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Quest’isola resta un paradiso (nonostante i Famosi)

Cambiano i concorrenti dell’”Isola dei Famosi”, ma la location resta immutata. Nonostante siano sette anni ormai che i concorrenti del reality – e almeno una cinquantina di addetti ai lavori – la colonizzano per mesi per girarvi il noto programma televisivo, quest’isola resta comunque un paradiso terrestre.

Stiamo parlando di Cayos Cochinos, l’isola dell’arcipelago dell’Honduras a 10mila chilometri dall’Italia. Due sono le isole principali, abitate dalle popolazioni locali, Cayo Cochino Mayor e Cayo Cochino Menor.

Poi ci sono 14 isolotti corallini che ne fano parte ma che sono disabitati. Il copione del programma Tv prevede che i naufraghi dovranno spostarsi da una spiaggia all’altra. Tra le clausole del regolamento per partecipare al reality c’è quella che prevede di impegnarsi a “rispettare l’ambiente naturale in cui vivranno i naufraghi, salvaguardando le specie autoctone vegetali e animali”.

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Floriana Secondi, Jovana Djordjevic ed Estefania Bernal all’Isola dei Famosi 2022

L’arcipelago di Cayos Cochinos

Conosciuto anche come Hog Cays, è un piccolo arcipelago situato a Nord-Est di La Ceiba. Sono le isole dei “garifuna” (gli indigeni), un popolo dedito soprattutto alla pesca. Divenute riserva biologica per proteggere una delle porzioni di barriera corallina più rara dei Caraibi (assieme a quella del Belize), nonché il secondo reef per estensione a livello mondiale, appartengono amministrativamente al gruppo Isla de la Bahia, con capoluogo Roatan, famoso anche per essere il paradiso dei sub.

Vi si trova anche qualche struttura ricettiva. Come il Plantation Beach Resort, a Cochino Mayor, uno storico resort che offre diverse attività legate al mare come diving, snorkeling e le escursioni in kayak attorno alle isole limitrofe.

Chi cerca un tipo di vacanza più economica e spartana (stile “Isola dei Famosi”, insomma) può trovare una sistemazione nel villaggio dei garifuna a Chachauate, dove è possibile dormire e mangiare con soli 100 lempira, l’equivalente di 3,7 euro.

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L’arcipelago di Cayos Cochinos in Honduras

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Le location della serie Tv “The Gilded Age”

Dallo stesso ideatore di “Downton Abbey”, Julian Fellowes, è nato il period drama “The Gilded Age” trasmesso su Sky Serie e su Now. Racconta, però, una storia americana, in un periodo di grandi cambiamenti a livello economico, sociale e produttivo ma anche di crescente conflittualità tra vecchi e nuovi ricchi, all’alba della modernità.

La serie è ambientata in una New York del XIX secolo e in alcune location rimaste ancora tali e quali, come Newport, nel Rhode Island, Troy, nello Stato di New York, e nell’iconica Long Island.

Le location di “The Gilded Age”

Attenzione, spolier – Proprio nel Rhode Island, infatti, sono state individuate alcune proprietà che rappresentavano al meglio il periodo storico e l’ambiente in cui si svolgono gli episodi di “The Gilded Age”. Vere e proprie mansion, ricche e opulente, come quella chiamata The Breakers, con la sua sontuosa sala da ballo e sala da biliardo e le pareti di platino che sono state usate per la casa dei Russell.

Lo sviluppo dell’industria e del trasporto diede vita a una nuova classe di benestanti che portavano i nomi di Vanderbilt, Morgan, Ford, Carnegie e Rockefeller, solo per citarne alcuni. In quegli anni, tra il 1870 e il 1910, si riusciva a fare fortuna molto velocemente e a spendere e spandere conducendo uno stile di vita sontuoso, emulando quello dell’aristocrazia europea.

Altre splendide e famose dimore di Newport dove sono state girate delle scene sono Rosecliff, la cui architettura è ispirata al Grand Trianon di Versailles e che oggi è una casa-museo; Chateau-sur-Mer, una delle case più antiche e più grandi della città che si trova sulla via principale, Bellevue Avenue, anch’essa in realtà un museo; Marble House, il cui portico ricorda quello della Casa Bianca, apparteneva al miliardario filantropo William Kissam Vanderbilt; The Elms, una copia del castello francese Château d’Asnières ad Asnières-sur-Seine, nell’Alta Senna, e infine Hunter House, la meno sontuosa di tutte, almeno all’apparenza, anche se all’interno nasconde affreschi e decorazioni come capitelli, camini e scalinate.

La stanza da letto di George Russell nella spettacolare mansion sulla Fifth Avenue altro non è che quella vera di Consuelo Vanderbilt, l’unica figlia femmina del celebre milionario, a Marble House. La sala da biliardo a The Breakers è quella dove Russell confabula con Patrick Morris nel secondo episodio. E nella sala della musica, sempre di The Breakers, sono state girate le scene della sala da ballo dei Russell.

La cucina di The Elms è spesso inquadrata ed è quella dei Russell, dove lavora il loro chef francese. La camera da letto color zucca del Chateau-sur-Mer è servita come appartamento di Oscar van Rhijn, figlio di Agnes (l’attore Blake Ritson).

Queste ville fanno tutte parte del circuito di dimore storiche chiamato Newport Mansions, che ha permesso di ambientare le scene senza dover apportare alcuna modifica agli interni che già erano perfetti così com’erano. Non appena è uscita la serie negli Stati Uniti è stato creato appositamente un percorso intitolato “The Gilded Age”, proprio per visitare i set dove è stata girata la serie con delle pratiche audioguide.

La trama di “The Gilded Age”

Dopo la morte del padre, Marian Brook (l’attrice Louisa Jacobson Gummer) accompagnata dalla fidata Peggy Scott, un’aspirante scrittrice alla ricerca di un nuovo inizio, si trasferisce dalla Pennsylvania a New York. A ospitarla sono le sue ricche e aristocratiche zie, Agnes van Rhijn (Christine Baranski) e Ada Brook (Cynthia Nixon, la Miranda di “Sex & the City” e del sequel “And Just Like That“). Tuttavia, ben presto Marian si trova coinvolta in una guerra tra una delle zie, l’incarnazione vivente della tradizione, e i suoi ricchissimi vicini, un magnate dell’industria ferroviaria e l’ambiziosa moglie, George e Bertha Russell.

Una curiosità: il termine “Gilded Age” fu coniato dallo scrittore americano Mark Twain e si riferisce a quel sottile alone di benessere che in realtà nascondeva una realtà molto meno attraente.

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La mansion The Elms nel Rhode Island

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Le location de “Il Re”, fra i primi prison drama italiani

Da Prison Break a Orange is the new black, sono molte le serie tv d’oltreoceano che parlano della vita nel carcere. Ma di prison drama italiani ce ne sono davvero pochissimi, quindi la novità di Luca Zingaretti ha subito conquistato il pubblico. Dopo aver lasciato i panni de Il Commissario Montalbano, l’attore ha indossato quelli di Bruno Testori, protagonista della fiction Il Re. Le riprese sono state girate, per la maggior parte, all’interno di un penitenziario. Scopriamo quali sono le location.

Torino, il carcere in cui è stato girato Il Re

La serie tv targata Sky è una grande novità in Italia: ci porta direttamente dietro le sbarre, alla scoperta di un mondo di cui si sente parlare ancora troppo poco. Bruno, interpretato da Luca Zingaretti, è il direttore del carcere di San Michele, un penitenziario di frontiera, all’interno del quale detta praticamente legge – almeno fin quando non accadranno alcuni eventi che rischieranno di “spodestarlo”. È facile intuire dunque che molte delle scene sono state girate in una struttura che, quantomeno, ricordi molto da vicino una prigione.

Ebbene, questa struttura si trova a Torino ed è proprio un carcere – o meglio, lo è stato per lunghissimo tempo. Si tratta del complesso carcerario Le Nuove, situato nel quartiere Cenisia lungo uno dei corsi principali che attraversano il centro storico. La sua è una storia lunga e travagliata: edificato nella seconda metà dell’800, durante il regno di Vittorio Emanuele II, aveva come obiettivo quello di raccogliere in un unico edificio tutti i prigionieri fino a quel momento sparsi in vari luoghi di reclusione in tutta la città.

Nel periodo più buio del secolo scorso, tra fascismo e nazismo, Le Nuove hanno ospitato dissidenti politici e, purtroppo, moltissime persone deportate, condannate a morte e torturate. Attraversando il resto del ‘900 pressoché indenne, seppur con molte trasformazioni, il carcere è stato dismesso solo nel 2003, quando è stato sostituito definitivamente dal nuovo complesso situato in un quartiere più periferico della città. Sottoposto ad una lunga operazione di restauro, oggi è sede di diverse iniziative culturali e, in una sua ala, ospita un interessante percorso museale che si snoda tra diverse celle.

Le location della serie tv Il Re

Il complesso carcerario Le Nuove e i suoi esterni sono dunque una delle location più importanti della fiction con Luca Zingaretti. Qui, la scorsa estate, sono state girate moltissime riprese e i lavori sono andati avanti per circa un mese, inevitabilmente sotto l’occhio attento dei più curiosi. Ma ci sono tanti altri luoghi che hanno fatto da sfondo alle scene de Il Re, in onda su Sky a partire dal 18 marzo 2022.

Oltre ad alcune splendide vedute di Torino, tra i set principali non possiamo fare a meno di citare Trieste, cui abbiamo dedicato un approfondimento. È questa la “città di frontiera” in cui si troverebbe il carcere di San Michele, e che possiamo ammirare in una veste totalmente inedita nella nuova serie tv. E ancora, ci sono riprese ambientate anche a Roma e a Civitavecchia, dove si trova un’altra vecchia prigione che la produzione ha utilizzato per girare diverse scene.

Location Il Re

Torino

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Le location della fiction Tv “Più forti del destino”

La fiction televisiva Mediaset “Più forti del destino” è una serie in costume, ispirata a fatti realmente accaduti. Adattamento della serie-evento francese “Le Bazar de la Charité” (disponibile su Netflix con il titolo “Destini in fiamme”), è ambientata nella Sicilia del 1897. A Palermo, in quell’anno, infatti, alla Mostra sulle nuove tecnologie fa il suo debutto il cinematografo ed è famoso per l’uscita dei primi film dei Fratelli Lumière.

Di cosa parla la fiction

Alla mostra, dal proiettore partono delle fiamme, divampa così un incendio che fa molte vittime, quasi tutte donne, e che sconvolge la vita delle protagoniste Arianna (l’attrice Giulia Bevilacqua, Costanza (Dharma Mangia Woods), Rosalia (Laura Chiatti) e Donna Elvira (Loretta Goggi).

Il fatto realmente accaduto

L’incendio intorno a cui ruota la serie è accaduto realmente il 4 maggio 1897, nel corso di una fiera di beneficenza che risaliva all’epoca di Maria Antonietta di Francia. La fiera era organizzata ogni anno dall’aristocrazia cattolica francese e aveva l’obiettivo di raccogliere fondi per le popolazioni più povere.

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Il Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce

Le vere location della fiction

Sebbene la serie sia ambientata in Sicilia, il vero set della fiction è stato allestito in Puglia, e in particolare a Lecce.

Le riprese sono state fatte all’interno della Villa Reale anche chiamata Villa Carrelli, una dimora storica ottocentesca nel centro della città. Di questa villa è famoso il bellissimo giardino, polmone verde di Lecce. Il primo impianto della villa risale alla seconda metà dell’Ottocento. L’intera opera ha un sapore prettamente toscano, in quanto i lavori vennero affidati all’allora giovane Pietro Porcinai, il famoso paesaggista del Novecento di origine toscana che mise in atto un progetto di giardino all’italiana, dal raffinato gusto esotico e mediterraneo, tipico dell’epoca.

Villa Carrelli è un vero e proprio pezzetto di Toscana perfettamente incastonato nel paesaggio salentino, formato da tanti piccoli paesaggi in cui il verde intenso dei cipressi si mescola al verde grigio degli ulivi e a quello più cupo dell’alloro.

Altre scene di “Più forti del destino” sono state girate nel Comune di San Cesario di Lecce, in quella parte di Salento centro-settentrionale che fa parte della Valle della Cupa, eletta dall’aristocrazia, fin dal XV secolo, a luogo di villeggiatura, tanto che nel corso dei secoli, tra vigneti e uliveti, furono costruite numerose ville.

A San Cesario sono parecchi gli edifici storici degni di essere visti, come Villa Patarnello, che ha un ingresso che non passa di certo inosservato, con alte colonne al di sopra delle quali sono posti dei vasi con una cornice floreare, o come anche il Palazzo Ducale, ricostruito nella seconda metà del XVII secolo sulle fondamenta di una fortezza cinquecentesca, con un’elaborata facciata ricca di nicchie contenenti statue mitologiche e busti degli antenati dei duchi Marulli e una balconata barocca. All’interno è ospitato il Museo civico d’arte contemporanea.

Una location d’eccezione è infine San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, e in particolare il Castello Dentice di Frasso, in stile medievale, con la torre merlata quadrata che s’affaccia proprio sulla piazza principale del paese. Fu proprio intorno alla torre voluta dai Normanni nel XII secolo che si sviluppò il borgo.

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Il Castello Dentice di Frasso a San Vito dei Normanni

Intorno alla torre c’è un ampio cortile su cui si affaccia la costruzione cinquecentesca della residenza, con una serie di beccatelli e di eleganti finestre rettangolari. Notevole è la scalinata di pietra che conduce a una veranda. All’interno conserva ancora oggi sale decorate, tele e trofei di caccia e l’Archivio Storico, recentemente restaurato. A oggi il castello è di proprietà privata ed è abitato dai discendenti della famiglia Dentice di Frasso.

A San Vito dei Normanni hanno ambientato anche la miniserie Tv Sky con Claudio Bisio e Stefania Rocca, “Cops – Una banda di poliziotti”.

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Una scena della fiction Mediaset “Più forti del destino”

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Le vere location del film “Belfast”

Scritto e diretto da Kenneth Branagh, il film semi-autobiografico “Belfast”, candidato a sette Oscar, è stato uno dei pochi film girati durante la pandemia. Motivo per cui non tutte le scene sono state ambientate in luoghi reali, tantomeno a Belfast.

Tuttavia, le immagini del film, girato in bianco e nero, in quanto ambientato tra gli Anni ’60 e ’70, quelli dei “troubles”, i conflitti etnico-nazionalisti scoppiati nell’Irlanda del Nord che hanno causato migliaia di morti, mostrano alcuni scorci molto famosi di Belfast che hanno cambiato radicalmente la città negli ultimi anni.

Il panorama di Belfast che viene mostrato all’inizio del film è un’immagine reale e attuale. Si vede in lontananza la città adagiata sulla foce del fiume Lagan, una posizione che l’ha sempre favorita nello sviluppo dell’industria cantieristica e che l’ha resa famosa (è la città del Titanic). La scena dall’alto delle colline è stata girata a Cave Hill (o Cavehill), una collina che prende il nome da una serie di grotte nei pressi delle colline che circondano Belfast e dove si trova un vecchio forte, McArt’s Fort. Da queste parti la chiamano anche “Napoleon’s Nose” perché una delle rocce ricorda il profilo dell’Imperatore Napoleone Bonaparte (anche se a Jonathan Swift ricordava la sagoma di un gigante dormiente a guardia della città, tanto da avere ispirato i suoi “Viaggi di Gulliver”).

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Belfast vista dalla collina di Cave Hill

Il Titanic Quarter

Tra le location più riconoscibili nel film c’è senza dubbio il quartiere del Titanic, con il museo Titanic Belfast che proprio nel 2022 celebra dieci anni di vita. È nei cantieri navali Harland and Wolff che si trovavano qui, nel Thompson Dry Dock, che fu costruito uno dei transatlantici più famosi del mondo (anche per la triste vicenda che ha vissuto) ed è intorno a quest’area che si è sviluppato tutto un quartiere che oggi è un’attrazione turistica. Le nove gallerie del museo raccontano nel dettaglio tutta la storia della nave e del suo viaggio inaugurale, dalla creazione al tragico naufragio.

A dominare la piazza del museo del Titanic c’è la grande scultura di bronzo “Titanica” di Rowan Gillespie, che si vede nella prima scena del film, che rappresenta una donna e che ricorda una polena che un tempo veniva posta sulla prua dei galeoni.

Il Titanic Belfast, il museo dedicato al transatlantico

I murales di West Belfast

Un’altra location ben riconoscibile, specie per chi ha visitato Belfast, è quella dei murales, una delle maggiori attrazioni della città che ricordano al mondo il passato burrascoso e l’astio, mai placato, fra nazionalisti e lealisti. Realizzati sui muri che segnavano il territorio nel periodo dei “troubles”, erano la commemorazione di eventi storici, opinioni politiche, gruppi terroristici o personaggi di spicco nella lotta.

È nel Gaeltacht Quarter, a West Belfast, che si trova la maggiore concentrazione di murales. Diviso in due dai diversi orientamenti religiosi oltre che politici già in epoca vittoriana, questa zona di caseggiati operai vide l’esasperarsi delle tensioni a causa della Peace Line, creata nel 1970 per separare la parte lealista e protestante del quartiere intorno a Shankhill, da quella repubblicana e cattolica di Falls Road. Oggi, West Belfast rimane sicuramente uno dei luoghi più suggestivi della città e, se in passato era considerata una zona a rischio, oggi è possibile visitarla in totale tranquillità.

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I famosi murales di Belfast

I murales più famosi raffigurano la fenice che risorge, simbolo dell’Irlanda rinata dalle ceneri dell’insurrezione di Pasqua, oppure il volto di Bobby Sands, l’attivista politico morto in seguito allo sciopero della fame, e altri personaggi politici e mitologici irlandesi (si sa che in Irlanda la mitologia ha una grande importanza).

Le scene esterne

Inizialmente si era pensato di girare le scene in esterno di “Belfast” per le strade della città. Tuttavia, la Capitale dell’Irlanda del Nord è molto cambiata rispetto agli anni in cui è ambientato il film e non era semplice trovare le location adeguate. Ecco perché le strade di Belfast, quelle dove si svolgono i ”riots” sono state ricreate sulla pista dell’aeroporto inglese di Farnborough, a una sessantina di chilometri da Londra, dove ogni due anni viene organizzato un International Air Show. Anche la scena del cinema è stata girata in uno degli hangar e non in una vera sala cinematografica.

A Sud di Londra, invece, nei pressi dei Longcross Studios che si trovano nel Sussex, l’edificio dismesso di una scuola è stato impiegato per ambientarvi le scene girate nella scuola di Buddy, il bambino protagonista, interpretato dall’attore Jude Hill, appunto, ma anche quelle dell’ospedale e della chiesa.

La trama di “Belfast”

Buddy è un adolescente con una vita serena, una famiglia affettuosa e sta sperimentando le prime cotte. Il padre lavora in Inghilterra, mentre la madre, l’attrice Caitríona Balfe, protagonista della serie Tv “Outlander”, il fratello maggiore Will e i nonni paterni (la nonna è interpretata dall’attrice Judi Dench, la famosa “M” dei film di James Bond) vivono con lui a Belfast. Improvvisamente, nella sua città scoppiano i tumulti e la sua famiglia deve affrontare la situazione, incerta se attendere che il conflitto finisca o se lasciarsi tutto alle spalle e iniziare una nuova vita altrove.

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Una scena del film “Belfast”

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Le location del film “Il ritratto del duca” con Helen Mirren

Si è da poco celebrato il 60° anniversario di uno dei furti più famosi della storia, quello del ritratto di Francisco Goya intitolato “Il Duca di Wellington”, un dipinto che ritrae Arthur Wellesley, duca di Wellington, conservato ancora oggi nella National Gallery di Londra. È l’unico dipinto ad essere mai stato sottratto dalla pinacoteca nei suoi 196 anni di storia.

La storia vera viene raccontata in modo sublime nel film “Il ritratto del duca” (“The Duke”, presentato fuori concorso all’ultima mostra del Cinema di Venezia) con l’attore Jim Broadbent, nel ruolo del protagonista Kempton Butnon, ed Helen Mirren, in quello della moglie Dorothy.

Nel 1961, Butnon, tassista di Newcastle, trafugò dal museo londinese il famoso quadro del valore stimato di 140mila sterline. Commise il furto solo per attirare l’attenzione. Lo restituì qualche anno dopo e fu condannato solamente per non aver riportato la cornice.

La National Gallery di Londra

Le location del film sono naturalmente quelle protagoniste indiscusse della storia, prima fra tutte la National Gallery, il museo più famoso di Londra. Chiunque visiti la Capitale britannica prima o poi ci capita, anche perché si trova nella centralissima Trafalgar Square e poi, cosa non da poco, l’ingresso è gratuito. Il motivo è che la collezione appartiene al popolo britannico e chiunque è libero di accedervi.

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La National Gallery di Londra

Il maestoso edificio con una grande scalinata e un colonnato sovrastato dalla cupola è davvero imponente. Fu inaugurato nel 1838 da una giovane Regina Vittoria. Non è solo uno dei musei più importanti di Londra, ma anche del mondo. Le sue 66 gallerie sono ordinate in quattro sezioni in modo cronologico.

All’interno la National Gallery ospita migliaia di dipinti di ogni epoca, dalla scuola italiana (tra cui opere di Piero della Francesca a Botticelli a Leonardo e Michelangelo) alla fiamminga, olandese, spagnola, francese e, naturalmente, inglese.

L’Old Bailey, il tribunale penale

Quando Kempton viene condannato, deve comparire all’Old Bailey, il tribunale penale, per vari capi d’imputazione, tra i quali il furto del dipinto e della sua cornice. Ancora oggi questo edificio nel centro di Londra, nei pressi della St Paul’s Cathedral, ospita la Central Criminal Court, la Corte della Corona e il tribunale penale centrale.

L’edificio fu costruito nel luogo dove si trovava la prigione medievale di Newgate, distrutta nel grande incendio di Londra del 1666, in una strada chiamata Old Bailey, che segue il percorso delle mura fortificate della City (dette “bailey”, appunto) e che ha dato il nome alla corte. È stato citato in moltissimi romanzi, a partire da “Racconto di due città” di Charles Dickens al giallo “Attentato alla corte d’Inghilterra” di Tom Clancy, e immortalato in altri film prima di questo, come “Il caso Paradine” di Hitchcock, per esempio, o la serie Tv “Poirot”.

La città di Newcastle

Poiché la città è cambiata moltissimo negli ultimi anni rispetto al periodo del furto del dipinto, gli Anni ’60, quando vi abitavano i Butnon, la produzione non ha potuto girare tutte le scene a Newscastle, ma ha dovuto cercare delle location altrove. Le ha trovate a Leeds e nella vicina Bradford, nel West Yorkshire.

Affacciata sul fiume Tyne – iconico è il Tyne Bridge che lo attraversa da parte a parte – e a pochi chilometri dal Mar del Nord, è stata per secoli un importante un grande porto e centro per il commercio, soprattutto della lana, oltre che una zona di estrazione del carbone, tanto che nel XIX secolo divenne la città-guida della rivoluzione industriale in Inghilterra. Oggi che queste industrie non esistono quasi più, Newcastle è divenuta famosa per la sua vita culturale, per la movida notturna e per lo sport, soprattutto il calcio, con la squadra del Newcastle che milita in Premier League.

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Una scena del film “Il Duca di Wellington”

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Le pittoresche location del film “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”

Da vent’anni è un film “cult” che ha divertito intere generazioni. Protagonisti di “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”, uscito nel 1992, un buffissimo – come sempre – Carlo Verdone e una depressa Margherita Buy. Lui, Bernardo “Bernie” Arbusti, giornalista, decide di indagare sulla vera causa di morte di nientemeno che Jimi Hendrix, che sarebbe stato assassinato e non deceduto per overdose, cercando lo scoop. Lei, Camilla “Billa” Landolfi, donna estremamente complessata e preda dei tranquillanti, cosa che di fatto li accomuna. Così come le indagini che decidono di svolgere insieme e che li portano sui luoghi frequentati dal noto cantante e chitarrista americano.

Oltre alla Roma di lui e alla Milano di lei, i due volano in Gran Bretagna, dove fu trovato il corpo esanime di Hendrix quel 18 settembre del 1970.

Prima tappa: Londra

Jimi Hendrix fu trovato morto nell’appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel di Londra, al 22 di Lansdowne Crescent, nel famoso quartiere di Notting Hill (divenuto celebre qualche anno dopo grazie a un altro famosissimo film). Ed è qui che Billa e Bernie si dirigono come prima tappa e raccogliere informazioni per il reportage sugli ultimi giorni di vita del cantante. In realtà, la scena è stata girata a pochi metri da quell’hotel. Il Samarkand non era infatti disponibile per girare la scena del film, così fu spostata di 200 metri in un edificio molto simile, dove è stata affissa l’insegna del Samarcand (con la “C” anziché con la “K”) sul Portobello Hotel di Stanley Gardens, che ha come civico sempre il 22.

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Il quartiere di Notting Hill a Londra

Il Samarkand Hotel esiste ancora ed è lì sin dagli Anni ’60. È famoso per offrire appartamenti di lusso con servizio di hotel soprattutto a uomini d’affari. Così come c’è ancora il Portobello, un bellissimo boutique hotel nel tipico stile inglese, con moquette e carte da parati floreali alle pareti all’interno di un edificio Vittoriano.

Le casette multicolore, le bancarelle di Portobello, le stradine animate ad ogni ora del giorno e della notte, il DNA caraibico e un film che ha fatto sognare almeno un paio di generazioni di romantici: tutto questo e molto altro rende Notting Hill una tappa irrinunciabile per chi decide di vistare Londra.

Il quartiere è, ormai da anni, letteralmente preso d’assalto dai turisti. Non solo per passeggiare tra le sue palazzine colorate, facendosi sorprendere dagli scorci inaspettati e curiosando nei negozietti vintage. Questa zona londinese è infatti considerata la meta più “instagrammabile” della città e uno dei posti più social d’Europa, specie durante il suo famoso Carnevale.

Seconda tappa: la Cornovaglia

Le tracce di Hendrix portano Bernardo e Camilla fino alla splendida Cornovaglia. I due protagonisti soggiornano in un bellissimo albergo, il Lands’ End Hotel a Lands’ End. La posizione di questo hotel è meravigliosa, con affaccio diretto sulla spiaggia. Ci troviamo nel punto più occidentale dell’Inghilterra, al largo del quale spunta un gruppo di isolotti rocciosi, le Longships. È uno degli angoli più famosi del Paese per le sue location gli scenari paesaggistici, con le classiche scogliere, i fari e la natura incontaminata. È proprio da Lands’ End che nel 2012 è partita la staffetta della torcia olimpica dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra.

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Il Lands’ End Hotel in Cornovaglia

A pochi chilometri di distanza, Camilla si reca nella cittadina costiera di Penzance, un luogo frequentato sin dall’antichità nella penisola di Penwith. Ed è da un antiquario, la Tony Sunders Gallery & Antiques al 14 di Chapel Street, a cui Camilla vende il proprio anello per aiutare Bernardo a recuperare il denaro che gli manca per pagare un testimone della morte di Jimi Hendrix.

Infine, quando Bernando viene arrestato, Camilla va a pagare la cauzione al posto di polizia locale che si trova nella pittoresca Porthleven, la cittadina portuale più a Sud della Gran Bretagna. Se capitate da quelle parti, in Harbour Road l’edificio ha cambiato facciata ma è rimasto ancora lì ed è una casa privata. La storia di Porthleven è da sempre legata al suo porto, alla costruzione di imbarcazioni e al commercio via mare. È un luogo dall’atmosfera friendly, con ottimi ristoranti e belle spiagge.

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La cittadina portuale di Penzance in Cornovaglia

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“È stata la mano di Dio”, le location del film candidato agli Oscar

Un viaggio, una cartolina densa di sentimenti quella raccontata da Paolo Sorrentino nel suo nuovo film “È stata la mano di Dio”, candidato italiano agli Oscar e ai Golden Globe 2022. Tra le location si riconoscono i simboli di Napoli, da piazza Plebiscito al Lungomare, al Vomero; gli scorci della penisola Sorrentina e Capri, luoghi cari al regista che così ha voluto omaggiare la sua terra.

Basti pensare che la casa del protagonista Fabio Schisa (interpretato dalla rivelazione Filippo Scotti) e della sua famiglia, è proprio il palazzo in cui ha abitato, al Vomero, quartiere collinare-bene della città. Ecco tutti i luoghi del film.

Piazza del Plebiscito e Galleria Umberto I: i simboli di Napoli

All’inizio del film, ecco che si palesa subito uno dei simboli di Napoli: Piazza del Plebiscito. Ovviamente, per esigenze di scena, la piazza ha tutto il fascino anni Ottanta del periodo. Qui protagonisti sono zia Patrizia, interpretata da Luisa Ranieri, mentre aspetta l’autobus e viene corteggiata da San Gennaro (Enzo Decaro).

Un altro luogo simbolo della città partenopea è ancora nel cuore di Napoli: Galleria Umberto I, set di due scene fondamentali nello sviluppo della storia, dove si riconoscono anche altri due luoghi: via Toledo e piazzetta Matilde Serao.

Il lungomare e lo stadio con il mito di Maradona

Come poter parlare di Napoli senza far vedere il mare o citare Maradona? Impossibile. Infatti Sorrentino prende per mano lo spettatore e lo porta a vedere quanto è bello il lungomare di Napoli, visto dall’acqua. Si tratta della primissima scena del film.

La “mano de Dios” che dà il nome al film, ovviamente è quella di Diego Armando Maradona e dello stadio che ha preso il suo nome dopo la morte. Il campo del San Paolo di allora diventa il set in cui il protagonista e il fratello guardano il campione argentino allenarsi nel 1984.

Il Vomero: la casa di Sorrentino

Tra le location del film “È stata la mano di Dio” c’è anche il quartiere di Sorrentino, il Vomero, zona collinare che domina quasi tutta Napoli. Nel palazzo in cui il regista ha vissuto la sua adolescenza, in via San Domenico, si trova la casa del protagonista che altro non è che l’alter ego del regista, essendo la pellicola quasi interamente autobiografica.

Le vedute su Sorrento e la piazzetta di Capri

Si lascia la città per qualche scena. Napoli alle spalle, la vista spazia sulla Penisola Sorrentina. A Villa Giusso Astapiana a Vico Equense, è stata ricavata la location perfetta per la casa delle vacanze estive. Nel mare che bagna Massa Lubrense, invece, è stata girata la scena della famiglia in barca, e del passaggio del contrabbandiere Armando. Fabio e Armando, poi, stringeranno amicizia, e si troveranno a far mattate nella famosa piazzetta di Capri, deserta.

La scena cult ai Campi Flegrei

Il rito iniziatico verso il cinema di Paolo Sorrentino-Fabio Schisa, ossia quanto il ragazzo capisce di voler fare cinema e lo confida al maestro regista Capuano, è ai Campi Flegrei. I due, di notte, attraversano una serie di grotte marine, e arrivano davanti al mare della Piscina Mirabilis, a Bacoli, per una delle scene più emozionanti di tutto il film.

CNN consiglia Napoli viaggio 2022

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Le location della fiction Tv “Lea – Un nuovo giorno” con Anna Valle

Nella fiction Tv di Rai 1 “Lea – Un nuovo giorno”, Anna Valle è Lea, un’infermiera specializzata che, dopo un anno di aspettativa, torna al proprio lavoro nel reparto di pediatria dove lavorava, prima di un periodo difficile che è riuscita a superare trasformando il proprio dolore in un dono.

L’ospedale è quello di Ferrara, la cittadina gioiello dell’Emilia. Le vicende di Lea s’incrociano a quelle dell’ex marito Marco (l’attore Giorgio Pasotti) e dell’ex amica Anna, nuova compagna di Marco, e di Rosa, la sua migliore amica.

Per via del Covid, non si sono potute effettuare riprese all’ospedale Cona della città, che quindi sono state fatte negli studi cinematografici di Roma. Le scene esterne invece mostrano una Ferrara autentica e sempre bellissima.

La Chiesa di Santo Stefano Protomartire

Si riconosce la Chiesa di Santo Stefano Protomartire, una delle più antiche chiese cittadine, edificata prima del XI secolo in una Ferrara che si stava sviluppando lungo la riva sinistra del Po, accanto a un corso d’acqua poi interrato e divenuto, in seguito, piazza Saint’Etienne.

La piazza del Municipio

Caratteristiche sono anche le vie del centro storico, tra cui via Boccaleone, nei pressi della cattedrale, e la vicina piazza del Municipio, dove si trova anche il Comune, che fu la prima dimora degli Este, una delle più longeve famiglie regnanti in Europa. Questa piazza è famosa per l’imponente scalone d’onore di marmo bianco costruito nel 1481 su disegno di Pietro Benvenuto degli Ordini, con una copertura a volta e una cupola centrale e delle arcate in stile rinascimentale, mentre la balaustra di marmo è in stile gotico medievale. Nella piazza si svolgono spesso delle manifestazioni, come le prove degli sbandieratori durante i giorni che precedono il Palio di Ferrara, il più antico del mondo, o il mercato contadino con prodotti tipici della zona o altri eventi aperti al pubblico.

La Rotonda Foschini

Tra i luoghi più magici di Ferrara che hanno fatto da sfondo alla fiction c’è anche la Rotonda Foschini, che si trova dietro al castello. Quasi nascosta alla vista dei visitatori, per trovarla bisogna conoscere il punto esatto. È un piccolo cortile di forma ovale, parte integrante dell’architettura del Teatro Comunale di Ferrara, dedicato, come suggerisce il nome, ad Antonio Foschini, uno dei due progettisti del teatro (l’altro era Cosimo Morelli). Un tempo la rotonda era nata come luogo di transito delle carrozze che andavano da corso Martiri della Libertà a corso Giovecca. Negli anni Venti dell’Ottocento furono eseguiti i primi restauri che portarono all’abbellimento della volta con una rappresentazione dell’Apoteosi dell’Ariosto. Oggi, la Rotonda non è più aperta al traffico, ma è adibita a zona pedonale e l’illuminazione che è stata aggiunta crea uno scenario, soprattutto nelle ore serali, davvero magico.

Il Castello Estense

Infine, nella fiction con Anna Valle è ben riconoscibile l’immancabile Castello Estense o Castello di San Michele, icona indiscussa di Ferrara, al centro di molte scene. Commissionato da Niccolò II d’Este all’architetto Bartolino da Novara, già firma del castello di Pavia e del castello di Mantova, il Castello Estense aveva inizialmente una funzione difensiva: il marchese aveva bisogno di un luogo dove rifugiarsi e da cui organizzare un’eventuale repressione, dopo la rivolta del popolo per l’ennesimo aumento delle tasse.

Oggi, visitare il Castello Estense significa fare un viaggio nella storia, perdendosi nelle sue infinite sale. Al piano terra sono in bella vista gli alberi genealogici della distanzia estense e le effigie degli antenati, parte di una propaganda di corte volta ad attestare la maggior vetustà, e quindi la maggior nobilita, della Casa d’Este rispetto a tutte le altre stirpi della nostra Penisola. Al primo piano si trova la Loggia degli Aranci o Giardino Pensile, dove ancora oggi si possono ammirare aranci piantati in grandi mastelli di legno e le numerose stanze affrescate una più bella dell’altra (a questo link tutte le informazioni sul Castello Estense).

Castello Estense Ferrara

Il Castello Estense a Ferrara

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Le nuove location della fiction Tv “Màkari 2”

Dopo il grande successo della prima stagione, torna in Tv la fiction “Màkari”, tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri. Merito, anche, dei luoghi che fanno da sfondo alle indagini del giornalista Saverio Lamanna (interpretato dall’attore Claudio Gioè) che, tornato al paese d’origine nella provincia di Trapani, si ritrova, per puro caso, a vestire i panni di un detective. È uno spot della Sicilia, insomma, questa fiction.

Màkari, al centro di tutti gli episodi della prima e della seconda stagione, è in realtà il borgo di Macari, in Sicilia, un villaggio di pescatori nella punta estrema dell’isola e che dà il nome a un intero golfo. Un pugno di case arrampicate sul costone della montagna da cui si godono tramonti indimenticabili su Monte Cofano.

Le location della prima stagione

Nella prima stagione avevamo potuto ammirare Scopello con la sua famosa tonnara, San Vito lo Capo, una delle destinazioni più note di tutta la Sicilia, con la Riserva dello Zingaro, i “Caraibi siciliani”, e Castellammare del Golfo, ma anche la città di Ragusa, nell’episodio intitolato “La regola dello svantaggio”, famosa per essere la patria del Barocco siciliano e per essere stata, per anni protagonista, di un’altra fiction di enorme successo, “Il Commissario Montalbano“.

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Il paradiso intorno a Macari, in Sicilia

Le nuove location

Avevamo lasciato Saverio deciso a cullarsi nei sogni di gloria letteraria sotto il sole di Màkari, in attesa di ricongiungersi all’amata Suleima, volata a Milano per realizzare i propri sogni. Ma un grande progetto potrebbe ricondurla in Sicilia.

Nella seconda stagione, ci si sposta dal trapanese e dal ragusano, per andare a scoprire altre incredibili bellezze siciliane, quelle di Agrigento e dei suoi dintorni. Prima fra tutte, la Scala dei Turchi, uno dei luoghi italiani più amati dagli Instagrammer e, proprio per questo, in costante pericolo. Guardare e non toccare non fa male, però. La parete rocciosa di un bianco accecante, che deve il suo nome ai pirati saraceni che salivano la “scala” dal mare per raggiungere, e depredare, le coste del territorio, è uno dei luoghi naturali più incredibili del nostro Paese. Le falesie di Scala dei Turchi si trovano lungo la Costabianca, tra Realmonte e Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Formate da uno sperone di marna bianca a picco sul mare, degradano a strati proprio come fossero una scalinata naturale, formando dei calanchi. Il bianco latte della roccia contrasta in maniera incredibile con l’azzurro dell’acqua, creando forti contrasti cromatici.

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L’impressionante Scala dei Turchi, in Sicilia

Altra location agrigentina di “Màkari 2” è la Valle dei Templi, altra icona siciliana. Questo sito archeologico non soltanto è considerato tra i più belli d’Italia e del mondo, ma anche una delle più antiche e rare testimonianze della Magna Grecia, tanto da essere stato iscritto nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. La fiction, con tutto il rispetto per il luogo, si svolge tra i templi, quello di Era (o Giunone) Lacinia, con le sue 34 colonne, e quello della Concordia, il meglio conservato di tutti, visto che in totale sono dodici, a cui si aggiungono i tre santuari, le necropoli, le opere idrauliche, le fortificazioni, l’Agorà Inferiore e l’Agorà Superiore, l’Olympeion e il Bouleuterion. Un posto pazzesco.

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La Valle dei Templi, luogo unico al mondo

Set della seconda stagione di “Màkari” è anche un altro borgo oltre a Macari, appunto. Si tratta di Favara, un borgo inaspettato dove, tra le viuzze strette e le case di pietra, si possono ancora oggi scorgere le diverse contaminazioni culturali, tra cui quelle d’origine araba, che hanno contribuito a rendere Favara quella che è oggi. La cittadina, che si sviluppa attorno al castello di Chiaramontano, quasi scolpito su uno sperone di roccia, ha di recente dato vita a un progetto chiamato Farm Cultural Park, che ha permesso al borgo di rinascere sotto una nuova luce e di accantonare il degrado che stava per inglobarlo. Alcuni cortili sono stati trasformati in luoghi d’arte e oggi ospitano librerie, installazioni, murales ed esposizioni.

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Il borgo di Favara in provincia di Agrigento