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L’attrazione di Milano che nessuno conosce e che merita una tappa

Il centro di Milano è anche il luogo dove sono concentrate le attrazioni turistiche più famose. Dal Duomo con la sua Madonnina, al Castello Sforzesco, la Galleria Vittorio Emanuele II, Palazzo Reale che ospita alcune delle più importanti mostre d’Italia, corso Vittorio Emanuele e il Quadrilatero della moda con via Montenapoleone, via della Spiga e via Gesù.

E sono colo alcuni dei punti più frequentati dai turisti.

Cosa vedere in piazza della Scala

Solo in piazza della Scala ci si può soffermare per ore ad ammirare ogni singolo edificio o monumento che ha una storia tutta sua da raccontare. Da un lato, il Teatro alla Scala, il più famoso del mondo, dove si sono esibiti tutti i più grandi musicisti, direttori d’orchestra e tenori internazionali. Dall’altro, Palazzo Marino, un edificio altrettanto sontuoso che speso viene confuso con l’opera, ospita il Municipio.

E poi, l’accesso alla galleria, il salotto di Milano, con il Leonardo3 Museum, un innovativo museo interattivo con modelli funzionanti delle sue macchine e il restauro digitale dei suoi dipinti, e le gallerie d’Italia, l’altro museo che ha una collezione permanente di opere e che ospita sempre grandi esposizioni.

Al centro, domina il monumento dedicato a Leonardo da Vinci, ritratto in atteggiamento pensoso con le mani sul petto, un’opera realizzato da Pietro Magni e inaugurata nel 1872. Tutt’intorno, un’aiuola con panchine meta prediletta dai turisti in sosta. Pochi, però, sono a conoscenza di una vera chicca che si trova in questa famosa piazza milanese, preziosa testimonianza della città e dei suoi abitanti, ma che il più delle volte passa inosservata.

La fontana che nessuno conosce

A due passi dalla statua di Leonardo (da non confondere con quella dedicata a Giulio Ricordi, compositore ma soprattutto editore musicale, che si trova sull’altro lato della piazza) c’è una fontana, una cosiddetta “vedovella”, come la chiamano i milanesi, non una delle tante che si possono trovare in giro per la città perché questa detiene non un primato ma ben due. Infatti, si tratta delle più antica della città – ha appena compiuto 90 anni – ed è anche l’unica di bronzo.

In giro per Milano se ne contano altri 640 esemplari, nelle piazze e nei parchi, ma le altre fontanelle, tutte di acqua potabile, hanno il corpo principale fatto di ghisa.

Quella di piazza della Scala fu realizzata intorno agli Anni ’20 del Novecento dall’architetto Luca Beltrami, autore del restauro del Castello Sforzesco, incaricato dal Comune di Milano di progettare gli ornamenti per la piazza.

Le caratteristiche fontanelle milanesi sono alte un metro e 55 centimetri, hanno il corpo principale ftto di ghisa e il bocchello in ottone, ma solo quella in piazza Scala è di bronzo.

Perché le fontanelle di Milano si chiamano “vedovelle”

Secondo la leggenda, il nome “vedovella” dato alle fontanelle verdi che ci sono in giro per Milano risale alla Prima guerra mondiale e si riferisce al pianto delle vedove di guerra che persero i loro mariti durante il conflitto. Dal rubinetto, infatti, sgorga ininterrottamente un rivolo d’acqua, proprio come le lacrime.

Le fontanelle milanesi sono anche chiamate “draghetti verdi” in quanto l’erogatore dell’acqua ha proprio la forma di un drago, ispirato ai gargoyle del Duomo a loro volta ispirato dal biscione simbolo dei Visconti e stemma della città di Milano.

Le “vedovelle” o “draghetti verdi” sono ancora oggi prodotti e installati nelle nuove vie e piazze della città e sono realizzate dalle Fonderie Lamperti di Castellanza per conto del Comune di Milano. La prossima volta che visitate la città e vi trovate in centro, fate tappa anche alla fontanella di piazza della Scala. Sulla app “la tua acqua” si trova la mappa dei luoghi dove sono state posizionate tutte le “vedovelle” milanesi.

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Cosa fare in Val di Scalve, tesoro della Lombardia

Protetta dalla corona delle Orobie, la Val di Scalve riunisce nel suo territorio una varietà di contesti naturali incontaminati che la rendono il luogo ideale per la pratica di tutti gli sport di montagna, ma anche per esplorarne cultura e tradizioni immersi in un silenzio rigenerante. Esperienze uniche e coinvolgenti accontentano chiunque percorra questa fantastica valle, ricca di opportunità sia in inverno che in estate.

Val di Scalve, un luogo ricco di storia

Situata nella parte nord-orientale della provincia di Bergamo, e confinante con le province di Sondrio e Brescia, la Val di Scalve si estende per una larghezza di 19 km tra una cerchia di montagne prealpine, fra le cui cime spiccano il maestoso Massiccio della Presolana , il Pizzo Tornello, il Cimon della Bagozza e il Pizzo Camino.

Vanta origini antichissime, dagli antichi Romani era conosciuta come Vallis Decia, dal torrente che la solca, il Dezzo, che nella parlata locale viene chiamato ‘Decc’. Secondo alcuni storici, il nome ‘Scalve’ deriverebbe, invece, dal celtico Skalf, che significa ‘fessura’, una caratteristica riconducibile alla natura della valle che si presenta, a chi risale dalla Valle Camonica tramite il corso del torrente Dezzo, come un’angusta fessura tra i monti, ma c’è anche chi pensa che possa riferirsi all’attività di scavo delle numerose miniere che fin dai tempi remoti  ha caratterizzato la storia di questo luogo.

Cosa fare in inverno in Val di Scalve

Questa rara isola alpina è un vero paradiso per chi ama le attività all’aria aperta e gli sport di montagna. In inverno, i meravigliosi sentieri escursionistici che in estate sono immersi nel verde dei prati diventano tracciati perfetti per gli amanti delle ciaspolate e dello scialpinismo. Potrete vivere momenti di svago e condivisione sulle piste innevate, adatte sia a snowboarders sia a sciatori, senza tralasciare le aree attrezzate per bob e slittini, con diversi fuoripista in powder che permettono di raggiungere isolati rifugi alpini.

La conformazione montana della Val di Scalve regala un’ampia scelta di percorsi per gli scialpinisti, come la conca dei Campelli, il Pizzo Camino, il Monte Ferrante e il Monte Barbarossa. A ovest della valle si staglia la Presolana che, con i suoi pendii, offre un ottimo comprensorio sciistico con piste che si spingono sino a 2250 metri.

Una delle mete più scenografiche della Val di Scalve, e per questo più amate, è il Passo dei Campelli, a 1889 metri di quota, cui si arriva – partendo dalla località Fondi di Schilpario – con una camminata di due ore e 630 metri di dislivello, circondati da boschi da fiaba. In cima vi sorprenderà un panorama spettacolare, con la vista che si apre verso la Val Camonica fino a scorgere l’inconfondibile sagoma dell’Adamello.

Gli sciatori o alpinisti più esperti possono, invece, raggiungere in tre o quattro ore il Cimon della Bagozza, ammirando scenari incantati fino a ritrovarsi in vetta a 2409 metri di altitudine, oppure, partendo dal parcheggio di Piazzale Alpini, arrivare in quattro o cinque ore di cammino al Pizzo Camino a quota 2491 metri.

La Val di Scalve vanta, inoltre, la presenza di scuole di sci certificate e di lunga esperienza nelle varie discipline, da cui sono passati campioni di fama mondiale. Una volta qui, chi lo desidera può approfittare delle lezioni personalizzate, per gruppi e anche per disabili, con maestri pronti a insegnare i più piccoli trucchi per diventare dei provetti sciatori.

Val di Scalve in estate: gli itinerari naturalistici

Se desiderate trascorrere un’estate in totale tranquillità, lontani dal caotico affollamento delle spiagge, la Val di Scalve vi offre l’alternativa ideale, con i suoi splendidi itinerari naturalistici che comprendono boschi, varie specie animali, percorsi tematici e miniere.

Un punto di partenza dal nome evocativo è il Sentiero del Bosco Incantato, una passeggiata ideale per tutta la famiglia, dove le sculture di legno accompagnano i bambini per tutto il percorso, raccontando le storie della tradizione bergamasca.

Gli appassionati di trekking e sky-race ameranno, invece, la natura lussureggiante che circonda il borgo di Azzone, posto alla destra del fiume Dozzo, a poca distanza dalla Riserva Naturale Giovetto di Paline, ricoperta quasi interamente di abeti rossi.

Giungendo al passo della Presolana, ci si incammina verso il Sentiero dell’Orso, un percorso eco-didattico che permette di osservare da vicino piccoli esempi della complessità del sistema forestale. Seguendo il cartello che indica il Salto degli Sposi, si raggiunge uno splendido belvedere. La leggenda narra che due innamorati stranieri, chiamati dalla gente del posto “gli sposi”, senza un motivo apparente, si suicidarono, gettandosi dal dirupo abbracciati.

Un’escursione che unisce la bellezza della natura e il ricordo del crollo della diga nel 1923 è quella che passa per la Diga del Gleno a Vilminore di Scalve. Qui è stato realizzato anche l’Arboreto alpino Gleno, che ospita uno spazio espositivo con le schede descrittive delle circa 100 specie botaniche piantumate nei primi anni 2000.

Da non perdere, infine, una visita al Parco Minerario Andrea Bonicelli, che dal 1997 si occupa di recuperare la storia e la cultura mineraria della Val di Scalve per trasmetterla alle future generazioni, attraverso diversi percorsi museali all’interno delle antiche gallerie dismesse nelle miniere di Schilpario. I percorsi si snodano per chilometri e su più livelli, con itinerari attrezzati con illuminazione elettrica, che si affrontano inizialmente a bordo di un fantastico trenino che scorre sui vecchi binari usati per il trasporto del minerale. Il percorso nella miniera prosegue poi a piedi, accompagnati dalle guide, pronte a illustrare un’affascinate documentazione fotografica che mostra il lavoro dell’uomo a contatto con la montagna e le sue viscere e a spiegare il funzionamento di oggetti e utensili della storia della miniera.

Il favoloso panorama dalla Big Bench

A pochi passi dal centro abitato di Schilpario, si può raggiungere la famosa Big Bench, installata il 2 luglio 2020, che rientra con il n. 96 fra le oltre 100 panchine progettate da Chris Bangle all’interno del Big Bench Community Project (BBCP). La panchina gigante è raggiungibile percorrendo un facile e breve sentiero, che permette di ammirare un panorama imperdibile, che abbraccia in lontananza il massiccio della Presolana, ma anche il Pizzo Tornello dalle ripide pendici erbose, il Pizzo Camino, Ezendola e parte del complesso della catena rocciosa dei Campelli.  Mentre l’abitato del comune di Schilpario rimane parzialmente nascosto più a Est, dalla Big Bench si possono ammirare le frazioni di Pradella, Ronco, Barzesto, e anche i più lontani centri di Vilmaggiore e Vilminore.

La spettacolare Cascata del Vò

La Cascata del Vò è tra le principali mete estive della Val di Scalve. In circa mezz’ora si raggiunge una meravigliosa cascata formata dall’omonimo torrente, un salto di 25 metri immerso nel verde dei boschi. La valle del Vò si apre poco prima dell’abitato di Schilpario, nei pressi del piccolo borgo di Ronco, fra il Monte Bognaviso e il Pizzo Tornello. Sul fondo scorre il fiume Vò che da il nome all’intera vallata. La vegetazione alterna boschi di abete rosso, pino mugo, ontani e noccioli. La fauna è ricca di camosci e altri animali selvatici.

Sul tragitto per raggiungere la cascata, ci si imbatte in un esempio di “poiat”, una struttura di rami e tronchetti di legna che serviva alla fabbricazione del carbone, di vitale importanza per le genti che un tempo abitavano la zona. L’antica mulattiera del percorso veniva sfruttata, in passato, per raggiungere “la reglana” un forno di fusione del minerale, del quale ne rimane traccia poco prima della cascata. Esistono, infatti, testimonianze di un’importante attività di scavo delle numerose miniere di ferro della Val di Scalve fin dai tempi dei Romani.

A spasso tra i borghi della Val di Scalve

La Val di Scalve è formata da quattro comuni – Azzone, Colere, Schilpario, Vilminore di Scalve – ciascuno dei quali offre percorsi culturali, artistici e gastronomici, immersi in scenari incontaminati e mozzafiato.

Azzone è un piccolo borgo ai piedi del Pizzo Camino, nonché porta di accesso alla Riserva Naturale del Giovetto, dove si possono ammirare le operose formiche appartenenti alla specie Rufa, che hanno la capacità di proteggere l’intero ambiente boschivo dall’attacco di insetti nocivi. Il suo centro abitato rispecchia la struttura tipica dei paesi montani. Il suo cuore è la piazza, su cui si affaccia il palazzo comunale, mentre fra i tetti delle case, spiccano la il campanile della chiesa parrocchiale e la Torre Civica.

Colere è, invece, famoso per lo sci alpino e lo sci alpinismo in inverno, per il trekking e le vie d’arrampicata in estate. Dal paese si può giungere attraverso vari sentieri di facile percorribilità il Rifugio Luigi Albani, inserito nel Sentiero delle Orobie Orientali. Molto suggestiva è la grotta del ghiaccio, così chiamata per la presenza, in ogni periodo dell’anno, di uno strato di ghiaccio che ne ostruisce l’ingresso.

Incastonato nella cornice naturale delle Orobie Bergamasche e posto all’ingresso di un’affascinante abetaia, Schilpario è un luogo ricco di storia, sapori e tradizioni. La sua straordinaria posizione ambientale e paesaggistica ne ha fatto una meta turistica fra le più apprezzate degli appassionati di montagna.  Dal paese partono diversi sentieri che sovrastano l’intera Val di Scalve e portano ai rifugi Tagliaferri, Vivione e Campione. Vi troverete anche percorsi ciclabili o a cavallo.

Infine, incontriamo il piccolo borgo di Vilminore di Scalve, posto al centro soleggiato della valle, a un’altezza di 1018 m. s.l.m., e punto nevralgico della stessa, poiché sede della storica Comunità Montana di Scalve. Ognuna delle sue nove frazioni conserva importanti tracce del passato della comunità scalvina. La più importante è senza dubbio la Diga del Gleno, che conserva i segni della tragedia che avvenne il 1° dicembre 1923, quando la diga crollò e una grandissima quantità di acqua, fango e detriti si riversò sui centri abitati sottostanti, causando numerosi danni e centinai di vittime. I resti della diga sono tutt’oggi visibili e sono raggiungibili tramite una suggestiva camminata che parte proprio da Vilminore di Scalve.

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L’alta velocità arriverà fino alla Slovenia: ecco quando

Nei giorni scorsi, è stato fatto un test per verificare la fattibilità. Un treno ad alta velocità è partito da Milano ed è giunto a Lubiana, in Slovenia, senza alcuna difficoltà. Avendolo superato, quindi, pare proprio che tra qualche mese il viaggio sarà fattibile, per tutti.

Stiamo parlando del primo Frecciarossa che partirà da Milano e che raggiungerà direttamente la Capitale slovena in sette ore di viaggio.

Quando parte il Frecciarossa per Lubiana

“Presto sarà possibile raggiungere Lubiana con il Frecciarossa direttamente da Milano”, ha annunciato Trenitalia in una nota stampa, “grazie a un accordo preliminare siglato dalla capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS e la società ferroviaria slovena, SŽ Passenger Transport”.

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Fonte: 123rf

Lubiana, la Capitale della Slovenia, sarà presto raggiungibile con il treno ad alta velocità

“Il collegamento diretto tramite Frecciarossa avrà notevoli benefici per i turisti dei due Paesi”, scrivono. “I cittadini sloveni, infatti, potranno raggiungere con facilità alcune tra le mete più belle del nostro Paese, come ad esempio Venezia oppure, con appena due ore e mezza di viaggio, Trieste, mentre i passeggeri italiani avranno l’opportunità di visitare, oltre a Lubiana, alcune note destinazioni slovene, come le grotte di Postumia e di San Canziano (nel Comune di Divaccia) e il paese di Lipizza, nel comune di Sesana”.

Le attività di collaborazione tra le due società prevedono l’effettuazione di test sulla rete infrastrutturale slovena, attualmente interessata da lavori di potenziamento che permetteranno ai tempi di viaggio del collegamento tramite Frecciarossa di ridursi ulteriormente. L’obiettivo finale è attivare due collegamenti giornalieri tra Milano e Lubiana.

Lo scorso dicembre, è partito un treno di prova che ha fatto fermate a Portogruaro, Monfalcone, Bivio Aurisina e a Villa Opicina, la stazione di confine dove è salito sul treno il personale delle ferrovie slovene per proseguire fino a Sesana.

Durante il tragitto, sono state effettuate alcune prove di funzionamento del sistema ETCS (European Train Control System), il sistema di controllo della marcia dei treni che è uno standard a livello europeo, del Frecciarossa ETR 700 sulla rete ferroviaria slovena, per verificare che funzionasse come in Italia.

Gli altri Frecciarossa che andranno in Europa

Di recente è stato anche annunciato un accordo preliminare tra Trenitalia e la società ferroviaria tedesca Deutsche Bahn, per far viaggiare il Frecciarossa tra l’Italia e la Germania, entro la fine del 2026. I lavori sono concentrati sulle tratte che collegano Milano e Roma a Monaco di Baviera, ma si sta già valutando ulteriori estensioni del servizio con collegamenti con altre destinazioni tedesche in futuro.

Per quanto riguarda il treno ad alta velocità per Parigi, interrotto per via di una frana avvenuta lo scorso 27 agosto a Saint-Andrè en Savoie, appena oltre il confine italiano e del tunnel del Frejus, benché la compagnia ferroviaria francese TGV INOUI abbia ripreso il 10 gennaio a percorrere la tratta tra Milano e Parigi in parte in treno e, in parte, bus, nel tratto ancora interrotto alla circolazione ferroviaria, quello tra Oulx e Saint-Jean de Maurienne, Trenitalia non ha ancora stabilito una data certa per la ripresa del servizio. “Attualmente il servizio è sospeso”, spiegano in una nota che ci hanno inviato.

Insomma, dopo Parigi (anche se in stand-by), che dall’inaugurazione avvenuta nel 2021 ha riscosso un enorme successo, registrando fin da subito il sold out (anche per via delle tariffe di lancio che partivano da 29 euro) con prenotazioni triplicate secondo i dati riportati allora da Trainline, si potrà presto andare con l’alta velocità in una nuova Capitale europea. Lubiana.  E poi anche in Germania. E la speranza di molti viaggiatori è che questo sia il primo passo per un’ulteriore spinta a Est.

Sono molti a sperare che l’alta velocità possa un giorno raggiungere in modo più comodo, più economico e, perché no, più sostenibile rispetto all’aereo, molti altri Paesi dell’Europa orientale, come l’Austria, la Croazia o l’Ungheria, Paesi che stanno registrano una forte crescita turistica.

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Riparte il treno che collega Milano e Parigi

Dopo essere stato interrotto a causa di una frana, finalmente è ripartito il treno veloce che collega Milano a Parigi (e viceversa). È stato necessario attendere circa 4 mesi, ma ora sarà di nuovo possibile tornare a circolare su questa interessante rotta che dalla Capitale italiana della moda conduce, a tutta velocità, alla volta di quella che è ritenuta una delle delle Capitali più romantiche del mondo.

Il TGV INOUI tra l’Italia e la Francia

Era il pomeriggio del 27 agosto 2023, e più o meno 700 metri cubi di roccia sono franati a Saint-Andrè en Savoi, appena al di là del confine con l’Italia e del tunnel del Frejusm, nella valle della Maurienne.

Per fortuna nessuna persona è rimasta ferita nemmeno durante i due crolli successivi, che hanno portato al distaccarsi di due rocce da un costone della montagna, facendo rotolare massi, terra e altri detriti a valle.

La buona notizia è che dopo quattro mesi da questo evento, SNCF Voyageurs ha riaperto il collegamento ferroviario di TGV INOUI tra lItalia e la Francia.

Il servizio TGV INOUI tra Milano e Parigi è ripreso il 10 gennaio e, anche nei prossimi giorni, sarà effettuato in treno e in bus nella parte ancora interrotta alla circolazione ferroviaria, tra Oulx e Saint-Jean de Maurienne.

Orari e info utili

Tutto sta per tornare alla quasi completa normalità, e per questo il primo treno da Milano a Parigi è partito (e partirà nei prossimi giorni) dalla stazione di Milano Porta Garibaldi alle ore 14:10. I passeggeri diretti in Francia viaggeranno in TGV INOUI da Milano e da Torino a Oulx, poi in bus da Oulx a Saint-Jean de Maurienne, dove un TGV INOUI li attenderà per completare il viaggio da Saint-Jean de Maurienne verso Chambéry e Parigi.

SNCF Voyageurs ha già messo in vendita i biglietti dal 10 gennaio al 24 marzo. L’azienda ha però deciso di prorogare la disponibilità dei biglietti, ciò vuol dire che prossimamente saranno presto resi disponibili per l’acquisto anche quelli per le date successive al 24 marzo.

Il prezzo del biglietto per il TGV INOUI parte da 39 euro e può essere acquistato sui canali di vendita abituali, sul sito e applicazione SNCF CONNECT e presso le agenzie di viaggio autorizzate. Ma non è finita qui, perché i clienti in possesso della Carta Avantage possono continuare ad utilizzarla usufruendo degli stessi vantaggi su tutto il tragitto, in particolare la riduzione del prezzo dei biglietti.

A bordo dei treni sarà come fare il viaggio dei sogni grazie al personale di bordo franco-italiano che assicurerà a tutti i passeggeri il massimo del comfort. Sarà disponibile per tutti il Wi-Fi, in più su una parte del percorso sarà addirittura possibile usufruire di un’offerta di ristorazione.

La riapertura del collegamento tra i due Paesi è stata accolta con entusiasmo sui social, soprattutto da coloro che privilegiano una tipologia di viaggio che sia economica e sostenibile.

A tal proposito il Dott. Ancora, Amministratore Delegato di Sncf Voyages Italia, ha dichiarato: “Oggi è un giorno di estrema importanza. Dopo 4 mesi di stop, TGV INOUI è lieta di annunciare il lancio del primo servizio sostitutivo di collegamento tra Italia e Francia. Si tratta di un’alternativa pratica e sostenibile al trasporto aereo, per la ripresa dei collegamenti tra due nazioni che sono sempre state interconnesse e il cui collegamento è per noi di fondamentale importanza. L’impegno verso i nostri clienti è il volano di ogni nostra azione e strategia, e la riapertura ne rappresenta una chiara dimostrazione”.

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In Italia esiste una Spa fatta di neve e ghiaccio: è un sogno

Un panorama bianco, innevato, candido e poi le alpi, punteggiate anch’esse di bianco, luminose e suggestive, e i dolci colori del legno che richiamano romanticismo e bellezza: basterebbe soltanto questo a farvi venire voglia di teletrasportarvi a Livigno, a ben 1.816 metri di altitudine in Italia, ma adesso c’è anche una ragione in più. Quale? Una Spa fatta di neve e ghiaccio che sembra quasi irreale per quanto è bella e per la sensazione di benessere che trasmette anche solo a un primo sguardo.

La cosa più interessante da sapere è che questa Spa permette di vivere due esperienze davvero incantevoli: immergersi nel calore e nei getti idromassaggio di una Jacuzzi e restare per qualche minuto all’interno di una sauna fredda. Non la “solita” sauna, dunque, ma un’esperienza alternativa che rigenera corpo e mente.

La Snow Spa Experience a Livigno

Ma andiamo per ordine, dicendovi innanzitutto che l’idea di questa Spa è del gruppo Lungolivigno, già proprietario dell’hotel Lac Salin che la ospita. Da molti anni (oltre 25) questo gruppo si occupa di creare con la neve delle installazioni artistiche o degli spazi dove pernottare, ma quest’anno è arrivata un’altra evoluzione che è riuscita a coniugare arte, neve e benessere. Come abbiamo già detto, la Snow Spa Experience promette di far vivere ai suoi ospiti un’esperienza bellissima, ma se ci pensate è anche più che bella se si pensa che si tratta di un’esperienza fugace, passeggera, che può essere colta solo in questa stagione fredda.

Spa nella neve Lac Salin

Sì, perché tutta (proprio tutta) questa “temporary spa” è davvero fatta di neve e ghiaccio, non è affatto un modo di dire. È stata infatti costruita con la neve e rimane solida e ferma grazie alle rigide temperature, che durante la notte raggiungono anche i -30 gradi. La sauna è stata scolpita dall’artista valtellinese Vania Cusini e ogni angolo è stato pensato per favorire il contatto con la neve.

Nef e Glec: il relax più assoluto

La jacuzzi prende il nome di Nef, mentre la sauna prende il nome di Glec: due parole dialettali che significano neve e ghiaccio. L’idea è quella di combinare il caldo e il freddo, proprio come facevano nel passato gli antichi romani che alternavano il caldo e il freddo nei loro bagni termali. D’altronde, la combinazione di queste due temperature porta effetti veramente benefici sulla salute, perché il contrasto aumenta non solo il benessere fisico, ma anche quello mentale.

Spa nella neve

Gli ospiti sono quindi invitati ad alternare i bagni caldi nella Nef Jacuzzi, ristoratori e rigeneranti, alla permanenza al freddo nella Sauna Glec, rinvigorente e corroborante. L’idea è vincente, perché i benefici della crioterapia (ossia quelli che derivano dal freddo) sono moltissimi e aumentano se combinati alla terapia del calore. Poi, l’aria di montagna rende tutto ancora più efficace!

Benessere ad alta quota

Caldo, freddo, aria di montagna: fondamentalmente questi tre elementi, insieme, creano una vera e propria ricetta di salute che può aiutare, fra le altre cose, a rafforzare il sistema immunitario, a migliorare la circolazione sanguigna, a rassodare i tessuti e a stimolare il metabolismo, oltre che a ridurre le infiammazioni. Il tutto, chiaramente, influendo positivamente sulla mente con una fortissima sensazione di rilassamento e appagamento.

Hotel Lac Salin Spa e Mountain Resort,Livigno

La Snow SPA Experience non è riservata solo agli ospiti del Lac Salin Hotel, è aperta anche agli esterni: l’ingresso giornaliero ha un costo di  53 euro per 4 ore. Se vi trovate nei paraggi, non perdete l’occasione!

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Milano, “Capitale dello stile”: l’elogio del Daily Mail

Se c’è una città nel nostro Paese che ha saputo tirare fuori il meglio di sé e diventare una vera icona di stile e di bellezza, quella è Milano. Sono anni, infatti, che tutto il mondo si è accorto del suo incredibile fascino, tanto che si possono leggere diversi elogi ad essa anche nei quotidiani stranieri. Uno degli ultimi giornali che ha voluto celebrare Milano è il Daily Mail, che ha definito il capoluogo lombardo la “Capitale dello stile”.

L’elogio a Milano

L’autore del pezzo del Daily Mail racconta che ha iniziato il suo tour di Milano dedicato alla moda da quello che è “il centro commerciale più bello del mondo”: l’imponente Galleria Vittorio Emanuele II. Non c’è da sorprendersi che sia stata definita così, perché si tratta di una magnifica struttura costruita in ferro e vetro nel 1865 e con una particolare forma di crocifisso, in un cenno all’imponente Duomo cittadino che svetta fiero nei cieli proprio lì accanto.

Un posto che per gli amanti dello shopping è un piccolo paradiso: “È qui che troverai il primo negozio Prada, allora noto come Fratelli Prada, dove le borse sono ancora esposte negli armadietti di legno originali. Dall’altra parte della strada c’è il negozio di cappelli più famoso d’Italia, Borsalino, che prende il nome dal maestro cappellaio Giuseppe Borsalino, che aprì qui il suo primo negozio nel 1857″, sottolinea il quotidiano britannico.

Un posto per ricchi, si potrebbe giustamente pensare, ma in qualche maniera non è propriamente vero perché tutti possono entrare in queste spettacolari sale ed essere accolti con gentilezza. Sull’articolo si può infatti leggere si “viene trattati con cortesia, anche nei negozi più ricercati”.

La tappa successiva è stata l’altrettanto straordinario Teatro alla Scala, luogo magico in cui l’autrice dell’articolo ha appreso che la moda non riguarda solo ciò che si indossa.

“Milano è moda”

Presso il Teatro alla Scala, uno dei più prestigiosi al mondo, chi ha scritto l’articolo è venuto a conoscenza che “Milano è moda”, e che quindi racchiude tutto, dai vestiti al cibo, dall’arte alla musica. La Scala, in tutto questo, è sempre stata il vero cuore pulsante.

Questo splendido teatro, inaugurato nel 1778, dispone di sei ordini di palchi privati impreziositi con sontuosi interni in velluto rosso e broccato, ma che un tempo erano decorati individualmente dai proprietari come espressione di quanto fossero alla moda.

La Scala ospita attualmente una mostra sul defunto soprano Maria Callas, una delle più grandi cantanti del mondo, con un suo abito di seta rossa disegnato da Giorgio Armani.

C’è poi il Portrait Milano, uno dei migliori boutique hotel 5 stelle della città,  che si trova proprio nel centro del quadrilatero della moda conosciuto come il Quadrilatero d’Oro. Sebbene l’edificio, un tempo seminario risalente al 1565, e il suo enorme chiostro siano ancora di proprietà della chiesa, “è gestito dalla regina della moda italiana, il Gruppo Ferragamo, fondato nel 1927 dal calzolaio delle star Salvatore Ferragamo”.

La giornalista racconta di “vedere” Audrey Hepburn e Sophia Loren sfoggiare le loro eleganti calzature in fotografie in bianco e nero e gli schizzi di Ferragamo che sembrano più progetti di grattacieli futuristici che scarpe. Tante diverse meraviglie appese alle pareti.

L’articolo si conclude raccontando due interessanti mostre. La prima è la collezione di moda civica ospitata nel decadente Palazzo Morando del XVIII secolo che vanta soffitti affrescati, arredi d’epoca e opere d’arte che mostrano Milano durante l’epoca napoleonica. È strutturata in quattro sale che illustrano la moda milanese, inclusi gli abiti disegnati da donne pioniere e purtroppo dimenticate, come Jole Veneziani, che aprì un laboratorio di fascia alta nel 1944 e contribuì a mettere Milano sulla mappa della moda internazionale.

L’altra è il museo Armani Silos, che celebra il colosso della moda attraverso 50 anni di design. Insomma, Milano è davvero la “Capitale dello stile”.

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Itinerari dell’architettura a Milano, i più belli

Sono passati ben 100 dall’istituzione dell’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri, ed è per celebrare questo grande traguardo che il 2023 è stato dedicato alla scoperta degli edifici più iconici di Milano. In occasione della manifestazione chiamata “100 anni di architettura”, nascono tre nuovi itinerari che ci portano nei meandri della splendida città lombarda, alla scoperta dei suoi angoli più belli e dei palazzi che ne hanno segnato la storia.

L’itinerario degli anni ’30

Siamo nel pieno del fascismo, in un periodo storico dove l’edilizia è caratterizzata principalmente dalla costruzione di edifici pubblici: gli anni ’30 sono però, a Milano, incentrati soprattutto sulla riqualificazione del centro urbano. Questo primo itinerario vede dunque protagonisti alcune delle architetture ad oggi più suggestive della città. La prima tappa è la storica Università Cattolica del Sacro Cuore, uno dei più importanti istituti privati italiani: la sua sede venne istituita presso l’antico monastero cistercense dell’Abbazia di Sant’Ambrogio, per l’occasione ristrutturata da Giovanni Muzio.

Si passa poi a Piazza Affari e al suo affascinante Palazzo della Borsa (conosciuto anche come Palazzo Mezzanotte, dall’architetto che lo progettò all’inizio degli anni ’30). Fu sin dall’epoca simbolo dell’economia e della finanza non solo milanesi, ma anche italiane. L’itinerario prosegue con una tappa al Palazzo di Giustizia, l’imponente edificio costruito dall’architetto Marcello Piacentini. Infine, due altre opere di Giovanni Muzio: sono la Torre Turati, maestoso grattacielo affacciato su Piazza della Repubblica, e l’Auditorium Angelicum.

L’itinerario degli anni ’40

Il secondo itinerario ci porta alla scoperta dell’architettura degli anni ’40: ha inizio con le rovine di Via Sant’Agnese e con Casa Caccia Dominioni, situata in Piazza Sant’Ambrogio. Passando per Via Lanzone e per Corso Italia, si arriva poi a Piazza Velasca, uno dei luoghi di riqualificazione post-guerra (non vi era ancora la celebre Torre Velasca a svettare verso il cielo). Il percorso prosegue con Ca’ Granda, un tempo sede dell’Ospedale Maggiore di Milano e oggi dell’Università Statale: il palazzo venne restaurato negli anni ’40 da Liliana Grassi.

Un’altra tappa è quella che ci conduce in Corso Europa, dove Luigi Caccia Dominioni e Vico Magistretti realizzarono numerosi complessi di edifici che vennero adibiti ad uffici. Fu invece Luigi Moretti a dare vita alla Casa Albergo di Via Corridoni, un enorme complesso abitativo voluto a seguito del secondo dopoguerra per ripopolare la città. Infine, si apre ai nostri occhi l’imponente Torre Monforte situata in Via Mascagni: venne costruita all’inizio degli anni ’50 su progetto dell’architetto Alessandro Pasquali.

L’itinerario degli anni ’50

Ora non ci resta che scoprire l’ultimo itinerario, che ci trascina negli splendidi anni ’50 per ammirare le architetture di Luigi Mattioni e Luigi Vietti. Si inizia da Torre Breda e dalla vicina Torre Turati, due grandi complessi abitati, per poi giungere davanti al caseggiato residenziale e commerciale di Piazza Stati Uniti d’America. È il turno di Palazzo Omsa e della Sede Liquigas, caratterizzati dalle linee pulite e squadrate. Il percorso prosegue con il Centro San Babila e il complesso della Racchetta, quindi ci si dirige verso il complesso per uffici e negozi di Via San Pietro all’Orto.

Un altro affascinante complesso, questa volta ad uso misto residenziale e commerciale, è quello di Via Pattari. Da questo, l’itinerario si snoda verso il Centro Diaz e l’edificio che ospita la Banca Popolare di Novara, per poi condurci verso altri due complessi residenziali e commerciali: sono quelli di Piazza San Simpliciano e quello di Piazza Paolo VI. Infine, non resta che ammirare il profilo imponente del Grattacielo Piaggio Marsano, in Corso Sempione.

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Bagolino, tutto il fascino medievale di un borgo lombardo

È un fascino d’altri tempi quello di uno dei borghi medievali meglio conservati del Nord Italia, perla della Valle Sabbia e della provincia bresciana, non distante dal suggestivo Lago d’Idro: ecco Bagolino, nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia, rimasto intatto nel tempo.

Le su origini risalgono all’epoca romana, importante luogo di sosta per i viaggiatori grazie alla sua posizione strategica tra il Trentino, la Valle Camonica, la Valle Trompia e la città di Brescia, ed è intorno all’anno Mille che diventa un vero e proprio paese, nel momento in cui alcune famiglie del vicino paese di Lodrone, per emanciparsi dal controllo dei Conti Lodron, si trasferiscono qui fondando una Vicinia.

Oggi, si presenta come un borgo autentico in ogni dettaglio, perfetto per immergersi nell’atmosfera di un tempo antico, con gli stretti vicoletti lastricati, le alte case addossate l’una all’altra e ornate da balconi in ferro battuto, piccole terrazze e ballatoi, le ripide scalinate, le fontane, i portici e le piazze.

I punti di interesse da non perdere a Bagolino

Una piacevole passeggiata nel cuore storico di Bagolino consente di apprezzarne il suo inconfondibile aspetto medievale e di fare la conoscenza di splendidi punti di interesse come la Chiesa parrocchiale di San Giorgio, risalente al Seicento, definita “Cattedrale in montagna” per le sue dimensioni notevoli: all’interno conserva pregevoli opere del Tintoretto, di Tiziano e di Palma il Giovane, nonché la pala “San Giorgio che uccide il drago” del Celesti e la volta affrescata da Tommaso Sandrini.

Da vedere anche la Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, arroccata sulla roccia omonima, la Chiesa di San Rocco con il ciclo di affreschi di Gianni Pietro da Cemmo, e la Casa Museo “Habitar in sta terra”, peculiare esempio di abitazione locale che raccoglie antichi oggetti e documenti e organizza laboratori e incontri per divulgare e preservare il passato di Bagolino.

E non è ancora tutto: infatti, è la natura incontaminata ad abbracciare il borgo e a offrire l’occasione di praticare sport in ogni periodo dell’anno, dal trekking alla mountain bike, dall’arrampicata allo sci alpino e di fondo fino all’equitazione, al tennis e alle ciaspole.

In più, non si può non nominare il sito geologico “Romanterra”, di recente scoperta, che è stato scelto nel 2015 come “chiodo d’oro” ovvero punto di riferimento mondiale per il limite tra i piani Anisico e Ladinico grazie alla precisa datazione degli strati, ai suoi fossili e alla rappresentatività dell’affioramento.

Il Carnevale, un vivace viaggio nel tempo da oltre 500 anni

Raccontare il borgo di Bagolino significa anche parlare del suo caratteristico Carnevale, tra i più significativi dell’Italia settentrionale, con costumi, balli e musiche che si tramandano dal XVI secolo.

Per due giorni, le vie si animano e colorano grazie ai Balarì, i ballerini che, accompagnati dalle melodie dei violini dei Sonadur (suonatori) danzano e vagano sostando dinanzi alle case per eseguire le danze: l’atmosfera vivace e allegra si completa con la presenza dei Maschèr (le maschere), raffiguranti la realtà contadina, che si aggirano lungo le strade in maniera bizzarra e goffa, canzonando chiunque incontrino.

E poi, il rumore degli zoccoli chiodati dei due costumi tipici, quello maschile del Ceviòl e quello femminile della Guenel, e la tipica figura del Paiasso, con il ruolo di mantenere l’ordine tra i ballerini durante le danze e nella solita “ariosa” finale.

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Parte il treno elettrico che porta ai più bei Mercatini di Natale

Il modo migliore di visitare i Mercatini di Natale nel Ponte dell’Immacolata quest’anno è quello di lasciare a casa l’auto, di prendere il treno e arrivare direttamente a destinazione.

In quei giorni un treno speciale parte una volta al giorno da Milano per portare i visitatori tra le casette di legno dei Mercatini di Bolzano, Bressanone e Vipiteno in Alto Adige.

Il treno dei Mercatini di Natale altoatesini

Nelle giornate dell’8, 9 e 10 dicembre è stato istituito per il primo anno un treno Flirt (Fast Light Regional Train ovvero un elettrotreno) dalla Stazione Centrale di Milano che ferma anche a Treviglio e a Brescia e che arriva fino al Brennero.

L’andata è alle ore 7.20 da Milano Centrale con arrivo alle 10.43 a Bolzano e alle 11.54 al Brennero. Il ritorno parte alle 16.45 dal Brennero con arrivo a Bolzano alle ore 18.11 e a Milano alle 21.35.

In Alto Adige ferma nelle principali città che ospitano i Mercatini di Natale originali: Bolzano, Bressanone e Vipiteno. Dalla stazione di Bolzano si può anche prendere il treno regionale che porta fino a Merano e a Brunico e alle altre cittadine altoatesine dove vengono allestiti i Mercatini di Natale.

Il costo del viaggio varia dai 25 ai 38 euro in base alla tratta. Per raggiungere i Mercatini di Merano e Brunico è disponibile un biglietto combinato.

Spostarsi senz’auto in Alto Adige

Per raggiungere tutte le altre località dell’Alto Adige, esiste una capillare rete di trasporto pubblico locale accessibile con un unico biglietto compreso nell’Alto Adige Guest Pass. Il pass consente di prendere autobus, treni e funivie senza alcun costo aggiuntivo. Viene regalato a tutti coloro che soggiornano in un albergo o in un’altra tipologia di struttura ricettiva convenzionata della provincia di Bolzano, ma si può anche acquistare a parte.

Da oltre dieci anni, i Mercatini altoatesini sono certificati come “Green Event” e si impegnano, con varie iniziative, a organizzare un evento che rispetti il più possibile l’ambiente. Tra queste ora rientra la possibilità di usufruire dei treni che collegano le città dell’Alto Adige con le principali città come Milano (che ha un solo treno diretto al giorno, a cui si aggiungono le partenze dei treni speciali durante il Ponte di Ognissanti) o Roma, che è sempre collegata a Bolzano con treni diretti senza cambi con le Frecce di Trenitalia, compreso l’Intercity Notte.

Mercatini di Natale in Alto Adige: date e info

I Mercatini di Natale dell’Alto Adige prendono il via il prossimo 24 novembre e durano fino al 6 gennaio 2024, almeno nelle cinque principali città di Bolzano, Merano, Bressanone, Vipiteno e Brunico, ma anche a San Candido e a Dobbiaco, in Val Pusteria. Ce ne sono alcuni, invece, che durano solo qualche fine settimana, come quello che viene allestito all’interno di Castel Tirolo, sopra Merano, e che dura solo due fine settimana (1-3 e 8-10 dicembre), se non addirittura un solo weekend, come quelli di Glorenza, uno dei Borghi più belli d’Italia (8-10 dicembre) e di Silandro (16-17/12), entrambi in Val Venosta.

Secondo una recente indagine, i Mercatini di Natale risultano essere la gita fuori porta preferita dagli italiani dei weekend invernali, Nove italiani su dieci li hanno visitati almeno una volta. Stiamo parlando di ben 40 milioni di persone, e sei su dieci, pari a 25 milioni, sono dei veri e propri habitué di Mercatini.

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Chiavenna, splendido borgo medievale tra le Alpi italiane

Dà il nome all’omonima valle che si dirama dalla Valtellina ed è uno scrigno di bellezza e natura da assaporare senza fretta in tutte le stagioni, certo, ma con un occhio di riguardo all’autunno quando le temperature miti invitano a organizzare piacevoli e distensive gite fuori porta per staccare dalla frenesia e dalla routine e godersi i favolosi paesaggi alpini.

Si tratta di Chiavenna, Bandiera Arancione del Touring Club e Città Slow, un grazioso gioiello a misura d’uomo che, grazie ai molti palazzi storici, ai musei e alle opere d’arte, merita davvero di essere scoperto e vissuto.

Chiavenna, un poetico viaggio nella storia

La visita a Chiavenna non può non avere inizio che dal suo incantevole centro storico intriso di storia e disegnato da antiche strade su cui si affacciano eleganti palazzi che si susseguono, l’uno accanto all’altro, aprendosi talvolta per lasciare spazio a bellissime piazze impreziosite da fontane in pietra ollare.

Tutta la zona, oggi pedonale, è punto di incontro e occasione di shopping, perfetta per concedersi una pausa golosa nei vari bar.

scorcio chiavenna

Fonte: Foto Consorzio Turistico Valchiavenna

Scorcio di Chiavenna

Ma non è certo tutto.

Fiore all’occhiello della cittadina è la Collegiata di San Lorenzo, non distante dalla stazione ferroviaria, le cui prime documentazioni risalgono al V secolo: la chiesa conserva tuttora le antiche pareti romaniche, a esclusione dell’area dell’altare e delle navate laterali.
Inoltre, è rinomata per ospitare al suo interno il Battistero, fonte battesimale del 1156 ricavato da un monolite in pietra ollare arricchito da figure che simboleggiano la cerimonia della benedizione dell’acqua e del battesimo il sabato santo.

Come se non bastasse, la Collegiata vanta anche il Museo del Tesoro dove ammirare oggetti di arte sacra tra cui la Pace di Chiavenna, una preziosa copertura di evangeliario formata da 23 lamine d’oro lavorate a sbalzo e filigrana e impreziosita da gemme, perle e svariate pietre preziose: un autentico capolavoro di oreficeria medievale del XI secolo.

Una cittadina da conoscere anche a tavola

Oltre alla storia e al pittoresco centro storico, Chiavenna merita una sosta per le variegate specialità gastronomiche che l’hanno resa nota tra i buongustai.

Prima tra i prodotti tipici del territorio è la brisaola, che si differenzia dalla bresaola per lavorazioni legate alla tradizione locale, con affumicatura e stagionatura che avvenivano nei crotti, piccole costruzioni rustiche edificate attorno al “sorel”, ovvero lo spiraglio che si creò tra i massi che rotolarono fino a valle e sui quali oggi sorge la cittadina: sono luoghi unici al mondo in grado
di garantire una corrente d’aria a temperatura costante intorno agli 8 gradi sia d’estate che d’inverno, ideali per la maturazione del vino e la conservazione di numerosi prodotti quali salumi e
formaggi.
Oggi i crotti sono riconvertiti in osterie o ristoranti e hanno aperto le porte a tutti coloro che desiderano degustare le prelibatezze locali.

Non manca poi il violino di capra, presidio Slow Food ricavato dalla spalla o dalla coscia delle capre: il nome deriva proprio dalla tecnica con cui veniva affettato, che ricorda per
l’appunto le movenze di un suonatore di violino.

La meraviglia dei dintorni

Parco botanico-archeologico del Paradiso

Fonte: Ph Emanuele Sinoni – Foto Consorzio Turistico Valchiavenna

Parco botanico-archeologico del Paradiso

Se Chiavenna è una perla tra le Alpi, i suoi dintorni non sono da meno.

Tra le varie tappe per una vacanza a contatto con la natura non possono mancare le Cascate dell’Acquafraggia, uno spettacolo naturale così potente che lascia senza parole: attorno alle cascate spicca un percorso attrezzato che attraversa il parco e offre la possibilità di apprezzare le cascate e l’intera vallata da terrazze panoramiche. Le zone pic-nic, invece, permettono di trascorrere qualche ora di relax con il suono dei fragorosi salti d’acqua a fare da sottofondo.

Il Parco delle Marmitte dei Giganti, poco fuori l’abitato, è una splendida riserva naturale e museo a cielo aperto di grande interesse geomorfologico e ambientale, caratterizzata da paesaggi inconfondibili e manifestazioni geomorfologiche di origine glaciale dalle forme più strane scavate nei sassi dall’azione dell’acqua nel corso degli anni.
Inoltre, nel cuore del parco si trova il Parco botanico-archeologico del Paradiso che, proprio come ricorda il nome, conserva varietà botaniche di fiori e piante con alcune specie rare, un percorso botanico fornito di didascalie esplicative e innumerevoli resti archeologici e storici.