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La scoperta archeologica delle mura riscrive la mappa dell’antica Selinunte

Immaginare la struttura dell’antica Selinunte è oggi possibile: le continue ricerche archeologiche, gli scavi e gli studi hanno portato a ridisegnare la mappa della polis greca affacciata sulla costa sud-occidentale della Sicilia. Le ultime novità del parco archeologico di Selinunte riguardano la scoperta di un tratto della cinta muraria settentrionale della città arcaica, insieme alla monumentale Porta Nord. Il ritrovamento si è rivelato davvero prezioso, tanto da poter riscrivere la “mappa” della città ridefinendo i confini storici che fino ad oggi conoscevamo.

La scoperta archeologica delle mura di Selinunte

Le mura emerse sono la testimonianza dell’estensione originale della polis prima che i Cartaginesi provvedessero alla sua distruzione nel 409 a.C., durante l’evento storico raccontato da Diodoro Siculo in cui viene illustrato l’assedio comprensivo di strage di 16.000 vittime. La Porta Nord è uno dei ritrovamenti più preziosi: è tornata alla luce dopo secoli e segnava l’ingresso meno protetto, rappresentando il collegamento diretto con la necropoli esterna.

La scoperta è anche la conferma delle ricerche dell’archeologo tedesco Dieter Mertens che, trent’anni fa, ebbe l’intuizione di questa possibile struttura. Negli anni ’90 lo studioso scavò due porte nella zona orientale sospettando l’esistenza di una vera e propria cinta muraria. Ma la scoperta ha persino superato le intuizioni: le mura sono decisamente più ampie di quanto ci si aspettasse.

Le ricerche si fermarono in Sicilia, ma l’idea rimase viva. Oggi, grazie a tecniche moderne come la tomografia geoelettrica tridimensionale, quelle ipotesi si sono trasformate in realtà. La posizione strategica del sito, l’architettura della porta e la qualità dei blocchi ritrovati restituiscono un’immagine chiara e affascinante della Selinunte arcaica, una città viva, complessa, urbanisticamente avanzata.

Com'era la struttura dell’antica Selinunte

Fonte: Ufficio Stampa

Gli scavi archeologici svelano la struttura dell’antica Selinunte

L’annuncio della scoperta

La scoperta è stata annunciata ufficialmente al Baglio Florio, sede del Parco archeologico, dove è stata anche presentata la nuova immagine visiva del sito. Il logo e l’identità grafica si ispirano alla foglia di selinon, simbolo della città antica presente sulle antiche monete didracme del VI secolo a.C.

Il direttore del Parco, Felice Crescente, in una nota ufficiale ha sottolineato come l’intervento sia stato possibile grazie a fondi propri e a una sinergia con giovani archeologi italiani, guidati dal professor Carlo Zoppi. Il lavoro sul campo ha coinvolto anche l’associazione Archeofficina, che ha contribuito a riportare alla luce porzioni delle mura, torri di guardia e tracce di botteghe artigiane.

Visitare il parco di Selinunte: informazioni utili

Per i viaggiatori e gli appassionati di archeologia, Selinunte è oggi più che mai una tappa imperdibile. Il Parco ha avviato un piano di valorizzazione che include percorsi guidati, segnaletica intelligente e nuove visite tematiche, come quella alle Mura dell’Acropoli, lanciate con successo in anteprima a febbraio. Dal 6 aprile, queste visite entreranno nel programma stabile delle attività.

L’offerta del Parco si arricchisce anche grazie a CoopCulture, che ha studiato un sistema di orientamento adatto a un’area vastissima, segnalando i punti di maggiore interesse e i tempi di percorrenza, ideali per chi vuole visitare il sito in autonomia o con navette elettriche e bici.

Si può accedere al parco dalle 9 alle 19 fino al 30 aprile, con ultimo ingresso alle ore 18. L’orario si estende fino alle 20 nel periodo dal 1 maggio al 15 settembre. In estate sono in più previste paerture serali con una cornice suggestiva.

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Una gita a Fazana, magnifica perla dell’Istria

Ci sono luoghi in cui le lancette dell’orologio sembrano essersi fermate in un tempo sospeso; dove l’identità del passato ha ancora una presenza forte che riecheggia tra le strade, rimbalzando da un muro all’altro, da un monumento all’altro. Uno di questi luoghi è Fazana, borghetto di pescatori situato sulla costa meridionale dell’Istria a pochi chilometri dalla città di Pola. Questo luogo non solo gode di importanza strategica in quanto porta di accesso al Parco Nazionale delle Isole Brioni, ma è anche una meta eccellente per trascorrere una vacanza all’insegna del relax e del divertimento. Ma cosa vedere in questa piccola gemma dell’Istria? Ecco una serie di suggerimenti su cosa vedere a Fazana per scoprire i best of di questo villaggio che si affaccia sulle acque placide delle isole Brioni.

Scoprire le meraviglie del Centro Storico di Fazana

Il cuore di Fazana è il suo pittoresco centro storico, un dedalo di viuzze acciottolate i cui muri potrebbero raccontare secoli e secoli di storia. Perditi tra le vie strette dalle tinte pastello per vivere appieno l’atmosfera senza tempo di questo posto, ma non dimenticare di esplorare tutte le cinque perle del centro storico:

  • L’architettura del centro storico: essenziale, minimalista e pittoresca. Con edifici a due piani, ingressi che collegano le case dei vicini e giardinetti con passaggi nascosti sul retro, è un vero e proprio labirinto che, in tempi bui, è servito come sistema difensivo complesso in caso di assedio. I collegamenti interni tra abitazioni rendevano gli spostamenti agili proteggendo tutti gli abitanti.
  • La Rondinella: si tratta della via più piccola e stretta di Fazana. Questa via deve il suo nome a un’antica credenza popolare secondo la quale lo spazio ridottissimo tra un muro e l’altro permetteva solo alle rondini di passarvi attraverso. Affacciati qui per sentire la forza delle tradizioni di questo piccolo borgo marittimo.
  • La Chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano: una splendida chiesa del XV secolo situata nella piazza principale del centro storico di Fazana e che si trova a pochissimi passi dal mare. Varcata la maestosa soglia sarai accolto da cinque eleganti altari in marmo impreziositi da pale lignee lavorate. L’altare maggiore ospita anche un’importante opera del pittore veneziano Leonardo Corona, risalente al 1590.
  • La Chiesa della Beata Vergine Maria del Carmelo: una piccola chiesa del XIV secolo che si distingue per il suo stile semplice ma al contempo raffinato. La facciata con un arco e una campana posta sopra l’ingresso fa da introduzione all’interno della chiesa su cui troneggia una cupola appuntita. I muri sono impreziositi da resti di affreschi del ‘400 e, sull’altare, si trova una scultura della Madonna col bambino, anch’essa risalente al XV secolo.
  • La Batana: tra le cose da vedere assolutamente a Fazana c’è la Batana, un’imbarcazione tipica di questo luogo utilizzata per generazioni e generazioni dai pescatori dell’Istria e della Dalmazia. La barca, con una lunghezza che va dai quattro ai cinque metri e mezzo, aveva vele triangolari su un albero maestro. Queste vele erano il dettaglio che rendeva l’imbarcazione unica nel suo genere poiché riportavano i segni distintivi di ogni famiglia e servivano per riconoscere le imbarcazioni in mare. Oggi sono ancora molte le famiglie che possiedono una batana e, durante l’estate, vengono organizzate regate e sfide per mantenere viva la tradizione.
Piazza principale di Fazana in Istria

Fonte: iStock

Il pittoresco centro storico dalle tinte pastello di Fazana, Istria

Godersi le spiagge di Fazana

Fazana è una meta top per chiunque ami il mare, grazie alle tante spiagge che la costellano e che si affacciano su acque meravigliosamente limpide e cristalline. Una delle più rinomate è senza dubbio la Fazana Sjever, che si affaccia sul meraviglioso Parco nazionale di Brioni. Qui puoi trovare qualsiasi tipo di comfort: dal noleggio di lettini e ombrelloni a ristoranti di pesce vista mare. Questo luogo è perfetto per famiglie e amanti degli sport acquatici che potranno cimentarsi in attività come kayak, paddleboard e snorkeling, per esplorare i fondali pullulanti di vita marina. Se alle spiagge più rinomate preferisci la tranquillità e l’intimità delle spiagge meno gettonate, non ti preoccupare: Fazana è piena di piccole calli e spiagge dove rilassarti cullato solo dal ritmo delle onde del mare. Se cerchi bene puoi trovare veri angoli di paradiso dove il contatto con la natura è totale.

Una passeggiata al porto di Fazana

Dopo la passeggiata nel centro storico e un tuffo nelle acque cristalline delle spiagge di Fazana, è il momento di godersi una splendida passeggiata nel suo porto. Se in questo borgo il tempo sembra scorrere piano, nel suo porto il tempo scorre ancora più lentamente. Passeggia lungo la riva, magari con un cono gelato in mano e, osserva il dolce ondeggiare delle barche e il su e giù dei pescatori che rientrano dal mare con le reti piene di pesce fresco.

Oltre a una suggestiva passeggiata, il porto è anche il punto di partenza per le escursioni verso l’arcipelago delle Brioni, un gruppo di isole che affascinano per la bellezza sconfinata che le rende uno dei luoghi più suggestivi della Croazia. Basta un piccolo tragitto per ritrovarti immerso in un paesaggio mozzafiato e incontaminato con spiagge, sentieri e siti d’interesse storico che raccontano storie di epoche lontane.

In sintesi, Fazana è molto di più di un piccolo villaggio di pescatori: è un luogo dove tradizione e natura s’incontrano e dove perdersi tra le sue stradine acciottolate è il miglior modo per assaporare appieno l’atmosfera lenta e rilassante di questo posto. Un centro storico che racconta storie millenarie, spiagge dal mare cristallino e turchese e un porto vivace dove prendersi del tempo per allenare lo sguardo. Qualsiasi sia il tuo obiettivo per questo viaggio, questa perla dell’Istria saprà conquistarti con il suo fascino senza tempo e regalarti momenti indimenticabili che ti ricorderanno quanto sia importante rallentare e godersi le piccole cose belle della vita.

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Efeso, la città leggendaria dove la storia vive in ogni pietra

La Turchia ospita numerosi siti archeologici, alcuni dei quali sono di inestimabile valore storico. Ne è un esempio l’antica Efeso, che in passato fu la città più in vista dell’Impero Romano in Asia Minore e che oggi fa parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, al punto da essere anche una delle mete culturali più rinomate di tutto il Mediterraneo.

Fondata più di 3.000 anni fa dagli antichi Greci per poi essere assoggettata da vari regni, ha ospitato molte culture differenti delle quali sono ancora ammirabili incredibili resti (quasi) perfettamente conservati, anche perché è stato sì un importante centro politico e commerciale, ma anche un rilevante centro religioso dell’antichità.

Perché è famosa Efeso?

Al giorno d’oggi Efeso è famosa per tantissimi diversi motivi, ma senza ombra di dubbio a renderla particolarmente nota è il culto di Artemide, dea alla quale gli abitanti dell’antica città chiedevano protezione. Alla stessa Artemide venne dedicato un tempio (di cui però oggi ci sono solo minimi resti), così decorato e sontuoso che venne considerato una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico. Vi basti pensare che Plinio il Vecchio lo descrisse come “Il più meraviglioso monumento della magnificenza greca”.

Inoltre, in questo stesso luogo si trovano anche tracce del Cristianesimo. Secondo la tradizione, infatti, l’apostolo Giovanni visse e morì proprio qui e si ritiene che persino la Vergine Maria abbia trascorso i suoi ultimi anni di vita in questa stessa zona.

Biblioteca di Celso, Efeso

Fonte: iStock@dem10

La straordinaria Biblioteca di Celso

Cosa vedere a Efeso

Camminare per le strade di Efeso permette di comprendere più a fondo quanto un tempo, questa, fosse una città potente e rigogliosa. In passato infatti si componeva di lunghi viali di marmo (alcuni ancora visibili) che collegavano le diverse aree, impreziosite da sfarzosi monumenti che, in parte, si possono ammirare ancora oggi.

Odeon

La prima meraviglia che si incontra varcando l’ingresso di Efeso è l’Odeon, che un tempo era il luogo di incontro per la vita politica e religiosa della città. Costruito in epoca augustea, poteva contenere fino a 5.000 persone che qui si riunivano per presenziare alle riunioni cittadine.

Agorà

Al cospetto dell’Odeon c’è l‘Agorà, ovvero quella che in passato rappresentava la parte più importante della città, dove si concentravano le attività politiche e sociali. Presenta una pianta rettangolare e, stando ai documenti, era circondata da alcuni degli edifici più importanti di Efeso, oltre a essere la culla di un tempio dedicato ad Augusto il cui scopo era divinizzare gli imperatori romani.

Prytaneion

Molto interessanti sono anche i resti del Prytaneion, la sede del senato cittadino. Pare, infatti, che proprio qui fosse custodito il focolare sacro di Efeso difeso dalla dea Vesta, la protettrice del senato romano. La fiamma era tenuta sempre accesa, come fosse eterna, e ardeva al centro della sala cerimoniale. Qui, tra le altre cose, dagli archeologi sono state ritrovate anche due statue di Artemide, oggi esposte nel Museo di Efeso.

Tempio di Domiziano

Decisamente affascinante è anche quel che rimane del Tempio di Domiziano, ovvero un magnifico architrave sorretto da due splendide colonne e due cariatidi. Tale tempio porta il nome di Domiziano perché fu lui a farlo costruire, ma in realtà fu dedicato a suo padre Vespasiano per via della damnatio memoriae (una pratica usata nell’antica Roma per cancellare ogni traccia dell’esistenza di una persona caduta in disgrazia) pronunciata nei suoi confronti.

Con le sue dimensioni di 50 x 100 metri, era uno degli edifici più imponenti di Efeso e conteneva alcune statue colossali, una delle quali (alta circa 5 metri) risiede oggi nel Museo di Efeso.

Tempio di Domiziano, Efeso

Fonte: iStock

Veduta dei resti del Tempio di Domiziano

Via dei Cureti

La Via dei Cureti era la seconda strada più importante della città e, ancora adesso, sfoggia una splendida pavimentazione in marmo. Vi sono anche resti di sepolcri, terme e templi e serviva per collegare l’Agorà Superiore all’Agorà Civile, dove si svolgeva il mercato popolare. Tale arteria stradale era intitolata ai Cureti perché erano dei semidei della mitologia greca che, si narra, avrebbero assistito Latona durante la nascita di Apollo e Artemide.

Domus terrazzate

Quel che rimane della Domus terrazzate fa capire quanto fossero eleganti e belle le residenze nobiliari della città, che si affacciavano persino sui palazzi più suggestivi di Efeso stessa. Con terrazzi, affreschi e mosaici ben conservati, erano dotate anche di impianti idraulici, riscaldamento a pavimento e bagni privati.

Tempio di Adriano

Originariamente possedeva un raffinato tetto in legno. Oggi non c’è più, ma è ancora possibile notare il suo maestoso arco principale sostenuto da quattro colonne corinzie. Il fregio del Tempio di Adriano è ricco di raffigurazioni mitologiche, tra cui scene di divinità e sacrifici rituali ed è perfettamente in grado di dare un’idea della magnificenza di quello che era l’edificio in passato.

Biblioteca di Celso

La Biblioteca di Celso è probabilmente il monumento più sorprendente di Efeso, un capolavoro ottimamente conservato e che non può non lasciare a bocca aperta. Eretta nel 114 d.C. per ricordare Caio Giulio Celso Polemeano (era il suo luogo di sepoltura e infatti vi è ancora custodito il suo sarcofago), vi erano conservate ben oltre 12.000 pergamene, tanto da essere una delle più grandi biblioteche del mondo.

Attualmente presenta una facciata monumentale, con colonne corinzie, nicchie con statue e un grande portale, che è stata progettata per creare un particolarissimo effetto ottico: dà un senso di maggiore altezza.

Via di Marmo

Come dice il nome, Via di Marmo, è una strada totalmente caratterizzata da questa pavimentazione. Un tempo era molto frequentata, mentre oggi è ornata dai resti di statue e colonne. Vi è inoltre anche Ninfeo di Traiano, una fontana che ospitava la statua dell’imperatore.

Teatro

Non poteva di certo mancare il Teatro di Efeso, le cui gradinate sono costruite sulla pendenza naturale del terreno. In stile ellenistico, poteva contenere fino a 25.000 spettatori ed è stato citato nel Nuovo Testamento come il luogo in cui San Paolo predicò il Cristianesimo, scatenando la reazione dei seguaci di Artemide. Una piccola curiosità: anche oggi è utilizzato, in alcune particolari occasioni, per concerti ed eventi.

Teatro di Efeso, Turchia

Fonte: iStock

Tutta la bellezza del Teatro di Efeso

Dove si trova e come arrivare a Efeso

Efeso sorge a poca distanza dalla città di Selçuk, nella provincia di Smirne (İzmir), sulla costa occidentale della Turchia. L’aeroporto più vicino è quello di Izmir Adnan Menderes (ADB), e da qui si possono prendere treni o autobus per Selçuk (circa 1 ora), ma anche taxi o auto a noleggio.

Il sito è meraviglioso, ma essendo molto esposto al sole è sempre il caso di portarsi acqua e cappello. In più, occorre indossare scarpe comode per via della pavimentazione e mettere in conto una visita di almeno 2-3 ore.

Orari e costi

Il sito archeologico di Efeso è aperto tutto l’anno, ma gli orari variano in base alla stagione:​

  • Orario invernale (1 ottobre – 31 marzo): 8:30 – 18:30​;
  • Orario estivo (1 aprile – 30 settembre): 8:00 – 20:00.

Per evitare code è consigliabile acquistare i biglietti in anticipo online o presso rivenditori autorizzati. Va comunque specificato che il biglietto d’ingresso non prevede la visita delle Domus terrazzate, per le quali è disponibile un pagamento a parte o un ticket cumulativo. Tuttavia, si consiglia di verificare gli orari e i prezzi aggiornati prima della visita, poiché non possiamo escludere che possano subire variazioni.

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Scoperta una necropoli a Liternum, in Campania, (e c’è persino la tomba di un gladiatore)

Liternum era una città romana della Campania, sita nell’area dell’attuale Lago Patria, frazione del comune di Giugliano (NA). In questi ultimi anni è stata sottoposta ad alcuni lavori di scavo, con la direzione scientifica della dott.ssa Simona Formola e sotto la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, dai quali è emersa una vasta area di necropoli (è estesa per oltre 150 metri quadrati). Una scoperta sorprendente, anche perché ha permesso di riportare alla luce tanti antichissimi e importantissimi tesori, tra cui persino la tomba (o meglio, un epitaffio) di un gladiatore.

Le scoperte avvenute a Liternum

Grazie ai lavori archeologici svolti in questa realtà della provincia di Napoli, sono emersi due recinti funerari con frammenti d’intonaco bianco e con una fase di decorazione più recente in rosso, separati da uno spazio chiuso, e un pozzo in muratura molto profondo, presente probabilmente per ragioni culturali.

Uno dei due recinti conserva al centro un mausoleo quadrangolare in tufo grigio di 3 metri per lato, rasato in superficie, con nicchie intonacate lungo i lati per ospitare urne cinerarie. Poi ancora una ventina di tombe della tipologia a cappuccina, tecnicamente definite ad enchystrismòs, ovvero una particolare tecnica antica attraverso la quale un corpo veniva posto in un vaso in terracotta in posizione rannicchiata.

Parliamo perciò di ritrovamenti che conducono gli studiosi di fronte a una certezza: attestano una continuità d’uso dell’area che si estende dalla fine del I sec. a.C. fino alla media età imperiale (II-III sec. d.C.). Elemento dimostrato anche dalla presenza di alcuni oggetti di corredo come monete, lucerne e vasi. Tante piccole scoperte che offrono preziose informazioni sulla vita quotidiana, le pratiche rituali e le dinamiche sociali delle comunità che in passato vivevano in zona.

Tra i rinvenimenti più rilevanti spiccano, senza ombra di dubbio, le diverse iscrizioni funerarie in marmo, alcune delle quali integre, tra cui se ne segnala una che reca l’epitaffio di un gladiatore. Un documento che non deve essere affatto sottovalutato, perché può aiutare a comprendere maggiormente il ruolo e la memoria di questi combattenti dell’antica società romana.

Perché è una scoperta molto importante

Come dichiarato dal Soprintendente Mariano Nuzzo per mezzo di comunicato stampa: “Il territorio di Giugliano sta vivendo un momento particolarmente fecondo dal punto di vista della ricerca archeologica, prima con la scoperta della Tomba del Cerbero ed ora con questa necropoli che, grazie anche all’ottimo stato di conservazione delle strutture murarie e delle sepolture, aggiunge un tassello importante alle nostre conoscenze relative alla vicenda insediativa della colonia di Liternum e costituisce un’opportunità unica per approfondire lo studio della civiltà antica, e del contesto storico e culturale dell’epoca”.

Queste indagini sono quindi molto rilevanti perché aiutano a comprendere meglio la fisionomia e la strutturazione del paesaggio antico e del perimetro urbano della colonia, di cui ancora oggi si hanno pochissime informazioni. Ciò che è affiorato dalla terra, perciò, è essenziale per portare gli studiosi a mettere sul piatto nuove ipotesi, anche rispetto al tracciato dell’antica Via Domitiana ai lati della quale si dovevano collocare tali sepolture.

La prosecuzione degli scavi, insieme a uno studio approfondito del materiale d’archivio, potranno infatti portare a raggiungere risultati importanti nell’ambito della conoscenza di un territorio di rilevanza cruciale, sia dal punto di vista storico che archeologico.

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L’antico villaggio di Uzteri emerge dagli scavi a Sassari: la scoperta è straordinaria

Una scoperta casuale ma che ha quasi dell’incredibile: mentre sono stati avviati i lavori per la realizzazione del primo polo scolastico montessoriano della Sardegna, un frammento di storia medievale sepolto per anni ha portato alla luce una scoperta che ha lasciato tutti a bocca aperta. In via Artiglieria, gli archeologi hanno fatto emergere i resti murari e diversi reperti che testimoniano un insediamento extraurbano databile tra il XII e il XIV secolo, con ogni probabilità corrispondente all’antico villaggio di Utzeri. Un ritrovamento che offre una preziosa finestra sul passato e che ha imposto una riflessione sulla convivenza tra sviluppo urbano e tutela del patrimonio culturale.

La scoperta archeologica a Sassari

Durante i lavori di scavo per la posa delle nuove fondamenta, una scoperta ha rallentato i lavori. Tra strati di terra sono apparse strutture murarie, frammenti ceramici e persino monete medievali. La portata del ritrovamento ha richiesto l’intervento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, che ha autorizzato l’ampliamento delle indagini con metodologia stratigrafica, consentendo uno studio più approfondito dell’area.

Gli scavi hanno rivelato parte di un’abitazione rurale, completa di selciato esterno e una buca usata per la manutenzione del tetto, colmata con materiali che raccontano la vita quotidiana di un tempo. I reperti coprono un periodo compreso tra il 1200 e il 1350 e attestano legami commerciali tra la Sardegna e varie aree del Mediterraneo: dalla Provenza alla Liguria, dalla Toscana fino a probabili contatti con il Lazio, la Tunisia, l’Egitto e la Siria. Tra i reperti spiccano monete genovesi, databili tra il 1139 e il 1339, che testimoniano la vitalità economica della regione e l’inserimento della Sardegna nelle rotte mercantili mediterranee.

antico villaggio di Uzteri scoperto a Sassari

Fonte: Comune di Sassari

Gli scavi a Sassari rivelano l’antico villaggio di Uzteri

L’ipotesi di Utzeri e il contesto storico

Particolarmente significativa è l’associazione tra i resti e il toponimo “Utzeri“, già evocato dalla vicina Porta Utzeri. Si ipotizza che il villaggio fosse uno dei tanti piccoli nuclei abitativi sorti fuori dal circuito murario sassarese, come Silki, Cleu e Kitarone, abbandonati nel Trecento a causa di mutamenti sociali, attrazione verso il centro urbano fortificato e turbolenze legate all’invasione catalano-aragonese. Non sono mancati nemmeno reperti di epoca romana, seppur residuali, che confermano la continuità insediativa del territorio, ricco e fertile, frequentato sin dall’età repubblicana.

La scoperta ha portato alla temporanea sospensione dei lavori e alla revisione del progetto originario. Senza intaccare le superfici previste per la nuova scuola, è stato elaborato un piano per inglobare l’area dello scavo all’interno del nuovo edificio scolastico. La variante progettuale prevede infatti la creazione di un varco visibile da via Padre Ziranu che permetta di osservare i resti archeologici, trasformando lo spazio in un piccolo laboratorio didattico. In piena coerenza con l’approccio educativo montessoriano, si intende così offrire agli studenti un’esperienza concreta del passato, favorendo l’interazione diretta con la storia locale.

La conclusione dei lavori è ora prevista entro marzo 2026, nel rispetto delle scadenze imposte dal finanziamento europeo. La scoperta di Utzeri non rappresenta solo un vincolo o un ritardo, ma una straordinaria occasione per arricchire il nuovo polo scolastico di un’anima storica, radicata nel territorio e nella memoria collettiva.

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Anche l’Italia ha le sue piramidi: si trovano in Trentino

Sono pinnacoli che si innalzano verso il cielo, alti fino a 20 metri, impressionanti e bellissimi, sembrano il frutto del lavoro di un artista molto creativo, ma – come spesso accade nel mondo – a dare vita a queste piramidi di terra è stata la natura, che ne ha cesellato la forma nel corso dei secoli.

Sono davvero rare e sono uno spettacolo in cui ci si può imbattere anche in Italia, in Trentino dove le Piramidi di Segonzano sono una delle attrazioni che si possono ammirare nell’omonimo comune che si trova nella Valle di Cembra.

Tutto quello che c’è da sapere su questa meraviglia a cui ha dato vita la natura, con migliaia di anni di lavoro e che oggi rappresentano un sito dall’importante valore didattico, storico e culturale.

Piramidi di Segonzano, le sculture che si possono ammirare in Trentino

C’è un posto nel nord dell’Italia dove la natura ha creato uno dei suoi innumerevoli capolavori. Siamo in Trentino e, più precisamente, a Segonzano in provincia di Trento.

Un luogo non solo di grande bellezza, ma anche dalla storia antica: si presume, infatti, che questa zona fosse abitata già dal Neolitico. Non mancano resti di diverse epoche, location sorprendenti e queste bellissime “sculture” che sono state plasmate dalla natura, ovvero le Piramidi di Segonzano. Pare che la loro formazione possa essere fatta risalire a circa 50mila anni fa e che si siano create a causa dell’erosione dei ghiacciai dell’Alviso. L’acqua, poi, ha fatto la sua parte erodendo il deposito morenico e plasmando queste piramidi di terra che tanto affascinano. Sopra la loro punta in genere vi è un sasso di porfido e hanno un colore che tende all’oro.

Per la loro peculiare forma sono state paragonate a giganti con cappelli, tanto che vengono chiamate anche omeni da tera, dal momento che sembrano ricordare una forma umana. Un’altra particolarità deriva da fatto che non sono tutte simili: ci sono quelle a punta, ma anche quelle a cresta.

Il risultato è uno spettacolo che lascia senza fiato, che si può visitare grazie a dei sentieri di diversa lunghezza: il più breve copre una distanza di 1,7 chilometri, diversamente si può optare per un altro percorso che si snoda per 3,9 chilometri, altri invece sono più lunghi

Per visitare l’area si deve pagare un biglietto in genere nel periodo che va dal mese di aprile a quello di settembre, mentre negli altri mesi la visita è libera e gratuita. Le tariffe sono di 3 euro per il biglietto intero, cifra che scende in caso di ridotto, di giovani e di scolaresche.

Piramidi di terra in Trentino

Fonte: iStock

Alla scoperta delle Piramidi di terra in Trentino

La leggenda delle Piramidi di Segonzano: un luogo intriso di magia

Come ogni posto che trasuda bellezza – e ce ne sono davvero tanti sia in Europa che nel mondo – anche le Piramidi di Segonzano hanno la loro leggenda, affascinante e capace di lasciare un insegnamento.

Si dice che nel passato, infatti, in una foresta della Val di Cembra ci fossero dei folletti e che questi non fossero rispettosi nei confronti della natura, infatti il loro obiettivo sarebbe stato solamente quello di divertirsi. Per questa ragione sarebbero stati pietrificati e trasformati in queste suggestive colonne di terra che sembrano uomini.

Una leggenda affascinante, per un luogo dalla bellezza che lascia senza fiato: uno di quei posti nel mondo che vale la pena scoprire per vedere quanto straordinaria possa essere la creatività della natura.

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Trovato un bagno rituale ebraico durante gli scavi a Ostia, l’unico al di fuori di Israele

Quella che un tempo era una fiorente città portuale mediterranea, che raggiunse il suo apice nel II secolo d.C., è oggi un parco archeologico che continua ad affascinare con le sue scoperte. Oltre a poter ammirare mosaici, resti di teatri, templi e umili abitazioni, grazie alla campagna di scavo realizzata nell’ambito del progetto OPS – Ostia Post Scriptum sarà possibile aggiungere un nuovo tassello alle conoscenze che già possediamo di questo sito storico.

Durante gli scavi a Ostia Antica condotti tra giugno e agosto 2024, infatti, è stato ritrovato un incredibile bagno rituale (mikveh) che testimonia la presenza della comunità ebraica sul territorio dal I-II secolo d.C. Come ha spiegato anche il Ministro della Cultura Giuli, si tratta di “un unicum nell’area del Mediterraneo romano e al di fuori della terra di Israele”.

La scoperta del bagno rituale ebraico a Ostia Antica

Dagli scavi di Ostia Antica è emerso un piccolo vano semi-ipogeo con sottostante pozzo per la risalita o per il prelievo dell’acqua di falda, nel quale può, con ogni probabilità, riconoscersi un mikveh, ovvero un bagno rituale purificatorio ebraico. Nel dettaglio, il mikveh veniva usato per immergere persone e oggetti a fini purificatori e si presenta generalmente come una vasca rettangolare scavata nel terreno.

Le ricerche si sono concentrate in una zona che non era mai stata indagata in precedenza, soprattutto nel settore denominato “Area A”, situato in una zona centrale della città, vicino all’antico corso del Tevere e compreso tra l’edificio dei Grandi Horrea a ovest, il santuario repubblicano dei Quattro Tempietti, il Mitreo delle Sette Sfere e la Domus di Apuleio a sud e il Piazzale delle Corporazioni a est.

Le caratteristiche che fanno pensare a un mikveh sono le peculiarità dell’ambiente come i gradini estesi per la sua intera ampiezza, le pareti rivestite di intonaco idraulico, la presenza di un pozzo di captazione dell’acqua di falda, il condotto di comunicazione con l’ambiente adiacente (possibilmente destinato ad alloggiare una tubatura per l’aggiunta di acqua a quella di falda), e il rinvenimento della lucerna con simboli ebraici sul fondo del pozzo.

Scavi Ostia Antica

Fonte: Ministero della Cultura

Punto degli scavi a Ostia Antica

L’importanza di questa scoperta, unica nel suo genere

Si tratta di una scoperta importantissima perché, come ha dichiarato il Ministro della Cultura Giuli, “rafforza la consapevolezza storica di questo luogo quale vero crocevia di convivenza e di scambio di culture, culla di tolleranza tra popoli diversi che nella civiltà romana trovavano la loro unione. È proprio a Ostia che Roma accoglie e ospita i culti originari delle altre civiltà mediterranee, nel momento in cui, consolidato il suo potere in Italia, comincia a proiettarsi nel Mare Nostrum”.

Anche il rabbino di Roma, Riccardo Di Segni, ha commentato la scoperta affermando che: “in Israele di bagni rituali ce ne sono tanti e in Europa ce ne sono alcuni di epoca medievale. Ma un mikveh così antico non sembra invece sia mai stato trovato in tutta la diaspora. A questo punto Roma possiede un patrimonio archeologico di storia ebraica eccezionale. Non c’è solo l’arco di Tito, ci sono le catacombe, c’è la sinagoga di Ostia e ora anche il mikveh di Ostia“.

Mikveh Ostia Antica

Fonte: Ministero della Cultura

L’entrata al vano semi-ipogeo
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Viaggio a bordo dei treni storici, la Campania come non l’hai mai vista

La Campania, con il suo straordinario patrimonio storico e paesaggistico, offre da marzo un’opportunità unica per gli amanti del turismo ferroviario: viaggiare a bordo di autentici treni d’epoca attraverso alcune delle località più affascinanti della regione.

Grazie all’iniziativa promossa dalla Regione Campania in collaborazione con Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane e FS Treni Turistici Italiani, il programma 2025 prevede ben 65 corse, con oltre 12mila posti disponibili per un’esperienza immersiva tra storia, cultura e tradizione.

Cosa sono i treni storici

I treni storici offrono un’esperienza unica per viaggiare attraverso il tempo, permettendo di scoprire la Campania a bordo di convogli d’epoca perfettamente restaurati. Grazie a un’iniziativa promossa dalla Regione Campania, in collaborazione con la Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane e FS Treni Turistici Italiani, questi treni offrono infatti un’opportunità esclusiva per coniugare la passione per il viaggio con la riscoperta del patrimonio ferroviario e paesaggistico della regione.

Ogni itinerario è stato studiato per valorizzare le bellezze storiche, culturali e naturalistiche del territorio, garantendo un viaggio immersivo tra borghi caratteristici, siti archeologici e paesaggi mozzafiato.

Sebino Express

Fonte: Fondazione FS

Il Sebino Express, che parte da Milano e arriva a Paratico Sarnico

L’Archeotreno

L’Archeotreno collega la città di Napoli con alcune delle aree archeologiche più affascinanti della Campania, come Pompei e Paestum, entrambe riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Il convoglio è composto da carrozze d’epoca che permettono di rivivere l’atmosfera dei viaggi del passato mentre si esplorano alcune delle più importanti testimonianze della civiltà romana.

La prima corsa dell’Archeotreno sarà domenica 16 marzo.

Il Reggia Express

Un viaggio che sembra uscito da un’altra epoca: il Reggia Express parte da Napoli Centrale e conduce direttamente all’ingresso della maestosa Reggia di Caserta, una delle residenze reali più imponenti al mondo. A bordo di vagoni storici, i passeggeri possono immergersi nell’eleganza e nel fascino del XVIII secolo prima ancora di arrivare a destinazione.

La prima corsa del Reggia Express sarà domenica 6 aprile.

Il Pietrarsa Express

Il Pietrarsa Express è un treno storico che collega il cuore di Napoli con il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, un luogo simbolo della storia ferroviaria italiana. Questo itinerario consente di scoprire l’antica officina borbonica dove ebbe inizio la grande avventura ferroviaria italiana, con una collezione straordinaria di locomotive e carrozze d’epoca.

La prima corsa del Pietrarsa Express sarà domenica 14 settembre.

L’Irpinia Express

L’Irpinia Express è un treno turistico che percorre la storica linea ferroviaria tra Avellino e Rocchetta Sant’Antonio, attraversando i suggestivi paesaggi della verde Irpinia. Lungo il tragitto, i viaggiatori possono ammirare colline, vigneti e borghi antichi, vivendo un’esperienza autentica a contatto con la tradizione e la natura incontaminata.

La prima corsa del Pietrarsa Express sarà domenica 11 maggio.

Il Sannio Express

Il Sannio Express è dedicato a chi desidera riscoprire i luoghi simbolo della memoria di San Pio da Pietrelcina. Questo treno storico percorre la suggestiva Ferrovia del Sannio, conducendo i passeggeri alla scoperta della spiritualità e delle bellezze paesaggistiche di questa terra ricca di storia e devozione.

Il treno per Contursi Terme

In occasione del convegno “Piccoli Borghi Termali d’Italia”, è stato attivato un treno speciale che collega Napoli Centrale con Contursi Terme, una delle località termali più rinomate della Campania. A bordo di carrozze storiche degli anni ‘30 e ‘50, i passeggeri possono godere di un viaggio rilassante alla scoperta del benessere termale e delle eccellenze del territorio.

Come prenotare il viaggio sui treni storici

I biglietti per viaggiare sui treni storici della Campania possono essere acquistati attraverso i principali canali di vendita di Trenitalia, incluse le biglietterie fisiche e le piattaforme digitali.

L’acquisto anticipato è consigliato, data la forte richiesta per queste esperienze uniche. Per maggiori informazioni sugli orari e sulle date disponibili, è possibile consultare i canali ufficiali della Fondazione FS e FS Treni Turistici Italiani.

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Tutti a bordo del treno storico a vapore sulla Novara-Varallo

In Italia ci sono dei binari senza tempo che ci permettono di scoprire le bellezze dei territori a un ritmo lento, seduti comodamente dentro vagoni dal fascino retrò. Uno di questi è il treno storico Novara-Varallo, un viaggio nel passato che attraversa l’incantevole campagna piemontese e le suggestive valli arrivando fino a Varallo, una delle perle nascoste del Piemonte. Il tutto a bordo di un treno centoporte trainato da locomotiva a vapore, che percorre tranquillo l’antica linea inaugurata nel lontano 1886.

Dopo il successo degli anni passati, ad aprile ripartiranno i viaggi a bordo di questo treno storico con la prima data in programma per domenica 13 aprile. Il viaggio, organizzato da Fondazione Fs Italiane, Città di Varallo e Regione Piemonte, è parte del progetto “Binari Senza Tempo” e comprende non solo la tratta da Novara a Varallo, ma anche attività, visite guidate ed esperienze pensate per far scoprire la zona ai visitatori in un modo unico.

La storia del treno storico Novara-Varallo

La linea ferroviaria Novara-Varallo fu inaugurata nel 1886, collegando la città di Novara con Varallo, considerato un importante centro culturale e turistico situato nella Valsesia. La ferrovia ricoprì un ruolo cruciale nello sviluppo economico e sociale della regione perché, facilitando il trasporto di persone e merci, contribuì anche allo sviluppo turistico della zona.

Con l’avvento delle automobili e della modernizzazione dei trasporti, però, molte linee ferroviarie minori furono abbandonate o ridimensionate. Dopo anni di viaggi ad alta velocità, la passione dei turisti cambia direzione e sempre più persone desiderano sperimentare il fascino delle locomotive storiche a vapore, lasciandosi cullare dal rollio delle carrozze d’epoca e dal piacere di scoprire itinerari poco battuti a un ritmo diverso.

Ed è proprio dalla volontà di offrire quest’esperienza speciale che, dieci anni fa, è ritornata a funzionare, in date specifiche, la linea storica che collega Novara e Varallo.

Il percorso del treno storico e le date

Il 13 aprile si sentirà il fischio del treno storico lungo la Ferrovia della Valsesia che da Novara, capoluogo dell’omonima provincia piemontese, porterà i viaggiatori nelle stazioni di Fara, Romagnano Sesia e di Borgosesia, terminando la corsa a Varallo, dominata dall’imponente complesso architettonico del Sacro Monte, Patrimonio UNESCO.

La tratta, lunga 54 chilometri, permette di attraversare paesaggi diversi, da quello pianeggiante al collinare, fino a quello montano con il suo ingresso in Valsesia, racchiusa tra le vette delle Alpi Pennine e conosciuta anche come la “Valle più verde d’Italia”, dominata dal massiccio del Monte Rosa.

Dopo quella del 13 aprile, le altre date in programmazione sono domenica 5 maggio, domenica 8 giugno, domenica 28 settembre, domenica 12 ottobre e domenica 14 dicembre, ossia quella tradizionalmente dedicata alle festività e ai mercatini natalizi.

Attività e visite guidate incluse nel biglietto

Il programma e i prezzi dei biglietti verranno aggiornati presto sul sito ufficiale del Museo Ferroviario Valsesiano, ma intanto possiamo raccontarvi cosa succederà una volta saliti a bordo. Il treno storico, infatti, non è solo un mezzo di trasporto che collega due destinazioni, ma un fulcro di esperienze culturali e gastronomiche.

Acquistando il biglietto avrete accesso alle visite con guide abilitate, come quella della città di Varallo con due percorsi, uno a Sacro Monte e alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie e l’altro tra le antiche contrade con le botteghe di prodotti tipici e Palazzo dei Musei.

In più, potrete salire gratuitamente con la funivia al Sacro Monte, accedere alla Casa Museo Scaglia e al Palazzo dei Musei. Potrete usufruire anche dei biglietti ridotti per entrare alla Pinacoteca e al Museo dell’Orologio.

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In Danimarca una scoperta straordinaria: un cerchio di legno neolitico simile a Stonehenge

Una scoperta archeologica prestigiosa e davvero straordinaria è stata fatta in Danimarca. Durante alcune ricerche è stato rinvenuto un antico cerchio di legno datato a circa 4000 anni fa. Le somiglianze con Stonehenge sono lampanti. La struttura si trova a Vesthimmerland, nel nord del Paese, e rappresenta una delle scoperte più prestigiose degli ultimi anni. Gli studiosi ritengono che il monumento possa essere legato ai celebri cerchi neolitici, come quello della piana di Salisbury in Inghilterra, e ad altre strutture rituali simili, generalmente associate al culto del sole e alle pratiche agricole delle antiche popolazioni.

Il cerchio rituale neolitico scoperto in Danimarca

Ad annunciare la scoperta è stato il Vesthimmerlands Museum, che ha coordinato gli scavi sotto la guida della curatrice Sidsel Wåhlin e del responsabile delle ricerche Andreas Bo Nielsen. Il cerchio di legno ha un diametro di circa 30 metri e si compone di 45 pali di legno posizionati a una distanza di 2 metri l’uno dall’altro. Secondo i professionisti la struttura è collegata al fenomeno del vaso campaniforme, un movimento culturale che si è diffuso in Europa nel periodo tra il Neolitico e l’età del Bronzo. A raccontarla è la voce di Sidsel Wåhlin che ha definito “una scoperta eccezionale” il ritrovamento, sottolineando l’importanza del ritrovamento per comprendere meglio le pratiche sociali e cerimoniali delle antiche comunità europee.

Andreas Bo Nielsen spiega che gli scavi sono solo all’inizio; dunque, il sito potrebbe presto rivelare altre informazioni rilevanti riguardo le antiche civiltà. Il cerchio ligneo rinvenuto è una conferma di siti rituali in Danimarca suggerendo l’esistenza di una rete culturale e religiosa in epoca preistorica. Il ritrovamento avvenuto nel villaggio di Aaars all’interno del comune di Vesthimmerland, ella contea dello Jutland Settentrionale.

Il sito archeologico di Stenild e le altre scoperte in Danimarca

Il sito di Stenild, dove è stato scoperto il cerchio di legno, si trova all’interno di un’area ricca a livello archeologico. A pochi chilometri di distanza si trova un altro piccolo wood benge, una necropoli dell’età del Bronzo accompagnata da insediamenti risalenti allo stesso periodo. Dal 24 febbraio sono partiti nuovi importanti scavi così da poter continuare il lavoro di ricerca.

La Danimarca è un territorio ricchissimo di strutture archeologiche prestigiose, basti pensare alle scoperte avvenute sull’isola di Bornholm ma in questo caso il cerchio si distingue per dimensioni decisamente più imponenti. Il Vesthimmerlands Museum ha dichiarato che continuerà a condividere nuove informazioni che emergeranno da scavi e ricerche così da approfondire il tema di rituali e credenze che legano le antiche società europee.

Le differenze con Stonhenge

Nonostante all’occhio comune possa ricordare Stonehenge, le differenze non sono da sottovalutare. In primis il materiale, ligneo e non in pietra per la realizzazione del cerchio. Poi le diversità emergerebbero per ciò che riguarda lo scopo: secondo alcune ricerche contemporanee condotte dallo University College di Londra, Stonehenge non avrebbe più legami con calendario e osservatorio astronomico ma avrebbe avuto una funzione politica.

Il ritrovamento prezioso per la Danimarca è nelle mani di archeologi e studiosi che continueranno le proprie attività per rilevare al mondo sempre più curiosità sul tema; dobbiamo evidenziare però che non sarà visitabile ancora per molto tempo, infatti chi visiterà la nazione in estate non potrà accedervi; probabilmente per tutelarlo verrà spostato e ricostruito presso l’Ertebølle Centret.