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Le scale di questa città custodiscono il suo segreto più bello

Edoardo Bennato, nella sua canzone, lo ha definito il percorso della città obliqua, il tesoro della città antica fatto di scale e passaggi segreti illuminati dal sole e dalla Luna.

Ma quello che sembra appartenere all’immaginario onirico del cantautore napoletano, in realtà, è un itinerario reale e straordinario che appassiona da sempre i cittadini e i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Perché è qui, tra le oltre duecento scale di Napoli, che sono nascosti i segreti, le storie e l’intera identità di una città che rapisce il cuore e la mente, e che fa innamorare ogni volta.

Le scale di Napoli

C’è chi le definisce capolavori urbanistici senza uguali, chi vie alternative e strategiche per collegare le colline con il centro storico e il mare, chi ancora come dei percorsi di trekking urbano per ammirare gli scorci più suggestivi della città. Ma la verità è che le scale di Napoli sono tutte queste cose insieme e sono bellissime.

Si snoda tra la città quell’insieme sofisticato e monumentale di gradinate che collegano varie zone della città e che da sempre affascina ingegneri e architetti per la complessità che gli appartiene. Scale che parlano del passato e dell’identità stessa di una città che sa comunicare con la sua anima

Le scale di Napoli sono le cornici perfette di un’istantanea di viaggio da immortalare col cuore, sono le protagoniste assolute dei versi dei poeti ottocenteschi che qui hanno lasciato il cuore. Sono le stesse apparse nei quadri e nei set cinematografici di pellicole cult che hanno fatto la storia.

Sono le vene pulsanti del cuore di Napoli, quelle che collegano il centro storico a Posillipo, al Vomero e a Camaldoli. E oggi sono delle attrazioni turistiche per i viaggiatori che amano il trekking urbano, per quelli che non si accontentano di ammirare la città del sole e del mare dal basso, ma vogliono salire più in alto, per scoprire le visioni meravigliose che il Golfo regala allo sguardo di chi lo contempla.

Realizzate per collegare facilmente le diverse zone della città e aggiungere monasteri e chiese, le scale di Napoli sono impresse nella memoria storica della città. Alcune non esistono più, altre sono state trasformate in agili discese e altre ancora, invece, sono percorribili, regalando oggi, come ieri, visioni incantate sull’intero capoluogo campano.

Gradini Giuseppe Piazzi nel film Ieri, oggi, domani

Fonte: Wikimedia

Gradini Giuseppe Piazzi nel film Ieri, oggi, domani

I percorsi della città obliqua

Alcuni dei percorsi gratinati che permettono di scoprire e riscoprire la città obliqua sono diventati iconici, come la Pedamentina, quell’itinerario composto da 414 scalini che collega la Certosa di San Martino al Corso Vittorio Emanuele. Costruita nel XIV secolo, questa lunga scalinata è la testimonianza della complessità urbanistica della città, nonché uno dei luoghi preferiti da cittadini e viaggiatori per ammirare lo splendido patrimonio paesaggistico del territorio.

Tra le scale ancora percorribili troviamo anche le Rampe del Petraio costruite tra il XVI e il XVII secolo. Questo percorso collega il Vomero al quartiere Chiaia passando per il Complesso monastico di Suor Orsola Benincasa e arrivando fino alla Certosa di San Martino.

Troviamo poi la Salita Tasso, documentata già nel 1775 nelle mappe del Duca di Noja, e quella di Cacciottoli, chiamata così per la villa che sorge proprio lungo il percorso. A un certo punto, la via gratinata fatta di scalinate ripide si prolunga e inizia il percorso conosciuto come le Scale di Sant’Antonio ai Monti, che conduce fino al quartiere di Montecalvario.

E poi ancora lo Scalone monumentale di Montesanto, i Gradini del Paradiso e il Pendino Santa Barbara. Le scale di Napoli sono tantissime ed elencarle tutte è quasi impossibile.

Se siete in città, però, aguzzate la vista perché questi percorsi si aprono improvvisamente davanti agli occhi dei visitatori solo per essere percorsi. Ed è allora che scoprirete una città meravigliosa.

Pedamentina di San Martino

Fonte: iStock

Pedamentina di San Martino
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Dopo tanti anni riapre al pubblico una misteriosa isola italiana

C’è un gioiello di ben 17 ettari che si trova nel mezzo di un lago italiano bellissimo (e da record). Un luogo che per molti anni è rimasto chiuso al pubblico ma che, finalmente, si accinge a riaprire i suoi cancelli a tutti.

L’Isola Bisentina è di nuovo visitabile: cosa sapere

Ci troviamo al Lago di Bolsena in provincia di Viterbo, il bacino di origine vulcanica più grande d’Europa. Proprio qui, tra acque limpide e calme, svettano due bellissime isole: la Martana e la Bisentina. La seconda, in particolare, è stata per molti anni chiusa al pubblico. Ma la buona notizia è che, a partire dal 2 luglio e fino all’ 8 ottobre, tutti i sabato da Capodimonte partiranno i battelli per visitarla. Così da Bolsena, ma a partire dal 7 agosto e fino al 28 dello stesso mese.

Il costo del biglietto sarà in totale di 42 euro per gli adulti: 22 per la visita guidata dell’isola, e 20 per il viaggio. I bambini dai 6 a i 15 anni avranno uno sconto di 7 euro per un totale di 35 euro. Per i disabili il costo del biglietto resta di 42 euro con accesso gratuito per l’accompagnatore.

La storia dell’Isola Bisentina

Questa vera e propria perla della Tuscia è stata da sempre interamente di proprietà privata. In principio apparteneva alla principessa Maria Angelica del Drago e al fratello, il principe Giovanni. La famiglia del Drago, originaria di Bolsena, ne è stata proprietaria fin dal 1800. Poi la principessa, una volta anziana, ha lasciato la gestione ai nipoti, i quali l’hanno messa sul mercato.

Sfortunatamente, l’opportunità di acquistare l’isola e renderla fruibile al pubblico non è stata colta al volo: troppi i circa 6 milioni di euro richiesti come prezzo base. Per questo motivo, alla fine si sono fatti avanti i proprietari della casa farmaceutica Rovati che, già in affari con il nipote della principessa, hanno concluso la trattativa. Ma per fortuna, oggi, proprio la stessa famiglia Rovati ha voluto riaprire l’isola Bisentina alle visite.

lago fi bolsena isola bisentina

Fonte: iStock

Il Lago di Bolsena con le sue isole

Ma non solo. La notizia altrettanto interessante è che ci sarà spazio anche per la cultura. In occasione dell’apertura al pubblico si terrà “Coltivare l’arte”, ovvero un’installazione di opere d’arte contemporanea pensate per essere inserite proprio tra le bellezze naturali e storiche del sito.

Cosa vedere sull’Isola Bisentina

L’Isola Bisentina si trova nella parte occidentale del Lago di Bolsena e al suo interno possiede, tra ulivi secolari e magnifici giardini all’italiana, ben sette cappelle costruite tra il XV e XVI secolo volute per rappresentare quelle di Roma, e ognuna rivolta verso ciascun paese del Lago di Bolsena.

Affascinanti strutture religiose abbracciate dalla natura incontaminata come, per esempio, la bellissima chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola che è caratterizzata da una maestosa cupola. Altrettanto affascinante sono il convento Francescano, la pregevole Rocchina, il tempietto di Santa Caterina a pianta ottagonale del Sangallo che è costruito su un colombario etrusco a picco sul lago, la cappella del Crocifisso con affreschi del ‘400, e il Malta dei Papi, carcere a vita per ecclesiastici colpevoli d’eresia.

chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola isola bisentina

Fonte: GettyImages – Ph: DEA / U. COLNAGO

Veduta della chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola

Un importante patrimonio storico che si mescola a strapiombi rocciosi sull’azzurro del lago. Un luogo, quindi, dalla storia antichissima. Vi basti pensare che ci passarono etruschi e romani. Il più datato reperto archeologico, ritrovato nel 1989 nei fondali intorno l’isola ad una profondità di 13 metri, è una monoxila (ricavata da un unico tronco) scavata con il fuoco e rifinita a scalpello, lunga 6.60 m, riconducibile all’età del Bronzo (VIII sec. a.C.).

Una scoperta isolata e che non può permettere di affermare una presenza abitativa stabile sull’isola. Se risaliamo invece al VI sec. a.C., emergono alcune tombe etrusche a fossa con suppellettile ceramica, poi un cippo con iscrizioni di epoca romana ed alcuni frammenti di colonne di marmo, ma anche in questo caso sono troppo pochi gli elementi per poter dedurre l’entità di un insediamento stabile.

Da quel che è stato compreso fino a questo momento, un vero e proprio popolamento dell’isola inizia soltanto nel IX sec. d.C., quando divenne un sicuro rifugio per la gente dei paesi limitrofi al tempo delle incursioni barbariche.

Oltre alla storia, il punto forte dell‘Isola Bisentina è anche la sua natura quasi incontaminata. Vi basti pensare che gli studi di botanica vi hanno potuto riconoscere ben 230 specie spontanee e naturalizzate.

Isola Bisentina, il passaggio italiano per il regno di “Agarthi”

Gli amanti del mistero potranno trovare al Lago di Bolsena pane per i loro denti. Sono tante, infatti, le leggende che ruotano intorno a questo straordinario bacino completamente balneabile. Ma c’e n’è una legata all’Isola Bisentina che dona a questo gioiello un fascino davvero irresistibile: si narra che sia il passaggio italiano per il regno di “Agarthi”.

Per chi non lo sapesse, è un regno leggendario che si trova al centro del nostro pianeta e derivato dalla teoria della “terra cava”. Un luogo che era popolato da una civiltà evoluta, pacifica, moralmente retta, forse già a contatto con entità aliene.

A quanto pare, ci sono varchi in tutto il mondo: all’interno della Sfinge in Egitto, nella foresta Amazzonica in Asia Centrale e, appunto, nella nostra Isola Bisentina.

isola bisentina viterbo

Fonte: GettyImages – Ph: Andia

Un tratto di costa dell’Isola Bisentina

Cosa vedere nei pressi dell’Isola Bisentina

Il Lago di Bolsena regala delle vere e proprie perle. Una tra queste è Capodimonte, un borgo in cui passeggiare tra vicoli caratteristici da cui ammirare splendidi scorci che si aprono verso lo specchio d’acqua più grande del Lazio. Il paesino, posto sulle rive meridionali del lago, è un luogo ideale per trascorrere una gradevole giornata all’insegna della storia e della natura.

Suggestivo anche il borgo di Marta dove sorge il Santuario della Madonna del Monte da cui lo sguardo scivola sui tetti per tuffarsi nelle acque blu del lago. Un ambiente di grande fascino e poesia in cui lasciarsi andare al passato tra archi, nicchie e piazzette.

Non può di certo mancare Bolsena dove svetta la Collegiata di Santa Cristina che è uno dei luoghi più sacri di tutta la provincia di Viterbo: un gruppo di monumenti collegati uno all’altro che formano un complesso unico al mondo. Durante la visita si possono scoprire la chiesa di Santa Cristina, le catacombe e la cappella nuova, detta anche “del Miracolo”.

A questi luoghi di grande fascino si aggiungono centri storici di significativa importanza turistica e storica come Montefiascone, Valentano e la celebre Civita di Bagnoregio. Poi il suggestivo borgo di Grotte di Castro che prende vita su una rupe tufacea dei Monti Volsini e Gradoli, piccolo ma piacevole borgo circondato da boschi.

Insomma, la riapertura dell’Isola Bisentina consente di scoprire dei luoghi unici al mondo e ricche di bellezze naturali e storiche.

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Fonte: iStock

Uno scorcio del borgo di Bolsena
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D’estate, l’Islanda si tinge di lilla. Ed è pura magia

Quando arriva l’estate, l’Islanda riprende colore. Se per mesi l’isola vulcanica è coperta da una coltre di neve bianca, quando le giornate s’allungano e splende il sole di mezzanotte, la terra arida si tinge di lilla.

L’estate colorata in Islanda

Tra i mesi di giugno e luglio, lungo le strade, sulle rive dei laghi e delle cascate o sulle vaste distese umide tra le montagne è tutto un fiorire di lupini. Il lupino, spiega la guida che accompagna i bus turistici nei tour attraverso il Golden Circle, un percorso turistico molto frequentato nel Sud dell’Islanda, che copre circa 300 chilometri e che parte dalla Capitale islandese, Reykjavík, è una pianta infestante.

Importata nel XIX secolo dall’Alaska, aveva lo scopo di limitare l’erosione del suolo, data la sua capacità di crescere anche su terreni difficili per altri tipi di piante. Oggi ha talmente preso piede da dominare la scena islandese e colorare di blu, lilla, rosa o anche bianco, ogni parte dell’isola, rendendo ogni angolo un luogo magico.

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Fonte: 123rf

Escursioni a cavallo in Islanda

Per i primi anni anni la pianta fu utilizzata solamente in alcuni spazi verdi attorno a Reykjavík. Solamente alla fine degli Anni ’70, il Servizio di conservazione del suolo d’Islanda iniziò a distribuire i semi di lupini a tutti gli agricoltori che ne facevano richiesta.

Non soltanto questa pianta avrebbe rallentato l’erosione grazie alle radici, ma avrebbe anche fertilizzato il terreno dato che produce grandi quantità di azoto. Da allora, l’aspetto dell’Islanda era cambiato per sempre.

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Fonte: 123rf

La chiesetta di Skalholt alle porte di Reykjavík

I paesaggi dipinti

Il lupino oggi è visibile ovunque in Islanda, dalle città ai più piccoli villaggi sperduti. Il lungomare di Reykjavík in estate è pieno di lupini. Uno splendido contrasto tra il blu scuro dell’Atlantico, il blu del cielo estivo, il nero delle rocce vulcaniche, il verde del grande parco pedonale e il viola di questi fiori.

Ma lo spettacolo più affascinante è naturalmente quando si va fuori città e ci si ritrova subito immersi nella natura dove i paesaggi, cascate, canyon o geyser che siano, sono immersi nei vasti campi colorati di lilla. Una gioia per i turisti che non smettono di scattare fotografie.

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Fonte: 123rf

La maestosa cascata di Skogafoss in Islanda
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Borghi luoghi misteriosi Notizie Viaggi

Un’esplosione di colori e profumi sta per invadere in questo borgo

C’è qualcosa di magico che succede ogni anno in un piccolo borgo che profuma di fiori e bellezza. Un evento che mette in scena tutti i colori della natura, che incanta i sensi e li accompagna dolcemente in un viaggio fatto di meraviglie.

Ci troviamo a Spello, conosciuto anche come il borgo dei fiori, perché sono proprio questi i protagonisti delle strade e delle viuzze che si snodano per il paese. E non hanno solo una funzione decorativa che colora porte, finestre e balconi, ma fanno parte dell’identità stessa del borgo.

La storia d’amore tra Spello e i fiori, infatti, affonda le sue radici in tempi lontanissimi. E sta per rivivere adesso grazie a all’infiorata del borgo, una delle più belle, sorprendenti e magiche d’Italia. Scopriamola insieme.

Bentornati a Spello

Inserito già nella lista dei borghi più belli d’Italia, Spello non ha bisogno di presentazioni. Non si tratta di un villaggio da visitare una volta, ma di un luogo in cui tornare, e farlo ancora, per ammirare tutta la bellezza che lo caratterizza.

Un mix perfetto di storia, cultura e tradizioni, di fiori e di profumi, di scorci meravigliosi che lo rendono un villaggio da fiaba. Nel periodo che va da maggio a ottobre, poi, nell’intero borgo va in scena una magia sorprendente grazie alla manifestazione  Finestre, Balconi e Vicoli fioriti.

In questi mesi, infatti, gli abitanti del paese si riuniscono in una competizione a suon di fiori colorando tutta Spello. Diversi esemplari spuntano dai vasi, sulle finestre, si inerpicano sui muri delle case e scendono dai balconi come una pioggia colorata.

Ma non è l’unico evento fiorito che si ammirare qui perché nel mese di giugno Spello si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo di immensa bellezza, una delle infiorate più belle d’Italia.

Le infiorate di Spello

Fonte: Getty Images

Le infiorate di Spello

Le infiorate di Spello

Si svolgono ogni anno, le infiorate di Spello, e sono diventate ormai un appuntamento irrinunciabile per tutti come dimostrano le migliaia di persone che giungono qui da ogni parte d’Italia e del resto del mondo.

Le infiorate si tengono in occasione del Corpus Domini, la festività che si celebra la nona domenica dopo la Pasqua e che, generalmente, cade a giugno.

L’intero borgo, in questa occasione, si trasforma in un palcoscenico di grandi dimensioni sul quale vengono srotolati tappeti e quadri floreali che onorano la celebrazione e che si snodano su quasi due chilometri.

Per realizzare questi capolavori artistici, gli infioratari di Spello lavorano minuziosamente durante tutto l’anno per raccogliere e conservare fiori che servono poi a confezionare questi quadri che poi resteranno esposti tra le vie e la piazza del centro storico.

Lo spettacolo è incredibile, reso ancora più magico da tutta una serie di eventi collaterali che si tengono nel paese in questi giorni e che coinvolgo tutti, grandi e bambini, abitanti del borgo e viaggiatori. Del resto, come abbiamo anticipato, si tratta di una tradizione antica e molto sentita.



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La prima testimonianza delle infiorate a Spello, infatti, risale al 1602, documentata nei registri contabili della Collegiata di Santa Maria Maggiore. Si usava lanciare dei petali verso il cielo e poi sistemarli ad arte una volta caduti. Con il trascorrere degli anni la tecnica è stata sempre più affinata fino ad arrivare alla prima iconografia del ‘900, firmata da Benvenuto Crispoldi, e poi ai giorni nostri.

Quando vedere le infiorate

Dopo due anni di stop a causa della pandemia, le infiorate del Corpus Domini tornano più belle che mai a Spello. L’appuntamento, più atteso che mai, è fissato per il weekend del 18 e 19 giugno. Ma tantissimi sono gli eventi che si susseguono già nei giorni precedenti all’infiorata come La notte dei Fiori, la mostra mercato Spello Giardini in Fiore e altre manifestazioni musicali e culturali.

Le infiorate di Spello

Fonte: Getty Images

Le infiorate di Spello
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Avvistati fenicotteri in Italia: è iniziata la magia

I fenicotteri non sono solo una tendenza da indossare o da sfoggiare nei design più ricercati. Perché questi animali sono reali e sono bellissimi.

E non stupisce che negli anni il desiderio di osservarli da vicino si sia trasformato nel motivo stesso di viaggi dall’altra parte del mondo. L’esempio più celebre è sicuramente quello di Flamingo Beach, l’iconica spiaggia di Aruba che ospita i fenicotteri rosa.

Eppure non c’è bisogno di volare così lontano per avere incontri ravvicinati con gli animali in questione, perché in Italia, nel mese di giugno, la Sardegna diventa l’habitat ideale di migliaia di fenicotteri rosa da ammirare.

I fenicotteri rosa del Parco Naturale Regionale di Molentargius

Lo avevamo già annunciato nell’articolo dedicato ai fenomeni naturali più straordinari del mondo da vivere almeno una volta nella vita: giugno è il mese in cui è possibile realizzare i propri sogni, quelli di avvistare i fenicotteri rosa. E come vi abbiamo anticipato, non c’è bisogno di volare dall’altra parte del mondo perché anche l’Italia, negli anni, è diventata la casa di questi uccelli migratori.

Per ammirare lo spettacolo dobbiamo recarci in Sardegna. È qui che da oltre trent’anni, lo stagno del Parco Naturale Regionale di Molentargius, viene letteralmente invaso da numerose colonie di fenicotteri rosa che hanno scelto questo luogo per nidificare.

Non è un caso, infatti, che proprio questo parco naturale sia considerato uno dei luoghi più importanti di tutto il Mediterraneo per la nidificazione dei fenicotteri. In realtà non sono rari gli avvistamenti anche durante gli altri periodi dell’anno, tuttavia è durante la seconda metà del mese di giugno che lo stagno si riempie di uccelli.

La visione agli occhi appare straordinaria: i colori azzurri dello stagno si tingono di rosa grazie alla presenza dei fenicotteri. Ed è allora che inizia la magia.

Dove avvistare i fenicotteri in Sardegna e in Italia

Il Parco Naturale Regionale di Molentargius non è l’unico luogo dove poter scattare istantanee di immensa bellezza che hanno come protagoniste questi animali.

Sono diversi, infatti, i luoghi di avvistamento di fenicotteri rosa in Sardegna e in tutta Italia. Lo stagno di Cagliari, conosciuto anche come laguna di Santa Gilla, ospita tutto l’anno colonie di fenicotteri che qui hanno trovato ideali condizioni di vita.

Anche nella zona di Oristano, ricca di stagni e paludi, è possibile avvistare numerosi esemplari di fenicotteri rosa. Le zone più suggestive da raggiungere nel mese di giugno sono lo stagno di Cabras, quello di Santa Giusta, lo stagno di Sale ‘e Porcus e la laguna di Mistras.

Anche in Sicilia è possibile fare incontri ravvicinati con i fenicotteri. Il loro rifugio preferito è la Riserva Naturale Orientata Saline di Priolo, vicino a Siracusa.

Diversi i punti di avvistamento in Puglia. Diversi esemplari sono osservabili presso le Saline di Margherita di Savoia e nelle suggestive Saline dei Monaci che affacciano direttamente sul mare del meraviglioso Salento.

I fenicotteri rosa hanno trovato la loro casa anche nel nord del nostro stivale. I luoghi dove è possibile avvistarli durante tutto l’anno sono il Parco del Delta del Po e Valli di Comacchio e la Riserva naturale Salina di Cervia.

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Bocca della Verità, la tappa leggendaria delle vacanze romane

State organizzando un viaggio a Roma? Allora preparatevi a programmarne già un altro, e poi un altro ancora, perché la capitale è così ricca di meraviglie, misteri e leggende che non vi basterà un solo viaggio per scoprirle tutte.

Dalle suggestioni del quartiere Coppedé alla maledizione lanciata dalla strega intorno alla Fontana dei Quattro Fiumi, passando per l’enigmatica Porta Magica in Piazza Vittorio Emanuele II: quante leggende si nascondono tra le strade della città eterna? Così tante che non si possono contare.

Ma ne esiste una che, più di tutte, attira ogni giorno migliaia di cittadini e turisti. Una vera e propria icona da raggiungere, fotografare e scoprire per chiunque abbia il desiderio di vivere le proprie vacanze romane. Stiamo parlando della Bocca della Verità. E vi anticipiamo che qui le bugie non sono ammesse.

La Bocca della Verità

La Bocca della Verità non ha bisogno di presentazioni perché si tratta di una delle attrazioni turistiche più popolari e affascinanti della città eterna.

Fascino e mistero caratterizzano da sempre questo grande volto umano in marmo dalle dimensioni maestose, 1,80 metri di diametro e un peso di oltre 1.300 Kg, ma fu la sua apparizione nella celebre pellicola Vacanze Romane a renderlo immortale. Quella scena con Audrey Hepburn e Gregory Peck, protagonisti del film, ha attirato la curiosità di persone da tutto il mondo. Chi è la persona raffigurata? E cosa c’è di vero in tutte quelle leggende che aleggiano intorno a questa maschera di marmo?

Iniziamo con quello che sappiamo per certo. Questo grande e antico mascherone in marmo, conosciuto come Bocca della Verità, si trova nell‘omonima piazza e più precisamente nel portico anteriore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin, collocato qui nel 1632.

Le sue origini, però, sono molto più antiche. Secondo gli esperti si tratta di un tombino costruito in epoca Romana e questo troverebbe conferma anche nell’effige del volto maschile perfettamente visibile. In passato, infatti, i tombini della città erano realizzati con raffigurazioni di divinità fluviali che avevano il compito di inghiottire l’acqua piovana e salvare i i quartieri più a rischio. Si è ipotizzato che sulla Bocca della Verità sia rappresentato il dio Oceano, un oracolo o un fauno.

La presenza dei fori, che corrispondo a bocca, naso e narici confermano la funzione di tombino.

La fine della storia e l’inizio di una leggenda

Le dimensioni maestose e la storia di questo tombino basterebbero a renderlo un gioiello antico da preservare e ammirare. Eppure la fama di questo tondo marmoreo va oltre la storia ed è legato a leggende antiche e suggestive che vivono e sopravvivono ancora oggi.

Sono in molti a Roma, e non solo, a credere che la bocca della scultura morda la mano di chi non racconta la verità. Una leggenda, questa, che affonda le sue origini nel Medioevo e che ha fatto sì che molti mariti gelosi portassero le loro mogli proprio al cospetto della Bocca della Verità per scoprire eventuali tradimenti. Ancora oggi, questa storia popolare, stuzzica la curiosità collettiva di cittadini e turisti provenienti da tutto il mondo.

Un’altra leggenda collegata alla Bocca della Verità racconta che questa possa pronunciare oracoli.

Tra le storie collegate al tondo marmoreo troviamo quella dell’imperatore Giuliano che parlò con il diavolo proprio attraverso la Bocca della Verità. Fu il demonio a promettergli grandi ricchezze e prosperità in cambio della restaurazione del paganesimo.

Un’altra leggenda, invece, ci parla di Virgilio Grammatico, scrittore ed erudito del VI secolo. La storia vuole che l’uomo, praticante di magia, costruì la Bocca della Verità per scoprire i tradimenti di sua moglie. La prima a mettere la mano nella Bocca fu proprio lei, perdendo il braccio per la bugia raccontata.

Quindi la Bocca della Verità morde? Mangia? Divora? Questo non vogliamo svelarvelo. Provate voi stessi a mettere la mano, ma per sicurezza cercate di non mentire.

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Più belle delle fiabe: le spiagge che sono rosa per davvero

Il mondo che abitiamo è pieno di meraviglie naturali sorprendenti e mozzafiato, così belle da non sembrare neanche vere. E non stupisce che alla base di quei viaggi che ci portano dall’altra parte del globo ci sia proprio il desiderio di vedere con gli occhi e toccare con mano questi spettacoli messi in scena da Madre Natura.

Visioni sublimi e idilliache che incantano e stordiscono i sensi, che sembrano appartenere a immaginari favolistici e surreali. Come le spiagge rosa.

E attenzione perché non si tratta di cartoline dipinte a mano, né tanto meno di filtri o ritocchi: le spiagge rosa sono reali e sono bellissime. Ecco dove si trovano.

Le spiagge rosa nel mondo

Non ci sono trucchi né inganni. C’è solo la generosità di Madre Natura che ha scelto di creare questi gioielli rari e preziosi che incantano da sempre e che ci spingono a volare anche dall’altra parte del mondo per incorniciare con lo sguardo questi paesaggi fiabeschi.

Il motivo della colorazione rosa della sabbia è stato rivelato e spiegato ampiamente dagli esperti. Grazie alla presenza di cristalli di corallo, briciole di rocce e frammenti dei gusci sfaldati degli organismi animali Foraminiferi, si viene a creare quella caratteristica sfumatura, ora accesa ora tenue, che contraddistingue in maniera unica questi gioielli naturali.

Anche se si tratta di un fenomeno spiegato, questo non intacca assolutamente tutta la suggestione che caratterizza questi luoghi. Perché a guardare le spiagge rosa del mondo sembra davvero che qualcosa di magico stia prendendo forma sotto ai nostri occhi.

Pantai Merah: la spiaggia rosa dell’isola di Komodo

Situata sulla suggestiva e incantata isola di Komodo, una delle più suggestive dell’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda nel Mar Flores, Pantai Merah è una delle più belle spiagge di tutto il mondo. Le sfumature di rosa fanno da contrasto alle mille sfumature d’azzurro che caratterizzano l’acqua che bagna l’arenile creando atmosfere da fiaba.

Un paradiso per gli amanti delle immersioni ma anche per gli esploratori e gli avventurieri. Sull’isola, infatti, è possibile fare incontri ravvicinati con gli ultimi dinosauri esistenti sulla terra.

Pink Sand Beach: benvenuti alle Bahamas

Tra le spiagge rosa più belle troviamo anche la Pink Sand Beach, probabilmente una delle più famose di tutto il mondo. Situata ad Harbour Island, questa spiaggia è una vera meraviglia, non solo per il suo caratteristico colore rosa ma anche per quel mare strepitoso che bagna l’intera costa.

Tangsi Beach: il rosa dell’Indonesia

Torniamo in Indonesia, questa volta a Lombok. È qui che esiste una spiaggia straordinaria che si illumina di rosa quando il sole brilla alto nel cielo.

Durante alcuni momenti della giornata, infatti, Tangsi Beach si colora di un rosa cangiante, tutto merito dei minuscoli frammenti di corallo rosso situati nella sabbia che fanno faville sotto i raggi del sole.

Elafonissi: la spiaggia rosa della Grecia

Non dobbiamo volare per forza dall’altra parte del globo per vivere la nostra fiaba. A Creta, infatti, esiste una spiaggia meravigliosa per colori e atmosfere che attira ogni anno migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

La sabbia di Elafonissi è bianca come quella delle isole tropicali, caratteristica che ha fatto guadagnare al luogo l’appellativo di Caraibi della Grecia, ma è intervallata da sfumature rosa che incantano. Inoltre, proprio di fronte all’arenile, c’è una piccola isola collegata alla spiaggia da una lingua sabbiosa che appare e scompare durante le maree.

La spiaggia rosa d’Italia

Anche l’Italia ha la sua spiaggia rosa e siamo certi che questa non ha bisogno di presentazione. Si tratta della celebre e iconica Spiaggia Rosa dell’Isola di Budelli in Sardegna, apparsa anche nell’iconico film Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni.

Essendo stata depredata dai turisti per molti anni, la spiaggia nell’Arcipelago della Maddalena è stata sottoposta a tutela e resa inaccessibile. È possibile comunque ammirarla via mare con tour organizzati dalle guide dell’arcipelago.

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Il paradiso naturale che è l’antica dimora di Zeus

Esistono luoghi che sprigionano un’aura magica e che trasportano in una dimensione “altra”, sospesa nel tempo, custodi di un fascino leggendario: nel nord- est della Grecia, quella che fu l’antica dimora di Zeus e delle maggiori divinità greche, è uno di questi.

Stiamo parlando del Monte Olimpo, la montagna più alta del Paese, che raggiunge i 2917 metri sul livello del Mar Egeo con la cima Mytikas: le sue pendici sono disegnate da gole strette e boscose, ricche di cascate e grotte dove si pensava vivessero le divinità minori, mentre le 52 vette restano innevate per 8 mesi all’anno, spesso nascoste da una fitta coltre di nubi.

Alla scoperta della culla della mitologia greca

La vetta più alta e difficile della montagna, Mytikas, venne raggiunta per la prima volta nell’agosto del 1913 da un gruppo di alpinisti svizzeri, Frederic Boissonnas e Daniel Baud-Bovy, guidati dal greco Christos Kakkalos: da allora, circa 10.000 persone all’anno visitano il Monte Olimpo per scalare o fare escursioni, anche se pochissimi tentano le vette più alte, Mytikas appunto e Stefani (la dimora di Zeus).

Ma forse un asceta potrebbe aver scalato per primo la montagna: la Cappella del Profeta Elia, che svetta sulla vetta Prophitis Elias, fu costruita a un’altitudine di 2.800 metri nel XVI secolo ed è ritenuta la cappella più alta di tutto il mondo ortodosso.

Nel 1938 qui venne istituito il primo parco nazionale greco grazie alla straordinaria biodiversità della zona: si stima che vi siano ben 1.700 specie vegetali (il 25% di tutte quelle presenti in Grecia) oltre a 32 specie di mammiferi e 108 di uccelli.
Nel 1981 l’UNESCO ha classificato l’area del Monte Olimpo come Riserva della Biosfera.

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Monte Olimpo

Dove si trova l’antica dimora di Zeus e come raggiungerla

Il monte Olimpo svetta al confine tra le regioni della Tessaglia e della Macedonia: l’accesso più comodo alla montagna e ai suoi sentieri è dal villaggio turistico di Litochoro, a circa 418 chilometri a nord di Atene o 91 a sud-ovest di Salonicco.

  • Per chi si sposta in auto, la partenza ideale è da Salonicco, con poco più di tre ore di viaggio sulla A1, sulla strada a pedaggio E75 e sulla EO 13.
  • Con il treno, dalla stazione ferroviaria principale di Atene si arriva a Larissa e poi si prosegue per Litochoro: il villaggio turistico dista circa otto chilometri in taxi.
    La prima tappa del viaggio dura circa 5 ore mentre lo spostamento da Larissa a Litochoro soltanto 35 minuti.
    Se partite invece dalla stazione di Salonicco, il treno diretto impiega circa un’ora e dieci minuti per raggiungere Litochoro.
  • Il viaggio in autobus dalla stazione di Salonicco dura circa due ore e dieci minuti, inclusi i 50 minuti di attesa a Katerini.
    Da Atene invece ha una durata dalle sette ore e mezza alle otto ore e mezza, incluso lo scalo di 50 minuti a Katerini.

Cosa fare sul Monte Olimpo: escursionismo e arrampicate

Raggiungere il Monte Olimpo è un’occasione unica per ammirare panorami incredibili e praticare trekking, escursioni e arrampicate in un territorio che profuma di leggenda.

Un trekking completo dura dai due ai tre giorni e prevede il pernottamento in uno dei rifugi del Parco: i sentieri variano di difficoltà da III a VIII secondo gli standard internazionali dell’alpinismo.

Informazioni dettagliate per il trekking sull’Olimpo sono disponibili presso il Club di alpinismo greco (EOS) di Litochoros, dove trovare anche mappe e volantini con tutto ciò che è necessario sapere per affrontare in sicurezza i sentieri.

Chi non ha esperienza di alpinismo ma vuole comunque godersi la bellezza del monte leggendario, può affidarsi alle guide che offrono una varietà di percorsi per singoli e gruppi di diverse abilità, comprese le famiglie, e indicazioni utili su preparazione, attrezzatura e abbigliamento.

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Trekking sull’Olimpo

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Le piscine naturali e segrete incastonate tra le Dolomiti

Esiste un luogo incantato in Italia che sembra uscito da una fiaba. Un posto dove è possibile riscoprire tutta la bellezza della natura incontaminata e selvaggia che qui è assoluta protagonista.

Ci troviamo nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e più precisamente nella Valle del Mis. Un gioiello naturale, questo, che si snoda tra diversi sentieri che partono dall’omonimo lago e che attraversano scenari mozzafiato.

Ci sono le cascate maestose e impetuose, ci sono i boschi lussureggianti e le aree verdeggianti. E ci sono i Cadini del Brenton, piscine naturali e segrete dall’acqua color smeraldo nascosti tra la natura selvaggia delle Dolomiti.

I Cadini del Brenton

È un’esperienza unica, quella che si vive una volta entrati nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Un’avventura che ci permette di entrare in contatto con la natura autentica e incontaminata, per rigenerare i sensi e incantare la vista, per vivere esperienze indelebili.

È qui, all’interno del parco, che pozze d’acqua dai colori intensi e brillanti si aprono improvvisamente davanti allo sguardo degli esploratori. Queste piscine segrete, che prendono il nome di Cadini del Brenton, si trovano nel territorio comunale di Sospirolo.

A crearli è stata la natura. I Cadini del Brenton, il cui nome deriva da catini, sono delle cavità naturali scavate dal Torrente Brenton che, con la sua forza erosiva, ha levigato le rocce fino a creare queste piscine disposte tra i ripiani rocciosi.

In tutto si contano più di dieci vasche naturali, anche se non tutte visitabili, che appaiono come pozze ricolme d’acqua dolce e che creano in questa zona del parco uno scenario fiabesco e magico.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

Come raggiungere le piscine segrete delle Dolomiti

Dal Lago del Mis si snodano diversi sentieri che conducono alla scoperta delle meraviglie circostanti. Da una parte c’è l’itinerario delle cascate, che comprende le cascatelle del torrente del Brenton e la suggestiva Cascata della Soffia. Dall’altra, invece, troviamo i Cadini del Brenton, una delle attrazioni più belle e suggestive dell’intero territorio.

Per raggiungere e visitare le piscine segrete del parco bisogna percorrere un sentiero circolare che parte dal Ponte del Mis e che attraversa un piccolo e fitto bosco. Proprio al termine di questo ci si ritrova davanti alla meraviglia della natura: le vasche naturali si susseguono una dopo l’altra mettendo in mostra giochi di luce e di ombre che incantano lo sguardo.

Sono quindici, in tutto, i catini formati dal torrente Brenton, ma non tutti sono visibitabili. Alcuni, quelli posti più in alto, sono letteralmente circondati e immersi in una natura aspra e impervia. Gli altri dieci, invece, sono attraversabili grazie a  ponti in legno.

Attenzione però perché non è concesso fare il bagno in queste piscine naturali. Anche se davanti a tanta meraviglia il desiderio di tuffarsi può diventare impetuoso, il divieto imposto dall’Ente del Parco è un’azione necessaria per la conservazione dell’area dai rischi dovuti all’impatto umano.

La visita ai Cadini del Brenton è consentita nei mesi che vanno da marzo a novembre e il costo d’ingresso è di due euro a persona.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

 

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I papaveri ondeggiano tra il vento: questi luoghi si tingono di magia

C’è qualcosa di estremamente affascinante, seducente e quasi magnetico negli scenari che si palesano davanti ai nostri occhi con l’imminente arrivo dell’estate.

La natura, che durante la primavera ha messo in scena i suoi spettacoli più belli, continua a regalarci visioni incantate e magiche tingendo di nuovi colori i luoghi che già conosciamo e quelli che desideriamo esplorare.

L’oro giallo dei girasoli, i colori cangianti dei rododendri e la particolarità delle piante esotiche ci spingono a metterci in viaggio per osservare questi paesaggi floreali. Ma l’arrivo dell’estate coincide anche con un’altra fioritura, superba e selvaggia, che tinge i prati di un rosso scarlatto: quella dei papaveri.

Fioritura dei papaveri: le zone rurali si tingono di rosso

Quelle distese di fiori rossi che si estendono e si perdono all’orizzonte affascinano e ispirano da sempre. Lo hanno fatto con musicisti, poeti, pittori e illustratori, lo fanno con le persone che si mettono in viaggio proprio per ammirare quel quadro naturale dominato dal rosso scarlatto.

Del resto, la bellezza di questa pianta erbacea e selvaggia, che cresce spontaneamente tra i campi, i bordi delle strade e delle ferrovie, ci incanta da sempre.

Dove andare in Italia, per ammirare le distese di papaveri in fiore, lo sappiamo bene: dal red carpet nel parco dell’Alta Murgia a Lonato del Garda, passando per la straordinaria fioritura di Castelluccio dove la tavolozza si amplia di altri colori incredibili grazie alla presenza di diverse specie in fiore.

Eppure c’è un’altra destinazione da raggiungere quando l’estate sta per cominciare ed è l’Inghilterra rurale, perché è qui che i tulipani che sbocciano tra i campi mettono in scena tutta la loro bellezza spontanea e autentica.

A caccia di papaveri n Inghilterra

Si chiama Papaver rhoeas, detto anche papavero comune, è questa la specie più diffusa in Inghilterra, così come in Italia. Questi fiori crescono in maniera spontanea lungo le autostrade, i prati e i campi agricoli.

I papaveri in Inghilterra debuttano con l’arrivo dell’estate raggiungendo il picco di fioritura tra metà giugno e metà luglio. È questo il momento in cui fotografi e viaggiatori si mettono in cammino per catturare la bellezza dei panorami che cambiano col il sorgere del sole e il suo tramonto.

Dove andare, per scattare istantanee di immensa bellezza, ve lo diciamo noi. Tra i luoghi più celebri per ammirare i campi di papaveri troviamo la regione delle Midlands Occidentali. Dalla zona di Kidderminster a Newport, passando per Shropshire vi ritroverete davanti a lussureggianti campi di papavero che si perdono all’orizzonte. Da non perdere, assolutamente, è la cittadina di Bewdley nel distretto forestale di Wyre nel Worcestershire. Per avere un’idea di ciò che vi aspetta, basta guardare la fotografia in apertura.

Nelle East Midlands, invece, una tappa obbligata è quella che ci conduce a Merry’s Meadows, una riserva naturale di 12,4 ettari a ovest di Stretton, nel Rutland. È qui che durante i mesi estivi, i tulipani e i fiori selvatici più belli d’Inghilterra mettono in scena spettacoli emozionanti che lasciano senza fiato.

Per chi si mette in viaggio dalla capitale, segnaliamo i poppy field di Welwyn Garden City, la suggestiva e inebriante città giardino dell’Hertfordshire che dista da Londra poco meno di un’ora in auto. Poco più distante, invece, troviamo la pittoresca Northampton, guardatevi bene intorno perché i campi di papaveri qui vi sono mozzafiato.