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Percorso dell’Albula, la valida alternativa al Trenino Rosso del Bernina

Chi non conosce il celebre Trenino Rosso del Bernina, che percorre una linea ferroviaria spettacolare dai paesaggi mozzafiato, Patrimonio UNESCO dal 2008?

In questo periodo e non solo, il gettonato convoglio appare “vittima del proprio successo”: infatti, le richieste sono così tante che l’azienda non riesce a soddisfarle, creando disagi e malcontento tra i viaggiatori desiderosi di vivere un’esperienza unica.

Così, in attesa di nuovi orari e treni per il 2026, il consiglio è quello di prenotare posti a supplemento sul Bernina Express oppure di optare per il percorso dell’Albula, un’alternativa più che valida all’amatissima e famosa linea che collega Tirano con St. Moritz e per la quale, soprattutto nei giorni festivi, si verifica sempre più di frequente il problema dei posti a sedere (per specificare meglio quanto sia apprezzata, nel 2023 ha raggiunto il record assoluto di entrate e introiti).

Il Trenino dell’Albula, una piacevole sorpresa

È la seconda linea del Bernina Express che, in due ore, collega St. Moritz con Coira, la capitale dei Grigioni: meno conosciuta rispetto alla Ferrovia del Bernina, la tratta dell’Albula è altrettanto affascinante e ricca di emozioni che non si dimenticano, perfettamente inserita nel paesaggio.

Parte della Ferrovia Retica Patrimonio UNESCO, attraversa il passo dell’Albula che unisce la Valle del Reno Posteriore con l’Engadina e, da Thusis, si presenta come un susseguirsi continuo di viadotti e gallerie elicoidali (il viadotto Solis, il viadotto Landwasser e i tunnel a spirale tra Bergün e Preda): si tratta, insomma, di un vero e proprio capolavoro dell’ingegneria che permette al mitico Trenino Rosso di superare, senza cremagliera, un dislivello di 1000 metri.

Ma le sorprese non sono finite poiché si svelano nella toccante bellezza dei panorami, che sono molto più variegati rispetto all’itinerario noto: ghiacciai, laghi come gemme blu, alte vette, una natura straordinaria nonché verdissimi prati, paesini di montagna, fiumi e una distesa a perdita d’occhio di boschi di larici.

62 chilometri di assoluta magia che si possono rivivere anche con una visita al Museo Ferroviario dell’Albula a Bergün, una delle tappe della linea cui si giunge dopo aver attraversato il favoloso Parc Ela, il parco naturale più vasto della Svizzera: proprio di fronte alla stazione, con 1300 metri quadri e 600 pezzi esposti, racconta un secolo di storia della Ferrovia UNESCO grazie a orologi, documenti, utensili e ricostruzioni di vecchie biglietterie e cantieri.

Infine, una menzione speciale la meritano il colossale viadotto di Landwasser, realizzato senza impalcature ma soltanto con l’impiego di gru (per ammirarlo in tutta la sua magnificenza sia dal basso che dall’alto, vi sono numerosi punti panoramici) e il Sentiero Avventura della Ferrovia d’Albula, che consente di passeggiare tra le tratte più incredibili del percorso e vedere con i propri occhi l’armonia tra tecnica e paesaggio: 7 chilometri da Preda e Bergün, 9 chilometri da Bergün a Filisur e poi 5 chilometri fino a Landwasserviadukt e ritorno a Filisur.

Le tappe della linea dell’Albula

Come sulla linea del Bernina, anche in questo caso ogni volta che si scende a una stazione occorre attendere un’ora prima di risalire a bordo, il che è l’ideale per andare alla scoperta delle tappe che la compongono.

La partenza è da St. Moritz a 1775 metri di altitudine verso l’Engadina Superiore, una meraviglia paesaggistica dove i monti superano i 3000 metri: “stazione per eccellenza” è quella di Samedan a 1075 metri.

Il convoglio attraversa poi la Val Bever con una stretta curva e, costeggiando il fiume Beverin, lascia la Valle dell’Engadina e incontra la caratteristica stazione ricoperta di legno di Spinas a 1815 metri. Dopo una sosta, riparte e imbocca il tunnel dell’Albula, alla cui realizzazione contribuirono 1316 operai: oggi si percorre in 4 minuti ed è lungo 5864,5 metri.

Ecco Preda, 1789 metri, e la tratta fino a Bergün dove la ferrovia affronta un dislivello di 416 metri in un panorama che è difficile descrivere a parole. Subito dopo, la stazione di passaggio di Muot, il tornante presso Val Tours e la stazione di Bergün.

Si prosegue per Stugl, i cui edifici della stazione sono tutelati come “patrimonio storico”, e la ferrovia procede tra le montagne fino a Filisur per poi attraversare la valle centrale dell’Albula, raggiungere il viadotto di Landwasser, sostare a Thiefencastel, solcare il Viadotto Solis a 89 metri sul fiume Albula, percorrere 4 chilometri nel cuore della montagna e arrivare a Thusis, ultima stazione della tratta UNESCO: da qui, il viaggio si conclude a Coira.

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A primavera questa villa storica si tinge di rosa

Mentre la primavera si avvicina sempre più in fretta, lo spettacolo della natura che rinasce ci circonda: cosa c’è di meglio che assaporarlo all’ombra di bellissimi ciliegi in fiore? Uno degli appuntamenti più attesi è il weekend presso la Reggia di Venaria, una suggestiva dimora storica situata a pochi passi da Torino, i cui giardini tornano a ricoprirsi di mille colori. Ecco tutti gli eventi da non perdere.

Un weekend tinto di rosa

Quest’anno, il tradizionale fine settimana “rosa” che si tiene alla Reggia di Venaria è ancora più speciale: cade infatti proprio nei giorni di Pasqua, da sabato 30 marzo a lunedì 1° aprile 2024. Si tratta di un appuntamento imperdibile che attira centinaia di curiosi e amanti della natura, un’occasione unica per trascorrere qualche ora all’aria aperta e ammirare lo spettacolo dei ciliegi in fiore. Proprio per allietare queste giornate, sono in programma numerosi eventi di intrattenimento tra balli, concerti e letture di poesia.

Ad alternarsi, per quanto riguarda la danza, saranno la Compagnia Egri Bianco Danza e il Balletto Teatro Torino, mentre l’intrattenimento musicale sarà affidato all’Ensemble di Sassofoni del Conservatorio G. Verdi di Torino. Per i più piccini, il pomeriggio sarà attivo un divertentissimo laboratorio di origami per imparare a realizzare dei ciliegi di carta. Sabato 30 e domenica 31 marzo sarà inoltre possibile partecipare a Una Reggia da Favola, un itinerario-gioco dedicato ai bimbi, con tanti quiz e indovinelli. Mentre lunedì 1° aprile andrà in scena una speciale Caccia al Tesoro per famiglie.

Per rendere ancora più speciale questo weekend primaverile, saranno organizzati dei pic-nic sul prato, pranzi a tema e aperitivi al tramonto. Per quanto riguarda i pic nic, si svolgeranno tra i ciliegi e avranno come protagonisti tre diversi cestini tra cui scegliere. I palati più raffinati potranno optare per il pranzo nel Patio dei Giardini, con un menù ricchissimo di sapore (disponibile solo sabato 30 e domenica 31 marzo). Infine, la sera sarà possibile scegliere un aperitivo e approfittare di deliziosi finger food per ammirare i ciliegi mentre il sole inizia a calare dietro l’orizzonte.

La Reggia di Venaria e i suoi giardini

La Reggia di Venaria Reale è una delle residenze sabaude: venne progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte per volere del duca Carlo Emanuele II, il quale era alla ricerca del luogo perfetto per le sue battute di caccia, a poca distanza dalla città di Torino. Al primo edificio del progetto originario si aggiunsero in seguito numerose altre strutture, sulle quali lavorò anche il famoso architetto Filippo Juvarra. Grande importanza fu data agli spazi verdi, grazie all’ampio parco che circonda la splendida dimora storica.

È in questo contesto che trovano spazio i giardini della Reggia di Venaria, i quali purtroppo non sono quelli originali: i francesi sfruttarono quest’area per creare una piazza d’armi. Negli ultimi anni, grazie ad un lungo lavoro di restauro, gran parte dello scenario naturale è tornato a rivivere. Spicca, in particolare, la zona dedicata al frutteto: il Potager Royal ospita decine di piante, tra cui rigogliosi ciliegi all’ombra dei quali godere di un bellissimo spettacolo. È proprio qui che va in scena il weekend “rosa”, alla scoperta di una delle fioriture più suggestive al mondo.

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Castelli aperti: quattro dimore storiche aprono per la prima volta al pubblico

Torna il 6 e il 7 aprile 2024 l’imperdibile appuntamento con l’edizione di primavera di “Castelli Aperti FVG“, organizzata dal Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia, un’occasione unica per scoprire la regione attraverso manieri, dimore e parchi privati e pubblici, di solito chiusi ai visitatori.

Saranno 22 le dimore aperte durante il weekend con ben quattro novità assolute che partecipano per la prima volta: Casaforte di Bergum a Remanzacco, Santa Margherita del Gruagno – Borgo Medievale (Moruzzo), il Castello di Gemona e l’ala ovest del Castello di Colloredo di Monte Albano.

Le quattro dimore inedite

Diamo uno sguardo alle novità dell’edizione primaverile 2024.

La Casaforte di Bergum, in aperta campagna tra Remanzacco e Campeglio, è un raro esempio di architettura rurale difensiva friulana, composta da una cinta muraria, dalla domus padronale quattrocentesca, dalla torre di epoca medievale e da alcune pertinenze rustiche.

Santa Margherita del Gruagno è un piccolo borgo medievale che include anche l’omonima Pieve: all’interno del borgo, oltre alla chiesa e alla cripta longobarda, sarà visitabile la Torre recentemente ristrutturata che faceva parte dell’antica cinta muraria e che si divide in due edifici sviluppati entrambi su due piani.

Nell’ala ovest del Castello di Colloredo di Monte Albano, sede della Comunità collinare del Friuli, i visitatori potranno ammirare il salone settecentesco del Guardi, lo studiolo di Giovanni da Udine con gli affreschi restaurati, la cappella di San Sebastiano, il giardino all’italiana, la chiesa dei SS Andrea e Mattia nonché un filmato che narra la storia del maniero.

Infine, il Castello di Gemona svetta sulla cima del colle a dirupo verso la vallata e si raggiunge percorrendo i 150 gradoni dalla Salita dei Longobardi. Con la sua posizione strategica per l’avvistamento, è citato da Paolo Diacono che lo indica come uno dei castelli che i Longobardi fortificarono nel 611 per difendersi dagli Avari.

Gli altri 18 manieri da vedere

Insieme alle quattro new entry, sono in tutto 18 i manieri visitabili in provincia di Udine: Castello di Villalta (Fagagna), Castello di Aiello, Rocca Bernarda (Premariacco), Castello di Strassoldo di Sopra, Castello di Strassoldo di Sotto, Torre San Paolino (Premariacco), Castello di Susans (Majano), Castello di Arcano (Fagagna), Castello di Flambruzzo (Rivignano Teor), Castello Savorgnan di Brazzà (Brazzacco), Palazzo Steffaneo Roncato (Crauglio di S. Vito al Torre), Castello di Ahrensperg (Pulfero), Casaforte La Brunelde (Fagagna), Castello di Tricesimo.

Due sono, invece, in provincia di Pordenone ovvero Palazzo Panigai Ovio (Pravisdomini) e Castello di Cordovado, uno in provincia di Gorizia, il Castello di San Floriano del Collio, e uno in provincia di Trieste, il Castello di Muggia.

Come funzionano le visite

Durante le visite ai castelli, sarà possibile conoscere i dettagli più interessanti della storia di ogni castello accompagnati dagli stessi castellani o da guide turistiche specializzate che condurranno il pubblico in un viaggio all’insegna dell’arte e dell’architettura, arricchito dalle curiosità sulla dimora e sugli aneddoti che si tramandano di generazione in generazione.

Numerosi, inoltre, gli eventi collaterali organizzati in loco: musica dal vivo, mostre d’arte, esposizioni di artigianato locale, presentazioni di libri, rievocazioni storiche, laboratori per bambini.

Sul sito Consorziocastelli.it è possibile consultare il programma completo e tutti gli orari d’apertura. Il prezzo di ingresso varia dai 7 ai 10 euro (3,5 euro per i bambini dai 7 ai 12 anni) a seconda di ogni castello e delle attività proposte ai visitatori.

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Questa dimora storica italiana apre solo un giorno all’anno: ecco quando

Navigando sul Lago di Como, superato il borgo di Torno, lo sguardo viene rapito dalla imponente sagoma di Villa Pliniana. Se ne sta isolata, adagiata sul pelo dell’acqua e avvolta nel verde, con la sua splendida facciata a quattro ordini di finestre e il magnifico loggiato centrale. Solitamente, si può godere della sua bellezza solo avvicinandosi a bordo di una barca privata o di un taxi boat. La buona notizia, però, è che per un giorno sarà visitabile anche al suo interno. Ecco quando.

Villa Pliniana apre le porte al pubblico per un giorno

Domenica 3 marzo, la Delegazione FAI di Como, in collaborazione con Hotel Sereno, aprirà le porte della magnifica Villa Pliniana. L’itinerario inizierà dal lago, dall’imbarcadero di Torno, potendo così godere di un panorama di rara bellezza. La visita si svolgerà attraverso un percorso a piedi su più livelli e ambienti, inclusi la loggia esterna, le stanze e la fonte pliniana, accompagnati da volontari FAI.

La splendida dimora deve il nome alla fonte vicino alla quale sorge, caratterizzata da un flusso d’acque intermittente e descritta da Plinio il Vecchio nella celebre “Historia Naturalis” e, qualche anno più tardi, dal nipote Plinio il Giovane in una lettera all’amico Licinio Sura. Nel tempo anche altri illustri scienziati, tra cui Leonardo Da Vinci e Benedetto Giovio, studiarono la sorgente.

Costruita alla fine del XVII secolo, per volontà del conte Giovanni Anguissola, governatore di Como, la villa ha attraversato nel corso dei secoli periodi alterni di splendore e abbandono. In breve tempo divenne una delle dimore più famose del Lario e meta obbligata per personaggi illustri. Tra questi Berchet, che le dedicò alcuni versi nei “Frammenti di un poemetto sul lago di Como”, e Percy Shelley, che la descrisse come “lo scenario migliore” (“the finest scenery”), Gioacchino Rossini che proprio qui compose la sua opera “Tancredi”, Napoleone che, secondo la leggenda, avrebbe giocato sul biliardo ancora esistente, Antonio Fogazzaro che vi ambientò il suo romanzo “Malombra”, poi trasformato da Mario Soldati nel film omonimo nel 1942 ambientato proprio qui. E ancora si riportano le visite dei letterati Byron, Foscolo e Stendhal, dei musicisti Liszt e Bellini, degli scienziati Volta, Spallanzani e Ghezzi, dei monarchi Giuseppe II d’Austria e Margherita di Savoia.

Villa Pliniana, dallo splendore all’abbandono, alla rinascita

Poche sono le notizie sulla realizzazione di Villa Pliniana. Quello che si sa è che i lavori di costruzione durarono tre anni e furono sospesi nel 1577. Nel 1578 il conte Anguissola, prima di morire, costrinse Giulio Anguissola, suo unico erede, a completarne la realizzazione, seguendo le indicazioni di Antonio Piotti, considerato il progettista della villa, anche se studi recenti hanno dimostrato che Pellegrino Tibaldi aveva dato un primo e sostanziale contributo.

Villa Pliniana sorge lungo un’insenatura al confine orientale del borgo di Torno. A partire dalla seconda metà del Settecento, quando sono iniziati a diffondersi nuovi generi letterari e iconografici come le guide turistiche e le stampe di vedute paesaggistiche, divenne uno dei luoghi più descritti, rappresentati e visitati del Lago di Como, come pure una delle mete preferite della giovane aristocrazia europea durante i viaggi d’istruzione, diventati storicamente noti come Grand Tour.

Agli inizi del Novecento, quando la navigazione fluviale venne via via sostituita dai moderni mezzi di trasporto come il treno e successivamente l’automobile, Villa Pliniana appariva sempre più un luogo isolato e difficile da raggiungere. Diventò così un luogo misterioso e pittoresco, finendo per venire progressivamente abbandonata.

Fino a che, nel XXI secolo l’interesse, per Villa Pliniana è tornato a crescere, per effetto di un nuovo impulso del turismo sul Lario, grazie all’attività di operatori locali e al contributo di illustri testimonial. Dopo un primo intervento di consolidamento della struttura, effettuato negli anni Novanta, gli attuali proprietari hanno avviato e completato un progetto di conservazione e ristrutturazione che ha coniugato la conservazione della struttura originaria con un approccio architettonico moderno.

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È questo il miglior sito archeologico del mondo

Anche noto come l’antica Antiochia sul Fiume d’Oro, quello che possiamo definire come il miglior sito archeologico del mondo era in passato una roccaforte romana e un nodo geopolitico di particolare rilevanza, in grado di catalizzare l’attenzione militare delle potenze economiche confinanti.

Jerash, il “miglior sito archeologico estero”

Siamo a Jerash, antica Gerasa e Capitale dell’omonima regione giordana, nel Nord del Paese, a circa trenta chilometri dalla città di Amman. Un sito dall’importanza storica davvero unica e che ha da poco ricevuto il titolo di “miglior sito archeologico estero”. O meglio, a riceverlo è stato il Jordan Tourism Board che ha ampiamente meritato il premio ACTA – Archaeological Cultural Tourism Award del GIST, Gruppo Italiano Stampa Turistica, un riconoscimento ideato dalla giornalista Clara Svanera.

A tal proposito Marco Biazzetti, country manager Jordan Tourism Board Italia, ha dichiarato: “Ricevere un riconoscimento così prestigioso ci ripaga del nostro lavoro per far conoscere le numerose e importanti testimonianze del passato che la Giordania conserva con cura e orgoglio”.

Jerash, la “Pompei d’Oriente”

Sì, avete letto bene: per la sua importanza e bellezza Jerash è definita la “Pompei d’Oriente”, tanto da essere uno dei siti archeologici di epoca romana meglio conservati al mondo. Inizialmente conosciuta come Gerasa, si caratterizza per essere un vasto complesso di 800 ettari  dove sono gelosamente custodite maestose rovine che testimoniano l’organizzazione urbana del I e II secolo.

Ci sono un vasto foro ellittico di circa 90 metri x 80 racchiuso da 56 colonne ioniche, un imponente ninfeo, eleganti propilei del santuario dedicato ad Artemide, un vasto ippodromo, due teatri, il teatro nord e quello sud, due tetrapili, terme, e molto altro ancora.

Ma non è finita qui perché, nel corso degli anni, gli scavi hanno portato alla luce anche un eccezionale complesso monumentale di epoca cristiana risalente ai secoli IV-VII con numerose chiese di notevole rilevanza. Jerash fu anche colpita da un devastante terremoto nel 749 e per questo venne abbandonata. Tuttavia, la città cominciò a rinascere verso l’inizio del XII secolo, mentre la zona moderna al principio del XIX secolo.

Cosa vedere

Come accennato in precedenza, Jerash conserva ancora tantissimi resti archeologici in grado di raccontare perfettamente il loro passato. Tra le attrazioni da non perdere segnaliamo l’Arco di Adriano, costruito nel 129 d.C. per commemorare la visita dell’imperatore romano. Di particolare rilievo sono le quattro colonne decorate con foglie d’acanto e ornati di capitelli di ordine corinzio

Di assoluto e particolare valore è anche l’Ippodromo, che rappresenta appieno la cultura coloniale romana. Costruito su un’area di 13.000 metri quadrati, riusciva ad ospitare più di 15.000 spettatori che qui assistevano a corse di cavalli, di bighe o rievocazioni di grandi battaglie.

Poi ancora il Foro di forma ellittica che collegava il Tempio di Zeus al Cardus Maximus, tramite una fila di 56 colonne di ordine Ionico. Sono presenti anche due altari e una fontana risalente al VII secolo d.C. e purtroppo non si ha ancora la completa certezza su quale fosse la sua reale funzione.

Molto belli sono anche il Teatro del Nord, che si compone di una ampia gradinata su cui potevano assistere agli spettacoli ben 1.600 persone, e il Teatro Sud, più ampio del precedente e che in passato ospitava un palcoscenico costituito da due piani sovrapposti.

Davvero impressionante è anche il Tempio di Zeus che risale all’età del ferro e che si compone di una scalinata in pietra che conduce ad un’ampia terrazza panoramica, così come lo è il Tempio di Artedime che ancora conserva 11 affascinanti colonne bizantine.

Di notevole coinvolgimento sono anche le tre Chiese di origine Bizantina e il Cardo Massimo, una strada colonnata lunga circa 800 metri che attraversa la città. A colpire il visitatore sono anche la Porta Meridionale, che sfoggia possenti arcate, il Ninfeo, costruito nel 191 d.C. e un tempo composto da due piani sovrapposti sormontati da una semicupola a forma di conchiglia, e il Macellum, l’antico mercato del pesce e della carne.

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Manfredonia, vivace (e bellissima) cittadina pugliese

Definita “Porta del Gargano”, Manfredonia è una vivace cittadina balneare pugliese nota per il suo porto ma anche per il vasto patrimonio storico che si svela passo dopo passo lungo le stradine del centro che pullulano di negozietti tipici.

Infatti, il nucleo originario, ovvero la cittadina di Siponto (attuale frazione) prosperò in epoca greca e romana mentre il nuovo nucleo vide la luce per volere dell’ultimo sovrano svevo del Regno di Sicilia, Manfredi di Hohenstaufen, da cui deriva il nome.

Le tappe da non perdere a Manfredonia

Una visita a Manfredonia può iniziare dal suo cuore pulsante, Piazza del Popolo, su cui si stagliano la Chiesa di San Domenico, dal bel portale gotico, fatta edificare da Carlo d’Angiò II alla fine del XII secolo, e l’ex Convento di San Domenico, oggi sede del Municipio, custode della Cappella di Santa Maria Maddalena che espone la “Collezione Rizzon“, dal valore inestimabile poiché composta da manufatti provenienti dall’antica Siponto.

Seconda tappa imprescindibile è il Castello Svevo, edificato nel 1256 grazie al Re Manfredi e rimaneggiato nel corso dei secoli fino ad assumere la struttura dalla pianta irregolare che possiamo ammirare: ospita il Museo Archeologico Nazionale per scoprire la storia dell’antica città di Sepontina nonché preziosi reperti quali le Stele di Daune che rappresentano figure umane e che risalgono al VI e VII secolo.

Altro simbolo indiscusso di Manfredonia è poi la sua Cattedrale, intitolata al patrono San Lorenzo Maiorano, costruita nel XII secolo in stile gotico, distrutta dagli Ottomani nel 1620 e infine riedificata nel 1643-48 in marmo traventino: al suo interno conserva le reliquie del Santo nonché pregevoli opere d’arte tra cui un crocifisso ligneo del Duecento, la statua in legno policromo “Madonna dagli occhi sbarrati” o “La Sipontina”, e l’icona della Madonna di Siponto.
Attiguo alla Cattedrale, merita una sosta anche il Museo Diocesano, con sette spazi espositivi con reperti archeologici dell’antica Siponto insieme a oggetti sacri ed ecclesiastici.

Rimanendo in tema di edifici religiosi, non va tralasciata la Chiesa di San Francesco, la più antica della città, voluta dall’arcivescovo Pietro II nel 1348, rasa al suolo durante l’invasione turca e ricostruita nel 1676: l’esterno rimane in stile romanico mentre l’interno è gotico.

Ancora, a dieci minuti di auto in direzione Foggia, incanta il Parco Archeologico di Siponto, che testimonia il grande ruolo dell’antica città in epoca romana, in particolare con i resti della Basilica Paleocristiana con pavimento a mosaico e tre navate con abside centrale, e la Chiesa medievale di Santa Maria Maggiore, costruita tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo.

Infine, non può mancare una passeggiata sul lungomare, fulcro della movida estiva, da cui si gode di una splendida vista sul Golfo di Manfredonia.

Turismo balneare a Manfredonia: le spiagge da vivere

Come accennato, Manfredonia è un’apprezzata meta balneare della Puglia grazie alle sue spiagge di sabbia fine accarezzate da un mare cristallino.

Tra le più gettonate troviamo il Lido di Seponto, ampio arenile sabbioso con aree libere e attrezzate, la Spiaggia degli Sciali, tratto di costa che include località come Scalo dei Saraceni, Sciali di Lauro e Sciali degli Zingari, ed è dotato di stabilimenti balneari, strutture ricettive e zone libere, la Spiaggia di Ippocampo e la Spiaggia di Zaponeti, entrambe con sabbia chiara e limpide acque azzurre.

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In Irlanda come veri archeologi per scoprire i segreti dell’isola verde

Oltre ai suoi suggestivi panorami naturali, l’Irlanda è famosa anche per l’importante patrimonio archeologico che custodisce sul suo territorio. E se un semplice tour guidato alla scoperta di queste bellezze non vi basta più, potete approfittare dell’occasione per diventare dei provetti Indiana Jones e contribuire ai lavori archeologici sull’Isola di Smeraldo. In che modo? Ecco alcune delle esperienze più affascinanti da provare.

Irlanda, i tour di Ancient Odysseys

Avete mai sentito parlare della Wild Atlantic Way? Si tratta di uno degli itinerari panoramici più suggestivi al mondo, ben 2.500 km che si dipanano in nove contee e tre province, offrendo una grandissima varietà di paesaggi naturali e di incantevoli villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Quest’anno ricorre il decimo anniversario dalla sua inaugurazione: alcune delle sue tappe affascinanti consistono in preziosissimi siti archeologici che meritano sicuramente una visita. Con Ancient Odysseys potete vivere un’esperienza davvero unica e sentirvi dei veri archeologi.

La prima proposta è una vacanza presso la desolata distesa calcarea del Burren, dove nei prossimi mesi si lavorerà per riportare alla luce un importante complesso fortificato. I più avventurosi avranno la possibilità di partecipare agli scavi, diventando così testimoni diretti delle scoperte che potrebbero avvenire in questo antichissimo sito archeologico. Il viaggio verrà organizzato nel mese di luglio 2024 e avrà una durata di 5 giorni: prevede l’opportunità di fare esperienza delle metodologie di lavoro in ambito archeologico, durante le operazioni che contribuiranno a far riemergere l’insediamento di Caherconnel e gli antichi reperti rimasti sotto terra per millenni.

Un’altra proposta interessante, sempre offerta da Ancient Odysseys, consiste in un viaggio di 5 giorni alla scoperta dei più suggestivi siti archeologici della Wild Atlantic Way. Spicca, in particolar modo, il misterioso Dun Aonghasa: si tratta di una fortificazione in pietra risalente all’età del ferro, costruita su una scogliera a picco sull’oceano sulla più grande delle tre isole Aran. Ci sarà anche la possibilità di visitare l’abbazia di Kylemore e di fare un tour della città di Galway, per immergersi nelle sue meraviglie.

L’esperienza su Achill Island

Se queste incredibili avventure non bastano a soddisfare la vostra voglia di esplorare l’Irlanda, c’è ancora un’altra proposta che potreste trovare davvero interessante. Si tratta del viaggio promosso dall’Achill Archaeological Field School, che nel mese di agosto 2024 organizzerà una settimana di vacanza dedicata al mondo dell’archeologia irlandese. I partecipanti potranno così assaporare quelli che sono i metodi di lavoro sul campo e, ovviamente, apprendere tante curiosità anche sull’antropologia e sulla storia locale.

L’esperienza avrà luogo sempre lungo il percorso della Wild Atlantic Way, in una location d’eccezione: si tratta di Achill Island, suggestiva isola situata al largo della costa della contea di Mayo. Collegata alla terraferma da un ponte girevole, è spesso meta di turisti durante l’estate per via delle sue spiagge da sogno e delle onde che fanno la gioia di tutti gli amanti del surf. Inoltre, da un po’ di tempo a questa parte è finita nel mirino di tutti quei viaggiatori che organizzano le loro vacanze sulla base dei loro film preferiti: Achill Island ha infatti avuto un ruolo chiave nelle riprese de Gli spiriti dell’isola, il capolavoro con Colin Farrell.

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Tra Patrimoni Unesco a bordo del primo treno storico enogastronomico in Italia

Viaggiare a bordo di un treno storico è già di per sé un’esperienza fuori dal comune. Ora pensate di farlo ammirando dal finestrino panorami unici al mondo, tutelati dall’Unesco, cullati tra colline che ospitano paesi traboccanti di storia e tradizioni, filari di vigneti che producono alcuni tra i migliori vini al mondo, e di avere la possibilità di visitare le spettacolari Cattedrali Sotterranee di Canelli, partecipare a una degustazione di vini e formaggi a Nizza Monferrato, o brindare con il Brachetto d’Acqui ad Acqui Terme. Questo e molto altro lo si potrà fare a brevissimo sul primo treno storico enogastronomico in Italia.

A bordo del primo treno storico enogastronomico in Italia

Partirà domenica 12 maggio il primo viaggio del 2024 di TrEno Langhe, Monferrato e Roero, un modo inconsueto e originale di visitare in un solo giorno uno dei territori più rinomati al mondo per la qualità del cibo e del vino. Si potranno vivere dieci esperienze uniche, tra Canelli, Castagnole delle Lanze, Neive, Nizza Monferrato e Acqui Terme. Ogni destinazione è completamente diversa dalle altre, per offrire una molteplice possibilità di scelta.

TrEno partirà da Torino Porta Nuova, con la possibilità di salire e scendere a Bra e Alba, e il viaggio sarà raccontato da Narratori del Territorio e allietato da un aperitivo con l’Asti Spumante DOCG accompagnato dagli Amaretti di Mombaruzzo. In ogni località, indipendentemente dalla scelta, ottimi e accoglienti ristoranti proporranno un menù tipico abbinato ai vini del territorio.

A rendere le esperienze ancora più esclusive è la visita a luoghi unici, come i Giardini del Castello di Canelli, normalmente chiusi al pubblico e accessibili solo ai viaggiatori di TrEno. Langhe-Roero e Monferrato, inoltre, hanno ottenuto il primo posto come miglior destinazione enogastronomica, assegnato a Rimini durante il TTG.

Un tour tra borghi e patrimoni unici

Vediamo più da vicino le meravigliose destinazioni del Piemonte che toccherà il viaggio a bordo del treno gastronomico. Canelli è la capitale italiana dello Spumante: qui, nel 1865 è nato l’Asti Spumante a opera di Carlo Gancia. È famosa per le sue cantine, vere e proprie Cattedrali Sotterranee che si diramano nel sottosuolo del paese, dove sono state scavate gallerie nel tufo per oltre 20 km. Capolavori di architettura e ingegneria enologica, in cui si cammina in silenzio, respirando il profumo del legno delle botti, circondati da milioni di bottiglie lasciate a fermentare alla temperatura costante di 12–14 gradi in modo che assumano gli aromi e i sapori tipici dello spumante e dei vini.

Nizza Monferrato e il suo pregiato vino Barbera, del quale è capitale indiscussa, fanno parte del 50° sito Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato. La zona di riferimento del progetto è il suo centro storico con i portici della Via Maestra, dove le botteghe e i palazzi storici permettono di fare un tuffo nel paesaggio umano che ha plasmato queste terre. La città, nella parte più antica, è di forma triangolare con contrade tutte in linea retta e vanta una nutrita presenza di edifici storici dal notevole valore.

La giornata ad Acqui Terme prevede il giro del paese con la sua Cattedrale di Santa Maria Assunta e il suo tesoro più prezioso, il Trittico della Vergine di Montserrat di Bartolomè Bermejo, capolavoro del più importante pittore del ‘400 spagnolo. Si potrà poi far visita al Museo Archeologico con il Castello dei Paleologi, il centro storico, Piazza Italia e la Bollente (Fonte di Acqua Termale Calda a 74,5°). Il pranzo presso l’enoteca e alcuni dei migliori ristoranti proporranno un menù tipico con il Brachetto nelle sue declinazioni dolce, rosso e rosé.

Altra tappa del TrEno Langhe, Monferrato e Roero è Castagnole delle Lanze, uno dei Borghi più belli d’Italia. Una volta arrivati alla stazione, saranno messe a disposizione dei partecipanti 20 e-bike e una navetta per 20 posti. La prima tappa del tour prevede la visita del paese con un aperitivo. Si prosegue, poi, attraversando le dolci colline tra il Monferrato e le Langhe, alla volta di un caratteristico agriturismo dove sarà possibile visitare la cantina e fare un picnic nei vigneti o noccioleti. Se le condizioni atmosferiche non lo consentiranno, il pranzo sarà offerto nella sala ristorante. Il tour conduce, infine, allo splendido borgo di Neive con i suoi splendidi palazzi, le torri e le stradine medioevali.

TrEno Langhe, Monferrato e Roero: date e destinazioni

Ecco le date e le destinazioni in programma nel 2024:

  • 12 maggio: Canelli / Nizza Monferrato
  • 1 giugno: Canelli / Castagnole Neive
  • 21 settembre: Nizza Monferrato / Acqui Terme
  • 12 ottobre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 19 ottobre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 27 ottobre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 10 novembre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 16 novembre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 24 novembre: Canelli / Nizza Monferrato
  • 15 dicembre: Canelli / Nizza Monferrato
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Fasano: mare e patrimonio storico affascinante

La Puglia è una delle regioni più affascinanti del nostro Paese: tra mare, storia e natura, i suoi borghi e le sue splendide città vantano un patrimonio dal valore inestimabile, che ogni anno richiama tantissimi turisti (anche dall’estero). Oggi scopriamo le bellezze di Fasano, piccola cittadina a pochi chilometri dal litorale, dove si possono ammirare monumenti storici e vivere esperienze uniche.

Fasano, un territorio ricco di sorprese

Un bellissimo centro storico e tante attrazioni nei dintorni fanno di Fasano, graziosa cittadina in provincia di Brindisi, una delle località turistiche più rinomate della Puglia. La posizione è delle più fortunate: si trova infatti a pochissima distanza dal mare, dove si possono scovare alcune deliziose spiagge perfette per tutta la famiglia. Nella frazione di Torre Canne, ad esempio, c’è un lungo litorale sabbioso che vanta diversi stabilimenti balneari e numerosi locali dotati di ogni servizio, la location ideale per chi va al mare con i bambini.

Poco distante, la frazione di Savelletri ha un panorama decisamente più selvaggio e incontaminato: qui la costa è caratterizzata principalmente da piccole calette circondate da una rigogliosa macchia mediterranea, dove la sabbia è quasi bianca e il mare veramente trasparente. Ma Fasano non è solo una località balneare, bensì il luogo ideale per una vacanza a tutto tondo. È molto famosa soprattutto per il suo Zoo Safari, uno dei parchi faunistici più grandi d’Italia, che ospita circa 200 specie diverse di animali. Al suo interno c’è anche un parco divertimenti che farà felici grandi e piccini.

Cosa vedere a Fasano

Ma adesso andiamo alla scoperta del centro storico di Fasano, una vera perla: in dialetto viene chiamato U’mbracchie (deriva dal latino e significa “ombra”, perché le sue viuzze sono così strette che non permettono al sole di far penetrare i suoi raggi. In estate, dunque, qui fa sempre fresco ed è un piacere girare per monumenti ed edifici storici. Nucleo della cittadina è Piazza Ciaia, da cui si diramano i due corsi principali e sulla quale si affacciano alcuni splendidi palazzi. È il caso del Palazzo del Balì, attuale sede del municipio, o l’affascinante Torre dell’Orologio.

Molto suggestiva è la Chiesa madre di San Giovanni Battista, dove tanto tempo addietro si trovava un antico tempio: vanta una bellissima facciata tardo-rinascimentale costruita in tufo locale e un campanile barocco alto 28 metri. Merita una visita anche la piccola Cappella di Santa Maria della Grazia, che sembra essere la chiesa più antica di Fasano. Sempre nel cuore del centro storico, c’è il Parco della Rimembranza: è il polmone verde della città, e al suo interno ospita il Monumento ai Caduti e diversi pini dedicati ai soldati fasanesi morti durante la Prima Guerra Mondiale.

Lasciando di pochi chilometri la città, infine, è possibile visitare il parco archeologico che ospita i resti di Egnazia, antico centro abitato messapico situato lungo la storica via Traiana, che univa Benevento a Brindisi. Gli scavi, che sono tutt’ora in corso, hanno portato alla luce numerosi reperti preziosissimi, che raccontano la storia di questa città, un tempo dominata dai Greci e poi dai Romani, prima dei saccheggi e della distruzione che si abbatterono su di lei. Il vicino Museo Archeologico Nazionale di Egnazia, sorto all’esterno delle mura di cinta della città, custodisce molti di questi cimeli.

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La “Pompei della Puglia”, un sito archeologico (ancora) tutto da scoprire

Per quarant’anni hanno scavato riuscendo a fare emergere solamente il 20% dell’area archeologica. La maggior parte dell’antica civiltà che abitava questo luogo e della storia che potrebbe raccontare resta ancora un mistero.

Per l’importanza che ha, però, è stata soprannominata la “Pompei della Puglia”. Stiamo parlando del sito di Herdonia, oggi conosciuta con il nome di Ordona, che si trova in provincia di Foggia.

Si tratta di un’antica città di epoca romana, che fu scoperta per puro caso su una collina nel lontano 1962 dall’archeologo belga Joseph Mertens, il quale avviò le proprie ricerche in un’area mai indagata prima. Nel ’93, all’équipe belga si è aggiunta un’équipe italiana, guidata da Giuliano Volpe, archeologo e rettore emerito dell’Università di Foggia.

Gli scavi hanno riportato alla luce il percorso delle antiche mura cittadine, i resti di due templi, di una basilica, del foro, del mercato, delle terme e di un piccolo anfiteatro e poi l’area residenziale delle domus. Il tutto risulta essere ancora ben conservato. All’esterno delle mura è stata trovata anche una vasta necropoli.

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Fonte: @Getty Images

I resti della basilica a Herdonia, la “Pompei della Puglia”

Herdonia, la “Pompei della Puglia”

Dagli elementi che sono stati rinvenuti, pare proprio che Herdonia ricoprisse un ruolo molto importante all’epoca del suo splendore. Nell’età imperiale, era infatti attraversata da una delle vie più importanti dell’antica Roma, la via Minucia, poi rinominata via Traiana, che collegava Benevento a Brindisi, e quindi alla Grecia, rimasta in uso fino al Medioevo e, ancora oggi, utilizzata nel tratto appenninico.

Fu teatro di due importanti battaglie durante la seconda guerra punica, poi, fece l’errore di passare dalla parte di Annibale e di schierarsi, quindi, come altri Comuni della Daunia, contro Roma e ciò non le fu mai perdonato, tanto che alla fine della guerra la popolazione fu deportata.

Nel Duecento, vi sorse una delle residenze di caccia di Federico II di Svevia. In età tardomedievale, subì un progressivo spopolamento e fu abbandonata definitivamente attorno al XIV-XV secolo. Solo un paio di secoli dopo iniziò a ripopolarsi grazie al volere di re Ferdinando IV di Borbone che si prefissò di riqualificare tutta l’area agricola del tavoliere meridionale.

Un sito troppo poco conosciuto

Per far sì che questo sito non cada nell’oblio, un’associazione locale si occupa di organizzare rievocazioni storiche in costume ed eventi teatrali che riscuotono sempre un grande successo, ma ciò non è sufficiente a far conoscere ai turisti che visitano la zona la “Pompei della Puglia”.

L’incuria e l’abbandono stanno gravemente danneggiando quanto era stato portato alla luce negli Anni Sessanta. La vegetazione si è riappropriata del luogo e gli affreschi che erano stati restaurati hanno già bisogno di nuovi interventi, tanto che, per riuscire ad attirare l’attenzione, gli scavi archeologici di Ordona sono stati candidati dalla popolazione locale tra i Luoghi del cuore del FAI.

Parte del sito, una decina di anni fa, è stato acquisito dal proprietario dei terreni dal ministero dei Beni Culturali e la speranza è quella di farlo diventare, un giorno, il Parco archeologico dell’antica città di Herdonia, un luoog unico per tutta la Daunia, ma anche per tutta l’Italia. Ma c’è ancora molto da fare e tanto da scavare.