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La triste fine del Lago d’Aral

Era uno dei quattro laghi più estesi del Pianeta (dopo il Mar Caspio, il Lago Superiore e il Lago Vittoria) al confine tra l’Uzbekistan e il Kazakistan, ma oggi rimane un pallido ricordo e, al suo posto, soltanto sale, sabbia e scheletri di navi arenate.

Stiamo parlando della triste storia del Lago d’Aral, lago salato di origine oceanica, che negli anni Sessanta aveva una superficie di 68.000 chilometri quadri mentre adesso la sua grandezza si è ridotta del 75% a causa di un vero disastro ambientale provocato dalle attività umane.

Perché il Lago d’Aral si è prosciugato

Le sue acque erano limpidissime, i fondali poco profondi e abitati da svariate specie ittiche che consentivano un’importante attività legata alla pesca.

Un brutto giorno, il regime sovietico durante la Guerra Fredda mise a punto un progetto per deviare, con apposite canalizzazioni, le acque dei due fiumi emissari del lago, “Syr Darya” e “Amu Darya” per intensificare le irrigazioni delle piantagioni di cotone impiantate a forza nella vicina zona arida dell’Uzbekistan.

In questo modo, la ridotta portata di acqua rimanente nel corso dei fiumi non è più stata sufficiente per controbilanciare la naturale evaporazione del Lago d’Aral (che si trova in una zona con il clima più arido della Terra) portandolo, inevitabilmente, all’estinzione.

Ma, purtroppo, non finisce qui: la monocoltura del cotone ha soppiantato la tipica biodiversità dell’area, basata su frutta e cereali, ed è stata sostenuta da ingenti quantità di concimi chimici e diserbanti che, anno dopo anno, hanno raggiunto una grave concentrazione nelle acque residue del lago, avvelenando la zona per chilometri e chilometri.

Scomparsa l’acqua, rimangono soltanto polveri inquinanti mescolate alla sabbia, a testimoniare uno dei disastri ecologici più grandi della Storia.

Ad aggravare ancora di più la situazione, inoltre, i materiali abbandonati nei magazzini di una base militare su una delle molte isole in cui vennero condotti esperimenti militari con sostanze tossiche come l’antrace: la popolazione paga così un prezzo altissimo con decrescita esponenziale, malattie oncologiche, malformazioni e aumento della mortalità infantile.

Le drammatiche conseguenze della fine dell’Aral

Dove un tempo prosperava il lago che mitigava il clima torrido della zona, oggi resta una distesa sterile di sabbia, un’elevata escursione termica e l’evaporazione sempre più veloce della poca acqua residua.

Le ormai frequenti e violente tempeste di sabbia diffondono le polveri inquinanti a centinaia di chilometri di distanza, compromettendo anche il terreno su cui si depositano.

Un altro tristissimo esempio di quanto la fine del Lago d’Aral abbia influito sulla vita locale è rappresentato dalla vicina cittadina di Moynaq, in passato attivo centro costiero: ora, le rive del lago si sono allontanate di circa 50 chilometri e gli abitanti hanno perso la loro fonte di sussistenza e, a causa del dilagante inquinamento, sono vittime di gravi malattie quali epatiti, tubercolosi e cancro alla gola almeno tre volte in più rispetto alla media della nazione.

La maggior parte del territorio è ormai contraddistinto da un desolante deserto dove svettano le carcasse arrugginite degli ultimi pescherecci: il 10% del lago originario è alimentato da una sorgente sotterranea di qualche chilometro, protetta dalla diga Korakal e da nuove canalizzazioni nel tentativo di salvare il salvabile.

Ma il danno è compiuto.

L’unica soluzione percorribile, a detta degli ambientalisti, è quella di umidificare l’area in modo da preservare, per quanto possibile, perlomeno la salute della popolazione locale.

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Malcesine, il borgo sul lago che stregò Klimt

Nell’abbraccio del Monte Baldo e delle azzurre acque del Lago di Garda, Malcesine è uno di quei borghi che rimangono impressi per sempre, una felice combinazione di natura, storia, avventura e scorci impagabili.

Bandiera Arancione del Touring Club, si distingue per il fascino irresistibile, per un’accoglienza di qualità e un’offerta d’eccellenza, per il panorama da favola e per le molteplici attività che propone ai suoi visitatori: dal relax, alle passeggiate, alle escursioni sul Monte Baldo, fino a emozionanti tour in battello e piacevoli pedalate sulle comode piste ciclabili.

Non è un caso che Malcesine, il borgo più caratteristico del Lago di Garda in provincia di Verona al confine con il Trentino, abbia stregato artisti del calibro di Klimt e Goethe: il pittore austriaco ne rimase abbagliato e dipinse due tra i suoi paesaggi più famosi ispirandosi alla sua intramontabile bellezza (“Malcesine sul Lago di Garda”, andato perduto nell’incendio del 1945 al Castello di Immendorf a Vienna e “La Chiesa di Cassone”, conservato presso la Galleria di Arte Moderna a Roma) mentre il poeta tedesco lo racconta nel celebre “Viaggio in Italia” e gli dedica disegni che si possono ammirare al Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda.

Le tappe da non perdere a Malcesine

Una visita all’affascinante borgo sul lago può iniziare dal centro storico, un pittoresco cuore di origine medievale caratterizzato da piazzette e vie acciottolate, le antiche case affiancate l’una all’altra, i muri in pietra, le porte, gli orti, i cortili, gli angoli mozzafiato nonché da osterie, ristorantini, pub, caffetterie, negozi e atelier.

Passeggiare nel raccolto centro consente di vivere appieno l’atmosfera che permea Malcesine, “Perla del Garda”, e raggiungere in poco tempo le sue attrazioni principali quali la Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, la Chiesa dei SS.Benigno e Caro detta “della Disciplina”, il Palazzo dei Capitani, il Castello Scaligero e il Porticciolo.

Il Palazzo dei Capitani, edificato tra il Duecento e il Trecento, fu la sede dei capitani scaligeri e, successivamente del Capitano del Lago: oggi, ospita il Municipio e la Biblioteca ed è abbellito dal pregevole affresco nel salone su cui spiccano gli stemmi di Verona, del Capitano del Lago e della Gardesana, dagli scaloni, dalle ampie finestre in stile veneziano e da un poggiolo che dona una vista superlativa sul lago.

Il Castello Scaligero è simbolo indiscusso di Malcesine, in posizione scenografica su di uno sperone roccioso proteso sul lago: costruito con ogni probabilità in età longobarda e riedificato dagli Scaligeri di Verona attorno al Trecento, offre un suggestivo percorso di visita che si snoda tra punti panoramici unici, romantici cortili ed eleganti sale tra cui vanno citate la “Sala Goethe” dove vedere con i propri occhi i disegni realizzati dal poeta durante il suo soggiorno qui e la “Sala delle Galee“, mostra permanente che ripercorre gli usi cui venne destinato il castello nel corso dei secoli e la storia della navigazione sul lago.

Ma non soltanto: la torre del Castello, alta 70 metri, regala un panorama spettacolare sul lago, sul centro storico e al lato occidentale del Monte Baldo, e il Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda documenta, in nove sale, il patrimonio archeologico e naturale della zona tra il Garda e la montagna.

Non dimentichiamo, infatti, che il Monte Baldo, il più occidentale delle Prealpi Venete, veglia Malcesine ed è un altro dei motivi per cui vale la pena raggiungere il borgo lacustre: con un’altezza massima di 2218 metri, si fregia dell’appellativo di “Giardino Botanico d’Europa” grazie alla ricchezza della flora che va dagli ulivi agli oleandri fino alle viti, alla vegetazione mediterranea e alle stelle alpine.

La meraviglia delle spiagge e dei dintorni

Malcesine è una meta perfetta per chi preferisce il lago al mare e desidera rilassarsi in spiaggia: a soli 100 metri dal centro, ecco la Spiaggia di Paina, libera con una zona a pagamento e vari servizi, e poi la raccolta Spiaggia di Posterna, a ridosso del Castello.

Verso sud, si incontrano invece la Spiaggia Val di Sogno, da cui nei giorni di secca si può raggiungere a piedi l’Isola del Sogno, e la Spiaggia del lungolago, entrambe libere.

Esplorando i dintorni, non può mancare il delizioso borgo di Cassone di Malcesine con il fiume Arìl, il più corto al mondo con 175 metri di lunghezza, tre ponti e una cascata, e il Museo del Lago che, tra oggetti di uso quotidiano e attrezzi da lavoro, racconta com’era il passato sul lago.

Anche qui, spiccano due spiagge, a nord e a sud del centro storico.

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Dieci perle sul Lago di Como per una gita fuori porta

Vengono da tutto il mondo per vedere il Lago di Como, i suoi borghi, le sue ville d’epoca, i suoi giardini e i suoi scorci panoramici unici al mondo. Ecco perché dovremmo essre i primi a viistare questo angolo di paradiso che il nostro Paese ci regala.

Sono tantissimi i luoghi che si possono visitare, a seconda dei propri interessi e del tempo che si ha a disposizione. Ne abbiamo selezioati dieci (ce ne sarebbero molti di più, però) che vi consigliamo assolutamente di non perdere.

1. Varenna, il borgo degli innamorati

Questo delizioso borgo nella provincia di Lecco un tempo era un villaggio di pescatori. Oggi il suo centro storico ha uno splendido patrimonio artistico. Il cuore pulsante del borgo è la sua piazza centrale, sulla quale si affaccia la Chiesa di San Giorgio. L’edificio, risalente al XIII secolo, venne costruito sulle fondamenta di un antico tempio romano. Percorrendo le viuzze che si diramano dal centro storico di Varenna, arriviamo a ridosso del lago e rimaniamo affascinati da Villa Monastero (punto 10): suggestivo complesso architettonico del ‘500, un tempo fu convento di monache cistercensi. Ma il luogo più romantico di Varenna è senza dubbio la Passeggiata degli Innamorati: una breve passerella di metallo ad arco, ricoperta di piante rampicanti che, nei periodi caldi, si trasforma in un tripudio di colori e di profumi.

2. Villa del Balbianello

Si trova a Lenno, sulla sponda occidentale del lago, dove inizia la zona costiera denominata Costa della Tremezzina. Villa del Balbianello, che sembra uscita da un film di Hollywood, è un Bene del FAI ed è il più visitato d’Italia in quanto è una delle più spettacolari e scenografiche dimore sul Lago di Como. Decisamente il punto forte della villa è il suo enorme giardino. Le potature ardite, come quella a ombrello del grande leccio, sono un vero spettacolo. E poi la Loggia Durini, la monumentale struttura ad arco decorata da una rosa dei venti intarsiata e abbracciata da un Ficus Repens (dove è stata girata una celebre scena di “Star Wars“), e la Darsena, il porticciolo ricavato nelle rocce (chi ha la fortuna di giungere a Villa del Balbianello a bordo di un’imbarcazione potrà provare un’esperienza davvero esclusiva). All’interno della villa si trova Museo delle Spedizioni.

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Fonte: 123rf

Villa del Balbianello sul Lago di Como

3. Bellagio, il borgo tra i due rami del Lago di Como

Incantevole meta turistica e culturale, Bellagio è celebre per la sua posizione geografica davvero esclusiva: il borgo si trova sull’estremità settentrionale del Triangolo Lariano, proprio nel punto in cui si dipartono i due rami del Lago di Como. L’antico borgo, dove si susseguono suggestive abitazioni d’epoca, è percorso da vicoli e da caratteristiche scalinate acciottolate sulle quali si affacciano variopinti negozi di artigianato e tanti localini tipici. Sul lungolago si affacciano ristoranti e piccoli bar dove fermarsi nelle belle giornate ad ammirare il panorama a gustare le specialità locali. Una delle attività imperdibili a Bellagio è il giro in battello. Il tour del promontorio dura 20 minuti. Chi desidera. può raggiungere la sponda opposta nell’altrettanto delizioso borghetto di Varenna.

4. Villa Carlotta

Villa Carlotta, una delle più belle dimore storiche che si possono visitare in Italia, si trova a Tremezzo, in provincia di Como, e s’affaccia direttamente sul lago, con vista sul pittoresco borgo di Bellagio, da cui è raggiungibile in motonave. La vista dalla villa e dai giardini è meravigliosa e i colori della fioritura lasciano senza fiato. Non a caso, viene spesso scelta come location per matrimoni, anche per la terrazza panoramica che si affaccia sul lago. Villa Carlotta accoglie i visitatori con il suo magnifico parco botanico e le sue sale ricche di capolavori d’arte: è un luogo di rara bellezza, qui capolavori della natura e dell’ingegno umano convivono armoniosamente in 70.000 mq tra giardini e strutture museali. Il parco di Villa Carlotta (circa 8 ettari visitabili) è luogo di grande fascino, non solo per la posizione panoramica particolarmente felice, ma anche per l’armonica convivenza di stili, la ricchezza di essenze, le suggestioni letterarie che ne fanno una meta imperdibile per chi giunge sul Lago di Como. All’interno ci sono opere di Antonio Canova e dipinti di Hayez.

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Fonte: 123rf

Il parco di Villa Carlotta vista Lago di Como

5. Nesso, il borgo con la cascata

In questo borgo la natura è un tutt’uno con le abitazioni. Nesso è conosciuto per il suo celebre e incredibile orrido, una gola naturale e profonda scavata nella roccia che caratterizza l’intero territorio. Sorge esattamente sul punto di unione tra i due torrenti Tud e Nosé che, da questa fusione, creano l’omonima cascata che rende questo luogo unico. Questa spettacolare gola naturale, nata dalla profonda frattura nella roccia, esplode in una cascata con un salto di oltre 200 metri che divide il piccolo borgo in due parti, che Leonardo da Vinci, nel “Codice Atlantico”, descrisse come “incredibile”. Ma il borgo di Nesso, conserva tra le sue strade pittoresche, anche un incantevole patrimonio architettonico da scoprire. Da una lunga e ripida scalinata di pietra che costeggia le case colorate che caratterizzano il borgo di Nesso, si arriva all’antico Ponte della Civera, dal quale si può ammirare la cascata.

6. Villa Olmo

Meraviglioso esempio di stile neoclassico, è uno degli edifici più belli e affascinanti di Como. Ad arricchire il piacere della vista lo stupendo panorama che si apre sul Lago di Como. La villa prende il nome da un meraviglioso olmo centenario che svettava nel giardino, che purtroppo però oggi non esiste più. Negli anni ha ospitato numerosi eventi, tra cui l’Esposizione Internazionale per il centenario della morte di Alessandro Volta, numerosi congressi, spettacoli ed esposizioni artistiche. Oggi Villa Olmo è costituita da un corpo centrale – dove si possono visitare spesso esposizioni temporanee – l’ala laterale settentrionale, il casino meridionale e quello settentrionale, le serre, il complesso del Tennis, l’ostello internazionale e il Lido, nonché dal giardino.

7. Cadenabbia, una perla rara

Il nome di Cadenabbia pare derivi da “Ca’ dei Nauli” ovvero “Casa dei Barcaioli”. Anticamente, infatti, in questa località sorgeva una locanda dove erano soliti sostare i barcaioli (“nauli”) che, con i loro “comballi” (battelli mercantili a fondo piatto), trasportavano merci e derrate provenienti da Lecco e da Como ai paesi rivieraschi. Sta di fatto che, da quell’antica locanda, agli inizi del 1800, nacque il primo albergo per turisti, la Locanda Cadenabbia, oggi Grand Hotel Cadenabbia, ma divenuto allora Grand Hotel Bellevue, ospitando Imperatori, Re e Regine. Per lungo tempo Cadenabbia fu uno dei luoghi preferiti dagli inglesi che, qui, si stabilirono e che fondarono una comunità tanto importante da indurre a edificare una chiesa anglicana, la prima in Italia, consacrata nel 1891. Qui ha sede una delle dimore storiche più famose, Villa Carlotta (punto 4).

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Fonte: 123rf

Il borgo di Cadenabbia sul Lago di Como

8. Villa Melzi d’Eril

Si tratta di uno dei palazzi storci più belli del lago in uno dei borghi più affascinanti: Bellagio (punto 3). Situata sul litorale occidentale del Lago di Como, la villa è ancora abitata e, quindi, visitabile solo in alcune sue parti. Nei pressi di questo incantevole edificio è possibile visitare un piccolo museo che ospita numerosi reperti archeologici, dipinti e vasellami antichi. C’è comunque la possibilità di visitare l’incantevole giardino. L’immensa area verde di Villa Melzi ospita reperti di grande valore artistico e storico, tra cui statue egizie e urne di origine etrusca. Il giardino ospita persino una gondola veneziana, giunta qui a Bellagio per volontà di Napoleone. Tutto il parco è costellato di statue, busti e opere di epoche diverse, che si fondono con i giardini e le piante in un’atmosfera di puro incanto.

9. Corenno Plinio, il borgo medievale

Sono pochissimi gli abitanti di Corenno Plinio: giusto 16 persone, con un solo ristorante e pochissime attività. Sarà anche questa sensazione di abbandonarsi alla storia e al passato – oltre alla tranquillità e all’assoluta bellezza del posto – che affascina tanto i turisti stranieri che ogni settimana arrivano qui per godersi la vista del lago e perdersi tra le stradine del borgo. da un paio d’anni ai visitatori è chiesto di pagare un ticket d’ingresso. Costruito su un insediamento romano e a picco sul lago, la particolarità di questo paesino (che deve il nome al console romano Caio Plinio che a Como era nato e dove amava soggiornare) sono i gradini intagliati nella roccia, tant’è che oggi Corenno è anche soprannominato il Borgo dei mille gradini. Sarà proprio salendoli che respirerete la vera essenza di Corenno e, quando arriverete in cima al castello medievale, con la cinta e le due torri merlate, vi sembrerà di fare un tuffo nel passato. In questo incanto di borgo si trova anche il vecchio molo, in fondo alle scalinate. Qui sono ancora attraccate le barche dei pescatori, ma anche dei pochissimi abitanti.

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Fonte: 123rf

Corenno Plinio

10. Villa Monastero

A Varenna (punto 1) si trova uno degli esempi più interessanti di dimora in stile eclettico di fine Ottocento. Un tempo fu un convento di monache cistercensi. Si affaccia direttamente sul Lago di Como ed è circondata da un giardino botanico di grande impatto scenografico e valore simbolico. Si distingue, oltre che per la sua bellezza, per essere uno dei siti storico-paesaggistico-ambientali principali del territorio. Di proprietà della Provincia di Lecco, si estende lungo una stretta lingua di terra per circa due chilometri. Vi si possono ammirare numerose e rare specie arboree autoctone ed esotiche che oggi superano i 900 esemplari.

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Lago di Saoseo, vera meraviglia della Svizzera

Chiudete gli occhi e provate a immaginare uno scenario da cartolina dove la vera protagonista assoluta è la natura. Siamo abbastanza certi che a qualcuno di voi sarà venuto in mente un laghetto dai profili fiabeschi, circondato da verde intenso e con le acque dalle mille sfumature di blu. La sapete una cosa? Questo posto esiste veramente e non è nemmeno troppo distante dal nostro Paese: è il Lago di Saoseo, un autentico gioiello della confinante Svizzera.

Lago di Saoseo: cosa sapere

Il Lago di Saoseo, che in lingua locale si chiama Lagh da Saoseo, è un irresistibile specchio d’acqua alpino situato in Val di Campo, una zona laterale della Val Poschiavo, che si distingue per essere incorniciata da profili di alte montagne che fanno sognare a occhi aperti.

Quando il visitatore decide di raggiungere questa area incantata della Svizzera, deve essere preparato al pensiero che quello che si ritroverà di fronte è un piccolo – ma irresistibile – capolavoro della natura. Il motivo di tutto ciò è molto semplice: questo magnifico laghetto alpino sfoggia acque dalle tonalità intense, un blu che è in grado di dare vita a milioni di trasparenze e continui riflessi che vanno a fondersi con il verde circostante.

O meglio, dipende dalle stagioni: in estate e in primavera gli abeti brillano di un verde acceso, in autunno i larici assumono il tradizionale giallo del periodo, mentre in inverno è il bianco della candida neve a regnare su tutto. Tonalità che si specchiano sulle acque del lago – che per molti ricorda la forma di un cuore – in maniera differente in base all’orario in cui lo si visita.

Per raggiungerlo basta intraprendere un piccolo trekking che non presenta troppe difficoltà, una passeggiata che è quindi possibile fare anche con i propri figli.

Lago di Saoseo forma a cuore

Fonte: iStock

Veduta dall’alto del Lago di Saoseo in autunno

Come raggiungere Saoseo

Per raggiungere le infinite e vivaci tinte del Lago di Saoseo occorre partire dalla località Sfazù, una graziosa frazione situata a 1622 metri sul livello del mare, che segna anche il vero e proprio punto d’ingresso alla Val di Campo.

Da lì è sufficiente seguire i cartelli che invitano a proseguire verso il Rifugio Saoseo attraverso una strada sterrata che si sviluppa tra pascoli e maestosi boschi di larici.

L’ambiente è davvero peculiare e piacevole, e il bellissimo lago che si apre dinnanzi al visitatore è una specie di bomboniera realizzata dal magistrale lavoro di Madre Natura. Non solo acque placide dai colori sgargianti e vegetazione florida che impreziosisce il territorio, c’è anche un’isoletta non troppo distante dalla riva che contribuisce a rendere il paesaggio una vera meraviglia per l’anima e per gli occhi.

Il tempo di percorrenza previsto per raggiungere il Lago di Saoseo è di circa 1 ora 45 circa, mentre il dislivello è di soli 430 metri. Un tragitto alla portata di tutti, quindi, e che per i viaggiatori più intrepidi può persino andare avanti.

Lasciandosi Saoseo alle spalle, ecco che prende vita un breve sentiero – tendenzialmente pianeggiante – che porta diretti a un’altra affascinante conca naturale in cui è gelosamente custodita un’ulteriore perla della natura: il Lago di Val Viola. Per molti è meno poetico dell’altro, ma è comunque uno spettacolo di cui vale assolutamente la pena godere.

Lago di Val Viola svizzera

Fonte: iStock – Ph: Orietta Gaspari

Il grazioso Lago di Val Viola

Cos’altro fare in Val Poschiavo

Se la Val di Campo colpisce per l’ambiente naturale in cui si trova e per i suoi eccezionali laghi alpini, non è di certo inferiore il fascino che emana la Val Poschiavo.

Del resto ci troviamo nel Canton Grigioni, un meraviglioso angolo della cosiddetta Svizzera Italiana che ha davvero una miriade di possibili esperienze da offrire a tutti i suoi visitatori.

I villaggi, per esempio, sono uno più bello dell’altro e proprio a partire dallo stesso Poschiavo. Si tratta di una piccola realtà che ancora mantiene vive le tracce del suo passato romano, saraceno, longobardo e carolingio. Un intricato insieme di stradine acciottolate in cui si affacciano edifici tipici e dalle linee raffinate.

Molto grazioso è anche il borghetto di Le Prese che riesce a far innamorare il visitatore con le sue estese coltivazioni di fiori e erbe destinate alla produzione di tisane.

Poi ancora Casa Matossi Lendi, un elegante edificio del Seicento che è stato sapientemente ristrutturato nel 1856 dall’architetto vicentino Giovanni Sottovia. Una villa storica in cui approfittare di una visitata guidata per scoprire una camera da letto in stile Belle Epoque, diverse sale pregne di incredibili affreschi, uno strepitoso giardino che comprende un orto, alberi da frutta e molto altro ancora.

Vale la pena raggiungere anche il Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia dove svettano le ormai celebri in tutto il mondo Marmitte dei Giganti, delle gigantesche formazioni rocciose che si sono create a seguito dello scioglimento del ghiacciaio del Palu. Da pochi anni a questa parte, tra le altre cose, è possibile persino imboccare un percorso che attraversa l’Orrido del Cavagliasch, un tragitto attraverso cui ammirare sia le Marmitte dei Giganti, sia altri prodigi della natura come profonde cavità e grandi strapiombi.

E infine, l’avventura più famosa di tutta la Val Poschiavo (e non solo): il magico Trenino Rosso del Bernina.

Il Trenino Rosso del Bernina per la Val Poschiavo

La straordinaria Val Poschiavo, nella sua estensione di 25 km, è completamente attraversata dal super noto ed emozionante Trenino Rosso del Bernina, un convoglio infuocato che solca un percorso eccezionale e che è anche considerato il treno più alto d’Europa.

Inutile dirvi che chiunque deciderà di salirvi potrà osservare paesaggi maestosi a perdita d’occhio. Viaggiando verso la Val Poschiavo, avrete infatti modo di godervi alcuni incredibili scorci sul ghiacciaio del Morteratsch, ad Alp Grum, e poi ancora sulla funivia fra Lagalb e Diavolezza.

Ma non solo. Passando tra la valle riuscirete a scorgere anche altre spettacolari laghi, di cui i più famosi sono il Lago Roan, il Lago Bianco e il Lago Nero.

Insomma, a due passi dall’Italia prende vita il Lago di Saoseo che è come un sogno che si avvera, un bacino d’acqua da profili fiabeschi che si sviluppa in una zona laterale di una strepitosa valle che davvero tantissime esperienze da far vivere ai suoi visitatori.

Non resta che andare a visitarlo, magari proprio sulle rotaie di uno dei percorsi più affascinanti di sempre: quello del Trenino Rosso del Bernina.

Trenino Rosso del Bernina val poschiavo

Fonte: iStock – Ph: undefined undefined

Il Trenino Rosso del Bernina a Poschiavo
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Wild swimming: le regole per avventure in sicurezza

Questa calda primavera mi fa pensare alla gioia ineguagliabile di scappare dalla città, per rifugiarmi in un bosco sperduto con la sua inesauribile dote di colori, suoni e vita, e avvicinarmi gradualmente all’acqua. Che sia acqua dolce o salata, è impagabile il senso della scoperta che nasce nel cuore, quando siamo alla ricerca di una spiaggia o una cascata, camminiamo nella natura incontaminata e, ad un certo punto, l’improvviso lontano gorgogliare dell’acqua ci fa capire di essere sulla strada giusta.

Andare per torrenti, laghi o spiagge wild risveglia il meraviglioso, ancestrale rapporto che abbiamo con l’acqua e la natura. Tuttavia, come altre attività outdoor, presenta i suoi rischi, usate sempre il buon senso e tenete in considerazione alcune regole.

L’improvviso gorgogliare dell’acqua ci fa capire di essere sulla strada giusta

Equipaggiamento e famiglie

Partiamo dall’equipaggiamento: non c’è bisogno di diventare Indiana Jones per avventurarsi alla ricerca di una spiaggia wild, basta seguire pochi consigli.

Una sdraio pieghevole

Le spiagge libere, e in particolare quelle fluviali, possono presentare una battigia di ciottoli e sassi dove può essere utile portarsi una piccola sdraio pieghevole che ci permetta di sostare in questo tipo di superficie in pieno relax. Un telo è sempre utile, oppure un tappetino morbido da yoga, più comodo in presenza di ciottoli. 

Sandali chiusi e “carrarmato”

Per i sentieri di avvicinamento alle spiagge sono indicati dei sandali tecnici chiusi sul tallone con suola a “carrarmato”, perché ottimi anche per immergersi nel torrente, il cui letto, anche in presenza di spiaggia sabbiosa, può essere tappezzato di sassi e sassetti. Sono facili da trovare in commercio e a prezzi contenuti, anche quelli di buon livello tecnico. La chiusura può essere anche a strap, ma se volete una calzatura che tenga il piede più fermo e siete orientati a fare anche percorsi difficili, optate per quelli con una chiusura permanente. L’ideale è che siano specificatamente pensati anche per itinerari acquatici, poiché in tal caso sono fatti con materiali che si asciugano rapidamente. 

Sandali per itinerari acquatici con chiusura permanente

Possono andare bene anche delle calzature da trekking associate, per i percorsi acquatici, a delle scarpette da scoglio, se con una buona suola.

Pantaloni lunghi

Per chi non gradisce camminare senza coprire le gambe, un pantalone lungo per proteggersi da eventuale vegetazione alta, ma leggero, per non accentuare il caldo, può essere utile. L’ideale è uno zip-off (ossia convertibile tramite chiusura lampo in bermuda) da trekking in tessuto tecnico. 

Zaino tecnico

Tra i vostri compagni di viaggio non possono mancare degli zaini tecnici e capienti per portare cibo, acqua, teli, ecc. (evitate di girare con buste o borse inadatte) e liberare le vostre mani.

Equipaggiamento per i bambini

A una famiglia, non possono mai mancare un ombrellone da spiaggia, per evitare l’esposizione forzata ai raggi ultravioletti, del protettore solare 50 e gli articoli necessari a trasportare il bambino: marsupi porta bambini (per i piccolissimi) e/o zaini porta bimbi (dall’anno – anno e mezzo in poi); entrambi possibilmente di tipo tecnico, cioè adatti a percorsi extra-urbani. 

Zaino porta bambini
Zaino porta bambini

Spray per insetti

Un repellente per insetti può essere utile. È poi necessario organizzarsi con cibo ed acqua.

Detto ciò, per capire se un itinerario è o meno adatto alla vostra famiglia, è necessario innanzitutto fare un’analisi personale e autonoma delle esigenze della stessa.

In generale, bisogna sempre tenere conto della difficoltà, durata e dislivello del sentiero. La classificazione a cui si fa in genere riferimento è quella del CAI.

Wild swimming – Regole di comportamento

Ecco alcune regole da seguire per il wild swimming e  l’escursionismo.

👉 É sconsigliabile nuotare in fiumi di grandi dimensioni o troppo profondi.

👉 Consultate le previsioni del tempo prima di partire ed evitate di nuotare in situazioni di piena conclamate o previste.

👉 Prestate attenzione quando nuotate a valle (o in prossimità) di dighe o impianti idroelettrici, dato che possono rilasciare improvvisamente grandi quantità d’acqua. 

👉 Evitate di nuotare in fiumi urbani, canali artificiali, acque stagnanti e in tutte quelle situazioni dove non siete sicuri della qualità dell’acqua.

Nuotate dove siete sicuri della qualità dell'acqua
Nuotate dove siete sicuri della qualità dell’acqua

👉 Sempre meglio nuotare in compagnia e sorvegliare i nuotatori più deboli e i bambini. 

👉 Avanzate sempre dove siete certi di poter anche tornare indietro e tuffatevi dove avete verificato che è per voi possibile risalire in sicurezza. 

👉 I percorsi sul greto di un corso d’acqua possono implicare ripetuti guadi e richiedono quindi un equipaggiamento specifico per gli itinerari acquatici. Tenete conto che camminare su ciottoli, sassi o massi – tanto più se nell’acqua – è più faticoso e si procede più lentamente. 

👉 Controllate sempre, anche da sott’acqua, l’effettiva profondità del fondale prima di tuffarvi. 

Controllate l’effettiva profondità del fondale prima di tuffarvi

Fonte: Lorenzo Calamai (Wildecobeach)

Controllate l’effettiva profondità del fondale prima di tuffarvi

👉 Soprattutto con i bambini, usate sempre il protettore solare e concedetevi congrue pause all’ombra.

👉 Terminate la digestione prima di immergervi e tenete conto che, in acque molto fredde, può essere utile una muta. 

👉 È sempre opportuno organizzarsi con cibo ed acqua e tenendo in considerazione il regime di alimentazione dei bambini. Per una giornata calcolate 2 litri d’acqua a persona, da ritarare per percorsi particolarmente lunghi e pendenti.

Famiglie con lo zaino
Famiglie con lo zaino

Guadare un corso d’acqua

E se ci troviamo un torrente da guadare? Partiamo da un assunto, non ce l’ha certo ordinato il medico di guadare i corsi d’acqua, ma può essere divertente se prestiamo attenzione ad alcune cautele. Si intendono i torrenti, perché è sconsigliabile guadare i fiumi, a meno non si tratti di piccoli fiumi o di fiumi che guadiamo dove il loro corso ha una portata d’acqua limitata e più simile a quella di un torrente.

Per guadare un corso d’acqua, abbiamo due principali alleati, già menzionati: sandali tecnici chiusi sul tallone e pensati per itinerari acquatici e lo zaino, utile a portare ciò che vi serve, liberando le mani per darle, ad esempio, ai bambini.

Guadare un corso d'acqua
Guadare un corso d’acqua

Detto ciò, contrariamente a quanto istintivamente saremmo spinti a fare, non è consigliabile selezionare il tratto in cui guadare solo in funzione della profondità dell’acqua: infatti i punti meno profondi dei fiumi possono coincidere con le rapide. Questo perché le rapide si formano proprio nei punti in cui l’acqua deve affrontare un dislivello o comunque il suo corso subisce una qualche costrizione per cui scorre rapidamente e senza accumularsi.

In estate le rapide sono generalmente più basse e meno minacciose, ma è sempre più facile attraversare un corso d’acqua nel punto immediatamente a monte delle stesse: solitamente questi punti sono comunque poco profondi e la forza dell’acqua è qui molto meno intensa che, poco più a valle, dove si incanala nella rapida. Non è difficile riconoscere il punto a monte di una rapida visto che questa scorre veloce ed increspata, perdendo profondità, mentre quello è parte del precedente accumulo di acqua.

I guadi che arrivano sotto il ginocchio sono generalmente facili da fare perché la forza della corrente agisce molto in basso rispetto al nostro baricentro. Tuttavia bisogna sempre prestare attenzione, perché è possibile sottovalutare l’effettiva profondità del corso d’acqua soprattutto dei tratti centrali, più lontani dalla riva. Un fondale irregolare, fatto ad esempio di massi, associato a guadi sopra al ginocchio e rapide, data la pressione della corrente, la scarsa visibilità data dall’acqua increspata e la difficoltà a trovare un appoggio su un terreno irregolare, può complicare l’equilibrio.

In presenza di bambini bisogna ovviamente ritarare le nostre valutazioni rispetto al loro baricentro e tenerli sempre per mano, mantenendo una mano libera, cosa che uno zaino tecnico e capiente può aiutarci a fare. 

Prima di attraversare un corso d’acqua, in ogni caso, vanno verificati in funzione delle proprie capacità elementi mutevoli quali le condizioni delle correnti e la portata d’acqua. Vanno inoltre evitate le situazioni di piena o quelle in cui siano in corso delle precipitazioni (così come i momenti prima o dopo le stesse).

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Wild swimming: le regole per l’avventura in sicurezza

Questa calda primavera mi fa pensare alla gioia ineguagliabile di scappare dalla città, per rifugiarmi in un bosco sperduto con la sua inesauribile dote di colori, suoni e vita, e avvicinarmi gradualmente all’acqua. Che sia acqua dolce o salata, è impagabile il senso della scoperta che nasce nel cuore, quando siamo alla ricerca di una spiaggia o una cascata, camminiamo nella natura incontaminata e, ad un certo punto, l’improvviso lontano gorgogliare dell’acqua ci fa capire di essere sulla strada giusta.

Andare per torrenti, laghi o spiagge wild risveglia il meraviglioso, ancestrale rapporto che abbiamo con l’acqua e la natura. Tuttavia, come altre attività outdoor, presenta i suoi rischi, usate sempre il buon senso e tenete in considerazione alcune regole.

L’improvviso gorgogliare dell’acqua ci fa capire di essere sulla strada giusta

Equipaggiamento e famiglie

Partiamo dall’equipaggiamento, non c’è bisogno di diventare Indiana Jones per avventurarsi alla ricerca di una spiaggia wild, basta seguire pochi consigli.

Le spiagge libere, ed in particolare quelle fluviali, possono presentare una battigia di ciottoli e sassi dove può essere utile portarsi una piccola sdraio pieghevole che ci permetta di sostare in questo tipo di superficie in pieno relax. Un telo è sempre utile, oppure un tappetino morbido da yoga, più comodo in presenza di ciottoli. 

Per i sentieri di avvicinamento alle spiagge sono indicati dei sandali tecnici chiusi sul tallone con suola a “carrarmato”, perchè ottimi anche per immergersi nel torrente, il cui letto, anche in presenza di spiaggia sabbiosa, può essere tappezzato di sassi e sassetti. Sono facili da trovare in commercio e a prezzi contenuti, anche quelli di buon livello tecnico. La chiusura può essere anche a strap, ma se volete una calzatura che tenga il piede più fermo e siete orientati a fare anche percorsi difficili, optate per quelli con una chiusura permanente. L’ideale è che siano specificatamente pensati anche per itinerari acquatici, poiché in tal caso sono fatti con materiali che si asciugano rapidamente. 

Sandali per itinerari acquatici con chiusura permanente

Possono andare bene anche delle calzature da trekking associate, per i percorsi acquatici, a delle scarpette da scoglio se con una buona suola.

Per chi non gradisce camminare senza coprire le gambe, un pantalone lungo per proteggersi da eventuale vegetazione alta, ma leggero, per non accentuare il caldo, può essere utile. L’ideale è uno zip-off (ossia convertibile tramite chiusura lampo in bermuda) da trekking in tessuto tecnico. 

Tra i vostri compagni di viaggio non possono mancare degli zaini tecnici e capienti per portare cibo, acqua, teli, ecc. (evitate di girare con buste o borse inadatte) e liberare le vostre mani.

Ad una famiglia, non possono mai mancare un ombrellone da spiaggia, per evitare l’esposizione forzata ai raggi ultravioletti, del protettore solare 50 e gli articoli necessari a trasportare il bambino: marsupi porta bambini (per i piccolissimi) e/o zaini porta bimbi (dall’anno – anno e mezzo in poi); entrambi possibilmente di tipo tecnico, cioè adatti a percorsi extra-urbani. 

Zaino porta bambini
Zaino porta bambini

Un repellente per insetti può essere utile. È poi necessario organizzarsi con cibo ed acqua.

Detto ciò, per capire se un itinerario è o meno adatto alla vostra famiglia, è necessario innanzitutto fare un’analisi personale ed autonoma delle esigenze della stessa.

In generale bisogna sempre tenere conto della difficoltà, durata e dislivello del sentiero. La classificazione a cui si fa in genere riferimento è quella del CAI, che trovate qui.

Wild swimming – Regole di comportamento

Ecco alcune regole da seguire per il wild swimming e l’escursionismo.

👉 É sconsigliabile nuotare in fiumi di grandi dimensioni o troppo profondi.

👉 Consultate le previsioni del tempo prima di partire ed evitate di nuotare in situazioni di piena conclamate o previste.

👉 Prestate attenzione quando nuotate a valle (o in prossimità) di dighe o impianti idroelettrici, dato che possono rilasciare improvvisamente grandi quantità d’acqua. 

👉 Evitate di nuotare in fiumi urbani, canali artificiali, acque stagnanti ed in tutte quelle situazioni dove non siete sicuri della qualità dell’acqua.

Nuotate dove siete sicuri della qualità dell'acqua
Nuotate dove siete sicuri della qualità dell’acqua

👉 Sempre meglio nuotare in compagnia e sorvegliare i nuotatori più deboli e i bambini. 

👉 Avanzate sempre dove siete certi di poter anche tornare indietro e tuffatevi dove avete verificato che è per voi possibile risalire in sicurezza. 

👉 I percorsi sul greto di un corso d’acqua possono implicare ripetuti guadi e richiedono quindi un equipaggiamento specifico per gli itinerari acquatici. Tenete conto che camminare su ciottoli, sassi o massi – tanto più se nell’acqua – è più faticoso e si procede più lentamente. 

👉 Controllate sempre, anche da sott’acqua, l’effettiva profondità del fondale prima di tuffarvi. 

Controllate l’effettiva profondità del fondale prima di tuffarvi

Fonte: Lorenzo Calamai (Wildecobeach)

Controllate l’effettiva profondità del fondale prima di tuffarvi

👉 Soprattutto con i bambini, usate sempre il protettore solare e concedetevi congrue pause all’ombra.

👉 Terminate la digestione prima di immergervi e tenete conto che, in acque molto fredde, può essere utile una muta. 

👉 È sempre opportuno organizzarsi con cibo ed acqua e tenendo in considerazione il regime di alimentazione dei bambini. Per una giornata calcolate 2 litri d’acqua a persona, da ritarare per percorsi particolarmente lunghi e pendenti.

Famiglie con lo zaino
Famiglie con lo zaino

Guadare un corso d’acqua

E se ci troviamo un torrente da guadare?

Partiamo da un assunto, non ce l’ha certo ordinato il medico di guadare i corsi d’acqua, ma può essere divertente se prestiamo attenzione ad alcune cautele. Si intendono i torrenti, perchè è sconsigliabile guadare i fiumi, a meno non si tratti di piccoli fiumi o di fiumi che guadiamo dove il loro corso ha una portata d’acqua limitata e più simile a quella di un torrente.

Per guadare un corso d’acqua, abbiamo due principali alleati, già menzionati: sandali tecnici chiusi sul tallone e pensati per itinerari acquatici e lo zaino, utile a portare ciò che vi serve, liberando le mani per darle, ad esempio, ai bambini.

Guadare un corso d'acqua
Guadare un corso d’acqua

Detto ciò, contrariamente a quanto istintivamente saremmo spinti a fare, non è consigliabile selezionare il tratto in cui guadare solo in funzione della profondità dell’acqua: infatti i punti meno profondi dei fiumi possono coincidere con le rapide. Questo perché le rapide si formano proprio nei punti in cui l’acqua deve affrontare un dislivello o comunque il suo corso subisce una qualche costrizione per cui scorre rapidamente e senza accumularsi.

In estate le rapide sono generalmente più basse e meno minacciose, ma è sempre più facile attraversare un corso d’acqua nel punto immediatamente a monte delle stesse: solitamente questi punti sono comunque poco profondi e la forza dell’acqua è qui molto meno intensa che, poco più a valle, dove si incanala nella rapida. Non è difficile riconoscere il punto a monte di una rapida visto che questa scorre veloce ed increspata, perdendo profondità, mentre quello è parte del precedente accumulo di acqua.

I guadi che arrivano sotto il ginocchio sono generalmente facili da fare perché la forza della corrente agisce molto in basso rispetto al nostro baricentro. Tuttavia bisogna sempre prestare attenzione, perché è possibile sottovalutare l’effettiva profondità del corso d’acqua soprattutto dei tratti centrali, più lontani dalla riva. Un fondale irregolare, fatto ad esempio di massi, associato a guadi sopra al ginocchio e rapide, data la pressione della corrente, la scarsa visibilità data dall’acqua increspata e la difficoltà a trovare un appoggio su un terreno irregolare, può complicare l’equilibrio.

In presenza di bambini bisogna ovviamente ritarare le nostre valutazioni rispetto al loro baricentro e tenerli sempre per mano, mantenendo una mano libera, cosa che uno zaino tecnico e capiente può aiutarci a fare. 

Prima di attraversare un corso d’acqua, in ogni caso, vanno verificati in funzione delle proprie capacità elementi mutevoli quali le condizioni delle correnti e la portata d’acqua. Vanno inoltre evitate le situazioni di piena o quelle in cui siano in corso delle precipitazioni (così come i momenti prima o dopo le stesse).

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Nel borgo vista lago sbocciano i tulipani. Ed è una meraviglia

Sono 50mila i tulipani in fiore in uno dei luoghi più belli del Lago di Garda. Siamo a Bardolino, in provincia di Verona che, a primavera, si trasforma nel paese più fiorito d’Italia.

Come ogni anno, Bardolino torna a colorarsi di mille tonalità di Tulipanomania, una bellissima iniziativa nata in collaborazione con il famoso Parco Giardino Sigurtà, uno dei parchi più belli da visitare in Italia.

Il paese più fiorito d’Italia

Sono decine le varietà di tulipani, da quelle più comuni alle specie più rare, che abbelliscono il lungolago e le aiuole della cittadina, che con la bella stagione si riempie di turisti, anche grazie a Tulipanomania, che negli anni è diventato un vero e proprio evento, tanto da richiamare sul lago migliaia di visitatori per immortalare la fioritura.

Non solo Bardolino

Quest’anno, Tulipanomania si estende anche oltre il confine di Bardolino, nei vicini Comuni di Cisano e Calmasino. Una fioritura unica, insomma, che si estende su tutto il lungolago di Bardolino, da Punta Cornicello a Punta Mirabello fino a Lungolago Preite, ma anche in quello di Cisano e nelle aiuole di Calmasino, appunto.

Il blu dei tulipani Dutch Romance e Great Barrier Reef, l’arancio del Louvre Orange, il rosso del Family Van Eijk Mix e del Keukenhof (che prende il nome dal celebre parco olandese, il più bello del mondo), il giallo del Rainbow Parrot fino al bianco del Dream Carpet: una miriade di colori abbelliscono un angolo d’Italia che il mondo c’invidia e ogni anno con una coreografia diversa, così da attirare visitatori che già hanno potuto godere dello spettacolo dei tulipani in fiore negli anni scorsi.

Come un palcoscenico sul quale va in scena lo spettacolo più bello di sempre, così è il paese in fiore. A dirigere lo show, però, c’è solo la natura che con la sua rinascita lascia spazio a visioni memorabili che incantano i cittadini e i viaggiatori di tutto il mondo.

Un giardino romantico sul Lago di Garda

Quando pensiamo alla primavera, non possiamo fare a meno di immaginare quei campi sterminati di tulipani che si perdono all’orizzonte e che ci spingono ogni anno a raggiungere i Paesi Bassi i suoi prati in fiore.

Eppure, anche l’Italia ha sui campi di tulipani e sono bellissimi. Si tratta di giardini e parchi che si snodano nel nostro Paese, colorando tutto ciò che sta intorno. Ed è quello che sta accadendo sulla sponda orientale del Lago di Garda.

Grazie al progetto Tulipanomania, avviato da qualche anno in collaborazione con il Parco Giardino Sigurtà e al suo proprietario, Giuseppe Sigurtà, la grande bellezza del risveglio della natura viene messa a disposizione dei cittadini e di tutti i visitatori che arrivano a Bardolino.

Sulle rive del lago, infatti, è possibile ammirare i tulipani in fiore, disposti sapientemente in un’architettura naturale pensata da Giuseppe Sigurtà che ha creato uno dei giardini più romantici di tutto il Paese.

È soprattutto grazie a questo progetto che nel 2019 Bardolino ha conquistato il primato come Comune Fiorito più bello d’Italia. E a guardarlo oggi non possiamo che essere d’accordo.

Visitare il Parco Giardino Sigurtà

Ha riaperto da poco per la stagione il Parco Giardino Sigurtà, più bello che mai. Il parco ha una doppia anima: una progettazione all’italiana, caratterizzata da disegni geometrici che circoscrivono lo spazio, e una all’inglese, che si basa sull’accostamento di elementi naturali e artificiali come grotte, alberi secolari, tempietti dove, chi passeggia, percepisce una natura ordinata anche quando assume un carattere più spontaneo.

Anche a Sigurtà si possono ammirare le splendide fioriture dei tulipani (e non solo). Nel 2022 il parco si è aggiudicato il premio come “Miglior festival di tulipani 2022 al mondo”, ma già nel 2016 aveva vinto il premio per la “Fioritura più bella d’Italia” e nel 2019 la World Tulip Society gli aveva conferito il premio “World Tulip Destination Worth Travelling For” per l’eccellenza nella promozione e nella celebrazione del tulipano.

La fioritura stagionale dei tulipani a Sigurtà è la più importante del Sud Europa. Ogni primavera fioriscono oltre un milione di tulipani che, con muscari, giacinti e narcisi, colorano, nei mesi di marzo e aprile, i manti erbosi e i boschi del parco, con spettacoli floreali sempre nuovi.

Fonte: Ufficio Stampa

Il Giardino di Sigurtà
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Wild Garda, spiagge nascoste, panorami e storia

Lago di Garda wild? Si può: incastonata in una delle zone più incontaminate del Lago, abitata sin dalla preistoria, la Riserva della Rocca di Manerba offre facili trekking dal sapore mediterraneo, panorami mozzafiato sul lago e spiagge wild: basti pensare che nel versante lacustre del parco – tra Porto Dusano e Pisenze – è consentito avvicinarsi alla costa solo con imbarcazioni a vela e remi.

I sentieri, situati a bassa quota e ideali per una passeggiata primaverile, si sviluppano tra scavi archeologici, scogliere a strapiombo sull’acqua, vigneti e uliveti lacustri.

Storia, panorami e sentieri

Potete parcheggiare nei pressi del Museo Archeologico (vedi info pratiche in basso), utile per conoscere le motivazioni per le quali l’uomo ha deciso, nel tempo, di insediarsi sul Lago di Garda, e proseguire sul facile percorso informativo disseminato di bacheche descrittive e punti panoramici che ci portano alla Rocca (10 min e 50 m di dislivello in salita), il punto più alto di tutta la zona, che regala una vista panoramica a 360 gradi sul lago: l’Isola dei Conigli accanto a noi, a nord-ovest, gli oltre 2000 m del Monte Baldo a nord-est, la penisola di Sirmione a sud-est, le coltivazioni rurali della riserva proprio sotto di noi.

Dalla Rocca si può proseguire in discesa verso Punta Sasso tramite un sentiero a tratti esposto che richiede più attenzione, e delle scarpe adatte (15 min e 60 m di dislivello in discesa), e che intercetta il sentiero panoramico 801 del CAI.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba. Entro la cinta esterna gli scavi hanno identificato una sequenza stratigrafica che va dalla cultura di Lagozza (4000 a.C.) alla fortificazione medievale da cui il sito trae il nome.

I reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno, che un secolo dopo, donò i terreni circostanti ed in riva al lago, ai monaci di San Zeno di Verona. Successivamente la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta che espugnò e distrusse l’ultima struttura medievale nel 1574, in quanto divenuta un rifugio di briganti.

Punta Sasso ci offre una vista del lago diversa, una scogliera a strapiombo sull’acqua che, con i suoi 90 m di salto, richiama panorami più oceanici.

Vedete le spiaggette nascoste lì sotto? Sono raggiungibili anche senza paracadute 😉 attraverso un bel sentiero nel bosco, vedi oltre.

Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801
Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801

Vale la pena proseguire sul sentiero 801 verso sud (lago alla vostra sinistra), che costeggia il lago dall’alto della scogliera: l’acqua a perdita d’occhio, il contesto selvaggio, una macchia e odori a tratti simili a quelli mediterranei fanno decisamente pensare ad un trekking marino.

Se proseguite oltre, il sentiero si allontana dal lago passando per boschi e zone agricole con coltivazioni a vigneti ed uliveti, per poi arrivare alla chiesetta di San Giorgio, di epoca romanica, da cui si torna a godere di panorami lacustri. Se si prosegue oltre si arriva a Porto Dusano (ca 2 km da Punta Sasso).

Le spiagge della Riserva

Invece, proseguendo sull’801 verso nord (lago alla vostra destra) si arriva alla bella ed estesa spiaggia Pisenze – di ciottoli, stretta ma abbastanza estesa, priva di servizi – nei pressi dell’omonimo ristorante. Periodicamente visitata da coppie di cigni bianchi, si ha da qui una bella vista sulle montagne circostanti e sull’isole di San Biagio, che è possibile visitare o a piedi – quando la bassa marea lo permette – o noleggiando un sup o un kayak (se non siete pratici meglio tramite un tour accompagnato) presso Garda Sup (+39 389 2022414), presente nella Spiaggia Pisenze. La spiaggia va in ombra a metà pomeriggio ed è vietata ai cani.

Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso
Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso

Mentre Pisenze è collegata alla viabilità stradale, le spiagge sotto alle scogliere a strapiombo di Punta Sasso sono raggiungibili solo tramite sentiero, accedendo alla riserva da sud.

La Riserva di Manerba si estende alle acque di questo tratto, a cui è consentito avvicinarsi solo con imbarcazioni a vela e remi. Le spiagge di questo tratto, quindi, isolate dal contesto prevalentemente urbano del lago, e protette dall’intrusione dei motori, costituiscono davvero uno spettacolo della natura.

Info Pratiche – Spiagge (accesso da sud)

🚗 Uscita Desenzano della A4, SP572 verso Desenzano/Salò fino ad una rotonda con una grande pianta in metallo al centro, dove si prende Via Valtenesi a destra seguendo le indicazioni per il Parco archeologico naturalistico. Si prosegue seguendo le indicazioni per il Parco/Porto Dusano prendendo, nei pressi della destinazione, Via San Giorgio prima e poi Via Agello a sinistra fino all’omonimo parcheggio (45.550358, 10.570759; Via Agello, 10, 25080 Manerba del Garda (BS); ampio parcheggio, auto a € 4 al giorno; area camper aperta da maggio a settembre con bar, in contesto prevalentemente naturale: notte € 8, giorno € 8, solo carico e scarico € 5).

Fonte: riservaroccamanerba.com

I sentieri della Riserva della Rocca di Manerba – Credits: riservaroccamanerba.com

👣 Si prosegue a piedi su via Agello e, non appena la strada si fa sterrata e carrabile per i soli residenti, si gira a destra in Via Marinello che si segue fino al cartello marrone “Pieve” (45.55049, 10.57528), dove si lascia la strada principale per il sentiero che si infila nel bosco. Dovete, subito dopo, cercare il sentierino che scende verso il lago, con il lago stesso alla vostra destra. Passata una porta abbandonata in mattoni, si continua a scendere fino ad arrivare all’altitudine del lago, dove troverete alcune piccole spiaggette.

Da qui si prende una traccia a sinistra che corre lungo il profilo del lago tenendolo alla vostra destra. Questa traccia porta a diverse calette, tutte selvagge e nascoste, alcune di rocce altre di ciottoli. Una delle prime che incontrerete è frequentata da naturisti.

Ecco le mie spiagge preferite! Seguite la traccia che costeggia il lago (con lo stesso alla vostra destra) per circa 3-400 m: si trovano una dietro l’altra in queste posizioni, 45.5534, 10.5782 e 45.55401, 10.5781, sono entrambe di ciottoli, abbastanza larghe ed estese (circa 50 m ciascuna).

Le spiaggette nascoste della Riserva

Le due spiagge sono entrambe soleggiate, con ampie zone di ombra naturale grazie al lussureggiante bosco che arriva fino alla riva e vanno in ombra a metà pomeriggio.

Dal parcheggio tenete conto di almeno 30 minuti di cammino abbastanza facile, ma non segnalato: considerate tuttavia che, anche se fino al cartello marrone il percorso è prevalentemente in piano, successivamente si affronta un dislivello di ca 60 m. Servono calzature da escursionismo.

Info Pratiche per la Rocca (accesso da nord)

Se prediligete gli scavi alle spiagge, conviene forse approcciare la riserva da nord, seguendo le indicazioni per il Parco Archeologico Naturalistico fino al parcheggio di Via della Rocca, 16 a Manerba del Garda (45.556539, 10.568915). È  il più caro della zona (€ 2 l’ora, alcuni segnalano multe per una ZTL mal segnalata, a noi non è capitato) ma si trova accanto al Museo Civico Archeologico e dà immediato accesso al percorso informativo che ci porta alla Rocca (Dislivello: 50 m in salita).

Se cercate un parcheggio gratuito ce n’è uno da 70 posti all’angolo tra Via del Torchio e Via dei Pradelli (45.557731, 10.561053, Via del Torchio, 23, Manerba del Garda), da cui il Museo Archeologico dista 800 m (15 min e 70 m di dislivello).

In alternativa potete iniziare la vostra escursione prendendo il sentiero CAI presso il Ristorante Pisenze (700 m di sentiero e 120 di dislivello fino alla Rocca, servono scarpe adatte): le Vie Duca D’Aosta e Pisenze sono attrezzate con parcheggi a pagamento (1€ l’ora o 7€ tutto il giorno) e da qui potete rapidamente accedere alla omonima spiaggia. Inoltre il Ristorante (buona scelta per mangiare vista lago; 45.559293, 10.569740; +39 0365 552358; via Duca D’Aosta, 23, 25080 Manerba del Garda), offre un parcheggio riservato ai suoi clienti.

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Trekking ai laghi di San Giuliano, un’esperienza indimenticabile

Se amate il trekking e le escursioni al cospetto di una natura spettacolare, dovete assolutamente mettere in lista l’itinerario che conduce ai laghi di San Giuliano, nella favolosa cornice della Val Rendena.

Un angolo di paradiso tra le montagne trentine con vista unica sulle vette della Presanella, a circa 1940 metri di altitudine, raggiungibile salendo da Caderzone Terme.

I magnifici specchi d’acqua, intervallati dal rifugio di San Giuliano, sono due: a 1938 metri ecco il lago di San Giuliano, il più piccolo, e poco lontano il lago di Garzoné a 1942 metri.

Lo splendido itinerario in quota

L’escursione per raggiungere i laghi non è impegnativa, con un primo tratto in leggera salita e un pò’ più di dislivello nella seconda parte.

Il sentiero dona vedute panoramiche davvero uniche, con uno sguardo alla Val di Genova e al gruppo della Presanella su cui si staglia l’imponente Cima Presanella.

Si parte in auto da Caderzone Terme risalendo per circa 7 chilometri il versante della montagna e seguendo le indicazioni per il rifugio San Giuliano/Malga Campo: la strada, seppur asfaltata nella prima parte, non è molto larga per cui occorre prestare attenzione a eventuali auto nel senso opposto.
Con alcuni tornanti, si arriva al bivio per Malga Diana e si prosegue verso sinistra come da indicazioni per il rifugio.

L’ultimo tratto prima del parcheggio Poc dali Fafc a 1680 metri è sterrato per circa un chilometro e mezzo: in caso di auto non adatte, conviene fermarsi al termine della strada asfaltata e proseguire a piedi.

Il punto di partenza per la splendida escursione è il parcheggio: da qui, si cammina lungo la strada sterrata fino a Malga Campo (1780 metri di altezza). Già dopo pochi minuti nel bosco, si apre un panorama mozzafiato sulla Presanella e sui verdi pascoli della malga.

È il momento di imboccare il sentiero segnalato 230 che ritorna nel bosco e prosegue per 2 chilometri in piano, con qualche lieve saliscendi.

Nella seconda parte del percorso per i laghi di San Giuliano, occorre superare un dislivello di circa 250 metri: il sentiero inizia a salire con piccoli tornanti e, in breve, si arriva in quota mentre il bosco lascia spazio ai prati di Malga San Giuliano a 1968 metri.

Siamo al punto più elevato dell’itinerario da cui si raggiunge, in pochi minuti, il lago di San Giuliano con l’omonima chiesetta sulla riva e, poco dopo, il rifugio: uno scenario da cartolina!

Il sentiero diventa 211 e porta a costeggiare anche il lago di Garzoné: tra prati, boschi e rara bellezza, potete concedervi un piacevole picnic oppure un delizioso pranzo in rifugio.

Il giro ad anello sulla via del rientro

Anche se è possibile rientrare seguendo lo stesso percorso dell’andata, chi ha ancora energie da spendere dovrebbe cimentarsi  nel giro ad anello che prosegue lungo il sentiero 211, affianca il lago di Garzoné e comincia a salire per arrivare ai 2184 metri della Bocchetta dell’Acqua Fredda: dal rifugio San Giuliano sono 225 metri in salita per poco meno di 2 chilometri.

Il panorama è difficile da descrivere a parole con la vista sulle Dolomiti del Brenta e sui ghiacciai perenni del Carè Alto.

Seguendo ancora il sentiero 211, la discesa conduce al lago di Vacarsa e poi alla Malga Capostrill: chi ha lasciato l’auto al parcheggio Poc dali Fafc deve imboccare il sentiero 1 sulla sinistra mentre chi avesse parcheggiato alla fine della strada asfaltata deve proseguire in discesa sulla sterrata (sentiero 211), e poi svoltare a sinistra sempre lungo il sentiero che, in discesa, riporta al punto di partenza.

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Lago di Costanza, la meta perfetta per una vacanza attiva

Bicicletta, canoa, escursioni in quota e passeggiate: il Lago di Costanza è un’enorme palestra a cielo aperto in cui tutti gli amanti dello sport possono trascorrere momenti indimenticabili. Situato tra quattro diverse nazioni, questo lago è una fonte inesauribile di divertimento e benessere, ma soprattutto è la meta ideale per chi desidera trascorrere delle vacanze attive. Pur essendo la porta d’accesso alle Alpi, gode di un microclima mediterraneo, alternando sport montani con quelli acquatici. Scopriamo quali sono le migliori esperienze da vivere.

Il Lago di Costanzo, perla turchese

Diviso tra quattro Paesi (Svizzera, Germania, Austria e il piccolo Principato del Liechtenstein), il Lago di Costanza è uno dei luoghi più suggestivi di tutta l’Europa centrale, nonché meta prediletta sia da chi cerca un po’ di relax che dagli amanti dell’attività sportiva all’aria aperta. Il lago è alimentato principalmente dal fiume Reno, e lungo le sue sponde è costellato di piccoli borghi dal fascino antico che offrono tantissime possibilità ai visitatori: dalla scoperta dei monumenti storici all’enogastronomia, tutto è a misura di turista. Il panorama è meraviglioso, con le montagne a fare da sfondo a quello che sembra un paesaggio uscito da una cartolina.

Il clima qui è tipicamente mediterraneo, tanto che vi sono numerose coltivazioni di alberi da frutto e di bellissimi vigneti, da cui si ricavano alcuni dei più pregiati vini della regione (come il Pinot Nero, il Pinot Bianco e il Müller-Thurgau). Dal lago alle colline lussureggianti, sino ad arrivare alle prime vette alpine che si stagliano imponenti contro il cielo azzurro: non sorprende che questa meta sia diventata una delle preferite da chi ama trascorrere le proprie vacanze open air, tra una passeggiata in montagna e un po’ di sport. Ma cosa si può fare sul Lago di Costanza e nei suoi dintorni?

Le escursioni in bici

La bici è il mezzo di trasporto ideale per andare alla scoperta del Lago di Costanza. Sono tantissimi gli itinerari che si snodano sia lungo le sue sponde che verso l’entroterra, offrendo scenari dalla bellezza impagabile. La ciclabile in assoluto più suggestiva per gli amanti delle due ruote è la Bodensee Radweg, che circumnaviga il lago con i suoi 273 km di percorso. La maggior parte del tracciato si snoda in Germania (oltre 170 km), per poi sconfinare in Svizzera e concludere il tour con un breve tratto in Austria. Insomma, è un viaggio meraviglioso che ci porta in tre Paesi diversi, il tutto in sella alla bici.

La Bodensee Radweg è una delle più famose piste ciclabili in Europa ed è molto ben organizzata: le tappe sono tutte cadenzate e con dislivelli minimi, in modo da facilitare la percorrenza anche ai bambini. Ci sono inoltre moltissime attrazioni lungo il percorso, così da poter unire il piacere di una passeggiata in bici a quello di visitare luoghi meravigliosi. Dalla città di Costanza al suggestivo borgo di Lindau, con il suo centro storico che si allunga su una piccola isola, le possibilità sono infinite. E non mancano opportunità di relax, tra strutture ricettive di ogni tipo e sontuose spa dove concedersi un po’ di meritato riposo.

Oltre alla ciclabile che circumnaviga il Lago di Costanza, esistono anche altri percorsi di cicloturismo che offrono spunti molto interessanti per un tour tematico: è il caso dello Spa Bike Trail che porta alla scoperta delle città termali alto-sveve, o del Gourmet Bike Trail, un percorso a vocazione enogastronomica. Chi non teme qualche ardua salita, può poi inerpicarsi tra sentieri di montagna e sentirsi proprio come un campione di ciclismo, ammirando nel contempo alcuni dei panorami più belli al mondo.

I trekking più suggestivi

Gli appassionati delle escursioni montane possono godere di uno spettacolo unico dall’alto della cima del massiccio dell’Alpstein, da cui partono percorsi affascinanti alla scoperta dei caseifici locali. Da qui si raggiunge facilmente anche il Principato del Liechtenstein che offre più di 400 km di sentieri escursionistici. Per i più esperti c’è inoltre la Via della Principessa Gina, un percorso roccioso ad alta quota. E chi cerca emozioni infinite può dedicarsi ai Bodensee Landgänge, sentieri certificati di diversa lunghezza che attraversano paesaggi da cartolina.

L’avventura più bella sul Lago di Costanza è però il Bodensee Rundweg, il percorso di trekking che lo circumnaviga completamente (proprio come la Bodensee Radweg, ma questa volta riservata ai pedoni). Anch’esso si dipana per circa 273 km, un’impresa titanica da percorrere a piedi. Ma è l’occasione perfetta per un viaggio all’aria aperta, andando alla scoperta di città d’arte, borghi meravigliosi e monumenti storici imperdibili. Per chi vuole cimentarsi in questa esperienza, si consiglia di organizzare almeno due settimane di vacanza, così da potersi godere appieno ogni tappa.

Le vie del pellegrinaggio

Lungo il Lago di Costanza passano poi alcuni itinerari che, nel corso dei secoli, sono stati percorsi da numerosi pellegrini. Questa è una regione in cui convergono diverse vie di pellegrinaggio, come ad esempio la Via Francisca del Lucomagno: partendo dalla città di Costanza, si dipana per tutta la Svizzera sino a giungere al Lago di Lugano e da lì al confine con l’Italia, per poi concludersi a Pavia, dopo ben 510 km di avventure incredibili. Ci sono poi tre cammini che, passando dal Lago di Costanza, portano infine a Santiago di Compostela, una delle più note mete di pellegrinaggio europee.

Tutti gli sport d’acqua da provare

Infine c’è una vasta scelta di sport acquatici per sfruttare al massimo le mille potenzialità naturalistiche del meraviglioso Lago di Costanza: muoversi in canoa è il modo perfetto per esplorare le sponde del lago tenendosi in forma. Questo paradiso naturale offre anche isolette, località medievali da visitare e in lontananza i vulcani dell’Hegau. In quasi tutte le località del lago si possono noleggiare le canoe e sono disponibili corsi dedicati ai bambini e ai principianti. Oltre alla canoa, inoltre, si può praticare anche lo Stand Up Paddling, una disciplina originaria delle Hawaii che ha conquistato tutto il mondo. E naturalmente ci si può concedere una semplice e rilassante nuotata immersi in acque turchesi bellissime.

I viaggiatori che desiderano trascorrere la propria estate sul Lago di Costanza potranno anche acquistare la carta dei servizi realizzata dall’Ente di promozione turistica dell’area, che permette di risparmiare sugli ingressi di oltre 160 attrazioni della regione. Il pass è disponibile sia nella versione ridotta di 3 giorni che in quella plus di 7 giorni.