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Quali crociere fare per vedere l’aurora boreale

L’aurora boreale è uno spettacolo naturale mozzafiato che, da millenni, ha ispirato leggende e miti in tutto il mondo, arricchendo il folklore dei Paesi nordici. Alcuni popoli vedono negli spettacolari giochi di luce gli spiriti dei defunti, mentre altri raccontano di una volpe magica che, correndo tra la neve, lanciava scintille luminose nel cielo. Un’altra suggestiva leggenda narra di fuochi accesi dal Creatore, rifugiatosi al Nord dopo aver dato vita alla Terra, come simbolo del suo amore per l’Umanità.

Ma la scienza ci offre una spiegazione altrettanto affascinante: l’aurora boreale è il risultato dell’interazione tra le particelle cariche provenienti dal sole e le molecole di gas presenti nell’atmosfera terrestre. Tali collisioni creano scie luminose dalle forme e dai colori straordinari, che si dipanano nelle notti nordiche, lasciando senza fiato chiunque abbia la fortuna di assistervi.

I momenti migliori sono tra febbraio e marzo e tra la fine di agosto e ottobre, durante gli equinozi. Se scegliete di regalarvi una crociera verso il Nord Europa, avrete l’opportunità di visitare alcuni dei luoghi più iconici per ammirare questo straordinario spettacolo della natura.

La Crociera con il postale dei fiordi in Lapponia e Capo Nord

Un viaggio che vi porterà a esplorare l’estremo nord dell’Europa, immersi in paesaggi selvaggi e incredibili. Partirete dalle foreste innevate della Lapponia, attraversando la vasta tundra norvegese, fino a raggiungere la pittoresca cittadina di Kirkenes, al confine con la Russia. Da lì, il viaggio prosegue a bordo delle moderne navi della compagnia Havila, lungo la storica rotta del postale dei fiordi, navigando tra le maestose coste della Norvegia artica.

Doppiando Capo Nord, uno dei punti più a nord del continente europeo, arriverete alla magica Tromsø, conosciuta come la capitale dell’Artico. Durante le notti, l’obiettivo sarà quello di trovarsi nel luogo perfetto per lasciarsi incantare da uno dei fenomeni naturali più straordinari. Il periodo scelto, vicino all’equinozio, è scientificamente il migliore, e la latitudine da attraversare è tra le più favorevoli per vedere le luci danzanti del cielo. Tuttavia, sarà il meteo e un pizzico di fortuna a decidere se l’aurora boreale si mostrerà in tutta la sua splendida magia durante le fredde notti artiche.

15 giorni in Norvegia da Amburgo a Capo Nord

Imbarcatevi in un viaggio invernale che parte da Amburgo e vi conduce verso le coste della Norvegia, oltre il Circolo Polare Artico e sotto la zona aurorale, dove il cielo notturno potrebbe regalarvi lo spettacolo dell’aurora boreale. L’itinerario di due settimane a bordo della crociera di Hurtigruten è pensato per chi desidera immergersi nelle meraviglie naturali del profondo Nord, con la garanzia di vivere l’esperienza magica delle luci del nord.

Attraverserete fiordi incantati, piccoli villaggi di pescatori e gemme nascoste, fino a raggiungere alcuni dei panorami più selvaggi e mozzafiato della Norvegia. Lungo il percorso, incontrerete maestosi ghiacciai, fiordi silenziosi e una variegata fauna artica. Le giornate saranno dedicate a escursioni emozionanti, tra cui ciaspolate nei paesaggi innevati, gite su slitte trainate da husky, sci di fondo (da dicembre ad aprile) e, se viaggiate tra ottobre e febbraio, potrete persino partecipare all’avvistamento delle balene.

E, se tutto questo non fosse abbastanza, il viaggio vi porterà fino a Capo Nord, dove il paesaggio artico si apre in tutta la sua magnificenza. Da settembre a marzo, l’aurora boreale sarà il coronamento di notti artiche indimenticabili.

Alla ricerca dell’aurora boreale in Groenlandia e Islanda

aurora boreale in Islanda

Fonte: iStock

Le Luci del Nord in Islanda

Da non perdere è l’occasione di ammirare con i propri occhi due delle ultime aree selvagge incontaminate del pianeta con l’itinerario di 12 giorni di Quark Expeditions Sotto l’aurora boreale: esplorando l’Islanda e la Groenlandia orientale.
Navigando lungo i Fiordi Nord Occidentali islandesi (Vestfjords) e la remota costa nord-orientale della Groenlandia, sede del più grande sistema di fiordi del mondo, scoprirete paesaggi diversi e aspri, abitati dalla fauna artica. Immersi nella bellezza selvaggia dell’Artico, sperimenterete in prima persona la cultura Inuit a Ittoqqortoormiit, visiterete antichi siti Thule ricchi di storia e apprezzerete i massicci iceberg e le imponenti scogliere su cui dimorano gli uccelli artici. Se siete fortunati, potreste anche avvistare la spettacolare aurora boreale che danza nel cielo.

Una crociera nell’incanto della Finlandia

Assistere all’aurora boreale in Finlandia a bordo di una crociera è una delle esperienze più entusiasmanti e indimenticabili. Il fascino di vedere le luci del nord danzare nel cielo notturno, mentre vi rilassate a bordo di una nave di lusso, è reso ancora più speciale dalla bellezza della costa finlandese che si svela davanti ai vostri occhi.

Compagnie come Hurtigruten, Viking Line e Finnlines propongono crociere di qualità, ognuna con il suo stile, servizi e itinerari unici. Se preferite un’esperienza più lussuosa o intima, le piccole navi possono essere l’ideale, mentre le navi più grandi offrono maggiori attività a bordo, servizi di ristorazione e intrattenimento. Altre compagnie come Aida Cruises, Tui Cruises e P&O Cruises progettano speciali itinerari per avvistare l’aurora boreale, unendo la poesia del magico fenomeno con l’esplorazione delle incantevoli città costiere.

Le crociere variano in base alla durata: alcune di tre o quattro giorni, perfette per chi ha meno tempo, mentre altre possono arrivare fino a 10 o 12 giorni, per un’esperienza più completa. A bordo, troverete ad attendervi cabine confortevoli e ristoranti che offrono cucina locale e ponti di osservazione panoramici, ideati per scorgere lo spettacolo dell’aurora boreale.

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Vetralla, il Natale è già arrivato: è esplosa la magia

C’è sempre un certo stupore nell’osservare lo scorrere delle stagioni, nell’ammirare tutti gli spettacoli di Madre Natura che, come un sapiente artigiano, plasma tutto ciò che ci circonda. Ma c’è un periodo che, più di altri, ha qualcosa di speciale e unico, una scintilla che fa sognare, che ci incanta e ci fa diventare bambini. Stiamo parlando del Natale, un momento gioioso e condiviso che è atteso dai più.

Ed è proprio questa attesa che, in un settembre che profuma già da autunno, è stata annullata. È successo in una pittoresca cittadina dal sapore medievale, che dista pochi chilometri da Roma, situata proprio lì, nel verde dei Monti Cimini e nei pressi del cratere vulcanico che ha visto nascere il Lago di Vico.

Ci troviamo a Vetralla, nel cuore della Tuscia. È proprio qui che il 13 settembre Santa Claus ha deciso di arrivare, e di sostare, per far sognare grandi e bambini in attesa del giorno più bello dell’anno. È sempre qui che il Natale è già arrivato facendo esplodere la magia.

Babbo Natale è arrivato in Itala. E si trova a pochi chilometri da Roma

Pittoresca, deliziosa, ricca di storia e di cultura: Vetralla è una di quelle destinazioni che tutti dovremmo raggiungere almeno una volta nella vita. Situato ad appena 70 km dalla Capitale, il comune viterbese è stato a lungo crocevia di popoli e culture che intersecano le storie etrusche, romane e longobarde.

Passeggiare per le strette viuzze, ammirare il centro storico e respirare l’atmosfera di un tempo: questi sono solo alcuni dei motivi per visitare Vetralla. Ma ce ne uno che, a partire da settembre, renderà ancora più bella la permanenza in questo luogo.

Dal 13 settembre, e fino a gennaio, il comune viterbese ospiterà Babbo Natale e tutto il suo entourage, anticipando di qualche mese il calendario con l’obiettivo di regalare un sogno a grandi e bambini. Attraverso tutta una serie di percorsi, di giochi e di strutture da visitare, i viaggiatori potranno immergersi completamente nel magico mondo del Natale già a partire da questo autunno.

Atmosfere di Natale a Vetralla

Fonte: Ufficio Stampa

Le magiche atmosfere del Regno di Babbo Natale a Vetralla

Il Regno di Babbo Natale a Vetralla

Non è la prima volta che Santa Claus sceglie Vetralla come sua dimora, anche se mai era arrivato così in anticipo. Il comune viterbese, infatti, è da anni un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti di questa festa. Basti pensare che il Regno di Babbo Natale, che prende vita nel Periodo dell’Avvento, attira ogni anno più di  600.000 persone provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa.

Quello che inizialmente era un negozio di addobbi e decorazioni natalizie, con gli anni si è trasformato in un vero e proprio regno incantato, attirando così tutte le persone affascinate dalle abbaglianti atmosfere di dicembre. Qui è possibile incontrare gli elfi, immergersi nelle suggestive atmosfere natalizie, attraversare tunnel di luci e magia e poi, ancora perdersi nel tunnel glaciale e nel bosco fatato. Si può fare shopping nel villaggio, pattinare sul ghiaccio e assistere alle parate e agli spettacoli giornalieri. Ovviamente non mancano gli incontri con Babbo Natale che è proprio lì, nella sua casetta, ad accogliere i bambini di ogni età (da 0 a 1000 anni).

Tutti sono invitati a entrare in questo mondo. A sognare e a toccare con mano la magia per vivere lo spirito più autentico del Natale in modi e maniere straordinarie. L’ingresso è gratuito e il Regno di Babbo Natale a Vetralla resterà aperto tutti i giorni della settimana dal 13 settembre e fino al 6 gennaio del 2025.

Le parate e gli spettacoli di Natale a Vetralla

Fonte: Ufficio Stampa

Parate e spettacoli nel Regno di Babbo Natale a Vetralla
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Castello di Acquafredda, in Sardegna, un luogo pieno di misteriose leggende

Sulla cima di un colle di origine vulcanica, nel cuore della suggestiva valle del Cixerri, si erge maestoso il Castello di Acquafredda, un luogo intriso di mistero e leggenda. Situato nella parte sud-occidentale della Sardegna, a soli quattro chilometri da Siliqua, l’affascinante maniero domina dall’alto il territorio e dona una vista panoramica che abbraccia il verde della valle fino a Cagliari, e si estende dalla Marmilla all’Iglesiente.

In particolare, all’alba e al tramonto, le ombre del castello si allungano sulla vallata, creando un’atmosfera magica e quasi surreale, sospesa nel tempo. Conosciamolo meglio.

La storia del Castello di Acquafredda

Importante testimonianza di struttura fortificata medievale, il castello, secondo la tradizione, fu edificato dalla potente famiglia dei Donoratico della Gherardesca quando acquisirono il controllo del sud-ovest della Sardegna. Il leggendario conte Ugolino dei Donoratico, signore del Cagliaritano e reso immortale da Dante nel XXXIII canto dell’Inferno, ne divenne proprietario nel 1257. Tuttavia, le origini del castello risalgono a un’epoca precedente, poiché è già menzionato in una bolla papale del 1215.

Dopo la tragica morte di Ugolino nel 1288 (imprigionato a Pisa nella torre dei Gualandi), il castello passò sotto il dominio di Pisa, per poi cadere nelle mani degli Aragonesi nel 1324. Nei secoli successivi, cambiò proprietario più volte, passando da un feudatario all’altro, fino a quando nel 1785 venne riscattato da Vittorio Amedeo III di Savoia.

In visita al maniero: cosa vedere e cosa fare

Il Castello di Acquafredda svetta fiero tra la macchia mediterranea, perfettamente integrato nel paesaggio collinare, e si articola su tre livelli che seguono l’andamento del pendio: l’ingresso avviene a quota 150 metri, varcando una porta che un tempo era protetta da tre torri, collegate da una cinta muraria. Di queste, è sopravvissuta ai secoli la torre centrale e, grazie a un recente restauro, oggi si mostra in tutta la sua imponenza.

All’interno di questa prima linea difensiva spiccava il borgo medievale, dove si disponevano alloggi, magazzini, stalle, cisterne e mulini, essenziali per la vita quotidiana degli abitanti. Salendo a quota 200 metri, si incontra la poderosa torre cisterna, un altro elemento fondamentale per la sopravvivenza del castello, che permetteva di conservare un’ingente scorta d’acqua. Il nome Acquafredda, infatti, deriva proprio da una sorgente che sgorga dalle rocce del colle.

Nella parte più alta, a 250 metri, ecco le massicce mura del mastio, dimora del castellano, un tempo accessibile solo tramite un ponte levatoio, che comprendeva un sotterraneo con cisterna, ancora oggi ben conservata, due piani e una terrazza ornata da merli guelfi. L’accesso al mastio conduceva a uno spiazzo centrale, attorno al quale erano disposti gli ambienti. Al secondo piano, la torre di guardia rimane intatta, testimone silenziosa di secoli di storia. Secondo la leggenda, proprio qui potrebbe essere stato rinchiuso Vanni Gubetta, complice dell’arcivescovo Ruggeri nel tradimento del conte Ugolino, entrambi condannati all’Inferno da Dante nella sua Commedia.

Dopo la visita al castello, potrete rilassarvi ai piedi del colle in un fresco bosco di eucalipti e pini, dove è presente un’area picnic attrezzata. Immersi nella natura, passeggerete lungo sentieri che offrono panorami indimenticabili e occasioni per il bird watching.
Non a caso, il Domo andesitico di Acquafredda (Monumento Naturale) è una meta di straordinario interesse storico, naturalistico, paesaggistico, geologico e floro-faunistico dove è possibile avvistare rari rapaci come il gheppio, la poiana e il falco grillaio, che qui nidificano e sorvolano la fortezza, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva.

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Stonehenge sorprende ancora, scoperta la vera origine della sua pietra

Stonehenge, straordinario sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury, in Inghilterra, da secoli affascina archeologi e studiosi per via delle sue leggende e dei suoi innumerevoli misteri. Su di esso, infatti, esistono pressoché infinite teorie sulla modalità e sullo scopo della sua costruzione, ma fino a questo momento ancora non si era trovata alcuna prova schiacciante per dimostrare la veridicità delle varie ipotesi. Tuttavia, un nuovo studio affermerebbe che è appena stata scoperta la vera origine della pietra con cui è stato costruito.

Lo studio che svela l’origine della pietra di Stonehenge

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature e svolto da un team internazionale di ricerca guidato dal geologo britannico Anthony Clarke dell’australiana Curtin University, sostiene che la composizione chimica dei minerali della monumentale Pietra dell’Altare di Stonehenge dimostrerebbe che il blocco di arenaria, per moltissimo tempo ritenuto originario del Galles, provenga in realtà dalla Scozia. Ciò vorrebbe dire, quindi, che questo sasso di ben 6 tonnellate sarebbe stato trasportato per oltre 700 chilometri.

Nel dettaglio, l’analisi effettuata dai ricercatori avrebbe rilevato che specifici granuli di minerali nella Pietra dell’Altare avrebbero un’età compresa tra 1.000 e 2.000 milioni di anni, mentre altri minerali circa 450 milioni di anni. Secondo il loro illustre e fondamentale parere emerso a seguito dello studio, questi dati fornirebbero un’impronta chimica distinta che suggerirebbe che la pietra provenga da rocce nel bacino delle Orcadi, in Scozia, ad almeno 750 chilometri di distanza da Stonehenge.

A questo punto, quindi, si aprono ancor più domande affascinanti su come tutto questo sia stato effettivamente possibile, considerando i vincoli tecnologici dell’epoca per trasportare una pietra così massiccia su distanze altrettanto gigantesche (soprattutto in quel momento storico). Stando alle prime ipotesi, vi è stata una probabile rotta di spedizione marittima lungo la costa della Gran Bretagna.

Perché è una scoperta importantissima

La Pietra dell’Altare è uno dei più grandi megaliti al centro di Stonehenge e il suo trasporto, per circa 750 chilometri, suggerirebbe che l’organizzazione della società neolitica britannica fosse molto più complessa e avanzata di quanto pensato fino a questo momento.

Gli studiosi avevano precedentemente stabilito che questo enorme sasso provenisse dalle colline del Galles occidentale, ma essendo la Pietra dell’Altare fatta di una roccia diversa rispetto alle altre la sua origine è stata spesso dibattuta, tanto che già lo scorso anno un gruppo di ricercatori dell’Università di Aberystwyth, in Galles, aveva messo un punto in modo definitivo sul fatto che la pietra non potesse provenire dal Galles. Tuttavia, la sua origine era rimasta sconosciuta, almeno fino a quest’ultima e interessantissima scoperta.

In questo recente studio, infatti, i dati raccolti dalla Pietra dell’Altare sono stati confrontati con i depositi sedimentari presenti in diverse aree del Paese, che hanno fatto emergere una corrispondenza con una sequenza di rocce situate nell’estremo nord-est della Scozia.

Tutto ciò suggerirebbe, dunque, che i popoli del Neolitico non fossero isolati, ma che al contrario possedevano una rete di contatti e scambi che si estendeva su distanze notevoli.

La scoperta appena effettuata ci fornisce quindi importantissime informazioni sull’origine di questo sito, che possono essere un ideale punto di partenza per provare a risolvere gli ancora tantissimi misteri e segreti che racchiude.

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Scozia: alla scoperta di 5 luoghi misteriosi

La Scozia è terra di paesaggi mozzafiato; una nazione ricca di cultura e tradizioni uniche. Con le sue antiche leggende, castelli infestati e luoghi enigmatici, questo paese  nell’estremità settentrionale della Gran Bretagna è un paradiso per chi ama il mistero e l’avventura. I miti dei clan (che derivano dalle tribù, gruppi composti per lo più da individui legati al capo da legami di sangue), le danze tradizionali, il suono delle cornamuse e la cultura gaelica contribuiscono a creare un’atmosfera magica che cattura l’immaginazione di ogni visitatore.

Alcuni luoghi sono l’emblema e l’essenza di tutto questo: scopriamo 5 luoghi misteriosi che raccontano la storia più enigmatica di questa affascinante terra.

I Crannog della New Stone Age

I Crannog sono antiche abitazioni costruite su laghi e fiumi, tipiche della Scozia preistorica, e uno dei più noti si trova nel Loch Tay, nella regione del Perthshire. Queste strutture risalenti alla New Stone Age sono avvolte nel mistero riguardo alla loro funzione e costruzione. Usati forse come abitazioni difensive, ritiri cerimoniali o semplicemente case, i Crannog sono testimoni silenziosi di una civiltà antica che ancora suscita curiosità e fascino. Lo Scottish Crannog Centre si trova sulle rive del Loch Tay, vicino al villaggio di Kenmore: questo museo vivente offre ai visitatori l’opportunità di esplorare una ricostruzione autentica di un crannog dell’età del ferro e di scoprire di più sulla vita e le tecniche costruttive delle persone che vivevano in queste strutture antiche. Per arrivarci, basta seguire le indicazioni per Kenmore dal villaggio di Aberfeldy o Crieff, entrambi facilmente raggiungibili in auto da Perth. Una volta a Kenmore, ci sono segnalazioni chiare che ti guidano verso il centro.

La Valle di Glencoe

La valle di Glencoe, situata nelle Highlands scozzesi, vicino al villaggio omonimo, è nota per la sua bellezza selvaggia e per la tragica storia del Massacro di Glencoe del 1692, dove molti membri del Clan MacDonald furono uccisi dai soldati governativi. La valle è spesso descritta come uno dei luoghi più spettrali della Scozia, con un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo. Si dice che le anime dei MacDonald uccisi vaghino ancora nella valle, e molte persone hanno riportato avvistamenti di figure spettrali e suoni inspiegabili. In generale, Glencoe è un paradiso per gli escursionisti e sono diversi i sentieri che includono il Lost Valley (Coire Gabhail), il Devil’s Staircase e le Three Sisters (verificare di avere l’equipaggiamento adeguato e le condizioni meteorologiche prima di partire). Ancora, il Centro Visitatori di Glencoe, gestito dal National Trust for Scotland, offre mostre informative sulla geologia, la flora, la fauna e la storia umana della valle. È un buon punto di partenza per comprendere meglio l’area. La Valle di Glencoe è facilmente raggiungibile in auto. La A82 è la strada principale che attraversa Glencoe, collegando Glasgow e Fort William e, partendo da Glasgow, il viaggio dura circa 2 ore e mezza. Diverse compagnie di autobus offrono servizi regolari verso Glencoe da Glasgow, Fort William e altre città vicine; in alternativa si può prendere un treno per Fort William (la linea ferroviaria West Highland offre un viaggio panoramico spettacolare!) e poi un autobus o un taxi fino a Glencoe.

Skaill House

Skaill House, situata sulle isole Orcadi vicino al sito neolitico di Skara Brae, è una dimora storica risalente al XVII secolo e nota per le sue leggende di fantasmi e apparizioni spettrali. Costruita vicino a Skara Brae, offre un intrigante connubio di storia antica e leggende moderne. Tra i racconti più noti, ci sono quelli di una misteriosa dama in grigio che si dice vaghi per le stanze della casa e di rumori inspiegabili che disturbano i visitatori. Skaill House è aperta ai visitatori durante la stagione turistica, generalmente da aprile a ottobre con visite guidate che esplorano la storia della casa e le leggende spettrali che la circondano. Arrivarci non è immediato: si può prendere un traghetto da John O’Groats, Scrabster o Gills Bay; oppure con un volo diretto per l’aeroporto di Kirkwall. Poi da Kirkwall o Stromness, bisogna guidare seguendo le indicazioni per Skara Brae, che si trova accanto a Skaill House, o prendere un autobus locale.

Il Castello di Edimburgo

Il Castello di Edimburgo domina la skyline della capitale scozzese dalla sua posizione strategica sulla Castle Rock. Avvolto da numerose leggende di fantasmi, il castello è stato teatro di avvistamenti di figure spettrali, come il suonatore di tamburo senza testa che si dice annunciare cattivi presagi. Inoltre, la prigione del castello è nota per essere infestata dai fantasmi dei prigionieri che vi morirono in condizioni terribili. Partecipare a una delle visite guidate del castello è il modo migliore per scoprire le storie più inquietanti e immergersi nell’atmosfera misteriosa di uno dei luoghi più iconici della Scozia.

Castello di Edimburgo

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Castello di Edimburgo

La Cappella di Rosslyn

La Cappella di Rosslyn, situata nel villaggio di Roslin a pochi chilometri a sud di Edimburgo, è famosa per le sue intricate sculture e per i misteri che la circondano. Tra le leggende più affascinanti ci sono quelle sui Cavalieri Templari e il Santo Graal. La cappella è ricca di simboli enigmatici che hanno alimentato numerose teorie del complotto e ipotesi sulla sua vera funzione. La sua architettura e le sue decorazioni, come il celebre “Apprendista Pilastro”, continuano a suscitare interrogativi e ad attrarre studiosi e curiosi da tutto il mondo. La Cappella di Rosslyn si trova a circa 12 km a sud di Edimburgo e ci si può arrivare in auto, autobus o taxi. La cappella è aperta tutto l’anno, ma gli orari possono variare stagionalmente, quindi è meglio controllare il sito web ufficiale per gli orari aggiornati e prenotare in anticipo una visita guidata o il solo ingesso con audio guida  in loco.

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In Irlanda nasce il nuovo sentiero sulla montagna sacra di Croagh Patrick

Tra tradizioni e leggende, l’Irlanda è un luogo ricco di meraviglie tutte da scoprire: una delle mete più affascinanti per i pellegrini e gli amanti dell’escursionismo è senza dubbio Croagh Patrick, la montagna sacra legata alla figura del santo patrono del Paese. Per lungo tempo, affrontare questo pellegrinaggio significava districarsi tra percorsi ripidi e sterrati che non sono mai stati messi in sicurezza, ormai considerati troppo pericolosi. Nasce così un nuovo sentiero che consente di raggiungere la vetta della montagna senza più alcuna difficoltà, proteggendo anche l’ambiente naturale.

Il nuovo sentiero sul Croagh Patrick

L’Irlanda rimane la meta perfetta per gli escursionisti, offrendo una vasta scelta di paesaggi pazzeschi dove immergersi nella natura e affrontare lunghe camminate. Ci sono poi alcuni luoghi speciali, soprattutto per gli abitanti e i pellegrini: è il caso di Croagh Patrick, chiamata dai locali The Reek, una vera e propria montagna sacra. Si trova nel Mayo, una delle contee occidentali del Paese, ed è un piccolo rilievo montuoso alto appena 765 metri – non lasciatevi ingannare, perché sulla vetta si gode di un panorama sensazionale.

È  qui che nasce un nuovo sentiero, voluto soprattutto per mettere in sicurezza i pellegrini che precedentemente si arrampicavano lungo percorsi sterrati fin troppo pericolosi. Si tratta di un cammino lungo 4 km, nel cui punto di massima ampiezza si allarga per un paio di metri, consentendo di muoversi con maggior facilità. È stato realizzato in appena tre anni, utilizzando solo materiali scavati dalla montagna stessa: sono state spostate migliaia di tonnellate di pietre e di terra, per arrivare alla conclusione dei lavori. Il risultato è sorprendente, un vero e proprio viaggio spirituale nella natura per raggiungere la vetta di Croagh Patrick e godere della distesa infinita delle campagne e della costa della Wild Atlantic Way.

Per chi vuole avventurarsi in un trekking più impegnativo, l’ideale è percorrere il Croagh Patrick Heritage Trail, che ha come punto di arrivo proprio la montagna sacra. Il sentiero, lungo 61 km, inizia presso il villaggio di Balla e affronta alcuni dei paesaggi tipici irlandesi, tra boschi, torbiere e piccole colline verdi. Si attraversano numerosi villaggi e siti storici di grande importanza, come l’abbazia di Ballintubber (costruita nel XIII secolo), il letto di pietra ad Aughagower e l’incantevole Boheh Stone, dove si possono trovare incisioni artistiche del 3.000 a.C.

La storia di Croagh Patrick e del suo santuario

Perché il Croagh Patrick è considerato una montagna sacra? Questa imponente formazione rocciosa è legata alla figura di San Patrizio, il santo patrono d’Irlanda: si dice infatti che, nel corso del V secolo, egli affrontò la salita per raggiungere la vetta e vi rimase per 40 giorni e 40 notti, digiunando per tutto il periodo. Il santo fu impegnato nella costruzione di una chiesa, tutt’oggi visibile sulla cima della montagna. Nel 1905 vi si aggiunse una piccola cappella, che leggenda vuole sia stata realizzata da soli 12 uomini utilizzando pietra e cemento locali, trasportati sul Croagh Patrick a dorso di asino.

La montagna sacra è considerata da millenni un luogo di pellegrinaggio, ben prima che San Patrizio vi trascorse il suo periodo di digiuno nel V secolo. Oggi, qui si commemora una festa molto importante: si tratta del Reek Sunday, l’ultima domenica di luglio, quando migliaia di fedeli si arrampicano sul monte (spesso a piedi nudi) per espiare le proprie colpe, raggiungendo la vetta per ascoltare l’annuale messa che viene celebrata all’interno della cappella.

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Il lago di Resia e la leggenda del campanile che emerge dalle acque

A osservarlo sembra davvero di essere dentro a un sogno, uno di quelli in cui le cose assumono sembianze inedite, particolari, fantasiose. E invece si tratta di realtà, che diventa lo scenario perfetto per una cartolina favolosa. Non stupisce quindi che il Lago di Resia con il suo campanile che emerge dalle acque sia uno dei posti più ammirati, fotografati e apprezzati della Val Venosta.

Il campanile che si erge dalle acque è un vero e proprio simbolo di questi luoghi, conosciuto anche oltre i confini per il suo fascino e perché emblema e memoria del passato: la sua storia, cosa fare e la leggenda che aleggia intorno al Lago di Resia.

Lago di Resia, perché è famoso e la storia del campanile che emerge dalle acque

Si tratta del lago più grande tra quelli che si trovano nel territorio nord – occidentale della provincia di Bozano ed è artificiale: per vederlo si deve raggiungere il comune di Curon Venosta e si tratta di un bacino davvero ampio se si pensa che è lungo 6,6 chilometri e largo 1.

Stiamo parlando del Lago di Resia, in Val Venosta, tanto celebre perché dalle sue acque emerge un campanile. Ma come è possibile? Per capire cosa è accaduto si deve fare un passo indietro nel tempo e, più precisamente al 1947. All’epoca in questo luogo vi erano tre laghi naturali: Lago di Resia, il Lago di Curon ed il Lago di San Valentino alla Muta. Dal 1947 sono stati portati avanti i lavori per la realizzazione di una grande diga che ha fatto sì che i primi due bacini si unissero, oltre a sommergere il borgo di Curon e una parte di Resia.

Di quei tra laghi originali, quindi, è rimasto solo quello di San Valentino della Muta, mentre a memoria del precedente insediamento abitativo (che era stato fatto evacuare) vi è il campanile che emerge dalle acque in tutto il suo fascino. Non solo per lo stupore che suscita vederlo svettare dal profondo del lago innalzandosi verso il cielo, ma anche perché non manca una leggenda a lui legata.

E così questa magnifica immagine da cartolina, che negli anni ha visto accrescere la sua fama, attira anche con il suo mistero i visitatori.

La leggenda del campanile che emerge dalle acque del Lago di Resia

Tutti i luoghi più affascinanti celano delle leggende e dei misteri: sarà perché il loro fascino suscita curiosità, sarà perché le storie sono potenti attrazioni, ma anche il campanile che emerge dalle acque del Lago di Resia in Alto Adige ha la sua.

Si narra infatti che ogni tanto, durante le fredde nelle notti invernali, si possano sentire risuonare le campane. E la cosa sarebbe alquanto improbabile dal momento che sono state rimosse il 18 luglio 1959.

Tra l’altro il campanile è un bellissimo simbolo di architettura romanica, infatti risale alla prima chiesta realizzata, quella di Santa Caterina d’Alessandria e la sua torre campanaria, entrambe datate 1357.

I lavori al campanile del Lago di Resia

Nel corso degli anni è stato eseguito un intervento di restauro per preservare il campanile romanico, divenuto simbolo di questa zona dell’Alto Adige. Nel 2009 è stata abbassata l’acqua del lago per intervenire sulla statica, sulle facciate e per opere al tetto.

Opere importanti per mantenere tutta la bellezza e il fascino di un manufatto del passato, che ha resistito al tempo e al cambio dell’ambiente intorno a sé e che svetta ancora dalle acque a memoria di quello che c’era prima in quei luoghi.

Cosa fare sul Lago di Resia

Lo scenario è fiabesco, proviamo a immaginarlo: le acque del lago da cui spicca un campanile, le montagne con la loro selvaggia bellezza che fanno da contorno e poi le tante sfumature di verde che regala la natura. Ci sono tantissime cose che si possono fare se si programma una vacanza sul Lago di Resia, questa perla del nord Italia.

A partire da un giro per il paese di Curon Venosta, qui si trova anche il museo in cui scoprire la storia di questo luogo, oppure si può optare per una suggestiva escursione sul lago: meta di chi ama gli sport acquatici, vi si può infatti praticare vela e kitesurf, ma anche gite in canoa. D’inverno, poi, con il lago ghiacciato spazio a icesurfer e slitta a vela.

Lungo le sue rive si possono fare passeggiate e giri in bici, ma anche praticare la corsa: si tratta di un percorso che si snoda per oltre 15 chilometri, per l’80 per cento asfaltati in parte pianeggianti e in parte con piccoli dislivelli.

A fare da sfondo foresta, prati, montagne e lago: un luogo veramente da sogno e che diventa il posto perfetto per ricaricare la mente ed entrare in contatto con la natura. Ovviamente ci sono altre escursioni da fare a piedi o in bicicletta.

La location perfetta per una vacanza non solo in mezzo a uno dei posti più affascinanti delle Alpi, ma anche alla scoperta di un luogo che ha ispirato. Basti pensare che qui è stata girata la serie Netflix Curon, di genere fantastico. Come dimenticare, poi, Resto qui di Marco Balzano, libro pubblicato da Einaudi e lettura perfetta per accompagnare in una vacanza in questi luoghi.

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Luoghi energetici in Italia: cosa sono e dove si trovano

Avete mai visitato un luogo dove, per citare Stephen King, “un senso di mistero ha invaso il vostro cuore e la vostra mente”? Nel mondo sono tanti i luoghi considerati magici, in grado di emanare vibrazioni energetiche particolari e dove si percepisce un’aura speciale. Questi vengono chiamati luoghi ad alta energia e, se in alcuni casi rappresentano posti che invitano alla contemplazione e al silenzio, come quelli naturali, in altri si parla di una linea vera e propria che collega monumenti ed edifici specifici.

In Italia, questa misteriosa linea retta, chiamata ‘Linea di San Michele‘, unisce alcuni santuari con quelli situati in altri paesi come St. Michael’s Mount in Cornovaglia, Le Mont Saint Michel in Bretagna, il Monastero di San Michele Arcangelo di Panormitis nell’isola greca di Symi per poi raggiungere il Monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo ad Haifa, in Israele. Di chiese e abbazie dedicate all’Arcangelo ne esistono tante sul territorio italiano, ma quelle che si posizionano sulla linea retta energetica sono la Sacra di San Michele in Val di Susa e l’omonimo santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano. Questa linea è ricca di misteri, siete pronti a scoprirla?

La misteriosa linea di San Michele

L’Arcangelo Michele è colui che insorge contro Satana e i suoi satelliti in quanto difensore degli amici di Dio e protettore del suo popolo. Ed è proprio questo il racconto al centro della leggenda che ha dato vita alla misteriosa linea di San Michele. Secondo la tradizione biblica, la linea sarebbe stata tracciata con la spada dall’Arcangelo durante la lotta contro Lucifero, al termine della quale fu ricacciato e sigillato all’inferno.

La leggenda aggiunge anche un dettaglio in più, sottolineando che l’Arcangelo Michele sarebbe apparso in ognuno dei sette punti che tracciano la retta, conferendo a ogni posizione una particolare sacralità. Ed è proprio in questi punti che sono stati costruiti i monasteri e i luoghi di culto citati nel paragrafo precedente, custodi di un’energia potente avvertita da credenti e non. Oltre alla storia biblica, questa linea retta rappresenta anche il percorso di pellegrinaggio seguito dai devoti Micheliti.

I luoghi energetici in Italia

Il primo dei due santuari italiani situati sulla Via Micaelica si trova in Piemonte, nella Val di Susa, dove la venerazione per San Michele ha origini molto antiche, risalenti al V-VI secolo d.C. Costruita a partire dall’anno 1000 da cinque monaci benedettini su volere del vescovo Annuncone, la Sacra di San Michele sorge arroccata a 962 metri di altezza sulla punta del monte Pirchiriano, nelle Alpi Cozie. Come avvenne per il santuario de Le Mont Saint Michel in Francia, sempre secondo la leggenda, anche La Sacra fu realizzata su volere dell’Arcangelo che qui vi apparve ordinando al vescovo l’edificazione del santuario.

Questa maestosa abbazia, che ha ispirato la scrittura del monumentale “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, può essere raggiunta a piedi attraverso due percorsi: uno che la collega all’abitato di Chiusa di San Michele, e uno che la collega all’abitato di Sant’Ambrogio. Una volta arrivati, vi mancherà salire i 239 scalini in pietra per arrivare a questo luogo magico e ricco di mistero. I più avventurosi possono raggiungerla anche percorrendo la via Ferrata Carlo Giorda.

Il secondo santuario, tra i più importanti luoghi energetici in Italia, è il Monte Sant’Angelo in Puglia. Anche in questo caso si dice che il santuario dedicato al divino messaggero sia stato costruito dagli angeli e consacrato da San Michele in persona. Anche qui, secondo la leggenda, apparve al Vescovo dell’antica diocesi di Siponto, fondata dall’apostolo Pietro, rivelandogli l’arcano di un luogo inaccessibile e misterioso che, per volontà di Dio, era stato designato a sua privilegiata dimora terrena. La grotta viene considerata un luogo sacro che testimonia la nascita del culto micaelico sul Gargano. Qui potete visitare la Basilica Santuario, la Cappella Penitenziale e i Musei Tecum, che custodisce le cripte longobarde, il museo lapidario e quello devozionale.

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Boeing 787, 747, 737: perché questi aerei cominciano con il numero 7

Vi siete mai chiesti perché nella sigla dei modelli aerei Boeing viene utilizzato sempre il numero 7? Ci sono il Boeing 787, 747, 737 senza dimenticare il 777, il 757 e il 767. Sono molti i miti che aleggiano intorno a questa domanda, come la credenza che parla del 7 come numero fortunato e che, scegliendolo, gli aerei siano meno soggetti a incidenti. Molti matematici e ingegneri, invece, erano certi che il numero del Boeing 707 era stato scelto perché rappresentava il seno dell’angolo spazzato dall’ala. Niente di più lontano dal vero! La verità è un po’ più banale e ve la raccontiamo di seguito.

Breve storia della numerazione dei Boeing

I primi modelli di Boeing non utilizzavano la numerazione con il 7 all’inizio, diventata una consuetudine solo a partire dal Boeing 707, ma vennero chiamati semplicemente Model 40, Model 80 o Model 247. Poco orecchiabili, vero? Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’azienda capitanata da William Allen subì un ampliamento: se fino ad allora la Boeing era una compagnia specializzata nella costruzione di arei militari, da quel momento in poi si espanse anche sul mercato degli aerei commerciali. Come conseguenza, a ogni dipartimento venne associato un numero a tre cifre e a quello dedicato alla progettazione dei jet da trasporto spettò il 700.

A sostegno di questa strategia di diversificazione, il dipartimento di ingegneria divise i numeri dei modelli in blocchi di 100 per ciascuna area: i blocchi 300 e 400 continuarono a rappresentare i velivoli militari, il blocco 500 sarebbe stato utilizzato per i motori a turbina, il blocco 600 era per i razzi e i missili e il blocco 700 era per gli aerei da trasporto. Il primo aereo sviluppato da quest’ultimo blocco era il modello 700, ma la compagnia decise che non suonava bene per essere il nome del loro primo jet commerciale. Il dipartimento marketing della Boeing suggerì come nome Boeing 707, dal suono molto più gradevole.

Una strategia di marketing vincente

In seguito arrivò il Modello 717, per l’Air Force, al cui nome è stata aggiunta la designazione militare KC-135. Così il dipartimento di marketing della Boeing decise che tutti i modelli, la cui numerazione iniziasse e finisse con il numero 7, sarebbero stati riservati esclusivamente ai jet commerciali. L’unica anomalia è stato il Boeing 720, poiché una versione a corto raggio e con migliori prestazioni del modello 707, commercializzato con numerazione 707-020. Dal Boeing 717 in poi tutti i jet commerciali Boeing sono stati chiamati in successione in base alla formula 7-7: 727, 737, 747. Fino all’ultimo modello di aereo per trasporto commerciale, il Boeing 787 Dreamliner.

Alcuni di questi aerei sono diventati famosi anche perché hanno superato la prova del tempo meglio di altri. Il 737, per esempio, ha trasportato i suoi primi passeggeri 50 anni fa ed è ancora operativo e in buone condizioni. Il 737, l’aereo di linea di maggior successo mai costruito, è in circolazione da così tanto tempo che ha esaurito la numerazione. Altri modelli hanno scritto la storia dei viaggi in aereo, come il 747, progettato e costruito nel 1967, il primo velivolo a doppio corridoio al mondo. Dopo il 737-900, la Boeing ha lanciato la serie 737 MAX. L’ultima versione è il 737 MAX 10, entrato in servizio nel 2020.

In conclusione, la risposta alla fatidica domanda è racchiusa in una strategia di marketing vincente, considerata una delle più grandi di tutti i tempi.
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Tra storia e leggenda nella Valle delle Piramidi in Bosnia

Nascosto tra i Balcani, si cela uno dei più grandi misteri archeologici al mondo, che continua ad attirare l’attenzione di archeologi, ricercatori e appassionati di storia da tutto il globo. Stiamo parlando delle piramidi bosniache, situate vicino alla città di Visoko, a pochi chilometri dalla capitale Sarajevo. Nonostante l’intera comunità scientifica non le riconosca come piramidi ma come una formazione naturale, molti sostengono che siano opera di una civiltà avanzata. A guardarle ricordano davvero delle piramidi egizie con la differenza che, rispetto a queste ultime, quelle bosniache sono ricoperte da una fitta vegetazione. In questo articolo scopriremo la storia di questa valle, cosa vedere e cosa fare alle piramidi bosniache e, per gli amanti del mistero, alcuni aneddoti e curiosità intrisi di fascino.

Breve storia della Valle delle Piramidi in Bosnia

La scoperta delle piramidi bosniache è avvenuta in tempi recentissimi. Nel 2005, Semir Osmanagić, un archeologo amatoriale ed esperto di civiltà antiche, annunciò la scoperta di una serie di strutture a forma piramidale nella valle di Visoko, così denominate:

  • Piramide del Sole
  • Piramide della Luna
  • Piramide dell’Amore
  • Piramide del Dragone

Lo studioso, famoso per le sue teorie sulle piramidi in tutto il mondo, ha dichiarato che queste strutture, oggi ricoperte di terra e vegetazione, sono state state realizzate per mano di una civiltà evoluta e risalente a oltre 12.000 anni fa. Sin dall’inizio, la comunità scientifica di geologi e archeologi ha risposto con scetticismo alle dichiarazioni di Osmanagić, affermando che si tratta di “semplici” formazioni naturali che si creano tramite un processo di sedimentazione ed erosione e che prendono il nome di “colline piramidali”. La risposta da parte della comunità scientifica non ha convinto l’esperto Osmanagić che, per avvalorare la sua teoria, ha affermato che l’orientamento della piramide più prominente, fosse perfettamente in linea con i punti cardinali, il che indica una forte conoscenza dell’astronomia da parte dei costruttori. Che tu voglia credere alla teoria di Osmanagić o a quella della comunità scientifica non importa, quello che è certo è che questo sito vale assolutamente la visita e mette a disposizione tante cose da fare e da vedere. Le abbiamo raccolte tutte in questa guida.

Piramidi Bosniache: cosa vedere e cosa fare

Scoprire questo sito significa lasciarsi condurre in un viaggio tra storia e mistero, fatto di teorie che si scontrano e di misteriose leggende. Al di là degli aspetti controversi, visitare questa zona a pochi chilometri da Sarajevo è anche una splendida occasione per ammirare le bellezze naturali della Bosnia ed Erzegovina. Ecco le attrazioni principali della Valle:

Piramide del Sole

La Piramide del Sole è la più prominente e la più famosa tra le presunte piramidi della valle. Secondo le teoria di Osmanagić, questa struttura è alta circa 220 metri, superando in altezza la Grande Piramide di Giza. Studi e ricerche – ancora in corso – cercano di dimostrare l’esistenza di una struttura artificiale sotto strati di terreno e vegetazione. Questa collina è stata abitata in diversi periodi storici, sulla sua sommità, infatti, ci sono tracce di una cittadella medievale con tanto di fortezza e monastero. Durante vari lavori sulla cima sono stati trovati anche resti di fortificazioni romane e altri reperti come vasellame e statuette.

Piramide della Luna

La seconda piramide in termini di grandezza è la Piramide della Luna. Alcuni scavi hanno portato alla luce quello che sembra essere un complesso di blocchi di pietra e che avvalorerebbe la teoria di Osmanagić ma che, tuttavia, continua a essere smentita dalla comunità scientifica.

Piramide del Drago

La Piramide del Drago è più piccola rispetto alle altre e va a completare il trio delle strutture principali della valle. Situata in posizione apparentemente strategica, forma un triangolo equilatero con le Piramidi del Sole e della Luna. Un dettaglio che viene citato spesso come prova di un ragionamento umano che si cela dietro queste strutture. Anche questa piramide, come le altre, è ricoperta di vegetazione.

Tunnel di Ravne

Gli studi svolti su questo sito hanno portato alla luce un complesso sistema di tunnel sotterranei – chiamati Tunnel di Ravne – e che ha contribuito ad accrescere l’aura di mistero dietro alle piramidi bosniache. Questo intricato dedalo di gallerie sotterranee si estende per diversi chilometri ed è stato oggetto di numerose spedizioni di ricerca. C’è chi sostiene che i tunnel siano collegati alle piramidi e che al suo interno si nascondano artefatti, inscrizioni e altri reperti che aspettano solo di essere scoperti.

Piramidi bosniache: strane teorie

Dettaglio di scavi archeologici

Fonte: iStock

Scavi archeologici alle piramidi bosniache

Se sei un amante del mistero e le teorie del complotto ti tengono sveglio la notte, una cosa che puoi fare nella Valle delle Piramidi in Bosnia è contemplare queste mastodontiche strutture immergendoti nelle teorie del mistero che aleggiano intorno a esse. Tra le più popolari troviamo:

  • Le origini Aliene: una delle teorie più discusse riguarda l’ipotesi che le piramidi siano state costruite dagli extraterrestri. Così come tutte le altre piramidi sparse nel mondo, sarebbero la testimonianza di una civiltà aliena che, in visita sul nostro Pianeta, ha lasciato traccia del suo passaggio.
  • Tecnologia Energetica Avanzata: una seconda teoria afferma che le piramidi siano state costruite come dispositivi energetici capaci di canalizzare e amplificare l’energia terrestre riversando nell’aria delle vibrazioni positive. Questa teoria cerca la sua controprova scientifica in alcuni studi che suggeriscono che la Valle delle Piramidi risuoni a una frequenza di 7.83 Hz, nota come Risonanza Schumann, che si crede abbia effetti positivi sul benessere umano.
  • Antica Civiltà Perduta: un’altra teoria afferma che le piramidi siano il frutto del lavoro di un’antica civiltà ormai perduta con una conoscenza avanzata dell’ingegneria e della geofisica e che abbia costruito questo sito come luogo di culto e venerazione.
  • Teorie del complotto: come tutti i fenomeni e le situazioni che  non hanno una spiegazione definitiva, anche le piramidi bosniache sono diventate oggetto delle più disparate teorie complottiste. C’è chi crede, infatti, che la ricerca sulle piramidi sia ostacolata dalle élite accademiche e dai governi mondiali i quali vogliono nascondere le verità sul passato e sul futuro della civiltà.

Infine, se non sei ancora soddisfatto, tra le cose da fare nella zona delle piramidi c’è la partecipazione a eventi e conferenze. La fondazione che sta portando avanti gli studi di questa zona organizza spesso eventi speciali e convention durante tutto l’anno

Visitare le piramidi bosniache: come fare e come arrivare

Come fare

il sito delle Piramidi Bosniache è visitabile tutto l’anno, gli orari di apertura possono variare di stagione in stagione quindi è consigliabile visitare il sito o contattare il centro visite per avere informazioni sempre aggiornate. È anche possibile accedere a visite guidate o viaggi organizzati per immergerti completamente in questo luogo dal fascino irresistibile. Uno dei punti più interessanti per la visita è, sicuramente, il Tunnel di Ravne, accessibile ai visitatori permette di esplorare le antiche gallerie e conoscere le teorie sulle loro funzioni e origini.

Come arrivare

Visoko è facilmente raggiungibile da Sarajevo, la capitale della Bosnia ed Erzegovina, che dista circa 30 chilometri. Si può arrivare in auto, autobus o treno per poi proseguire verso il sito delle piramidi il quale mette a disposizione anche diversi parcheggi nelle vicinanze.