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Finalborgo, gioiello della Liguria a pochi passi dal mare

C’è un borgo, facente parte dell’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, che si trova a pochi passi dal mare e ad alcuni chilometri dal confine con la Francia. Un piccolo gioiello della provincia di Savona in grado di regalare paesaggi che si mescolano tra la costa, natura, storia, montagna e tante meraviglie architettoniche che vale la pena scoprire.

Vi stiamo parlando di Finalborgo, una località della Liguria che è uno dei tre nuclei urbani formanti l’abitato di Finale Ligure. Una vera perla circondata da suggestive mura medievali ancora ben conservate e che anche oggi preserva il fascino di un antico centro fortificato.

Finalborgo: cosa vedere

Passeggiare per il centro storico di Finalborgo vuol dire scoprire siti di rara bellezza e un patrimonio artistico e culturale che lascia davvero a bocca aperta. Ma del resto questo luogo vanta una storia particolare che gli ha permesso di beneficiare di un grande sviluppo economico.

Porta Reale, il principale accesso di Finalborgo

Iniziamo questo viaggio dalla Porta Reale, il principale accesso al bellissimo borgo di Finalborgo. Risalente alla fine del Seicento, è nata per sostituire la medievale Porta Carretta di cui oggi è ancora visibile l’innesto dell’arco dell’antico ponte.

Si distingue, inoltre, per essere decorata da una finta architettura ottocentesca con tanto di stemma sabaudo e l’immagine della Madonna a protezione dell’antico abitato. Qui sotto, nel corso dei secoli, sono passate tantissime personalità tra cui soldati, re e principi.

Porta Testa, puro spettacolo

Di origine medievale, Porta Testa si apre sul lato occidentale delle mura di Finalborgo. Da queste parti un tempo venivano esposte le teste dei condannati per decapitazione, mentre oggi è un vero e proprio capolavoro di pura bellezza.

Sull’arco, infatti, sono presenti alcune iscrizioni e lo stemma di Giovanni I del Carretto insieme alla data di costruzione, 10 giugno 1452. Vi è sovrapposta, inoltre, una torre campanaria con tanto di orologio e uno splendido affresco.

porta testa finalborgo

Fonte: iStock – Ph: Alessandro Tortora

La splendida Porta Testa di Finalborgo

Teatro Aycardi, tra i più antichi della Liguria

Tra le attrazioni da non perdere a Finalborgo c’è senza ombra di dubbio il Teatro Aycardi che si distingue per essere il più antico di realizzazione ottocentesca in Liguria. Recentemente restaurato, è stato costruito tra il 1804 e il 1806 ed è una piccola perla celata da una sobria facciata.

La sua capacità totale è di 250 spettatori e vanta un soffitto coperto da un telo decorato con medaglioni e motivi floreali. Oggi è aperto aperto alle visite guidate e, nonostante la sua poca appariscenza, è un vero e proprio simbolo di bellezza ed eleganza.

Castel San Giovanni, una fortezza spettacolare

Molto affascinante anche Castel San Giovanni, una fortezza che si trova a 50 metri sul livello del mare. Ciò che senza ombra di dubbio colpisce maggiormente il visitatore sono le sue spettacolari mura a tenaglia, ma anche la magnifica vista di cui è possibile godere accedendo alle sue terrazze. Un panorama che spazia tra Finalborgo, le valli circostanti e il limpido mare di Finale Ligure.

Simbolo di questo splendido luogo, può essere raggiunto attraversando un suggestivo ponte e facendo una piacevole camminata in salita che permette di godere progressivamente di un paesaggio sempre più interessante.

Castel San Giovanni finalborgo

Fonte: iStock – Ph: Alessio Panarese

Castel San Giovanni di Finalborgo

Collegiata San Biagio, in stile Barocco

La passeggiata alla scoperta di Finalborgo continua con la sua Collegiata San Biagio, una chiesa in stile Barocco che risale al secolo XVII. Si trova nell’omonima e suggestiva piazza che ne fatti rappresenta la sala d’ingresso alla cittadina.

A svettare maestoso è il suo campanile ottagonale leggermente pendente, mentre a lasciare senza parole sono i suoi interni suddivisi su tre navate separate da imponenti pilastri. A differenza degli esterni, infatti, le decorazioni sono molto appariscenti e davvero imperdibili.

Il Complesso Monumentale di Santa Caterina e il suo museo

Un’altra meraviglia di Finalborgo è il Complesso Monumentale di Santa Caterina che al suo interno ospita il Museo archeologico del Finale, la Sala congressi, l’Oratorio de’ Disciplinanti destinato a mostre culturali, e la Biblioteca-mediateca civica.

In sostanza, è un vero e proprio polo culturale polivalente che si distingue anche per un grande fascino grazie alla sua maestosa chiesa e agli ampi annessi conventuali che sembrano orbitare attorno ai due chiostri rinascimentali.

Complesso Monumentale di Santa Caterina finalborgo

Fonte: iStock

Il Complesso Monumentale di Santa Caterina a Finalborgo

Palazzo del Tribunale, pregevole esempio di architettura civile della Liguria di Ponente

I viaggiatori più curiosi non potranno non innamorarsi di Palazzo del Tribunale che si distingue per essere un pregevole esempio di architettura civile della Liguria di Ponente. I suoi anni di storia sono ben 700 anni e il suo ultimo piano è oggi un museo che permette di approfondire i temi dell’amministrazione della Giustizia e della salvaguardia del territorio.

Ma non solo, qui ci sono anche bellissime sale racchiuse da una facciata variopinta che aiuta a comprendere il suo tormentato passato.

Le piazze di Finalborgo

Infine, tra le cose da non perdere a Finalborgo ci sono anche le sue antiche piazze come Piazza Garibaldi che è il vero e proprio cuore del borgo. Da queste parti si affacciano edifici di grande pregio storico e architettonico come il Palazzo Chiazzari con una meravigliosa loggia posta all’ultimo piano, la facciata dipinta di Casa delle Erbe e la Casa Celesia sull’angolo di via Nicotera.

Ogni primo fine settimana del mese, inoltre, vi prende vita un mercato delle cose antiche e dei mestieri.

Particolarmente affasciante anche Piazza del Tribunale in cui si trova l’omonimo edificio e situata a pochi passi da Palazzo Arnaldi, una struttura che sfoggia una facciata decorata da stucchi e con quattro portali.

Sul lato opposto della piazza, ecco Palazzo Cremata che incanta il visitatore con le sue raffinate incorniciature delle finestre e un grande portale d’ingresso. Inoltre, è possibile intravedere anche via delle Fabbriche dove un tempo sorgevano le attività produttive del borgo.

Poi ancora Piazza Santa Caterina che nei fatti rappresenta la parte anteriore dello splendido e omonimo Complesso Monumentale. Da queste parti, inoltre, è visibile la Casa Gozo che sfoggia un caratteristico balcone curvilineo.

Il mare di Finalborgo

Come detto in precedenza, Finalborgo si trova vicino allo splendido mare ligure. Non ci sono spiagge in quanto non si affaccia direttamente sul litorale, ma spostandosi a Finalmarina o in altre località balneari della Riviera di Ponente è possibile rilassarsi in luoghi a dir poco paradisiaci.

Zone che sono state spesso premiate con la Bandiera Blu per la pulizia delle spiagge, la Bandiera Verde in quanto adatte ai più piccoli e la prestigiosa Bandiera Lilla, il vessillo che viene consegnato ai lidi adeguati alle persone con disabilità.

Tra quelle da non perdere c’è Varigotti con i suoi finissimi sassolini e le case colorate a farne da cornice, così come la meravigliosa Baia dei Saraceni che vanta origini molto antiche.

Insomma, Finalborgo è uno scrigno di splendide sorprese da scoprire in qualsiasi stagione dell’anno.

Piazza Garibaldi finalborgo

Fonte: iStock – Ph: Alessandro Tortora

La Piazza Garibaldi di Finalborgo
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In Sardegna, lungo le Strade dello zafferano

Chi conosce la Sardegna, sa benissimo che tra i prodotti tipici c’è lo zafferano. E da qualche anno è nato un itinerario turistico che non è solo la scoperta di questa meravigliosa e antica spezia che viene da Oriente, ma quella di un territorio che in alcune stagioni dell’anno è davvero bello visitare.

Lo zafferano, che in Sardegna chiamano “oro rosso” (è considerato tra le spezie più costose del mondo), fiorisce in autunno ed è proprio questo il momento migliore per andare alla scoperta delle Strade dello zafferano che attraversano un territorio ricco di bellezze e di luoghi inaspettati.

Le Strade dello zafferano

Si diramano nel Centro-Sud della Sardegna, in particolare tra i Comuni di Turri, San Gavino Monreale e Villanovafranca. Nel Medio Campidano si coltiva, infatti, oltre il 60% di tutto lo zafferano italiano e questi tre paesi detengono il primato nazionale.

Proprio in questi Comuni, nel mese di novembre si svolgono eventi che hanno lo scopo di promuovere una zona dell’isola che i turisti poco conoscono, specie quando vengono d’estate e all’entroterra preferiscono le splendide spiagge del Sud, da Villasimius a Chia.

Un novembre di eventi

Nei weekend di novembre sono tantissime le iniziative a cui è possibile prendere parte. Visite guidate, musei aperti e degustazioni di prodotti enogastronomici, ma anche passeggiate libere nei Comuni e lungo le Strade dello zafferano.

A San Gavino Monreale l’appuntamento è per il 6 novembre, a Turri per il 13 e a Villanovafranca per il 20.

San Gavino Monreale, uno dei paesi con la maggiore produzione di zafferano, è conosciuto anche per essere il paese dei murales. Si può quindi visitare liberamente facendosi condurre dalle immagini dipinte sulle facciate delle case. In occasione dell’evento, si potrà anche salire a bordo di una mongolfiera per ammirare il paese e il territorio dall’alto.

Il piccolo paese di Turri, invece, è popolato da poco più di 400 abitanti. Il suo delizioso centro storico è fatto di tipiche case a corte, circondate da alti muri, con davanti ampi cortili e alle spalle piccoli orti familiari. Solitamente si affacciano sulle vie con grandi portali, alcuni risalenti all’Ottocento. Perdersi tra i vicoli ammirando le antiche case e la seicentesca Chiesa di San Sebastiano è sicuramente come un balzo indietro nel tempo.

Infine, Villanovafranca, un paese leggermente in collina, famoso anch’esso per lo zafferano. Molti turisti lo conoscono perché nel suo territorio sono stati ritrovati importanti resti di nuraghi, tra cui l’unico altare intatto della prima Età del Ferro ritrovato nel nuraghe Su Mulinu. Il paese ospita infatti il Museo archeologico Su Mulinu.

Laboratori del gusto e del sapere, visite ai campi di zafferano e a suggestive case antiche aperte al pubblico in via del tutto eccezionale completano le attività.

Il treno dello zafferano

In occasione degli eventi lungo le Strade dello zafferano della Sardegna partirà anche un treno storico speciale. Il treno partirà da Cagliari alle 9.05 e arriverà a San Gavino, in occasione della sagra dello zafferano che si tiene il 6 novembre. Il viaggio sarà a bordo di un affascinante treno storico con locomotiva diesel e carrozze degli Anni ’30 “Terrazzini”. Il loro nome è dovuto al fatto di essere caratterizzate da due terrazzini, uno aperto in testa e un altro chiuso in coda al vagone.

Queste carrozze, che un tempo erano di Prima e Terza classe, venivano utilizzate per servizi locali. L’arredamento interno è costituito da sedili di legno nella Terza classe, mentre erano ricoperti in velluto rosso nella Prima.

Giunti a San Gavino, i viaggiatori visiteranno gli stand gastronomici dove potranno gustare piatti a base di zafferano e altri prodotti tipici di San Gavino Monreale.

Per chi viaggia a bordo di questo treno, nel pomeriggio viene organizzata una visita guidata al Museo delle due fonderie situato all’interno degli ex magazzini ferroviari, un tempo snodo per la materia prima che, dalla miniera di Montevecchio, era portata allo stabilimento industriale di San Gavino Monreale per la lavorazione.

Il treno riparte alle 18.15 con arrivo previsto alla stazione di Cagliari alle 19.37.

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Il borgo degli angeli che sembra una cartolina dipinta

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sanno bene i viaggiatori di tutto il mondo che proprio sul territorio nostrano scelgono di vivere le più belle avventure di sempre. Vengono qui per vivere il sole e del mare, per esplorare l’immenso patrimonio paesaggistico, artistico e culturale che appartiene allo Stivale.

Ma lo fanno anche per scoprire le nostre storie e le tradizioni, quelle che sono custodite tra i borghi italiani che vivono all’ombra delle grandi città. Qui non esistono traffico e smog, e nessuno è affetto dalla sindrome del tempo che scorre perché tutto si muove a ritmo lento in un’atmosfera che sembra sospesa.

Ed è proprio all’interno di questa atmosfera che vogliamo portarvi oggi. In un borgo medievale arroccato su una collina nel cuore di Catanzaro che sembra una cartolina dipinta destinata a incantare.

Benvenuti nel borgo di Badolato

È un viaggio lento, unico ed emozionale quello che attraversa la Riviera degli Angeli, quel tratto di costa orientale bagnata dal Mar Ionio che si estende tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria. È qui, in un territorio ancora estraneo al caos e al disordine dei giorni, che spiagge dorate, alture e borghi si alternano creando un itinerario slow davvero incredibile.

Attraversando la Riviera degli Angeli, e lasciandosi alle spalle il mare, è impossibile non notare quel borgo arroccato sulla collina che sembra una cartolina dipinta. Si tratta di Badolato, un piccolo comune della provincia di Catanzaro dove vivono circa 3000 anime.

Circondato da una natura lussureggiante, e protetto alle spalle dalle Preserre calabresi che assolvono la funzione di guardiani, Badolato è uno dei borghi degli angeli, anche conosciuto come il Borgo delle Chiese, sul piccolo territorio, infatti, se ne contano almeno 12.

Un piccolo gioiello nel cuore della Calabria

Il borgo di Badolato è un vero e proprio gioiello immerso nel cuore della Calabria. Situato a circa 30 chilometri da Catanzaro, e posizionato sulla collina di San Nicola che svetta verso il cielo per circa 250 metri d’altezza, il borgo offre scorci mozzafiato da ogni strada e vicolo. Da qui è possibile ammirare la vallata dove scorre il torrente Gallipari e il panorama aspro e selvaggio delle Serre. Ma volgendo lo sguardo oltre ecco che è possibile ammirare la meravigliosa distesa azzurra che bagna la costa.

Le origini del borgo risalgono al Medioevo e sono perfettamente conservate nelle testimonianze che si alternano in quel dedalo di viuzze strette e tortuose, sulle quali si affacciano le case addossate una all’altra che corrono verso l’altro. La posizione strategica sul colle ha permesso nei secoli agli abitanti di Badolato di difendersi dagli attacchi dei popoli che arrivavano dal mare.

Come abbiamo anticipato, Badolato è conosciuto anche con il nome di Borgo delle Chiese, perché sul piccolo territorio si snodano almeno 12 edifici sacri, e sono tutti straordinari.

Come molti altri borghi d’Italia, anche questo ha conosciuto lo spopolamento. Negli anni ’80, infatti, la popolazione era arrivata a sfiorare appena le 400 persone, ma tutto è cambiato in tempi recenti. Molte persone hanno scelto di ritornare, per riscoprire le loro origini, per valorizzare questo territorio incredibile. Molti altri sono arrivati dal resto del mondo, scegliendo qui di vivere tutto l’anno, o solo per alcuni periodi.

Le case un tempo vuote, adesso, sono occupate da migranti e stranieri che condividono le usanze del posto con chi qui ha sempre vissuto e con chi arriva solo come turista. Ecco allora che Badolato si trasforma in un luogo eclettico dove popoli, storie e tradizioni si fondono in un paesaggio di incredibile bellezza.

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Le location spagnole di “House of the Dragon”

Se i Paesi nordici come Irlanda e Islanda erano stati i set prediletti dove ambientare “Il trono di spade”, per il prequel “House of the Dragon” si è puntato su luoghi soleggiati.

La Spagna è stato il Paese individuato dalla produzione dove girare la maggior parte delle scene. Cieli blu, giardini lussureggianti, villaggi mediterranei sono una costante nella serie che introduce le vicende dalla famiglia Targaryen che siede sul Trono di Spade.

I giardini di Lloret de Mar

La principessa Rhaenyra, figlia del re Viserys ed erede al trono, nel primo episodio, passeggia in uno splendido parco affacciato sul mare. Si tratta dei Giardini di Santa Clotilde che si trovano nella nota località di villeggiatura di Lloret de Mar, sulla Costa Brava, e di cui pochi conoscono l’esistenza. Eppure, furono realizzati nel 1927 da Raúl Roviralta, in collaborazione con Nicolás María Rubió i Tudurí, che seppe valorizzare la posizione privilegiata di questi terreni, sfruttando al meglio la forte pendenza della scogliera.

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Fonte: 123rf

I Giardini di Santa Clotilde a Lloret de Mar

Dalla spianata della casa parte una grande scalinata verde con sculture di sirene. Tutti i sentieri, i viali, le piazzole e le scale sono definiti da siepi tagliate che formano una splendida architettura verde.

Cáceres, nell’Estremadura

Già vista più volte in “Game of Thrones”, la località di Cáceres, nell’Estremadura, patrimonio mondiale dell’Unesco, è stata il set anche di “House of the Dragon”. La Plaza de Santa María e la Cuesta de Aldana sono facilmente riconoscibili nel primo episodio della serie. A ricordo di ciò, nella Plaza de San Jorge è stata eretta una grande statua dei draghi.

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Fonte: 123rf

Il centro di Cáceres, nell’Estremadura, in Spagna

Il castello di Granada

Non è facile da riconoscere, ma vi hanno girato alcune scene notturne con i draghi. Stiamo parlando del Castello di La Calahorra a Granada, risalente al XVI secolo e di proprietà privata.

Molto più frequente è, invece, la location dove è stata ambientata Roccia del Drago, il luogo di nascita di Casa Targaryen, Signori dei Draghi.

La penisola di Gaztelugatxe

Roccia del Drago si trova nei Paesi Baschi, in Spagna, ed è nella realtà la penisola di Gaztelugatxe, un piccolo lembo di terra collegato con la terraferma da un ponte di pietra nei pressi di Bermeo. Il nome è difficilissimo da pronunciare e deriva dal basco “gaztelu”, “castello”, e da “gaitz”,”terribile” ovvero “castello pericoloso”.

Anche nella realtà, sembra un luogo uscito direttamente da un romanzo d’avventura. Circondato dal Mar Cantabrico e dal monte Burgoa, si trova sulla costa di Biscaglia all’interno della Riserva della Biosfera di Urdaibai, lontano da qualunque centro urbano. la città più vicina è Bilbao, che dista circa 35 chilometri. Se vi capita di visitare la Capitale dei Paesi Baschi, una gita a Gaztelugatxe è d’obbligo.

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Fonte: 123rf

La vera isola di Roccia del Drago, nei Paesi Baschi, Spagna
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La Corsica fuori stagione, più slow e più bella

Chi ha detto che la Corsica è un’isola da godere solo d’estate? Il clima mite regala giornate meravigliose tutto l’anno. Il verde dei boschi e il blu del cielo limpido e del mare mettono in risalto le sue bellezze naturalistiche che sono una vera gioia per gli occhi di chi la visita.

È anche il momento migliore per scoprirla attraverso un viaggio slow, magari in sella a una bicicletta. Pochi sanno che la Corsica è interamente attraversata da un itinerario completamente ciclabile. Ben 1200 chilometri di coste straordinarie e di un cuore verde che è quello del Parco regionale, che consente di vivere quest’isola in modo sostenibile, rispettando l’ambiente facendo un’esperienza green.

La grande traversata della Corsica

Da poco è nato l’itinerario lungo la GT 20, la grande traversata in bicicletta che va da Bastia fino a Bonifacio, dalla punta Nord alla punta Sud, insomma, la versione su due ruote della famosa randonnée GR20 che si fa a piedi. Questo itinerario mostra un altro volto della Corsica, meno noto e meno scontato.

La si percorre in 13 giorni e 12 notti toccando 12 tappe lungo i circa 600 km, che è possibile seguire anche solo per un breve tratto. Si può pedalare su una bici da strada, una mountain bike e su bici elettriche, adatta quindi agli sportivi ma anche semplicemente agli appassionati delle due ruote.

Lungo il percorso, il fascino discreto dei villaggi di montagna, panorami mozzafiato sul mare e deviazioni verso le vette della GR 20, garantiscono un’atmosfera davvero speciale.

Queste le tappe: Bastia, Ersa, Saint-Florent, Belgodere, Algajola, Galeria, Porto, Vergio, Corte, Venaco, Bocognano, Zicavo, Zonza e Bonifacio/ Porto Vecchio.

Balagne villaggi

Fonte: iStock

La Balagne e i suoi villaggi arroccati

I luoghi imperdibili tappa dopo tappa

Il primo tratto che tocca Cap Corse offre una meravigliosa strada costiera che tocca alcuni borghi marinari. In direzione Saint-Florent, la costa a strapiombo domina il mare e s’incontrano corsi d’acqua e mulini a vento finché non si attraversa il deserto roccioso des Agriates per giungere ai primi abitati della Balagne, soprannominata il giardino della Corsica, alcuni tra i Borghi più belli di Francia, da cui si possono ammirare viste mozzafiato su Calvi, l’incantevole cittadina arroccata, a picco sul mare, famosa per la sua cittadella medievale e il vivace porto turistico, e l’Ile Rousse. Percorrendo poi alcune strade secondarie ci si immerge nella ricca vegetazione corsa, un vero e proprio paradiso del silenzio e della tranquillità.

In direzione Porto, si raggiunge il Col de Palmarella (a 408 metri di quota) da dove si gode di uno dei più bei panorami che s’incontrano sulla GT 20: il golfo di Girolata e la riserva naturale di Scandola, inserita nella lista dei patrimoni mondiali dell’Unesco. Il tratto tra Porto e Vergio è quello che attraversa la meravigliosa pineta d’Aitone, un angolo ricco di corsi d’acqua e angoli freschi dove fare una pausa.

È prima di arrivare a Corte che s’incontra uno dei luoghi più incredibili della Corsica: la Scala di Santa Regina, una via sinuosa che conduce alla regione del Niolo e che offre molti punti di osservazione sulle gole.

Fonte: Thinkstock

La cittadella di Corte in Corsica

Corte è una delle città più importanti dell’isola e nota meta turistica. La sua cittadella fortificata, su uno sperone di roccia in posizione dominante rispetto al paese, è uno spettacolo che merita di essere visto. Così come la Chiesa dell’Annunciazione e il museo antropologico regionale che racconta l’evoluzione storico e culturale di tutta la Corsica.

Tra boschi e piccoli borghi – tra i più pittoreschi, Calacuccia e Zonza – si giunge infine a Bonifacio. Già dalle alture della foresta l’Ospedale si intravede uno scorcio di Porto Vecchio e la sua baia.

Bonifacio corsica

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Bonifacio e la sua costa
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C’è un po’ di Mediterraneo anche tra le Dolomiti

Come può il Mediterraneo arrivare sino alle propaggini più settentrionali del nostro Paese, là dove alte vette montuose si ergono imponenti verso il cielo? Sembra quasi un miracolo, ma è realtà: tra le Dolomiti, uno dei Patrimoni UNESCO custoditi in Italia, si nasconde un’atmosfera mediterranea che pare catapultarci immediatamente nelle solatie terre del sud. Scopriamo di che cosa si tratta.

Trentino Alto Adige, gli uliveti a due passi dalle montagne

Naturalmente, non stiamo parlando del mare: le Dolomiti sono ben lontane dalla costa, tuttavia nei loro dintorni si celano paesaggi che richiamano senza alcun dubbio le atmosfere tipiche dell’area mediterranea. Siamo in Trentino Alto Adige, lungo le sponde del lago di Garda, dove venti caldi danno vita ad un microclima davvero particolare, pur trovandoci a due passi dalle alte montagne. Ed è in questo angolo di paradiso che sorgono splendidi uliveti, dai quali si produce un rinomato olio extravergine di grande qualità.

L’impressione è proprio quella di un’oasi mediterranea incastonata tra le Dolomiti: da secoli, generazioni di coltivatori si tramandano quello che è a tutti gli effetti un preziosissimo patrimonio paesaggistico e non solo. Questi sono infatti gli olivi che crescono più a nord del mondo intero, grazie ad una fortunata combinazione di caratteristiche del territorio e ad un grande amore per l’olivicoltura. L’olio evo del Garda Trentino è un prodotto davvero speciale, dal sapore dolce e vellutato e dall’aroma di erbe selvatiche, che esprime al meglio gusti e profumi tipici delle Dolomiti.

L’autunno è l’occasione ideale per andare alla scoperta di questo territorio magnifico e delle sue prelibatezze. In questa stagione, la natura offre uno spettacolo incredibile: è il foliage, la magia dei colori che emergono brillanti nelle migliaia sfumature gialle, arancioni e rosse splendenti sotto il sole. Perché non approfittarne per ammirare paesaggi incantevoli e poi concedersi qualche assaggio delle specialità locali? Ecco le migliori esperienze da fare nella cornice del Garda Trentino, all’ombra delle splendide Dolomiti.

Uliveto del Trentino

Fonte: Ufficio Stampa | Ph. Fabio Staropoli

Un uliveto in Trentino Alto Adige

Gli eventi e le esperienze imperdibili

Il fine settimana del 22 e 23 ottobre si svolge un appuntamento incredibile: la rassegna Frantoi Aperti ci conduce, con visite guidate e percorsi sensoriali, alla scoperta del mondo dell’olivocoltura, dalla raccolta alla spremitura sino all’assaggio del rinomato olio così prodotto. E per vivere appieno questa esperienza, sul territorio ci sono diversi agriturismi e bed&breakfast immersi tra gli olivi, in un panorama meraviglioso. Ovviamente, in Trentino ci sono moltissime altre avventure in cui tuffarsi, tra percorsi ciclopedonali, trekking e giornate di relax nella natura.

Il borgo di Arco è senza dubbio una delle mete da non perdere, con le sue strette viuzze e le tante bellezze da visitare. Il suo castello, abbarbicato su un promontorio roccioso, gode di una vista mozzafiato. E ai suoi piedi si snoda la Rilke Promenade, passeggiata letteraria che segue le orme del poeta Rainer Maria Rilke, alla scoperta dei luoghi che lo ispirarono. Un altro panorama meraviglioso è quello che si può ammirare dall’alto del Monte Baone, in un’escursione adatta anche ai più piccini. Alle sue pendici, gli olivi si stagliano contro l’azzurro del lago di Garda: è pura magia.

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L’incredibile scoperta al largo del Mare d’Irlanda

Tutti conoscono il Titanic e la sua drammatica storia: il transatlantico, nel corso del suo primo viaggio verso l’America, colpì un iceberg e affondò nel giro di pochissime ore, inabissandosi nelle profondità oceaniche portando con sé circa 1.500 persone che non riuscirono a mettersi in salvo. Ma non molti sanno che la sua travagliata vicenda è strettamente legata a quella di un’altra nave, che un secolo fa scomparve nel nulla. Finalmente, il suo relitto è stato oggi trovato.

La nave che tentò di salvare il Titanic

Facciamo un tuffo indietro nel tempo, tornando al 15 aprile 1912: il Titanic, con il suo carico di umanità accomunata dal desiderio di vivere un’avventura meravigliosa dall’altra parte dell’oceano, sta navigando tranquillamente in quello che è il suo viaggio inaugurale, ignaro della sorte che lo attende. Poche ore prima della tragedia, l’equipaggio della SS Mesaba invia un messaggio al transatlantico, con l’obiettivo di avvisare del pericolo incombente. In quel tratto oceanico, vi sono iceberg giganti dai quali tenersi alla larga. Il messaggio, in effetti, raggiunge il Titanic, ma per qualche motivo non viene trasmesso al ponte. E il resto è storia, una storia terribile che ancora oggi ricordiamo con dolore.

Ma che ne è stato della Mesaba, la nave mercantile britannica che tentò di mettere in allarme il transatlantico, purtroppo senza riuscire ad impedirne il tragico destino? Varata a Belfast nel settembre 1897, iniziò ad operare l’anno successivo attraversando più e più volte l’oceano Atlantico. Nonostante alcuni incidenti di percorso, continuò i suoi viaggi sino a quando, nel settembre 1918 (ovvero 6 anni e mezzo dopo la tragedia del Titanic), venne silurata e affondata da un sottomarino tedesco al largo della contea di Wexford. Ben 20 membri dell’equipaggio persero la vita, mentre altri 78 riuscirono a salvarsi. Da quel momento, della nave non si ebbero più notizie.

Il ritrovamento della SS Mesaba nel Mare d’Irlanda

Gli esperti sapevano che la Mesaba era affondata al largo del Mare d’Irlanda, ma la posizione precisa del relitto non è mai stata scoperta. Fino a quando un team di ricercatori della Bournemouth University e della Bangor University non sono riusciti nell’impresa. Per individuare ciò che resta della nave mercantile, gli scienziati si sono affidati alla tecnologia: utilizzando il sonar multibeam, un ecoscandaglio multifascio di ultima generazione, è stato possibile mappare il fondale marino nei dintorni dell’area in cui si credeva che il Mesaba si fosse inabissato.

Prima di identificare la nave mercantile che stavano cercando, gli esperti hanno scandagliato le profondità del Mare d’Irlanda individuando ben 273 relitti, tutti situati in un’area di circa 20mila km quadrati. “Siamo riusciti a sviluppare un metodo relativamente economico. Prima dovevamo immergerci più volte per identificare un relitto: ora, invece, ci basta collegare le informazioni che riceviamo dal sonar con quelle storiche, senza dover interagire fisicamente con ogni nave affondata” – ha spiegato Innes McCartney, uno degli scienziati coinvolti nella scoperta.

In effetti, una delle principali difficoltà è che negli abissi marini è molto buio, quindi non è possibile vedere ciò che si ha davanti fin quando non ci si avvicina molto. Il sonar, in particolar modo quelli più all’avanguardia, permette di scandagliare i fondali individuando anche ciò che non si riesce a vedere ad occhio nudo. Ed è così che, finalmente, abbiamo aggiunto un nuovo tassello alla storia della SS Mesaba, che era rimasta dimenticata sott’acqua per oltre un secolo.

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In Italia è stata fatta una scoperta eccezionale

Il mare italiano ha restituito alcuni importanti reperti archeologici che lasciano tutti a bocca aperta. Una scoperta avvenuta negli abissi grazie al lavoro del Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine.

Laguna di Grado, scoperti due relitti di navi romane

Ci troviamo nella Laguna di Grado, una meraviglia naturale situata nell’Alto Adriatico, all’interno del territorio del comune di Grado, in provincia di Gorizia. Proprio qui due relitti di epoca romana, distanti tra loro 2 chilometri in linea d’aria, sono stati scoperti nell’ambito della periodica attività di controllo dei siti archeologici sommersi dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine e poi analizzati dagli archeologi dell’ateneo del Friuli.

Nello specifico, le forze dell’ordine stavano effettuando il monitoraggio di un vasto specchio d’acqua compreso tra Grado e le Foci del Timavo, in collaborazione con il Centro Subacquei di Genova, la Soprintendenza di Trieste e l’Università di Udine.

A rendere nota questa notevole scoperta sono stati gli stessi protagonisti che sostengono che questo dovrebbe essere il sistema portuale diffuso della metropoli di Aquileia, in cui lo scalo gradese costituiva una cerniera tra le rotte marine e le acque interne fluvio-lagunari dell’arco Adriatico.

La scoperta nel dettaglio

Un ritrovamento che in realtà si è protratto nel tempo. Una delle due navi, infatti, è stata osservata ai primi di luglio del 2022 proprio presso laguna. Ma grazie a una campagna di approfondimento avviata nei giorni successivi, gli archeologi subacquei dell’università di Udine hanno potuto verificare che nell’accesso alla Laguna di Grado affioravano anche alcune costole portanti dello scafo, lungo un allineamento di oltre 12 metri.

Il relitto si trova a una profondità di circa 5 metri e risulta in maggior parte interrato. Nonostante questo, si è potuto appurare che è stato costruito con la tecnica detta a “mortasa-tenoni”. La porzione di scafo al momento visibile ha una lunghezza pari a metri 12,20, ma considerata la conformazione del legno esposto potrebbe risultare lunga almeno il doppio.

Tramite delle pulizie fatte a mano è stato possibile portare alla luce anche altre parti dello scafo, in cui è visibile l’assemblaggio tipico dell’epoca romana. Al termine di questa attività è stato poi verificato un altro sito segnalato nel 2019 nello spazio antistante il lungomare di Grado. Una verifica che ha permesso di determinare la presenza di un nuovo relitto (chiamato Grado 5), costituito da alcuni elementi dell’ossatura dello scafo riconducibili alla fiancata di una nave.

Per questo secondo reperto è stato possibile fornire anche un’indicazione cronologica più precisa grazie al rinvenimento nel sito di un’anfora del tipo Lamboglia 2 arcaico, che colloca il naufragio tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. Sono stati osservati, inoltre, anche il collo di brocca e uno di anfora risalenti al II-III secolo d.C.

Non è la prima volta che l’area di Grado restituisce relitti di imbarcazioni di età romana. Vi basti pensare alla “Iulia Felix”, nave del II secolo d.C., rinvenuta nel 1986, che naufragò nelle acque dell’Adriatico a circa 6 miglia al largo dell’isola di Grado con un carico di 560 anfore. Sintomo che, evidentemente, sono ancora tanti i tesori da scoprire in questa zona.

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Nasce la “Napoleone Experience”, un viaggio nel cuore dell’Elba

Splendida destinazione estiva, l’isola d’Elba è un luogo davvero magico: spiagge da sogno attirano ogni anno migliaia di turisti alla ricerca di un po’ di relax, ma anche tantissimi esploratori pronti ad andare alla scoperta del selvaggio entroterra dell’isola o del mondo sottomarino che la circonda. Ora, questa fantastica località si appresta a diventare ancora più ricca grazie alla “Napoleone Experience”, una vera e propria avventura che ci riporta indietro nel tempo.

Isola d’Elba, nasce la “Napoleone Experience”

Quasi 200 anni fa, l’isola d’Elba visse un periodo tanto breve quanto intenso e ricco di sorprese: pochi giorni dopo aver firmato la sua abdicazione, a seguito della durissima sconfitta di Lipsia, l’imperatore Napoleone Bonaparte venne costretto all’esilio proprio in questa sperduta località italiana, che gli venne affidata come principato (una piccola ricompensa a confronto delle enormi perdite subite). Era il 4 maggio 1814 quando egli sbarcò a Portoferraio, dando inizio ad una frenetica “vacanza” di appena dieci mesi che modificò profondamente l’isola e la vita dei suoi cittadini.

Proprio per omaggiare il grande Napoleone Bonaparte e l’influenza che ebbe sull’Elba, nasce oggi la “Napoleone Experience”: si tratta di un vero e proprio tuffo indietro nel tempo, un viaggio sulle tracce dell’imperatore nel suo esilio sull’isola, alla scoperta delle testimonianze di quel passato che ancora oggi vivono e splendono più che mai. Nel 2023 prenderà il via questa interessante iniziativa che ci porterà ad esplorare l’isola d’Elba con occhi diversi, alla ricerca di emozioni, paesaggi e sapori di una volta.

La “Napoleone Experience” si svolgerà in sette settimane – ciascuna dedicata ad una precisa località – a cavallo tra maggio e settembre, per vivere appieno quelli che sono stati i primi mesi di esilio dell’imperatore corso. Sarà possibile prenotare pacchetti di viaggio già pronti, ognuno dei quali conterrà diverse esperienze tra cui scegliere, così da poter creare su misura la propria “vacanza napoleonica”. Dai luoghi in cui si tennero feste incredibili in suo onore ai banchetti deliziosi che ebbe l’occasione di degustare assieme a vini buonissimi, dalla natura incontaminata in cui immergersi ai negozietti d’artigianato locale: tutto parla di un tempo che non c’è più, ma che ancora risuona tra le stradine dell’Elba.

Le tracce di Napoleone sull’isola d’Elba

Nonostante il suo primo esilio sia durato pochi mesi, Napoleone Bonaparte lasciò molte tracce del suo passaggio all’isola d’Elba. A partire dalla bandiera bianca con una fascia diagonale rossa impreziosita da tre api d’oro, voluta proprio dall’imperatore nel 1814, che è ancora oggi simbolo di questa splendida località turistica. A Portoferraio, luogo in cui sbarcò, è possibile vedere l’esatto punto in cui Napoleone posò i piedi per la prima volta, presso il Molo Elba. E fu proprio questa piccola cittadina ad aver visto i principali cambiamenti, sotto la sua egida.

L’imperatore ristrutturò infatti due palazzine che scelse come residenze dove trascorrere il tempo del suo esilio. La prima è Villa dei Mulini, che utilizzò soprattutto per la sua vita pubblica: oggi trasformata in museo, accoglie sale molto lussuose che conservano ancora gli arredi originali e molte altre testimonianze lasciate da Napoleone, come la sua ricca biblioteca. All’esterno, i giardini vedono la presenza di statue marmoree e di un panorama mozzafiato sulla scogliera sottostante, lambita dal mare. L’altra è invece Villa di San Martino, destinata alla vita privata di Bonaparte: anch’essa è diventata un museo e ospita preziosissime opere d’arte.

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Le splendide location di “Viola come il mare”

È una delle città più affascinanti d’Italia ed è stata scelta come set della fiction di Canale 5 “Viola come il mare”, che vede protagonisti l’ex Miss Italia Francesca Chillemi e Can Yaman, tratta dal romanzo “Conosci l’estate?” di Simona Tanzini.

Stiamo parlando della bella Sicilia, la più esotica delle regioni italiane. La serie Tv è ambientata soprattutto a Palermo, con alcune “fuitine” nella vicina Terrasini.

Viola Vitale (Francesca Chillemi) ha trent’anni, una bellezza prorompente e un superpotere: vede i sentimenti degli altri attraverso i colori. Si chiama sinestesia, è la sovrapposizione spontanea e incontrollata di più sensi, che nel caso di Viola, le permette di associare colori specifici alle emozioni delle persone. “Qui ogni cosa è più potente: l’arte, la natura, la storia”, dice Viola. “Ma la cosa più potente sono le emozioni delle persone e io le vedo attraverso i colori che mi trasmettono”.

Viola è venuta a Palermo per occuparsi di costume e società per Sicilia Web News (anche se il vero motivo è un altro), ma diventerà giornalista di cronaca nera, lavorando a stretto contatto con l’affascinante ispettore capo Francesco Demir (Can Yaman). Ogni puntata, un nuovo omicidio su cui indagheranno entrambi.

Una Palermo inedita

Viola scoprirà la vera anima di Palermo, una città caotica ma, proprio per questo, bellissima. Verrà travolta dai profumi delle zagare e dei mercati, dalle sfumature del mare e della terra e dalle passioni dei siciliani, che vivono tutto con più energia. Una Sicilia del tutto inedita, crocevia di culture diverse, che l’hanno plasmata dall’antichità fino a oggi e l’hanno resa un luogo privilegiato di incontro.

Nelle scene si riconosce il porto di Palermo, che si estende per diversi chilometri da via Francesco Crispi, inglobando le zone marinare dell’Arenella e dell’Acqua Santa.

Si vede la maestosa Cattedrale, inserita dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’umanità l’origine arabo-normanna, insieme alle cattedrali di Cefalù e di Monreale.

Si riconoscono il Teatro Massimo, il più grande edificio teatrale lirico d’Italia nonché uno dei più grandi d’Europa e la Palazzina dei Quattro Pizzi, meglio conosciuta come Casa Florio (chi ha letto i romanzi di Stefania Auci sa bene il perché), che si trova nel quartiere Arenella, nell’area della ex Tonnara Florio. Costruita in stile neogotico, fu la residenza privata di Vincenzo Florio e della sua famiglia.

Le location siciliane

Alcune scene di “Viola come il mare” sono state girate fuori città. In particolare, lungo la spiaggia di Mondello, famosa per essere, da sempre, la spiaggia dei palermitani. Il centro abitato si affaccia sull’omonimo golfo, un’insenatura tondeggiante che si stende sino alla preziosissima Riserva Naturale di Parco Gallo.

La storia di Mondello affonda in un lontano passato, quando era ancora un piccolo borgo di pescatori in un territorio paludoso. Sul finire dell’800, le sue sorti sono completamente cambiate: un’importante opera di bonifica lo ha riqualificato e ben presto ha visto fiorire splendide ville in stile Liberty, molte delle quali sono ancora oggi in perfetto stato di conservazione e abbelliscono il lungomare.

Nella fiction si riconosce anche il lungomare di Terrasini, intitolato a Peppino Impastato, che s’affaccia sul Golfo di Castellammare, con la Torre Alba, detta anche Torre Fanara. La sua piazza è dominata dal Duomo, una delle chiese più grandi del territorio, ed è famosa per il museo del carretto siciliano, ma soprattutto per le sue splendide spiagge. La sua costa, che si estende dalla spiaggia della Ciucca fino a quella di San Cataldo, è fatta di splendide calette e di dirupi a picco sul mare. Set naturali perfetti per la Tv.