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Alla scoperta dei laghi vulcanici del Lazio, tra storia, natura e leggende

Il Lazio è una delle regioni italiane più ricche di bacini lacustri. Basti pensare che, con la loro superficie, occupano circa l’1,3% dell’intero territorio regionale. I laghi più importanti sono di origine vulcanica e sono senza alcun dubbio un vero spettacolo per gli occhi, incastonati in paesaggi suggestivi, su cui si affacciano borghi antichi che valgono assolutamente una visita.

Lago di Bolsena, il più grande lago di origine vulcanica d’Europa

Il lago di Bolsena, di forma ellittica, è il quinto per dimensioni in Italia ed è il più grande lago di origine vulcanica d’Europa, con una superficie di 114,5 kmq, un perimetro di 43 km e una profondità massima di 151 metri. È situato nell’alto Lazio, al confine con Umbria e Toscana – nella parte settentrionale della provincia di Viterbo – nella caldera principale del complesso vulcanico Vulsinio, formatasi in seguito alle eruzioni laviche. All’interno del lago si trovano due isole: Bisentina e Martana, ricche di vegetazione a macchia mediterranea che contrasta con l’azzurro della sua superficie.

L’isola Bisentina è una delle principali attrazioni turistiche per chi visita il borgo di Capodimonte, cui è collegata con un servizio di battello. Qui si trovano numerosi monumenti, tra cui la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola, caratterizzata dalla presenza di una maestosa cupola, il convento Francescano, la pregevole Rocchina e il tempio di Santa Caterina progettato da Sangallo.

L’isola Martana è situata di fronte al borgo di Marta, da cui dista circa 2 chilometri. Ha una particolare forma che ricorda una mezzaluna, ma in realtà è la parte emergente di un cratere vulcanico ricoperto dall’acqua nel corso dei secoli. Diverse leggende aleggiano su questo luogo: secondo la tradizione, sull’isola sarebbero state nascoste nel 410 d.C. le spoglie di Santa Cristina, per sottrarle alle invasioni barbariche, mentre secondo un’altra credenza, durante il dominio dei Goti vi sarebbe stata segregata e poi barbaramente uccisa la regina Amalasunta, per mano di un sicario su ordine di suo cugino e consorte Teodato. Martana è diventata proprietà privata intorno alla metà del XX secolo e lo è tutt’oggi, per cui l’approdo è consentito unicamente su permesso degli attuali proprietari.

Il lago di Bolsena è un luogo ricco di natura, arte e storia antica. Nove sono i borghi che compongono il circondario del bacino vulcanico – Bolsena, Marta, Capodimonte, Gradoli, Latera, San Lorenzo Nuovo, Montefiascone, Grotte di Castro, Valentano – e ognuno di essi cela interessanti tesori da scoprire.

Lago di Bracciano, tra le mete più ambite dai romani

Il lago di Bracciano, situato a nord nei monti Sabatini (fu infatti definito dai Romani ‘Lacus Sabatinus‘) è il secondo del Lazio per grandezza, con una superficie di 57,5 kmq e una profondità  massima di 160 m. Insieme al lago di Martignano, anch’esso di origine vulcanica, è compreso nel Parco Regionale di Bracciano – Martignano per il particolare valore naturalistico. Tutta l’area protetta si estende per oltre 16 mila ettari, offrendo ai visitatori un mosaico estremamente variegati di attrazioni paesaggistiche e storiche. Le rive del lago Sabatino sono state, infatti, popolate fin dal Neolitico, come testimonia un importante ritrovamento nei pressi di Anguillara Sabazia, in località La Marmotta, di un villaggio sommerso a circa 7,5 metri di profondità.

Per i romani, il lago di Bracciano è una delle delle mete irrinunciabili durante il periodo primaverile ed estivo, dove  trascorrere una piacevole giornata o un weekend lontano dal caos cittadino, immersi nella natura. Oltre a praticare attività ed escursioni all’aria aperta, si può andare alla scoperta degli splendidi borghi sorti su queste rive.  Partendo da Bracciano, con le sue attrazioni, tra cui il Castello Orsini-Odescalchi, si può raggiungere il pittoresco borgo di Anguillara Sabazia e la sua bellissima Collegiata di Santa Maria Assunta. Da qui, dirigendosi verso nord, si giunge a Trevignano Romano, dove troneggia l’antica Rocca dei Vico.

Una splendida veduta del lago di Bracciano

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Lago di Bracciano, meta preferita dei romani in primavera ed estate

Lago di Vico, uno dei più belli dell’Italia centrale

Il Lago di Vico si trova al centro del comprensorio dei Monti Cimini, costituito da un insieme di rilievi montuosi di origine vulcanica. È uno dei più belli e meglio conservati dell’Italia centrale, anche per via della sua caratteristica forma a ferro di cavallo dovuta dalla presenza dello sperone del monte Venere, cono vulcanico secondario all’interno del cratere principale che lo ospita. L’elevato valore naturalistico dell’area è alla base dell’istituzione della Riserva Naturale “Lago di Vico“, avvenuta nel 1982, che si estende nel Comune di Caprarola per 3.240 ettari, di cui circa 1.000 sono costituiti da boschi e altrettanti sono occupati dal bacino lacustre e dalle fasce palustri circostanti, mentre i rimanenti ospitano colture agricole, in massima parte di nocciole, che costituiscono una delle principali risorse economiche del comprensorio del lago.

La presenza di siti preistorici e archeologici posti sulle pendici interne del cratere, rende il lago di Vico una meta straordinaria. Le coste, abitate fin dal Neolitico e successivamente dagli Etruschi e dai Romani, si presentano a tratti molto selvagge mentre in altri spuntano piccole spiagge che consentono l’accesso alle acque di questo specchio blu. Tutta la caldera dei Monti Cimini e l’avifauna del lago offrono agli appassionati di natura occasioni per praticare birdwatching e trekking.

Nei dintorni, non perdetevi una passeggiata presso il centro storico di San Martino al Cimino, una visita a Ronciglione o un salto a Caprarola, con i suggestivi scenari offerti dallo splendido Palazzo Farnese, considerato uno dei monumenti più significativi del tardo Rinascimento in Europa.

Lago di Vico, perla naturale del Lazio

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Il paesaggio idilliaco del lago di Vico

Lago Albano, il più profondo dei laghi vulcanici italiani

Il lago Albano è il più grande nel territorio dei Castelli Romani ed è il più profondo dei bacini vulcanici italiani. Prende il suo nome da Albalonga, madre di Roma, che si ipotizza sorgesse proprio sulle sue sponde. Viene anche chiamato lago di Castel Gandolfo, perché nelle sue acque si specchia il borgo che ospita la residenza estiva dei Papi. Ha una forma ellittica originata dall’unione di due crateri e raggiunge circa 3,5 km di lunghezza e 2,8 km di larghezza, mentre la sua profondità massima è di circa 170 metri.

Perfetto per una gita fuori porta, in primavera e in estate è meta ambita dagli amanti degli sport acquatici, come canottaggio, vela, diving, kayak e sup – qui è presente il circolo federale della FICK (Federazione Italiana Canoa e Kayak), dove si allena la nazionale italiana – o semplicemente da chi abbia voglia di farsi un tuffo nelle sue acque e prendere il sole sulle sue sponde. Sul lungolago di Castel Gandolfo si incontrano spesso ciclisti e podisti in allenamento. La bellezza del paesaggio, la ricchezza della vegetazione, le testimonianze archeologiche e storico-artistiche rendono questo lago una meta piacevole e interessante per chi vuole regalarsi passeggiate rilassanti. Navigandolo lungo il “Sentiero dell’Acqua” su di un battello, ci si può immergere appieno nell’ambiente circostante, ricco di tesori da scoprire.

Da visitare, i borghi di Albano Laziale, sempre animato anche grazie alle tante manifestazioni di interesse turistico, legate soprattutto alla tradizione del territorio, che si svolgono durante tutto l’anno, e Castel Gandolfo, arricchito dalle affascinanti Ville Pontificie con i loro giardini di una bellezza unica.

Lago Albano o lago di Castel Gandolfo, meta ambita nel Lazio

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Lago Albano, il più grande bacino nel territorio dei Castelli Roman

Lago di Nemi, piccolo e leggendario specchio d’acqua

Il lago di Nemi è un piccolo specchio d’acqua incassato nel cratere di un antico vulcano, parte del complesso vulcanico dei Colli Albani. Meta di divertimento e villeggiatura sin dai tempi degli antichi Romani, prende il nome dal ‘Nemus Dianae’, bosco sacro dedicato alla dea Diana, che era situato nelle vicinanze. A confermare l’importanza storica di questo luogo è la sua ricchezza archeologica. Basti pensare che nei pressi delle rive si trovano il Tempio di Diana e il Museo delle Navi Romane.

Il lago di Nemi fu, infatti, oggetto di una leggenda riguardante due navi gigantesche, costruite in epoca romana, forse contenenti dei tesori, che sarebbero state sepolte sul fondo del bacino per ragioni misteriose. Tale leggenda prese a circolare probabilmente sin dal I secolo d.C., e poi per tutto il Medioevo, accreditata ogni tanto dal ritrovamento occasionale di strani reperti da parte dei pescatori. Queste voci avevano, però, un fondamento di verità: le due navi, frutto di un’ingegneria avanzata e splendidamente decorate, erano state fatte costruire dall’imperatore Caligola, in onore della dea egizia Iside e della dea locale Diana, il quale le utilizzava come palazzi galleggianti in cui abitare o sostare sul lago, o con cui simulare battaglie navali. In seguito alla sua morte, avvenuta nel 41 d.C., il Senato di Roma – di cui l’imperatore era stato acerrimo avversario politico – fece distruggere tutte le opere di Caligola, tra cui anche le navi di Nemi, che furono affondate sul fondo del lago.

Anche qui una visita ai borghi che circondano il lago è d’obbligo. Nemi è una delle cittadine più amate e frequentate dei Castelli Romani, per il suo magnifico panorama e le tradizioni culturali ed enogastronomiche. In particolare è famosa per le sue  fragole che, secondo la leggenda, sarebbero nate dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone, poi trasformate in cuori rossi. Genzano di Roma è situato sulle alture del versante esterno del cratere vulcanico, formatesi in seguito alle esplosioni che hanno generato il Lago di Nemi e il Lago Albano. Da non perdere un giro tra i suoi monumenti, tra cui la Collegiata-Cattedrale della Santissima Trinità,  il Convento e la Chiesa dei Cappuccini e Palazzo Sforza Cesarini.

Borgo di Nemi che si affaccia sull'omonimo lago

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Lo splendido Borgo di Nemi affacciato sul lago omonimo
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Naro, la località siciliana conosciuta come la “Fulgentissima”

Una perla medievale e barocca della Sicilia, ai più ancora sconosciuta. Naro è uno scrigno inesauribile di tesori artistici e storici, custode di un passato denso di avvenimenti che l’ha resa unica nel tempo. Ancora oggi, il passo rallenta per il desiderio di ammirare ogni preziosa testimonianza lasciata da chi ha fatto di questo borgo un luogo di una bellezza abbagliante, da meritarsi l’appellativo di “Fulgentissima”.

Naro, quando la storia si sposa con la leggenda

Siamo a circa 35 km da Agrigento, dove Naro se ne sta scenograficamente appollaiata sul pendio di un colle, a 593 metri sul livello del mare. Uno dei più bei belvederi della Sicilia, la cui veduta si estende fino all’Etna, alle Madonie, al mare di Licata e Sciacca. La sua posizione elevata e naturalmente protetta l’ha reso un luogo particolarmente ambito in tutte le ere. Testimonianze archeologiche attestano l’esistenza di insediamenti umani già in epoca preistorica.

Le sue origini millenarie hanno dato vita, nel corso dei secoli, alla leggenda e al mito. Esistono, infatti, diverse ipotesi sui primi abitanti della città, prima fra tutte quella che la vorrebbe fondata dai Giganti, avvalorata, tra gli altri, da Paolo Castelli (Storia di Naro) e Fra Salvatore Cappuccino (La Fenice). Quest’ultimo, rifacendosi all’archivio del Regio Ufficio Giuratorio, Foglio 1, riporta la notizia che “nel XV secolo, quando si doveva costruire il cappellone della chiesa madre, si rinvenne nelle fondamenta abbondanza di crani, cannelle, denti ed altre ossa gigantesche“.

Alcuni studiosi la identificano, invece, con l’antica Camico, città costruita da Dedalo per Cocalo, re dei Sicani, oppure sempre fondata dai Sicani con il nome di Indàra o Inico. Altri ancora la identificano con Akràgas Ionicum, colonia dell’antica Gela fondata nel 680 a.C., otto anni dopo la stessa Gela e cento anni prima di Akragas Doricum (l’attuale Agrigento).

L’opinione più diffusa è, però, quella che pone l’origine di Naro e del suo nome Nar (fuoco) – e non da Nahr (fiume) – all’epoca saracena. Ciò che si sa con certezza, è che Naro e il suo territorio, profondamente inserito nella storia della Sicilia, è stata crocevia di popoli e di civiltà, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Durante il periodo romano la città, che probabilmente portava il nome di Carconiana, acquisisce una vocazione agricola che ne caratterizzerà la storia dei secoli successivi. Nel suo territorio sono emersi resti di insediamenti paleocristiani, in particolare catacombe, e di ville romane.

Il fascino medievale di Naro, la “Fulgentissima”

Durante il periodo arabo, Naro venne ampliata e fortificata, riuscendo a resistere alla conquista normanna fino al 1086, quando, dopo quattro mesi di assedio, cadde ad opera del Conte Ruggero. Nel 1223 venne nominata città parlamentare e chiamata “Fulgentissima” da Federico II di Svevia, che le diede tale titolo nel parlamento di Messina, annoverandola fra le 23 Regie o Parlamentarie del Regno di Sicilia. Con quell’appellativo viene tutt’oggi identificata e ricordata.

Nel Medioevo, Naro si presenta piccola e chiusa da una cinta di imponenti mura merlate, costruita nel XIII secolo. Il monumento medievale di maggiore rilievo è il Castello dei Chiaramonte, dal nome dell’illustre famiglia che dominò Naro per più di un secolo, uno dei più importanti e meglio conservati in Sicilia. Un altro capolavoro d’arte, andato nel tempo in rovina, è il Duomo Normanno, di cui rimangono solo i muri perimetrali, ma ciò non ha scalfito il suo fascino antico.

A Matteo Chiaramonte si deve anche la costruzione della Chiesa di Santa Caterina, più volte restaurata, uno dei monumenti più rappresentativi dello stile gotico-normanno, e tra i più prestigiosi dell’isola. La città ha altre importanti testimonianze medievali da ammirare, tra cui l’Oratorio di Santa Barbara e la Chiesa del Santissimo Salvatore.

Il Castello dei Chiaramonte a Naro

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Il Castello dei Chiaramonte, dal fascino medievale

Le attrazioni barocche di Naro

Altrettanto affascinante il percorso barocco, che porta alla scoperta di numerose chiese. A partire dalla Chiesa di San Calogero, il Santo Patrono di Naro, edificata nel 1599. Caratteristica la facciata barocca e l’interno a una navata in stile rinascimentale, impreziosito da dipinti di artisti contemporanei. Dal santuario, scendendo delle scale, è possibile accedere alla cappella sotterranea, al cui interno si trova la grotta dove il santo viveva da eremita, all’interno della quale è conservata, sopra l’altare principale, la statua a lui dedicata. La Chiesa è meta di molti fedeli che vengono a ringraziare San Calogero per le grazie ricevute, spesso portando al Santuario delle forme di pane modellate come le parti del corpo guarite per intercessione del patrono di Naro, venerato come santo taumaturgo.

Da visitare anche la Chiesa del Santissimo Salvatore, costruita nel 1398, conosciuta anche come “‘A Batìa“, dalla originale facciata, arricchita di elaborati intagli di tufo. Più avanti si trova la Chiesa di San Nicolò di Bari, edificata con l’annesso convento nel 1618, forse sui resti dell’antica pieve di San Nicolò di Bari, Vescovo di Mira. Ebbe inizialmente il nome di San Giuseppe, mentre il convento fu chiamato “Collegio degli orfani”. Nei pressi ci si imbatte anche nella Chiesa Madre, risalente al 1619, destinataria del prezioso patrimonio artistico appartenuto al Duomo. Accanto, emerge il Collegio dei Gesuiti, con il suo bellissimo il portale d’ingresso in stile barocco.

In piazza Padre Favara spicca, invece, la Chiesa di Sant’Agostino, la cui costruzione, iniziata nel 1707, seguì quella dell’annesso convento del XIII secolo. Al suo interno sono custodite preziose opere d’arte in legno. Da non perdere, infine, la Chiesa e l’ex Convento di san Francesco, quest’ultimo oggi sede del Palazzo di Città, cui si accede dal chiostro settecentesco. Fondati nel XIII secolo, sono stati rimaneggiati e ampliati, fino a raggiungere la fisionomia attuale nel XVII secolo. La facciata della chiesa rappresenta la manifestazione più alta dello stile barocco siciliano.

L’area archeologica nei pressi di Naro

Una volta a Naro, non perdetevi una visita alla vasta necropoli paleocristiana, in contrada Canale, nei pressi del borgo, risalente al V-V secolo d.C, oggi inserita in un bellissimo giardino di agrumi. È formata da quattro ipogei, tutti organizzati intorno a un lungo corridoio centrale, il più vasto dei quali è l’ipogeo A, noto con il nome di Grotta delle Meraviglie. Dall’ipogeo B provengono, invece, lucerne africane, decorate sul disco con simboli propri del culto cristiano: l’agnello, l’albero della vita, il pesce guizzante. Grazie ai reperti ceramici rivenuti negli ipogei, si è potuta determinare la datazione della necropoli, che testimonia l’importanza del territorio di Naro già in epoca tardoantica.

Panorama di Naro al tramonto

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Un bellissimo panorama di Naro, perla della Sicilia
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La leggenda del Lago delle Fate: ecco perché si chiama così 

Ci sono luoghi intrisi di fascino e magia. La loro ricetta è davvero speciale e ha come ingredienti la bellezza che regala l’ambiente, ma anche le leggende che cela.

Il posto perfetto per far vivere ai bambini (ma anche agli adulti) un’esperienza davvero indimenticabile si trova sulla cartina del Piemonte e, più precisamente, in Val Quarazza.

Circondato dalle montagne, ricoperte di boschi, è un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Il contrasto di colori è impareggiabile e regala emozioni indelebili a chi lo visita. Si chiama Lago delle fate e anche ciò che cela il suo nome contribuisce a renderlo un posto speciale, oltre al fatto che, se a fare scenografia c’è la natura, lo specchio d’acqua invece è nato dalla mano dell’uomo.

Si tratta, infatti, di un bacino artificiale realizzato nel 1948. Si raggiunge tramite diversi sentieri, non si può fare il bagno, ma è perfetto per una sosta e per riposare o giocare lasciando che gli occhi si colmino di bellezza. E la mente di fantasia. La leggenda che gli ha dato il nome, infatti, è davvero speciale e intrisa di magia.

Lago delle fate un luogo magico, la leggenda

Immaginatevi un lago con le acque brillanti, di un verde smeraldo intenso. Tutto intorno si stagliano le montagne, ripide e ricoperte di boschi e vegetazione. Un luogo speciale, che esiste e che cela una leggenda. Siamo dal Lago delle fate, dove si possono ammirare anche ospiti speciali. Si tratta di statue che raffigurano degli gnomi e che sono lì per una ragione ben precisa.

Si dice, infatti, che questo luogo sia abitato da creature magiche, perché lì vicino si trova una miniera da dove pare che gli gnomi estraggano ancora il metallo prezioso che serve come merce di scambio con le fatine: i primi consegnano oro e loro in cambio restituiscono dolci.

Ma a cosa serve l’oro alle fate? A creare la polvere che permette loro di volare. Ma non solo, pare infatti che sia anche nei loro abiti e che l’oro serva anche a far brillare le acque del lago illuminate dalla luce.

Una leggenda intrisa di magia, che senza dubbio sarà divertente per i visitatori più piccini, ma anche per i grandi che non rinunciano alla bellezza dei sogni e della fantasia.

Come arrivare al Lago delle fate

Adatta per tutta la famiglia, è l’escursione che porta fino al Lago delle Fate. Il tracciato è lo stesso, cambia solamente il punto di partenza: da Macugnaga o dalla frazione di Isella. Da lì si cammina lungo un percorso sterrato che si chiama Sentiero delle Slitte. Comodo, abbastanza ampio, è ombroso per cui non si rischia di avere caldo durante la camminata.

Chiaramente non è l’unico sentiero che si può percorrere, ma senza dubbio è molto comodo e fattibile sia per gli adulti, sia per i bambini anche in passeggino. Per fare tutto il percorso si impiega circa un’ora, che si dimezza se si parte dalla frazione

Il Lago delle fate è in Piemonte, in Val Quarazza e si trova a circa 1330 metri di altitudine, nei dintorni vi sono dei ristoranti, oppure è possibile fare un pranzo al sacco godendosi il paesaggio. Ma anche la magia che la leggenda di questo posto regala: magari la fantasia vi farà scorgere le creature che si narra popolino questi luoghi.

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Svelati i segreti della nuova ammiraglia di MSC Crociere

MSC Crociere ha svelato in anteprima alcune particolarità della nuova ammiraglia MSC America che salperà dal porto di Miami nell’aprile 2025.

Si tratta di una “nave del futuro”, in grado di soddisfare ogni esigenza e desiderio dei viaggiatori durante l’intera permanenza a bordo. Vediamo nel dettaglio le caratteristiche che la rendono unica.

MSC America, sette aree per esperienze personalizzate

La 23esima nave della flotta di MSC Crociere farà il suo debutto il 9 aprile 2025 e salperà da Miami con itinerari di 7 notti verso alcune delle destinazioni più ambite dei Caraibi orientali e occidentali, con tappe a Ocean Cay MSC Marine Reserve, isola privata di MSC Crociere nelle Bahamas.

Disporrà di ben sette aree differenti, ognuna pensata per offrire agli ospiti esperienze personalizzate, andando incontro alle loro esigenze, al mood e ai desideri per rendere la vacanza indimenticabile grazie ad atmosfere originali, uniche e ricercate.

Ecco come saranno suddivise:

FAMILY AVENTURA: è collocata nella parte più alta della nave dove si trova The Harbour, un rivoluzionario parco all’aperto dedicato al divertimento delle famiglie che offre anche un emozionante percorso avventura e un’inedita e straordinaria attrazione (mai vista prima in mare) della quale verranno svelati maggiori dettagli nelle prossime settimane. Non manca un’area giochi ispirata all’iconico faro dell’isola di Ocean Cay.

AQUA DECK:  la destinazione perfetta per connettersi con il mare e l’acqua, dove si trovano le due principali piscine della nave. A seconda dell’ora del giorno, l’Aqua deck cambia mood: al mattino rivitalizzanti proposte benessere e un’atmosfera tranquilla, nel pomeriggio intrattenimento per tutti e, infine, feste spettacolari dopo il tramonto con atmosfere vibranti e scoppiettanti.

ZEN AREA: situata in alto, a poppa nave, rappresenta un’oasi progettata per rilassarsi. E’ il luogo ideale per trascorrere ore in pieno relax sia di giorno che di sera, sorseggiando un cocktail accompagnato da un piacevole sottofondo musicale. L’ambiente perfetto per gli ospiti dove rigenerare mente, corpo e anima, laddove la tranquillità incontra la raffinatezza.

GALLERIA: Il cuore pulsante della nave, un’area vivace e coinvolgente che permette agli ospiti di navigare in un mare di possibilità talmente poliedrico da regalare l’impressione che questa zona “cambi mood ogni secondo”. Sa soddisfare ogni desiderio con opzioni di ristorazione, shopping, giochi entusiasmanti e molto altro ancora.
La giornata dà il suo meglio in uno dei bar, lounge e caffetterie, con musica dal vivo al Dolce Vita Bar, caffè pomeridiano e dolci prelibati al Jean Philippe Chocolat & Café e fino a tarda notte al Luna Park Pizza & Burger.
Qui si potrà fare shopping in una delle tante boutique e fermarsi all’MSC Luna Park Arena, un locale di intrattenimento high-tech che ospita feste a tema e giochi televisivi.
La Galleria è un mondo dalle mille sfaccettature, dove lasciarsi coinvolgere dalla sua energia contagiosa.

LE TERRAZZE: sono dotate di nove ristoranti e bar, quattro negozi e un club comedy, che fungono anche da bar pianobar e karaoke notturno. Un’atmosfera che avvolge un armonioso mix di concept di ristorazione all’avanguardia, intrattenimento sofisticato e invitanti offerte in un’area unica che si estende tra spazi interni ed esterni.

ESPLANADE è il vivace e suggestivo viale semi-coperto con spettacolare vista fino alla cima della nave incorniciata dal capolavoro architettonico centrale a spirale (e dall’emozionante scivolo di 11 piani).

Uno spazio vibrante e dinamico, un parco giochi attivo di giorno e di notte, dove l’intrattenimento regna sovrano. Dal caffè mattutino all’autentico Emporium coffee bar con alcune delle migliori selezioni di chicchi provenienti da tutto il mondo, alle vivaci attività serali, ai deliziosi drink e alle sontuose cene incorniciate dai suoni dell’oceano e dalle incantevoli viste sull’acqua, l’Esplanade offre qualcosa di veramente speciale per tutti.

YACHT CLUB: L’esperienza di “nave nella nave” di MSC Crociere dedicata soltanto agli ospiti che soggiornano in questa zona e off limits per tutti gli altri.

L’MSC Yacht Club si trova nel punto più alto della nave a prua ed è l’ultima area di MSC World America, un concentrato di privacy, esclusività e lusso dall”atmosfera ricercata ed elegante. I viaggiatori più esigenti apprezzeranno il servizio personalizzato del MSC Yacht Club con maggiordomo dedicato 24 ore su 24, imbarco e sbarco prioritario, aree esclusive di lounge e ristorazione e tanto altro.
Gli ospiti del MSC Yacht Club saranno coccolati e potranno godere di un’esperienza unica, una fuga esclusiva dal resto della nave, pur continuando a disporre di tutte le altre comodità che MSC World America ha da offrire.

Una straordinaria gamma di attività e strutture

MSC World America entrerà ufficialmente in servizio con una cerimonia di battesimo nel nuovo terminal di Miami nell’aprile 2025.

Unendo il design europeo al comfort americano, MSC World America donerà agli ospiti un’esperienza di crociera veramente memorabile. Che si tratti di una settimana di relax nell’oasi tropicale dei Caraibi o di un programma ricco di attività, spettacoli e giochi.

Ospitando sette aree tematiche progettate per consentire a ogni ospite di creare una vacanza unica nel suo genere, la nave offrirà una straordinaria gamma di attività e strutture, tra cui:

  • 13 ristoranti
  • 20 bar e lounge
  • Uno scivolo asciutto alto 11 piani
  • Sei piscine e 14 vasche idromassaggio
  • Un ampio parco acquatico con scivoli d’acqua
  • Club per bambini con strutture dedicate per tutte le fasce d’età
  • Tre locali di intrattenimento tra cui il World Theatre con 1.153 posti a sedere
  • Spa dedicata e area termale
  • Cabine e suite eleganti e confortevoli, tra cui innovative cabine con balcone deluxe con vista sul viale e sull’oceano e cabine familiari intercomunicanti
  • MSC Yacht Club, con suite spaziose, lounge e ristorante dedicati, piscina privata e strutture solarium con servizio maître 24 ore su 24

Attenzione anche all’ambiente

Infine, MSC World America è stata attentamente progettata per diminuire il suo impatto sull’ambiente.

La nave è alimentata a GNL, un carburante a basse emissioni e può utilizzare anche fonti di energia rinnovabile. Dotata anche di cold ironing, quando disponibile, può ridurre ulteriormente le proprie emissioni poiché i motori possono essere spenti durante la permanenza in porto.

La tecnologia intelligente è utilizzata in tutta la nave per garantire che gli ospiti possano viaggiare all’insegna del comfort mantenendo bassi il consumo di energia e acqua.

Inoltre, a bordo il livello di riciclo è massimo, e persino le eliche sono progettate per ridurre al minimo il rumore in modo da non disturbare la fauna marina durante la navigazione.

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Sulle tracce di Excalibur, la mitica spada di Re Artù

C’è un mito che resiste al trascorrere delle epoche, una leggenda medievale che continua ad affascinare persone di ogni età: si tratta di Excalibur, la “magica spada nella roccia”, uno degli oggetti senza dubbio più famosi della storia, “forgiata da un dio, annunciata da un mago, trovata da un re“.

Oggi, un team di esperti e ricercatori dichiara di poterla individuare.

La leggenda di Excalibur, la spada di Re Artù

Di proprietà di Re Artù, il leggendario condottiero britannico del V e VI secolo, Excalibur era dotata di poteri “magici” tali da rendere il Re un formidabile guerriero.

Ma quali sono le sue origini? Le versioni della leggenda differiscono. Il primo a narrarne la storia fu Geoffrey di Monmouth quando scrisse, attorno al 1136, l’Historia Regum Britanniae: qui, citata con il nome latinizzato Caliburn, la spada forgiata sull’isola di Avalon non ha particolari virtù ma è Re Artù a possedere doti straordinarie.

Sul finire del XII secolo, il francese Robert de Boron la presenta, per la prima volta, come la “spada nella roccia” (che ispirò il cartone animato Disney del 1963) in un racconto nel quale il futuro re estrae la mitica lama da un’incudine (diventata, nelle successive versioni, un masso).

Ancora, Sir Thomas Malory, nella sua opera pubblicata postuma “La morte di Artù” (fonte tra le più considerate per le rielaborazioni) fa donare la spada al re dalla Dama del Lago.

In ogni caso, quando Re Artù giacque ferito a morte dopo la sua ultima battaglia, ordinò al fedele Sir Bedivere di gettare la spada nel lago: in quel momento, una mano si levò dalle acque, brandì Excalibur e poi scomparve. Tale evento potrebbe essere accaduto nella mitica isola di Avalon, con cui la moderna Glastonbury nel Somerset ha delle analogie.

Artù, infatti, fu portato ad Avalon per riprendersi dopo la battaglia finale di Camlann, che forse si svolse in Cornovaglia, vicino al Vallo di Adriano nel nord dell’Inghilterra, oppure in Galles: un documento gallese (presumibilmente della metà del X secolo) chiamato Annales Cambriae, registra la data della morte di Re Artù a Camlann nel 537-9 d.C.

Alla ricerca della spada perduta

Esistono diverse versioni della storia che confondono le acque per così dire, ma la leggenda persiste dopo molti secoli, quindi potrebbe esserci un fondo di verità“, ha spiegato uno degli esperti impegnati nella ricerca di Excalibur. “Quindi in questo momento, stiamo cercando una spada o qualsiasi cosa che potrebbe essere stata parte di una spada, e se viene trovato qualcosa del genere, allora spetta agli storici, agli archeologi e agli scienziati di laboratorio identificare esattamente cosa abbiamo trovato“.

Sì perché un team di registi, esperti di tecnologia, archeologi e subacquei è partito per localizzare l’oggetto nelle acque britanniche nell’ambito di una nuova serie TV chiamata “Weird Britain” che indaga ed esplora strane leggende, misteri irrisolti, storie bizzarre, tradizioni insolite e personaggi eccentrici.

La prima parte del progetto ha avuto inizio lo scorso anno in una località sconosciuta della Cornovaglia, ma l’obiettivo è quello di scandagliare altri corsi d’acqua: gli esperti ritengono che vi siano diverse località della Gran Bretagna in cui potrebbe celarsi Excalibur .

In Cornovaglia, ad esempio, potrebbe trovarsi a Dozmary Pool, ai margini di Bodmin Moor, o vicino ad Alderley Edge nel Cheshire. Il team spera che il progetto consolidi ulteriormente lo “status mitico” della spada o porti alla luce grandi sorprese: “Identificare il lago in questione è un enigma su cui storici e ricercatori dibattono da secoli, se il lago esista ancora o se la leggenda sia addirittura vera” affermano.

Per la ricerca, gli esperti stanno utilizzando droni sottomarini e veicoli telecomandati (ROV), macchine senza pilota controllate da personale a distanza, collegati o meno a una nave di superficie più grande e gestiti tramite un joystick, quasi come il controller di una console di gioco.

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La magia del Lago Pianozes, a poca distanza da Cortina d’Ampezzo

Cortina d’Ampezzo è una fiabesca località della provincia di Belluno incastonata tra le montagne più belle della Terra: è la Regina delle Dolomiti. Un luogo famosissimo e frequentato da turisti provenienti da ogni parte del mondo ma, nonostante questo, riesce a mantenere ancora degli angoli segreti, poco noti al turismo di massa e che conservano intatta la loro pura bellezza, come il Lago Pianozes.

Lago Pianozes: informazioni utili

Il Lago di Pianozes è un posto magico che sorge a circa 6 chilometri di distanza dalla straordinaria Cortina d’Ampezzo. Situato a 1181 metri sul livello del mare, riesce subito a farsi amare dai suoi visitatori per via delle sue acque color smeraldo, in cui si riflettono le imponenti cime circostanti e la vegetazione rigogliosa che impreziosisce il territorio.

Facilmente raggiungibile in auto, d’estate è ben più frequentato che in inverno, merito dei paesaggi da cartolina che regala e dall’aria pura e fresca di montagna che rimette al mondo.

Da questo prezioso specchio d’acqua, tra le altre cose, si snodano diverse escursioni che portano al cospetto delle Dolomiti, ma nulla vieta di poter fare solo una piccola passeggiata lungo il suo diametro per poter ammirare al massimo la sua bellezza cristallina.

Il giro dei tre laghi di Cortina

Nei pressi di Cortina prendono vita tre dei più bei laghi delle Dolomiti, profonde gole e fragorose cascate. Non a caso, è possibile fare un’escursione dal forte interesse naturalistico intorno a questi tre laghi.

Si tratta di un emozionante giro ad anello di circa 6 ore che inizia proprio dal piccolo tesoro del Lago Pianozes. Qui è impossibile non fermarsi ad ammirare e fotografare questa distesa d’acqua dal colore verde acceso, esaltata dal fitto bosco che la incornicia e che si fa spazio tra le cime dolomitiche.

Da qui si imbocca la strada per risalire per circa 100 metri, per poi ritrovarsi su una stradina sterrata (sentiero 430) in direzione del Lago d’Ajal. Ci vogliono approssimativamente 40 minuti di cammino per arrivare al cospetto del Lago d’Ajal, ma quel che è certo è che ciò che il visitatore si trova davanti è uno spettacolo puro: è immerso in un ambiente naturale di vero pregio e vi si specchia un grazioso rifugio con un’ampia terrazza da cui ammirare tutto il fascino delle Dolomiti.

Subito dopo occorre intraprendere il sentiero 431, che si presenta ben più impegnativo dei tragitti appena effettuati. Ci si inoltra nella foresta e si passa persino nei pressi del Beco d’Ajal, un luogo dai profili magici e caratterizzato da una serie di grandi e curiosi massi incastonati in una folta vegetazione. Non manca la possibilità di fare soste per ammirare scorci incredibili sull’intera conca ampezzana e le sue sontuose montagne.

L’escursione continua per circa tre ore, uscendo a passo lento dal fitto bosco, fino a quando gli occhi si posano su un panorama commovente: siamo arrivati al Lago Federa. Si tratta di uno dei laghi di montagna più belli e famosi delle Dolomiti, che regala un paesaggio che sembra caduto in terra dal paradiso.

Si riprende quindi il cammino seguendo il segnavia 432 che in circa 40 minuti conduce alla malga Federa, piena di mucche, asini e cavalli al pascolo, per poi seguire le indicazioni per il sentiero Gores de Federa, che passando tra cascate, gole, rivoli d’acqua e ponti sospesi conduce verso la fine di questa straordinaria escursione.

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Biglietti aerei sempre più cari: la soluzione è ridurre l’addizionale comunale

Non è un mistero che i biglietti aerei siano sempre più cari: già nel 2023 era stato evidenziato un incremento del 32% dei prezzi sulle rotte intra-europee  e un’indagine svolta dal Corriere della Sera e validata da Eurostat ha mostrato un rialzo del 20% previsto da gennaio a marzo 2024.

In più, i passeggeri che partono dagli aeroporti italiani si ritrovano a pagare anche la cosiddetta “addizionale comunale sui diritti di imbarco“, una tassa istituita dalla Legge Finanziaria per il 2004 che, inizialmente, era di 1 euro per passeggero imbarcato ma che, nel corso degli anni, ha visto un aumento progressivo.

Addizionale comunale: di cosa si tratta

In sintesi, l’addizionale comunale sui diritti di imbarco si può definire come una “tassa sul rumore“, pensata per “ripagare” i Comuni dei danni provocati, appunto, dal rumore degli aerei.

Nata nel 2003, come accennato era di 1 euro a passeggero ma, provvedimenti “contraddittori e poco chiari“, hanno fatto sì che con il passare del tempo l’importo sia salito di molto, causando un impatto negativo per la connettività dei territori e i viaggi in aereo.

Infatti, gran parte del gettito è ormai destinato a obiettivi che non sono legati al trasporto aereo come, ad esempio, i 3,50 euro versati “in maniera generica” all’Inps.

In più, sono state soltanto sporadiche le iniziative che, su alcuni scali, l’hanno abolita per brevi periodi.

Una tassa che non è uguale per tutti

Occorre anche specificare che l’addizionale comunale non è una “tassa uguale per tutti” e dall’euro di partenza ha subito incrementi differenti in base all’aeroporto di riferimento.

Per ogni volo in partenza, infatti, si pagano

  • 7,50 euro da Fiumicino e Ciampino
  • 8,50 euro da Napoli
  • 9 euro da Venezia (la più cara)
  • 6,50 per tutti gli altri scali

Invece, a Trieste è stata abolita in via definitiva dal 1 gennaio 2024: la Regione Friuli Venezia Giulia, presieduta da Massimiliano Fedriga, ha azzerato la tassa per cui chi parte dall’aeroporto Trieste-Ronchi dei Legionari non deve più pagare “tale sovrapprezzo”.

Una mossa che ha incentivato un’immediata ricaduta economica: Ryanair, soddisfatta della decisione presa, ha deciso di sviluppare la propria presenza a Trieste aprendo una base, come ha sottolineato il direttore commerciale della compagnia irlandese, Jason McGuinness.

Assaeroporti scrive a governo e Parlamento

Una riduzione dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco comporterebbe un beneficio per tutto il comparto aereo e anche per le tariffe dei biglietti.

Assaeroporti ha così scritto una lettera indirizzata al governo e al Parlamento, insieme a una proposta di modifica della normativa, con la richiesta di “abbassare gradualmente l’imposta su tutti gli scali a 2,5 euro per passeggero in partenza, nell’arco di 5 anni, destinando 1,5 euro al Fondo del Trasporto Aereo e 1 euro ai Comuni aeroportuali“.

E ha specificato: “È un’imposta che non solo rischia di aggravare il fenomeno del caro voli e di deprimere il mercato, ma è oggi di fatto estranea rispetto agli obiettivi della norma originaria, finanzia misure estranee al settore“.

Ma a chi andrebbero i benefici di una riduzione della “tassa sul rumore?” Secondo Assaeroporti “la proposta di ridurre l’onere a carico delle compagnie, e quindi dei passeggeri, favorirebbe la connettività aerea e la competitività del sistema aeroportuale nazionale. Al tempo stesso, mantenere le quote destinate al Fondo del Trasporto Aereo e ai Comuni aeroportuali significa continuare a garantire stabilità al comparto, tutelando i lavoratori, e risorse congrue alle amministrazioni locali, con un gettito interamente destinato al settore“.

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Pompei: la scoperta che rivela i segreti dell’edilizia romana

Pompei è uno scrigno di tesori che sa riservare ancora tante sorprese. A confermarlo è l’ultimissima scoperta, che fa emergere nuovi dati sull’antica edilizia romana. Negli ambienti delle domus che lo scavo archeologico sta portando alla luce, sono riaffiorati importanti testimonianze di un cantiere che, secondo gli studiosi, sarebbe stato attivo fino al giorno dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., che iniziò intorno all’ora di pranzo e durò fino alla mattina del giorno successivo.

Pompei, nelle domus riaffiora un antico cantiere

Strumenti di lavoro, cumuli di calce, tegole e mattoni di tufo accatastati, sono solo alcuni dei materiali edili ritrovati dagli archeologi all’interno nell’area di scavo della Regio IX, insula 10, che sta attestando la presenza di un cantiere antico che interessava tutto l’isolato.

Restituisce numerose testimonianze dei lavori in corso la casa con il panificio di Rustio Vero, dove è stata già documentata, nei mesi scorsi, una natura morta con la raffigurazione di una focaccia e un calice di vino. L’atrio era parzialmente scoperto con materiali per la ristrutturazione accatastati a terra, mentre su un’anta del tablino (ambiente di ricevimento), decorato in IV stile pompeiano con un quadro mitologico con “Achille a Sciro”, si leggono numeri romani scritti a carboncino che con molta probabilità erano i conteggi del cantiere, facilmente cancellabili a differenza dei graffiti incisi nell’intonaco.

Sono state trovate tracce delle attività corso anche nell’ambiente che ospitava il larario, dove sono riaffiorate anfore riutilizzate per “spegnere” la calce impiegata nella stesura degli intonaci. E ancora, in diversi ambienti della casa sono stati scoperti strumenti di cantiere, dal peso di piombo per tirare su un muro perfettamente verticale (“a piombo”) alle zappe di ferro, usate per la preparazione della malta e per la lavorazione della calce.

Numerose testimonianze di un grande cantiere sono state riscontrate, infine, anche nella domus vicina, raggiungibile da una porta interna, e in una grande dimora alle spalle delle due abitazioni, per ora solo parzialmente indagata. Lo si evince dagli enormi cumuli di pietre da impiegare nella ricostruzione dei muri e dalle anfore, ceramiche e tegole raccolte per essere trasformate in cocciopesto.

Cosa svela l’ultima scoperta a Pompei

Nell’analisi dei materiali e delle tecniche costruttive, il Parco Archeologico di Pompei si è avvalso del supporto di un gruppo di esperti del Massachusetts Institute of Technology, negli Stati Uniti. Stando a quanto scrivono gli autori di un articolo pubblicato sull’E-Journal degli Scavi di Pompei, l’ipotesi portata avanti dal team è quella dello hot mixing, “ovvero la miscelazione a temperature elevate, dove la calce viva (e non la calce spenta) è premiscelata con pozzolana a secco e successivamente idratata e applicata nella costruzione dell’opus caementicium”. Questa ennesima scoperta, ci aiuta così a comprendere ancora di più quali erano le pratiche edilizie impiegate dagli antichi Romani.

“I dati che emergono sembrano puntare sull’utilizzo della calce viva nella fase di costruzione dei muri, una prassi già ipotizzata in passato e atta ad accelerare notevolmente i tempi di una nuova costruzione, ma anche di una ristrutturazione di edifici danneggiati, per esempio da un terremoto – spiega il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – Questa sembra essere stata una situazione molto diffusa a Pompei, dove erano in corso lavori un po’ ovunque, per cui è probabile che dopo il grande terremoto del 62 d.C., diciassette anni prima dell’eruzione, ci fossero state altre scosse sismiche che colpirono la città prima del cataclisma del 79 d.C.”.

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Boschi fatati, castelli e avventura: 10 luoghi straordinari per stupire i bambini

Tutti conosciamo le fiabe, molti hanno sognato di diventarne i protagonisti da bambini. Conoscere elfi, fate, gnomi, streghe, principesse, cavalieri valorosi, re e regine. E vivere esperienze fuori dal comune in un mondo fatato e a contatto con la natura più autentica e selvaggia.

Non si tratta solo di sogni, perché i bambini possono veramente toccare con mano un’esperienza che li immerge nel mondo delle fiabe, facendole diventare realtà.

Succede in alcuni castelli e parchi fatati lungo lo Stivale. Da Nord a Sud spiccano luoghi dove magia e avventura si intersecano, donando ai bambini quei meravigliosi ricordi che rimarranno nel cuore, indelebili.

Ma dove si trovano questi luoghi fatati e avventurosi in cui andare con tutta la famiglia? Ne abbiamo selezionati 10 e sono uno più incantevole dell’altro.

Al Castello di Gropparello con il Parco delle Fiabe

Quale miglior esperienza se non quella che ci trasforma nei personaggi di un racconto d’altri tempi, nell’ambiente di un castello medievale? Succede al Castello di Gropparello (a Piacenza), nel Parco delle Fiabe. È il primo parco “emotivo” d’Italia e merita sicuramente una visita.

Ciò che lo rende speciale, oltre all’ambientazione nel bosco, è la storia che i piccoli sono guidati a vivere, grazie a personaggi delle fiabe che li coinvolgono lungo tutto il percorso. Accolti da un cavaliere e vestiti anch’essi con finte armature e spade, incontreranno il taglialegna, gli elfi e i folletti, con i quali devono portare a termine una missione: liberare la fatina rapita dalla strega o dall’orco. Un’esperienza memorabile per i bambini e divertente anche per i genitori, che possono assistere alle rocambolesche avventure di questi piccoli valorosi cavalieri.

Il Bosco delle Fiabe nel Castello di Gropparello, a Piacenza

Fonte: Ufficio Stampa Castello di Gropparello

Animazione per bambini nel Bosco delle Fiabe, Castello di Gropparello

Il Fantastico Mondo del Fantastico a Roma

Rimanendo nell’ambientazione di un castello, ci spostiamo a Roma, precisamente in un luogo in cui si può vivere realmente un viaggio nella fantasia. Stiamo parlando del Castello di Lunghezza, nel cui parco che lo circonda va in scena ogni domenica il Fantastico Mondo del Fantastico. È un luogo di intrattenimento per bambini (ma anche per i più grandi) tutto incentrato sul mondo della fantasia e dell’immaginazione, con personaggi di favole celebri e leggende che prendono vita coinvolgendo tutti in avventure principesche all’insegna del divertimento. Vi consigliamo di controllare le date di apertura e i prezzi sul sito ufficiale del parco.

Il Giocabosco, in provincia di Brescia

A Gavardo, in provincia di Brescia, si trova uno dei primi boschi incantati d’Italia: il Giocabosco. Si tratta di un bosco di querce a tema didattico che unisce l’avventura all’apprendimento per bambini fino ai 7/8 anni di età, accompagnati da un pizzico di magia.

Lungo il parco si incontrano infatti le fate e gli gnomi, che li accompagnano nell’esplorazione della flora e della fauna di questo bosco incantano. Aperto dalla primavera all’autunno, è un ottimo luogo in cui far divertire i vostri figli, sensibilizzandoli sul delicato tema della tutela ambientale per un futuro maggiormente sostenibile.

A Cassino, nel Bosco delle Favole

Andiamo in provincia di Frosinone, nel Lazio, per vivere un’altra esperienza memorabile nel Bosco delle Favole, il parco tematico per bambini immerso nella natura delle Terme Varroniane di Cassino. È il parco tematico più grande del Centro Italia, con ben 110.000 mq si estensione.

Le attrazioni sono numerose, tra scivoli, tour in gommone, discese di rafting, spettacoli giornalieri con principesse ed eroi e giochi interattivi per grandi e piccini. C’è l’imbarazzo della scelta per un divertimento assicurato per i bambini.

Il Bosco delle Fate a Montegrotto Terme

A Montegrotto Terme, in provincia di Padova, esiste un bosco incantato popolato da fate, folletti e troll, ma anche da animali e un’ampia varietà di esemplari vegetali. Stiamo parlando del Bosco delle Fate, un parco di 7.000 mq nel quale i personaggi della storia popolare e antica fanno immergere in un’atmosfera magica e suggestiva.

Nel Magico Bosco della natura pugliese

Spostandoci a Sud raggiungiamo la Puglia e in particolare le colline dell’Alta Murgia. Qui è il Parco Naturale Selva Reale a far vivere un’avventura fiabesca ai bambini, con il suo Magico Bosco. Immersi nel verde della pineta, si trovano folletti, elfi, fate e gnomi, che accompagnano con fiabe, racconti e storie fantastiche i piccoli avventurieri. Nel percorso si trova la casa delle fate, quella di Biancaneve e anche la famosa casetta di Hänsel e Gretel, tutta ricoperta di dolci di marzapane.

Il parco western Cowboyland

Volete immedesimarvi, insieme ai vostri bambini, in un cartoon western d’altri tempi? Al Cowboyland questo è possibile. Si tratta di un parco a tema western realizzato all’interno di un ranch, il Cowboy’s Guest Ranch, a Voghera (in provincia di Pavia).

Il parco avventura ospita animali tipici nordamericani (tra i quali lama, orsetti lavatori, cavalli), un Saloon, il maneggio e l’area in cui ha luogo il rodeo. I bambini potranno imparare a lanciare il lazo, cavalcare i pony, assistere a spettacoli e giochi all’insegna del divertimento e dell’avventura. Per sentirsi per un giorno dei veri cowboy immersi nelle praterie degli indiani d’America, lungo il selvaggio West.

Movimënt, il parco di Corvara in Badia

Saliamo in montagna fino ai 2000 metri sull’altopiano di Corvara di Badia, in provincia di Bolzano, per raggiungere Movimënt: il parco a misura di bambino (e non solo) che unisce natura, animali, sport e divertimento in un’esperienza avventurosa per tutti.

Le attività da fare qui sono tantissime: dall’arrampicata sulle pareti attrezzate, per sviluppare equilibrio e resistenza, alle acrobazie su un enorme Air Bag, oppure andare alla scoperta delle abitudini degli orsi dissotterrando anche le ossa dell’”Ursus Ladinicus”, o esplorare il mondo degli insetti guidati da una storia coinvolgente. C’è anche il minigolf e percorsi fitness all’aria aperta, corde e maniglie sulle quali appendersi e tanto altro.

Parco della preistoria Rivolta d’Adda

Se abitate nei pressi di Milano, a soli 25 chilometri dalla città esiste un luogo ideale in cui portare i bambini per vivere un’avventura speciale: il Parco della Preistoria di Rivolta d’Adda (CR). Una vasta area naturale con un bosco di 100 ettari che custodisce più di 50 ricostruzioni a grandezza naturale di 31 differenti specie preistoriche, tra le quali alcuni dei più grandi dinosauri.

Ma non è tutto, perché questo è un vero e proprio parco avventura che conta anche un labirinto fatto di siepi che appassiona tutti, il museo paleontologico, diverse aree gioco e pic-nic, laghetti, un percorso botanico e animali in semilibertà (tra i quali simpatici scoiattoli, lepri e coniglietti selvatici). La chicca, poi, è il trenino che trasporta i bambini in giro per il parco, tra divertimento e avventura a contatto con la natura.

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St. Olav Ways, il cammino spirituale segreto che inizia in Norvegia

Tra le sperdute foreste di conifere e il paesaggio naturale incontaminato del nord della Scandinavia si stende un sentiero lungo seicento chilometri, che attraversa la Norvegia.

Falesie maestose a picco sul mare e un entroterra tra montagne, colline verdeggianti e vaste campagne, che accolgono città e borghi medievali ricchi di storia. Stiamo parlando del Saint Olav Ways (o St. Olavsleden), uno dei più suggestivi cammini che si possono affrontare durante la propria vita, in alternativa al Cammino di Santiago: una perfetta coniugazione tra la tranquillità della natura più incontaminata e la spiritualità che questo percorso può infondere.

Chiamati anche Cammini di Sant’Olav, in realtà non sono formati da un unico sentiero, bensì da un insieme di otto percorsi collegati tra loro da una meta comune: la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim.

I Cammini di Sant’Olav: tra storia e religione

Quella dei Saint Olav Ways è una rete di itinerari che percorrono Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia, con molteplici sentieri tra i quali scegliere, che variano in lunghezza e difficoltà: si passa dai più brevi (una sola giornata), a quelli più impegnativi che possono durare anche più settimane.

Riconosciuto dal Consiglio d’Europa, nel 2010, come Grande Itinerario culturale, l’insieme dei cammini di Sant’Olav è un’ottima alternativa ai più celebri cammini di pellegrinaggio della Via Francigena e di Santiago di Compostela.

La via venne concepita come tributo a Re Olav (o Re Olaf), dal quale prende il nome. Si tratta del sovrano norvegese rimasto ucciso nel 1.030 nel corso della battaglia di Stiklestad. Era un personaggio molto importante in Norvegia, tanto da essere considerato un eroe per l’indipendenza nazionale, colui che ha ideato e fondato il Regno.

Olav fu colui che impose il culto della fede cristiana e, dopo la morte, la sua fama aumentò in maniera esponenziale tra i credenti, anche perché si credeva che fosse stato in grado di compiere miracoli. I suoi resti si trovano nel punto in cui venne successivamente eretta la Cattedrale di Trondheim. Per rendere omaggio a questo mito della storia scandinava, i cristiani intrapresero costantemente questa via, ed essa rimase una delle tratte più percorse sino al periodo della Riforma.

Ecco allora che sono nati i St. Olav Ways, i cammini che portano gli amanti del trekking in un pellegrinaggio alla ricerca di se stessi.

Cattedrale di Nidaros, a Trondheim lungo i Cammini di Sant'Olav

Fonte: iStock

Cattedrale di Nidaros, Trondheim

Gli 8 percorsi delle St. Olav Ways

La meta dei Cammini di Sant’Olav in Norvegia è la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim, ma i percorsi per arrivarci sono molteplici e tutti differenti, attraversando la parte più autentica del paese, tra natura incontaminata, borghi medievali, paesaggi spettacolari e città ricche di storie da raccontare.

La leggenda vuole che sia necessario fare tre volte il giro della Cattedrale di Nidaros prima di entrare. È l’atto finale di un viaggio tra pianure e valli, tra boschi e rovine, a cavallo dei fiordi scandinavi.

Il percorso più scelto dai pellegrini è quello che parte da Oslo, il Sentiero Gudbrandsdalen (che è anche il più lungo). In tale percorso, St. Hallvard è l’alfa di questa via verso il ricongiungimento con il proprio io interiore. Dell’antica cattedrale di Oslo, oggi, restano solamente le rovine, ma rappresentano ancora oggi una meta fondamentale per turisti provenienti da ogni parte del mondo. Da qui, il percorso si sviluppa verso nord, sino alle rovine della cattedrale di Hamar, e sino a giungere, dopo un percorso lungo seicento chilometri, ad un altro antico luogo di culto: Nidaros. Questa è la meta, l’omega, il luogo più mistico e, forse, più misterioso.

Vediamo quali sono tutti gli 8 percorsi che seguono le tracce dei cammini di Sant’Olav e le loro caratteristiche principali.

Sentiero Gudbrandsdalen

Come descritto in precedenza, è il percorso di Sant’Olav più popolare e battuto, oltre che il più lungo, con ben 643 chilometri e un totale di 32 tappe. Collega Oslo a Nidaros (oggi Trondheim). Per percorrerlo interamente servono circa 4 settimane intere di cammino: un vero e proprio pellegrinaggio da dedicare al trekking nella natura e alla meditazione. È il percorso lungo il quale riconoscersi e ritrovarsi.

St. Olavsleden

Inizia in Svezia, a Selånger e passa in Norvegia a Stiklestad, per 580 chilometri complessivi suddivisi in 30 tappe. Questo è un percorso particolarmente simbolico, poiché rappresenta il tragitto dell’ultimo viaggio di Olav Haraldson prima della storica battaglia di Stiklestad, nel 1.030, quando perse la vita.

Østerdalsleden

Natura incontaminata e selvaggia per 320 chilometri di camminata suddivisa in 21 tappe. Consigliato agli escursionisti con più esperienza, è meglio seguirlo nel periodo estivo.

Nordleden

135 chilometri di cammino, diviso in 7 tappe, che ha inizio nel nord del Paese, alla chiesa di Gloshaug, ridiscende e attraversa Stiklestad prima di arrivare a Trondheim.

Romboleden

Anche questo tragitto, il più antico, è consigliato agli appassionati di trekking più esperti. Composto da 7 tappe, attraversa montagne e boschi per un totale di 150 chilometri lungo quella che una volta era un’importante strada commerciale.

Sentiero Borg

Colline e campi per 176 chilometri di strada, percorribile a piedi o in bicicletta, che attraversa in 9 tappe il sud-est del Paese e sale fino a Oslo, dove confluisce nel lungo percorso Gudbrandsdalen.

Valldalsleden

Partenza a Valldal per un cammino di 150 chilometri che partono dai maestosi fiordi norvegesi. Suddivisibile in 7/8 tappe, una volta arrivato al Monte Dovre il percorso si unisce al sentiero Gudbrandsdalen, il più battuto.

Tunsbergleden

Da sud, in particolare dal fiordo di Oslo, a Larvik si risale verso la Capitale, ricongiungendosi, anche in questo caso, con il sentiero Gudbrandsdalen. Sono 9 tappe per 190 chilometri di camminata attraverso la campagna e i caratteristici piccoli centri abitati.

Cammino di Sant'Olav, Gudbrandsdalen, in Norvegia

Fonte: iStock

Segnaletica del Sentiero Gudbrandsdalen

Informazioni utili

I percorsi delle St. Olav Ways sono ben segnalati lungo tutto il tragitto con il logo del pellegrinaggio, ossia la croce rossa di Sant’Olav. È possibile scaricare le mappe di tutti i percorsi tramite il National Pilgrim Center, che le tiene costantemente aggiornate.

Non tutti i percorsi sono adatti ai principianti e per intraprendere quest’esperienza di trekking è opportuno esserne allenati (questo vale per qualsiasi pellegrinaggio). È bene, inoltre, partire attrezzati con tutto l’occorrente e con un abbigliamento comodo e adeguato.

Vi state chiedendo quale sia il periodo migliore per percorrere il Cammino di Sant’Olav? L’ideale è farlo nei mesi più caldi, visto il clima rigido della Norvegia, quindi da maggio a fine agosto.