso di biglietto singolo, invece, è raccomandabile acquistare direttamente sia l’andata che il ritorno del biglietto “Origine – Destination”onde evitare spiacevoli code al ritorno.

Altra alternativa è il treno SNCF; in questo caso sono due le stazioni in cui si può scendere, entrambe poste a 20 minuti a piedi dall’ingresso della Reggia: Versailles Chantiers o Versailles Rive Droite.

Altre informazioni pratiche: quanto dura una vista alla Reggia?

Può essere utile sapere che non esiste una durata standard della visita de Versailles: in linea di massima il palazzo può essere girato in circa un’ora e mezza mentre ci vorranno almeno due ore per visitarne i giardini.

Eppure, è bene contemplare l’intera giornata, arrotondando per eccesso la durata della visita di Versailles: si avrà così modo di vedere tutte le sezioni del giardino con calma, senza fretta godendo del profumo di fiori e del suono dell’acqua scrosciante delle fontane passeggiando lentamente nel meraviglioso ambiente che vi circonda.

Visitare Versailles: i prezzi

È possibile vistare la Reggia tutti i giorni dalle ore 9 alle 17.30 tranne il lunedì, il 1° Maggio, il 25 Dicembre e il 1° Gennaio – giorni di chiusura del complesso. Il prezzo del biglietto (aggiornato a giugno 2023) varia in base alla combinazione delle sezioni che si desidera visitare: si va dai 10 ai 25 euro a biglietto.

Può anche essere utile sapere che a partire dalle ore 15.00 sono di solito disponibili biglietti ridotti, per l’approssimarsi dell’orario di chiusura.

È possibile comprare i biglietti su internet o direttamente alla biglietteria in loco. L’opzione di acquisto anticipato permette di recarsi direttamente all’ingresso A – evitando di passare dalle casse – ma dovrete comunque sottoporvi ai controlli di sicurezza.

Alcuni consigli furbi per visitare al meglio Versailles

Versailles è tra le 10 principali attrazioni di Parigi, preparatevi quindi ad affrontare folla e fila con pazienza!

Può essere utile per abbattere i tempi di attesa, quindi, prenotare un ingresso saltacoda o una visita guidata ad orario stabilito. Sempre nell’ottica di ottimizzare i tempi, tenete presente anche che alcune sezioni del giardino sono collegate tra di loro da un trenino che passa ogni 15 minuti: il tempo di percorrenza a piedi altrimenti è di mezzora di passeggiata.

Versailles è un luogo particolarmente suggestivo anche per i più piccoli: la visita degli interni potrebbe però essere particolarmente pesante per loro, privilegiate l’esterno – dove è ammesso l’uso dei passeggini – o prenotate una visita guidata per famiglie. Tenete conto, infatti, che all’interno del Palazzo è vietato introdurre passeggini o i comodi zaini in cui portare sulle spalle i piccoli: potreste optare solo per una fascia, se il vostro bebè è ancora piccino!

Il biglietto, poi, è gratuito per i ragazzi al di sotto di 18 anni e per i cittadini europei al di sotto dei 26.

Infine, la Reggia è aperta a titolo gratuito la prima domenica di ogni mese: si tratta di giornate particolari, presumibilmente molto affollate in cui visitare il complesso potrebbe essere poco agevole.

Per quanto riguarda cibo e bevande, all’interno della Reggia si trovano vari punti ristoro e ristoranti, mentre è possibile fare dei picnic solo nella parte dei giardini fuori dal complesso, di fronte l’Orangerie. È, però, possibile portarvi il proprio amico a quattro zampe, purché sempre a guinzaglio!

Allora si va: scarpe comode, abbigliamento sportivo e uno zainetto per picnic appena fuori dai giardini!

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Ponte del 2 giugno a bordo dei treni storici che attraversano l’Italia

La Festa della Repubblica ci regala, quest’anno, un lungo weekend dal sapore estivo. Un’ottima occasione per programmare un viaggio tra le meraviglie d’Italia e godersi qualche giorno di relax, all’insegna della natura, del mare e delle città d’arte. Il modo migliore per farlo? Per esempio, a bordo di un convoglio d’epoca. Numerosi e per tutti i gusti sono gli appuntamenti dei prossimi giorni sui treni storici. Scopriamoli.

Da Nord a Sud Italia sui convogli d’epoca: si parte dal Veneto

Se desiderate approfittare del Ponte del 2 giugno per regalarvi gite fuori porta evitandovi lo stress del traffico e vivendo l’emozione di viaggiare su locomotive antiche, potete approfittare della iniziativa della Fondazione FS Italiane, che permette di riscoprire alcuni dei tesori più affascinanti del nostro Paese, da Nord a Sud, con la magia di un viaggio a bordo di splendidi convogli d’epoca.

Si parte dal Veneto, venerdì 2 giugno, proprio in occasione della Festa della Repubblica. Sarà possibile viaggiare su un treno storico a vapore dalla stazione di Carpanè Valstagna, nel comune di Valbrenta, in provincia di Vicenza, fino a Caldonazzo, attraversando l’affascinante territorio della Valsugana, modellato dallo scorrere millenario del fiume Brenta, tra immense distese di meleti in fiore. La partenza è prevista alle ore 8.05.

Sabato 3 giugno, i viaggi in Piemonte e Abruzzo

In Piemonte, tenetevi pronti a partire alle ore 9 dalla stazione di Torino Porta Nuova, per raggiungere a bordo del treno storico Canelli, uno dei principali centri della Valle Belbo, in provincia di Asti, e capitale dello spumante italiano. Un vero viaggio indietro nel tempo, che sarà accompagnato da degustazioni di amaretti tipici e dell’Asti Spumante.

In Abruzzo, l’appuntamento è alla stazione di Sulmona alle 9, con un treno storico diretto a Castel di Sangro che percorrerà la suggestiva Ferrovia dei Parchi, nota anche come Transiberiana d’Italia. Giunti a destinazione, i viaggiatori potranno immergersi nel patrimonio naturalistico e faunistico di una delle zone montane più caratteristiche del nostro Belpaese. Sono previste due corse, nelle giornate di sabato 3 e domenica 4 giugno.

Domenica 4 giugno: Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Campania

In Friuli-Venezia Giulia è in programma il treno delle città Unesco sull’itinerario Trieste Centrale – Palmanova – Udine e Cividale del Friuli, con partenza prevista alle ore 8.20. Un viaggio alla scoperta dei bellissimi siti culturali e delle città – fortezza Patrimonio UNESCO, promosso dalla Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia,

L’appuntamento in Lombardia con il treno storico è, invece, alle ore 7.50. Si viaggia a tutto vapore dalla stazione di Milano Centrale a Lecco attraversando la verde Brianza. Giunti a destinazione, i passeggeri potranno poi salire a bordo di un piroscafo storico, per raggiungere le splendide località turistiche che si affacciano sul lago. L’iniziativa è promossa dall’Assessorato ai trasporti e alla mobilità sostenibile della Regione Lombardia in collaborazione con Ferrovie Nord Milano.

Infine, in Campania sono ben due gli itinerari in treno storico in programma. Con Irpinia Express (partenza prevista alle ore 8.30) si potrà viaggiare a bordo di un treno turistico da Avellino a Conza-Andretta-Cairano, lungo i binari senza tempo della linea Avellino-Rocchetta, alla scoperta dei caratteristici borghi della verde Irpinia. In alternativa, si può optare per un viaggio a bordo dell’Archeotreno Express, il treno storico che congiunge  Napoli a Pompei, consentendo ai viaggiatori di raggiungere il celebre Parco Archeologico, che regala scoperte uniche. Per questa seconda tratta, la partenza è prevista alle ore 9.55.

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Pompei stupisce ancora: cosa è emerso dai nuovi scavi

Pompei continua a stupire, e ogni scavo porta alla luce frammenti di un passato sommerso che ci aiutano a ricostruire e comprendere la vita che scorreva nella città antica oltre due millenni fa. La nuova campagna, ripresa dopo più di un secolo in un’area finora inesplorata, ha restituito le prime sorprese.

Pompei regala una nuova scoperta

Lo scorso febbraio sono state avviate nuove indagini nella cosiddetta Regio IX di Pompei – uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito – in un’area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio, dove nel 1888 venne già iniziata una attività di indagine presto interrotta. La nuova campagna di scavo lungo Via Nola, in un’area che finora non era stata ancora esplorata, ha portato alla luce, a distanza di oltre un secolo, due case ad atrio costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive.

Nello specifico, si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti, e di un panificio con il forno, gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione e la creazione dei prodotti alimentari da distribuire in città. In questi ultimi ambienti sono affiorati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione, tre pompeiani che si erano rifugiati in cerca di salvezza, trovando purtroppo la morte sotto i crolli dei solai.

Dalle prime indagini antropologiche è emerso che si tratterebbe di due individui adulti, probabilmente donne sulla base delle prime analisi, e di un bambino di età intorno ai 3-4 anni. I resti sono stati ritrovati in un ambiente già scavato in precedenza, dove erano rimasti solamente 40 centimetri di stratigrafia intatta. Gli scheletri erano sul pavimento e, oltre alle evidenze di importanti processi di assestamento postmortem, mostrano una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell’eruzione Pliniana del 79 d.C. a Pompei.

Nell’atrio dell’abitazione con forno annesso, sono riemersi due cubicoli affrescati con scene del mito: Poseidone e Amimone nel primo, Apollo e Dafne nel secondo. Nel primo dei due ambienti si conservano, invece, le tracce del mobilio carbonizzato a causa di un incendio che si sviluppò durante la catastrofe. Solo pochi giorni prima, nel corso di un’altra campagna di scavi, erano riemersi gli scheletri di due uomini, probabilmente adulti di circa 50 anni, trovati riversi su un lato all’interno di un ambiente di servizio di un’antica domus.

Migliorare la conservazione e acquisire nuovi dati archeologici

L’impostazione del nuovo scavo, ubicato nell’Insula 10 della Regio IX, è la stessa già attuata nello scavo della Regio V durante gli anni 2018-2020 che, sotto la direzione dell’allora direttore, Massimo Osanna, ha visto emergere la casa di Orione, la casa con Giardino e il Thermopolium.

L’obiettivo dei nuovi scavi è migliorare la conservazione, rimodulando il fronte di scavo, e acquisire nuovi dati archeologici, grazie all’impiego di diverse professionalità, tra cui archeologi, archeobotanici, vulcanologi, sismologi, numismatici, oltre ad architetti, ingegneri e geologi. La scoperta di questi giorni è solo l’ultimo di una serie di ritrovamenti incredibili a Pompei.

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La misteriosa necropoli bosniaca che incanta il mondo

La Bosnia ed Erzegovina, un territorio immerso nella natura dei Balcani, è un Paese che pullula di straordinarie città antiche, mare cristallino che bagna spiagge paradisiache e maestose cime incontaminate. Non mancano di certo le campagne, che anzi costudiscono un vero e proprio simbolo di questa terra: delle particolari lapidi che incantano il mondo.

La necropoli di Radimlja

La misteriosa necropoli bosniaca di cui vi vogliamo parlare si chiama Radimlja e si trova nei pressi di Stolac, la città più antica di tutto il Paese. Proprio qui sorgono ben 133 (c’è chi dice 135) particolari lapidi medievali disposte in diverse file. Guardandole si notano alcuni motivi geometrici, lune e stelle magistralmente incise su pietre bianche. Si tratta perciò di monumenti che custodiscono non solo quel che resta dei corpi di anime che un tempo hanno abitato questo mondo, ma anche centinaia di anni di storia di questo Paese.

Sono chiamate stećci e sono delle pietre tombali monolitiche che oggi rappresentano i monumenti più riconoscibili e, allo stesso tempo, enigmatici della Bosnia ed Erzegovina. In questa precisa necropoli ce ne sono poco più di un centinaio, ma in realtà in tutta l’estensione del Paese se ne contano più o meno 60.000.

Da secoli colpiscono storici e viaggiatori, ma al contempo sono anche simbolo di orgoglio nazionale e identità tra la popolazione multietnica della Bosnia.

Necropoli di Radimlja

Fonte: iStock

Alcune tombe della necropoli di Radimlja

La storia degli stećci

I primi stećci, che è giusto specificare che sono presenti anche in alcune zone delle odierne Croazia, Montenegro e Serbia, sono iniziati a comparire su prati e colline verdi nel corso dell’XI secolo. Hanno poi raggiunto la massima diffusione nel XIV e XV secolo, prima di scomparire del tutto sotto la dominazione ottomana.

La loro origine è incerta: c’è chi sostiene che siano state edificate dei valacchi, ovvero i discendenti delle popolazioni che furono romanizzate tra il primo e il sesto secolo nei Balcani e nel bacino del basso Danubio, mentre altri ritengono che facciano riferimento a una tradizione della chiesa bosniaca per fedeli, sia cattolici che ortodossi.

Pochissime certezze si hanno anche sui defunti che vi si seppellivano e sul significato dei messaggi simbolici incisi su queste misteriose pietre sepolcrali. Quel che è certo è che ci sono anche rappresentazioni della vita bosniaca durante il periodo di riferimento, quindi il Medioevo.

Alcuni di questi stećci mostrano iscrizioni in cirillico contenenti informazioni sul defunto, così come osservazioni filosofiche. Inoltre, data l’importanza del loro significato storico e culturale, gli stećci sono stati iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco per il loro “eccezionale valore universale”.

Caratteristiche

Presso la necropoli di Radimlja, al momento attuale, si contano ben nove tipi diversi di stećci: 36 lastre, 1 lastra con piedistallo, 27 cassapanche, 24 cassapanche con piedistallo, 4 cassapanche alte, 5 cassapanche alte con piedistallo, 2 sarcofagi, 31 sarcofagi con piedistallo e 3 cruciformi.

Mentre nelle vicinanze di questo antico cimitero sono presenti anche alcuni tumuli illirici che stanno ad indicare che, molto probabilmente, questo luogo venisse utilizzato già da tempi remoti come eterna dimora per i morti. Una tradizione che è stata poi continuata, tanto che alcuni scavi condotti negli anni ’60 hanno rivelato altre tombe a una profondità di 120–135 centimetri. Le analisi effettuate sui corpi hanno invece fatto emergere che erano persone piuttosto alte e con un torace ben sviluppato.

Quasi la metà delle pietre è ancora – e per fortuna – decorata. Gli ornamenti utilizzati includono linee curve con trifoglio, zigzag plastici, cerchi radiali, rosette, raffigurazioni di cerchi plastici, grappoli, aste a forma di lettera T e curve a spirale.

Le rappresentazioni figurative possono invece essere suddivise in quelle di figure maschili, con la mano destra alzata, e scene di caccia, tornei cavallereschi ed elementi di idee pagane e cristiane.

Tra le altre cose, queste misteriose lapidi sono fatte di pietra calcare bianca come il latte tagliata dalla collina di Ošanići, che è stata poi affilata a trasferita nella necropoli per i lavori finali e per inserire le varie decorazioni del caso.

Radimlja, decorazioni lapidi

Fonte: iStock

Dettagli delle lapidi di Radimlja

Le altre necropoli

La necropoli di Radimlja è senza ombra di dubbio quella meglio conservata di tutto il Paese grazie alle sue lapidi decorate risalenti al 1480. Ma la verità è che nelle campagne bosniache sono presenti altri interessanti stećci. È il caso della necropoli di Boljuni che, nei fatti, ne conserva persino di più: ben 274.

Poi ancora a 100 chilometri verso nord, negli emozionanti altopiani del Parco naturale di Blidinje e nel lago alpino di Blidinje, c’è la necropoli di Dugo polje che conta approssimativamente 150 pietre tombali.

Cosa vedere a Stolac

Visitare gli stećci è anche un’ottima occasione per conoscere la città di Stolac. Come vi accennavamo in precedenza, è la più antica di tutta la Bosnia ed Erzegovina tanto che mostra tracce di popolamento di ben 15.000 anni fa. Ciò vuol dire che non mancano di certo i siti archeologici e di interesse storico e culturale da scoprire, oltre all’affascinante necropoli di Radimlja.

Nella Grotta di Badanji, per esempio, sono presenti incisioni rupestri che sono databili tra 12.000 e 16.000 anni a.C., mentre in località Ošanići vengono ancora conservati i resti della cittadella di Daorson, un sito archeologico preistorico che risale al III secolo a.C., dove sopravvivono antichi edifici, statue e sculture in pietra e anche un’area sacra.

Ma andando più in profondità, si scopre che a Stolac vale la pena visitare il Monastero di Blagaj – situato a soli 3 chilometri a sud della città – che è uno dei complessi religiosi più antichi e meglio conservati di tutto il Paese. È stato costruito nel XVI secolo ed è circondato da una natura rigogliosa che regala al visitatore un panorama più che emozionante.

C’è poi il Lago Radimlja, un bacino d’acqua di origine glaciale, dove per merito della ricca vegetazione è possibile dedicarsi al relax, un magnifico ambiente dove regna un’atmosfera pregna di pace e tranquillità.

Infine la Grotta di Vjetrenica che è una delle più grandi grotte carsiche della Bosnia ed Erzegovina, ma anche la più ricca di biodiversità sotterranea al mondo.

Tutto questo senza dimenticare che Stolac è un importante centro culturale che vanta numerosi edifici storici e monumenti, così come è un centro commerciale pieno di negozi, bar e ristoranti. Infine, questa deliziosa città bosniaca è anche patria di un bellissimo paesaggio naturale impreziosito da alcune delle più suggestive spiagge della zona.

Non resta che organizzare un viaggio in Bosnia ed Erzegovina alla scoperta della necropoli di Radimlja e dei suoi eccezionali dintorni.

Stolac, cosa vedere

Fonte: iStock

Veduta di Stolac
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Sott’acqua si nasconde un’antica strada: la scoperta sensazionale

Se è vero che sotto terra si celano ancora tesori preziosissimi e tutti da scoprire, cosa si nasconde nelle profondità del mare? Gli archeologi hanno appena trovato qualcosa di inaspettato al largo delle coste della Croazia, durante una missione volta ad esplorare gli antichi resti di un villaggio sommerso, appartenenti ad una civiltà perduta.

Croazia, trovata una strada sommersa

Questa volta è stato il mare Adriatico a fare da scenario ad un’incredibile scoperta archeologica: sott’acqua è stata trovata un’antica strada, costruita probabilmente più di 7.000 anni fa. Il ritrovamento è avvenuto in maniera del tutto casuale. Proprio qui, sul sito della baia di Soline (situata lungo la costa dell’isola di Korčula), un paio d’anno fa due docenti universitari si erano imbattuti in ciò che resta di un villaggio ormai sommerso da millenni. Secondo le prime analisi, durante le quali si è usato anche il metodo della datazione al radiocarbonio, le rovine risalirebbero al 4.900 a.C.

Nelle scorse settimane, alcuni ricercatori dell’Università di Zara, in Croazia, hanno dato il via ad una missione subacquea con l’obiettivo di trovare nuovi reperti appartenuti al villaggio, così da poter fare luce sul suo passato e sui suoi abitanti. Nel corso della ricognizione sottomarina, il sorprendente ritrovamento: la strada, lastricata in pietra, è stata ritrovata a circa 5 metri di profondità nelle vicinanze dei resti sommersi del villaggio, nascosta tra depositi di sedimenti e alghe. Questo passaggio, largo 4 metri e dall’aspetto piuttosto stabile, collegava probabilmente l’isola di Korčula all’insediamento rinvenuto nelle profondità marine nel 2021.

L’antica civiltà Hvar

“Nel corso della ricerca archeologica sottomarina presso il sito neolitico sommerso di Soline, sull’isola di Korčula, gli archeologi hanno trovato dei resti che li hanno sorpresi” – si legge nel comunicato social diffuso dall’Università di Zara – “In particolare, sotto gli strati di fango marino, hanno scoperto una strada che collegava l’insediamento preistorico sommerso degli Hvar con la costa dell’isola di Korčula”. Secondo gli esperti, dunque, saremmo davanti alle tracce dell’antichissima civiltà Hvar, caratterizzata da una forte inclinazione alla cultura marittima.

Probabilmente, questa popolazione aveva trovato lungo le coste croate il luogo ideale dove stabilire il loro villaggio, grazie anche ad un clima mite, ad una terra fertile, ricca di vegetazione e di fauna, e ad acque abbondantemente pescose. Ed è impressionante pensare che gli abitanti percorrevano abitualmente l’antica strada, ora sommersa, già 7.000 anni fa. Il team di ricerca, guidato dal professor Mate Parica, continuerà le sue indagini sui resti appena ritrovati, per poter ricostruire il più dettagliatamente possibile la storia della civiltà Hvar.

Gli esperti preleveranno alcuni frammenti delle lastre di pietra per poterli studiare in laboratorio, procedendo nel contempo con analisi più approfondite – tra cui la già citata datazione al radiocarbonio. Il tutto nel rispetto di un sito archeologico sommerso preziosissimo, che può raccontarci qualcosa di sensazionale. Intanto ha già avuto inizio lo studio accurato dei reperti trovati sott’acqua: lame di selce, asce di pietra, frammenti di macine e rudimentali strumenti utilizzati per cacciare e per pescare sono stati trasferiti in laboratorio, per scoprire qualcosa in più su una civiltà che fino ad oggi era considerata perduta.

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In Egitto esiste una piramide “piegata”: ecco spiegato il mistero

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti e dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che, all’apparenza, sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono il fiato, senza l’utilizzo delle tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur, a una quarantina di chilometri da Giza.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere, la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali. Ma com’è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno, infatti, non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che, a distanza di secoli, contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanerne affascinati, ammirando la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti, recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

I visitatori possono scendere nel corridoio lungo 79 metri che conduce ai 23 metri di profondità della camera sotterranea, ammirando il cuore di una costruzione antichissima e decisamente sui generis, dal momento che nello skyline egiziano non esiste nulla di simile.

Entrare in questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata
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Vulci regala un’altra scoperta straordinaria

Un’altra pagina della storia del popolo etrusco si celava dietro una porta fatta di blocchi di tufo a Vulci, il famoso Parco naturalistico archeologico immerso nella Maremma laziale, che regala sempre incredibili sorprese. La campagna di scavo ha riportato alla luce una tomba rimasta nascosta per più di 2.500 anni. Una scoperta straordinaria per tanti motivi.

Scoperta a Vulci una tomba intatta del VI secolo a.C.

A Vulci, antica città etrusca nel territorio di Canino e di Montalto di Castro, a pochi chilometri da Viterbo, un’accurata campagna di scavo archeologico ha riportato alla luce una tomba intatta, risalente al VI secolo a.C. Una scoperta che ha dell’incredibile, considerando che l’ambiente è rimasto inviolato fino a oggi, scampata persino alle grinfie dei tombaroli.

Stando a quanto hanno svelato i reperti che si nascondevano dietro due pesanti lastre di tufo, si tratterebbe della sepoltura di una donna di classe medio-agiata. Gli archeologi sono arrivati a questa conclusione a un primo esame del corredo funerario della tomba a camera, in cui è presente una fuseruola, un oggetto utilizzato per filare i tessuti, ma anche decine di vasi, anfore e bicchieri.

Vulci tomba vasellame

Fonte: Carlo Casi

Anfore e vasi rinvenuti nella tomba appartenente a una donna

Tra i reperti rinvenuti, spicca un braciere in bronzo che conserva ancora i carboni e lo spiedo in ferro dove erano infilzate le carni arrostite di un pasto mai consumato. Gli archeologi sono al lavoro per recuperare gli oggetti contenuti nella tomba e inviarli in laboratorio, così da studiarli accuratamente e sottoporli al restauro. L’ambiente sepolcrale appena scoperto consentirà di aggiungere un altro tassello nello studio dei legami tra le famiglie sepolte nelle necropoli dell’antichissima città etrusca di Vulci.

“Puntare sulla ricerca quale elemento fondamentale della valorizzazione come il Parco Archeologico di Vulci sta facendo da qualche anno sta cominciando a dare i suoi frutti e anche la scoperta odierna ne è frutto è tangibile testimonianza”, ha raccontato a SiViaggia Carlo Casi, direttore scientifico del Parco archeologico di Vulci.  “È tutto dovuto alla stringente collaborazione tra la Soprintendenza, la Regione Lazio, il Comune di Montalto di Castro e la Fondazione Vulci”, spiega Casi.

Vulci tomba

Fonte: Carlo Casi

Il braciere in bronzo rinvenuto nella sepoltura

Un parco archeologico che regala scoperte sorprendenti

Il parco archeologico più grande dell’Etruria meridionale non finisce mai di sorprendere. Questa è, infatti, solo l’ultima delle scoperte che ha regalato Vulci. Dal 1° luglio dello scorso anno, data d’inizio della nuova campagna di scavi a Poggio delle Urne, sono state riportate alla luce ben 88 tombe a pozzetto e un’urna cineraria a capanna risalente al IX secolo a.C. Nell’ottobre del 2022, è avvenuta una scoperta record: sono emersi degli scheletri ben conservati risalenti a circa 2.900 anni fa. Rappresentano qualcosa di davvero unico, secondo gli esperti.

Nel 2021, gli scavi hanno portato alla luce tre urne funerarie della prima Età del Ferro, come vi abbiamo raccontato qui. Le tombe, rinvenute in una zona isolata del parco, su una collinetta del versante Est della necropoli di Poggetto Mengarelli, risultavano perfettamente conservate.

Un’altra scoperta sensazionale risale al 2020, nella necropoli di Poggetto Mengarelli, dove è stata rinvenuta la tomba di un bambino appartenente a una famiglia aristocratica di origine etrusca risalente a 2.700 anni fa. All’interno del sarcofago è emerso un ricco corredo funerario. Il pezzo di maggiore rilievo è un’anfora di argilla con motivi geometrici che ha delle decorazioni soprelevate nella parte alta a forma di piccole brocche. “Una decorazione rarissima, di cui esistono pochissimi pezzi simili, uno dei quali è conservato al Louvre di Parigi”, ha commentato Carlo Casi, intervistato da SiViaggia.

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In questa città il centro storico si trova in cima a una collina

Di città particolari il mondo è pieno. Ci sono quelle costruite su speroni tufacei che si sfaldano giorno dopo giorno, quelle che hanno forme che ricordano stelle o graziosi animali, e altre ancora che sono completamente colorate. Insomma, la fantasia dell’essere umano è in grado di realizzare qualsiasi cosa. Come questa peculiare città, il cui centro storico si trova sulla sommità di una collina.

Benvenuti a Laon

La città in questione si chiama Laon ed è un bellissimo comune francese che si trova nella regione dell’Alta Francia. Dalle origini medievali, può vantare di essere stata persino la musa di Victor Hugo, scrittore francese che più volte ha sottolineato la bellezza di questa località.

Seppur di contenute dimensioni, questa preziosa cittadina si rivela il posto perfetto per quei viaggiatori che che sono a caccia di meraviglie architettoniche pregne di storia e cultura. Ma non solo: si presta anche per l’avventura. Basta allontanarsi dal centro storico per scoprire una serie di sentieri in cui praticare escursioni a piedi o in bicicletta. Del resto si trova nei pressi del nel Parco Naturale della Montagna di Reims, con vigneti e foreste a perdita d’occhio, e il Parco Naturale di l’Oise-Aisne, che si sviluppa tra villaggi tipici e un ambiente naturale florido e importante.

Cosa vedere in città

Come vi abbiamo accennato in precedenza, il centro storico di Laon è stato edificato sui profili di una collina. Edifici civili e religiosi qui sono protetti da ben sette chilometri di mura in cui sono contenuti monumenti di inestimabile valore. Uno di questi è la sua eccezionale Cattedrale Gotica dove svettano cinque imponenti ed eleganti torri.

Si trova proprio sulla punta della collina e sfoggia dei portali con timpani scolpiti e anche delle particolari sculture di buoi a grandezza naturale. Il motivo della presenza di queste singolari statue è molto semplice: sono ispirate a un’antica leggenda locale. Salendo sul campanile, invece, avrete l’occasione di godere di uno dei panorami più affascinanti di tutta la città.

Continuando la passeggiata solcherete deliziose stradine medievali, osserverete monumenti di un tempo che fu e tanti edifici che vi lasceranno senza fiato. Siamo abbastanza certi che ad attirare la vostra attenzione saranno l’attuale Palazzo di Giustizia, l’antico ospedale maggiore del XII secolo e la cappella romanica dei Templari.

Come tutte le migliori città fortificate, non potrete non imbattevi in maestose porte che da queste parti sono tutte chiamate Porte d’Ardon. In totale sono e sono una più invitante dell’altra.

Le Chemin des Dames, invece, vi riporterà ai tempi della drammatica Grande Guerra, ma al contempo vi permetterà di scovare alcune delle più suggestive vedute della campagna circostante.

Degna di nota è anche l’Abbazia di Saint Martin che, oltre a essere un luogo di culto e di attività culturali, protegge gelosamente alcune opere in legno e un particolare presepe del XIV secolo.

Poi ancora la Place du Parvis, un meraviglioso spazio dalla forma di un pentagono, in cui si affaccia la Cattedrale della città. Il punto perfetto non solo per farsi un’idea del maestoso centro storico, ma anche per fare una pausa grazie ai tanti ristoranti e bar presenti in cui entrare in stretto contatto con l’atmosfera locale.

Infine un po’ di cultura presso il Museo d’Arte e Archeologia dove osservare numerosi reperti archeologici, dipinti e sculture di artisti oltralpe, ma anche italiani, fiamminghi e olandesi.

Insomma, tra storia in ogni angolo e panorami che sanno emozionare, Leon merita certamente una visita.

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I segreti della piramide di Djoser, la più antica d’Egitto

La piramide di Djoser, o piramide ‘a gradoni‘ di Saqqara, è la più antica d’Egitto. Si trova a una trentina chilometri a Sud del Cairo e una ventina dalle piramidi di Giza. La piramide del faraone Djoser è la prima struttura di cemento completa esistente al mondo. Costruita dall’architetto Imhotep, uno dei più importanti d’Egitto nonché il primo architetto della storia, sepolto nella piramide insieme al faraone Djoser, conta ben 4700 anni.

Per 90 anni è stata chiusa, ma dopo un lungo restauro, iniziato nel 2006, interrotto nel 2011 e ripreso due anni dopo, è stata riaperta solo nel 2020. I restauri hanno riguardato la facciata esterna, le scalinate dei due ingressi, i corridoi interni che portano alla camera funeraria e il sarcofago in pietra. Oggi la piramide di Djoser si può visitare.

La scoperta più importante d’Egitto

A scoprirla fu nel 1818 lo svizzero Heinrich Menu von Minutoli, ma fu un italiano, l’egittologo Girolamo Segato tre anni dopo a entrare per la prima volta nella piramide e a raggiungere la camera sepolcrale, dove trovò un sarcofago di granito rosso vuoto. La tomba, infatti, era già stata violata. Gli unici ritrovamenti furono un pezzo di mummia, una maschera funeraria, un paio di sandali dorati, frammenti di vasi e un contenitore con sigilli originali con del liquido denso ed oleoso. Tutti i reperti, però, andarono persi quando la nave che li trasportava affondò nel Mare del Nord. Solo nel XX secolo si realizzò l’esplorazione della piramide e la ricostruzione di parte del complesso funerario di Djoser.

La piramide e la necropoli di Saqqara

L’altezza della piramide supera i 60 metri (in origine era molto più alta) ed è larga oltre cento metri, ma tutta la necropoli si estende su una superficie di circa 15 ettari, che comprende anche 211 bastioni e 14 false porte. L’ingresso vero e proprio è solo uno ed è situato vicino all’angolo di Sud-Est che garantisce l’accesso al corridoio dove inizia il colonnato. Originariamente era rivestito da blocchi calcarei di Tura.

Intorno alla piramide si trova una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative. La piramide si innalza in sei mastabe (tombe a base rettangolare) decrescenti. Le mastabe, costruite l’una sull’altra, mostrano come il progetto sia stato modificato in itinere.

La piramide di Djoser è la principale attrazione della necropoli di Saqqara che ospita molti complessi funerari di varie dinastie. Tra le principali, le Tombe Arcaiche della I dinastia, il sepolcro dei tori Apis, la tomba del faraone Horemheb della XVIII dinastia e i complessi dei re Pepi I, Pepi II, della VI dinastia, e Ibi dell’VIII dinastia.

Saqqara viene da alcuni ritenuta anche più significativa rispetto alla necropoli di Giza dal punto di vista archeologico. Questo enorme sito, infatti, ospita le tombe di epoca di poco antecedente all’antico Regno fino a quelle del periodo greco.