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Taranto e le sue sirene, una leggenda romantica senza tempo

In passato colonia della Magna Grecia, oggi città moderna e artistica, Taranto è una meta splendida e molto romantica: affacciata su due mari, offre un panorama unico e rappresenta una delle località più ricche di storia e di tradizione dell’intera penisola salentina. Le sue origini risalgono a un passato molto antico, ovvero a quando venne considerata il polo strategico ed economico della Magna Grecia. E da luogo leggendario qual è, Taranto nasconde anche una storia dolceamara in una delle attrazioni più affascinanti, le sirene del suo lungomare.

Se non conoscete la famosa leggenda delle sirene di Taranto, questo è l’articolo che fa per voi, da leggere prima di pianificare la vostra prossima vacanza in Puglia.

Le sirene del lungomare di Taranto

Sono molti i turisti che, arrivando per la prima volta a Tarantopasseggiando sul suo lungomare, rimangono ammaliati dalle splendide statue di sirene che spuntano qua e là, appoggiate agli scogli. Le sculture, realizzate dall’artista contemporaneo Francesco Trani, sono state costruite in cemento marino affinché possano resistere all’azione erosiva del mare. Ce ne sono diverse, che spuntano dalle acque del Mar Ionio e arricchiscono il già splendido panorama del lungomare di Taranto. Una volta che avrete sentito la loro storia, ne rimarrete completamente conquistati.

La leggenda delle sirene

Si narra che, ai tempi in cui Taranto ricopriva il ruolo di capitale della Magna Grecia, le sirene, affascinate dalla bellezza della città, decisero di costruire qui il loro castello fatato. In paese viveva una splendida coppia: lei una ragazza splendida, lui un pescatore spesso lontano da casa. A causa della sua assenza, la giovane sposa cedette all’estenuante corte di un ricco signore locale. In preda al rimorso, confessò tutto al marito, il quale la portò con sé in barca e la spinse in acqua. Le sirene la salvarono e, rimaste incantate dal suo splendore, la incoronarono regina e le diedero il nome di Skuma (Schiuma).

Tempo dopo il pescatore, pentito del suo gesto, tornò in barca nel punto in cui credeva che sua moglie fosse annegata e si mise a piangere. Le sirene lo rapirono e lo condussero davanti alla loro regina, che naturalmente lo riconobbe immediatamente. Perdonandolo per il suo comportamento, convinse le sirene a lasciarlo in vita, e queste lo ricondussero a riva. Il pescatore capì l’enorme errore commesso e decise di riconquistare sua moglie. Grazie all’aiuto di una fata, riuscì a sottrarla dal castello delle sirene e a condurla vicino alle acque del golfo di Taranto.

La leggenda delle sirene di Taranto, tutto quello che devi sapere

Fonte: iStock

Le sirene di Taranto: la leggenda

Il finale della storia: le due versioni

Del finale della leggenda esistono due versioni diverse. Nella prima, i due giovani innamorati riuscirono a tornare a riva e vissero felici e contenti per il resto dei loro giorni; la seconda, invece, narra di una terribile onda che li travolse, trascinando il pescatore al largo assieme alle sirene e di lui non si ebbero più notizie. Skuma, in preda al dolore, decise di farsi suora e chiudersi in una delle torri del Castello Aragonese, che prese il nome di Torre della Monacella. E le sirene? Di loro non si seppe più nulla, ma rimangono immortali guardiane del golfo di Taranto, dagli scogli su cui riposano eternamente.

Il significato della leggenda

Ogni storia ha un significato profondo che racconta la vita quotidiana di tutti noi. La leggenda delle sirene di Taranto narra una storia di amore, tradimento e redenzione: da una parte, la vicenda che vede protagonisti Skuma e il pescatore rappresenta un amore puro e intenso, capace di superare qualsiasi ostacolo, dall’altra, sottolinea il potere del perdono. Il pescatore, accecato dalla gelosia, commette un grave errore tradendo la sua amata, ma il pentimento sincero e l’impegno per riconquistarla dimostrano il suo desiderio di redenzione e lo rendono degno del perdono di Skuma.

La loro storia si intreccia con quella della città. A fare da sfondo è sempre il mare, elemento centrale per la città di Taranto, considerato sia fonte di vita che di pericolo, oltre che simbolo dei misteri e delle profondità dell’animo umano.

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Irlanda irresistibile: nasce il suo primo parco nazionale marino

L’Irlanda, splendida Isola di Smeraldo ricca di vegetazione ancora selvaggia e di leggende, pone un ulteriore e importante tassello per la tutela dell suo straordinario patrimonio naturalistico e lo fa grazie alla nascita del primo parco marino nazionale, il Páirc Náisiúnta na Mara sulla Wild Atlantic Way.

Si tratta dell’ottavo parco irlandese e vanta un’estensione di 290 ettari, nella penisola di Kerry, tra il mare e la terraferma della penisola di Corca Dhuibhne.

Uno scrigno di preziosi luoghi iconici

Il Páirc Náisiúnta na Mara è custode, nel suo perimetro, di luoghi rappresentativi del Paese, a partire dalle Isole Skelling di cui fa parte Skelling Michael, l’isolotto Patrimonio UNESCO definito da George Bernard Shaw, “un luogo incredibile, impossibile, folle”. Oggi dimora degli uccelli marini, nel VI secolo era culla di edifici monastici le cui testimonianze resistono nelle rovine dell’antico monastero con due chiese e sei capanne a 200 metri sul livello del mare: sono raggiungibili, ora come un tempo, percorrendo un’ardua scalinata di centinaia di gradini scavati nella roccia.

E siamo appena all’inizio. Nel cuore dell’affascinante parco marino irlandese spiccano anche il valico montano Conor Pass, alto meno di 500 metri ma gioia dei ciclisti più esperti con la strada stretta e tortuosa che corre per 12 chilometri tra la città di Dingle a sud e Kilmore Cross a nord e paesaggi che non possono lasciare indifferenti, e il Mount Brandon, considerato una delle montagne più belle d’Irlanda nonché la più alta (fatta eccezione per i MacGillycuddy’s Reeks), che conserva l’antica pietra di Araghglen.

Come sottolinea la designazione marina, la maggior parte del parco è quella oceanica e include le acque atlantiche intorno alle isole Blasket e le barriere calcaree di Kerry Head Shoals, dove è facile avvistare i delfini.

Un parco dal maggior valore ecologico d’Europa

Oltre a siti di incomparabile bellezza, il Páirc Náisiúnta na Mara vanta anche il maggior valore ecologico d’Europa: infatti, tutte le aree comprese al suo interno sono aree speciali di conservazione ai sensi della Direttiva Habitat dell’UE, e di protezione speciale ai sensi della Direttiva Uccelli dell’UE o riserve naturali.

Per fare qualche esempio, nel lato sud della penisola di Dingle, la spiaggia di Inch Beach (paradiso dei surfisti) è altresì luogo di riproduzione del rospo natterjack, autoctono e in via di estinzione, mentre gli altipiani di Conor Pass e di Mount Brandon conservano brughiere con flora alpina e torbiere che sono habitat ideale per la farfalla fritillaria di palude, la lontra e il falco pellegrino.

Ancora, le isole Puffin Islands, Little Skellig, Skellig Michael e An Tiaracht sono aree di riproduzione di volatili quali la sula, la gazza di mare, il petrello delle tempeste e la pulcinella di mare.

A loro volta, le acque che lambiscono tali isole ospitano il transito di balene, delfini, squali e razze mentre il fiume che scorre a Owenmore (al di sotto del Conor Pass) è la casa di un’altra specie in pericolo di estinzione, la cozza d’acqua dolce.

La nascita del primo parco marino irlandese significa tutela della biodiversità dell’area e la gestione sostenibile del turismo. La Wild Atlantic Way aggiunge, così, un prezioso elemento alla sua unicità e una garanzia di protezione del suo immenso patrimonio storico, naturalistico e umano, una risorsa dal valore inestimabile per gli irlandesi e per chiunque ami l’Isola di Smeraldo.

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Alla scoperta del Lago Schwarzsee, paradiso delle vacanze nella natura tra le Alpi svizzere

Incastonato tra le montagne del Canton Friburgo, il Lago Schwarzsee è un vero e proprio paradiso per gli amanti della natura, della tranquillità e delle attività all’aria aperta. Circondato da boschi rigogliosi e cime imponenti, come il Kaiseregg, lo Spitzfluh e lo Schwyberg, questo specchio d’acqua adagiato a circa 1050 metri di altitudine conquista ogni visitatore con i suoi panorami spettacolari.

Il nome del lago deriva dal colore particolarmente scuro delle sue acque, alimentate da sorgenti sotterranee sulfuree, che a seconda delle condizioni di luce brillano di diverse tonalità di blu. Secondo una leggenda locale, in un tempo lontano un gigante si lavò i piedi nel lago, rendendolo per sempre scuro come la notte.

Nonostante le sue piccole dimensioni, con una superficie di circa 0,47 km², questo gioiello alpino vanta un fascino magnetico che lo rende una meta imperdibile per gli amanti della natura e gli appassionati di sport, ai quali propone una gran varietà di attività tutto l’anno. Dalle passeggiate rilassanti lungo i sentieri che costeggiano il lago alle più impegnative escursioni in montagna, dalle gite in barca per ammirare il paesaggio da una prospettiva diversa al dolce relax sui prati verdi circostanti. Gli amanti degli sport acquatici possono noleggiare pedalò, barche a remi e canoe per esplorare le sue coste, oppure praticare windsurf e kitesurf. Ma soprattutto il Lago Schwarzsee è un’oasi di pace e tranquillità, il luogo ideale dove rilassarsi e rigenerarsi nel silenzio della natura.

Quando andare al Lago Schwarzsee

La sua bellezza incontaminata e l’ampia offerta di attività rendono il Lago Schwarzsee una destinazione ideale per una vacanza in montagna in Svizzera a contatto con la natura in qualsiasi periodo dell’anno.
La primavera e l’estate sono le stagioni migliori per un soggiorno sul Lago Schwarzsee. Il clima caldo di giorno e fresco di notte è perfetto per tutte le attività all’aria aperta. Volendo si può anche nuotare nelle acque del lago che nella bella stagione raggiungono i 22°C. Le famiglie con bambini hanno a disposizione percorsi adatti ai passeggini, parchi giochi, aree pic-nic, minigolf, itinerari a tema, oltre alla famosa passeggiata lungolago di 4 km, facile e adatta a tutti.

I sentieri escursionistici che circondano il lago offrono percorsi di diversa difficoltà. In alternativa si può prendere la seggiovia che conduce all’area Riggisalp/Kaiseregg, punto di partenza di numerose escursioni di varia difficoltà che si snodano lungo una rete di oltre 200 km di sentieri. Quasi altrettanti sono anche i chilometri di percorsi segnalati riservati agli appassionati di mountain bike.

Alle alte quote, nella bella stagione si animano baite e alpeggi che mantengono vive le tradizioni montanare, dove è possibile sostare per gustare i prodotti locali. Molto frequentato è la baita Bärghuus Riggisalp, all’arrivo della seggiovia a circa 1500 m, che offre una spaziosa terrazza solarium affacciata su un panorama alpino unico. Alla Riggisalp in estate i bambini trovano anche il parco giochi Drachenland Kaiseregg, un’area attrezzata con passerelle d’equilibrio, dondolo, scivolo, sabbiera, pista per biglie, dove possono giocare in libertà. E da qui tutta la famiglia può partire per escursioni a piedi, in mountain bike o con i monster-scooter lungo un sentiero sterrato di 4 km, oppure lanciarsi in un’emozionante discesa con il toboggan.

L’autunno è la stagione del foliage, i boschi attorno al Lago Schwarzsee si tingono di colori vibranti, creando un’atmosfera suggestiva e serena. Il momento perfetto per gli amanti della natura e della fotografia, che possono catturare splendide immagini, mentre gli appassionati di birdwatching possono osservare le specie migratorie che fanno tappa nella zona. Infine, le tranquille acque del lago sono ideali per rilassanti uscite in barca, godendo della calma bellezza autunnale del paesaggio circostante.

In inverno, il Lago Nero si trasforma in un idilliaco paesaggio innevato, pronto ad accogliere gli amanti degli sport invernali. La quiete del lago, avvolto da un manto bianco immacolato, offre un’atmosfera di pace e tranquillità impareggiabile. Ci sono piste per lo sci di fondo, sentieri segnalati per le ciaspole e non appena il ghiaccio è sufficientemente spesso, lo Schwarzsee ghiacciato si trasforma in una grande pista da pattinaggio.

Nel comprensorio sciistico per famiglie Schwarzsee/Kaiseregg, comodamente raggiungibile in seggiovia anche in inverno, sciatori e snowboarder hanno a disposizione una quindicina di chilometri di piste battute di varia difficoltà servite da skylift e sciovie, dove è anche presente una scuola di sci svizzera.

Cosa Vedere al Lago Schwarzsee

Il villaggio di Schwarzsee

Il piccolo ma pittoresco villaggio di Schwarzsee, adagiato sulle rive del lago, è la base ideale per un soggiorno sul Lago Nero. Qui i visitatori trovano tutto ciò che serve per la vacanza: sistemazioni di ogni tipo, hotel, bed&breakfast, case per vacanza, camping, ma anche ristoranti, negozi di alimentari, rifornimenti, parcheggi e servizi di noleggio di attrezzature sportive.

La Breccaschlund

La selvaggia Breccaschlund, che si estende sopra il Lago Schwarzsee, è una delle più affascinanti valli alpine svizzere, plasmata nel corso di migliaia di anni dai ghiacciai che hanno creato un paesaggio unico. Una valle incantata, ricca di flora alpina e habitat naturale di marmotte, camosci e aquile reali che si possono avvistare in volo. Una semplice escursione circolare di quattro ore parte da Riggisalp e conduce ai piedi di imponenti pareti calcaree, regalando magnifici scorci dello Schwarzsee prima di tornare a valle. Il clou dell’escursione è la zona protetta della Breccaschlund, un monumento naturale di rilevanza nazionale.

La cascata dello Schwarzsee

In pochi minuti a piedi dal lago si raggiunge la cascata dello Schwarzsee che incanta grandi e bambini. Sgorgando dalla roccia, con un salto di 30 metri su una parete verticale, la cascata crea uno spettacolo tanto suggestivo da vedere quanto da ascoltare. Nascosta nella foresta, è una tappa del Sentiero delle Streghe, un percorso tematico che accompagna i bambini a scoprire storie e leggende della regione Sense e dello Schwarzsee. Una breve passeggiata su sentieri attrezzati consente di raggiungere la cascata anche in inverno, quando appare spesso ghiacciata.

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Cosa vedere a Tindari, tra cultura, mare e mito

Situata in posizione panoramica su un promontorio roccioso che si sporge a picco sul Mar Tirreno, la cui magnifica vista abbraccia la Riserva Naturale Orientata Laghetti di Marinello e le Isole Eolie, Tindari vanta panorami che sono un serbatoio infinito di emozioni. Questa incantevole località turistica in provincia di Messina non è però famosa solo per gli scorci mozzafiato e per le sue peculiari meraviglie naturali, ma anche per un prezioso patrimonio archeologico e sacro che la rende una meta imperdibile in Sicilia.

Basti pensare che la sua bellezza ha ispirato anche lo scrittore Andrea Camilleri, che ha omaggiato questo luogo in uno dei suoi romanzi incentrati sul Commissario Montalbano, da cui è stata tratta anche la popolare serie televisiva. Scopriamo, allora, quali sono le attrazioni che conquistano chiunque visiti questo incantevole borgo.

Viaggio nell’antica storia di Tindari

Frazione del comune di Patti, sul litorale settentrionale della Sicilia, Tindari ha una storia che affonda le sue radici in tempi remoti. In origine Tyndaris – in onore del re di Sparta, Tindaro – fu fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, nel territorio della città sicula di Abacaenum. La città, costruita in posizione militarmente favorevole, sulla sommità del promontorio, passò in seguito nell’orbita romana e divenne base navale di Sesto Pompeo, fino a essere presa da Augusto nel 36 a.C., che le conferì lo status di ‘Colonia Augusta Tyndaritanorum’. Cicerone la citò come “nobilissima civitas”.

Successivamente, Tindari fu invasa prima dai Bizantini e poi dagli Arabi. Questi ultimi la rasero al suolo nell’836, offuscandone la storia. Tuttavia, sono arrivate fino a noi le testimonianze architettoniche della città antica, che oggi si concentrano nel cuore dell’area archeologica, consentendo di ricostruire parte del suo passato, in cui si intrecciano storia e leggende.

Cosa vedere a Tindari: il Santuario e il Parco Archeologico

Svetta a 280 metri a picco sul mare, Tindari, un luogo immerso in un paesaggio straordinario, dove convivono archeologia, arte, storia, leggenda e fede. Parliamo di uno dei siti archeologici e devozionali più importanti della Sicilia. Non ci resta, quindi, che iniziare il nostro tour tra i suoi monumenti e le sue attrazioni uniche.

Il Santuario di Tindari e la leggenda della Madonna Nera

Una delle principali attrazioni del borgo siciliano è la Basilica Santuario di Maria Santissima del Tindari o  Santuario di Tindari, dedicato al culto della Madonna Nera. Si tratta di uno dei luoghi sacri più importanti della Sicilia, situato nella parte più orientale del promontorio dove un tempo sorgeva l’acropoli. Fu eretto tra il 1552 e il 1598, nell’area in precedenza occupata dall’antico Castello di Tindari e dove probabilmente un tempo sorgeva un tempio dedicato alla dea Cerere. Già agli albori del XVII secolo, il Santuario era diventato un luogo di culto meta di numerosi pellegrinaggi. Data proprio la grandissima affluenza di fedeli, nella seconda metà del Novecento l’edificio fu affiancato da una nuova costruzione. A partire dal 1957 venne quindi costruito un nuovo luogo sacro ancora più grande, in cui oggi è custodita la celebre Statua della Madonna Nera, al centro di affascinanti leggende.

Secondo la tradizione, la statua bizantina, proveniente dall’Oriente per sfuggire alla persecuzione iconoclasta, impedì alla nave che la trasportava di ripartire, dopo che l’imbarcazione aveva trovato riparo nella baia di Tindari presso i laghetti di Marinello per sfuggire a una tempesta. I marinai depositarono via via il carico a terra, pensando che fosse questo a impedire la partenza, ma solo quando vi portarono anche la statua la nave poté riprendere il mare. Questo fatto venne interpretato come il desiderio della Vergine di rimanere in quel luogo.

La statua della Madonna Nera, rappresentata con una corona in testa nella posizione della “Regina in trono”, con in grembo il Bambino Gesù, venne quindi collocata nella chiesetta che si trovava nel punto più alto del paese e che dal quel momento divenne meta di pellegrinaggi, talmente ambita da dover essere più volte ampliata. Un’altra leggenda narra di un duplice miracolo compiuto dalla Vergine, che avrebbe salvato una bambina per ben due volte dalla morte.

Il Parco Archeologico di Tindari e l’Antiquarium

Il Parco Archeologico di Tindari sorge nell’omonima città antica, che in origine aveva un impianto urbano regolare con ampie strade parallele (decumani) intersecate da strade più strette (cardines). Sul decumano superiore si snodano i principali edifici pubblici: la Basilica, realizzata probabilmente in età augustea e rimasta in uso fino al V sec. d.C, e il Teatro greco-romano, costruito con grandi blocchi di pietra arenaria tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C., la cui capienza era di 3000 spettatori. In età imperiale, lo spazio scenico fu modificato per essere adattato ai giochi circensi. Oggi è sede di numerose manifestazioni di danza, musica e teatro.

Le Terme pubbliche, situate sul terrazzo superiore sul decumano, risalgono alla media età imperiale. Sui pavimenti degli ambienti termali si sviluppano mosaici in bianco e nero con figurazioni varie, tra cui i simboli di Tyndaris e della Trinacria, scene dionisiache, creature marine, databili fra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C. In Contrada Cercadenari si possono inoltre visitare una Domus e un grande edificio pubblico di età romana.

L’Antiquarium del Parco Archeologico di Tindari è articolato in cinque sale e raccoglie una selezione di reperti dall’età preistorica a quella romana, tra cui vasellame di pregio e d’uso comune, vetri, oggetti in bronzo, iscrizioni in lingua greca e latina, decorazioni architettoniche e numerose sculture in marmo. Tra queste, le due “Vittorie alate” del II sec. a.C., di pregevole fattura, e una testa-ritratto dell’imperatore Augusto proveniente dall’area della Basilica.

Veduta del Parco Archeologico di Tindari

Fonte: iStock

Il bellissimo Parco Archeologico di Tindari

La Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello

Nei pressi di Tindari sorge un’altra meraviglia,  di grande e particolare pregio naturalistico: la Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello, un’area incontaminata e protetta sin dal 1998 con una superficie di circa 400 ettari. L’area lagunare con laghetti di acqua salmastra cambia continuamente aspetto, per l’apporto di sabbia e ghiaia dovuto all’azione congiunta dei movimenti del terreno e delle mareggiate.

L’origine dei laghetti, denominati Marinello, Mergolo della Tonnara, Porto Vecchio, Fondo Porto, Verde e Nuovo è fatta risalire al 1877, probabilmente in conseguenza a trasformazioni dei torrenti Timeto e Elicona che portarono ad accumuli di sedimenti trasportati in mare, creando così le prime lingue di sabbia. Nella primavera del 1982, in seguito a una serie di mareggiate, il più grande dei laghetti assunse la forma di un profilo di donna col manto che sembrava cullare un bambino, dai fedeli identificata come la Madonna Nera.

Nella Riserva si possono ammirare ambienti diversi che vanno dalla vegetazione lacustre a quella della rupe, a quella della spiaggia. Varie specie endemiche di pesci popolano i fondali dei laghetti, alcune piuttosto rare delle acque salmastre, come il piovanello maggiore o ilghiozzetto macrocefalo. Questo luogo è anche perfetto per il birdwatching, con specie di uccelli stanziali ma anche migratori, come il raro falco pellegrino, il fenicottero rosa, il corvo imperiale e la cicogna bianca.

La Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello al tramonto

Fonte: iStock

La suggestiva Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello

L’antico e panoramico Sentiero Coda di Volpe

Una volta completata la visita della zona lagunare di Marinello, non perdetevi l’antico Sentiero Coda di Volpe (chiamato così perché la sua forma ricorda, per l’appunto, la coda di una volpe). Lungo circa 1 km e prevalentemente in salita, con alcuni punti abbastanza ripidi, unisce la Riserva con il Santuario di Tindari e offre una magnifica vista sul mare che abbraccia le Isole Eolie in direzione Nord e il Golfo di Patti a Ovest, mentre a Est si può scorgere Capo Milazzo e la splendida cornice delle spiagge sabbiose della laguna di Marinello. L’inizio del sentiero si trova in Via Monsignor Pullano, a Patti. In passato, questo tragitto rappresentava l’unico punto di collegamento tra il centro di Tindari e il porto dell’antica colonia, mentre successivamente è stato utilizzato come via di pellegrinaggio al Santuario, e ancora oggi è attraversato dai fedeli, oltre che dagli amanti delle escursioni panoramiche.

La splendida Spiaggia di Marinello che cambia forma

All’interno della Riserva, ai piedi del promontorio di Tindari, si trova la bellissima Spiaggia di Marinello, circondata dalla natura incontaminata e lambita dal mare cristallino dai colori cangianti, che spaziano dal verde all’azzurro intenso, e caratterizzata da sabbia morbida e fine. Ogni anno, il litorale peculiare incastonato tra Milazzo e Capo d’Orlando modifica la sua forma, così come il numero dei laghi salmastri aumenta o diminuisce in base a stagione, correnti e maree.

Ad abbellire la spiaggia di Marinello ci sono grotte, calette, falesie e faraglioni levigati dal mare che regalano ai visitatori un magnifico contrasto tra una miriade di sfumature d’azzurro che abbracciano sabbie bianche e multiformi pareti rocciose. La grotta più famosa è quella di Donna Villa,  una maga considerata la “Circe siciliana”. Secondo la leggenda, quando alla donna sfuggiva qualche uomo-preda, per la rabbia scavava la roccia, graffiandola con le unghie. Ogni caletta ha il suo nome e la sua leggenda che vengono tramandate dai pescatori della zona, come la caletta del Serpente, quella di Don Felice, quella di Don Mariano, il Maizanazzo e la Valle. Un nome è stato dato anche alle falesie, tra cui la più suggestiva è quella soprannominata “l’elefante”.

Spiaggia di Marinello, attrazione di Tindari in Sicilia

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La spettacolare Spiaggia di Marinello
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Rosazza, il borgo più misterioso d’Italia

In un borgo di appena un centinaio di abitanti si celano enigmi e simboli a ogni angolo. Stiamo parlando di Rosazza, un piccolo paese di montagna situato nel territorio della Valle Cervo, in provincia di Biella. Qui le architetture insolite, avvolte da un alone di mistero, attraggono tanti visitatori incuriositi dalle sue atmosfere ideate dalla mente di Federico Rosazza, filantropo e politico biellese del 1800.

Essendo un luogo surreale, carico di simbologie massoniche ed esoteriche, viene considerato il borgo più misterioso d’Italia tanto da essere associato al villaggio di Rennes-Le-Chateau. Questa cittadina del dipartimento dell’Aude, in Francia, è diventata famosa perché centro di un presunto “tesoro” che sarebbe nascosto nei dintorni, per le sue leggende e per essere stato d’ispirazione all’autore Dan Brown durante la scrittura de “Il Codice Da Vinci”.

Tornando in Italia, cosa vedere a Rosazza per immergersi nelle sue magiche atmosfere e per trascorrere una giornata all’insegna del mistero? In questo articolo approfondiamo i luoghi simbolo del borgo, la sua storia e cosa fare nei dintorni.

La storia del borgo e dell’enigmatico Federico Rosazza

Era la seconda metà del 1800 quando Federico Rosazza, Senatore del Regno, membro della Giovane Italia mazziniana e Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese, creò un progetto urbano per riqualificare la propria terra d’origine, la Valle Cervo e il borgo di Rosazza. La bellezza misteriosa del paese si deve a lui, il quale commissionò la realizzazione di strutture e decorazioni che rispecchiassero la sua passione per l’esoterismo e l’occulto impiegando maestranze e materiali locali.

Insieme al pittore e architetto Giuseppe Maffei, Federico Rosazza creò una geografia urbana ragionata e ispirata all’esoterismo, racchiudendo il suo sapere dentro simboli che possono essere trovati nei principali edifici del borgo. Dal castello al palazzo comunale, sono queste architetture ad aver regalato al paese l’allure di una cittadina magica, dove una tranquilla passeggiata si tramuta in un’interessante caccia al tesoro alla ricerca di misteri ed enigmi.

Cosa vedere nel paese di Rosazza

Cominciamo dal castello, tra le principali cose da vedere nel misterioso borgo di Rosazza. L’edificio, utilizzato come residenza estiva da Federico Rosazza, fu progettato da Giuseppe Maffei ispirandosi ai temi esoterici e alla Loggia. Questi si ritrovano soprattutto nei muri e nelle colonne, che richiamano gli antichi templi come quelli di Paestum, e nella presenza delle stelle a cinque punte. Intorno al castello c’è un ampio giardino, mentre l’ingresso è realizzato tramite un arco in pietra che riproduce l’arco di Volterra, opera etrusca del IV secolo a.C.

Il fascino del mistero aleggia negli edifici, nelle strade, nelle merlature dei palazzi, in particolare in quello comunale. L’attuale Palazzo Comunale, splendido anch’esso, avrebbe dovuto ospitare la sede del municipio di Piedicavallo, ma divenne nel 1906 sede del comune di Rosazza. Fu Giuseppe Maffei a curare ogni singolo dettaglio, dalle merlature ghibelline alla famosa scala in marmo bianco, fino a uno dei suoi elementi distintivi, la torre dell’orologio, realizzata in stile ghibellino e considerata una delle icone di Rosazza.

Tappa imperdibile è la chiesa-tempio, situata nel cuore del paese. Anche qui sono stati introdotti tantissimi richiami all’esoterismo e ai massoni come il pavimento del sagrato a scacchiera, le rose disseminate in tutta la chiesa e la croce a svastica sulla parete principale, simbolo della fertilità femminile e legato a un antico culto gallico. Infine, il cimitero monumentale di Rosazza custodisce statue ricche di simbolismi e un grande ponte di pietra a tre arcate, creando l’atmosfera definitiva per tutti coloro che amano gli scenari misteriosi ed enigmatici.

Il borgo misterioso di Rosazza

Fonte: iStock

Scorcio del borgo di Rosazza

Come arrivare a Rosazza e cosa vedere nei dintorni

Il borgo di Rosazza si trova a un’ora e mezza da Torino e il modo ideale per raggiungerlo è sicuramente con l’auto. In questo modo non solo è più facile arrivarci, ma si potrà godere dei paesaggi suggestivi tipici del territorio. Rosazza, infatti, è immerso nello scenario naturale delle Alpi Piemontesi, perfetto per regalarsi sia esperienze culturali che attività all’aria aperta.

A mezz’ora di distanza, per esempio, è possibile visitare il Santuario di Oropa, un importante complesso religioso dedicato alla Madonna Nera circondato dall’anfiteatro naturale offerto dalle montagne. Il santuario fa parte del Sacro Monte, un sito riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Per chi invece desidera dedicarsi alle attività outdoor, nei dintorni di Rosazza troverà percorsi escursionistici per tutti i livelli, come il Cammino di San Carlo, rinomato percorso storico-artistico che segue le orme biellesi di San Carlo Borromeo da Arona alla via Francigena.

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Un giorno al Lago di Varano, specchio magico del Gargano

Puntare a un turismo sostenibile e consapevole significa anche dedicare il giusto tempo alle bellezze naturali come il Lago di Varano, il più grande specchio d’acqua costiero italiano e il più esteso di tutto il Sud. Situato nella provincia di Foggia, si estende per una larghezza di oltre dieci chilometri e lambisce i comuni di Cagnano Varano, di Carpino e di Ischitella.

Il lato settentrionale del lago è separato dal mare Adriatico da una sottilissima striscia di terra lunga dieci chilometri e larga solamente uno: l’Isola Varano. Qui si trova la Riserva naturale statale dell’isola di Varano: l’ente preposto alla protezione dell’area è stato creato nel 1977 e fa parte del Parco nazionale del Gargano.

Non una semplice meta per le vacanze, ma un’oasi di pace tra mare e montagna. Qui si viene per trascorrere le giornate alla scoperta della sua incredibile biodiversità o per passeggiare tra le vie di piccoli borghi dove la semplicità è la vera ricchezza. A queste bellezze si aggiunge anche la vicinanza alle spiagge imperdibili del Gargano, offrendo così ai visitatori lo scenario perfetto dove rilassarsi in qualsiasi stagione.

Le attività da fare sul lago di Varano

Avventure in kayak, pedalando sulle bici o abbracciando il dolce far niente delle spiagge nelle vicinanze: è così che ci si diverte e rilassa sul lago di Varano. Un’area che offre attività diverse per ogni tipologia di viaggiatore, dal più avventuroso alle famiglie con bambini, a cominciare dai suoi sentieri escursionistici.

Il percorso più battuto è quello che dal lago di Varano conduce alla Grotta di San Michele Arcangelo, una chiesa rupestre testimonianza del culto micaelico sul Gargano. Percorrendo il trekking ad anello, accompagnati da una guida o in autonomia, si aprono spettacolari vedute panoramiche sul lago lungo percorsi delimitati dagli immancabili muretti a secco.

I trekking sono sempre un’ottima idea per scoprire un territorio, ma l’attività prediletta da fare sul lago di Varano resta il kayak. Pagaiando sulle acque calme della laguna si possono raggiungere diverse zone: le Cale di Bagno, dove si trovano le principali sorgenti di acqua dolce che alimentano il lago; il Crocifisso di Varano sulla sponda orientale, avvolto da una leggenda risalente al 1300 e secondo la quale il crocifisso riprodurrebbe le reali sembianze del Cristo in Croce; l’Idroscalo Ivo Monti impiegato durante la Prima Guerra Mondiale come base militare.

Dal kayak è possibile ammirare anche la flora, ricca e variegata, composta da salici piangenti, ninfee, eucalipti, pini domestici e marittimi e, armati di binocolo, la fauna. Un’altra attività imperdibile è il birdwatching perché sono moltissime le specie di volatili presenti come fenicotteri, martin pescatori, cormorani, svassi, aironi, morette, folaghe e beccaccini.

Lago di Varano

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Vista del lago di Varano nel Gargano

A spasso tra i borghi: Cagnano Varano, Ischitella e Carpino

Sulle sponde del lago ci sono anche tre bellissimi borghi che consigliamo di visitare per scoprire anche l’anima più umana di questo luogo.

Iniziamo con Cagnano Varano, cittadina di circa 7.000 abitanti, situata su un colle dal quale è possibile osservare il lago. Sono sopravvissute porzioni delle antiche mura difensive e alcuni importanti edifici religiosi, tra i quali vi segnaliamo il convento di San Francesco, edificato nel XIII secolo, utilizzato in passato come luogo di rifugio e ristoro dai numerosi pellegrini che visitavano la Grotta di San Michele. La leggenda racconta che in questa suggestiva grotta di origine carsica fosse apparso San Michele Arcangelo.

 

Nella parte più antica della città troviamo invece la chiesa di Santa Maria della Pietà, costruita fra il XV e il XVII secolo, e il complesso di edifici che rappresentano il cuore antico della cittadina, complessivamente designati con il nome di Caut (letteralmente “Buco”): i bianchi edifici, organizzati intorno a vicoli angusti, sono stati parzialmente ricavati da grotte, che fungevano anche da stalle per gli animali.

Ci spostiamo ora a Ischitella, un piccolo ma assai celebre centro abitato situato su un’altura all’interno del Parco nazionale del Gargano. Posta a oltre trecento metri sul livello del mare, da Ischitella è possibile avere una visuale mozzafiato del lago di Varano e del mare Adriatico. La parte più antica del borgo, detta “terra vecchia”, è caratterizzata da vicoli molto stretti e da case bianche e basse, l’una addossata all’altra.

Ischitella presenta numerosissimi edifici di grande valore storico, sia religiosi che civili. Vi suggeriamo di visitare il convento di San Francesco, la chiesa di Sant’Eustachio e la splendida chiesa della SS. Annunziata, anche conosciuta con il nome di chiesa del Crocefisso di Varano, originariamente edificata intorno al X secolo. Fate un salto anche al palazzo de Cata e al castello, risalente al XII secolo. Ischitella è diventata nel corso degli ultimi decenni una delle mete più amate di tutta la Puglia grazie al suo mix di storia, paesaggi mozzafiato e cibo delizioso.

Per concludere l’itinerario si raggiunge Carpino, comune di oltre 4.000 abitanti, noto per la produzione agricola eccellente, in particolar modo di fave e di olive. La cittadina è conosciuta per il frequentatissimo Festival del Folk, kermesse musicale dedicata alla musica popolare, e per il suo meraviglioso olio extravergine di oliva! Anche a Carpino non mancano edifici di grande valore storico-religioso: da visitare le chiese di San Cirillo e di San Nicola di Mira.

Le spiagge e le località più belle nelle vicinanze

Il Gargano è considerata la zona più selvaggia della Puglia dove la rigogliosa vegetazione mediterranea incontra spiagge e baie splendide. Dalle piccole località sul lago di Varano si possono raggiungere facilmente alcune delle spiagge più belle.

Da non perdere le spiagge di Rodi che, sabbiose e dal fondale basso, risultano perfette soprattutto per famiglie con bambini. Peschici, invece, conquista non solo per le sue spiagge di sabbia fine e ghiaia, ma anche per il suo centro storico caratterizzato da bianche e luminose casette bianche.

Infine, non poteva mancare Vieste, la ‘perla del Gargano. Dalle origini antichissime, sorge su un costone roccioso affacciato sul mare e attira ogni anno tantissimi visitatori sia grazie al suo affascinante centro storico che per le sue spiagge. Per un tuffo in acque speciali segnare la Baia di Vignanotica, la Spiaggia di Scialmarino e la famosa spiaggia di Pizzomunno.

Borgo di Peschici

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Vista del borgo di Peschici dal mare
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I luoghi migliori da cui osservare le prossime eclissi totali

Sembra proprio che da qui, ai prossimi anni, il cielo abbia deciso di regalarci spettacoli incredibili, i più belli da osservare a testa in su. Ci aspettano, infatti diverse eclissi solari davvero magiche e suggestive; attenzione però, alcune di queste saranno visibili ad occhio nudo solo in alcune Nazioni. Compresa l’Italia.

Un’occasione unica per assistere in prima persona al cielo che si oscura in pieno giorno, regalando una sensazione unica e che sembra essere intrisa di un pizzico di magia. In realtà è tutto merito dell’Universo e della sua incomparabile bellezza.

Se non volete perdere lo spettacolo più atteso dell’anno, segnate queste destinazioni per pianificare un viaggio vista cielo senza eguali.

Eclissi solari in Italia, dove e quando vederle

Attese da tantissimi, si tratta di un momento davvero magico che resta impresso nella mente di tutti coloro che hanno la fortuna di poterle sperimentare in prima persona. Stiamo parlando delle eclissi totali di sole, che spingono le persone a stare con il naso all’insù, per ammirare quanto l’universo sia in grado di stupire e di togliere il fiato.

Le eclissi totali avvengono quando la luna si pone tra il Sole e la Terra oscurando il cielo in pieno giorno e permettendo di ammirare solamente la corona solare.

Ma quando si potranno vedere le eclissi solari in Italia? Le date da segnare in agenda sono due: 12 agosto 2026 e 2 agosto 2027. Quella del 2026 sarà la prima visibile in Europa, dopo l’appuntamento datato agosto 1999, che aveva stregato tantissime persone.Nel 2026 per provare l’emozione al cento per cento bisognerà dirigersi in Spagna.

Ma anche l’Italia regalerà uno spettacolo non da poco, infatti pare che nelle regioni più a nord dello stivale – quindi Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria – si dovrebbe raggiungere il 90 per cento di oscurità, percentuale che scenderà al 50 per cento per chi la potrà ammirare dalle zone più centrali del nostro Paese come Toscana e Lazio. Per chi non vuole perdersela le sveglie vanno puntate sulle 19,27 circa.

L’anno successivo, invece, sarà la zona più a sud dell’Italia a essere la favorita per ammirare lo spettacolo dell’eclissi totale.

In particolare, ci si dovrà dirigere in Sicilia dove si potrà raggiungere il 90 per cento di oscurità, mentre sarà totale per coloro che assisteranno all’evento dall’isola di Lampedusa. Anche in questo caso la Spagna sarà interessata al fenomeno, nelle sue zone più a sud, così come il Portogallo. L’orario da segnare in agenda è quello delle 10 del mattino.

Eclissi di sole parziale, l’altra data da ricordare

C’è un’altra data da ricordare per coloro che amano lasciarsi ammaliare dal fascino del cielo, ed è quella del 29 marzo 2025. In quella occasione, infatti, si potrà assistere a un’eclissi parziale del sole: avrà delle percentuali più basse delle due successive, ma sarà ugualmente imperdibile.

Per coloro che vivono nella parte a nord del nostro Paese, la percentuale di copertura sarà di circa il 10/15 per cento (Milano), per scendere al 5 per cento circa a Roma. L’orario è quello delle 11,21 (nel capoluogo lombardo).

E la luna? Le eclissi lunari

Se il cielo che si fa buio in pieno giorno è indimenticabile, lo stesso vale per la notte: infatti sono ugualmente spettacolari e magiche anche le eclissi lunari.

Vi sono di diverso tipo, ma per godere di quelle totali si dovrà attendere il 7 settembre 2025, intorno alle 20,11. A seguire prima del 2030 ce ne saranno altre tre: il 31 dicembre del 2028 (il momento più bello alle 17:52), il 26 giugno 2029 alle 5:22 del mattino e l’ultima a cavallo tra il 20 e il 21 dicembre 2029 alle 23,42.

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I messaggi segreti da conoscere prima di salire su una nave da crociera

Quante volte vi siete trovati su una nave da crociera e non avete saputo decifrare i vari messaggi scambiati dall’equipaggio di bordo? In realtà, a parte la classica richiesta di soccorso “May-day“, che tutti abbiamo imparato a conoscere guardando celebri film ambientati in mare, poche persone conoscono tutti gli altri messaggi in codice o segnali acustici che vengono emessi durante una crociera, che risultano quindi incomprensibili.

Ma perché il personale di bordo utilizza messaggi segreti per comunicare al suo interno? L’intento è quello di non far capire ai passeggeri il reale significato delle parole in codice per evitare di creare panico e allarmare inutilmente le persone a bordo della nave. Raramente, infatti, i pericoli e le emergenze che capitano sulla crociera riguardano tutte le persone a bordo: può capitare che qualcuno si senta male, che ci sia un principio di incendio in un punto specifico della struttura, o che ci sia addirittura una rissa a bordo.

Conoscere i segnali in codice può aiutare a comprendere questi messaggi in codice e viaggiare più tranquilli e consapevoli di ciò che sta accadendo sulla nave. Vediamoli tutti.

Segnali per indicare incendi e altri allarmi di sicurezza

Uno degli allarmi lanciati sulle grandi navi da crociera riguarda possibili incendi che si possono sviluppare a bordo. In realtà, non c’è un messaggio univoco utilizzato da tutte le compagnie, ma vi indichiamo quelli più comuni. Se vi trovate a bordo delle navi della Carnival Cruise Line, per esempio, e sentite pronunciare “Alpha Team, Alpha Team, Alpha Team“, vuol dire che c’è un’emergenza antincendio.

Molte compagnie, sempre per dare tale allarme al personale di bordo, usano la terminologia “Bravo, Bravo, Bravo” (anche per indicare un altro incidente grave), mentre sulle navi della Disney Cruise Line, il codice per segnalare un incendio, possibile o già in atto, è “Red Parties, Red Parties, Red Parties“.

La stessa emergenza antincendio può essere lanciata anche tramite squilli intermittenti del campanello d’allarme generale per dieci secondi, seguiti da un fischio continuo per altri dieci secondi. Questi segnali acustici sono utilizzati dalle Celebrity Cruises anche per indicare l’abbandono della nave.

A bordo delle Royal Caribbean, se sentite annunciare “Charlie, Charlie, Charlie“, significa che si sta verificando una minaccia alla sicurezza, in generale. Infine, le parole “Kilo, Kilo, Kilo“, sempre sulla Royal Caribbean, invitano l’equipaggio a riunirsi nelle stazioni di emergenza. Questo messaggio dato al personale di bordo può essere comunicato anche tramite segnale acustico: sette brevi suoni seguiti da un lungo suono della sirena della nave e del sistema di allarme interno.

Messaggi per emergenze mediche

Le crociere ospitano centinaia di persone durante il loro viaggio in mezzo al mare e possono succedere emergenze mediche di qualsiasi genere e gravità. Sulla Royal Caribbean, il codice per lanciare un’emergenza medica a bordo è “Alpha, Alpha, Alpha“, mentre su molte altre crociere in generale sentirete parlare di “Codice Blu“. Sulle navi Celebrity, invece, l’emergenza medica è segnalata con il messaggio in codice “Star Code, Star Code, Star Code“.

Altri messaggi: uomo in mare, rischio collisione e pericoli

Oltre agli incendi, ai rischi per la sicurezza e alle emergenze mediche, in una crociera possono verificarsi altre situazioni di pericolo o emergenza che richiedono l’intervento del personale di bordo.

Mr Mob“, per esempio, significa che c’è un uomo in mare, pericolo che può essere anche segnalato con tre fischi prolungati della nave e il campanello d’allarme generale (nel codice Morse è “Oscar”). Infatti, sulle navi Royal Caribbean e Celebrity, l’uomo fuoribordo è indicato dal codice “Oscar, Oscar, Oscar“.

Se sentite il messaggio in codice “Delta, Delta, Delta“, il personale sta comunicando che si sta verificando un possibile rischio biologico a bordo della nave.

Un altro codice di emergenza che si potrebbe sentire in nave è quello che recita “Echo, Echo, Echo“: nelle navi Royal Caribbean significa che c’è il rischio di una collisione con un’altra nave o con la costa, oppure indica che si sta iniziando ad andare alla deriva. Altre compagnie, invece, usano lo stesso codice per indicare che c’è il pericolo di vento molto forte durante la permanenza della nave nel porto. Questo segnale avvisa l’equipaggio di tenersi pronto per avviare determinate manovre di sicurezza.

Purell, Purell, Purell“, seguito da una posizione, sulle navi Celebrity indica che c’è da pulire del vomito in un punto specifico, mentre se sentite pronunciare le parole “Zulu, Zulu, Zulu“, significa che c’è in corso una rissa in qualche punto della nave.

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Scoperto un gigantesco e misterioso monumento a ferro di cavallo

Non sorprende che una nuova campagna di scavi abbia riportato alla luce qualcosa di incredibile e insolito, tanto che, come riportato dagli esperti, al momento “non esistono altri siti conosciuti con costruzioni di forma simile”.

Gli archeologi, infatti, questa volta hanno rinvenuto un curioso monumento a forma di ferro di cavallo e una collezione di armi e ornamenti che abbracciano più periodi storici in un sito in Francia, in maniera del tutto casuale durante i lavori di espansione di una cava di ghiaia.

Una scoperta “senza precedenti”

Situato a Marliens, un comune nella Francia orientale, il sito presenta una grande struttura a forma di papillon, al cui centro si trova una costruzione circolare che misura 11 metri di diametro. Questo cerchietto centrale è interconnesso da una struttura a forma di ferro di cavallo lunga 8 metri su un lato e da un elemento a forma di manico di brocca sull’altro.

I ricercatori hanno descritto la scoperta come “senza precedenti”, poiché non esistono altri siti conosciuti con costruzioni che le assomiglino.

Sulla base dell’aspetto di manufatti rinvenuti nel sito, tra cui un fagotto contenente sette punte di freccia in selce, due bracciali protettivi indossati dagli arcieri, un accendino in selce e un pugnale in lega di rame, gli archeologi hanno stabilito che il sito fu occupato durante periodi di tempo differenti.

Ad esempio, gli oggetti di selce tagliata trovati in un fossato nelle vicinanze risalgono probabilmente al periodo neolitico, mentre le armi potrebbero essere ricondotte alla cultura del vaso campaniforme, emersa circa 4.500 anni fa.

Il mistero del “monumento a ferro di cavallo”

Gli scavi sono stati effettuati dagli archeologi dell’Istituto nazionale francese per la ricerca archeologica preventiva (INRAP), prima dell’ampliamento di una cava di ghiaia nella valle dell’Ouche, affluente del fiume Saona.

Al centro di questa scoperta spicca l’enigmatico monumento composto da tre recinti interconnessi, con al centro un recinto circolare che misura 11 metri di diametro. Questo monumento a forma di ferro di cavallo (con il recinto che ricorda appunto un ferro di cavallo) è diverso da qualsiasi altro incontrato in precedenza e ha subito lasciato i ricercatori con molti dubbi riguardanti la sua datazione e il suo scopo.

La presenza di manufatti in selce nelle vicinanze suggerisce una possibile origine neolitica, ma sono in corso analisi al radiocarbonio per determinarne la cronologia precisa.

Altre costruzioni rinvenute nel sito includono vari pozzi con fondo rivestito in argilla che si ritiene risalgano all’età del bronzo, nonché una necropoli con cinque recinti circolari contenenti resti sepolcrali e una pira funeraria. Basandosi su cinque spille in lega di rame, una collana di perle d’ambra e frammenti di ceramica disseminati in zona, gli archeologi hanno determinato che questa parte del sito può risalire a un periodo compreso tra il 1500 e il 1300 a.C.

Infine, gli archeologi hanno portato alla luce una seconda necropoli dell’età del ferro contenente urne con resti cremati, oltre a una collezione di braccialetti e anelli.

Nessun rinvenimento storico precedente ha evidenziato strutture con simili caratteristiche. Gli archeologi si stanno quindi ponendo domande riguardo alla sua funzione e alle ragioni che ne hanno determinato la particolare conformazione.

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Cosa sono i simboli esoterici sui trulli di Alberobello

Terra di tradizioni, cultura e bellezza: la Puglia è una regione tutta da scoprire in cui la natura convive con ciò che ha creato la mano dell’uomo in un disegno perfetto, fatto di un mix di colori e fascino difficile da dimenticare.

E di luoghi da sogno, come Alberobello che con i suoi trulli è meta amatissima dei viaggiatori di tutto il mondo. Fotografi, immortalati, osservati, sono dotati anche di un alone di mistero: li avete notati i simboli esoterici sui trulli di Alberobello? Si possono trovare sui tetti di questi particolarissimi edifici e la loro origine è davvero antica.

I simboli esoterici sui trulli di Alberobello

A camminare per la strada sembra di essere entrati in un altro mondo: case bianche, dalle forme insolite, che sembrano quasi brillare sotto la luce del sole.

Sono i trulli, edifici di forma conica che si trovano in Puglia nella parte centrale e più a sud della regione. In genere composti da un unico vano, di pianta circolare, si possono trovare anche più grandi, con l’aggiunta di altri simili vani simili accanto a quello principale. Mura spesse e poche aperture verso l’esterno, sono altri due dettaglii molto rappresentativi di queste costruzioni che restano calde in inverno e fresche d’estate.

Sulla cima si trova un pinnacolo che ha dato vita a diverse teorie: alcune ritengono possa essere una sorta di firma della famiglia, altre un segno indentificativo di chi aveva costruito il trullo. Tra le altre ipotesi quella magica: che fossero composti da simboli che potevano essere collegati al culto del sole.

A un occhio attento, però, non possono sfuggire anche i simboli esoterici che si possono vedere sui tetti, sulla loro parte frontale: sono bianchi, dipinti con la calce, e spiccano sulle pietre incastrate tra loro fino a formare il cono.

Pare che si tratti di simboli magici e propiziatori, che fanno parte del culto pagano, di quello cristiano oppure che possono avere derivazioni anche diverse.  Ad esempio, quelli che ricordano dei dischi potrebbero essere collegati a culti del passato, come quello legato al sole, quelli – invece – che presentano delle croci potrebbero essere legati alla religione cristiana.

Pare che siano circa 200 e che siano molto diversi uno dall’altro. Potrebbe essere divertente girare per Alberobello e andare alla scoperta di quelli più particolari e interessanti. Sono stati classificati in diverse tipologie: primitivi, cristiani, pagani, magici e grotteschi.

I simboli primitivi sui trulli

Linee, punti, cerchi e triangoli: sono questi alcuni dei segni di tipo primitivo che si possono osservare sui tetti dei trulli di Alberobello. In genere le linee si presentano a gruppi di tre o sette e possono essere dritte o curve. Si tratta di quelli il cui significato è più complesso da decifrare.

I simboli cristiani

Ci sono anche alcuni disegni che sembrano rifarsi alla tradizione cristiana. Ad esempio, il sole, che si può tradurre con Cristo, un cuore trafitto che vuole ricordare Maria, ma anche le iniziali dei santi patroni. La luna, invece, starebbe a indicare l’uomo.  Pare che questa tipologia di disegni sia la più numerosa tra quelle che si possono vedere sui tetti di Alberobello.

I simboli pagani

Aquile, oppure la testa di animali come cavallo o cane e, ancora, il serpente: tutti questi segni dipinti fanno parte dei simboli pagani, che possono essere direttamente collegati ai culti del passato più remoto e in particolare a quelli degli antichi romani. Qualche esempio del loro significato? Il gallo significa vigilanza, mentre il cavallo il lavoro. Il serpente, infine, starebbe a indicare accortezza.

I simboli magici

Tutto quello che riguarda astrologia, pianeti, e segni zodiacali rientra nella simbologia magica visibile su alcuni dei tetti dei tanti trulli di Alberobello. Tra i disegni, ad esempio, si può anche scorgere un tridente in questo caso simbolo della trinità, oppure Toro o Gemelli per la fortuna: pare infatti che, insieme a Cancro, Leone e Bilancia, siano come dei veri e propri simboli per portare buona sorte.

I simboli grotteschi

Particolarissimi, infine, sono i simboli che vengono definiti grotteschi. Questi non hanno un significato religioso, magico o propiziatorio ma sono semplicemente l’elemento identificativo scelto dal proprietario dell’edificio per raccontare di sè. Ci possono essere tetti con le iniziali o altri in cui è stato dipinto il mestiere specifico, altri ancora con disegni legati all’agricoltura come rami d’ulivo o grappoli d’uva.

Alberobello, il fascino dei trulli simbolo della città

I trulli non sono solo simbolo della città di Alberobello ma sono uno degli elementi identificativi della Puglia. Lo sono almeno tanto quanto le spiegge da sogno, la natura che regala scorci mozzafiato e alcuni bellissimi centri abitati che sono vere e proprie perle preziose da inserire in un itinerario di viaggio alla scoperta di questa regione.

Per il loro fascino, per la storia che racchiudo e per quel pizzico di magia e mistero che emanano, non stupisce, quindi, che i trulli siano stati dichiarati patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1996.

Su questi particolarissimi edifici dal grande fascino sono stati portati avanti molti studi nel corso del tempo e vale la pena approfondirne la storia in occasione di una visita in questo luogo fantastico della Puglia.

Se si ha in programma una vacanza alla scoperta della Puglia, la tappa ad Alberobello è immancabile: la si può visitare di giorno, ma anche di notte regala un fascino senza tempo e un colpo d’occhio speciale, da conservare tra i ricordi più belli.

Tra gli edifici da vedere assolutamente non può mancare una tappa alla casa-museo del Trullo Sovrano, unico in tutta la città a svilupparsi su due piani, oppure al Rione Monti dove di possono ammirare circa 1000 coni. Nel Rione Aia Piccola ci sono circa 400 trulli abitati. Pare che nei due rioni ci sia un totale di circa 1500 edifici di questo tipo, il sito Unesco sottolinea che la massima concetrazione di trulli meglio conservati si trova proprio qui.

Passeggiare per Alberobello significa colmare gli occhi di meraviglia, ma anche di vivere un’esperienza che sembra essere senza tempo: tra case bianche, tetti che si stagliano nell’azzurro del cielo, storia e misteri. Un luogo fantastico e indimenticabile.