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Scilla e Cariddi: la leggenda senza tempo sospesa tra le due sponde

Passano i secoli ma la leggenda di Scilla e Cariddi non smette di stuzzicare la fantasia degli appassionati di mitologia antica. Una storia costellata di passione, amori non corrisposti, sete di vendetta e un finale drammatico. Ma non importa, le gesta mitologiche delle creature che abitano lo stretto Reggio- Messina è incredibile così. Due vicende che si intrecciano a causa del triste epilogo che le unisce e le rende celebri.

La leggenda di Scilla e Cariddi

Scilla, ninfa dalla bellezza sconvolgente, viene trasformata dalla maga Circe in un orrendo mostro ed infesta le acque dello Stretto insieme a Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus capace di ingoiare e rigettare l’acqua del mare causando mortali vortici. A spezzare la bellezza di Scilla è la gelosia di Circe con un sortilegio che dà vita ad uno dei miti che più alimentano il fascino e il mistero dello Stretto.

La vicenda di Scilla

La leggenda narra che vicino agli scogli di Zancle, Scilla incontrò Glauco, pescatore trasformato in una divinità marina per aver mangiato l’erba che ridava vita ai suoi pesci e poi istruito all’arte della profezia da Oceano e Teti. La ninfa, terrorizza dall’essere per metà umano e per metà pesce, scappò via, nonostante i tentativi di Glauco di spiegarle la sua vicenda.

la leggenda di scilla e cariddi

La baia di Scilla

La vendetta di Circe e la nascita del mito

In preda alla disperazione, Glauco si rivolse alla maga Circe, dea figlia di Elio e della ninfa Perseide, famosa per i suoi incantesimi in grado di cambiare le sembianze degli uomini. Egli desiderava un bell’aspetto per attrarre l’amata Scilla a sé. Ma l’unico risultato che Glauco ottenne fu quello di scatenare la gelosia della maga che tentò di sedurre l’uomo-pesce. Rifiutata da Glauco, Circe scatenò la sua furia su Scilla trasformandola in un feroce mostro munito di sei teste di cane latranti.

La punizione di Cariddi

Secondo la leggenda, in preda alla disperazione Scilla si rifugiò in una grotta sotto la Rocca dove sorge il Castello e che esiste ancora oggi. In prossimità di alcuni scogli, a pochi chilometri da Cariddi che abita la sponda Sicula. Prima di essere un mostro, Cariddi era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Così Zeus la fulminò, gettandola poi in mare, dove mutò in un gigantesco mostro marino spaventoso. Cariddi divenne così la creatura più temuta, infestando le acque della sponda messinese con la sua furia.

leggenda scilla cariddi

Lo stretto di Messina e gli scogli infestati da Scilla e Cariddi

La leggenda ha da sempre spaventato marinai i viaggiatori, rendendo lo stretto tra Reggio e Messina famoso in tutto il Mediterraneo. Visitando le località è possibile ammirare gli scogli e le grotte in cui si nascondono i mostri marini e apprezzare la magia e il brivido della leggenda. Ma non solo, in queste zone è possibile godere della vista di un mare stupendo e di un entroterra ricco di sorprese e bellezze da visitare. Non lasciatevi spaventare, godetevi la bellezza di questi posti incredibili diventati leggenda già nell’antichità.

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L’esperienza scintillante tra le lanterne di Hoi An

Esiste un luogo magico e incantato, una città dove il sogno d’oriente prende forma al calar del sole, tra le luci e le lanterne, tra la storia e cultura, tra edifici caratteristici, tegole decorate e case antiche che assumono le sembianze di un passato mai dimenticato. Questo luogo si chiama Hoi An ed è una vera meraviglia.

Ci troviamo in Vietnam, lungo la costa centrale del Paese, in quella che è una delle città più suggestive e affascinanti di tutto il mondo. Attraversata da canali e caratterizzata dalle influenze culturali che si sono susseguite nei secoli, Hoi An è un gioiello tutto da scoprire.

È conosciuta come la Città delle Lanterne, un nome questo che fa riferimento alla presenza massiccia di lanterne colorate situate in ogni parte della città. Ma è anche un luogo che affascina con il suo immenso patrimonio culturale, storico e architettonico che si snoda dalla città vecchia fino al mare.

Hoi An

Hoi An

La città magica del Vietnam

Situata in Vietnam, Hoi An è la città più caratteristica e magica di tutto il Paese. Un mix perfetto di passato e presente che conserva le testimonianze di tutte le influenze culturali che qui hanno lasciato il segno ben visibile nelle stradine, nei vicoli e nelle viuzze, negli edifici preziosi e nelle botteghe.

Il centro storico, che corrisponde alla parte della città vecchia, è un agglomerato di gioielli architettonici che comprende edifici vietnamiti, giapponesi e cinesi. Proprio per questo motivo, e per la presenza di quello che è stato uno dei più importanti porti commerciali tra il XV e il XIX secolo, è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco.

Crocevia di incontri, popolazioni e culture, Hoi An conserva un fascino senza tempo. Le antiche pagode che si trovano al di là del fiume incantano, mentre il mercato all’aperto racconta la storia vivida e presente che scrivono i cittadini ogni giorno. Tra il centro storico e il resto della città si snodano ristoranti che portano in tavola i piatti della tradizione gastronomica, i negozi di tessuti e stoffe pregiate e i mercati all’aperto e al chiuso.

E come se questo non bastasse da solo a rendere la città magica, è quando il sole cala e lascia lo spazio al crepuscolo che uno spettacolo di incredibile bellezza prende vita. Hoi An sprofonda nel buio e a illuminarla sono solo le lanterne che l’accendono di mille colori.

È possibile trovarle ovunque: appese ai muri degli edifici, fuori le porte delle case, nei giardini, negli spazi esterni dei locali e persino sul fiume. Ed è davanti a questo spettacolo che il sogno orientale prende vita.

Hoi An

Hoi An

Hoi An: lanterne e non solo

C’è qualcosa di meravigliosamente straordinario in questa città che non si può spiegare, ma solo vivere. Sarà merito di quei templi, delle pagode e di tutti quegli edifici dall’architettura sontuosa ed eclettica che si snodano in quell’agglomerato di viuzze chiuse al traffico, oppure per quel fiume romantico costeggiato da antichi palazzi, mercati e templi. Senza dimenticare le spiagge, situate a pochi minuti dal centro, e raggiungibili con lunghe e suggestive passeggiate che permettono di scovare gli scorci più meravigliosi della città.

Hoi An è bella sempre, a ogni ora del giorno e della notte. Ma c’è un momento preciso in cui la città sembra dare il meglio di sé ed è durante la Luna piena. Ogni mese, il 14esimo giorno del ciclo lunare, si celebra la notte di Hoi An. Le strade vengono chiuse al traffico e tutta la città vecchia viene illuminata esclusivamente dalle lanterne.

Danze folcloristiche, eventi e manifestazioni fanno da sfondo a un’atmosfera incantata mentre le piccole lanterne mosse dal vento creano uno scenario magico.

Hoi An

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Il misterioso Lech de Ciampedel, il lago che appare e scompare

Nella fiabesca cornice della Vallunga, a Selva di Val Gardena, ogni anno la primavera porta con sé una magia: sì perché tra i verdi boschi, l’abbraccio delle maestose vette e i primi germogli appare anche uno spettacolare lago segreto, visibile soltanto per poche settimane.

Un capolavoro della Natura dai colori sbalorditivi, una gemma preziosa che risplende sotto i raggi del sole e diventa una meta imperdibile lungo gli itinerari alla scoperta della Val Gardena, Patrimonio UNESCO: è l’incredibile Lech de Ciampedel, lo specchio azzurro che appare e scompare.

La nascita dell’etereo e misterioso lago trentino

Lo abbiamo appena accennato: è la primavera a dare vita all’etereo Lech de Ciampedel nel cuore di Selva di Val Gardena quando le temperature si fanno via via più miti e i ghiacci si sciolgono raggiungendo la valle.

Qui si incontrano e si fondono plasmando il lago dalle infinite sfumature verde smeraldo in cui le vette dolomitiche possono specchiarsi: è un’emozione davvero unica e difficile da descrivere a parole, alberi solitari emergono dalle acque e raccolte spiaggette invitano a fare una piacevole sosta in un luogo paradisiaco.

Ciò che rende ancora più prezioso il Lech de Ciampedel è proprio il poco tempo in cui rimane visibile prima di lasciare il posto al vivace verde dei prati: risplende come una gemma solo tra maggio e giugno ed è questo il momento ideale per vivere la valle e le sue sorprese nella bellezza dei contrasti di inizio estate.

Come e quando visitare il lago

La comparsa del lago verde smeraldo rappresenta, ogni anno, un vero e proprio evento per gli amanti delle montagne più belle d’Italia.

Non a caso, l’Associazione Turistica Selva Val Gardena organizza, da maggio a giugno, escursioni guidate verso il misterioso laghetto, comodamente raggiungibile a piedi con una passeggiata al cospetto della valle del canyon lunga sette chilometri fino al prato fiorito conosciuto come “Pra da rì”, il Prato che ride.

Tra boschi e ghiaioni di bianca roccia dolomitica, il paesaggio è mozzafiato e lo diventa ancora di più non appena si scorge il Lech de Ciampedel: uno spettacolo da immortalare prima che il caldo dell’estate lo faccia evaporare.

La Val Gardena, eden per l’outdoor

Dopo i mesi invernali, con la tarda primavera e l’inizio dell’estate la Val Gardena si trasforma in un paradiso per gli amanti della vita all’aria aperta, delle escursioni e dell’outdoor.

Impreziosita dai contrasti tra le cime innevate delle Dolomiti e i rigogliosi pascoli alpini trapuntati di fiori, propone ben 600 chilometri di sentieri escursionistici ben segnalati e curati, 600 chilometri di trail per mountain bike, il trail Arena Val Gardena e moltissimi percorsi per arrampicata.

Inoltre, le località della valle sono collegate con i monti e i pascoli alpini a 2000 metri di altezza grazie a 17 impianti di risalita: da quassù la vista è talmente incantevole da lasciare senza parole.

In un simile scenario idilliaco, il lago che appare e scompare è un fiore all’occhiello e un soggetto fotografico unico nel suo genere: ammirarlo è un privilegio da non lasciarsi sfuggire così come una passeggiata lungo il mistico Sentiero della Posta con i “Buchi freddi”.

Val Gardena ┬®Fabrizia Postiglione

La magia della Val Gardena

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Un archeologo dilettante ha fatto una scoperta straordinaria

Al posto giusto nel momento giusto“, sembrano quelle situazioni da film e invece succedono anche nella vita reale. O almeno questo è quanto accaduto a un archeologo dilettante che, durante una delle sue uscite, ha fatto una scoperta straordinaria e sulla quale aleggiano diversi misteri.

Bubendorf, il luogo del ritrovamento

Un ritrovamento che ha avuto luogo, in realtà, durante gli ultimi mesi del 2021 ma che è stato reso noto soltanto nelle ultime ore per motivi di riservatezza e per esplorare tutta la zona circostante al luogo del rinvenimento: Bubendorf, non lontano dal Castello di Wildenstein.

Bubendorf si trova in Svizzera, un comune del Canton Basilea Campagna, nel distretto di Liestal. Una zona nota per il quasi totale incontaminato paesaggio naturale fatto di oltre 1.000 km di sentieri escursionistici. E proprio qui, il 6 settembre scorso, Daniel Lüdin, un archeologo volontario e dilettante, stava passeggiando con il suo metal detector quando lo ha sentito suonare e si è ritrovato di fronte a un “tesoro”.

La scoperta di Daniel Lüdin

Durante la sua perlustrazione, e non appena il dispositivo ha rilevato qualcosa di consistente, Lüdin ha iniziato a scavare portando alla luce diverse monete romane e alcuni frammenti di ceramica. Nel dettaglio: ha trovato sotto il terreno, addossato ad alcune pietre con andamento regolare, un vaso di ceramica contenente ben 1290 monete del  IV secolo -soprattutto di rame.

Dopo aver esaminato il ritrovamento, gli archeologi sono rimasti doppiamente sorpresi: un pezzo di cuoio divideva le monete in due parti, una situazione strana se si pensa all’epoca in cui furono nascoste. Tesori del periodo tra il 332 e il 335 d.C., infatti, sono poco noti.

Realizzate con una lega di rame e una minima quantità di argento, avevano, probabilmente, un basso potere d’acquisto. Questo perché l’inflazione imperava durante l’epoca di Costantino il Grande, dal cui regno – come rivela la goffratura – risalgono le monete.

Dagli studi è emerso che il valore del “tesoretto” corrispondeva a circa due mesi di guadagno di un soldato dell’epoca. Ma se il loro valore nominale è piuttosto modesto, il loro valore scientifico è “incommensurabile“, come ha assicurato l’archeologo cantonale Reto Marti.

Tuttavia, al ritrovamento non è possibile attribuire un reale corrispettivo in denaro. “Le monete in realtà non sono vendibili, farlo sarebbe illegale“, ha spiegato Marti.

Gli altri misteri legati a questa scoperta

I misteri legati a questa scoperta fortuita non sono finiti qui. Ci si domanda, infatti, il motivo per il quale queste monete siano state sepolte. In tempi di crisi economiche e guerre civili, in epoca tardo romana, molte persone usavano sotterrare i loro oggetti di valore per proteggerli.

Ma nonostante ciò, sono praticamente inesistenti i tesori di questo tipo risalenti all’intero impero romano, visto che il periodo è stato caratterizzato da sostanziale stabilità politica.

Ci si chiede, inoltre, cosa sorgesse in quell’area. Un tempietto? Un’edicola religiosa sotto la quale fu creato il deposito di monete? Al momento non è possibile avere risposte. Sono necessarie ulteriori letture dei materiali che giacciono nell’area dello scavo.

Per ora, quel che ci è dato sapere è che: “Forse le monete erano conservate in una specie di santuario o sacrificate agli dei“, o almeno questo è quanto ipotizzano gli archeologi.

Castello di Wildenstein scoperta

Il Castello di Wildenstein nei pressi del ritrovamento

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Incastonata tra le Alpi c’è una città da fiaba sospesa sull’acqua

La chiamano La perla delle Alpi, perché in effetti a guardarla bene sembra davvero un gioiello prezioso. Si tratta di Annecy, la cittadina situata nel cuore della regione Alvernia-Rodano-Alpi e incastonata in una cornice suggestiva che riporta alla mente l’immaginario favolistico.

C’è chi l’ha ribattezzata la Venezia francese, perché in effetti quei canali che attraversano la città e che riflettono le ombre delle case e degli edifici che brillano al sole, ricordano la nostra meravigliosa laguna.

Le acque dolci, limpide e cristalline da una parte, e le montagne della regione alpina francese che si stagliano contro il cielo, rendono il capoluogo dell’Alta Savoia uno dei luoghi più suggestivi del Paese. Una cartolina da fiaba tutta da vivere e immortalare.

Annecy

Annecy

Un luogo da fiaba: benvenuti ad Annecy

Situata tra le alte colline e le montagne pre alpine, al confine con la Valle d’Aosta, Annecy è un luogo da favola che ogni anno accoglie visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Vengono qui per conoscere i segreti del centro storico, per fare gite in barca o in battello e per ammirare le splendide montagne di Semnoz e Tournette che fanno da sfondo a questa cartolina.

La città dell’Alta Savoia si snoda per 13 chilometri quadrati nei pressi del lago omonimo. Un bacino di origine glaciale conosciuto per le sue acque pulite, limpide e chiare all’interno delle quali si specchiano le montagne circostanti.

Non è solo la scenografia naturale a incantare e ad attirare i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma anche il prezioso patrimonio artistico, culturale e storico che appartiene al territorio. Annecy, infatti, conserva la storia dei Conti di Savoia e dei Conti di Ginevra, che la scelsero come residenza prima del 1980, quando questa fu annessa alla Francia per volontà di Napoleone III.

Ecco quindi che architetture caratteristiche dominano suggestivamente il centro storico che si snoda tra strade acciottolate, edifici colorati e strutture medievali, mentre tutto intorno i canali regalano sorprendenti giochi di luci riflesse quando splende il sole.

Annecy

Annecy

Dalla città vecchia ai suggestivi dintorni

Non basta un giorno per scoprire tutta la bellezza di Annecy, perché sono tanti i tesori nascosti tra le strade e i vicoli, tra i ponti, i canali e gli angoli nascosti. E poi ci sono gli scorci, quelli meravigliosi davanti ai quali innamorarsi, quelli da immortalare in istantanee di grande bellezza. Come quelle da scattare dal Palais de I’Île, situato proprio all’incrocio dei due canali che attraversano il centro storico e che sfociano poi nell’omonimo lago.

La città vecchia di Annecy, poi, è una vera meraviglia, un tripudio di storia e cultura che esplode proprio tra le case colorate, gli edifici, i ristoranti e i piccoli negozi che si susseguono uno dopo l’altro e che raccontano la vita degli abitandi della città. Qui è possibile vedere i due canali, Le Port e Le Canal du Vassé, che attraversano la città e che gli hanno dato l’apellativo di Venezia Francese.

Ovviamente, il Lago di Annecy è una tappa imprescindibile in questo viaggio. Con le sue acque azzurre, che sembrano aver rubato il colore dal cielo terso, crea un ambiente favolistico e quasi surreale. Nei dintorni del lago è possibile dedicarsi a a passeggiate per scoprire gli scorci naturali più suggestivi di tutto il territorio.

Non mancano poi le escursioni nei dintorni, come quella al Semnoz che consente di attraversare gli straordinari paesaggi alpini che circondano tutta la città. Salire in cima, poi, permette di godere dello splendido panorama sul lago e su Annecy.

Annecy

Annecy

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I segreti e le leggende nascoste tra gli edifici della Piazza dei Miracoli

Esiste un luogo di incredibile mistero, di fascino antico e di leggende che affondano le radici in tempi lontanissimi. Un centro culturale e artistico, un punto di snodo tra passato e presente, un capolavoro geniale e visionario dell’uomo. Stiamo parlando di Piazza dei Miracoli, una delle più belle piazze al mondo nonché Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco dal 1982.

Ci troviamo a Pisa, nella Piazza del Duomo ribattezzata da Gabriele d’Annunzio come Campo dei Miracoli per la straordinaria quantità di capolavori che qui sono stati costruiti secoli fa e che ancora oggi vivono e convivono in perfetta armonia con la scena urbana.

Circondate da un prato verde e lussureggiante, queste architetture che svettano verso il cielo, tra cui anche l’iconica torre pendente, raccontano la storia e della città e ne ridefiniscono la sua stessa identità. Quella fatta di antichi splendori mai tramontati, di vittoriose imprese della Repubblica Marinara di Pisa, ma anche di leggende antiche e di misteri mai risolti.

La Piazza del Duomo di Pisa

La Piazza del Duomo di Pisa è uno dei complessi architettonici più celebri del mondo, tutto merito delle straordinarie e maestose opere che qui sono state costruite. Dalla iconica torre pendente che svetta verso il cielo con i suoi 57 metri d’altezza, diventata il simbolo della città e dell’Italia, passando per il duomo, il battistero e il camposanto.

Ed è proprio quando ci si ritrova al cospetto della grande bellezza che caratterizza la Piazza dei Miracoli, che si possono notare alcuni dettagli misteriosi che per secolo hanno animato le leggende popolari e locali. Come quei piccoli fori sul marmo della Cattedrale di Santa Maria Assunta che, dicono, siano stati lasciati dal diavolo o come il fantasma di Galileo Galilei che pare sia stato avvistato più volte proprio sotto la Torre di Pisa.

I Misteri del Prato dei Miracoli

Anche se il nome Prato dei Miracoli fu scelto da Gabriele D’Annunzio in riferimento alla presenza dei monumenti (miracoli) che formano insieme il fulcro della vita religiosa cittadina, è impossibile non lasciarsi suggestionare dallo stesso, soprattutto se andiamo a sviscerare le leggende e i misteri che si nascondono tra gli edifici della piazza.

Il diavolo, dicevamo, sembra essere stato qui. Lo confermerebbero quei piccoli fori disposti sul marmo della Cattedrale di Santa Maria Assunta. Secondo la leggenda, il diavolo aveva posato i suoi artigli sull’edificio durante la costruzione, prima di essere stato cacciato via. Ad alimentare ancora di più la credenza è il fatto che ogni volta che si provano a contare i fori, questi restituiscono sempre un numero differente.

Un’altra leggenda, molto popolare, è quella che riguarda la lucertola a due code scolpita nel bronzo della porta centrale della Cattedrale. Da sempre considerata un portafortuna per gli studenti, da secoli liceali e universitari si recavano qui per toccare le code dell’animale. Per motivi di conservazione questo oggi non è più concesso.

E, ancora, c’è chi giura di aver visto Galileo Galilei, o meglio il suo fantasma, aggirarsi proprio sotto la Torre di Pisa. Le segnalazioni, ancora oggi, sono tante, al punto tale che nel 2014 i membri della National Ghost Uncover, uno dei gruppi europei più importanti di Ghost Hunters, sono arrivati a Piazza dei Miracoli con il loro strani apparecchi per scovare il fantasma dello scienziato.

piazza dei miracoli

piazza dei miracoli

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Anche l’Italia ha il suo castello delle fiabe: lo riconoscete?

A pochi chilometri da Torino, immerso nei boschi e nella natura lussureggiante del piemontese, c’è un borgo magico e suggestivo che sorge sulle rovine dell’antica città romana di Alladium. È in questo contesto straordinario che svetta maestoso verso il cielo il Castello Ducale di Agliè.

Il suo aspetto balza subito all’occhio, lo fa per la sua grandezza e per quel particolare stile architettonico che non assomiglia a nessun altro perché ha raccolto nel corso dei secoli i dettami degli stili che si sono susseguiti nel tempo, dando vita a un edificio eclettico e unico.

E non assomiglia neanche al castello della Walt Disney, quello che ha fatto da sfondo alle vicende di Cenerentola o della Bella e la Bestia. Il Castello Ducale di Agliè non ha le iconiche torri con i tetti a punta, eppure anche le sue stanze conservano le storie di amori, intrighi e passioni che hanno fatto parte dell’immaginario cinematografico e non solo.

Il Castello Ducale di Agliè

A poco più di 30 chilometri da Torino, troviamo il Castello Ducale di Agliè, situato proprio nell’omonimo borgo. L’edificio fa parte delle Residenze Sabaude del Piemonte ed è uno dei castelli più visti dagli italiani, se non dal vivo, sicuramente attraverso lo schermo, perché è proprio nei suoi interni e negli esterni che sono state girate alcune delle serie televisive italiane di maggior successo.

Come abbiamo anticipato, la sua struttura architettonica è molto particolare, perché raccoglie tutti gli stili che si sono seguiti nel tempo. La sua storia, infatti, è iniziata nel medioevo, periodo durante il quale venne costruito il primo nucleo della residenza.

Nel 1600, invece, il castello divenne di proprietà del conte Filippo San Martino d’Agliè, consigliere di Cristina di Francia. Fu lui a commissionare le prime modifiche dell’edificio, a partire dal rifacimento della facciata all’aggiunta di due gallerie e di un cortile.

Nel 1700, invece, la dimora venne acquistata dai Savoia e fu trasformata in una residenza reale alla quale vennero aggiunte nuove sale, adibite a stanze, e una chiesa collegata al palazzo. Un secolo dopo furono ancora i Savoia a ristrutturare gli arredi interni e le parti esterne, creando anche un lago. Nel 1939 il Castello di Agliè fu acquistato dallo stato italiano e aperto al pubblico come testimone di sette secoli di storia d’Italia e d’Europa.

Favole, storie e amori impossibili

Anche non avendolo mai visto dal vivo, vi sembrerà di riconoscere questo castello perché è lui l’assoluto protagonista di alcune delle serie televisive più celebri del nostro Paese. Qui sono state girate Elisa di Rivombrosa, La Bella e la Bestia e Maria José – L’ultima Regina.

Il fascino romantico e quella bellezza unica e senza tempo, lo hanno trasformato nella scenografia perfetta di intrighi, passioni e amori impossibili. Eppure queste storie non appartengono solo all’immaginario televisivo. Le grandi pareti del Castello d’Agliè, infatti, hanno protetto per anno un amore romantico e quasi impossibile, quello di Filippo San Martino e Cristina di Francia.

Il conte aveva rinunciato alla sua brillante carriera militare per restare accanto alla sua amata, perché proteggerla era lo scopo della sua vita. E così lo fece sempre, anche se questo gli costò l’arresto da parte del cardinale Richelieu. Negli anni di prigionia, raccontati attraverso tenere lettere di promesse e sogni, i due non smisero mai di tenersi in contatto, di pensarsi e di amarsi.

Castello di Agliè

Castello Ducale di Agliè

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La magia dei tulipani arriva anche in Puglia: uno spettacolo mozzafiato

La felicità si cela in un mazzolino di fiori coloratissimi e dal profumo inebriante, soprattutto se siamo noi a raccoglierli nella splendida cornice di un prato che si risveglia dopo l’inverno. E nel campo di tulipani più grande della Puglia la magia si rinnova per il secondo anno consecutivo, per la gioia di grandi e piccini che possono tornare ad ammirare uno spettacolo unico al mondo, sotto i tiepidi raggi di un delizioso sole primaverile.

Riapre il campo di tulipani più grande della Puglia

Gialli, rossi, rosa, bianchi, variopinti: sono oltre 100mila i tulipani piantati in una vasta distesa erbosa, dove la natura è ancora padrona indiscussa del panorama. Siamo a pochi passi dal centro di Foggia, tra le dolci colline dell’entroterra pugliese che fanno da sfondo a splendidi prati verdi. Qui si trova Cascina Savino, un’importante azienda agricola florovivaistica che ha deciso di realizzare un’opera magnifica. È così che è nato il bellissimo campo dei Tulipani di Puglia, un luogo che racchiude la magia di questi fiori incantevoli, dalle sfumature delicate.

“Noi un campo di tulipani non lo abbiamo mai visto. Eppure ora per il secondo anno abbiamo il dono di camminarci dentro” – spiega Giuseppe Savino, che con suo fratello Michele ha dato vita a questa meraviglia – “Quello che vedrete è stato pensato a giugno, piantato a novembre, coperto di paglia a fine dicembre, diradato a mano pianta per pianta a febbraio e innaffiato a marzo”. Il risultato? Un prato ricco di colori e profumi buonissimi, dove perdersi in contemplazione della natura al suo massimo splendore.

Gli eventi al campo dei Tulipani di Puglia

Già lo scorso anno, dunque, il campo aveva mostrato tutta la sua bellezza ai turisti incuriositi da questa novità. Dietro la magia si cela un lavoro durissimo: i tulipani richiedono cura e passione, soprattutto quando capita un inverno particolarmente gelido. Ma ogni sacrificio è ampiamente ripagato dallo spettacolo del prato fiorito, che nel mese di aprile vive il suo momento più fulgido – proprio in occasione della Pasqua. Ed è questa l’occasione perfetta per tuffarsi in un tripudio di fiori meravigliosi, scattando qualche foto ricordo di una giornata da vivere con i nostri affetti più cari.

Per visitare il campo dei Tulipani di Puglia, che rimarrà aperto tutti i giorni dall’8 al 25 aprile 2022, occorre prenotare. Una volta sul posto, si potrà passeggiare tra i sentieri del prato e raccogliere alcuni tulipani, ma anche scoprire tutto sul loro mondo così affascinante. E davanti al prato è disponibile un anfiteatro realizzato con balle di paglia, dove poter ascoltare della buona musica. Nei fine settimana, qui suonerà il Conservatorio Umberto Giordano di Foggia. Mentre il 16 aprile ci sarà l’appuntamento imperdibile con il poeta paesologo Franco Arminio, che presenterà il suo ultimo libro.

Tulipani in Italia, una magia unica

Il campo dei Tulipani di Puglia è solo uno dei luoghi in cui poter vivere questa incredibile meraviglia. In tutta Italia ci sono altre splendide fioriture da non perdere. Una è quella di Blufi, piccolo borgo siciliano dove i tulipani crescono spontaneamente ad ogni primavera, regalando uno spettacolo mozzafiato. Mentre nei pressi di Bergamo c’è Tulipania, uno dei primi campi ad aprire nel nostro Paese. Non resta che scegliere il più vicino e andare personalmente a scoprire la bellezza di questi fiori coloratissimi.

Tulipani di Puglia

Tulipani di Puglia

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Le suggestive location della serie Tv “La scogliera dei misteri”

Se la serie Tv “La scogliera dei misteri” appassiona, è sicuramente merito dell’avvincente trama che racconta la storia di Lola Bremond che scopre, a un quarto di secolo di distanza di tempo, la verità su un atroce omicidio e sua madre.

La serie franco-belga, il cui titolo originale è “Jugée coupable”, passa da Bordeaux, dove vive la ragazza, alla spettacolare costa della Bretagna, dove Lola viene chiamata per un colloquio di lavoro. Ed è proprio la location uno degli altri motivi del successo della serie Tv.

Le location di “La scogliera dei misteri”

La scogliera da cui prende il titolo italiano la serie Tv si trova nel golfo di Morbihan, in pieno Oceano Atlantico, la cui città di riferimento è Vannes che, in bretone, significa “città bianca”. È una splendida città medievale, con case a graticcio e mura erette nel XIII secolo, una delle mete forse meno note della regione. E il golfo è una bellissima baia naturale e pittoresca che ripara isole e imbarcazioni che caratterizzano i porticcioli di tutti i villaggi costieri di questa zona al Nord della Francia.

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Le case a graticcio di Vannes, in Bretagna

Sempre affacciata sul mare è la cittadina di La Trinité-sur-Mer, dove sono state ambientate alcune scene, specie quelle nella gendarmeria che, in realtà, è la sede del Municipio. È famosa per il porto e per le sue spiagge, raggiungibili lungo un delizioso sentiero detto Sentier des douaniers, una passeggiata di otto chilometri circa che porta fino alla Pointe de Kerbihan e alle spiagge della baia del Quiberon. Di fronte alla spiaggia di Kervillen ci sono delle saline, rinnovate proprio di recente dopo 50 anni di abbandono.

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La costa bretone di Morbihan

Il Quiberon è una penisola fatta di spiagge di sabbia fine ma anche di natura selvaggia. Qui siamo nella Bretagna più iconica, quella che vediamo sulle cartoline, fatta di irte scogliere frastagliate, gli rocce scavate dalle acque dell’oceano a mo’ di grotte e di onde che roboanti s’infrangono sulle rocce scure. Per i francesi – ma non solo – è uno dei luoghi più belli dove praticare surf in Bretagna. Chi è meno spericolato, può invece percorrere il sentiero della Grande Randonnée che fa il giro della penisola offrendo un meraviglioso spettacolo.

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La città fortificata di Hennebont in Bretagna

Sembrano tutti uguali ma non è così. Un’altra cittadina dove sono state girate alcune scene di “La scogliera dei misteri” è Hennebont, a una cinquantina di chilometri a Nord di Vannes, una città che ha saputo conservare la sua stupenda eredità medievale. Vi si accede attraverso quelle che erano le porte fortificate – restaurate dopo la Seconda guerra mondiale – che sorreggono altrettante torri, dalla cui cima si gode della migliore vista della città, oltre che dal cammino di ronda e lungo la parte restaurata delle mura.

Così come case a graticcio, strade lastricate e ponti di pietra ha il centro storico medievale di Aurey Saint-Goustan, due città che ne formano una. Qui sbarcò Benjamin Franklin nel 1776 per incontrare re Luigi XVI. Nelle vicinanze c’è la città-santuario Sainte-Anne d’Auray, il primo sito di pellegrinaggio cattolico in Bretagna.

Naturalmente non potevano non girare alcune scene nel sito più famoso di questa zona della Bretagna: Carnac. Gli allineamenti di Carnac sono tra i complessi megalitici più estesi al mondo. Comprendono circa 3.000 monoliti, eretti 6.000 anni fa, disseminati nella campagna bretone. Il sito comprende anche il più grande menhir preistorico attualmente conosciuto, lungo 20 metri e del peso di 300 tonnellate.

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Gli allineamenti di Carnac, tra i complessi megalitici più estesi al mondo

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La villa italiana che cela misteri incredibili

È una delle più prestigiose ville rinascimentali della Toscana e il suo fascino è arricchito da misteri e leggende che le hanno valso l’interesse anche da parte di “Freedom Presenta“, il programma televisivo a cura di Roberto Giacobbo dedicato all’insondabile e al mistero.

Si tratta della Villa di Corliano, dimora storica a San Giuliano Terme, a pochi chilometri da Pisa, che celerebbe tra le sue stanze l’apparizione di un fantasma e gli echi di “strani esperimenti” svolti nei sotterranei.

Il fascino e la storia della sontuosa Villa

Edificata nel XV secolo, la Villa di Corliano, tra le più belle della regione, fa parte di un ampio complesso monumentale composto dalle scuderie, dal frantoio, dalla fattoria a opera dell’architetto Ignazio Pellegrini, dalla cappella gentilizia intitolata ai Santi Pietro e Paolo, dalla kaffeehaus ( piccolo edificio utilizzato per prendere cioccolata e caffè in tazza per i momenti di svago) e da un vasto parco di circa tre ettari abbracciato dalla cinta muraria e custode di piante secolari.

Gli interni conservano ancora oggi pregevoli affreschi di Andrea Boscoli, risalenti al Cinquecento, e di Nicola Matraini, della metà del Settecento.

Definita dal fiorentino Vincenzo di Luca Pitti come “il più bel Palazzo che sia intorno a Pisa”, vide la luce per volontà della famiglia degli Spini di Firenze i quali la vendettero poi, nel 1536, ai conti Agostini Venerosi della Seta i cui discendenti ne sono tuttora proprietari.

Assunse le attuali forme nel Settecento,  dopo la ristrutturazione seguita dall’architetto Pellegrini per le nozze di Teresa della Seta Gaetani Bocca, donna particolare e stravagante per l’epoca, in grado di condurre da sola una carrozza con sei cavalli e profondamente innamorata della sua villa.

La raffinatezza e il fascino della dimora fecero sì che, nel corso dei secoli, qui soggiornassero illustri personaggi quali, ad esempio, Lord Byron, Vittorio Alfieri, il sovrano Carlo Alberto di Savoia, Cristiano VI di Danimarca e molti altri.

Ai nostri giorni la Villa di Corliano è un’incantevole struttura ricettiva di lusso con ristorante dove respirare l’autentica atmosfera nobiliare ed è cornice ideale per eventi, banchetti, congressi e feste tra arte, storia e natura.

I misteri della Villa di Corliano

Oltre che per l’indiscutibile bellezza, la Villa è nota anche per i misteri che la avvolgono, uno su tutti la presenza del fantasma di Teresa, la contessa vissuta qui tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 e talmente innamorata di questo luogo da “non voler più andare via”.

La sua vicenda attrae tra le mura della Villa numerosi studiosi e appassionati anche da Oltreoceano, alla ricerca di prove che possano spiegare gli strani fenomeni raccontati dai testimoni (del passato e del presente): suoni, ticchettio di scarpe, passi che sembrano danzare nel salone nelle notti di luna piena…

Ma non è tutto.

Alla fine dell’Ottocento, pare che il chirurgo Francesco Vacca Berlinghieri svolgesse nei sotterranei esperimenti legati al galvanismo, ovvero la scienza di far muovere i muscoli mediante gli impulsi elettrici.
E Mary Shelley, in visita alla Villa, prese spunto per scrivere il suo celeberrimo romanzo: Frankestein.

Un’ulteriore curiosità? Il medico era soprannominato Francesco La Pietra: Franken Stein.

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Veduta aerea della Villa di Corliano