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L’importante scoperta avvenuta in un sito archoelogico italiano

L’Italia, con la sua storia millenaria, conserva ancora tantissimi tesori da scoprire e che possono raccontarci molto di più di quello che già sappiamo sul nostro passato. Non a caso, vengono spesso fatti degli interessanti ritrovamenti come quello che è appena avvenuto in un nostro prezioso sito archeologico.

La scoperta avvenuta a Selinunte

Questa volta un’interessante scoperta è stata effettuata presso il prestigioso Parco Archeologico di Selinunte, l’area archeologica più grande d’Europa che si trova in provincia di Trapani.

Durante dei semplici lavori di disboscamento e ripristino del Vallone del Gorgo Cottone, sono emersi dal suolo una struttura lunga 15 ben metri e quattro filari di blocchi per un’altezza di circa 1,80 metri. Tutto ciò è venuto alla luce casualmente e in un punto situato a pochissima distanza da quella che doveva essere la darsena collegata al mare. Per questo motivo si sostiene che potrebbe essere parte di uno dei due porti dell’antica ex colonia di Megara Iblea.

Di questa costruzione non ci sono informazioni nei documenti dei viaggiatori tra Settecento e Ottocento, tanto da sostenere che sia molto antica e che probabilmente fu distrutta o sommersa. Tra le ipotesi effettuate fino a questo momento c’è quella secondo cui fosse una costruzione deputata al contenimento del fiume – il georadar registra altri complessi che giacciono sotto la sabbia.

Ad emergere inizialmente è stato solo l’angolo di un blocco e successivamente, grazie al lavoro di tutti, è stato possibile far affiorare l’intera larghezza della facciata della struttura.

Stando a quanto ritengono gli archeologi, la posizione della costruzione sulla sponda occidentale del Gorgo Cottone potrebbe indicare un collegamento con il traffico navale del porto orientale, ma la verità è che questa ipotesi, seppur accettata da Dieter Mertens, uno dei più grandi conoscitori dell’impianto urbanistico della colonia di Selinunte, è ancora tutta da approfondire.

Occorre perciò attendere i risultati di ulteriori ricerche per avere maggiori informazioni relativamente alle forma e alla funzione di questa struttura.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Stando a quanto si può leggere su AGI – Agenzia Italiana, Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, ha dichiarato che: “Appena pochi giorni dopo il ritrovamento a Segesta, arriva un’altra scoperta che conferma la Sicilia un inesauribile giacimento di reperti che contribuiscono a ricostruire una storia millenaria gloriosa e figlia di scambi culturali ed economici incessanti”.

Mentre Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, sottolinea che: “Questa volta si tratta della straordinaria Selinunte e del suo antico porto che la rendeva uno dei centri di commercio del Mediterraneo. Siamo sempre più certi che bisogna sostenere nuove missioni di scavo, e Selinunte sarà tra le priorità: il nostro impegno è quello di riportarla alla luce nella sua complessità e interezza. Siamo felici che la scoperta sia interamente del Parco con i suoi archeologi”.

È stata invece Linda Adorno, l’archeologa responsabile della sorveglianza dei lavori,  con l’aiuto della collega Melanie Jonasch che era in missione in zona per un altro progetto insieme a un gruppo di studenti dell’Università di Palermo, ad aver compreso sin da subito l’importanza di questo tesoro, tanto da far sì che venisse assolutamente riportato alla luce.

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Visitare Pompei oggi diventa più facile: l’incredibile novità

Una città rimasta cristallizzata nei secoli, quasi intatta così come la terribile eruzione del Vesuvio l’ha lasciata tanto tempo fa: Pompei è una delle testimonianze più suggestive del nostro passato, e il suo parco archeologico è tra i più famosi al mondo, in grado di attirare milioni di turisti ogni anno. E oggi andare alla sua scoperta diventa ancora più facile, grazie al nuovo collegamento diretto di Trenitalia dalla capitale.

Frecciarossa, il nuovo collegamento Roma-Pompei

C’è una splendida novità in arrivo: domenica 16 luglio parte un nuovo collegamento ferroviario diretto tra Roma Termini e Pompei, per condurre i turisti alla scoperta dell’affascinante parco archeologico campano. Nato dalla collaborazione tra il Ministero della Cultura e le Ferrovie dello Stato Italiane, il treno permette di arrivare praticamente alle porte dell’antica città, senza più dover effettuare cambi in stazione. Si tratta di un progetto innovativo che, almeno per il momento, prevede un solo viaggio mensile – verrà proposto ogni terza domenica del mese.

Si accorcia dunque la distanza tra la capitale e l’antico sito archeologico di Pompei, che ora verrà coperta in appena un’ora e 47 minuti dal Frecciarossa 1000, treno di punta della flotta di Trenitalia. Ma il nuovo collegamento diretto è molto più che un semplice viaggio: è l’occasione perfetta per scoprire una bellezza tutta italiana, con una gita organizzata già nel dettaglio – basta solo acquistare il biglietto! Ebbene sì, date e orari sono già fissati, e ai turisti non resta che prepararsi per le sorprese che li attendono al parco archeologico.

Un nuovo modo per visitare Pompei

Si parte la domenica mattina alle ore 8:53 da Roma Termini, a bordo del Frecciarossa: la prima fermata è a Napoli Centrale e, dopo meno di due ore di viaggio, si giunge alla stazione di Pompei alle ore 10:40. Da qui, il bus navetta Pompei Link conduce i visitatori presso il sito degli scavi, dove trascorrere una giornata incredibile. Ed è sempre la navetta a riportare i turisti in stazione, dove alle 18:40 parte il treno diretto di nuovo a Roma Termini (con fermata a Napoli Centrale), che arriva alla capitale alle ore 20:55.

A bordo del treno, durante il breve viaggio di andata, ci si può già tuffare tra le meraviglie di Pompei grazie alla clip – trasmessa sui monitor – che regala ai passeggeri uno sguardo affascinante alla storia di quello che è uno dei siti archeologici più belli e conosciuti al mondo. In preparazione della visita vera e propria, è un’ottima idea per trascorrere ancora più velocemente il tempo che separa Roma dall’antica città partenopea.

Questo è un nuovo modo per visitare gli scavi archeologici campani, ma rimane comunque soltanto un’alternativa ai servizi che Trenitalia offre già ai suoi passeggeri. La compagnia mette infatti a disposizione ben 50 corse giornaliere, andata e ritorno, tra Roma e Pompei – sempre a bordo del Frecciarossa. Tuttavia, ognuno di questi viaggi permette di arrivare solamente a Napoli Centrale con l’alta velocità, per poi dover proseguire sino a destinazione con i treni regionali, scendendo alla stazione di Piazza Garibaldi, e prendere la navetta per il parco archeologico.

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A due passi da Petra c’è un sito che nessuno conosce

Tra i siti archeologici più affascinanti di tutti i tempi c’è senza dubbio Petra, la città di roccia situata nel cuore della Giordania che è stata inserita non solo tra i Patrimoni dell’UNESCO, ma anche tra le sette meraviglie del mondo moderno. Tuttavia, basta allontanarsi di qualche decina di chilometri per incontrare un luogo ancora più magico, che conserva un’atmosfera speciale – anche perché è quasi completamente sconosciuto. Andiamo alla scoperta del sito di Sela, tra le montagne giordane.

L’affascinante storia di Sela

Meta perfetta per chi ama il turismo culturale, la Giordania ha davvero molto da offrire. Oltre a Petra, infatti, c’è di più: per trovare un luogo che conserva intatto il suo fascino particolare, dobbiamo spostarci più a nord e addentrarci tra le montagne rocciose del Governatorato di al-Tafila. È qui che ci imbattiamo nei resti di un’antichissima città conosciuta con il nome di Sela (es-Sela’ in arabo, un termine che significa roccia). Il panorama è spettacolare, e ancora di più la storia che si cela dietro le poche rovine ancora in piedi.

Questa sarebbe infatti – secondo gli archeologi – la celebre Sela più volte citata nella Bibbia ebraica, la quale in passato veniva erroneamente identificata proprio con Petra. D’altra parte, entrambe le città portano nomi con lo stesso significato (uno in arabo e uno in latino), quindi non sorprende che ci sia stata confusione. Solo attorno al 2010 sono stati compiuti degli scavi tra le montagne dell’antico regno di Edom, dove sono emersi i resti che oggi vengono attribuiti a Sela. La città sarebbe stata abitata nel corso del I millennio a.C., ed è a questo periodo che risale la maggior parte dei reperti trovati in questa zona.

Cosa vedere presso il sito archeologico

Sela è un sito archeologico davvero speciale: incastonato tra le rocce di arenaria, si erge fino a 200 metri di altezza a picco su burroni ripidissimi. Era in passato un rifugio usato dagli abitanti dei dintorni per mettersi al riparo in caso di pericolo, ma anche una vera e propria fortezza. L’altopiano che ospita la maggior parte delle rovine era infatti difficilmente raggiungibile, offrendo il luogo ideale per sfuggire dagli assalti dei nemici. Oggi si possono ammirare i resti di antiche torri e strutture difensive, oltre che di edifici residenziali, luoghi di culto e case scavate nella roccia.

Poiché in quest’area non vi erano pozzi o sorgenti d’acqua, la popolazione vi aveva costruito un centinaio di cisterne e di vasche dove stoccare l’acqua piovana: alcune di esse sono ancora molto ben conservate, regalandoci un piccolo assaggio di quello che Sela doveva essere un tempo. Avvicinandoci alla montagna su cui si inerpica l’antico villaggio, si può notare qualcosa di sorprendente: in alto, sulla parete rocciosa, c’è un rilievo conosciuto come l’iscrizione di Nabonide. Si tratta di una raffigurazione che immortala un uomo con una lunga veste, un bastone e un copricapo, il quale probabilmente non è altri che l’ultimo re dell’impero babilonese.

Per giungere a Sela, occorre arrampicarsi su una lunga scalinata costruita nella roccia. Prima di arrivare in cima, il passaggio si restringe all’interno di una gola che poi si apre sull’altopiano: qui ci sono i resti di antiche mura che un tempo proteggevano l’ingresso al villaggio, il quale poteva essere chiuso con un’alta cancellata in legno. Tutt’intorno, si possono ammirare torri di difesa e pavimentazioni riemerse da sotto terra, dove erano rimaste per tanti secoli, cisterne intonacate, antichi altari e tante altre meraviglie, a riprova di quanto questo luogo sia magico.

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Tornano i treni di Porrettana Express

La vera avventura dell’estate 2023 è a bordo di un treno d’epoca: stanno per ripartire i viaggi di Porrettana Express, che ci portano alla scoperta delle bellezze della Transappenninica, una delle ferrovie che hanno fatto la storia. Avremo ben 5 opportunità imperdibili, dedicate sia ai grandi che ai piccini, per tornare ad ammirare panorami mozzafiato e apprendere i segreti che si celano lungo questo tratto ferroviario che attraversa l’Appennino Tosco-Emiliano.

Che cos’è Porrettana Express

Porrettana Express è un progetto di valorizzazione dell’antica ferrovia che congiunge la città di Pistoia all’Emilia Romagna, attraversando gli Appennini. Oggi il percorso è diventato un vero e proprio Ecomuseo diffuso, che mette in mostra le meraviglie del paesaggio montano e i suoi piccoli borghi arrampicati tra le rocce, conducendoci in un lungo viaggio indietro nel tempo alla scoperta di sentieri immersi nel verde e antiche tradizioni, oltre che dei luoghi della Seconda Guerra Mondiale. Non mancano infine dei momenti pensati ai bambini, con la partenza dei treni Kids. Vediamo quali sono i viaggi in programma per l’estate.

I nuovi viaggi sulla Transappenninica

Ripartono i treni di Porrettana Express, antichi convogli d’epoca che da Pistoia affrontano le impervie salite dell’Appennino Tosco-Emiliano, in un viaggio caratterizzato da panorami incredibili. L’estate 2023 vedrà ben 5 itinerari imperdibili, ciascuno di essi preceduto da un’interessante visita guidata presso il Deposito Officina Rotabili Storici, dove Fondazione FS continua ancora oggi ad effettuare manutenzione di locomotive moderne e storiche, tutte perfettamente funzionanti. Come anticipato, due viaggi sono dedicati alle famiglie con bambini, e si svolgeranno il 9 luglio e il 10 settembre.

Entrambi i treni Kids, in partenza da Pistoia, prevedono una sosta a Castagno: si tratta di un antico borgo toscano incastonato tra le montagne a circa 500 metri di quota, ormai diventato un vero e proprio museo a cielo aperto. È qui che si tengono alcuni curiosi laboratori ludico-espressivi sul tema della ferrovia, grazie alla partecipazione della cooperativa Intrecci, mentre mamme e papà potranno dedicarsi ad una visita immersiva alle antiche abitazioni della borgata e alle sue atmosfere uniche al mondo. L’itinerario prosegue poi verso Pracchia, da cui si prosegue in pullman visitando alcuni poli dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese.

Il 16 luglio parte invece il treno riservato agli amanti delle avventure outdoor, e più precisamente del trekking e della mountain bike. Si parte sempre da Pistoia, con prima tappa a Piteccio per visitare il museo fermodellistico situato presso la piccola stazione locale. A Castagno, poi, i trekkers possono scendere dal convoglio per tornare indietro a piedi, attraversando boschi rigogliosi e seguendo antichi tracciati ferroviari. La sosta a Pracchia permette invece ai ciclisti di iniziare il loro bike tour, che può concludersi a Piteccio (dove il treno torna a prendere i trekkers) o direttamente a Pistoia.

Niente camminate o pedalate estenuanti, nel viaggio del 22 luglio: stavolta il tema è quello della musica. La prima tappa è la rampa di salvamento di Valdibrana, cimelio di un’epoca in cui i treni a vapore avevano bisogno di un ausilio per prendere velocità e superare la salita. Il viaggio termina a Porretta Terme, piccola cittadina emiliana dove si tiene il Porretta Soul Festival: i passeggeri possono godersi il concerto e fare un giro per il centro storico, prima di salire di nuovo a bordo del treno in direzione di Pistoia.

Infine, l’ultimo viaggio è quello che si svolge il 6 agosto, sulle orme di un passato non troppo lontano. Dopo una sosta a Piteccio per visitare il museo fermodellistico, il treno prosegue verso Pracchia: da qui, una navetta conduce al Museo SMI di Campo Tizzoro, dove si trovano un’importante fabbrica di munizioni in funzione durante la Seconda Guerra Mondiale e dei rifugi antiaerei sotterranei. Inoltre, proprio in queste zone passa la Linea Gotica, di cui si possono ammirare numerose tracce. Il rientro a Pistoia è previsto alla fine della giornata.

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Nuovi e interessanti reperti emergono in Italia

Trovare nuove testimonianze del nostro passato ci permette di fare luce su culture e tradizioni ormai molto lontane da noi: la recente scoperta avvenuta presso la Necropoli di Crocifisso del Tufo, in provincia di Orvieto, è da questo punto di vista davvero interessante. Gli archeologi hanno infatti rinvenuto alcuni antichi reperti della civiltà etrusca, che rappresentano un patrimonio di immenso valore.

I reperti etruschi tornati alla luce

In maniera del tutto inaspettata, da sotto terra è riemerso un tesoro preziosissimo. Un team di esperti, sotto la guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria assieme alla Direzione Regionale Musei dell’Umbria, stava lavorando infatti ad un progetto di recupero e valorizzazione del sito, promosso dal Comune di Orvieto, quando si è imbattuto in qualcosa di sorprendente. Le operazioni, attualmente ancora in corso, mirano a recuperare parte della Necropoli di Crocifisso del Tufo per renderla fruibile al pubblico.

Durante il restauro di una tomba nell’area sud-ovest della necropoli, gli archeologi hanno trovato nuovi reperti appartenenti alla civiltà etrusca. Si tratta di una dozzina di antichi cimeli, tra cui pezzi di calici in ferro e alcuni buccheri – ceramiche nere, lucide e molto sottili impiegate nella realizzazione di vasi, solitamente usati per contenere il vino. Questi oggetti risalirebbero al 500 a.C., e sarebbero tutto ciò che rimane del grave saccheggio che la necropoli ha subito verso l’inizio dell’800, in particolare nell’area in cui è avvenuto in ritrovamento.

“Dal passato di questa città continuano ad emergere testimonianze della vita di oltre 2.500 anni fa. Un patrimonio, quello archeologico, che vogliamo valorizzare attraverso gli interventi che si stanno portando avanti alla Necropoli di Crocifisso del Tufo, ma che interesseranno pure gli scavi del Campo della Fiera, di cui abbiamo recentemente approvato il progetto esecutivo, anche questo finanziato con 200mila euro dalla Strategia delle Aree interne” – ha dichiarato Roberta Tardani, sindaco di Orvieto e assessore alla Cultura.

La Necropoli di Crocifisso del Tufo

Situata poco fuori dalla città di Orvieto, la Necropoli di Crocifisso del Tufo è un prezioso sito archeologico risalente all’epoca etrusca. Il suo nome, decisamente particolare, deriva da un crocifisso inciso nel tufo ritrovato all’interno di una cappella rupestre, che è ancora oggi visitabile. Il sito accoglie oltre 200 tombe a camera a pianta rettangolare, di dimensioni omogenee e disposte in maniera piuttosto ordinata. Sono realizzate in blocchi di tufo e chiuse con lastre dello stesso materiale, mentre sull’architrave portano inciso il nome del defunto e della sua famiglia.

Gran parte della storia di coloro che vi sono sepolti è raccontata dai manufatti che sono stati rinvenuti all’interno delle tombe. Le salme, infatti, erano accompagnate da un corredo funebre composto da oggetti in bronzo e terracotta, ma anche strumenti in ferro e lance, nel caso di corpi di genere maschile, o decorazioni in metalli preziosi, nelle sepolture di persone di sesso femminile. Purtroppo, molti di questi reperti non sono giunti sino a noi. Un po’ a causa delle razzie dei secoli passati, un po’ perché gli scavi, inizialmente compiuti in maniera disordinata, hanno portato alla dispersione dei cimeli sia nel resto d’Europa che persino in America.

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Puoi vivere il solstizio d’estate dentro una piramide: succede in Italia

C’è qualcosa di straordinariamente magico che sta succedendo intorno a noi, ora che il pianeta intero si prepara all’ennesima trasformazione. Nuove fioriture stanno tingendo i campi, le colline, i borghi e i villaggi, mentre il sole è diventato ormai il grande protagonista delle nostre giornate. Aumentano le temperature, e con esse anche le ore di luce: non ci sono dubbi, l’estate è ormai alle porte.

L’appuntamento per celebrare l’arrivo della stagione più attesa di sempre è previsto mercoledì 21 giugno alle ore 16:57. È questa la data in cui possiamo vivere quello che è il giorno più lungo dell’anno nonché quello che segna il passaggio dalla primavera all’estate.

Rituali, usanze e tradizioni, antiche o più recenti, vengono perpetuate in diverse parti del mondo. I cittadini e i viaggiatori si riuniscono nei luoghi iconici e nei posti più affascinanti della terra per iniziare danze e riti. Se volete unirvi ai festeggiamenti, quest’anno, non dovrete andare poi così lontano perché in Italia si può trascorrere il solstizio d’estate dentro una piramide. Pronti a vivere un’esperienza incredibile?

Il solstizio d’estate dentro la piramide

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in Sicilia, nella terra del sole e del mare, quella che ospita testimonianze di un passato glorioso che convivono perfettamente con le bellezze naturalistiche e con il patrimonio culturale che appartiene alla regione. Organizzare un viaggio qui è sempre un’ottima idea, in ogni periodo dell’anno e in ogni stagione, ma raggiungere le terre siciliane in occasione del solstizio d’estate vi permetterà di vivere una delle avventure più suggestive di una vita intera.

Ci troviamo a Motta d’Affermo, un piccolo comune della città di Messina popolato da poco più di 500 anime. È qui che è possibile avvistare una splendida piramide che si innalza verso l’alto e che si infiamma sotto i raggi del sole al tramonto. Si tratta di una scultura, una delle tante che compongono quel percorso delle meraviglie che prende il nome di Fiumara d’Arte, uno dei più grandi e affascinanti musei a cielo aperto di tutta Europa.

Un parco sculture, ideato da Antonio Presti, che corre lungo le sponde del fiume Tusa e che valorizza in maniera unica l’intero territorio. Qui, opere maestose e straordinarie sono state inserite in maniera armonica all’interno di paesaggi mozzafiato creando un itinerario che incanta e sorprende a ogni chilometro percorso.

Ed è sempre qui, tra le colline di Motta d’Affermo, che possiamo trovare l’opera monumentale 38° Parallelo, la Piramide di Mauro Staccioli che, in occasione del solstizio d’estate, consentirà a cittadini e viaggiatori di assistere al Rito della Luce.

Il Rito della Luce nella Fiumara d’Arte

Collocata in cima a una collina, la Piramide 38° Parallelo svetta verso il cielo raggiungendo i 30 metri d’altezza: impossibile non notarla anche a distanza. Il suo nome fa riferimento proprio alla sua posizione che coincide con il trentottesimo parallelo.

In occasione del solstizio d’estate, la piramide della Fiumara d’Arte sarà accessibile a tutti i visitatori per una celebrazione che culminerà con il Rito della Luce. Protagonista assoluto dell’esperienza sarà proprio il sole, che si paleserà in tutto il suo splendore dopo che le persone avranno attraversato un tunnel buio.

Un percorso, questo, che celebra la vittoria della luce sopra le tenebre, e che trasforma la piramide della Fiumara d’Arte in uno spazio dedicato ai pensieri, alla meditazione e ai festeggiamenti. L’appuntamento è previsto il 21 giugno, ma la piramide 38° Parallelo resterà aperta ai visitatori fino al 25 del mese.

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Porto San Giorgio, la cittadina sul mare delle Marche che è un sogno

Lungo la costa adriatica, ci sono tante splendide località di mare dove trascorrere le vacanze: una assolutamente da scoprire è Porto San Giorgio, piccola cittadina marchigiana, che in estate accoglie numerosi turisti sulle sue bellissime spiagge. Ma non si tratta solamente di una meta a vocazione balneare, visto che il suo centro storico è un vero gioiellino tutto da esplorare. Vediamo insieme quali sono le sue meraviglie.

Cosa vedere a Porto San Giorgio

La storia di Porto San Giorgio affonda le sue radici in un lontano passato: nell’antichità era considerato semplicemente lo sbocco sul mare della città di Fermo, e impiegò molto tempo per ottenere la sua autonomia. Nacque come villaggio marinaro, e secondo la leggenda il suo nome sarebbe un omaggio a San Giorgio: tanti secoli fa, alcuni pescatori si imbatterono in una pericolosissima tempesta al largo delle coste dell’Adriatico, e riuscirono a salvarsi solamente grazie all’intercessione del santo, apparso loro come un miracolo.

Oggi non è certo la pesca a dare da mangiare agli abitanti di Porto San Giorgio, bensì il turismo e l’industria manifatturiera. Tuttavia, la cittadina vanta ancora un porto molto suggestivo, tra i principali della regione: è stato inaugurato attorno alla metà degli anni ’80, e può accogliere quasi 800 imbarcazioni. Se lungo la fascia costiera si alternano quartieri residenziali e strutture turistiche, alle sue spalle – dove iniziano le colline – si può ammirare il centro storico del paese. Uno dei monumenti più belli è Rocca Tiepolo, eretta nel ‘200 dal veneziano Lorenzo Tiepolo.

Di forma quadrangolare, la rocca è stata recentemente ristrutturata e viene utilizzata per ospitare numerose manifestazioni culturali. Accanto ad essa, si può visitare la Chiesa di San Giorgio: costruita nel 1830, non è mai stata interamente completata. Davanti alla sua facciata doveva infatti ergersi un portico con colonne doriche, con vista sulla splendida Fontana della Democrazia. Quest’ultima, commissionata ad Alfonso Bernardini, è formata da una vasca in travertino sormontata da una figura femminile che tiene in mano un melograno e delle spighe di grano.

Porto San Giorgio, le spiagge più belle

Con circa 6 km di litorale, Porto San Giorgio è una delle mete balneari più apprezzate delle Marche. Le sue spiagge sabbiose sono il fiore all’occhiello della città: collegate da un bel lungomare su cui si affacciano hotel, negozietti e ristoranti, sono un vero e proprio richiamo turistico. Ci sono tratti di spiaggia libera e altri occupati da stabilimenti attrezzati, così da andare incontro a tutte le esigenze. Non a caso, l’intero tratto costiero, da nord a sud, è pluripremiato con il prestigioso riconoscimento della FEE, la Bandiera Blu.

E non solo: sin dal 2010, le spiagge di Porto San Giorgio hanno ottenuto la Bandiera Verde, assegnata dai pediatri italiani alle migliori località a misura di bimbi. Oltre all’arenile sabbioso, ci sono infatti fondali che digradano dolcemente e scogli frangiflutti che mitigano le correnti dell’Adriatico, offrendo un mare perfetto per le vacanze di famiglia, dove i più piccini possono giocare in tutta tranquillità (ma sempre sotto l’occhio attento di mamma e papà). Da non perdere, in estate, la Festa del Mare che si tiene il 14 agosto sulla spiaggia: pesce fritto e accompagnamento musicale intrattengono sino a notte inoltrata, quando uno spettacolo pirotecnico illumina il cielo stellato.

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Giornate Europee dell’Archeologia: visitare i più bei Beni del FAI

Il 16, 17 e 18 giugno di quest’anno si terranno le Giornate Europee dell’Archeologia, tre appuntamenti dedicati tanto agli appassionati di storia quanto ai semplici curiosi, per scoprire il patrimonio archeologico che impreziosisce il nostro Paese. Ad aderire all’edizione del 2023 è anche il Fondo Ambiente Italiano (FAI) che per l’occasione spalancherà le porte di vere e proprie meraviglie d’Italia.

Le Giornate Europee dell’Archeologia

Le Giornate Europee dell’Archeologia, gestite da Inrap, l’Istituto nazionale di ricerca archeologica preventiva della Francia (Institut national de recherches archèologiques prèventives) e organizzate in Italia dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Musei e Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio, avranno luogo nei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa.

Saranno tre imperdibili giorni di speciali visite guidate in compagnia di esperti, con tante attività dedicate a bambini e adulti e con conferenze con specialisti del settore, in collaborazione con Università e Soprintendenze che lavorano sul territorio.

Il FAI darà la possibilità di scoprire ben sei dei suoi tesori: le Abbazie di Santa Maria di Cerrate a Lecce e quella di San Fruttuoso a Camogli, Parco Villa Gregoriana a Tivoli, la Baia di Ieranto a Massa Lubrense, il Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento e il Monastero di Torba a Gornate Olona.

Parliamo quindi di vere e proprie meraviglie che rappresentano uno spaccato della passata frequentazione del territorio nazionale e la cui varietà e localizzazione permette di fare un vero e proprio viaggio attraverso l’Italia alla scoperta di epoche, usi e costumi di tempi ormai andati.

Abbazia di San Fruttuoso. Bene FAI

Fonte: Marco Ligabue e Matteo Girola_2017_© FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

La meravigliosa Abbazia di San Fruttuoso

In onore di queste tre giornate, in alcuni Beni verranno eccezionalmente aperte le porte ad aree generalmente non visitabili, con lo scopo di far conoscere ai visitatori le scoperte recenti avvenute in zona.

I Beni da non perdere

Tra le meraviglie da visitare c’è l’Abbazia di San Fruttuoso di Camogli, in provincia di Genova. Si tratta di uno dei siti più importanti della regione Liguria ma anche di un vero e proprio testimone della storia e del patrimonio religioso italiano.

Per l’occasione, saranno gli archeologi che hanno curato gli ultimi cantieri di scavo a guidare i visitatori e a presentare i dati inediti ottenuti dagli studi.

Venerdì 16 giugno, dalle ore 16 alle ore 18, presso il Salone degli Stucchi Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure, si terrà una conferenza dal titolo “Presentazione dei risultati delle ultime campagne di scavo archeologico” che si sono svolte presso l’Abbazia di San Fruttuoso.

Sabato 17 giugno, a partire dalle ore 10.30, un trekking archeologico condurrà alla scoperta di Chiesa Vecchia, un vero e proprio esempio di architettura romanica altomedioevale. Poi ancora domenica 18 giugno, dalle ore 10 alle 16, sarà possibile partecipare ad alcune visite guidate alla scoperta delle indagini archeologiche di San Fruttuoso, dalle prime campagne degli anni ’80 fino agli ultimi scavi.

Presso il Giardino della Kolymbethra, un prezioso sito archeologico che si trova in una piccola valle nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, le Giornate Europee dell’Archeologia saranno all’insegna di attività dedicate a piccoli e grandi visitatori, approfondendo soprattutto il tema del connubio fra pietra e acqua.

Giardino della Kolymbethra, Bene FAI

Fonte: iStock

Un angolo del Giardino della Kolymbethra

Sabato 17 e domenica 18 giugno, dalle ore 11.30, delle speciali visite guidate porteranno a conoscere elementi archeologici che caratterizzano il Bene e che lo hanno definito prima che divenisse un giardino lussureggiante come lo è oggi.

Mentre domenica 18 giugno, a partire dalle ore 11, sarà il momento del laboratorio per bambini: i visitatori dai 5 ai 10 anni potranno scoprire l’interessante funzionamento degli acquedotti progettati dall’architetto Feace, di epoca greca, analizzando gli elementi che compongono gli ipogei che attraversano la Kolymbethra.

Poi ancora il Monastero di Torba situato a Gornate Olona, in provincia di Varese. Si tratta di un complesso monumentale che sorge nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati. Per questa occasione, non solo si lascerà scoprire grazie a delle visite speciali con i responsabili dei cantieri di scavo, vi si potrà gustare anche un pranzo longobardo in cui antiche ricette popolari torneranno a vivere.

Nel dettaglio: venerdì 16 giugno, ore 16.30 – 18, presso la Chiesa di Santa Maria ci sarà una conferenza dal titolo “Torba e Castelseprio: dieci anni di ricerche archeologiche dell’Università di Padova tra ricerca e innovazione”.

Sabato 17 giugno dalle ore 10.30, invece, si potrà partecipare a una visita guidata agli scavi che hanno interessato l’area del Monastero dal 2013 al 2020, mentre alle ore 12.30 arriverà il momento di far gioire le proprie papille gustative grazie a uno speciale menù a tema “La storia in cucina: pranzo longobardo” presso il ristorante Antica Torre interno al Bene.

Monastero di Torba, Bene FAI

Fonte: Barbara Verduci_2021_© FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

Veduta del Monastero di Torba

Lo stesso pranzo verrà ripetuto domenica 18 giugno, mentre alle ore 14.30 e 16 avrà luogo il laboratorio per bambini dal titolo “Il mestiere dell’archeologo”, dove i visitatori dai 7 agli 11 anni incontreranno un archeologo che farà loro conoscere i suoi strumenti di studio, i metodi con cui si scelgono e conducono le ricerche e come si riorganizzano le informazioni che aiutano a scrivere la storia di questo misterioso e antichissimo posto.

Altri imperdibili appuntamenti

Le Giornate Europee dell’Archeologia saranno l’occasione perfetta anche per visitare il Parco Villa Gregoriana di Tivoli, in provincia di Roma, un insieme di boschi, sentieri, antiche vestigia, grotte naturali, che poi si aprono in una spettacolare cascata.

Durante questi 3 giorni degli specialisti racconteranno la componente archeologica del Parco mettendola in relazione al territorio tiburtino, estremamente fragile e legato indissolubilmente a una condizione di dissesto idrogeologico e sismico.

La Baia di Ieranto è invece una meravigliosa area naturale situata in una insenatura nella costiera sorrentina che fa parte del territorio del comune di Massa Lubrense, nella città metropolitana di Napoli.

Baia di Ieranto, Bene FAI

Fonte: iStock

la meravigliosa Baia di Ieranto

Da queste parti, sabato 17 giugno dalle ore 9.30 alle 15:30 circa, sarà l’occasione per partecipare a uno speciale trekking guidato per approfondire la storia del sito archeologico di Punta Campanella.

Infine l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, situata sulla strada provinciale che collega i comuni di Squinzano e Trepuzzi a Casalabate, in provincia di Lecce, che è uno dei più significativi esempi di Romanico otrantino. Qui, venerdì 17 giugno alle ore 17.30, i più piccoli potranno prendere parte a un laboratorio dal titolo “Archeologi in erba” in cui scopriranno tecniche e metodologie da veri esperti del mestiere.

Sabato 17 giugno, alle  17.30, ci sarà un incontro dal titolo “Archeologia a Cerrate. Nuovi scenari di conoscenza”, al termine del quale l’archeologo porterà gli ospiti a compiere una visita guidata speciale sulle tracce dei più recenti scavi archeologici. Non resta che approfittare di queste tre incredibili Giornate Europee dell’Archeologia per approfondire e conoscere meglio alcune incredibili meraviglie del territorio italiano.

Abbazia di Santa Maria di Cerrate, Bene FAI

Fonte: Filippo Poli, 2018 © FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

L’Abbazia di Santa Maria di Cerrate
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In bici alla scoperta del Parco Archeologico di Selinunte

Vivere un’esperienza cicloturistica tra le antiche rovine di uno dei siti archeologici più suggestivi d’Italia: oggi si può, grazie al nuovo itinerario nato all’interno del Parco Archeologico di Selinunte, dove passeggiare in bici andando alla scoperta di un prezioso patrimonio storico e culturale. Il tutto immersi in una natura incontaminata, che rende l’atmosfera ancora più magica. Ecco la prima esperienza di archeobike in Sicilia.

In bici tra le rovine di Selinunte

Il Parco Archeologico di Selinunte racchiude le rovine di un’antica città siceliota, abitata tra il V e il III secolo a.C., che sorgeva lungo la costa sud-occidentale della Sicilia, nel territorio che oggi ricade sotto la provincia di Trapani. Non è solamente una preziosa testimonianza del passato di questa florida regione, ma anche un luogo dove la natura non ha mai ceduto il passo all’uomo: il sito, affacciato sulle acque cristalline del mar Mediterraneo, è il più grande di tutta Europa e vanta ben 270 ettari di dolci colline punteggiate da templi e antichi resti di altri edifici.

Non poteva dunque esserci posto migliore per inaugurare la prima esperienza di archeobike in Sicilia: si tratta di una vera e propria avventura in sella alla due ruote, che ci porta tra sentieri circondati da una fitta macchia mediterranea sino a toccare tutti i principali siti del parco, così da poter ammirare le antiche rovine che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. È nato così un nuovo itinerario cicloturistico che si snoda in diversi percorsi all’interno dell’antica città di Selinunte, offrendo agli escursionisti la possibilità di vivere un’esperienza sensoriale e green, a zero impatto ambientale, in uno dei luoghi più suggestivi di tutti i tempi.

Il nuovo percorso cicloturistico

L’idea alla base della nascita di un percorso di archeobike è quella di unire un’avventura outdoor su due ruote all’esplorazione di un sito archeologico tra i meglio preservati del nostro Paese. Anzi, affrontare in bici il nuovo itinerario offre anche l’occasione giusta per scoprire angoli più nascosti del parco, che solitamente sono molto più difficili da raggiungere – ma che non per questo meritano di essere dimenticati. Per il momento, sono solamente dieci le bici messe a disposizione dal parco: assieme ad esse, è possibile noleggiare delle cuffiette con audioguida per una full immersion completa tra le rovine di Selinunte.

Il percorso è ricco di sorprese, con numerose tappe che ci portano a visitare i più affascinanti templi e gli altri suggestivi resti dell’antica città. La prima fermata è sulla collina orientale, dove svetta il maestoso tempio E, accanto alle rovine di due edifici più piccoli: qui è stata allestita la mostra Ars Aedificandi, con decine di riproduzioni dei macchinari utilizzati nei cantieri greci per la costruzione dei templi. Si prosegue poi verso il Baglio Florio, dove concedersi una rapida esplorazione prima di attraversare l’alveo ormai secco del fiume Cottone e raggiungere l’Acropoli.

Eretta su un altopiano calcareo a strapiombo sul mare, regala una vista mozzafiato sulla spiaggia di Selinunte e sulle acque cristalline che la lambiscono. Lasciando per un momento la bici, potremo percorrere l’intera cinta muraria sino alla porta Nord, che fu il principale accesso alla città: è solo l’inizio di una bella passeggiata tra le rovine di antiche abitazioni e di templi suggestivi. L’itinerario si conclude di nuovo in bici sino al punto di partenza, dopo aver vissuto un’avventura che è davvero impossibile dimenticare.

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Dalle acque riemerge un capolavoro dell’antichità classica

L’antica città sommersa non finisce di sorprendere: mentre proseguono i lavoro di restauro, le acque restituiscono nuovi mosaici dell’epoca romana, ancora ben visibili dopo duemila anni.

È il continuo “miracolo” del sito sommerso di Baia, nel comune di Bacoli, all’interno del Parco Archeologico dei Campi Flegrei in provincia di Napoli.

Un autentico capolavoro dell’antichità classica

Come accennato, l’area marina protetta del Parco Sommerso di Baia, dove mare e archeologia si incontrano, è una continua ed eccezionale scoperta.

Infatti, dopo il più recente ritrovamento delle Terme di Lacus, sul fondale è riapparso anche un pavimento realizzato in un vano di oltre 50 metri quadri, probabilmente appartenuto a una stanza importante del complesso termale che regala emozioni senza fine da ormai molti anni.

Lo ha annunciato con soddisfazione il Parco Archeologico: “Solo qualche settimana fa vi avevamo presentato un nuovo mosaico dalle Terme del Lacus, ma con l’avvio dei lavori di restauro quello che abbiamo visto è molto più intrigante e complesso di quello che avevamo allora immaginato. Un intreccio di linee attorno a un ottagono centrale racchiuso in un elegante tondo, a sua volta inscritto in un quadrato circondato da una raffinatissima cornice resa con tralci di acanto allacciati“.

Ciò che salta subito all’occhio e affascina è la raffinatezza e ricchezza di ogni elemento, con ogni linea caratterizzata da elementi decorativi e ogni spazio colmato con motivi differenti uno dall’altro e dai ricchi colori: si va dalle cornici riprodotte con vari tipi di onde simmetriche ai traci d’uva nelle lunette triangolari.

Entusiasmo anche da parte del sindaco di Bacoli, Josi della Ragione che ha scritto: “È magia! La Città Sommersa di Baia svela nuovi mosaici d’epoca romana. Sono lì da due millenni. Sott’acqua. Sul fondale della nostra città. Uno spettacolo. Il Parco Archeologico Sommerso più grande del mondo. Ringrazio CSR Restauro Beni Culturali e Naumacos. Ringrazio il direttore Fabio Pagano, ed Parco Archeologico dei Campi Flegrei, per il grande lavoro svolto”.

Nelle prossime settimane proseguiranno le operazioni di messa in sicurezza del mosaico, a cura della CSR Restauro Beni Culturali in collaborazione con Naumacos, cui seguirà un periodo di stop per verificarne la tenuta e progettare gli scavi completi della sala.

Il Parco Archeologico Sommerso di Baia, stupore senza fine

Area marina protetta dal 2002, il Parco Archeologico Sommerso di Baia fa subito comprendere quanto qui sia forte il legame tra la vita del mare e l’archeologia.

Proprio qui, infatti, la maggior parte del substrato solido dei fondali è costituito da manufatti dell’Antica Roma, sommersi dal Bradisismo, il particolare fenomeno che si verifica nelle zone vulcaniche e che provoca l’innalzamento o l’abbassamento del livello del suolo a causa delle variazioni di volume di una camera magmatica vicina alla superficie o delle fluttuazioni di calore che hanno un impatto sul volume dell’acqua presente in un suolo molto poroso.

L’antica fascia costiera ha, quindi, subito uno sprofondamento e gli edifici che ospitava, come ad esempio la Villa dei Pisoni, il Palazzo Imperiale dell’Imperatore Claudio, i piloni di Porto Giulio sono precipitati sott’acqua.

I primi ritrovamenti risalgono agli anni Venti durante i lavori per l’ampliamento della banchina del porto e, da allora, si susseguono senza sosta: chissà quale sarà la prossima meraviglia?