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Praia a Mare, non solo spiagge: tutta la bellezza del borgo

Quando si pensa alla Calabria non si può fare a meno di pensare anche al suo splendido mare, alle acque cristalline del Mediterraneo e agli incantevoli paesaggi che si possono osservare lungo le sue coste. Ma la Calabria non è solo questo e basta fare un giro in alcuni dei borghi più belli di questa Regione per rendersene conto.

Come per esempio visitando Praia a Mare, in provincia di Cosenza, una delle mete turistiche calabresi più vivaci e dinamiche durante il periodo estivo. Ma che offre anche la possibilità di godere della bellezza di moltissime architetture dal grande valore storico e artistico oltre alle tante meraviglie naturali che si possono scoprire passeggiando nei dintorni del paese stesso.

Cosa vedere a Praia a Mare

Insomma, Praia a Mare non è solo una località balneare di prim’ordine, ma è un vero e proprio scrigno di tesori da ammirare e da cui lasciarsi conquistare passo dopo passo. Un borgo che rientra nella Riviera dei Cedri, ricchissimo di beni culturali e di monumenti che meritano di essere scoperti in tutta la loro bellezza. Magari partendo da due importanti edifici religiosi, la Chiesa del Sacro Cuore e la Chiesa di San Paolo Apostolo, costruita secondo uno stile contemporaneo.

Ma non solo. Nascoste nel borgo, sorgono anche la Chiesa di Gesù Cristo Salvatore e il Santuario della Madonna della Grotta, un luogo altamente suggestivo, costruito all’interno di una grotta nella collina e che merita di essere visitato.

Continuando a camminare per il borgo, poi, è possibile imbattersi in altre architetture dal grande valore culturale e che richiamano a tempi passati dal fascino immenso, come la Rocca di Praia, una struttura normanna realizzata del XVI secolo e destinata alla difesa della città e del litorale circostante. In particolare, poi, la Torre di Fiuzzi, è una delle più grandi torri della zona ed è posta su un faraglione della scogliera di Fiuzzi, ad un’altezza di 15 metri. Una posizione favorevole per presidiare la costa e difenderla da eventuali attacchi.

Le bellezze nei dintorni

Una vera perla ricca di bellezze uniche e delle tante testimonianze del passato vissuto da questo caratteristico borgo. E una località che vi offre anche la possibilità di scoprire scorci e angoli naturali da lasciare senza fiato. E non parliamo solo del mare, già di per sé bellissimo e che merita sempre un viaggio a Praia a Mare, ma delle meraviglie naturalistiche che sorgono nei pressi del borgo.

Come la Grotta delle Sardine, che prende il suo nome proprio per la presenza delle sarde, la Grotta Azzurra, chiamata così per via del colore azzurro intenso e brillante delle acque, la Grotta del Leone, nominata così per la somiglianza delle rocce a un leone sdraiato o l’Isola di Dino, un isolotto dalla bellezza unica che sorge dinnanzi a Fiuzzi.

Bellezze naturali dal grande valore, che rendono il borgo di Praia a Mare una delle località calabre più belle e assolutamente da scoprire di questa terra a tratti selvaggia ma sempre eccezionale. Che dire, non vi resta che prenotare subito un viaggio alla scoperta di questo stupendo borgo e delle sue tante meraviglie, senza aspettare la stagione calda, ma godendo della tranquillità di questa zona della Calabria e della possibilità di viverne un lato nuovo e dal fascino indescrivibile.

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Emilia Romagna litorali mare Notizie Viaggi viaggiare

Non solo spiagge: la Romagna punta ora sul turismo attivo

Ci sono delle novità per la Romagna, delle grandi novità. Questa regione, infatti, ha deciso di allargare la sua offerta ai viaggiatori e turisti che si recano verso le sue terre, puntando su un tipo di turismo e di vacanza attiva. Non solo spiagge, mare e vita notturna, quindi, ma un vero e proprio piano di promozione turistica per il 2023, volto a diversificare l’offerta, ampliano il ventaglio di possibilità in cui, soprattutto la Sport Valley, sarà punto focale e protagonista.

Al via una nuova offerta “attiva”

Un piano lanciato da Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara, che entrerà subito nel viso, già a partire dai seguitissimi e sentiti appuntamenti del Mondiale Superbike, del Moto Gp, dell’Italian Bike Festival, dell’Ironman e del Mondiale di Dragon Boat. Un susseguirsi di eventi da non perdere e che faranno conoscere un lato diverso e nuovo di questa splendida regione. Ma non solo. Perché la Romagna è fatta anche di meraviglie paesaggistiche, di un entroterra da scoprire, di borghi, rocche e città che, proprio a partire dall’anno in arrivo, punteranno tutto sulla promozione culturale del territorio e sulla fiorente ed eccellente produzione enogastronomica che caratterizza questa regione della mille possibilità.

Il piano di promozione turistica di Apt Servizi Emilia-Romagna, che è stato messo a punto anche grazie a Visit Romagna, quindi, ha le idee molto chiare su quale sia la direzione da prendere e si caratterizza per tre punti chiave: capitalizzare la clientela che decide di recarsi in Emilia-Romagna per la prima volta o che ritorna nella regione dopo un periodo di assenza, consolidare la presenza sul mercato interno domestico e provare e confermare o meglio ancora superare le quote di mercato internazionale raggiunte nel 2019, prima della pandemia.

I punti del programma

Un programma a 360° gradi, quindi, volto a un turismo più partecipativo e a tutto tondo, che abbracci ogni tipologia di desiderio e che valorizzi a pieno tutta la grandissima offerta che la regione è in grado di dare ai suoi visitatori.

Come spiegato anche dall’assessore regionale Turismo e Commercio, Andrea Corsini, questo piano conferma la presenza parallela, oltre che del turismo prettamente balneare, anche delle tante altre potenzialità del luogo per intercettare i nuovi visitatori durante l’arco di tutto l’anno e non solo nel corso della stagione estiva.

Grazie a proposte capaci di valorizzare l’entroterra e di promuoverla come meta esclusiva per una vacanza d’esperienza, tra cultura, percorsi gourmet, paesaggi da scoprire e tutto ciò che consente di recuperare nuove presenze e interessi e di incrementare le performance e le capacità insite in questi territori che sono la vera base del turismo in Romagna.

Non solo spiagge e turismo balneare, quindi, ma un’offerta e una serie di iniziative di comunicazione a 360°, che puntano ad attrarre e a stringere la mano anche a visitatori interessati alle tante bellezze, ai sapori e alla tradizioni di questa regione, allo sport, alla ciclovie, ai cammini, ai tanti percorsi per le famiglie e agli eventi che nascono dalla creatività e dalle eccellenze di questa terra unica. Una regione che vale la pena di visitare sotto ogni punto di vista.

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Idee di Viaggio isole mare Viaggi

Quest’isola vuole sembrare abbandonata, ma in realtà non lo è

Navigando all’imbrunire verso Ikaria (o Icaria), l’isola di fronte alla quale, secondo la leggenda, precipitò Icaro, si può notare che gli scintillii delle luci delle case non provengono principalmente dalla costa, come accade nella maggior parte delle isole greche, ma dalle montagne retrostanti. Se vi state chiedendo perché in passato gli abitanti abbiano voluto complicarsi l’esistenza scegliendo di vivere sui pendii scoscesi anziché vicino al mare, come una comunità invisibile, la risposta è nel mare stesso, benedizione e maledizione di questo luogo.

Ikaria, l’isola che si finse abbandonata per resistere a pirati e invasori

Se, da un lato, il mare ha permesso all’isola di Ikaria di commerciare i suoi vini cantati dai poeti in tutta l’antica Grecia, insieme alle olive e al miele, dall’altro vi ha portato anche i pirati, attirati dall’alta qualità dei prodotti del posto e dal benessere economico che ne derivava. La sua geografia e i regolari periodi di instabilità politica, insieme alle coste non adeguatamente controllate, hanno permesso alla pirateria di prosperare. Sebbene le incursioni siano state segnalate per la prima volta a Ikaria nel I secolo a.C., divenne una minaccia pressoché incontrollata durante il dominio romano (dalla fine del III secolo a.C. al V secolo d.C.) e bizantino (dal V al XII secolo d.C.). Dopo l’arrivo dei Genovesi, nel XIV secolo, gli icariani arrivarono a distruggere i propri porti per scoraggiare gli invasori. Ma persino questo non bastò.

Non avendo altre risorse per proteggersi dalle aggressioni, gli isolani decisero di ritirarsi nell’entroterra montuoso, dove costruirono comunità apparentemente invisibili – almeno ai tempi in cui non c’era l’elettricità – facendo di tutto per convincere chiunque passasse di lì che Ikaria fosse deserta. Un elaborato e audace piano di sparizione, messo in atto per diversi secoli.

Le ‘case anti-pirata’

Comunemente note come ‘case anti-pirata’, le abitazioni di Ikaria sono state costruite in pietra affinché si mimetizzassero con il paesaggio naturale costituito da rocce, strapiombi e boschetti. I massi, disseminati sui pendii delle alte montagne, costituivano spesso gran parte delle pareti e del soffitto, mentre i muri a secco completavano queste architetture in perfetta simbiosi con la natura.

Si trattava di dimore ridotte all’essenziale, con poco più di un uscio e un focolare, poiché gli isolani trascorrevano la maggior parte del tempo all’aperto. In netta contrapposizione con i grandi templi o con le tipiche architetture generalmente associate alla Grecia, gli abitanti dell’isola costruivano case progettate per non essere viste da nessuno. Per farlo, dovevano spingersi in alto, nella natura selvaggia, dove non potevano essere scorte dalla costa. Così, per secoli, Ikaria apparve disabitata.

Il volto più nascosto e sacro di Ikaria

Oltre a essere conosciuta come una delle Zone Blu dove si vive a lungo, Ikaria è amata dai turisti per il mare cristallino, le spiagge selvagge e i borghi pittoreschi. Tuttavia, per conoscerne i segreti bisogna abbandonare la costa e dirigersi proprio verso le montagne. A Ikaria esiste una vasta rete di intricati sentieri, molti dei quali rappresentano antichi percorsi che per secoli hanno collegato frazioni e zone remote, prima che venissero costruite le strade.

Si sviluppano come una ragnatela e conducono a fiumi, mulini, monasteri, strutture in pietra, antiche rovine, fattorie e terrazze e alcune delle ultime case “anti-pirata” rimaste sull’isola. Si possono vedere, ad esempio, nel villaggio di Lagkada, rifugio sacro per gli ikariani, che ne simboleggia lo spirito ribelle e il senso di libertà. Durante il Medioevo e fino al XVII secolo, in tempi di saccheggi e razzie, gli abitanti si riunivano qui per sfuggire alla cattura e alle persecuzioni. La loro grande capacità di resistere alle minacce naturali e umane è l’orgoglio dell’isola.

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Africa litorali mare Notizie Sudafrica Viaggi

Lo strano caso dei mostri alieni sulla spiaggia in Sudafrica

È successo all’improvviso, e inaspettatamente, che passeggiando sulla spiaggia di Still Bay, a Western Cape, un uomo sia stato completamente rapito, con lo sguardo s’intende, da diverse figure aliene che uscivano dal mare e scivolavano sul bagnasciuga, proprio lì dove lui le ha immortalate immediatamente.

Le sue fotografie, pubblicate sui social network, avevano come obiettivo quello di condividere le bellezze naturalistiche della sua città natale, in Sudafrica, ma soprattutto di sensibilizzare il mondo intero sui grandi cambiamenti climatici che stanno danneggiando il nostro pianeta.

Eppure, quella missione, non è stata compresa. Le fotografie sono diventate virali e hanno fatto il giro del mondo in poche ore, ma solo perché le persone hanno scambiato quelle piante morte per dei mostri alieni sbarcati in città, arrivando addirittura a cancellare le prenotazioni di viaggio nella splendida Still Bay.

I mostri alieni in Sudafrica

Le fotografie, che circolano da giorni sui social network e sui media internazionali, sono state scattate da Jan Vorster. L’uomo, un fotografo di 62 anni originario di Western Cape, quella mattina aveva deciso di fare il suo solito giro a Still Bay, e approfittare del silenzio e della tranquillità dell’alba per scattare alcune fotografie che ritraessero le meraviglie naturali della sua città.

Arrivato sulla spiaggia, però, il suo sguardo è stato immediatamente catturato dalla presenza di strane creature sul bagnasciuga. Ma al contrario di quello che sembra, guardando i suoi scatti, non si tratta di mostri alieni venuti da un altro pianeta per chissà quale spaventoso motivo, ma semplicemente di piante morte di aloe vera che sono state trasportate sulla sabbia dal mare.

Certo, le forme, le dimensioni e le posizioni sono stravaganti e suggestive, e non stupisce che possano solleticare l’immaginario collettivo nei modi più disparati. Del resto, lo stesso Jan Vorster si è lasciato suggestionare dalla presenza di quelle piante, fotografandole e condividendole sui social network, ma mai si sarebbe aspettato che le persone di tutto il mondo avrebbero davvero creduto che si trattasse di mostri alieni arrivati in Sudafrica.

Le piante di aloe vera che hanno spaventato il mondo

Le fotografie scattate da Jan Vorster, come abbiamo anticipato, sono diventate virali. Ma non per la loro bellezza, o per la curiosa presenza di quelle piante morte, quanto più per una dilagante paura di poter incontrare gli alieni a Still Bay.

Moltissimi viaggiatori, infatti, dopo aver visto quelle istantanee hanno provveduto a cancellare i loro viaggi imminenti a Western Cape, altri, invece, hanno condiviso quegli scatti per allertare le persone, per dire al mondo intero che gli alieni erano arrivati in Sudafrica.

Notando come le foto venivano condivise, ma soprattutto il panico generale che si era scatenato in rete e non solo, Jan Vorster ha scelto di chiarire una volta e per tutte lo strano caso dei mostri alieni a Still Bay. In un’intervista rilasciata a Kennedy News, l’uomo ha raccontato che le protagoniste delle sue fotografie altro non erano che piante morte di aloe vera immortalate con la speranza di diffondere una maggiore consapevolezza sui danni ambientali creati dall’uomo.

Se vi capita di vedere queste foto, quindi, non preoccupatevi, o almeno non fatelo rispetto a una possibile invasione aliena. L’unica cosa su cui dovremmo riflettere, e farlo tutti, è sulle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico.

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Ras Al Khaimah, il nuovo emirato da scoprire

Ras Al Khaimah è l’emirato che sta registrando la più rapida crescita di tutta la regione. Si trova negli Emirati Arabi Uniti ed è noto per i suoi paesaggi unici che comprendono 64 chilometri di spiagge, un vasto deserto e soprattutto le montagne, che danno la possibilità di vivere tante emozioni e di provare avventurose attività sportive.

L’emirato di Ras Al Khaimah vanta una ricca cultura e una lunga storia che risale a 7.000 anni fa. Vi sono siti archeologici che risalgono al III secolo a.C. e panorami naturali mozzafiato, spiagge di sabbia dorata, suggestive dune e una cintura verde fatta di palme da datteri fino a Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati Arabi Uniti.

Gran parte della sua popolarità è data dalla facilità con cui si può raggiungere l’emirato. Oggi è ancor più vicino all’Italia grazie a un nuovo volo della compagnia aerea low cost Air Arabia che parte da Bergamo e che arriva all’aeroporto di Sharja, a metà strada tra Ras e Dubai.

La spiaggia di Ras Al Khaimah

L’emirato delle montagne

La particolarità del piccolo emirato di Ras Al Khaimah e che lo differenzia dagli altri sette Emirati Arabi Uniti sta proprio nella catena montuosa che ne caratterizza il territorio. Montagne che sfiorano i duemila metri, al confine con l’Oman.

Così, oltre alle attività marine e ai safari tra le dune del deserto, a Ras si viene per l’alta montagna e per le tante attività che offre. Prima fra tutte la zipline più lunga e più alta del mondo che è stata da poco inaugurata sul monte di Jebel Jais. Si sfreccia a 160 chilometri orari sospesi a 1.680 metri di altezza. Decisamente per i più coraggiosi.

Per i più fifoni, tra le ultime attrazioni c’è la Jais Sledder, una monorotaia che, curva parabolica dopo curva parabolica, scende dalla montagna rocciosa, il monte Hajar, alla velocità di 40 km orari. In soli otto minuti si percorrono 1.840 metri, ma si ha tutto il tempo di ammirare il paesaggio addirittura fino al mare.

Un’attività di grande attrattiva turistica, visto che nell’emirato sono migliaia gli appassionati di montagna – anche perché quassù fa decisamente meno caldo – è il trekking. Alcuni tratti, facili e segnati si possono percorrere anche in autonomia, ma la maggior parte dei sentieri devono essere accompagnati da una guida esperta, che organizza eventualmente il pernottamento in un camp in quota.

Ora esiste un solo glamping, il Camp 1770, il  più alto degli Emirati Arabi Uniti, ma entro il 2024 saranno aperti due nuovi ecolodge.

Le montagne di Ras Al Khaimah

Il deserto Al Wadi

Non c’è emirato senza deserto e naturalmente anche Ras Al Khaimah ne ha una bella porzione. Si trova racchiuso in una riserva naturale, la Al Wadi Nature Reserve, di cui fa parte anche uno dei resort più belli dell’emirato, il Ritz Carlton, con lussuosissimi lodge immersi tra le dune e circondati da animali allo stato brado, tra cui il famoso orice, simbolo degli Emirati Arabi Uniti.

Il deserto, in parte roccioso e in parte di dune di sabbia dorate, offre diverse attrattive. Lo si può percorrere con le jeep, accompagnati da guide esperte, o con la mountain bike o a dorso di cammello, seguendo i sentieri indicati. Si può assistere a spettacoli di falconeria o fare stargazing per ammirare le costellazioni grazie alla completa assenza di inquinamento luminoso del deserto.

Mare e spiagge di Ras Al Khaimah

Gli appassionati dei luoghi caldi e della tintarella non resteranno delusi dall’emirato. La costa offre spiagge dorate lunghissime e tanti resort a cinque stelle in riva al mare, molto meno costosi di quelli che si trovano a Dubai.

Per chi ama le attività acquatiche, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Molti resort si trovano anche sull’isola artificiale di Al Marjan, l’arcipelago a forma di corallo. Dicono che qui ci sia il mare più bello di tutti gli UAE.

Marjan Island, l’isola resort di Ras Al Khaimah

Storia e cultura dell’emirato

Chi sceglie di trascorrere una vacanza a Ras Al Khaimah avrà una vasta scelta di attività tra cui spaziare, dalle più attive alle più rilassanti. Con anche un bel po’ di cultura.

Vale la pena infatti visitare il Museo nazionale ricavato all’interno di un’antica fortezza che ospita una ricca collezione di manufatti, documenti e manoscritti dei primi abitanti di questa zona.

Il Museo nazionale di Ras Al Khaimah

Da non perdere anche quel che resta del Forte Dhayah, candidato a entrare a fare parte della lista dei patrimoni dell’Unesco, che risale al XVI secolo. Si erge su una collina a una ventina di chilometri dalla città, circondato da un’oasi di palme, domina tutto il golfo. Da quassù si gode di un bellissimo panorama.

Alle porte dell’omonima Capitale, Ras Al Khaimah, si trova la ghost town di Jazirat al-Hamra, un piccolo villaggio di pescatori abbandonato dopo il boom del petrolio, ma conservato benissimo grazie all’aria asciutta del deserto che ne ha preservato gli edifici così com’erano. Un tempo, infatti, la popolazione viveva di pesca e della raccolta delle perle, attività che viene ancora praticata da un solo produttore chiamato Suwaidi Pearls.

Si può visitare la sua “fabbrica” su una piattaforma in mezzo al mare e farsi raccontare da Abdulla Al Suwaidi in persona la storia millenaria di quest’antica arte, di quando Ras Al Khaimah era il primo produttore di perle al mondo grazie al quale vantava il primato porto commerciale più importante della regione.

Gli italiani sono stati i primi a scoprire questo emirato vent’anni fa e a venirci in vacanza nell’unico hotel che allora era stato aperto. Oggi non sono ancora tantissimi i turisti che ci vengono, ma va bene così perché lo scopo è proprio quello di contenere il numero di arrivi internazionali prediligendo un tipo di turismo naturalistico e volto alla sostenibilità ambientale.

Se vi abbiamo fatto venire voglia di scoprirlo, sappiate che è un viaggio da fare al più presto, prima che Ras Al Khaimah venga scoperto dalla folla di turisti e perda la sua autenticità.

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Relax e benessere al mare d’inverno: la magia del Falkensteiner hotel & spa Jesolo

La famosa canzone di Loredana Berté diceva: “Il mare d‘inverno è un concetto che il pensiero non considera, è poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera, alberghi chiusi…”. Brano meraviglioso e testo fantastico, perfetto per il 1983. Quaranta anni dopo, però, le cose sono cambiate ed il mare d’inverno è diventato un’opzione gettonata, anche grazie a strutture che si sono adeguate ai tempi e alle necessità dei viaggiatori più esigenti.

Una di queste è il Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo che si trova al Lido della città lagunare e si configura come un esempio di contemporaneità perfettamente riuscito. A rendere favolosa la struttura sono tanti elementi d’eccellenza: le architetture di Richard Meier, il design d’interni di Matteo Thun e un meraviglioso centro benessere che, oltre a tutti i servizi classici di una grande spa di un albergo di lusso, propone una sauna vista mare e un concept wellness hawaiano.

Rigenerarsi in una SPA d’inverno

Luogo di energia riservato e luminoso, che ispira tutti i sensi in ogni stagione e aiuta a rilassarsi, Acquapura Blue.Horizon SPA è aperta anche agli ospiti esterni con una proposta Day Spa che include welcome drink, ingresso a piscina interna ed esterna, area fitness, zone relax, sauna finlandese interna ed esterna vista mare, bio-sauna, hammam & rasul e terrazza panoramica.

Non solo: fra i servizi a disposizione troviamo anche il parcheggio gratuito e una borsa Spa in regalo, a coppia. L’utilizzo dello spogliatoio e il 10% di sconto su tutti i trattamenti estetici e i massaggi prenotati in anticipo. Per i più golosi è possibile anche fermarsi a colazione, mentre chi vuole usufruire appieno della giornata di relax può scegliere di prenotare la camera in Day Use.

Relax e bellezza, i trattamenti da non perdere

I trattamenti sono un concentrato di bellezza e benessere, tutti realizzati con prodotti di altissima qualità ed eseguiti da uno staff qualificato. Da non perdere l’Aloha Spirit Happy Vibes, un trattamento viso abbinato ad un massaggio corpo che sfrutta i potenti benefici dell’aloe vera, per un effetto rivitalizzante ed energizzante per corpo e per mente.

Gli amanti della sauna apprezzeranno il rituale dell’Aufguss, un’esperienza esclusiva eseguita tutti i giorni nella sauna panoramica con vista sul mare di Acquapura Blue.Horizon SPA. Con la certezza di affidarsi a terapisti qualificati e ai migliori Aufgussmeister certificati AISA.

Tra un trattamento Lomi Lomi Nui e un percorso benessere nel nuovissimo hammam, il tempo sembra dilatarsi, regalando un relax senza limiti. Un’esperienza resa ancora più emozionante dalla possibilità di concedersi una passeggiata sulla spiaggia di sabbia dorata più lunga d’Europa e di gustare la cucina italiana nel ristorante dell’hotel, Artigiani Restaurant & Market. Una scelta azzeccatissima per staccare la spina nel periodo autunnale ed invernale, ritrovando l’equilibrio perduto e iniziando il nuovo anno con sprint.

L’hotel infatti propone anche un divertente Capodanno in riva al mare tutto da scoprire sul sito di Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo.

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Seneghe, dove la tradizione e la natura della Sardegna si incontrano

Seneghe è il bellissimo borgo della Sardegna centro-orientale, incastonato tra mare e natura selvaggia. Custodisce la tradizione dell’olio extravergine di oliva, che ancora oggi valorizza e tutela. Inoltre, si trova a due passi dalle più belle località della costa ed è immerso tra boschi, nuraghi e altri monumenti archeologici.

Vincitore del Bando per l’attrattività dei Borghi promosso dal Ministero della Cultura, Seneghe è un luogo magico, ideale per chi vuole scoprire il lato più affascinante e nascosto dell’isola, sia durante l’estate, che in inverno.

Seneghe, la città dell’Olio

Nessun viaggio può iniziare a stomaco vuoto, ed è per questo che Seneghe accoglie i suoi visitatori con il suo prodotto d’eccellenza: l’olio extravergine di oliva.

Conosciuta anche come Città dell’Olio, ospita annualmente il Concorso Montiferru, premio nazionale dedicato all’olio extravergine di oliva. Il Concorso è suddiviso in due sessioni, la prima a marzo e la seconda a dicembre, quando si decretano gli oli migliori dell’anno.

Il Premio Montiferru, che nel 2022 si tiene dal 16 al 18 dicembre, coinvolge tutto il Paese, e si trasforma in una vera festa tutta da vivere e… gustare. È un’occasione per perdersi tra i sapori tipici, visitare punti ristoro, frantoi, mostre e tanto altro.

Fonte: Comune di Seneghe (OR)

Comune di Seneghe (OR)

Il territorio di Seneghe, tra spiagge bianche e scogliere selvagge

Incastonato tra boschi e rocce basaltiche, Seneghe si affaccia sul monte Sos Paris, sul versante orientale del Montiferru, zona che prende il nome dall’omonimo massiccio vulcanico, che si staglia e decora tutta la zona.

Basta spostarsi a pochi chilometri dal centro abitato per immergersi nei tipici boschi di leccio e sughero e passeggiare tra i profumi inebrianti della macchia mediterranea. Facendo attenzione si possono notare i terreni basaltici che si estendono fino alla costa.

E a proposito, non si può parlare di Sardegna senza accennare al suo mare. Ma chi conosce solo il lato “mondano” dell’isola, rimarrà stupito dallo scrigno di tesori offerti dalla costa più vicina a Seneghe, quella del territorio di Oristano e del Sinis.

La prima meta imperdibile uscendo da Seneghe è S’Archittu, che si trova a circa 19 km dal paese. Il nome prende origine dalla lunga scogliera bianca che attraversa il breve tratto di costa su cui si apre un arco naturale spettacolare, nato dall’erosione delle rocce calcaree. La scogliera abbraccia una piccola ma deliziosa spiaggia, da cui si raggiunge a nuoto la scogliera per arrampicarsi e divertirsi con i tuffi. Basta andare in una qualsiasi bella giornata estiva per ammirare decine di persone che si divertono a fare tuffi dalla cima di S’Archittu. Ad ogni tuffo scoppia l’applauso del pubblico. Ma S’Archittu è l’ideale anche per chi vuol fare una passeggiata: in alcuni punti della scogliera sembra di camminare sulla luna. Il momento del giorno ideale? Il tramonto, per godersi il sole che si tuffa dentro il mare incorniciato dall’arco.

Chi, invece, predilige le spiagge caratterizzate da sabbia fine e bianca, può trascorrere una giornata nelle varie aree balneari, come Putzu Idu (23 km da Seneghe) o Sa Mesa Longa (25 km da Seneghe), ma anche Santa Caterina di Pittinurri (22 km) o S’Arena Scoada (24 km).

Infine, a 29 km da Seneghe spicca Is Arutas, una delle spiagge più famose della costa, caratterizzata da chicchi di quarzo bianchi e rosa pallido.

Fonte: Comune di Seneghe (OR)

Spiaggia di Sa Rocca Tunda – Provincia di Oristano

Seneghe, alla scoperta di nuraghi e tombe dei giganti

Per chiudere il meraviglioso soggiorno nel territorio del Montiferru non può mancare una visita ai tanti nuraghi e alle tombe dei giganti sparsi nelle vicinanze.

Tra i più belli da scoprire spicca Mesu Maiore, un maestoso nuraghe dominato da una torre centrale e quattro torri perimetrali. Poco distante, ci si può fermare al nuraghe Oppianu, una torre ben conservata che conserva anche uno spazio scala sul lato sinistro della struttura. Ma le mete per gli amanti dell’archeologia sono infinite: dal nuraghe ‘e Pruma al nuraghe Narba, fino alla tomba dei giganti S’Omo de sas Zanas, quasi totalmente integra.

Insomma, il territorio di Seneghe, tra buon cibo, mare e archeologia offre attrazioni per tutti i gusti e le passioni. Non rimane che programmare il prossimo soggiorno in questa perla nascosta della Sardegna.

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La passerella sospesa tra cielo e mare nel cuore del Mediterraneo

C’è un luogo fantastico che sembra invitare a toccare il cielo e, al contempo, fare un tuffo dove l’acqua è più blu: è la passerella del Mucem, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia. Un cammino che non è solo fisico e suggestivo, ma anche metaforico, perché collega due sponde del nostro mare e lancia un messaggio di uguaglianza, di comunicazione e inclusione.

La passerella, sospesa tra cielo e mare, si eleva a diversi metri dal livello dell’acqua e, vista da lontano, sembra quasi una linea sottile, un filo su cui tantissime persone possono camminare per toccare due mondi apparentemente distanti che, invece, sono incredibilmente vicini.

Il Mucem e l’idea della passerella

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare in cosa consiste il Mucem, uno dei capolavori di Marsiglia. Nato nel 2013, è uno dei più grandi e importanti musei etnografici del mondo intero. Si estende su un totale di quasi 56.000 metri quadrati ed è formato da due edifici: uno è lo storico Forte di Saint-Jean, fatto costruire e inaugurato nel 1660 da Luigi XIV di Francia e l’altro è un complesso moderno progettato dall’architetto francese Rudy Ricciotti.

Una passerella incantevole, intrisa d'arte: è quella del Mucem di Marsiglia

L’idea alla base del Mucem è quella, come abbiamo già accennato, di collegare il passato e il presente. Per questa ragione è nata la suggestiva passerella, che va dall’edificio ultramoderno progettato da Ricciotti al Forte, estendendosi per oltre 115 metri.

Il Forte, l’edificio moderno e la passerella sospesa

La passerella sospesa, dunque, collega uno dei monumenti storici della città francese a un edificio moderno e all’avanguardia. L’idea di dar vita al cammino sospeso è nata in corso d’opera, quando si stava progettando l’edificio ultramoderno di Ricciotti in occasione della proclamazione di Marsiglia come Capitale Europea della Cultura 2013. Nel corso del 2012, il Forte di Saint-Jean era stato ristrutturato su progetto dell’architetto Roland Carta e le sue parti più elevate si prestavano, dunque, come appoggio più che solido per questo “ponte”.

La passerella del Mucem di Marsiglia

Dall’altro lato, l’edificio progettato da Ricciotti (che prende il nome di J4) era altrettanto perfetto come punto d’avvio/d’arrivo del ponte. Costruito da due solidissimi parallelepipedi a base quadrata e sormontato da una sorta di “scatola” contraddistinta da trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, sembrava naturalmente portato ad accogliere il passaggio. Così, detto fatto: nel giro di un solo anno i due edifici sono stati connessi e passeggiare lungo la passerella è diventata un’esperienza da non perdere.

L’essenza del Mucem e della passerella

Il passato e il presente si incontrano e ci rendono chi siamo: questo è il senso del Mucem e della sua passerella, senza troppi fronzoli e senza giri di parole. La missione di entrambi gli edifici connessi dal “ponte” è, infatti, quella di analizzare e raccontare tutte le radici del Mediterraneo, culla della civiltà, narrando tutte le tensioni e le passioni che le hanno attraversate e che, ancora oggi, le attraversano. Il Forte raccoglie al suo interno le mostre permanenti sui resti più antichi e accoglie i visitatori con un giardino botanico (il Giardino delle Migrazioni) che ha alberi, fiori e arbusti tipici del Mediterraneo.

La passerella del Mucem di Marsiglia

J4 accoglie, invece, le mostre temporanee e l’arte più moderna e già di per sé costituisce un’opera d’arte: è a conti fatti un enorme frangisole, che grazie ai suoi pannelli in vetro e ai succitati trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, cambia colore in base al momento della giornata e alle condizioni climatiche, per altro accogliendo e rifrangendo anche i riflessi dell’acqua. Attraversare la passerella, dunque, ci ricorda che ogni parte del nostro tempo ci rende ciò che siamo oggi. E può insegnarci, decisamente, a essere inclusivi e migliori.

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Il borgo più verde della Sardegna è bellissimo

In molti tendono a pensare che la Sardegna sia principalmente una meta estiva fatta di spiagge da sogno e mare che sembra uscito da un libro di favole. Ma la verità è bene diversa. Questa meravigliosa isola italiana, infatti, vanta anche dei borghi pittoreschi e una natura che toglie davvero il fiato.

In particolare nell’area del parco del Gennargentu, il vero e proprio cuore della regione, dove sorge un gioiello che si rivela uno dei comuni più elevati di questa terra, ma anche il borgo più verde di tutta l’isola.

Tonara, un borgo da scoprire

Il borgo in questione si chiama Tonara ed è una piccola meraviglia che fa parte della provincia di Nuoro. Un nome particolare, il suo, che deriva da toni e toneri, le rupi calcaree su cui poggia. Il suo bellissimo centro storico è un pullulare di viuzze su cui si affacciano balconi in legno facenti parte di case costruite in pietra.

Non mancano di certo testimonianze antiche come la chiesa campestre di San Sebastiano che ha l’onore di conservare al suo interno un altare ligneo del ‘600. Meravigliose anche le tempere murali che raffigurano la vita di Sant’Antonio da Padova che sono custodite all’interno dell’omonima chiesa e risalenti al ‘700.

Nei dintorni, invece, è possibile scoprire le straordinarie dimore nuragiche e le domus de janas, tombe preistoriche scavate nella roccia. Degna di nota, senza ombra di dubbio, è la sua Casa Porru che si distingue per essere un’imponente dimora padronale che in passato è stata utilizzata anche come carcere. Oggi, tuttavia, è stata riconvertita in museo etnografico e dei mestieri.

Tonara, allo stesso tempo, è anche un pullulare di tradizioni. Le lavorazioni più famose sono quelle del legno, in particolare del castagno, così come i tappeti, ancora oggi filati con antichi telai. Non da meno sono le prelibatezze gastronomiche come il formaggio, in particolare il casu axedu e il casu ‘e murgia.

Ma il vero diamante di Tonara è senza ombra di dubbio il torrone, la cui ricetta è famosa in tutto il mondo grazie a una modifica: al posto delle zucchero si usa il miele.

Perché Tonara è il borgo più verde della Sardegna

Tonara è considerato il borgo più verde dalla Sardegna grazie alla posizione in cui si trova. Il Gennargentu, infatti, permette a questo splendido paese di essere circondato una lussureggiante distesa boschiva con castagni millenari, noccioli e noci. Per questo motivo, sono tantissimi gli itinerari che partono dal borgo e che portano alla scoperta della zona. Tragitti che si possono fare a piedi, in mountain bike e persino a cavallo.

Molto rinomato è anche il suo sottobosco dal quale prendono vita pregiati funghi come ovolo e porcino nero. Dalle foreste, invece, si ricavano i frutti per la produzione artigianale e commercio del torrone. Un dolce a cui è dedicato anche un evento sempre molto atteso: la sagra del torrone, nata nel 1979. Affiancato alla festa, c’è il Campanaccio d’oro, una sfida tra gli artigiani locali nella creazione di campanacci per il bestiame.

Insomma, Tonara è una bellissima realtà del nostro Paese che tra paesaggi incantevoli, tradizioni secolari e vicoli che lasciano senza fiato vale certamente la pena scoprire.

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La casa sulla spiaggia costruita solo con bottiglie di vetro

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci, e anche quando crediamo di aver visto tutto basta un nuovo viaggio per scoprire che in realtà sono tante, anzi tantissime, le meraviglie che appartengono al nostro pianeta ancora da esplorare.

Alcune portano la firma indelebile di Madre Natura, lei che con sapienza e tenacia plasma quelli che sono i paesaggi più straordinari di sempre. Altre, invece, sono create dall’uomo e diventano ogni volta attrazioni incredibili da raggiungere, vivere e fotografare.

Ed è proprio una creazione dell’uomo che vogliamo raggiungere oggi insieme a voi. Una soluzione abitativa, sostenibile e surreale che campeggia in una delle spiagge più belle e meno conosciute nel mondo, quella di Macaneta in Mozambico. È qui, infatti, che è stata costruita una casa fatta solo di bottiglie di vetro.

Destinazione Mozambico

Organizzare un viaggio in Mozambico vuol dire andare alla scoperta di uno dei Paesi più affascinanti e straordinari del nostro pianeta. Il territorio che si estende sulla costa dell’Oceano Indiano, nell’Africa Meridionale, ospita spiagge incredibili, tra le più belle di tutto il mondo. A queste si aggiungono parchi marini, isole coralline e poi, ancora, numerosi esemplari di flora e di fauna unici.

Allontanandoci però dai sentieri più battuti dai viaggiatori, possiamo scoprire un altro volto di questo Paese che oggi ha catturato l’attenzione di tutto il mondo grazie a un’opera sostenibile creata da un uomo: una casa realizzata esclusivamente con bottiglie di vetro riciclate. Per addentrarci in questo capolavoro unico al mondo, dobbiamo recarci a Macaneta, una località balneare poco conosciuta in Mozambico.

Situata a pochi chilometri dalla capitale Maputo, Macaneta è una lingua di terra bagnata dal mare turchese e cristallino che ospita un resort che si snoda direttamente sulla sabbia dorata. Un luogo, questo, ideale per tutti i viaggiatori che sognano una vacanza immersa in un paesaggio straordinario e mozzafiato, con vista sull’oceano, fatta di pace e serenità.

Ed è proprio qui, tra le incontaminate meraviglie di questa lingua dorata, che un uomo ha deciso di costruire una casa di vetro. E non si tratta solo in un capolavoro scintillante che cattura la sguardo, ma del simbolo di una nuova sostenibilità che passa inevitabilmente per l’educazione ambientale.

Glass House in Mozambico

Fonte: Xinhua News Agency / IPA

Glass House in Mozambico

La casa costruita con 20000 bottiglie di vetro

L’idea di costruire una casa utilizzando solo materiali di recupero, e in questo caso bottiglie di vetro, affonda le sue origine nell’operazione di pulizia delle spiagge avviata dall’ambientalista Carlos Serra nel 2015. Proprio in quell’occasione, l’uomo, si era trovato a ripulire le baie da centinaia di bottiglie di vetro, intere o a pezzi, che si mischiavano tra i granelli di sabbia.

Il materiale raccolto, però, non è stato gettato via e, anzi, è diventato il protagonista di recupero creativo che oggi si è trasformato in una vera e propria attrazione turistica. All’interno del Macaneta Beach Resort, Carlos Serra ha costruito una Glass House, una casa costruita interamente con bottiglie di vetro riciclate, oltre 200000.

La casa di vetro oggi brilla come non mai, dando vita a un arcobaleno di colori che si sprigiona sotto il sole che inonda questo posto meraviglioso dove l’opera dell’uomo convive in perfetta armonia con la natura. Il piccolo e caratteristico edificio, infatti, è autosostenibile e si mantiene grazie a energia solare e raccolta dell’acqua piovana.

Come abbiamo anticipato non si tratta solo di un vezzo artistico, ma fa parte di un progetto molto più ambizioso ideato da Carlos Serra: quello di promuovere la sostenibilità attraverso l’educazione ambientale. La Glass House fa parte di questo ed è aperta ai visitatori proprio per consentire alle persone di toccare con mano tutte le alternative esistenti per immaginare realtà sempre più sostenibili.

Glass House in Mozambico

Fonte: Xinhua News Agency / IPA

Glass House in Mozambico