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Belvedere House, il gioiello segreto d’Irlanda dove storia e magia si incontrano

Ha ispirato la musica, il cinema e tantissimi viaggiatori che scelgono di trascorrere le proprie vacanze nell’isola smeraldo consapevoli delle tante bellezze naturali e storiche disponibili. Tra castelli, edifici di rilevanza e giardini custodisce alcuni segreti imperdibili come la Belvedere House, un vero e proprio gioiello segreto dove storia e magia si incontrano. Situata non lontana da Clonmacnoise, è assolutamente da visitare. L’edificio si trova all’interno della Fore Valley, nella Contea di Westmeath: scopriamo insieme cosa c’è da sapere sulla dimora storica Belvedere House & Gardens che incanta per bellezza, mistero e fascino senza tempo.

La storia della Belvedere House e la leggenda collegata

La Belvedere House sorge sulle sponde del Lough Ennell ed è un esempio curatissimo di architettura georgiana datata XVIII secolo. Nata nel 1740, è stata costruita per volere di Robert Rochfort, il primo conte di Belvedere. Il progetto porta la firma dell’architetto Richard Cassels, autore di alcune delle più celebri residenze nobiliari irlandesi. A colpire non è solo la perfezione architettonica dell’edificio, con le sue ali curve e le finestre ad arco, ma anche l’ambiente che lo circonda: 65 ettari di parco, boschi e giardini, perfetti per passeggiate rilassanti tra natura e storia. Oggi, il sito include anche un centro visitatori, un caffè panoramico e un’area giochi, rendendolo ideale per una gita in famiglia.

A livello storico si fa strada però una leggenda oscura che racconta la storia della famiglia: proprio per questo nasce la leggenda della Belvedere House. Il conte Robert Rochfort, uomo potente e dall’anima controversa, sospettava che la moglie Mary lo tradisse con il fratello Arthur. Il sospetto, senza prove, ha portato il proprietario della dimora a cercare vendetta: la donna è stata rinchiusa nella Gaulstown House per 31 anni. Privata della libertà e del contatto con il mondo esterno la donna è sprofondata nella solitudine e nella follia. Mary fu liberata solo nel 1774, dopo la morte del marito e secondo le leggende le prime parole pronunciate sono state “il tiranno è morto?”.

Belvedere House storia in Irlanda

Fonte: Getty Images

La Belvedere House è un edificio in stile georgiano avvolto da magia e leggende

Cosa vedere a Belvedere House: il jelalous wall e i giardini

L’orgoglio e la gelosia del conte Rochfort non si fermarono al voler punire la propria moglie. Quando suo fratello George costruì una sontuosa residenza nelle vicinanze, Robert fu così infastidito dalla vista della villa rivale che fece erigere una falsa rovina nel parco di Belvedere. Nacque così il Jealous Wall, il “muro della gelosia”, considerato il più grande capriccio architettonico dell’Irlanda. Oggi, la costruzione è ancora visibile e rappresenta una delle attrazioni più curiose del sito: un simbolo imponente di un’ossessione trasformata in pietra.

Belvedere House muro della gelosia

Fonte: iStock

Il “muro della gelosia” della Belvedere House in Irlanda

Visitare Belvedere House significa anche immergersi nella natura. I giardini sono un labirinto verde, arricchito da fiori stagionali, alberi secolari, viali ombreggiati e punti panoramici sul lago. Il giardino murato è particolarmente suggestivo: un luogo silenzioso dove è facile perdersi tra profumi e colori, lasciandosi trasportare indietro nel tempo.

Sentieri ben curati attraversano l’intera tenuta, con itinerari adatti sia agli amanti del trekking leggero che a chi cerca semplicemente una passeggiata rilassante. Piccole sorprese architettoniche disseminate lungo il percorso, tra cui padiglioni, rovine romantiche, grotte artificiali, rendono l’esperienza ancora più magica.

Le bellezze irlandesi nei dintorni di Belvedere House

Senza spostarsi troppo si raggiunge la Fore Valley, una delle aree più verdi della zona e proprio qui è custodito il monastero fondato da san Fechin nel VII secolo. Nonostante l’incredibile bellezza, è piuttosto tranquilla e lontana dall’alta frequenza dei turisti persino in alta stagione. A rendere famosa la valle sono le Sette Meraviglie di Fore, tra cui il pozzo che non bolle, un albero che non brucia, un mulino senz’acqua e l’acqua che scorre in salita. Folklore? Fede? Questo decidetelo voi. Ma quel che è certo è che le storie contribuiscono a rendere l’area avvolta da un’aura mistica.

Senza allontanarsi troppo, a circa cinquanta chilometri, si trova Clonmacnoise. L’antico insediamento monastico fondato nel VI secolo ha una costruzione che segue le rive del fiume Shannon. Oggi è spesso inserito negli itinerari dei turisti che ne apprezzano le audioguide, il centro multimediale e l’esposizione che racconta la sua storia millenaria.

L’area intorno a Mullingar è punteggiata di laghi e piccole meraviglie naturali. Uno dei più suggestivi è il Lough Derravaragh, legato alla leggenda dei Figli di Lír, trasformati in cigni da una matrigna gelosa. Ancora oggi, nei mesi invernali, è possibile vedere centinaia di cigni migratori popolano le sue acque, rendendo tangibile il confine tra mito e realtà.

Ultima chicca per concludere l’itinerario? La visita a Kilbeggan, la località dove sorge la più antica distilleria d’Irlanda. L’azienda, ancora attiva e visitabile, conquista non solo gli appassiona di Whiskey ma anche i più curiosi. La bevanda, diversa da quello della Scozia, avvolge con un intenso profumo di malto e note che ricordano la terra selvaggia irlandese. Un brindisi alle Midlans è d’obbligo.

Dove si trova e come arrivare

Per chi cerca informazioni più precise su dove si trova e come raggiungere la Belvedere House possiamo specificare che si trova all’interno della contea di Westmeath nella verdissima Fore Valley che abbiamo citato precedentemente. Si affaccia in modo diretto sulle rive del Lough Ennell e spicca con il suo stile georgiano e un parco unico avvolto da leggende. Non dista molto dal sito monastico di Clonmacnoise, per questo spesso vengono visitati nello stesso giorno.

Si trova ben collegata a Dublino e Galway grazie alla cittadina di Mullingar. Dalle grandi città irlandesi precedentemente citate, si può raggiungere in auto oppure in bus e con i mezzi pubblici.

Chi ha in programma un viaggio in Irlanda dovrebbe assolutamente inserire la Belvedere House tra le tappe del proprio itinerario: un microcosmo di storia, natura e leggende che mostrano l’anima magica di questa terra verde e lussureggiante. Nei suoi dintorni, poi, come abbiamo visto ha davvero molto da offrire. Il luogo che sa unire folklore, leggende, mistero, magia e storia ha davvero molto da raccontare e ha come pregio essere lontano dalle zone più battute dai turisti.

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Questi Paesi straordinari sul grande schermo con Chaos Walking, il film sci-fi con Tom Holland

Il film Chaos Walking, diretto da Doug Liman e interpretato dal giovane attore Tom Holland che molti conoscono come l’amichevole Spider-man di quartiere, si svolge come un western spaziale nel 2257 d.C. su un pianeta che sembra una versione molto boscosa della Terra. Le riprese infatti si sono svolte in una foresta montuosa fuori Montreal e lo scenografo Dan Weil ha fatto un lavoro sorprendente di world-building, creando una comunità agricola fatta di strutture basse e compatte che suggeriscono materiali di assemblaggio futuristici e, al contempo, richiamano l’immagine della tradizionale città di frontiera americana.

Chaos Walking è un film di fantascienza ricco di azione che si concentra su un’avventura basata sulla trilogia di romanzi omonimi scritti da Patrick Ness, in particolare il primo intitolato The Knife of Never Setting Go. La storia è ambientata in un futuro non troppo lontano sul pianeta “Nuovo Mondo”, che nasconde alcuni oscuri segreti. La troupe del film ha scelto con cura un assortimento di location che avrebbero contribuito a creare l’ambientazione distopica e futuristica dei romanzi sul grande schermo.

Dove è stato girato

Le riprese principali del film sono iniziate ad agosto 2017 e si sono concluse a novembre 2017. Il team di produzione ha richiesto un uso massiccio di CGI per creare l’atmosfera distopica del mondo creato da Ness nei suoi romanzi, ma le riprese si sono svolte in luoghi reali come il Canada, la Scozia e l’Islanda. Inoltre alcune riprese aggiuntive si sono svolte dal 17 aprile 2019 al 6 maggio 2019 ad Atlanta, Georgia.

Montreal centro

Fonte: iStock

Il centro della città di Montreal

Montreal

Chaos Walking è stato ampiamente girato a Montreal, su un’isola del fiume San Lorenzo, in Quebec, che ha origine nel Lago Ontario. Montreal ha una forte influenza delle culture francese e britannica e combina un’ampia varietà di stili architettonici che danno origine al suo aspetto gotico e moderno. Queste sue caratteristiche la rendono una location perfetta per un film di fantascienza distopico. Una delle fermate da considerare è il Vieux-Montréal, il centro storico della città dove è possibile passeggiare lungo strade acciottolate, ammirare la Basilica di Notre-Dame e gustare deliziosi piatti nei ristoranti locali. Fare una visita anche al Mercato Jean-Talon, famoso per i suoi prodotti freschi e le specialità locali che rappresentano la ricca gastronomia del Quebec è d’obbligo. Inoltre c’è il Museo delle Belle Arti o il Centro Canadese di Arti di Montreal per scoprire opere di artisti locali e internazionali.

Saint-Elie-de-Caxton

Il team di produzione ha girato alcune scene nel comune di Saint-Elie-de-Caxton, situato nella regione di Mauricie, in Quebec. Si trova ai piedi dei Monti Laurentian ed è ricoperto di vegetazione naturale e laghi. Des Souris, Goulet e Grand Long Lakes sono alcuni dei laghi più belli della zona che attraggono turisti locali e stranieri e regalano paesaggi suggestivi che vale la pena vedere dal vivo.

Saint-Paulin

Saint-Paulin si trova sempre nella regione di Maurice ed è una tranquilla e calma località di campagna con dei bellissimi cottage in riva al lago che fanno venire voglia di trasferirsi immediatamente. Il resort Le Baluchon è una tappa popolare per i turisti che cercano di fuggire dalla frenetica vita della grande città. Offre rilassanti trattamenti termali e una cucina squisita. Diverse scene di Chaos Walking sono state girate nei giardini e nei boschi del famoso hotel.

Scozia

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Rovine del castello di Kilchurn a Loch Awe

Atlanta

Alcune delle riprese aggiuntive hanno avuto luogo ad Atlanta, la capitale della Georgia, situata ai piedi dei Monti Appalachi. Atlanta è una famosa location per le riprese di film di Hollywood ad alto budget e vanta un forte personale locale esperto nella produzione cinematografica. La facile disponibilità di strutture moderne che si abbinano all’aspetto futuristico del film insieme a una troupe competente è ciò che probabilmente ha attratto la produzione di Chaos Walking. Questa città è famosa per la sua ricca storia, i musei, il caffè prodotto localmente e il cibo delizioso ed è sede della produzione di molti film Marvel come Spider-Man: Homecoming e Ant-Man.

Una delle attrazioni più famose è il Parco di Piedmont, un’area verde splendida dove è possibile passeggiare e fare un picnic, ma vale la pena anche fare una visita al World of Coca-Cola, un museo interattivo dedicato alla famosa bevanda, dove puoi conoscere la storia e fare degustazioni. Se sei appassionato di storia, il Martin Luther King Jr. National Historical Park è assolutamente da vedere. Qui puoi esplorare la vita e l’eredità del famoso leader dei diritti civili.

Scozia

Le riprese del film si sono svolte anche in Scozia. La Scozia offre un mix di storia e misticismo, e ci sono diverse produzioni popolari girate lì come Harry Potter e il calice di fuoco e Il Trono di Spade. Entrambi sono ambientate in mondi unici ricreati da romanzi come Chaos Walking, dimostrando ulteriormente l’attrattiva della Scozia come location. Questa è famosa per i suoi castelli, i sentieri rocciosi, il whisky e il cibo. La costa scozzese conta quasi 800 isole, ognuna con le sue caratteristiche e la sua bellezza distintive con paesaggi naturali mozzafiato, tra cui meravigliose cascate, vaste spiagge sabbiose, spettacolari faraglioni e formazioni rocciose uniche.

Islanda

Parti del film sono state girate anche in Islanda. Ampiamente conosciuta come la “Terra del ghiaccio e del fuoco”, l’Islanda è rinomata per i suoi imponenti ghiacciai che perforano le nuvole e per i suoi enormi vulcani, la maggior parte dei quali sono attivi. Il paese è noto per la sua natura incontaminata e per la sua scarsa urbanizzazione. Ciò conferisce alle location utilizzate nel film un tocco inesplorato e inutilizzato, necessario per qualsiasi film d’avventura. L’Islanda non è estranea al grande schermo e film di successo come Batman Begins, Into Darkness – Star Trek e Prometheus sono stati girati nel paese.

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Le città sotterranee: l’Italia misteriosa, nascosta sotto terra

Gli esseri umani hanno abitato l’Italia da migliaia di anni, costruendo nuovi edifici e intere città sopra quelli più antichi. Proprio per questo, l’esplorazione sotterranea nel nostro Paese diventa particolarmente suggestiva: sotto i nostri piedi si diramano mondi tutti da scoprire, dalle città più antiche ai vecchi acquedotti, dai templi dedicati alle divinità a intere grotte private, fino ai rifugi antiaerei.

Quando visitano queste città, i viaggiatori possono immergersi nel loro presente, in superficie, e nel loro passato, sottoterra, andando alla scoperta di luoghi misteriosi che, talvolta, non sono conosciuti neanche dai cittadini che ci passano letteralmente sopra tutti i giorni.

Napoli sotterranea

A Napoli si può fare un incredibile viaggio nella storia senza allontanarsi dal centro storico, ma avventurandosi al di sotto. Lasciate il caos armonico e i profumi della città per avventurarvi in quella che viene chiamata la Napoli sotterranea, un complesso di cunicoli e cavità scavate nel tufo a quaranta metri di profondità. Si tratta di un substrato importantissimo che ha attraversato diversi periodi storici a partire dai greci, che aprirono le prime cave per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis, fino ai romani, che dotarono la città di gallerie viarie e soprattutto di una rete di acquedotti complessa.

Durante la vostra visita scoprirete l’acquedotto greco-romano, un’opera d’ingegneria costituita da vasche per la raccolta dell’acqua piovana, e il rifugio antiaereo di Sant’Anna di Palazzo, un’ampia cavità sotterranea in grado di ospitare circa 4.000 persone, allestita con bagni di fortuna e un impianto elettrico funzionante. Nel percorso sono inclusi anche gli orti ipogei, realizzati per l’Expo 2015, il teatro greco-romano e il Museo della Guerra.

Napoli sotterranea

Fonte: iStock

L’ingresso a Napoli sotterranea

La Cripta di S. Giovanni in Conca a Milano

La Cripta di S. Giovanni in Conca rappresenta l’unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano assieme a quella di San Vincenzo in Prato. Visitarla significa ammirare la preziosa testimonianza di una delle più antiche e importanti chiese milanesi, demolita a metà Novecento a eccezione della struttura ipogea e di una porzione dell’abside ancora visibile tra Piazza Missori e Via Albricci.

La basilica fu una delle prime a nascere all’interno delle mura cittadine nel corso del V secolo, successivamente ricostruita più volte, con interventi risalenti anche al XIV secolo quando Bernabò Visconti decise di inglobarla nel recinto della propria signorile dimora, la cosiddetta “Ca’ di can”, trasformandola nella propria cappella gentilizia. Divenne poi un monastero fino alla sua chiusura nel 1806 e alla demolizione parziale nel 1879.

Torino sotterranea

Sotto i suoi eleganti palazzi, Torino nasconde un’anima sotterranea composta da un’intricata e fitta rete di gallerie. Questa fu costruita per motivi diversi: a scopo difensivo, per agevolare gli spostamenti di aristocratici e religiosi e, secondo la leggenda, per ospitare le grotte alchemiche. Il percorso scende a 15 metri di profondità e vi permetterà di visitare le gallerie del Settecento, un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale e delle antiche ghiacciaie.

Gallerie della Kleine Berlin a Trieste

Questo rappresenta il più ampio sistema di gallerie antiaeree sotterranee tuttora esistente in centro città a Trieste. Ci sono due sistemi comunicanti ben distinti: uno fu costruito dal Comune di Trieste come rifugio antiaereo per la popolazione civile e l’altro dall’esercito tedesco dopo l’8 settembre 1943, quando la città divenne sede del comando generale delle SS dell’Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico).

Queste due parti sono molto diverse l’una dall’altra: visitando le gallerie della Kleine Berlin vi accorgerete che la parte italiana è meno complessa e strutturata di quella tedesca, composta da una lunga galleria sulla quale si intersecano stazioni perpendicolari di circa 1.000 metri quadri, usata esclusivamente dalle SS e dal loro comandante, che si serviva di questa fitta rete di gallerie per spostarsi senza farsi notare.

Macerata Sotterranea

Per scoprire una Macerata insolita, vi basterà partecipare alle prossime visite guidate (sabato 12 e domenica 13 aprile) organizzate nella città sotterranea composta da suggestive grotte e gallerie artificiali. Il complesso si sviluppa su tre livelli ed è situato nel centro storico, nel settecentesco Palazzo Buonaccorsi. All’interno dei sotterranei, i visitatori vengono intrattenuti da un intermezzo teatrale con ambientazione storica e accompagnati alla scoperta di questi luoghi.

La maggior parte delle gallerie sono nate in epoca medioevale come vie di fuga o approvvigionamento durante gli assedi o come magazzini, mentre altre sono servite come accesso a pozzi sotterranei. Nel tempo, sono state riutilizzate in vari modi: cantine, rifugio antiaereo e perfino discariche.

Pozzo di San Patrizio a Orvieto

Il Pozzo di San Patrizio a Orvieto viene considerato un vero e proprio capolavoro di ingegneria rinascimentale. Venne costruito nel 1527 per volere dell’allora pontefice Clemente VII che, rifugiatosi a Orvieto in occasione del “sacco di Roma”, commissionò ad Antonio da Sangallo il Giovane la costruzione del pozzo che doveva servire da approvvigionamento di acqua in caso di assedio della città.

All’inizio venne chiamato il “Pozzo della Rocca”, in quanto doveva essere a uso esclusivo della rocca fortificata. Successivamente gli venne dato il nome di “purgatorio di San Patrizio” e, solo in epoca ottocentesca, per volere dei frati del convento dei Servi, prese l’attuale appellativo di Pozzo di San Patrizio.

Roma sotterranea

Roma è un tripudio di bellezze in superficie e sottoterra. I sotterranei della Capitale, infatti, custodiscono laghi, percorsi nascosti, catacombe, bunker e cripte antiche. Sapevate, per esempio, che il Colosseo nasconde una vasta area sotterranea dove i gladiatori si preparavano per gli spettacoli? Anche gli animali venivano posti in queste aree, collegate con l’arena principale attraverso una lunga serie di tunnel.

Poi c’è la Trastevere sotterranea, dove si trovano i resti della chiesa paleocristiana di San Crisogono, abitazioni romane, affreschi e ambienti di sepoltura dedicati alla martire Cecilia, con la sua basilica. E, ancora, i laghetti sotterranei provenienti da una cava di tufo, nei pressi del complesso San Camillo Forlanini, le Catacombe di San Callisto e i sotterranei della Fontana di Trevi.

La città sotterranea di Chiusi

Per scoprire il sottosuolo di Chiusi potrete intraprendere un percorso che comincia dal Palazzo delle Logge, dove è allestita la sezione “Il Labirinto” che documenta, attraverso pannelli, oggetti interattivi, foto e un grande plastico, il mito del re etrusco Porsenna, il cui mausoleo sarebbe custodito nel cuore di un labirinto scavato proprio sotto Chiusi.

Il percorso continua in Via Baldetti, dove si possono visitare le sezioni “Attività Produttive” ed “Epigrafica”: nella prima sono esposte attrezzature agricole del XIX e XX secolo, mentre le sale sotterranee ospitano ceramiche da cucina e da mensa (I secolo d.C.) e una campionatura di anfore da trasporto etrusche e romane.

La sezione “Epigrafica”, invece, è collocata in suggestivi cunicoli etruschi che si snodano per 140 metri e dove è visibile anche un laghetto situato a 30 metri di profondità: questa è l’unica sezione museale in Italia interamente dedicata all’epigrafia etrusca, con 500 iscrizioni su urne cinerarie e tegole tombali.

Perugia Sotterranea

Anche Perugia ha la sua città sotterranea, gallerie di pietra dove si intrecciano storie diverse: dalle grandi opere di ingegneria etrusca agli intrighi papali medievali. Situato nel cuore del centro storico, il percorso vi guiderà alla scoperta della Perugia sotterranea custodita all’interno del complesso dell’Isola di San Lorenzo, adiacente all’omonima Cattedrale.

In passato, in quest’area sorgeva l’antica acropoli della città, prima etrusca e poi romana che, con il passare dei secoli, si è trasformata in un luogo sotterraneo. Qui è possibile ammirare i resti dell’antica strada destinata a diventare il decumano della città romana, che entrava in città dall’Arco Etrusco e raggiungeva Porta Marzia, proprio dove oggi sorge il Duomo, una domus romana del I sec. a.C e le imponenti mura di terrazzamento, composte da grossi blocchi squadrati che rendevano il punto più importante della città ancora più imponente e maestoso.

Le catacombe di Palermo

Palermo nasconde un suggestivo volto sotterraneo composto di cripte, lunghi tunnel per l’incanalamento delle acque, rifugi antiaerei e passaggi segreti. Partecipando a un tour guidato potrete visitare la cripta della cattedrale, quella di San Matteo, dei Cocchieri e le famose Catacombe dei Cappuccini. Queste lasciano i visitatori a bocca aperta grazie allo stato di conservazione degli innumerevoli cadaveri esposti che rendono il cimitero del Convento dei Frati Cappuccini uno dei luoghi più impressionanti da visitare al mondo.

Si tratta di un patrimonio culturale unico nel suo genere che ha affascinato curiosi da tutto il mondo, tra cui moltissimi intellettuali, poeti e scrittori come Alexandre Dumas, Mario Praz, Guy de Maupassant, Fanny Lewald e Carlo Levi.

Bologna sotterranea

Infine, vi portiamo alla scoperta della Bologna sotterranea, un labirinto di canali, cisterne e gallerie. Qui è presente un sistema idraulico costruito a partire dal XII secolo, con i canali di Reno e Savena che attraversano la città. Durante la Seconda Guerra Mondiale, invece, ben 300 metri di gallerie furono costruiti come rifugi antiaerei.

Oggi è possibile esplorare questo mondo nascosto attraverso visite guidate, scoprendo la storia e l’ingegneria idraulica che hanno plasmato Bologna, ma esclusivamente in determinati periodi dell’anno, quindi consigliamo di monitorare le prossime date sul sito ufficiale.

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Monti Tien Shan, viaggio nel regno segreto di ghiaccio, fuoco, leggende

Il silenzio che avvolge la catena dei Tien Shan ha qualcosa di assoluto. Non è soltanto il vento che sibila tra le creste rocciose, né l’aria rarefatta che taglia il respiro. È la consapevolezza di trovarsi in un angolo del mondo dove la distanza dal mare si misura in migliaia di chilometri, dove la presenza umana si dirada fino a scomparire, e dove ogni cima sembra sfiorare il cielo.

I Tien Shan (“Montagne Celesti”, come suggerisce la traduzione dal cinese) disegnano un confine naturale tra l’Asia centrale e la Cina, curvandosi verso sud-ovest e incrociando le titaniche strutture del Pamir e dell’Himalaya.

È proprio tra queste valli del Kirghizistan meridionale, a meno di venti chilometri dalla Cina, che si cela uno dei luoghi più straordinari del pianeta: il polo dell’inaccessibilità continentale. In altre parole, il punto dell’intero continente eurasiatico più distante da qualsiasi mare o oceano.

Intorno, a più di duemila chilometri, solo montagne, steppe e deserto. E nel cuore di tutto questo, le Tien Shan brillano come un miraggio di pietra e ghiaccio, regine incontrastate di un paesaggio che sa di isolamento e potenza primordiale.

Un gigante che attraversa l’Asia

Si estendono per oltre 2.500 chilometri attraverso Cina, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan, e raggiungono in larghezza anche i 500 chilometri: i Tien Shan sono molto più di una catena montuosa. Sono un continente nel continente, un universo di creste, valli e nodi orografici che si irradiano dal centro dell’Asia come “vene su una mappa millenaria”. Dalle pianure del bacino di Junggar a nord alle distese desertiche del bacino di Tarim a sud-est, fino alla valle di Fergana dove le montagne si intrecciano con le catene del Pamir Alay, la colossale struttura si impone con una bellezza feroce e incontaminata.

Nel cuore del complesso montuoso si ergono due giganti. Il Jengish Chokusu, che con i 7.439 metri è la vetta più alta dei Tien Shan, si trova in un’area inospitale al confine tra Cina e Kirghizistan, irraggiungibile per la maggior parte dei viaggiatori.

Più accessibile ma non meno maestoso è il Khan Tengri, un triangolo perfetto di marmo rosato che sfiora i 7.010 metri e attira ogni anno alpinisti da tutto il mondo.

Un clima di contrasti estremi

Esplorare i Tien Shan significa anche confrontarsi con un clima che può cambiare in maniera repentina nel giro di poche ore. Le estati, seppur brevi, possono essere calde, ma non c’è da illudersi: gli inverni arrivano rapidi e violenti, con temperature che scendono ben sotto lo zero. Un clima continentale, scolpito dall’altitudine e dalla lontananza dal mare, che disegna un mosaico di condizioni estreme. Se le colline pedemontane respirano un’aria desertica e asciutta, le vette più alte sono spesso sferzate da venti gelidi e carichi di neve.

A ovest, i venti umidi che arrivano da lontano riescono a portare un po’ più di pioggia e un clima più mite, mentre le regioni orientali restano più secche e aride. Una tale varietà crea una serie di microclimi che si riflettono sul paesaggio e sulla biodiversità della catena montuosa, regalando scenari differenti nel giro di pochi chilometri.

La forza di una biodiversità millenaria

Le vaste aree di foreste di frutta e noci Arslanbob

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La grande foresta di noci selvatiche nella regione di Jalal-Abad in Kirghizistan

I Tien Shan non sono solo un monumento geologico: sono anche un santuario naturale. Le loro pendici ospitano una biodiversità straordinaria, frutto di millenni di evoluzione in un ambiente difficile ma protetto. Alla base delle montagne, tra pianure e colline, dominano le piante xerofite, l’assenzio e le specie più resistenti alla siccità. Ma salendo di quota, il paesaggio si trasforma: prima le praterie alpine, poi le foreste di conifere, fino ai limiti estremi della vegetazione.

Uno dei luoghi più emblematici è Arslanbob, nel sud-ovest del Kirghizistan, dove si estende la più grande foresta di noci al mondo nata spontaneamente. Qui crescono pistacchi, noci, ginepri e frutteti selvatici che raccontano di un passato in cui l’uomo viveva in simbiosi con la montagna.

Le foreste di aceri e pioppi, miste ad alberi da frutto come meli e albicocchi, punteggiano le valli, mentre più in alto svettano gli abeti rossi asiatici, custodi silenziosi delle cime innevate.

Un regno per creature selvatiche

In un paesaggio così variegato, anche la fauna ha trovato il modo di prosperare. I deserti pedemontani sono l’habitat di volpi, lupi, donnole, furetti e una miriade di piccoli roditori, ma è salendo verso le altitudini più impervie che si possono incontrare i veri protagonisti di queste montagne: il leopardo delle nevi, silenzioso e inafferrabile, regna sulle cime più alte, mentre argali e pecore selvatiche si muovono agili tra i dirupi.

L’importanza ecologica del Tien Shan ha un riconoscimento internazionale: il settore occidentale della catena è stato inserito tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO proprio per la sua biodiversità straordinaria, in particolare per la presenza di foreste di frutta selvatica tra le più estese e intatte del pianeta, fondamentali per la conservazione genetica delle specie.

Il paradiso degli uccelli e dei suoni della natura

Ma è forse l’avifauna che più sorprende chi si avventura nel cuore dei Tien Shan. Le valli e i versanti montuosi risuonano dei richiami del Cuculo comune, della Cutrettola grigia e dell’Usignolo verdastro, mentre il cielo è spesso attraversato dalla maestosità dell’Aquila reale o dal volo silenzioso del Nibbio bruno. I birdwatcher più esperti inseguono il canto dell’ibisbiglio nei pressi dei laghi d’alta quota, mentre nella foresta di Turanga si aggirano il raro Piccione dagli occhi gialli, il Picchio dalle ali bianche e lo Shikra.

Gli uccelli d’alta montagna, come il Gipeto, il Gracchio alpino e il Picchio muraiolo, sembrano danzare tra le rocce e le nevi eterne. Alcune specie, come il codirosso di Guldenstadt o il fringuello di Brandt, rappresentano autentiche rarità per gli ornitologi. E ancora, il canto acuto dell’Himalayan Rubythroat echeggia tra le gole, mescolandosi ai versi degli avvoltoi delle nevi, custodi antichi di un regno che sfida il tempo.

Dove il cielo incontra la terra

Cacciatore di aquile nel territorio dei Tien Shan in Kirghizistan

Fonte: iStock

Cacciatore di aquile in costume tradizionale

Chiamarle semplicemente montagne sarebbe riduttivo. I Tien Shan sono un confine e un ponte, una barriera naturale e al tempo stesso una via di passaggio antica. Sono il cuore geologico dell’Eurasia, ma anche un simbolo spirituale per le popolazioni che vi abitano. Il loro nome, “Montagne Celesti”, racchiude l’aura mistica che da sempre le avvolge. Un nome che parla di altezza, di reverenza, di legame tra l’uomo e l’universo.

Per chi le osserva da lontano, sono solo cime innevate. Ma per chi ha il privilegio di perdersi tra i loro sentieri, i Tien Shan rivelano la loro anima: quella di un mondo lontano da tutto, dove il tempo si è davvero fermato e la natura regna incontrastata. Un mondo che esiste ancora, in una valle remota del Kirghizistan, dove il cielo si riflette sulle rocce e ogni respiro sa di libertà.

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I luoghi dell’inquietante The Monkey, il nuovo horror basato sul libro di Stephen King

Il Canada fa da sfondo al film horror folle e imprevedibile di Osgood Perkins, figlio del celebre Anthony Perkins che molti conoscono come l’inquietante Norman Bates del film Psycho di Alfred Hitchcock. Con i suoi paesaggi suggestivi, spesso avvolti dalla natura e lontani dalla civiltà, il Canada offre molte location perfette per un film finalizzato a terrorizzare lo spettatore. Tra fitti boschi, strade incastrate tra una ricca vegetazione, laghi spettrali e cittadine apparentemente tranquille che spesso nascondono oscuri segreti sul grande e piccolo schermo, si sviluppa The Monkey.

Dopo l’applaudito Longlegs con Nicolas Cage, il regista si misura con una comedy horror splatter e irriverente ispirata all’omonimo racconto breve di Stephen King. Prodotto da James Wan, The Monkey racconta la storia di due fratelli gemelli che trovano una misteriosa scimmietta a molla, il cui arrivo scatena una serie di morti inspiegabili distrugge la loro famiglia. Venticinque anni dopo, il giocattolo maledetto riappare, dando inizio a una nuova scia di sangue e costringendo i due fratelli, ormai separati, a fare i conti con il loro oscuro passato. Nel cast Theo James, Tatiana Maslany, Elijah Wood e Christian Convery.

Vancouver Stanley park

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Vancouver Stanley park

Dove è stato girato

Le riprese di The Monkey sono state realizzate tra febbraio e marzo del 2024 a Vancouver, Maple Ridge, la British Columbia e altri luoghi del Canada. In un’intervista con il Vancouver Sun, il produttore Chris Ferguson di Oddfellows Entertainment ha elogiato il forte ambiente di produzione cinematografica collaborativa di Vancouver. Perkins ha condiviso questo sentimento, rivelando che il suo prossimo progetto sarà girato anche a Vancouver con la stessa troupe di talento. Questa città canadese è un’attrice importante nell’industria cinematografica, infatti non è un caso che sia nota come “North Hollywood”.

The Monkey non è solo un’altra commedia horror, è un viaggio cinematografico che trascina il pubblico in un mondo in cui la modernità urbana incontra paesaggi naturali inquietanti. Paesaggi urbani, vicoli grintosi e strutture di produzione all’avanguardia rendono Vancouver una location perfetta per l’atmosfera inquietante di The Monkey. Tra le città più popolate e multiculturali del Canada, Vancouver offre molti giardini da vedere come lo Stanley Park, il Queen Elizabeth Park, il VanDusen Botanica Garden, ma anche le montagne, le foreste e l’oceano intorno sono da non perdere.

Baia Maple Ridge

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La baia di Maple Ridge

A pochi km in auto da Vancouver si trova Maple Ridge, una cittadina pittoresca nota per la sua bellezza naturale. Tra il fiume Fraser e la maestosa Golden Ears Mountain, Maple Ridge ospita una comunità boscosa nelle terre storiche delle Prime Nazionali Katzie e Kwantlen. Ci si può perdere nella natura, assaggiare le specialità della zona in alcuni ristoranti e fattorie ed esplorare i dintorni con suggestive passeggiate e percorsi trekking per visitatori esperti o meno esperti. Nelle vicinanze si trovano il Kanaka Creek Regional Park, il lago Alouette e la UBC Research Forest.

The Monkey, tuttavia, è stato girato anche in altri angoli della British Columbia, la provincia più occidentale del Canada che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Il nome fu dato nell’800 dalla regina Vittoria quando la “terraferma” divenne una colonia britannica nel 1858. La sovrana voleva distinguere il settore britannico del Columbia District dagli Stati Uniti e il nome Columbia deriva dalla nave americana che prestò il nome al fiume omonimo e poi alla regione.

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La misteriosa e spettrale isola di North Brother a New York

Nel cuore della Grande Mela, New York, esiste un luogo misterioso, quasi dimenticato dal tempo. Un’isola avvolta nel mistero e nel silenzio, che nulla sembra avere a che fare con la metropoli americana. Si tratta della misteriosa e spettrale isola abbandonata di North Brother a New York.

Quest’isola si trova tra i quartieri del Bronx e del Queens, nel bel mezzo delle acque turbolente dell’East River e da oltre mezzo secolo resta inaccessibili al pubblico e avvolta da un’aura inquietante, ma allo stesso tempo decisamente affascinante. Perché? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Una storia di isolamento e tragedie a New York

North Brother Island è una piccola isola che misura appena 400 metri per 250, quindi circa 0,1 chilometri quadrati. Una superficie quasi impalpabile rispetto anche l’isola di Manhattan. Ha anche una sorella minore, South Brother Island, ed entrambe sono disabitate da decenni. La prima è quella che vanta una storia più densa di eventi drammatici e utilizzi, in certi casi decisamente controversi, e che fu disabitata fino al 1885.

Tra la fine del Diciannovesimo Secolo e gli anni Trenta del Novecento, infatti, l’isola ospitava il famoso Riverside Hospital, una struttura sanitaria creata per l’isolamento di pazienti affetti da malattie contagiose, come il tifo, il vaiolo e la tubercolosi. Tra gli ospiti più famosi della struttura ci fu anche Mary Mallon, conosciuta anche con il nome di Typhoid Mary, una portatrice sana di tifo che fu confinata sull’isola per oltre vent’anni contro la sua volontà, dal 1915 alla sua morte nel 1938, proprio a causa della sua patologia e per aver contagiato oltre cinquanta persone.

Inizialmente l’isola fu anche luogo del tragico naufragio della General Slocum, un battello a vapore il 15 Giugno 1904 si incendiò durante il suo viaggio sulle acque dell’East River verso Long Island e che portò alla morte di oltre mille persone, la maggior parte cittadini tedeschi. Molti corpi furono ritrovati sulle rive di North Brother, mentre i sopravvissuti furono soccorsi dal personale medico del Riverside Hospital.

In seguito, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’isola è stata utilizza prima per ospitare i veterani di guerra, che frequentavano le università di New York, per combattere la crisi degli alloggi del dopoguerra. Negli anni cinquanta il Riverside Hospital venne nuovamente riconvertito, questa volta in un centro per il trattamento di adolescenti tossicodipendenti, fino alla sua chiusura nei primi anni Sessanta, quando i membri dello staff medico vennero accusati di fornire stupefacenti ai pazienti, causando un alto tasso di ricaduta fra i pazienti.

È possibile visitare North Brother Island?

Una storia che ha dell’incredibile e che ha lasciato macchie indelebili nella storia della meravigliosa città di New York.

Tuttavia, dopo il suo abbandono, North Brother Island si è trasformata in una riserva naturale protetta. Gli edifici in rovina, infatti, sono stati letteralmente divorati dalla vegetazione e si sono trasformati in un perfetto rifugio per diverse specie di uccelli. Tra questi, la Nitticora, un airone notturno a rischio estinzione e protetto.

Questa sua trasformazione non consente di accedere all’isola, con l’obiettivo di preservare l’ecosistema e ridurre l’impatto umano, oltre che per la pericolosità degli edifici presenti e delle condizioni impervie del terreno. In certi casi eccezionali solo ricercatori, documentaristi e funzionari governativi possono ottenere permessi speciali per la visita dell’isola. Basti pensare che vengono rilasciati dal NYC Parks solo quattro permessi di ingresso a stagione, in Inverno ed Autunno, e gli ingressi sono vietati dal 21 Marzo al 21 Settembre, ovvero Primavera ed Estate.

Per chi desidera scoprire il lato affascinante e misterioso dell’isola di North Brother da vicino, la soluzione migliore è partecipare a un tour in barca lungo l’East River, che permette di osservare l’isola senza violare le restrizioni.

Il fascino eterno di un luogo dimenticato

North Brother Island, per la sua storia, è più di un’isola abbandonata. È un pezzo di storia nascosto nel cuore di New York, icona degli Stati Uniti e una delle città più vivaci e grandi del mondo. Un luogo inquietante, ma allo stesso tempo affascinante e ricco di storia, seppur caratterizzato da momenti tragici, che continua tutt’oggi ad attirare l’attenzione di urban explorer e amanti del mistero.

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Le 5 montagne sacre da conoscere, le più particolari al mondo intrise di storia e mistero

Dalle Ande all’Himalaya, le montagne hanno lo straordinario potere di evocare un sentimento di sacralità. Solo a guardarle, queste vette maestose suscitano stupore e meraviglia offrendo alle persone l’opportunità di intraprendere un’esperienza profonda, in certi casi dando anche significato alla loro stessa vita.

Nel mondo ne esistono diverse che intrecciano la loro presenza con quella degli abitanti che vivono nei loro paraggi e alle quali vengono attribuiti importanti significati religiosi, culturali e mitologici. Complici gli elementi naturali come fulmini, nuvole e vento, le montagne hanno incarnato per secoli anche potenti forze che si posizionano al di là del nostro controllo, da venerare o temere.

Noi abbiamo deciso di raccontarvi cinque montagne sacre che, con la loro storia e bellezza mistica, rendono il nostro mondo un luogo ancora più bello, ricco di inimmaginabile splendore e mistero.

Monte Sinai, Egitto

Un luogo dal potere sacro, simbolo di realizzazione spirituale e importantissimo dal punto di vista storico, il Monte Sinai è celebre perché, secondo la tradizione biblica, è qui che Mosè ricevette i Dieci Comandamenti. Situato nella penisola omonima in Egitto, il Monte Sinai si erge maestoso a un’altitudine di circa 2.285 metri ed è venerato da diverse religioni, tra cui il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam.

Qui la storia si intreccia con la fede grazie alla presenza del monastero più antico del mondo, Santa Caterina, risalente al VI secolo. Contraddistinto dallo stile tipico dell’architettura bizantina, il monastero è stato riconosciuto Patrimonio UNESCO ed è immerso in un contesto paesaggistico mozzafiato.

Monastero Santa Caterina Monte Sinai

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Il monastero di Santa Caterina

Monte Olimpo, Grecia

La montagna più alta della Grecia non poteva che essere la reggia degli dei. Nell’Odissea, Omero scrisse che “l’Olimpo non fu mai sferzato dai venti o bagnato dalla pioggia, né vi è mai caduta la neve. Tersa vi regna una pace infinita e lo avvolge uno splendente candore.” E in questo luogo qual era, esattamente, il punto in cui si trovava Zeus, re degli dèi olimpi? Secondo la mitologia, il trono si trova in un picco a forma di corona che può essere ammirato durante un trekking.

Fare un’escursione sul Monte Olimpo, infatti, è il modo migliore per percepire l’importanza di questa maestosa montagna e per godervi una giornata a contatto con il suo patrimonio naturale composto da torrenti e crinali, gole e altopiani, profonde grotte e macigni spettacolari.

Monte Kailash, Tibet

In tutto il mondo, le persone hanno guardato le montagne come simboli dei loro più alti obiettivi spirituali. Una in particolare è considerata come la più sacra: stiamo parlando del Monte Kailash, dove ogni anno pellegrini provenienti da tutta l’Asia intraprendono un trekking attraverso lo spettacolare paesaggio d’alta quota del remoto Tibet occidentale per renderle omaggio e camminarle attorno.

Il Monte Kailash (che in tibetano significa “Preziosa Montagna di Neve”) si mostra in tutta la sua maestosità di 6474 metri come una vetta solitaria separata dalla catena principale dell’Himalaya. Per i tibetani, questo è il luogo in cui il mago tantrico Milarepa sconfisse il suo rivale Bön in un’epica battaglia di stregoneria, confermando il dominio del buddismo sulla preesistente religione Bön. Per gli indù, invece, il Kailash è la dimora di Shiva e della sua consorte Parvati. Sia i buddisti che gli indù considerano il Kailash come il mitico Monte Meru, l’asse centrale dell’universo.

Monte Fuji, Giappone

In Giappone, uno dei centri del potere sacro è rappresentato dal Monte Fuji. Alto 3.776 metri, il vulcano è considerato una meta di pellegrinaggio importante tanto che, sui suoi pendii, si trovano diversi santuari e sulla sua cima è presente un torii, il tradizionale portale d’accesso che separa una zona profana da quella sacra. Anche questo luogo è intriso di storie e leggende, come quella che vede i samurai allenarsi ai suoi piedi per incanalarne la forza.

Oppure, un’altra leggenda narra che, all’interno del cratere, viva la dea Shintoista Kono-Hana-Sakuya-Hime o la Principessa in Fiore. Secondo la tradizione, rappresenta la divinità associata al Monte Fuji e ai vulcani in genere.

Ayers Rock, Australia

Il potere di questa montagna sacra è talmente forte da attrarre come un magnete invisibile persone provenienti da tutto il mondo. Ayers Rock, nota anche come Uluru, è dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO e ha raggiunto lo status di meta di pellegrinaggio. Nelle diverse ore del giorno offre tutta una serie di colori che variano dal color ocra/terracotta al blu/viola al tramonto, passando per l’oro e il bronzo e infine rosso fiammante al mattino.

Ayers Rock è come un grande iceberg fatto di roccia arenaria del quale è possibile vedere solo la punta perché la maggior parte della montagna è nascosta sotto la superficie terrestre. Questo è un luogo considerato sacro dagli aborigeni australiani i quali spiegano i fenomeni corrosivi sulla sua superficie con una storia: si narra, infatti, che questi siano dovuti a Tatji, la Lucertola Rossa che, giunta a Uluru, lanciò il suo kali (boomerang) il quale si piantò nella roccia. Scavò la terra per cercarlo, lasciando numerosi buchi rotondi sulla superficie e, non trovandolo, morì in una caverna: i grossi macigni che vi si trovano oggi sono i resti del suo corpo.

Ayers Rock Australia

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Ayers Rock
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Alla scoperta della foresta di Brocéliande, il regno incantato di Mago Merlino

Nel cuore della Bretagna, avvolta da mistero e leggende, si estende la foresta di Brocéliande, un luogo senza tempo dove la magia si fonde con la natura. Conosciuta come la foresta di Mago Merlino e della fata Morgana, si dice oggi che sia la dimora di spiriti antichi e custodisca, tra le sue fronde, il passato glorioso di un’epoca lontana oltre alla tomba di Merlino e al sentiero che richiama la dama del lago. Ogni angolo di questa zona della Francia ha qualcosa di magico da scoprire. Vediamo insieme cosa c’è da sapere e come visitare la foresta di Brocéliande, il regno incantato di Mago Merlino.

Dove si trova la foresta di mago Merlino e della fata Morgana

Si chiama foresta di Brocéliande ma è conosciuta anche come foresta di Paimpont e si trova in Bretagna, nella zona nord-ovest della Francia. Il luogo, avvolto da mistero, ha ispirato numerose leggende legate al ciclo arturiano. Oggi è meta per gli amanti del folklore e della storia medievale. Si dice che qui abbiano vissuto Merlino, Morgana e la fata Viviana, personaggi intramontabili della mitologia bretone.

foresta di Brocéliande in Bretagna

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La foresta di Brocéliande, conosciuta per il legame con il Mago Merlino e la Fata Morgana

La leggenda della foresta di Brocéliande

La foresta di Brocéliande è un luogo in cui realtà e leggenda si intrecciano: secondo la tradizione il bosco era il regno della fata Viviana che custodiva qui il suo palazzo sommerso. Qui avrebbe incontrato Merlino, il potente mago che si innamorò di lei insegnandole i suoi segreti. La località è anche sede del Centre de l’Imaginaire Arthurien, situato presso lo château de Comper. Motivo in più per visitarla? È possibile attraversare la “porta dei segreti”, un’esperienza interattiva che conduce alla scoperta degli abitanti della foresta e delle credenze popolari ad essa associata.

La Valle Senza Ritorno

Tra i luoghi da non perdere nella foresta di Brocéliande c’è la Valle senza Ritorno. Si tratta di un’area geologica ricca di fascino, con rocce porpora che regalano un’atmosfera surreale. Il luogo è legato alla figura della fata Morgana (sorellastra di re Artù). La leggenda narra che Morgana, tradita dal suo amato cavaliere Guiomar, decise di vendicarsi imprigionando nella valle tutti coloro che si macchiavano di infedeltà. Il solo capace di rompere l’incantesimo fu Lancillotto del Lago, il più fedele tra i cavalieri della Tavola Rotonda, che riuscì a liberare gli sventurati prigionieri.

Lo Specchio delle Fate

All’interno della foresta è custodito anche lo Specchio delle Fate, un luogo che sembra uscito da un libro fantasy. Il nome deriva proprio da una leggenda che racconta qui vivessero sette fatine. La più giovane si innamorò di un umano e per un po’ visse con lui un amore segreto. Le sorelle, una volta scoperto il legame, la punirono severamente condannando anche l’umano coinvolto. Si dice che le fate, non sempre benevole, abbiano lasciato un’eco del loro potere in questo specchio d’acqua, e che, osservandolo con attenzione, si possano scorgere ancora i loro volti riflessi tra le increspature della superficie.

Tra le altre leggende che riguardano la foresta di Brocéliande c’è la presenza di siti come la fontana di Barenton definita “magica” per le acque gorgoglianti che avrebbero potere curativo.

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Roma esoterica: i luoghi della Capitale avvolti dal mistero

Nell’anno del Giubileo, il flusso turistico a Roma ruota soprattutto intorno ai luoghi di culto, frequentati dai pellegrini finalmente giunti nella Capitale per attraversare le Porte Sante. Roma tuttavia, con i suoi millenni di storia, non disdegna angoli e luoghi che si allontanano dalla religione per avvicinarsi più al mistero.

Le vie della Capitale, del resto, nel corso dei secoli sono state calpestate non solo da Papi e religiosi, ma anche da studiosi, alchimisti, chimici che – in qualche modo – hanno lasciato la loro impronta invisibile nella città. Non solo: Roma – con i suoi musei e monumenti – non omaggia solo la storia e l’arte. Alcuni posti ricordano piuttosto le brutture dei tempi che furono (è il caso del Museo Laboratorio della Mente, ad esempio) oppure sono testimonianza di efferati omicidi e, per quanto bellissimi, i romani amano tramandare le leggende che contengono piuttosto che la loro bellezza.

Posti esoterici, come la Porta Magica, dalle origini incerte o semplicemente avvinti dall’enigma di qualche leggenda: Roma non è solo luci, ma ha anche tante ombre. Scopriamo alcuni di questi luoghi oscuri e misteriosi.

La Porta Magica

Ha tantissimi nomi – Porta Magica, Porta Alchemica, Porta Ermetica e Porta dei Cieli – ma ciò che conta è che la riconoscerete subito in mezzo ai giardini di Piazza Vittorio Emanuele II. È tutto ciò che resta di Villa Palombara (non la sua posizione originaria, in realtà, che era circa cinquanta metri verso l’incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito), proprietà di Massimiliano Savelli Palombara, Marchese di Pietraforte. Il Marchese – probabilmente anche grazie alla frequentazione con Cristina di Svezia – era un grande appassionato di alchimia e costruì la porta (una di cinque a dire il vero) tra il 1655 e il 1681.

Le iscrizioni su di essa – epigrafi, simboli esoterici e legati all’alchimia – risalgono invece con più probabilità agli anni tra il 1678 e 1680 e furono opera del Marchese e di Giuseppe Francesco Borri, suo ospite e noto alchimista (accusato persino di eresia e veneficio nel 1659 dalla Santa Inquisizione). Inutile sottolineare che la Porta Magica porta con sé una leggenda: Borri (nei racconti spesso diventa un anonimo pellegrino), ospite della villa, attraversò la porta svanendo per sempre e lasciando dietro di sé pagliuzze d’oro e una carta piena di simboli magici. Si narra che, in effetti, cercasse nel giardino della residenza proprio un’erba magica, capace di trasformarsi in oro. La trasmutazione fu, dunque, riuscita mentre la carta magica avrebbe rivelato – sempre stando alla leggenda – il segreto della pietra filosofale.

Il Marchese provò per anni a decifrare il messaggio ma – non riuscendoci – lo rese pubblico incidendolo sulle cinque porte della Villa. Nella speranza che qualcuno, prima o poi, fosse riuscito nell’impresa.

Roma, la Porta Magica a Piazza Vittorio Emanuele II

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La Porta Magica a Roma

Il Museo delle Anime del Purgatorio

All’interno della Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio sorge un piccolo museo, unico nel suo genere. Nella sagrestia, il Museo delle Anime del Purgatorio raccoglie infatti documenti e testimonianze che proverebbero l’esistenza del Purgatorio. Don Victor Jouët, missionario marsigliese fondatore della stessa Chiesa, ne era certo soprattutto dopo un incendio che – nel 1897 – devastò la cappella dedicata alla Vergine del Rosario. Tra le ceneri, Don Victor Jouët vide un’anima in pena che – dal Purgatorio – tentava di mettersi in contatto con i vivi.

Decise quindi di viaggiare per tutta l’Europa alla ricerca di testimonianze che avvalorassero ciò che aveva sperimentato in prima persona ed è questa la collezione che troverete nel Museo romano. Il reperto più antico è del 1637, ma esposti ci sono tanti oggetti – del periodo compreso tra XVIII e XIX secolo – con impronte di fuoco: panni, lenzuola, camicie da notte che portano il segno dell’aldilà e della volontà dei defunti (imprigionati nel Purgatorio) di mettersi in contatto con i vivi.

Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio a Roma, con il Museo delle Anime del Purgatorio

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La Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio a Roma

Museo Laboratorio della Mente

In Piazza Santa Maria della Pietà, nel 2000 ha aperto i battenti il Museo Laboratorio della Mente, realizzato da Studio Azzurro in collaborazione con la ASL Roma 1. È un museo – cosiddetto – di narrazione: documenta e racconta, in breve, la storia dell’istituzione manicomiale con l’obiettivo di scatenare una riflessione. Di fatto, ci troviamo nel VI padiglione dell’ex manicomio Santa Maria della Pietà di Roma: il percorso – interattivo e multimediale – vi condurrà proprio alla scoperta della vita all’interno del manicomio tra realtà e virtuale.

Attualmente, il Museo è chiuso per lavori di ristrutturazione e per l’ampliamento del percorso espositivo. La buona notizia, però, è che sul sito è possibile anche partecipare a un tour virtuale: è realizzato talmente bene che vi sembrerà di camminare all’interno del manicomio, con tanto di momenti di tensione e suspence.

Il Cimitero Acattolico

Visitato in realtà per la sua atmosfera tranquilla e per le celebri tombe che protegge, il Cimitero Acattolico resta comunque un luogo di non-vita. Come dice lo stesso nome, è il luogo destinato alla sepoltura dei non cattolici. Ed è così dal 1671, anno in cui il Sant’Uffizio acconsentì ai Signori non cattolici di essere sepolti in quell’area all’epoca completamente sgombra. Fino ad allora, le famiglie dei non cattolici erano infatti costrette a seppellire i propri cari segretamente e in fretta, per non essere scoperti dalle guardie. Negli anni, dunque, l’area divenne un vero e proprio cimitero destinato – potremmo dire – prevalentemente agli stranieri: qui giace la tomba di John Keats, ma anche quella di Percy Bysshe Shelley. C’è anche la tomba di Rosa Bathurst, ragazza inglese morta nel 1824, a 15 anni, cadendo nel Tevere.

E gli italiani? Nulla vieta agli italiani non cattolici di essere sepolti qui, ma – dato lo spazio esiguo – la sepoltura viene concessa solo ad italiani illustri, considerati stranieri nel proprio paese e non aderenti al cattolicesimo. Troverete qui quindi le tombe di Antonio Gramsci (ateo dichiarato e sposato, tra l’altro, con una donna russa), Andrea Camilleri (le spoglie dello scrittore sono state portate lì il 18 luglio 2019) e – ultimo in ordine cronologico – Giorgio Napolitano, l’11º presidente della Repubblica Italiana, sepolto nel Cimitero Acattolico il 26 settembre 2023.

Cimitero Acattolico

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Il Cimitero Acattolico di Roma

Vicolo Scellerato

Il suo nome – più o meno – ufficiale è Via di San Francesco di Paola (di fatto si trova in Piazza di San Francesco di Paola), ma i romani chiamano questa scalinata Vicolo Scellerato o anche la salita dei Borgia. Siamo nel rione Monti: da via Cavour, trovate facilmente questa stradina che vi porterà direttamente in Piazza di San Pietro in Vincoli, passando sotto un arco di Palazzo Borgia. Il luogo è uno dei più suggestivi di Roma e, di fatto, è da cartolina con l’edera che scende dal Palazzo e una scomposta scalinata che apre a meraviglie inattese. Perché allora è scellerato e perché i romani lo collegano a misfatti e omicidi? Sembra che qui si concluse la vita di Servio Tullio, sesto re di Roma, nel peggiore dei modi. Come racconta Tito Livio nel suo Ab Urbe Condita, Servio Tullio fu ucciso da Lucio Tarquinio, figlio di Tarquinio Prisco (il quinto re di Roma).

La mente dietro l’omicidio fu tuttavia Tullia Minore, figlia proprio di Servio Tullio. La donna – sposata in seconde nozze con Lucio Tarquinio (entrambi hanno ucciso i rispettivi consorti per coronare il loro sogno d’amore) – era ormai desiderosa del potere. Lucio Tarquinio – che una volta al trono sarà chiamato Tarquinio il Superbo – gettò Servio Tullio dalle scale della Curia. Ferito ma non morto, il Re fu finito dalla figlia che gli passò sopra con un carro trainato da cavalli. Il luogo dell’omicidio? La scalinata di cui vi stiamo parlando, soprannominata da allora Vicus Sceleratus.

Vicolo Scellerato o la Salita dei Borgia

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Vicolo Scellerato a Roma
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Delfi, il sacro ombelico del mondo antico tra miti e profezie

Che la Grecia abbia una storia che affonda le sue radici in tempi assai lontani è noto a tutti, ma in molti forse non sanno che proprio in questo straordinario Paese risiedeva quello che era ritenuto il centro del mondo antico. La città in questione è Delfi, l’ombelico del mondo nella mitologia greca, che sorge tra i maestosi pendii del Monte Parnaso nella Focide e di fronte al Peloponneso, in quello che senza ombra di dubbio è un paesaggio naturale che incanta chiunque abbia il piacere di ammirarlo.

Inserita nel 1987 dall’UNESCO nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità, si distingue per essere un luogo di straordinaria importanza culturale e spirituale, uno di quelli in cui vale la pena arrivare almeno una volta nella vita. Del resto, era proprio qui che risiedeva il famoso Oracolo, una donna che, seduta su uno scranno d’oro, entrava in una sorta di trance per mettersi contatto con il dio Apollo e predire il futuro.

Cosa vedere nel sito archeologico di Delfi

Il sito archeologico di Delfi, in Grecia, permette di fare un vero e proprio viaggio nella storia, tanto da essere una tappa fondamentale per gli appassionati di Grecia antica. Basta una giornata per scoprire tutte le sue straordinarie meraviglie, attrazioni legate ad antiche leggende e molto altro ancora.

Tempio di Apollo

Il Tempio di Apollo è il fulcro di questa straordinaria città e simboleggia l’importanza spirituale e culturale dell’antica Grecia. Risale VI secolo a.C. e il visitatore oggi può osservare colonne e frammenti di sculture, che nonostante il passare del tempo sono ancora in grado di evocarne la grandezza.

Tesoro di Sifnos

È praticamente impossibile rimanere impassibili quando si arriva al Tesoro di Sifnos: è un esempio eccellente di arte e architettura dell’antica Grecia. Si caratterizza per un elegante stile ionico, e in passato era impreziosito con sculture che narravano miti e leggende.

Tesoro degli Ateniesi

Non è di certo da meno il Tesoro degli Ateniesi, che è stato edificato per commemorare la vittoria degli Ateniesi nella Battaglia di Maratona (490 a.C.). Si tratta di un edificio in stile dorico in cui venivano depositate offerte votive e tesori dedicati ad Apollo, e che simboleggiava la potenza e la gratitudine di Atene nei confronti del dio.

Teatro

Sul fianco del Monte Parnaso è possibile ammirare, scavato nella roccia, il Teatro di Delfi che in tempi assai lontani poteva ospitare circa 5.000 spettatori, che riuscivano ad assistere a spettacoli e a una vista mozzafiato sulla valle sottostante e sul santuario di Apollo.

Teatro di Delfi, Grecia

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L’incredibile Teatro di Delfi, in Grecia

Stadio

C’è poi lo Stadio che è posto sulla sommità del sito archeologico e che può vantare la caratteristica di essere uno dei meglio conservati dell’antica Grecia. In passato ospitava i Giochi Pitici (secondi per importanza solo a quelli Olimpici).

Ginnasio

Non poteva di certo mancare il Ginnasio, con palestre per l’allenamento, aule per lezioni e discussioni filosofiche, e persino spazi per il bagno rituale.

Santuario di Atena Pronaia

Infine il Santuario di Atena Pronaia che rappresentava l’ingresso al Tempio di Apollo. A colpire era soprattutto il Tholos, un’architettura circolare con colonne doriche e corinzie, che simboleggiava armonia e bellezza.

Perché Delfi è il centro del mondo antico?

Ci sono varie versioni di miti e leggende sul perché Delfi sia l’ombelico del mondo antico, ma tutte sono d’accordo su un punto in particolare: la città rivestiva all’interno della religione e della civiltà greche un ruolo ben più che importante.

Secondo la mitologia, infatti, proprio da queste parti si incontrarono due aquile mandate da Zeus e partite dai confini dell’universo, il cui scopo era quello di trovare il centro del mondo dell’epoca. Stando ad altre leggende, Delfi, prima di questo evento, era legata al culto della Madre Terra, la dea primordiale Gea, e custodita dal temibile serpente Pitone.

Tempio di Apollo, Delfi

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Veduta del Tempio di Apollo

Apollo, travestito da delfino, giunse fin qui per fondare il suo Tempio, ma per farlo dovette uccidere lo stesso Pitone, figlio di Gea. Fu così che, nell’esatto punto in cui venne effettuato l’assassinio, fu posto un “omphalos”, ovvero un masso sacro che simboleggiava il centro del mondo.

Come accennato, inoltre, il nome di Delfi è anche indissolubilmente legato al più venerato e rispettato Oracolo della religione greca che, sempre stando alla tradizione, era una donna: la sacerdotessa Pizia.

Perché è importante l’oracolo di Delfi

All’epoca tale Oracolo era considerato la fonte religiosa più autorevole che esistesse e Pizia, ovvero colei attraverso cui si esprimeva Apollo, era in grado di fornire diversi importanti responsi, come quello riguardante la fondazione di Siracusa e Crotone. In sostanza, le risposte che elargiva erano sì enigmatiche, ma anche del tutto capaci di condizionare le scelte su vari temi, come l’entrare in guerra o il luogo in cui dare vita a una nuova città.

Le profezie accadevano durante i nove mesi più caldi di ogni anno, il settimo giorno di ogni mese, e la Pizia accettava domande da tutti i membri della società greca.

Si narra, tuttavia, che ci fu persino un caso in cui l’Oracolo si rifiutò di dare risposte, ovvero quando arrivò al suo cospetto (in uno stato di alterazione) Eracle, figlio di Alcmena e di Zeus. Stando al mito, infatti, fu Apollo in persona a dover intervenire per placarlo.