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Lago di Garda, cinque luoghi imperdibili tra Veneto e Lombardia

Il Lago di Garda piace perché sembra di essere al mare. Il clima mite che lo caratterizza fa sì che palme, ulivi, limoni e vigneti abbelliscano le coste e le colline che lo circondano trasformandolo in un paesaggio quasi marino.

I borghi colorati che s’affacciano sul lago sono tante piccole Portofino. I giardini fioriti e i prati perfettamente rasati, le spiagge attrezzate e gli sport acquatici non hanno nulla da invidiare alla Riviera Romagnola.

In più, il Garda è un concentrato di bellezze, ci sono borghi, ci sono siti archeologici, ci sono splendidi parchi e un’ottima gastronomia. E quanto a ospitalità un’infinità di alloggi, dagli hotel a cinque stelle ai glamping che spopolano sempre più (tra i pià consigliati, il Desenzano Lake Village che fa parte dei Club del Sole).


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Ecco perché, in qualunque stagione dell’anno, una vacanza, breve o lunga che sia, sul Lago di Garda merita assolutamente. Solo al confine tra Veneto e Lombardia ci sono cinque luoghi imperdibili che vale la pena vedere.

Bardolino, il borgo del vino

In provincia di Verona, Bardolino è un delizioso borgo dalle case color pastello affacciato sul Lago di Garda. Questa località sorge ai piedi delle colline moreniche ricoperte di uliveti e vigneti ed è patria del famoso omonimo vino rosso.

Il delizioso porticciolo di Bardolino

Il bellissimo centro storico è un gioiello dove passeggiare senza fretta, tra vicoletti e ristoranti, per poi spostarsi sul meraviglioso lungolago e sul porticciolo sempre pieno di barchette colorate.

Bardolino non è solamente bei paesaggi, buon vino e divertimento, ma è caratterizzato anche da un grande patrimonio storico e artistico. Camminando per le vie del paese si può scorgere ciò che resta delle mura medievali, documentate almeno dal XII secolo.

Secondo alcune fonti, le prime strutture difensive risalirebbero al IX secolo, quando re Berengario permise la costruzione di fortilizi a difesa dei paesi del Lago di Garda.

Il centro storico è fatto di tante vie strette, perpendicolari al litorale; le cui abitazioni, costruite una dietro l’altra, ci portano indietro nel tempo, quando Bardolino era un villaggio di pescatori. Oggi, queste viuzze, con le case dai balconi fioriti, offrono scorci affascinanti, mentre, tra negozietti e tavolini dei caffè, si respira sempre aria di vacanza.

Giardini di Sigurtà

A Valeggio sul Mincio, sempre in provincia di Verona, si trova uno dei più bei parchi d’Italia, votato proprio qualche anno fa dal sito ilparcopiubello.it tra mille altri giardini per la fioritura più bella.

La storia di questo parco è molto antica. Era il 1407 quando, durante la dominazione veneziana di Valeggio sul Mincio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò l’intera proprietà che, al tempo, aveva una funzione puramente agricola. C’era però all’interno un piccolo e geometrico giardino, adiacente alla casa principale, dedicato all’ozio dei nobili. È da qui che risalgono le antiche origini del Parco Giardino Sigurtà. Il 1941 segnò l’inizio della proprietà da parte della famiglia Sigurtà: l’industriale farmaceutico Giuseppe Carlo Sigurtà acquistò il terreno e iniziò la grandiosa opera di riqualificazione del parco scoprendo di avere anche diritto di prelevare acqua dal fiume Mincio.

parco sigurta

Fonte: Wikipedia/Giulia Balestrieri

Il Parco giardino di Sigurtà

Oggi, il Parco giardino di Sigurtà è talmente bello e ricco di sorprese che un giorno non basta per visitarlo. Dalle passeggiate panoramiche al labirinto, dai giardini delle rose a quelli delle piante officinali, dai laghetti alla valle dei daini, dal castelletto alla grotta votiva c’è di tutto.

Sirmione, terra tra due laghi

Meriterebbe un capitolo a sé, Sirmione, quella penisola che si getta nelle acque del Lago di Garda e che segna il confine tra le due regioni, Veneto e Lombardia, e tra le province di Verona e Brescia.

Soprannominata la “perla del Garda“, è un vero gioiello e lo sanno bene i turisti stranieri che affollano i vicoli, i ristoranti, le gelaterie e l’unica porta d’accesso al centro storico, quella del Castello Scaligero, una rocca costruita intorno alla metà del XIII secolo, uno dei rari esempi di fortificazione lacustre nonché di uno dei castelli meglio conservati d’Italia.

Anche se il nome può far pensare a delle cavità sotterranee, le Grotte di Catullo, sulla punta della penisola di Sirmione, sono in realtà una domus romana costruita tra la fine del I secolo a.C e il I secolo d.C. Non si può visitare Sirmione senza vedere questo immenso complesso archeologico, considerato il più rilevante esempio di villa romana presente nell’Italia settentrionale.

Prima degli scavi, le rovine della villa erano coperte da una folta vegetazione e apparivano all’occhio del visitatore come delle caverne, e proprio da qui deriva il nome delle “grotte”. Anche se non ci sono dati certi in proposito, secondo la tradizione questa villa era di proprietà del poeta romano Gaio Valerio Catullo.

Desenzano del Garda

Desenzano è la città più vivace del Lago di Garda, dinamica e perfetta per chi desidera vivere una vacanza all’insegna del relax, della cultura e del divertimento. Questa cittadina sulla sponda lombarda del lago offre davvero moltissimo da fare, dalle rilassanti passeggiate sul lungolago e sul grande porto turistico allo shopping per le vie del centro fino alla frizzante vita notturna.

Passeggiata con vista lago di Garda

Fonte: iStock

La pittoresca Desenzano del Garda

Non dimentichiamo, poi, le spiagge dove prendere il sole con la bella stagione, con vista mozzafiato sulla sponda opposta e i molti luoghi d’interesse come il Castello medievale e il Museo archeologico. Edificato nel X secolo, il castello domina la città dalla cima della collina e si gode di uno dei più bei panorami sul Lago di Garda.

Lo spazio entro le mura del castello era occupato da un piccolo borgo con le sue strade, la piazza, la torre campanaria e la chiesa dedicata a S. Ambrogio. Per secoli fu abitato da cittadini pronti ad accogliere, in caso di pericolo, coloro che abitavano fuori le mura.

Merita una visita anche il Museo archeologico, visto che questa zona era abitata sin dall’età del Bronzo, tanto che sono stati rinvenuti reperti provenienti da insediamenti palafitticoli, conservati nei millenni nelle torbiere o sommersi nel lago. Questi insediamenti, nel 2011, sono stati inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Peschiera sul Garda

Canali e ponti, belle chiese e palazzi storici, fortificazioni e piccoli moli dove sostano le barche, questo borgo lacustre, unico nel suo genere, è affacciato sulla sponda più a Sud del Lago di Garda, in un’area riparata dai venti sulle rive del Benaco e del fiume Mincio.

Questa cittadina veneta si gira a piedi. La Fortezza di Peschiera del Garda, o Rocca, è un piccolo gioiello d’architettura, racchiuso in un’imponente cinta muraria a forma pentagonale, risalente al Cinquecento, con bellissimi bastioni e imponenti porte d’accesso.

peschiera del garda

Fonte: iStock

Il lungolago di Peschiera sul Garda

Tutt’intorno, il fiume Mincio, emissario del Garda, il cui percorso naturale è stato modificato proprio dalla costruzione della fortificazione, con la definizione di tre rami di uscita dal lago che si riuniscono poi a Sud del centro abitato.

Una delle zone più suggestive della cittadina è proprio quella del ponte pedonale, che attraversa il canale esterno della fortezza. È poi molto interessante la Porta Brescia, ingresso occidentale della fortezza antica. Proprio sopra questa porta, un antico camminamento di ronda unisce i bastioni Tognon e Feltrin: non perdetevelo, perché percorrerlo vi permetterà di ammirare dall’alto tutta la fortezza, scoprendo scorci che diversamente non riuscireste ad apprezzare.

Una volta dentro la Rocca, tenendo la sinistra lungo la cinta muraria, si arriva al Bastione Tognon e alla piazza Betteloni, proprio sul porticciolo da cui partono i battelli per le gite sul lago e per raggiungere gli altri borghi.

Ed è proprio il battello il mezzo di trasporto migliore per visitare tutti questi luoghi, specie nelle belle giornate soleggiate, in coppia o in famiglia, scoprendo quella zona d’Italia che gli stranieri tanto c’invidiano.

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L’altra Franciacorta, un territorio inaspettato, tutto da scoprire

Franciacorta è sinonimo di vino. Spesso è per questo motivo che molti visitano questa bellissima zona del Nord Italia, compresa tra il Lago di Garda e il Lago d’Iseo, il cui terroir ha regalato uno dei vini più buoni che esistano al mondo.

Tuttavia, c’è un’altra Franciacorta, meno nota, che confina con la meno turistica – ma non per questo meno interessante – Val Trompia, al di là della Forcella, nel punto in cui termina la Pianura Padana e iniziano le Prealpi, che regala, oltre alle visite alle cantine dove si producono le bollicine e all’ottima gastronomia, altre esperienze decisamente inaspettate.

Al limitare di questo rinomato territorio ci sono luoghi incantevoli, ricchi di storia e di tradizioni che meritano di essere scoperti. Al centro delle colline di questa Franciacorta di confine c’è la cittadina di Gussago.

Gussago, porta d’accesso alla Franciacorta

Icona indiscussa di Gussago è La Santissima, che domina la città dall’alto, un ex complesso domenicano risalente al XV secolo sul colle Barbisone, dall’aspetto monumentale e imponente. Un luogo suggestivo, da raggiungere a piedi con una facile passeggiata, magari all’ora del tramonto, per godere di una vista panoramica sui vigneti. Da qui si può ammirare la pianura da un lato e il Monte Guglielmo e il Monte Rosa dall’altro.

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Fonte: @SiViaggia

Il complesso della Santissima a Gussago (BS)

Questo santuario fu costruito dalla popolazione, al di fuori delle cariche monastiche e senza nessun mandato da parte della Chiesa. Per questo motivo, tutt’oggi, la chiesa è considerata puro appannaggio della gente comune, di coloro che si ritengono umili peccatori e fedeli, di chi vuole andare a pregare senza dover entrare nel circuito della chiesa ufficiale. Tradizione vuole che si vada alla Santissima a pregare per ottenere piccoli aiuti per la vita di ogni giorno.

Il convento è uno dei numerosi edifici monastici che esistono nella Franciacorta, luogo di passaggio di viandanti e pellegrini. I Domenicani, infatti, avevano grossi possedimenti e attuarono opere di dissodamento e di bonifica del territorio per poi dedicarsi alla coltivazione. La stessa coltivazione della vite risale a epoche remote, ne sono una testimonianza i rinvenimenti di vinaccioli di età preistorica e il materiale archeologico rinvenuto su tutto il territorio.

L’edificio è in fase di restauro, per visitare l’interno è necessario affidarsi a una guida, che possiede anche le chiavi per accedere alla cappella ancora decorata con affreschi del XV-XVI secolo.

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Fonte: Ufficio stampa

Le colline della Franciacorta e La Santissima di Gussago

I religiosi che si era trasferiti alla Santissima combattevano anche l’eresia e proprio qui fu giustiziata una strega. Ma ci sono altre storie inquietanti girano intorno a queto luogo. Una leggenda vuole che qui vivesse un drago, ma forse serviva solo per tenere lontani i pagani. Un’altra, molto più credibile, invece, sostiene che sul colle cresceva un’erba miracolosa.

Fin dal medioevo, l’ex complesso domenicano della Santissima caratterizza il paesaggio di questo estremo lembo di Franciacorta. Luogo di devozione ed elevazione dello spirito, nell’Ottocento la Santissima è stata anche un importante cenacolo di cultura, ospitando artisti come il pittore Angelo Inganni.

Le ville di delizia

La cittadina di Gussago vanta anche interessanti palazzi privati e ancora abitati che possono essere visitati, dietro richiesta. Tra i più belli c’è Villa Averoldi Togni, un edificio del 1200 circondato da tre ettari di parco dove, alla fine del ‘700, sono stati creati uno splendido giardino all’inglese, abbellito da statue neoclassiche, uno alla francese, con fontane e trompe-l’oeil, che ricorda una piccola Versailles, e un grande uliveto.

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Fonte: @SiViaggia

Lo splendido giardino all’inglese di Villa Averoldi Togni a Gussago (BS)

Un’oasi davvero inaspettata nella frazione di Piazza, racchiusa entro le mura del palazzo che viene aperto al pubblico in occasione di eventi speciali, come le “Domeniche per ville, palazzi e castelli” organizzate dal Gruppo dimore storiche Bergamo (le prossime date sono il 18 e il 25 settembre) o di concerti di musica antica.

Merita una visita anche Palazzo Grasso Caprioli, una villa del XVI secolo con un bellissimo giardino di rose e magnolie, che vanta una collezione privata di opere d’arte contemporanea, lascito di artisti di tutto il mondo che vengono regolarmente ospitati nella residenza dove sono liberi di esprimere tutto il loro estro e talento.

La villa è oggi un centro artistico a 360 gradi, dove vengono privilegiate la danza e le discipline orientali, dallo yoga alla meditazione, con corsi, workshop ed eventi, tra cui concerti e festival di danza contemporanea.

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Fonte: @SiViaggia

La villa e il giardino artistico di Palazzo Grasso Caprioli a Gussago (BS)

L’enogastronomia

A Gussago esiste una vera e propria cultura di uno dei piatti tipici del bresciano: lo spiedo. In quasi tutte le trattorie e i ristoranti della zona è possibile assaggiare il vero spiedo bresciano, che ha ottenuto anche la Denominazione comunale di origine. Ogni anno, a settembre, nella centralissima piazza Vittorio Veneto si svolge il Gran Galà dello Spiedo (quest’anno è in programma giovedì 8 settembre) al quale partecipa tutta la popolazione e moltissimi turisti. Non è una sagra, bensì una cena elegante a lume di candela che vuole celebrare il piatto principe della cucina gussaghese e che ha reso Gussago la Capitale Italiana dello spiedo. Lo spiedo naturalmente è accompagnato dalle bollicine del territorio.

Il Gran Galà è solo l’inizio di una stagione all’insegna della gastronomia. Dal 22 settembre e fino all’8 dicembre si svolge Lo Spiedo Scoppiettando, una rassegna enogastronomica che, ogni giovedì, porterà i profumi e i sapori autunnali del territorio in tavola attraverso uno speciale menu a base di spiedo e di ingredienti locali in molti ristoranti di Gussago.

Ma non dimentichiamo che ci troviamo nel territorio della Franciacorta e le bollicine, qui, sono un must have. Diverse cantine, come Le Cantorie, propongono wine tour e degustazioni dei vini del territorio – Franciacorta Docg Saten, Rosé, Pas Dosè Riserva, ma anche rossi, come il Cellatica superiore Doc e il Sebino riserva – accompagnati da prodotti e salumi tipici. Questa cantina, in particolare, immersa tra i vigneti, ha un giardino panoramico che, dall’alto della collina di Casaglio, offre una vista spettacolare sul paesaggio collinare della Franciacorta e sui vigneti terrazzati.

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Fonte: @Le Cantorie

La cantina Le Cantorie nella Franciacorta

Da non perdere anche una visita alle distillerie locali, come le pluripremiate Distillerie Peroni Maddalena dove, da più di quarant’anni, si produce un’eccellente grappa – ma anche liquori, vermouth, gin, acquavite di birra e ben 15 riserve – che, insieme allo Spiedo di Gussago, sono i due prodotti De.Co. (Denominazione Comunale) del Comune di Gussago.

Per chi è della zona questa Franciacorta di confine è un’ottima idea per una gita fuoriporta, ma per chi viene da lontano non mancano spunti per un weekend all’insegna di storia, cultura, attività all’aria aperta e tanta ottima enogastronomia.

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La Visione di Leonardo: la mostra che ti porta nella mente del genio

È un viaggio diverso, inedito e straordinario quello in cui vi accompagniamo oggi. Un’avventura multidimensionale, immersiva e unica che utilizza la tecnologia per raccontare storie e idee, che vi permetterà di entrare nella mente visionaria del genio Leonardo da Vinci.

È proprio allo scienziato, inventore e artista italiano che il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano ha scelto di dedicare una mostra diffusa e permanente accessibile a tutti. Ma non si tratta di un’esposizione tradizionale dove l’osservatore è chiamato a contemplare le opere del maestro.

La Visione di Leonardo, questo il nome della mostra, è una sorta di caccia al tesoro che vi condurrà nei luoghi simbolo del capoluogo lombardo. Gli stessi che si legano indissolubilmente alla figura dell’artista. Ed è proprio raggiungendoli che, grazie alla tecnologia, le visioni di Leonardo da Vinci appariranno davanti ai vostri sguardi increduli.

La Visione di Leonardo: la mostra da non perdere

È una mostra diffusa e permanente che cambia per sempre il modo di vedere la città perché ci permette di osservarla con gli occhi del visionario Leonardo da Vinci. A partire dal 30 giugno, infatti, installazioni animate e tridimensionali ispirate alle idee dello scienziato e inventore, creano un nuovo percorso urbano, un itinerario unico e straordinario in città per entrare nella mente di Leonardo.

Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia partecipa alla mostra come partner scientifico affiancando il lavoro di Bepart, ideatore del progetto basato sulla realtà aumentata. Si esce quindi dagli spazi museali per raggiungere alcuni luoghi iconici di Milano che ospitano virtualmente otto opere tutte da ammirare, capolavori in digitale che trasformano il capoluogo lombardo in una grande e inedita sala espositiva contemporanea.

Le tappe da inserire in questo nuovo itinerario sono Piazza Gae Aulenti, Parco Sempione, il Castello Sforzesco e Piazza della Scala. E poi, ancora, Palazzo Reale, Conca del Naviglio, Darsena e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia. Se al primo sguardo avrete come l’impressione che nulla in questi luoghi sia cambiato, provate a puntare il vostro smartphone nel punto preciso indicato dal Gps: sarà allora che le opere del genio si paleseranno davanti ai vostri occhi.

Per accedere alla mostra La Visione di Leonardo, infatti, avrete bisogno del vostro smartphone e dell’app ImaginAr. Sarà questa a indicarvi i luoghi da raggiungere, sarà sempre lei, grazie a tecnologia e innovazione, a trasformare le tappe milanesi in sale espositive open air.

La Visione di Leonardo, opera di David Szauder

Fonte: Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

La Visione di Leonardo, opera di David Szauder

Una mostra digitale, multidimensionale e immersiva accessibile con un’app

Come abbiamo anticipato, vi basterà scaricare l’app ImaginAR per iniziare un viaggio all’interno della mente di Leonardo. I contenuti artistici creati dagli otto artisti digitali coinvolti vengono visualizzati proprio grazie alla fotocamera del telefono che si trasforma in un terzo occhio grazie tecnologia della realtà aumentata.

A circondare le opere ci saranno proprio questi spazi celebri che già conosciamo: le installazioni, infatti, appaiono contestualizzate nello scenario urbano, tra le superfici, gli edifici e i panorami che li caratterizzano.

In questo viaggio immersivo e incredibile sarà possibile andare alla scoperta del volto più bello di Milano in maniera inedita grazie a un itinerario urbano legato indissolubilmente alla figura dello scienziato. in ognuna delle 8 tappe, un’installazione digitale con animazioni tridimensionali e un audio presentato la visione dell’artista in un dialogo costante con la realtà circostante.

La mostra diffusa è fruibile in autonomia, portando con sé lo smartphone, oppure prenotato un tour guidato da una guida specializzata.

La Visione di Leonardo, opera di Giulia Roncucci

Fonte: Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

La Visione di Leonardo, opera di Giulia Roncucci
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A Milano sono sbocciati i fiori sui palazzi: ora sono opere d’arte

Chiudete gli occhi e immaginate di poter passeggiare in una città cosmopolita celebre in tutto il mondo per essere la capitale della moda e del design. Una metropoli che ospita ristoranti e negozi esclusivi, vie dello shopping celebri in tutto il mondo, un duomo bellissimo e straordinario e luoghi di cultura che tengono vivo il dialogo tra arte moderna e contemporanea.

Ora immaginate che in quella stessa città una strada sia stata trasformata in un’opera d’arte permanente, un piccolo museo a cielo aperto capace di trasportare in un mondo onirico, ma ben riconoscibile agli occhi di tutti gli appassionati del design per forme, linee ed evocazioni.

Adesso, finalmente, potete aprire gli occhi. Vi diamo il benvenuto nella nuova via Balzaretti, la strada situata nella zona Città Studi di Milano, che in occasione della Design Week si è trasformata in una galleria d’arte a cielo aperto che lascia senza fiato.

Milano: la strada che diventa opera d’arte

È impossibile non notare quella fioritura straordinaria che è esplosa sulle facciate delle case e degli edifici del quartiere di Milano in questi giorni. Non si tratta di un capolavoro firmato da Madre Natura questa volta, ma di un’opera nata dall’estro creativo e visionario di Toiletpaper, la rivista creata dall’artista Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari che ha trasformato la strada milanese della storica sede in museo en plein air.

Basta una passeggiata per i vicoli di Città Studi, tra via Pascoli e via Pinturicchio, per innamorarsi. Sulla via che già ospita l’edificio storico e iconico della rivista, che si contraddistingue per quella facciata fatta di rossetti dipinta nel 2021, sono comparse altre opere d’arte che hanno dato nuova vita all’intera zona in occasione della Design Week 2022.

Le facciate sembrano le pagine di una rivista da sfogliare, quella di Toiletpaper s’intende, e sono bellissime.

Milano: via Balzaretti diventa un'opera d'arte

Fonte: IPA

Milano: via Balzaretti diventa un’opera d’arte

Grazie alla collaborazione tra Toiletpaper e Organics by Red Bull, immagini oniriche, surreali e romantiche hanno cambiato il volto della via trasformandola in una micro galleria d’arte en plen air.

Ci sono fiori che esplodono sulle facciate, che si arrampicano sugli edifici e sembrano quasi entrarci dentro, dalle porte e dalle finestre. Una sorta di trompe-l’œil continuativo che inganna l’occhio e lo incanta, che trasforma quei dipinti bidimensionali in oggetti quasi reali. Sembra davvero che qui la natura si sia impadronita degli spazi e conviva perfettamente con l’arte e il design.

La strada più instagrammabile di Milano

Guardando ciò che è diventata via Balzaretti oggi non abbiamo più dubbi: la strada entra di diritto tra i luoghi più instagrammabili d’Italia. Con una scenografia unica, che catapulta i passanti in un universo sognante e meraviglioso, questa installazione site specific è un vero incanto.

I murales che hanno trasformato le facciate degli edifici storici di via Balzaretti, vanno ad aggiungersi alle altre opere di street art che caratterizzano il capoluogo lombardo creando così un itinerario sorprendente fatto di arte, contemporaneità e suggestione.

Grazie alla collaborazione tra Toiletpaper e Organics by Red Bull, questo intervento di arte urbana è riuscito a valorizzare, ancora una volta, il legame stretto e indissolubile tra la città e l’arte, in ogni sua forma.

Milano: via Balzaretti diventa un'opera d'arte

Fonte: IPA

Milano: via Balzaretti diventa un’opera d’arte
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Sta per nascere la pista ciclabile che attraversa la Lombardia

È già una delle ciclovie più famose d’Italia e, a breve, sarà ulteriormente estesa, andando a toccare alcuni degli angoli più pittoreschi d’Italia.

Stiamo parlando della Ciclovia VenTO, un percorso oltre 700 chilometri che collega Venezia con Torino, attraversando quattro Regioni del Nord Italia costeggiando il Po.

I nuovi tratti della Ciclovia VenTO

Tra poco, nuovi tratti saranno aggiunti alla ciclabile in provincia di Mantova. Saranno, infatti, tracciati due percorsi nell’Oltrepò mantovano: uno tra i Comuni di Suzzara, ex città fortificata sotto i Gonzaga, e di Quingentole, che un tempo era sede vescolvile, attraverso quattro paesi per un totale di circa 47 km, l’altro tra Quingentole e Felonica, al confine con l’Emilia-Romagna, attraversa altri quattro paesi per altri di 46 km. Ed è proprio in Lombardia che corre metà del tracciato della Ciclovia VenTO.

Un altro nuovo tratto vedrà al centro del progetto il Capoluogo lombardo. La nuova tratta L1, che sarà ultimata entro l’anno, correrà da Milano fino a Pavia lungo l’alzaia del Naviglio Pavese, collegando il centro città con la rete nazionale delle Ciclovie turistiche.

Le ciclabili di Mantova

E Mantova, insieme alla sua provincia, è una delle città più dedite d’Italia al cicloturismo. tante sono già le piste ciclabili che corrono lungo fiumi e canali di bonifica in tutto il territorio del Parco del Mincio, dove un’altra celebre ciclabile è già in fase di estensione, la Ciclovia del Sole, quella che parte dal centro di Bologna e che arriva nel Comune di Mirandola, in provincia di Modena. Finora questo itinerario ciclabile era confinato all’Emilia-Romagna, ma a breve supererà i confini regionali.

Sono ben 36 le piste ciclabili più importanti della provincia mantovana che consentono non soltanto agli abitanti di muoversi in modo sostenibile, ma che anche sono un’attrattiva turistica.

A contatto con la natura, questi itinerari da percorrere in bicicletta sono stati raccolti nella mappa “Mantova in bici”. Oltre agli itinerari e alle caratteristiche dei singoli percorsi, come gli sterrati, le interconnessioni con le altre piste ciclabili, i punti di collegamento con autobus, treni e battelli, sono segnalati anche i luoghi dell’ospitalità come agriturismi e hotel e i principali monumenti delle zone attraversate.

L’intera rete di ciclovie del mantovano è suddivisa in piste ciclabili aperte esclusivamente alle biciclette, come la Mantova-Peschiera, per esempio, e in percorsi su strade bianche percorribili anche dalle auto.

La Ciclovia VenTO

È una sorta di autostrada ciclabile che collega Venezia con Torino. A oggi non ci sono ancora le condizioni ottimali per poter percorrere la Ciclovia VenTO in sicurezza e per tutta la sua estensione, in quanto alcuni tratti non sono ancora stati messi in sicurezza. Ma ci si sta lavorando, appunto.

L’idea di creare un unico collegamento slow e sostenibile è venuta dal Politecnico di Milano nel 2015 in occasione dell’Expo. Il progetto originale nasceva infatti con l’obiettivo di collegare l’area dell’esposizione internazionale di Rho al Po e ai territori della cosiddetta “food valley”. Doveva essere una sorta di Fuori Expo che avrebbe consentito ai visitatori di recarsi nei luoghi dove il cibo raccontato in fiera veniva prodotto. Così non fu, ma il progetto della Ciclovia VenTO proseguì per la propria strada, che ancora oggi si sta percorrendo.

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A Milano è stata fatta un’incredibile scoperta che cambia la storia

“Non un crine di cavallo, ma tre ciocche dell’imperial chioma” è il curioso titolo dell’incontro che si terrà sabato 7 maggio alle 11 nella sala conferenze dell’Archivio di Stato di Milano per illustrare i risultati di una straordinaria scoperta: le ciocche della chioma di Napoleone Bonaparte sono conservate all’Archivio di Stato e saranno mostrate al pubblico. Non ci sono dubbi in merito all’illustre appartenenza: accurate analisi forensi e l’esame del Dna, hanno certificato l’autenticità. Come sono arrivate a Milano? Si racconta la storia di un singolare souvenir di viaggio.

Durante l’esposizione si partirà dalla ricostruzione dell’albero genealogico di Napoleone Bonaparte, l’antropologa forense che ha condotto la ricerca spiegherà come è stato possibile arrivare a questo incredibile risultato. Le tre ciocche di capelli di Napoleone furono sequestrate nel 1817 a Natale Santini, suo collaboratore giunto in Italia dall’isola di Sant’Elena con il curioso cimelio che gli venne sequestrato.

I capelli di Napoleone, cimelio esposto a Milano

Un cimelio certamente sui generis, quello scoperto negli Archivi di Stato di Milano, e che il grande pubblico potrà vedere nel capoluogo lombardo sabato 7 maggio. Tre ciocche di capelli appartenenti a Napoleone Bonaparte verranno esposte alle ore 11 nel corso di un evento esclusivo dal titolo “Non un crine di cavallo, ma tre ciocche dell’imperial chioma”. L’appuntamento (per il quale è necessario prenotarsi) si terrà nella sala conferenze dell’Archivio di Stato milanese, in occasione del finissage della mostra “Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l’età napoleonica”, percorso celebrativo del bicentenario della scomparsa dell’imperatore francese.

Il Dna ha certificato la chioma di Bonaparte

La provenienza delle tre ciocche di capelli è assolutamente certa. Cosa meglio di un esame del Dna può certificarlo? Le analisi sono state condotte da Elena Pilli, docente di Antropologia forense del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, che sarà tra i relatori della conferenza insieme al direttore dell’Archivio di Stato di Milano Benedetto Luigi Compagnoni e alla vicedirettrice Carmela Santoro, curatrice dell’esposizione. Durante la visita in mostra speciale di sabato 7 maggio saranno illustrati tutti gli aspetti storici e di ricerca, effettuati per arrivare all’ esposizione, Non solo, verranno esposti anche i risultati dell’accurata indagine scientifica fatta sulle ciocche di capelli appartenute a Napoleone Bonaparte

Come si è arrivati ad avere la certezza della chioma dell’imperatore? Confrontando il Dna delle ciocche di capelli con quello dei discendenti di Napoleone, mappandone le tracce e confermando evidenze e corrispondenze scientifiche. Un lavoro di ricerca meticoloso, iniziato con l’albero genealogico dei Bonaparte: sono stati rintracciati discendenti dell’imperatore francese ancora in vita, ai quali è stato prelevato un campione biologico da confrontare con il materiale pilifero in possesso degli studiosi coordinati dalla dottoressa Elena Pilli,  ossia le ciocche di capelli conservate all’Archivio di Stato di Milano.

Tutto è partito dal Dna mitocondriale, che, come insegna la scienza, si trasmette ai figli dalle donne. Ad iniziare la catena del tracciamento sull’albero genealogico dei Bonaparte, è stata dunque Carolina Bonaparte, la sorella di Napoleone (aveva quindi il suo stesso Dna), per arrivare alle successive sette generazioni. Sino ai giorni nostri, quando sono stati contattati cinque discendenti diretti dell’imperatore, ai quali è stato prelevato il Dna.

Una volta ottenuti cinque materiali biologici dai discendenti di Bonaparte, sono state eseguiti i campionamenti e le analisi sulle formazioni pilifere e successivamente sui campioni stessi, per scongiurare qualsiasi rischio di contaminazione. Infine c’è stata la prova del nove: è stato effettuato un test comparativo che ha evidenziato senza alcuna possibilità di errore la precisa sovrapponibilità dei mitocondri. Nessun dubbio, quindi, sulla provenienza dell’illustre chioma: i capelli sono effettivamente di Napoleone.

Si tratta di un punto di partenza per futuri studi di carattere storico scientifico. Queste analisi condotte dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, sono solo l’avvio di un ampio progetto di ricerca che ha come obiettivo finale quello di ricostruire l’intero genoma di Napoleone.

La storia delle ciocche di Napoleone e il loro arrivo a Milano

Un cimelio curioso, le tre ciocche di Napoleone Bonaparte, che furono pensate come bislacco souvenir da portare in Italia, poi sequestrato dalla polizia. Ma a chi venne l’idea? La storia ci consegna questa versione, raccontata anche in Archivio di Stato a Milano: i capelli dell’imperatore francese sarebbero arrivati a Milano a seguito dell’interrogatorio di Natale Santini, storico collaboratore di Napoleone Bonaparte, che venne sentito dagli investigatori dalla Polizia austriaca.

Nel 1817 Santini arrivò in Italia dall’isola di Sant’Elena con questo particolare e singolare souvenir, che non gli venne poi restituito al termine dell’indagine, a sequestrato. Napoleone, come è ben noto, era ancora in vita, perché morì in esilio sull’isola il 5 maggio del 1821. I capelli entrarono così a far parte del fascicolo archivistico relativo al suo caso, giungendo fino a noi racchiusi in involucri di carta dell’epoca.

La mostra a Milano

All’Archivio di Stato di Milano ( Sala mappe e sala affrescata,  Palazzo del Senato), a 200 anni dalla morte di Napoleone, l’Archivio di Stato di Milano ha proposta una grande mostra in cui è stato ripercorso un quarto di secolo ( dal 1796 al 1821) vissuto negli archivi di stato, durante l’ impetuosa avanzata dell’imperatore francese. Nel percorso si inserirà anche l’esposizione delle ciocche di Bonaparte.

La mostra che si concluderà sabato 7 maggio, e presenta una serie di documenti, carte e pergamene dall’alto valore simbolico, oltre a intestazioni finemente decorate, sigilli, progetti di monumenti, stampe e un ampio tesoro composto da altri pezzi rari conservati all’Archivio di Stato di Milano. Al termine della conferenza si terrà una visita guidata, per cui è obbligatoria la prenotazione (all’indirizzo https://bit.ly/PrenotazioneMostraAsmi). – Accesso libero e gratuito fino a esaurimento posti (con obbligo di mascherina Ffp2), con dirette sul canale Youtube e sulla pagina Facebook dell’Archivio di Stato.

Quattro passi nella Milano napoleonica

Dopo aver visitato la mostra, restando all’ombra della Madonnina, è possibile fare una passeggiata per Milano a caccia dei luoghi napoleonici della città. Diversi sono i punti sulla mappa legati in qualche modo all’imperatore francese. Si inizia dalla bucolica zona all’interno del Parco Sempione, dall’Arco della Pace – ispirato all’Arc de Triomphe di Parigi da cui sarebbero dovuti partire gli Champs Elysees meneghini alla Loggia Reale della Palazzina Appiani, per spostarsi infine al complesso di Brera.

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Tour dei Lose: 150 km in bicicletta alla scoperta della Brianza

Sono trascorsi esattamente due secoli da quando i coniugi Federico e Carolina Lose, entrambi affermati pittori, percorsero colline e monti della Brianza alla scoperta di un territorio unico e ricco di fascino. E oggi, per celebrare quell’importante viaggio che ha reso l’entroterra brianzolo una rinomata meta turistica lombarda, nasce il Tour dei Lose: un suggestivo percorso ciclabile tra arte e natura, una vera avventura di ben 152 km.

Il Tour dei Lose, il nuovo percorso ciclabile

Nell’aprile del 2022 è stato dunque inaugurato il Tour dei Lose, che nacque proprio due secoli fa. Le sue origini sono davvero particolari: nell’estate del 1822, i coniugi Lose (artisti di origine tedesca, da tempo residenti a Milano) decisero di scoprire i dintorni della loro città, esplorando quel territorio all’epoca quasi misterioso e decisamente poco conosciuto.

Addentrandosi tra le colline e le prime cime montuose della Brianza, i due pittori dipinsero una serie di stampe a colori – 24, per la precisione – che ottennero in breve tempo un successo strepitoso. E, soprattutto, diedero il via ad un ampio flusso turistico verso la natura incontaminata e i paesaggi suggestivi della regione brianzola, divenuta così meta prediletta per un weekend fuori porta o addirittura località dove acquistare una casa per le vacanze.

Oggi, per ricordare il viaggio intrapreso da Federico e Carolina, nasce il Tour dei Lose. Il loro itinerario è stato pian piano ricreato, anche sulla base dei loro splendidi quadri che ancora ci deliziano la vista. E nella guida Il Tour dei Lose, redatta da Renato Ornaghi, è possibile scoprire questo affascinante percorso all’insegna dell’arte e della natura, esplorando tappa dopo tappa e ammirando, al contempo, le incredibili opere pittoriche che i due coniugi ci hanno lasciato in eredità.

Questo percorso ciclabile ci permette di esplorare un paesaggio incantevole, che ha conservato intatto il fascino di una volta – quello stesso fascino che aveva meravigliato i coniugi Lose. Tutto in sella alla nostra bici, ovviamente: è un modo rispettoso ed intrigante per addentrarsi in questi territori così suggestivi, regalandoci un’esperienza outdoor lenta e sostenibile per l’ambiente.

Le tappe del Tour dei Lose

Questo affascinante tour ciclabile è lungo ben 152 km, ma ciò non deve spaventare i ciclisti meno esperti. Proprio per rendere l’avventura più agevole anche a chi vive la bici come un momento di relax, il percorso è stato suddiviso in 10 tappe ad anello della lunghezza di 30-45 km ciascuno, l’ideale per una gita fuori porta non troppo impegnativa.

Ogni anello ha assunto il nome di un importante personaggio celebre che è stato profondamente legato al territorio brianzolo: Teodolinda, Stendhal, Agostino, Leonardo, Cantù, Manzoni, Barbarossa, Segantini, Parini e Foscolo. E ciascun percorso è un vero scrigno di bellezze tutte da scoprire, tra paesaggi naturali mozzafiato e piccole perle architettoniche. Ma quali sono le tappe più suggestive da esplorare?

Una di esse segue il corso del fiume Lambro, affrontando una lunga pedalata tra bellezze della natura che lasciano a bocca aperta. Poi l’itinerario si addentra alla scoperta di alcune splendide ville del luogo, come Villa Trotti (situata a Verano) e la meravigliosa Villa Crivelli di Inverigo. Per gli amanti dei panorami più affascinanti, infine, non resta che pedalare verso le suggestive cascate della Vallategna, per poi scendere verso la Valle dell’Oro e il piccolo borgo di Civate, da cui si può ammirare il bellissimo lago di Annone.

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Riparte il treno storico della Lombardia

Sta per (ri)partire un treno storico, inaugurato nei primi decenni del Novecento e interrotto negli Anni ’50 ma che oggi diventa un vero e proprio viaggio nel tempo. È entrato a fare parte, infatti, di un progetto di valorizzazione voluto dalla Fondazione FS, che ha già fatto ripartire diversi treni storici su molte tratte ferroviarie turistiche. Le corse a bordo di questo treno storico saranno due. Ecco quando partiranno.

Il treno in partenza si chiama “Besanino“, perché percorreva – e ripercorrerà ancora – un tratto di Brianza, in Lombardia, partendo da Milano fino ad arrivare a Lecco. Questa primavera, effettuerà due corse speciali all’interno del programma del servizio turistico voluto dalla Regione Lombardia. La prima corsa è in programma il 24 aprile e la seconda il prossimo 9 ottobre.

“Lo scorso anno”, ha spiegato l’assessore regionale a infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi “i cittadini hanno accolto con entusiasmo la corsa speciale per i 110 anni del ‘Besanino’. Considerata la risposta particolarmente positiva di tutto il territorio, avevamo assicurato il nostro impegno affinché questo itinerario fosse inserito nel programma del servizio turistico già per il 2022. Promessa mantenuta, con un’ulteriore sorpresa: quest’anno i cittadini avranno ben due occasioni di poter viaggiare sul treno storico da Milano per Besana, Molteno e Lecco”.

La linea percorre uno storico tratto ferroviario che passa per la stazione di Monza Sobborghi, un tempo deposito delle locomotive e officina che serviva la linea. Dopo Villasanta, sottopassando la linea Seregno-Carnate, prosegue per Biassono-Parco e per Macherio, a fianco del fiume Lambro. A Triuggio, dopo una breve galleria, scavalca il corso d’acqua e la valle sottostante tramite un viadotto in muratura. La linea passa, poi, attraverso una galleria che immette alla stazione di Besana Brianza. Dopo aver oltrepassato le stazioni di Renate, Nibionno e Costa Masnaga, si congiunge a Molteno con la linea Como-Lecco.

“Questo ulteriore itinerario che tocca le località brianzole” ha spiegato l’assessore “arricchisce ulteriormente il calendario di viaggi che abbiamo finanziato e strutturato già dal 2018, offrendo a cittadini e turisti la possibilità di fare un viaggio nel passato, a bordo di convogli d’epoca di particolare rilievo storico”.

Questa linea ferroviaria rappresenta la storia della Brianza, un territorio che è sinonimo da sempre di industrializzazione, e che oggi, con il rilancio dei treni storici turistici, rappresenta anche il futuro della mobilità sostenibile.

Un tempo questa linea era percorsa da treni con automotrici ALn 668 degli Anni ’50 e negli Anni ’70 con locomotive D.445.  Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario del “Besanino”, il convoglio era stato trainato da una locomotiva elettrica in livrea storica nella tratta tra Milano e Monza e da una locomotiva a vapore nella restante parte del tragitto. E così sarà anche quest’anno, mentre le carrozze sule quali si viaggerà saranno le Centoporte degli Anni ’30 e le Corbellini degli Anni ’50.

Info utili

Il treno storico “Besanino Express” partirà dalla Stazione Centrale di Milano alle 9.05, farà una prima tappa a Sesto San Giovanni alle Arrivo 9.21, a Monza alle 9.28, a Villasanta alle 10.07, a Triuggio alle 10.30, a Besana Brianza alle 10.46, a Costa Masnaga alle 11.02, a Molteno alle 11.11, a Oggiono alle 11.20 per arrivare a Lecco, destinazione finale del viaggio, alle 11.45. Giusto giusto per l’ora di pranzo.

Una volta giunti a Lecco, si potrà pranzare lungo il lago oppure fare un tour del centro storico o imbarcarsi su un battello e fare il giro del lago o ancora addentrarsi nella natura per qualche piacevole passeggiata. La partenza da Lecco è poi alle 16.30 con arrivo a Milano Centrale alle 19.32.

Il biglietto intero di sola andata da Milano a Lecco costa 11 euro (quindi 22 euro per andata e ritorno), ma costa meno se si sale a bordo nelle stazioni successive. È gratuito per i ragazzi da 0 a 14 anni non compiuti, ma è comunque necessario prenotare il biglietto gratuito per assicurarsi il posto a sedere.

Per viaggiare a bordo dei treni storici è obbligatorio il possesso di Green Pass Rafforzato valido, a esclusione dei minori di 12 anni e dei soggetti esenti. È obbligatorio indossare mascherina di tipo FFP2. La violazione di tali obblighi comporta l’intervento delle forze dell’ordine e l’interruzione del servizio alla prima stazione utile.

A bordo dei treni sono state potenziate le attività di sanificazione e disinfezione, sono stati installati dispenser di disinfettante per le mani, il personale è stato dotato dei sistemi di protezione necessari (mascherine, guanti) ed è stato introdotto un nuovo criterio di prenotazione dei posti a bordo che garantisce il rispetto delle distanze di sicurezza prescritte dalle autorità sanitarie.

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Il lungolago di Lecco

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C’è una villa in Brianza dove sembra di tornare indietro nel tempo

In Brianza, poco a Nord di Milano, c’è una villa dove sembra di tornare indietro nel tempo. Si tratta di Villa Sormani Marzorati Uva e si trova nel Comune di Missaglia.

Ancora oggi, i discendenti della famiglia, il Conte e la Contessa Uva, abitano questa splendida dimora immersa in un parco secolare e i cui cancelli vengono aperti regolarmente al pubblico per visite guidate e tanti eventi, per far rivivere ai visitatori le esperienze di un tempo.

La storia di Villa Sormani Marzorati Uva

La villa ha una storia antichissima. Fu costruita sui resti di un castrum romano, dove venne edificato il palazzo del ‘300. Proprio nella cappella adiacente alla villa, la Chiesa di Santa Croce, durante i lavori di restauro del 1965, dietro una nicchia sono stati trovati i resti di un soldato romano, con tanto di punta di giavellotto, una frombola (una sorta di fionda), una moneta che risale all’anno 22 d.C. e diverse offerte votive.

Villa Sormani Marzorati Uva

Villa Sormani Marzorati Uva e il suo parco

Si dice che il fantasma del soldato si aggiri ancora oggi per il palazzo. Anche sotto le fondamenta della chiesetta è stato rinvenuto un ossario risalente alla grande peste raccontata dal Manzoni. All’interno della villa c’è persino un pozzo profondo 40 metri dove, volendo, ancora oggi si può attingere acqua.

Visitare la villa

Il tour guidato della villa è un viaggio indietro nel tempo che si mescola a racconti, aneddoti personali e misteri mai svelati. La visita dà accesso ad alcune delle stanze aperte al pubblico, ancora arredate come una volta e colme di cimeli storici: la Sala delle uniformi (dove è esposta l’uniforme da Ussaro Imperiale asburgico del Conte Carlo Sormani, primo Conte di Missaglia), la Sala da pranzo, la Sala del tè, la Sala da biliardo, le camere con i letti a baldacchino e la Sala della musica.

Le visite private vengono organizzate tutto l’anno su prenotazione. Durante l’ultima “Visita in villa“, la narrazione della storia attraverso i secoli è stata rappresentata da alcuni figuranti, in splendidi costumi ottocenteschi, che hanno fatto rivivere i personaggi e ciò che accadeva 150 anni fa in quegli ambienti della villa rimasti immutati nel tempo. Al racconto, sono seguiti balli nella Sala da ballo, tra valzer e quadriglia. Il prossimo appuntamento è il 10 aprile.

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Eventi in costume a Villa Sormani Marzorati Uva in Brianza

Musica da camera in villa

È proprio nella Sala della musica che vengono organizzati dei suggestivi concerti da camera, “La grande opera in villa“, con pochi fortunati ospiti e i cantanti in costume d’epoca, realizzati dalla sartoria teatrale Bianchi che fornisce anche La Scala di Milano, che si esibiscono a pochi passi dagli spettatori. Dal “Rigoletto” e “La Traviata” di Verdi alla “Madama Butterfly” e “La Bohème” di Puccini, il calendario è fitto di appuntamenti (i prossimi sono “Madama Butterfly” il 20 marzo, con la soprano giapponese Hiroko Morita che si è esibita nei più importanti teatri del mondo, e il 24 aprile, “La Traviata” il 27/03 e “La Bohème” il 3/04).

A partire dall’11 giugno, per quattro sabati consecutivi, ci sarà un concerto del nuovo e meraviglioso “Festival Vivaldi” che si terrà nella trecentesca cappella di Santa Maria in Villa oppure nel parco, di fronte alla suggestiva Grotta dei giochi d’acqua. Le date successive sono il 18 giugno, quando verrà rappresentato un inedito manoscritto scoperto nella Sächsische Landesbibliothek di Dresda, il 2 e il 9 luglio. Il festival diventerà un evento annuale.

Proprio come accadeva nel ‘700, quando i mecenati invitavano i musicisti a esibirsi per il loro ristretto gruppo di ospiti, magari addirittura in anteprima assoluta, prima di presentare le opere al vasto pubblico, così esclusive sono queste rappresentazioni rivolte a pochi fortunati spettatori. Seduti sulle poltroncine di velluto, circondati da quadri, arazzi e carte da parati ci si sente come dei principi.

Eventi culturali in villa

Tante sono le occasioni per visitare Villa Sormani Marzorati Uva. Ogni anno, a settembre, si tiene “Ville aperte in Brianza“, che offre l’occasione di visitare una ventina di dimore storiche private tra cui anche Villa Sormani Marzorati Uva. E, quest’anno, per la prima volta, oltre all’edizione autunnale, ci sarà anche quella primaverile che si terrà dal 30 aprile al 1° maggio.

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Gli eventi a Villa Sormani Marzorati Uva a Missaglia

D’estate, nel parco viene inscenata una ricostruzione storica con una promenade e un pic-nic degni di un set cinematografico, in cui rivivere gli ambienti e il contesto in cui si viveva la vita nei secoli scorsi.

Poi vengono organizzati eventi culturali, tra cui reading, come “Verdi racconta verdi”, interpretato dal drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory, che si terrà prossimamente. Infine, ogni quattro anni si svolge il Premio Arte e cultura Villa Sormani, giunto quest’anno alla quinta edizione, che ha visto tra i vincitori lo stesso Finazzer Flory, Pupi Avati, Alberto Zangrillo e molti altri.

Chi desidera rivivere il passato, immergendosi per un giorno in un ambiente fatto di pizzi e crinolina, di pic-nic sull’erba e tè delle cinque, sentendosi come il protagonista di un “costume drama” stile “Downton Abbey” o “Bridgerton” non può quindi perdersi questa esperienza. Se indosserete una mantellina nessuno ci farà caso.

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Il borgo semi abbandonato della Lombardia che sta per rinascere

Siamo abituati a trovarli nel Meridione d’Italia, quei borghi storici che, a un certo punto, venivano abbandonati dai propri abitanti che erano costretti a trasferirsi altrove, il più delle volte al Nord, per andare alla ricerca di un lavoro, nella speranza di fare fortuna.

Anche nel Settentrione, però, non sempre le cose andavano bene e di borghi svuotati nel tempo ce ne sono stati anche qui. Ce un borgo in provincia di Brescia, però, che sta per rinascere. Si chiama Livemmo e si trova nel Comune di Pertica Alta, a una quarantina di chilometri da Brescia e circa 130 dalla metropoli di Milano.

Il progetto di rinascita di Livemmo

Questo borgo, che oggi conta all’incirca 500 abitanti, sparsi su un territorio diffuso in Valle Sabbia, è stato individuato dalla Regione Lombardia per un progetto pilota del valore di 20 milioni di euro che ha lo scopo di rigenerarlo dal punto di vista culturale, sociale ed economico.

Il progetto prevede in particolare la riqualificazione degli spazi pubblici, la ristrutturazione di un immobile abbandonato che diventerà un’area per attività culturali e turistiche, la creazione di alcune piste ciclopedonali e degli interventi sull’antico forno fusorio, rinvenuto solo nel 2004 grazie ad alcuni scavi guidati da un team di archeologi dell’Università di Padova che ha riportato alla luce la struttura che, dai documenti, risulta essere stata utilizzata partire dalla fine del 1500 e fino alla metà dell’800 e che ha portato benessere al paese per secoli.

Questo sistema economico nel XIX secolo però entrò in crisi e la lavorazione del ferro si spostò principalmente nelle fucine del fondo valle, così le zone montane furono abbandonate.

Il borgo di Livemmo

Ancora oggi sono ben visibili gli edifici dell’antico abitato, fatto di case grandi e signorili, con portali di pietra lavorata, fregi e sottotetti decorati da affreschi.

A 620 metri di quota, sulla sponda del torrente Tovere, i resti del Forno Fusorio sono raggiungibili attraverso una mulattiera che scende da Livemmo. L’impianto, anticamente adibito alla prima lavorazione del ferro estratto nella Val Trompia, riveste oggi grande rilevanza per l’archeologia industriale ed è visitabile liberamente e in autonomia grazie a una segnaletica che ne descrive storia e funzione. Questa attività era così florida perché la Valle Sabbia era ricca di boschi che fornivano il combustibile del carbone di legna.

Le Valli Resilienti bresciane

La Valle Sabbia (o Valsabbia) è una valle della Lombardia poco esplorata ma che merita di essere considerata come meta di vacanza in media montagna, in una dimensione intima. Insieme alla vicina Valle Trompia, sulle Prealpi bresciane, fa parte delle cosiddette Valli Resilienti, che comprendono 25 Comuni e che offrono l’opportunità di trascorrere del tempo in un paesaggio immerso nella natura, lontana dal clamore della città e immersa nel verde, scoprendo al tempo stesso itinerari insoliti e ancora poco battuti e un’offerta gastronomica autentica e genuina.

Queste valli incontaminate danno l’occasione di vivere l’alta montagna, stando però a due passi dalla città, di fare esperienze nella natura, passeggiare e degustare prodotti tipici, fare trekking a passo d’asino o pedalare in sella a una bicicletta. Proprio un paio di anni fa è stata inaugurata anche la Greenway delle Valli Resilienti, un bellissimo itinerario da percorrere in bicicletta che collega Brescia con la Valle Trompia e che ha lo scopo di promuovere un turismo slow ed ecosostenibile in una zona poco conosciuta e anche poco turistica.

Livemmo

Il borgo di Livemmo in provincia di Brescia