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Valvasone Arzene, il borgo friulano in cui si rivive il medioevo

È un vero e proprio tuffo nel Medioevo, una delle rievocazioni di fine estate più attese del Friuli Venezia Giulia, la ricostruzione storica che trasporta, per tre giornate, Valvasone Arzene, tra i Borghi Più Belli d’Italia, nell’atmosfera di un tempo che fu.

Anche quest’anno, dal 2 al 4 settembre, torna Medioevo a Valvasone, per ricreare la storia, i fasti e gli avvenimenti che hanno contribuito alla crescita urbana.

Una delle rievocazioni storiche più dettagliate e belle di sempre

“Medioevo a Valvasone” vanta una ricostruzione storica tra le più curate del genere e si contraddistingue per la grande attenzione al dettaglio in linea con la fedele riproduzione di abiti, suoni, modalità e ambientazioni: trovarsi qui nei giorni della festa significa davvero fare un salto indietro nei secoli tra alchimisti, damigelle, cavalieri, dame, sbandieratori, giullari, artigiani e tabernae.

Durante il giorno, le stradine impreziosite da bandiere risuonano della magia del mercato e del lavorio degli artigiani che, per davvero, mostrano l’abilità della creazione manuale per momenti di svago ma anche di didattica per grandi e piccoli: sono orafi, sarti, tessitori, fabbri che realizzano gli oggetti con pazienza, attenzione e i metodi di un tempo in maniera assolutamente artigianale e che giungono qui da tutta Italia.

Di notte, è la luce delle fiaccole a illuminare Valvasone Arzene mentre intorno risuonano i passi ritmati delle guardie: tutto è riprodotto seguendo una fedele ricostruzione storica con angoli anticati, abiti, strumenti musicali e tamburini in un autentico “teatro a cielo aperto” dove si intrecciano storie, miti, leggende e fiabe.

Ogni anno, inoltre, è previsto un tema differente e originale che contribuisce a raccontare in modo sempre nuovo tutta la magia del borgo e il fascino del suo passato: è il Teatro dei Misteri, la rappresentazione di piazza che per il 2022 si ispira alla Vita Nova di Dante.
Dopo il periodo di smarrimento a seguito della morte di Beatrice nel 1290, il Sommo Poeta raccolse le sue liriche più significative proprio nella Vita Nova, segno di un rinnovamento spirituale arrivato grazie a un amore altissimo ed eccezionale.

Non manca poi uno degli appuntamenti più apprezzati, La Fiabesca Cena Medievale, banchetto a tema nel chiostro del convento, illuminato dall’affascinante chiarore di centinaia di candele: i piatti vengono preparati secondo ricette originali dell’epoca, le posate sono in legno e i piatti sostituti con scodelle di pane.
È il momento ideale per sognare, in cui i visitatori hanno la possibilità di pasteggiare insieme ai signori apprezzando gli intrattenimenti e gli spettacoli che si svolgevano durante i banchetti nobiliari.

Infine, ogni anno, la rievocazione è dedicata a una leggenda, un eroe, un mito o una favola: in quest’occasione, la figura scelta è quella dell’Imago, lo specchio che riflette la storia del borgo e di trent’anni di eventi, lo spazio del ricordo, la festa, l’allegoria della buona vita.

Informazioni pratiche per godersi la festa medievale

Valvasone festa

Fonte: Ph Emmeci74 – iStock

Rievocazione storica di Valvasone

Il grande e spettacolare evento, a cura del Grup Artistic Furlan con il sostegno del Comune di Valvasone Arzene e della Regione Friuli e l’entusiasta partecipazione degli abitanti, quest’anno si svolge dal 2 al 4 settembre.

È previsto un biglietto d’ingresso a prezzi modici e la prenotazione obbligatoria per la cena medievale (a pagamento).

Il borgo si raggiunge in auto da Pordenone, seguendo la SS Pontebbana – Pordenone – Udine fino a raggiungere Casarsa della Delizia e svoltare a sinistra per Valvasone Arzene.
In treno, la stazione più vicina è quella di Pordenone da cui si prosegue in pullman.

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Una sensazionale scoperta in Italia riscrive la storia

A pochi chilometri dalla costa tirrenica, c’è un luogo che, a distanza di secoli, continua a stupire. Siamo a Vulci, nel Comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, sede di scavi archeologici di un’antica città etrusca.

Là dove il lavoro degli archeologi non s’interrompe mai le soddisfazioni sono tante. Alcune a dir poco eccezionali.

Ed è proprio l’ultima avvenuta in queste ore a esserlo in particolare. Durante i recenti scavi è infatti emersa una grandissima scoperta.

“Siamo seduti su una miniera d’oro”, aveva dichiarato Carlo Casi, direttore del parco di Vulci, in occasione di una recente scoperta. “Qui sotto c’è una città che esisteva sei-sette secoli prima di Roma, ci sono centinaia di ettari di necropoli, quasi tutti inesplorati”.

Ma non si tratta di una tomba quella che è appena stata scoperta, bensì di qualcosa ancora più importante: di un tempio.

Il Tempio di Minerva

Durante i recenti scavi è venuto alla luce un vero e proprio tempio dedicato a Minerva, risalente al VI secolo a.C., identificata come dea della saggezza per gli Etruschi e poi i Romani.

La prima sensazione di aver rinvenuto qualcosa di eccezionale lo aveva avuto il team che stava effettuando gli scavi dopo aver esplorato una zona del parco di Vulci con l’impiego di un georadar, una sorta di “occhio” in grado di andare in profondità. Tramite questo strumento erano infatti riusciti a individuare delle strutture murarie molto grandi, di circa 43 metri per lato.

Gli scavi che ne sono seguiti hanno di fatto confermato la presenza di un tempio monumentale finora sconosciuto, e il ritrovamento è eccezionale. Finora, l’edificio più grande rinvenuto a Vulci è stato il Tempio grande, che misura 36,4 X 24,6 metri.

A confermare che il tempio sia dedicato al culto di Minerva è lo stesso Casi che, in occasione di precedenti scavi, aveva individuato un’iscrizione che non lasciava dubbi: “Mener(vas)”.

Inoltre, già si fanno ipotesi sulla struttura del tempio che sarà prestro liberato dalla terra e che ancora si sta scavando: il tempio sarebbe stato completamente circondato da colonne, quattro sui lati corti e sei su quelli lunghi. Non ci resta che attendere la fine del meticoloso lavoro degli archeologi del parco di Vulci.

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Viaggio tra i vulcani di fango delle Salse di Nirano

Paesaggi dal fascino lunare, nati da un fenomeno geologico unico. La Via dei Vulcani di Fango è un vero e proprio percorso emozionale che porta alla scoperta di affascinanti borghi, dimore storiche, siti archeologici e una natura sorprendente.

Il sentiero si snoda per oltre 60 km attraverso il territorio di sei comuni – Fiorano Modenese, Maranello, Sassuolo, Scandiano, Castellarano e Viano – e due province, toccando oltre 50 luoghi di interesse, legati dalle formazioni argillose chiamate ‘salse’, che rappresentano un unicum a livello scientifico, geologico e botanico. Una destinazione senz’altro da scoprire per chi visita l’Emilia-Romagna.

La Via dei Vulcani di Fango

I cosiddetti ‘vulcani di fango’ sono prodotti dalla risalita in superficie di acqua salata e fangosa mista ad idrocarburi gassosi e liquidi che, venendo in superficie, stemperano le argille dando luogo alle tipiche formazioni a cono o polla, a seconda della densità del fango. Un fenomeno noto sin dall’antichità, come dimostrano diversi ritrovamenti archeologici in zona, e studiato da celebri scienziati del passato, con osservazioni anche molto fantasiose.

Il nome ‘salsa’ (dal latino ‘salsus’) deriva dall’alto contenuto di sale delle acque fossili, ricordo del mare che fino ad un milione di anni fa occupava l’attuale Pianura Padana. Sale che rende particolarmente inospitali e aridi i terreni attorno, tanto che le sole piante che qui possono sopravvivere sono graminacee come la Puccinellia fasciculata, diffuse nei litorali costieri. Le salse vengono considerate fenomeni “pseudovulcanici”, in quanto hanno caratteristiche simili ai vulcani, ma hanno origini completamente diverse, non essendo collegate al magma ed essendo assolutamente fredde.

La Riserva Naturale Salse di Nirano

Istituita nel 1982, la Riserva Naturale delle Salse di Nirano tutela il più vasto e peculiare complesso di “salse” della regione e, con quello di Aragona (Agrigento), il più importante d’Italia e uno tra i più complessi d’Europa. Si estende su circa 200 ettari nel territorio comunale di Fiorano Modenese, tra i corsi d’acqua Fossa e Chianca, sulle prime pendici dell’Appenino Modenese. Di minore estensione, ma non meno affascinanti e spettacolari, sono le salse situate nei comuni di Maranello (località Puianello), Sassuolo (località Montegibbio) e Viano (località Regnano e Casola Querciola).

Parte dell’Ente Parchi dell’Emilia Centrale, la Riserva è una delle principali tappe della Via dei Vulcani di Fango. Con la sua rete di 13 sentieri attrezzati e percorsi didattici aperti a tutti, anche a disabili e ipovedenti, il Centro visite Cà Tassi, sede anche del Ceas Pedecollinare, l’Ecomuseo Cà Rossa e il Campo catalogo delle cultivar antiche, accoglie circa 70.000 visitatori all’anno.

Alla scoperta del borgo di Fiorano

Una volta qui, vale la pensa visitare il borgo storico di Fiorano, partendo dal Santuario della Beata Vergine in piazzale Giovanni Paolo II, dove è visibile un’area archeologica all’aperto che conserva i resti murari di un ambiente interrato dello scomparso castello di Fiorano, che occupava un tempo la sommità del colle, distrutto nel Seicento per costruire il santuario.

Una piacevole passeggiata conduce tra le case dell’antico borgo detto “il Sasso”, lungo via Brascaglia che circonda il colle e via Bonincontro da Fiorano, dove si trova un edificio che conserva ancora le finestre decorate con formelle in terracotta, risalenti al Quattrocento.

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In Italia è stata scoperta una nuova necropoli

Sono già state numerosissime le scoperte archeologiche avvenute in Italia nel corso degli ultimi anni ma le sorprese non si fermano mai: durante gli scavi per la costruzione di nuovi edifici o nuove aree di complessi esistenti, spesso vengono alla luce reperti e rovine che arricchiscono il patrimonio storico e culturale del Paese.

È stato così anche per la recente scoperta di una piccola necropoli nel cuore di una grande città italiana.

A Napoli riemerge una necropoli romana

Celata da secoli nelle cavità dell’ospedale Asclalesi di Napoli, una piccola necropoli di epoca romana con tre o quattro sepolture (una delle quali forse di un bambino) è stata rinvenuta circa due settimane fa nel corso degli scavi per la realizzazione della nuova area di radioterapia.

Nel cortile del presidio di Forcella, a circa due metri di profondità, al di sotto di quella che era una cisterna d’acqua, gli operai hanno ritrovato un primo scheletro ma, con tutta probabilità, vi sono anche altre tombe tra cui una di dimensioni più piccole, il che fa pensare alla presenza di un bambino.

Siccome l’area è di interesse storico, i lavori erano eseguiti dagli archeologi della Soprintendenza che, non appena si sono trovati di fronte all’inaspettato ritrovamento, hanno dato il via agli studi previo controllo da parte dei Carabinieri per escludere che lo scheletro fosse riconducibile a circostanze differenti.

In seguito alle prime verifiche, i corpi sembrano risalire al periodo romano tardo-imperiale, in un lasso di tempo che va dal V al VI secolo d.C ma, per il momento, siamo nel campo delle ipotesi: prima di poter determinare la datazione corretta della necropoli dovranno essere esaminati anche i materiali presenti nelle tombe scavate nel terreno, prive di corredi o altro.

Quel che comunque è certo è che le sepolture sembrano molto più antiche rispetto alla costruzione del convento di Santa Maria Egiziaca all’Olmo: il convento fu edificato nel Trecento mentre l’ospedale Ascalesi risale al Seicento.

Nel periodo romano, l’area dove oggi sorge Forcella, zona del centro storico di Napoli tra i quartieri Pendino e San Lorenzo e tra Spaccanapoli e Corso Umberto I, aveva destinazione funeraria in quanto subito al di fuori della cinta urbana dell’antica Neapolis: qui trovavano posto anche sepolture monumentali.

Il primo scheletro della necropoli è stato rinvenuto a pochi metri di profondità ma ciò non stupisce gli archeologi poiché anche le Mura Greche sono vicine ai basoli (lastre di roccia) della pavimentazione stradale.

La parola all’esperta circa l’eccezionale ritrovamento

La dottoressa Giuliana Boenzi, funzionaria archeologa alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, ha sottolineato come la scoperta della necropoli sia di notevole importanza in quanto aggiunge ulteriori tasselli per approfondire la conoscenza dei luoghi e, in particolare, della zona su cui sorge l’ospedale Ascalesi dove, finora, non erano mai state messe in atto indagini archeologiche con il supporto della moderna tecnologia.

Infatti, oltre alle tombe, sarà di sicuro interesse l’analisi dei materiali dei livelli superiori poiché potranno raccontare qualcosa in più delle fasi più antiche del convento di Santa Maria Egiziaca all’Olmo di cui ancora oggi non si sa poi molto.

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Sensazionale nuova scoperta avvenuta in Italia

L’Italia è una terra ricca di tesori, molti dei quali ancora ben celati nel nostro sottosuolo. Strati e strati di storia che si sono sovrapposti nel corso dei secoli, tanto che basta scavare appena al di sotto della superficie per trovare una qualche meraviglia.

Ed è il caso di un piccolo borgo della Toscana, terra di Etruschi e di Romani, dove da anni proseguono – quasi – ininterrottamente scavi archeologici che riportano alla luce preziosi ritrovamenti.

Siamo a San Casciano dei Bagni in provincia di Siena dove sono state fatte delle nuove e sensazionali scoperte che fanno parte già della sesta campagna di scavi della zona.

I nuovi ritrovamenti

Nei mesi di giugno, luglio e anche ora che siamo ad agosto, la campagna di scavi effettuata presso il santuario Etrusco e Romano del Bagno Grande ha coronato, con le sue inattese ed eccezionali scoperte archeologiche, un percorso di ricerca lungo un anno.

Tra i tesori appena rinvenuti ci sono rappresentazioni di bronzo di organi anatomici, in particolare un orecchio, un utero e un pene dedicati alle divinità, circa 3mila monete antiche di fresco conio, resti di altari in travertino riemersi dal fango a cui gli Etruschi e i Romani affidavano le loro preghiere.

“Ma la vera sorpresa”, ha raccontato in anteprima all’Ansa Jacopo Tabolli, etruscologo dell’Università per stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico “è arrivata in queste ultime settimane con la scoperta delle reali dimensioni del santuario, che era stato degli Etruschi e che i Romani, nei primi secoli dell’Impero, vollero rifondare rendendolo monumentale”.

La scoperta ha quindi un valore “Eccezionale” scrive l’Ansa “al punto da ordinare alla zecca il conio di un tesoro di sfavillanti monete in argento, oricalco e bronzo destinate forse proprio alle offerte dell’Imperatore, per onorare quegli dei che dovevano vegliare sulla sua salute e su quella dei tanti notabili romani pronti ad affrontare il viaggio verso questo luogo sacro”. Si tratta di “Un contesto senza uguali in Italia e nel Mediterraneo antico”, affermaTabolli, “per le dimensioni dell’area del santuario, molto più grandi di quello che potevamo immaginare, con diversi edifici sacri, altari, piscine”.

È già in progetto la realizzazione di un museo interamente dedicato alle scoperte del Bagno Grande che sarà ospitato in un palazzo cinquecentesco del centro storico del borgo toscano dove saranno esposti i reperti già scavati e quelli che arriveranno in futuro.

Una zona d’”oro” per l’archeologia

Dalle analisi fisiche applicate, allo studio dei resti organici e archeometrici i ricercatori hanno scoperto, nel corso degli anni, l’eccezionalità del Bagno Grande di San Casciano, con le sue acque e i suoi tesori.

Come ogni estate, lo splendido borgo di San Casciano dei Bagni anche quest’anno si è popolato di studenti di archeologia provenienti da tutto il mondo. Tra le strade del paese, lungo i sentieri del territorio, dentro i magazzini del museo delle Stanze Cassianensi, ma soprattutto sul cantiere di scavo del Bagno Grande si sono mescolate lingue e culture diverse, tradizioni di ricerca e scavo differenti. Non solo archeologhe e archeologi dalle Università di Siena, Pisa, Firenze, Roma, Salerno, Lecce, Sassari, ma anche da Dublino, da Nicosia a Cipro, e poi da Leiden, fino a Buffalo negli Stati Uniti.

E, mentre si sono moltiplicate le esperienze di condivisione attorno al santuario Etrusco e Romano di San Casciano, così il cantiere di scavo in concessione dalla direzione generale del ministero della Cultura al Comune di San Casciano dei Bagni, si è ingrandito, abbracciando nuove parti del paesaggio archeologico antico attorno alle polle di acqua calda. E si sono moltiplicate le scoperte. “Oggi, sia pur ancora a metà del nostro cammino, siamo orgogliosi di mostrare i risultati ottenuti”, ha commentato il direttore di scavo Emanuele Mariotti che SiViaggia aveva intervistato quando furono fatte le prime scoperte e ci aveva spiegato che il sito di San Casciano era noto per essere “uno dei più importanti siti termali della Toscana”.

Le prime scoperte a San Casciano dei Bagni

Risale al 2021 la scoperta del cuore del santuario, costituito da una vasca sacra al cui interno gli archeologi del progetto avevano portato alla luce migliaia di monete Romane, più di 40 statue e statuette di bronzo – tra cui lo splendido putto etrusco di San Casciano – offerte vegetali alle divinità delle acque calde.

Più di sessanta studiose e studiosi di quindici enti di ricerca si sono avvicendati tra il sito archeologico a San Casciano dei Bagni e il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza a Grosseto. Dalle analisi fisiche applicate, allo studio dei resti organici e archeometrici la ricerca ha confermato l’eccezionalità del Bagno Grande di San Casciano, con le sue acque e i suoi tesori.

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In Italia è avvenuta un’altra importante scoperta

Nonostante decenni di scavi archeologici (e centinaia di scoperte incredibili), sotto terra si celano ancora tantissime sorprese. E ogni tanto qualcuna di esse torna ad emergere, rivelandoci dettagli inediti sulla nostra storia, sugli usi e costumi delle popolazioni che hanno abitato in passato il nostro Paese. Quello che è accaduto di recente nel sito di un’antica città etrusca, in effetti, è davvero incredibile.

La scoperta archeologica a Kainua

Alle porte di Bologna, nei pressi di un piccolo borgo nell’entroterra emiliano, sorge un importante sito archeologico: è qui che si trovano le rovine di Kainua, un’antica città etrusca tra le più importanti dell’Etruria Padana, fondata nel V secolo a.C. Nel suo perimetro e negli immediati dintorni sono stati rinvenuti non solo i resti di mura e antichi edifici che ci raccontano qualcosa in più sull’urbanistica di una società così lontana da noi, ma anche moltissimi reperti di grande valore storico e culturale. Proprio di recente, gli esperti hanno fatto una scoperta unica.

Una nuova campagna di scavo, condotta dalla professoressa Elisabetta Govi, ha portato alla luce diversi elementi che fanno chiarezza su alcuni dettagli finora sconosciuti delle popolazioni etrusche nella Pianura Padana. La prima scoperta è una cornice architettonica formata da un enorme portico eretto nei pressi del tempio dedicato alla dea Uni, come in Etruria non se ne erano mai visti. Ma, ancora più importante, gli archeologi hanno rinvenuto due teste di terracotta e alcuni frammenti che testimoniano l’esistenza di altri reperti simili sotterrati nei dintorni. Si tratta di teste votive rappresentanti alcuni volti femminili, e sappiamo che in passato venivano sepolte nell’area sacra della città.

Sebbene sia una consuetudine nota, finora questa era stata documentata solamente nella zona dell’Etruria Tirrenica. È invece la prima volta che gli esperti trovano traccia di teste votive a Marzabotto, dove (lungo la via degli etruschi) sorgono i resti della città di Kainua. “Queste scoperte andranno ad arricchire le collezioni museali, consentendo di comprendere sempre meglio gli aspetti di vita quotidiana di questa civiltà” – ha spiegato Denise Tamborrino, direttrice del sito archeologico di Kainua. Parole alle quali si aggiungono quelle di Giorgio Cozzolino, direttore Musei Emilia-Romagna: “Siamo molto entusiasti per queste nuove scoperte che confermano anche l’ottima e continuativa collaborazione con l’Alma Mater Studiorum di Bologna”.

Kainua, un importante patrimonio archeologico

La città etrusca di Kainua rappresenta un unicum nel suo genere: seppure alcuni dei suoi edifici vennero distrutti dal crollo di parte del pianoro su cui si trovavano, a causa dell’erosione dovuta alle acque del fiume Reno, l’impianto urbanistico è rimasto pressoché intatto e si possono ammirare ancora oggi tracce della sua planimetria. Molte sono le architetture di cui ci è giunta testimonianza, dalle numerose case-bottega alle due necropoli con le loro tombe e all’acropoli perfettamente conservata.

Ciò che ora è riemerso a Kainua va ad ampliare le nostre conoscenze sulla civiltà etrusca, e si va ad aggiungere alle numerose scoperte archeologiche delle ultime settimane. In tutta la penisola vanno infatti avanti lavori di ricerca sui principali siti archeologici, con l’obiettivo di individuare e preservare l’immenso patrimonio storico e culturale che si cela sotto un leggero strato di terra.

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Lo sapevi che esiste una piramide “piegata”?

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che all’apparenza sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono puntualmente il fiato, senza l’utilizzo di tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur. Il complesso sorge a 45 chilometri dal Cairo ed è a metà strada tra Saqqara sud e il sito archeologico Mazguneh.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere: la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali, ma come è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno infatti non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che a distanza di secoli contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanere affascinati con il naso all’insù, ad ammirare la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

Entrare all’interno di questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata

 

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Dormire nelle dimore storiche d’Italia per una vacanza d’altri tempi

Le esperienze di viaggio, quelle uniche, indimenticabili e straordinarie che andiamo cercando ogni volta che scegliamo di raggiungere una qualsiasi destinazione del mondo, passano anche e soprattutto per gli alloggi.

Strutture ricettive originali, stravaganti e uniche che raccontano storie, che ci permettono di viverle da protagonisti, e che hanno come unico obiettivo comune quello di rendere le nostre vacanze straordinarie.

In questi ultimi anni abbiamo sperimentato di tutto: dalle case sugli alberi alle cabine immerse nella natura, passando per i vecchi vagoni trasformati in suite di lusso e per hotel a forma di patata. Ma se è una vacanza d’altri tempi che volete vivere, allora, non vi resta che scegliere le dimore storiche, residenze antiche e seducenti che raccontano e preservano il patrimonio storico e culturale dei luoghi in cui si trovano.

Dormire in una dimora storica, in Europa e in Italia

Ci sono castelli medievali che conservano tutto il fascino di un tempo, e poi antichi casolari che spuntano tra le campagne che si perdono a vista d’occhio. Ci sono le residenze che hanno ospitato poeti e scrittori, che hanno ispirato i geni creativi e che hanno visto nascere opere letterarie di immensa bellezza. Ci sono edifici che sembrano gioielli preziosi e in effetti lo sono perché questi luoghi hanno fatto la storia, e oggi la raccontano.

Ed è a partire dalla consapevolezza dell’importanza che queste residenze ricoprono, che Airbnb ha lanciato la Categoria delle Dimore Storiche. Come il nome stesso suggerisce si tratta di una speciale sezione che rende possibile prenotare vacanze d’altri tempi all’interno di tenute, palazzi e ville dall’immenso valore storico, culturale, architettonico e paesaggistico.

Con circa ventimila alloggi disponibili in tutta Europa, attualmente le dimore storiche si trovano in Spagna, in Francia, in Germania, in Regno Unito e in Italia. Il nostro Paese, con ben 5000 annunci, si colloca al secondo posto per offerta di alloggi storici.

Dal Lago di Como, che sa trasformarsi ogni volta in una cornice magica e romantica, alla suggestiva costa etrusca, passando poi per la Verbania, la Versilia e l’incantata Costiera Amalfitana. Qui, tra panorami mozzafiato e visioni idilliache, troverete alloggi straordinari che vi daranno la possibilità di scoprire il ricco patrimonio culturale italiano.

Villa Pliniana

Fonte: Airbnb

Villa Pliniana, Lago di Como

Dal 1500 a oggi: tre proposte da sogno

Sono tante, tantissime, le dimore storiche da prenotare per una vacanza da sogno. L’unica vera difficoltà sarà scegliere la più bella. Navigando nella nuovissima sezione di Airbnb abbiamo selezionato tre proposte incredibili che ci hanno lasciato senza fiato, come quella residenza di lusso a Blevio, sul Lago di Como, che trovate nella fotografia in apertura all’articolo

Si tratta di una storica villa che affaccia direttamente sulle straordinarie acque del Lago di Como, e che è dotata di viste panoramiche incredibili e giardini privati all’interno dei quali fare lunghe passeggiate.

Sempre sul Lago di Como troviamo l’affascinante Villa Pliniana, una residenza leggendaria che affonda le sue origini nel 1573. Il palazzo, che si affaccia direttamente sulle acque del lago, ha ospitato nei secoli il poeta Percy Shelley e il compositore Gioacchino Rossini. C’è chi giura di aver visto qui anche il grande Napoleone.

Ci spostiamo, infine, sulla strada costiera più bella del BelPaese, quel luogo fatto di ripide scogliere che affondano nel mare, e di piccole spiagge sovrastate da colorati villaggi di pescatori. Ci troviamo lungo la Costiera Amalfitana, tra le meraviglie di Positano. È qui che troviamo una delle dimore storiche prenotabili su Airbnb. Si tratta di Villa Angelina, una lussuosa residenza del 1700 che si snoda su 500 metri quadrati, sapientemente arredati, e che offre la vista più bella del mondo.

Villa del 1700 in Costiera amalfitana

Fonte: Airbnb

Villa del 1700, Costiera Amalfitana
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Il sito archeologico più importante d’Italia apre di notte

Il sito archeologico più importante d’Italia ora può essere visitato anche di notte. A partire dal 1° luglio e fino al 26 agosto partono le passeggiate notturne a Pompei.

Itinerario notturno

Il percorso ha inizio da Porta Marina e conduce all’area monumentale del Foro Civile, dove si affacciano tutti i principali edifici pubblici per l’amministrazione della città e della giustizia, per la gestione degli affari, per le attività commerciali, come i mercati, oltre ai principali luoghi di culto cittadino.

Sulla parete interna laterale della Basilica sarà, invece, proiettato un video 79 d.C. basato su una selezione di circa 90 foto scattate durante l’emergenza pandemica.

Un resoconto inaspettato di una Pompei privata dei suoi visitatori e perfino del suo vulcano, attraverso immagini non da cartolina di largo consumo. E documentano inoltre anche i quattro depositi di Pompei (Boscoreale, Terme Femminili, Granai del Foro, Casa Bacco), normalmente chiusi al pubblico.

Il percorso si conclude con la visita all’Antiquarium, un edificio dell’’800 che ospita uno spazio museale dedicato all’esposizione permanente di reperti che illustrano la storia di Pompei.

Il 16 luglio è in programma anche un’apertura straordinaria serale di Villa Regina. Sono inoltre attese il 24 e 25 settembre le Giornate europee del patrimonio, con iniziative speciali nei vari siti del parco archeologico di Pompei e l’apertura straordinaria serale il 24 settembre dalle 20 alle 23 con ingresso a 1 euro.

Info utili

Tutti i venerdì sera (a eccezione di venerdì 12 agosto) dalle 20 alle 23 (con ultimo ingresso 22) si può camminare su quelle antiche pietre avvolti dalle suggestioni notturne, accompagnati da un suggestivo percorso sonoro e da proiezioni artistiche. L’ingresso serale a Pompei costa 5 euro. L’accesso sarà consentito fino a un massimo di 1500 persone, distribuite su fasce orarie (500 ogni ora).

Cosa vedere a Pompei

Anche se siamo abituati ad associare l’archeologia classica con Roma, il posto in cui si percepisce davvero come si poteva vivere nell’Impero romano è Pompei. Una città grande, importante e ricca, sepolta da 7 metri di cenere e lapilli per più di mille anni e con tantissimi segreti ancora da scoprire. A Pompei è possibile ripercorrere non solo i luoghi di culto o quelli di importanza storica ma anche la vita di tutti i giorni, come le sue tantissime taverne, i muri con le scritte di propaganda, il lupanare e le piccole botteghe.

L’anfiteatro pompeiano è davvero un’opera mastodontica arrivata ai giorni nostri in ottimo stato. Parliamo di una lunghezza di 135 metri per 104, poteva ospitare fino a 20.000 spettatori. Costruito nel I secolo a.C. ebbe per anni un calendario molto fitto di incontri, tra combattimenti tra gladiatori, giochi circensi, fu un centro importante per incontri politici e opportunità commerciali.

Siamo abituati a pensare alle statue romane, alle tantissime forme di architettura, urbanistica, ma abbiamo pochissime testimonianze dei loro dipinti. L’immenso valore aggiunto di Pompei è che si può ammirare la magnificenza, l’eleganza e la precisione dei dipinti romani, non solo i quattro stilli per affrescare gli ambienti, ma quando troviamo figure umane o animali il risultato è davvero mozzafiato.

Pompei è un sito in continuo divenire, spessissimo si aprono al pubblico aree nuove del sito, e altrettanto spesso si fanno nuovi ritrovamenti. Ogni volta è una nuova scoperta.

 

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Parte il treno a vapore delle Cattedrali Sotterranee

Si chiama TrEno, il nuovo treno storico che va alla scoperta di Canelli, in Piemonte, e delle famose Cattedrali Sotterranee. Si viaggia a bordo di un affascinante treno composto da una locomotiva a vapore e da carrozze “Centoporte” degli Anni ‘30.

Il treno attraversa paesaggi di rara bellezza, tra le dolci colline del Monferrato coperte da distese di vigneti. Questo paesaggio è decisamente inconfondibile.

Visitare Canelli e le Cattedrali Sotterranee

Giunti a Canelli, considerata la capitale italiana dell’Asti Spumante, i viaggiatori potranno visitare le famose Cattedrali Sotterranee, accolti da esperti che hanno dedicato la propria vita nel coltivare e conservare uno dei prodotti più famosi, il vino del Piemonte.

Sotto le case del delizioso paese, infatti, si nasconde un’altra città, fatta di chilometri e chilometri di tunnel e di gallerie, dove sono state ricavate lunghissime cantine storiche, scavate direttamente nel tufo calcareo delle colline a partire dal XVI secolo.

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Fonte: 123rf

Le Cattedrali Sotterranee di Canelli in Piemonte

Le Cattedrali Sotterranee scendono fino a una profondità di 32 metri, attraversando l’intera città per più di 20 km. Il soprannome fu dato loro per via dell’ambiente estremamente silenzioso che ricorda quello delle grandi cattedrali religiose. Proprio da qui è partito il progetto che ha portato al riconoscimento dei Paesaggi Vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato quale 50° sito Unesco in Italia eletto a Patrimonio dell’Umanità.

Chi lo desidera, ha anche la possibilità di visitare il Castello di Canelli. Il castello fu edificato nell’XI secolo a difesa e controllo della via commerciale che univa Asti al porto di Savona. Il complesso si ingrandì negli anni successivi grazie alle fortune dei Signori di Canelli e, in epoca rinascimentale, passato nelle mani della famiglia Scarampi, fu ampliato e ristrutturato diventando un’elegante residenza.

Canelli

Fonte: Wikimedia | Ph. Davide Papalini

Canelli, il borgo dell’Asti Spumante

Smantellato nel 1617 per opera degli Spagnoli, durante la Guerra di Successione del Monferrato, fu riedificato a partire dal 1676 per opera degli ultimi Marchesi Scarampi-Crivelli. Carlo Gancia, dopo averlo acquistato agli inizi del ‘900, ne affidò il progetto di restauro e di recupero all’architetto Arturo Midana. I giardini del castello saranno aperti al pubblico esclusivamente per i TrEnoturisti.

Girando per le strade di Canelli ci si accorgerà che si tratta di una cittadina dall’impianto medievale, sviluppato intorno all’antica struttura formatasi per stratificazioni successive attorno al castello

Info per partire

Il treno parte dalla stazione di Torino Porta Nuova alle ore 9 il prossimo 17 luglio, con fermata anche alla stazione del Lingotto alle 9.09 e arrivo a Canelli alle 10.50. Il rientro è previsto alle 17.45 dalla stazione di Canelli con arrivo a Torino Porta Nuova alle 19.50.

Il biglietto del treno di andata e ritorno costa 62 euro (intero), mentre 40 euro il ridotto per bambini tra i 4 e i 12 anni compiuti.