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Lessinia, i più bei sentieri tra i paesini e le malghe

Un paradiso naturale incastonato tra le Piccole Dolomiti, il Monte Baldo e Verona, con paesaggi montani e collinari ricoperti da prati verdeggianti, pascoli, folti boschi, piccoli borghi e contrade dove il tempo sembra essersi fermato.

Quest’oasi di pace prende il nome di Lessinia ed è il luogo perfetto da esplorare a passo lento, durante una camminata in compagnia o anche in solitaria, a contatto diretto con le bellezze paesaggistiche di questa spettacolare zona d’Italia.

Trekking in Lessinia: itinerari tranquilli tra colline e montagne

Con Lessinia si fa generalmente riferimento alla fascia montuosa situata a nord di Verona, che occupa l’area tra la Val d’Adige, la Valle di Ronchi, le Piccole Dolomiti-Pasubio, la Valle dell’Agno-Chiampo e l’alta pianura veronese. Una piccola parte tocca anche la provincia di Vicenza e di Trento.

In un’area di questo ampio territorio sorge il Parco Naturale Regionale della Lessinia, un’area protetta con una superficie che supera i 10 mila ettari e che comprende 15 comuni e vette che toccano quasi 2000 metri di altezza.

In tale paesaggio suggestivo, sono disseminati moltissimi percorsi di trekking, dai più semplici a quelli più impegnativi dedicati ai più esperti. Itinerari che permettono agli amanti di questa pratica di trovarsi totalmente immersi tra le bellezze naturali. La maggior parte dei sentieri è adatto alle famiglie e ciò rende la Lessinia il luogo ideale per fare trekking ad ogni età.

Vediamo alcuni dei principali itinerari di trekking semplici, partendo da quelli che si trovano nella Lessinia orientale e passando poi alla parte occidentale, tutti perfetti per una camminata rigenerante a contatto con l’essenza della natura.

Badia Calavena e il Monte Pecora

Un primo percorso facile è quello che tocca le varie contrade di Badia Calavena in un tragitto di circa 20 chilometri.

Si parte dall’Abbazia di Calavena e si prende una strada con tornanti che si addentra nel bosco, sbuca all’altezza di una sorgente, con vista strepitosa sulla valle, e poi risale toccando la contrada Campanari (da dove si fa una tappa alla Chiesa di San Pietro Apostolo in Nemore) e la contrada Seri. Si giunge così sotto al Monte Pecora, sulla cui cima si trova un imponente generatore eolico attivo dal 2008.

Da lì si ridiscende verso sud, toccando diverse contrade: Righetti, Signoretti (abbandonata) e Volpi. Si completa la circumnavigazione del monte e si passa per la località Giri, che ospita il Brolo delle Biodiversità, ossia un insieme di coltivazioni particolari di antiche varietà di frutti di montagna. Il percorso torna ai Campanari e poi al Monte di San Pietro con la sua chiesa, per terminare nuovamente a Badia Calavena.

Un itinerario immerso nella natura che non presenta particolari difficoltà, adatto quindi anche alle famiglie con bambini.

Paesaggio naturale della Lessinia, un paradiso per il trekking

Fonte: iStock

Paesaggio naturale della Lessinia

La Val d’Orso, tra Valdiporro e Bosco Chiesanuova

Tra le altre opzioni più brevi e accessibili anche alle famiglie, c’è il suggestivo percorso che attraversa la Val d’Orso. Con soli 6 chilometri di lunghezza, questo itinerario è perfetto per coloro che desiderano trascorrere una giornata all’aria aperta senza affrontare tratti troppo impegnativi. Attraversando boschi incantati e antichi borghi come Valdiporro e Bosco Chiesanuova, i visitatori avranno l’opportunità di immergersi nella storia e nella cultura locale mentre godono della tranquillità della natura.

La partenza è alla chiesetta di Santa Margherita di Bosco Chiesanuova. Si seguono le indicazioni CAI del sentiero 251, che attraversa un prato e si addentra nelle contrade di Cenise di Sopra e Cenise di Sotto. In questa zona spicca un’antica stalla ristrutturata trasformata in museo di contrada, in cui ammirare gli strumenti e gli arnesi che una volta venivano utilizzati nella vita quotidiana.

Proseguendo, si tocca la contrada Val d’Orso prima di arrivare al centro del paese di Valdiporro. Si passa per Grobberi e Dosso, mentre la strada che si ricongiunge con Bosco Chiesanuova attraversa un suggestivo bosco e una vecchia contrada ormai abbandonata e ricoperta dalla vegetazione: località Gusse. Si torna al punto di partenza toccando, in ultima, la contrada di Comperli.

Le malghe di Campofontana

Per coloro che desiderano una sfida leggermente più impegnativa, la Lessinia orientale offre una serie di tracciati che conducono attraverso i suggestivi boschi delle malghe di Campofontana. Con una distanza, anche in questo caso, di 6 chilometri e un dislivello di media entità, questi sentieri richiedono una preparazione fisica generale, ma offrono in cambio paesaggi mozzafiato e un’esperienza immersiva nella natura incontaminata.

Si parte dal parcheggio del cimitero di Campofontana verso contrada Pagani, che con un’altitudine di oltre 1250 metri è una delle più alte della Lessinia. Dalla vasca in pietra dell’antica fonte si prende la strada sterrata per la malga Lobbia, prima della quale si incontra la Madonna della Lobbia. Dalla cima in cui si trova la malga si può godere di un panorama mozzafiato.

Continuando a salire si raggiunge il muro che delimita il confine tra Verona e Vicenza, con l’opera scultorea della Madonna delle Scalette. Nel corso del tragitto si passa anche dalla Malga Porto di Sotto affiancando il Monte Formica, per poi tornare sulla strada che riporta al punto di partenza dell’itinerario.

La Foresta delle Gosse

Rimanendo nella Lessinia Orientale, un altro splendido percorso adatto a tutti è quello che attraversa la meravigliosa Foresta delle Gosse, una delle aree più suggestive del Parco Naturale Regionale della Lessinia.

La partenza di questo itinerario di trekking è a malga Parparo. Da qui si sale e si prende il sentiero europeo numero 5 che si immerge nella rigogliosa foresta di faggi delle Gosse. Seguendo le indicazioni per il rifugio Lausen, si raggiungono la malga Monticello e la Croce dei Norderi, per poi tornare indietro seguendo l’antico percorso di transumanza della “Via Cara”.

Questo itinerario è perfetto anche in inverno per camminare con le ciaspole ai piedi.

Suggestivo sentiero di trekking tra i boschi della Lessinia

Fonte: iStock

Sentieri nei boschi della Lessinia

I castagneti e la Calma Granda

Lasciandosi alle spalle lo stress della quotidianità cittadina, ci si può immergere anche tra gli storici castagneti di San Rocco di Piegara, soffermandosi in particolare al Calma Granda, un maestoso castagno plurisecolare, divenuto un vero e proprio monumento. La natura ritrova prepotentemente il proprio spazio in questi luoghi, con un percorso di circa 7 km, che richiede circa 2.5 ore per essere completato.

Ci troviamo nell’alta collina, con un’ambientazione diversa dai percorsi precedenti. Si parte dalla chiesa di San Rocco e poco dopo si incontra la contrada Negri e poi il vecchio baito della contrada Doardi e il secolare albero Calma Granda. Salendo sopra a Doardi si apre un colle con una vista spettacolare sulla Pianura Padana e sugli Appennini. Si continua a seguire il percorso fino alla prossima contrada: Dosso. Qui esiste ancora un antico forno di contrada ancora funzionante. Si rientra infine verso San Rocco.

Questo itinerario è perfetto anche per essere percorso in mountain bike o a cavallo.

La Valle delle Sfingi

Altri meravigliosi punti di interesse della Lessinia orientale sono sicuramente il Covolo di Camposilvano e la Valle delle Sfingi.

In questo itinerario di 9 chilometri, il punto di partenza è il museo geopaleontologico di Camposilvano, che custodisce interessanti reperti fossili e archeologici. In quest’area si può ammirare anche il Covolo, un’imponente grotta.

Si attraversa poi il paese fino a giungere a una particolare roccia a forma di fungo che apre la strada alla Valle delle Sfingi, una conca incorniciata da pascoli e faggete, dove spiccano molteplici monoliti di roccia dalle forme particolari, nati dall’erosione degli agenti atmosferici nel corso di migliaia di anni.

Lungo il resto del sentiero si incontrano varie malghe, prati e boschi incontaminati, alture dalle quali si possono ammirare i colli euganei nelle giornate più limpide. Si può fare una sosta al rifugio Lausen, per ripartire attraversando le contrade Battisteri, Al Pezzo e Tecchie, oltre alla Croce del Gal e a quella del Kuneck, fino a ricongiungersi con il museo di Camposilvano.

La splendida Valle delle Sfingi, in Lessinia

Fonte: 123RF

Valle delle Sfingi

Monte Crocetta e Monte Pastelletto

Guardando all’altro versante dell’enorme area, dunque alla Lessinia occidentale, si torna a parlare di un altro percorso semplice e adatto alle famiglie, per una percorrenza inferiore ai 6 chilometri. Un breve viaggio di poco più di due ore, alla scoperta di panorami a dir poco suggestivi, offerti dal Monte Crocetta e dal Monte Pastelletto.

Si parte dal paese di Breonio, nel comune di Fumane, e in particolare dalla chiesa parrocchiale di San Marziale. In cima al borgo si prende la stradina che porta sul percorso del CAI numero 240: in poco tempo ci si ritrova sulla vetta del Monte Crocetta, con una vista spettacolare sul lago di Garda e sul Monte Baldo.

Continuando, ci si immerge in una fitta pineta, si raggiunge il Monte Pastelletto dove si possono ancora ammirare i resti delle trincee della Prima Guerra Mondiale (come anche sul Crocetta). Si raggiunge poi il Vaio Boralunga e si scende verso la contrada Paroletto, affacciata alla strada che torna al punto di partenza.

La Spluga della Preta e la Grotta del Ciabattino

Restiamo nell’Alta Lessinia occidentale per un percorso suggestivo nel cuore del Parco Naturale Regionale della Lessinia, alla scoperta di boschi, pascoli e suggestive grotte in vetta alle montagne.

Per seguire questo itinerario di circa 8.5 chilometri, si parte dalla contrada Tommasi del comune di Sant’Anna d’Alfaedo, attraversando la località Coste e prendendo un sentiero sterrato che si immerge nei boschi, fino a raggiungere il Passo di Rocca Pia (sul confine tra il Veneto e il Trentino) con alcune tracce, anche qui, delle trincee che vennero costruite durante la Prima Guerra Mondiale.

Continuando a seguire il sentiero CAI 234, si sale fino a malga Fanta. Nelle vicinanze si possono osservare una vecchia caserma della finanza e la Spluga della Preta: un profondo abisso con una profondità di più di 800 metri che viene spesso esplorato dagli speleologi. Si raggiunge poi la cima del Corno d’Aquilio con la sua croce in ferro. Da qui la vista panoramica sul Parco toglie il fiato.

L’itinerario prosegue e scende verso la Grotta del Ciabattino, un luogo spettacolare che d’inverno viene arricchito da bellissime forme di ghiaccio. Il sentiero che si ricongiunge con il punto di partenza, poi, è il 240-250 del CAI.

A sud del comune di Sant’Anna d’Alfaedo si trova anche un punto di interesse che merita di essere visitato: il Ponte di Veja. Si tratta di uno dei più grandi ponti naturali d’Europa, alto 29 metri e lungo circa 50 metri. Un luogo suggestivo che testimonia la storia geologica millenaria di questi splendidi territori.

Il suggestivo Ponte di Veja, in Lessinia

Fonte: iStock

Ponte di Veja, in Lessinia
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Il Cammino di Oropa, alla scoperta dei santuari nei dintorni di Biella

Montagne maestose ricoperte da fitti boschi e punteggiate da borghi incastonati tra le alte cime e da santuari antichi, con panorami suggestivi sulle valli e sulla Pianura Padana.

È questo il paesaggio in cui è immerso il Cammino di Oropa, un percorso di trekking avventuroso e un pellegrinaggio significativo per i fedeli, che attraversa diversi luoghi di culto fino alla meta finale: il Santuario di Oropa, in provincia di Biella. Il tragitto principale e maggiormente battuto parte da Santhià, ma in realtà gli itinerari che conducono a Oropa sono 4 e sono tutti percorsi a tappe da esplorare con lo zaino in spalla e con la giusta attrezzatura da trekking.

Vediamo quali sono le principali tappe dei sentieri che portano al Santuario di Oropa, alla scoperta dei santuari del biellese e delle bellezze paesaggistiche di quei luoghi nei quali il tempo si è fermato: qui si può ancora assaporare il piacere di un viaggio lento a contatto con la natura, la storia e le tradizioni popolari tramandate fino ai giorni nostri. Un’ottima alternativa o una palestra di allenamento al Cammino di Santiago o a quello della Via Francigena.

Il Santuario di Oropa, la meta del Cammino di Oropa

La meta del Cammino di Oropa è il maestoso Santuario di Oropa, un autentico gioiello architettonico e spirituale che sorge a pochi chilometri da Biella. Immerso nell’ambiente montano, è il più importante santuario mariano delle Alpi e meta di pellegrinaggio fin dall’antichità.

Questo maestoso luogo di culto, dedicato alla Madonna Nera, non è una semplice tappa finale nel cammino, ma è anche un luogo riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e parte integrante del sistema dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.

Il cuore del Santuario di Oropa è la Basilica Antica, inaugurata nel lontano 1620, e la sua struttura è imponente e di grande pregio architettonico. Ma non sono solo questi elementi a renderlo così straordinario. Sì, perché oltre alla sua bellezza e all’importanza storica, il santuario è avvolto da una serie di leggende che lo rendono ancora più affascinante agli occhi dei visitatori. Si racconta che la statua della Madonna Nera, risalente alla prima metà del Trecento, non mostri alcun segno di logoramento o tarlatura nonostante il passare dei secoli.

Il Santuario di Oropa, la meta finale del Cammino di Oropa alla scoperta dei santuari biellesi

Fonte: iStock

Santuario di Oropa

Cammino di Oropa: 4 itinerari per un viaggio spirituale tra santuari e natura

Si parla del Cammino di Oropa al singolare, ma in realtà sono 4 gli itinerari che attraversano questo meraviglioso territorio e si ricongiungono nella meta finale, ovvero il Santuario di Oropa.

Il percorso più popolare e battuto dagli amanti del trekking e del cicloturismo è il Cammino di Oropa della Serra, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, ben tracciato e con una difficoltà medio-bassa.

Gli altri 3 itinerari che portano ad Oropa presentano maggiori dislivelli e sono più impegnativi, ma altrettanto piacevoli e suggestivi. Sono il Cammino di Oropa Orientale, il Cammino di Oropa Canavesano e quello Valdostano. Vediamoli tutti.

Cammino di Oropa della Serra: partenza da Santhià

Percorribile in 4 tappe (oppure 3 per i più preparati), il Cammino di Oropa della Serra è l’itinerario più frequentato. Lungo 65 chilometri, presenta tappe di difficoltà e dislivello crescenti e per questo è perfetto sia per coloro che non sono particolarmente allenati, sia per i trekker più esperti.

Si parte da Santhià seguendo la celebre e antica Via Francigena e avvicinandosi alle colline moreniche di Ivrea. Si attraversa poi il paese di Cavaglià fino a giungere a Roppolo, dopo circa 16 chilometri, con il suo imponente castello dal quale si apre una vista mozzafiato sul Lago Viverone.

La seconda tappa è Sala Biellese. Ci si arriva dopo circa 17 chilometri di camminata, attraversando i boschi sulle colline moreniche della Serra d’Ivrea, le più estese d’Europa. Durante il tragitto si possono ammirare l’antico borgo di Ricetto di Viverone, il paesino di Zimone con il Monastero di Bose, il borgo di Magnano, Torrazzo e infine Sala Biellese. Qui i viandanti possono pernottare e rifocillarsi.

Si riparte per altri 16 chilometri fino a giungere alla terza tappa: il Santuario di Graglia. Ospitato dal Sacro Monte di Graglia a valle della cima del Mombarone (sul confine tra Piemonte e Valle D’Aosta), in provincia di Biella, il Santuario di Graglia è un altro importante luogo di culto. Come il Santuario di Oropa, è dedicato alla Madonna Nera ed è collegato al culto della Nostra Signora di Loreto, nelle Marche.

Per arrivare fin qui, si attraversa il sentiero che si addentra nella foresta e passa per il laghetto di Cossavella. Dopo un tragitto con vari saliscendi, si apre davanti agli occhi il Sacro Monte di Graglia. Ma il Santuario non è l’unica cosa da vedere in quest’area. Spiccano anche 10 cappelle (delle quali 5 ancora intatte), che facevano parte di un antico e ambizioso progetto del Seicento mai portato a termine: si prevedevano di costruire ben 100 cappelle che rappresentassero molteplici temi biblici. Oggi sono rimaste sei cappelle sul colle San Carlo, dove sorge l’omonima chiesa (il cui gruppo scultoreo Deposizione della Croce fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale), e quattro dedicate all’infanzia del Cristo.

La quarta e ultima tappa del Cammino di Oropa della Serra è il Santuario di Oropa. Il tragitto finale è più impegnativo, con saliscendi importanti e sentieri che attraversano il borgo di Sordevolo e di Favaro, tra fitti boschi e splendidi panorami. Dopo circa 15 chilometri si giunge allo splendido Santuario, incastonato tra le verdi montagne.

Coloro che si sentono più preparati, possono suddividere in 3 tappe il percorso: la prima a Magnano, la seconda al Santuario di Graglia e la terza alla meta finale di Oropa. Per i più avventurieri, inoltre, è possibile proseguire il viaggio a piedi o in bici seguendo anche le 3 tappe del Cammino di Oropa Orientale.

Lo splendido Santuario di Graglia, una delle tappe del Cammino Oropa

Fonte: 123RF

Santuario di Graglia, in provincia di Biella

Cammino di Oropa Orientale: partenza da Valle Mosso

Con un totale di circa 35 chilometri, è il più impegnativo degli itinerari che conducono al Santuario di Oropa, maggiormente adatto a chi è più allenato o esperto di trekking.

Le tappe sono 3 (ma coloro che hanno maggiori difficoltà possono farlo in 4). Si parte dal grazioso borgo di Valle Mosso, in provincia di Biella, affrontando un sentiero ripido tra i boschi dell’Oasi Zegna, facendo tappa al Santuario della Madonna della Brughiera, e proseguendo fino alla prima tappa: il Bocchetto Sessera. Il dislivello per giungere qui è importante (circa 1000 metri).

Si prosegue in discesa lungo la Valle Cervo, caratterizzata da pascoli, boschi e piccoli villaggi, fino a giungere alla seconda tappa del percorso dopo circa 12 chilometri: il Santuario di San Giovanni d’Andorno. Da qui si arriva in 8 chilometri ad Oropa, la tappa finale del Cammino Orientale.

Cammino di Oropa Canavesano: partenza da Valperga

Con i suoi 85 chilometri di percorso, il Cammino di Oropa Canavesano è il più lungo e collega il territorio della provincia di Torino con quello biellese.

Sono 5 le tappe che lo compongono e il punto di partenza è Valperga. Da qui si ammira il Castello del borgo e poi ci si addentra nel bosco fino al Santuario di Belmonte e al Sacro Monte, dove si gode di un panorama mozzafiato. Si scende poi verso il borgo di Pemonte e si prende successivamente un sentiero nel bosco che porta alla prima tappa: Cuorgné.

Si riparte alla volta della seconda tappa del Cammino Canavesano, ossia Vidracco. Per giungere qui si attraversano la Valle Sacra, i boschi e i torrenti Orco e Piova, con un ponte molto suggestivo. Si passa anche per la frazione di Sant’Anna Boschi e Campo Canavese, per arrivare, dopo una tratta nel bosco, alla cima del Bric di Muriaglio e infine a Vidracco. Qui si possono ammirare i labirinti di pietre realizzati dai membri della comunità di Damanhur, fondata nel 1979.

La terza tappa prevede l’arrivo a Ivrea, attraversando la Valchiusella con il suo torrente e la Valle della Dora. I panorami nei quali si è immersi lungo il tragitto sono spettacolari. Si raggiunge così il Fiume Dora Baltea, che si attraversa per raggiungere il centro storico di Ivrea.

Si riparte dal municipio di Ivrea imboccando la Via Francigena fino al Lago Campagna. Da qui si inizia a salire verso la Chiesa di Santo Stefano di Sessano e poi oltre, nei boschi che portano fino alla Serra Morenica. Qui il sentiero si fa più impegnativo e porta all’imponente masso erratico Roc Basariund.

La Serra Morenica di Ivrea è la protagonista di una tappa lunga e impegnativa, in cui entriamo nel territorio biellese e ci immettiamo sul ramo principale del Cammino di Oropa. Si attraversa il paese di Donato, dove rifornirsi di acqua e alimenti, e poi si affronta l’ultimo saliscendi che porta alla quarta tappa del Cammino Canavesano: il Santuario di Graglia. Il tragitto per arrivare alla quinta tappa, quella finale al Santuario di Oropa, è uguale a quello del Cammino della Serra.

Nei mesi più freddi alcuni tratti del percorso Canavesano possono risultare poco sicuro a causa della neve e del ghiaccio. Prima di partire per queste zone è bene informarsi sulle condizioni del cammino presso le strutture di accoglienza.

Uno scorcio di Ivrea, bagnata dalla Dora Baltea, lungo il Cammino di Oropa

Fonte: 123RF

Ivrea e il ponte sulla Dora Baltea

Cammino di Oropa Valdostano: partenza da Fontainemore

Il Cammino Valdostano parte da Fontainemore, in provincia di Aosta, e si collega a Oropa seguendo un sentiero battuto anche da una storica processione con fiaccolata che viene organizzata ogni 5 anni. Le giornate di cammino, in questo caso, sono soltanto due (in totale conta circa 17 chilometri), ma il percorso è molto impegnativo, con dislivelli notevoli. Il tragitto, infatti, prevede di superare il Colle della Barma a circa 2200 metri di quota, per poi scendere verso il Santuario di Oropa. Questo cammino è maggiormente consigliato ad appassionati di trekking esperti e ben attrezzati.

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Pista ciclabile del Tevere: percorso e informazioni

Roma, la città eterna costruita su sette colli, come tutte le più grandi metropoli è spesso inondata di caos. Ma lei, la nostra Capitale, ha diverse anime, molte delle quali la rendono unica nel contesto mondiale. No, non stiamo necessariamente parlando dei suoi sontuosi monumenti che sì, sono tra i più eccezionali del pianeta intero, ma della sua anima rurale, silenziosa, fatta di una natura sorprendente e scorci che lasciano senza fiato.

Per percepire più a fondo tutte queste sue speciali sfaccettature, basta salire in sella ad una bici e percorrere la preziosa pista ciclabile che costeggia il Tevere.

La pista ciclabile del Tevere

Il vero nome della pista ciclabile che costeggia il fiume Tevere è Pista ciclabile della Tiberina. Tuttavia, viene spesso chiamata con il nome del fiume perché lo attraversa, su entrambi i lati, in un interessante tratto. Parliamo perciò di un percorso di circa 35 chilometri, che può vantare il titolo di essere la pista ciclabile più lunga di Roma (o almeno lo è per il momento).

Un itinerario bellissimo e che collega la Capitale dal versante Nord a quello Sud, costeggiando gli argini di questo fiume che ha fatto la storia della città. È un percorso adatto a tutti, grazie alla presenza di ampie zone dalle tratte regolari e con un dislivello minimo. Tuttavia, è bene tenere a mente che si può fare solo in alcuni periodi dell’anno: il tragitto lungo la banchina del fiume viene completamente sommerso dall’acqua durante i periodi di piena.

Tevere, pista ciclabile

Fonte: iStock – Ph: Photo Beto

Godersi Roma dalla pista ciclabile del Tevere

Il percorso della pista del Tevere

La pista ciclabile del Tevere parte nella zona di Labaro, area situata nell’estremo nord di Roma, e si conclude nel quartiere di Tor di Valle, a Sud-Ovest di questa splendida Capitale.

Iniziando il viaggio in sella a una bici dal centro abitato di Labaro, si segue l’argine del fiume, fino ad attraversare il depuratore di Roma Nord, il parco di Tor di Quinto e il ponte della via Olimpica.

Pedalando per circa circa 10 chilometri si raggiunge Ponte Milvio, da dove si devono seguire le indicazioni in direzione Piazza del Fante, Ponte Matteotti fino a raggiungere Castel Sant’Angelo e la graziosa Isola Tiberina (d’estate, poi, è più bella che mai grazie a una serie di eventi davvero imperdibili).

Superata l’Isola Tiberina, questa affascinante pista ciclabile continua andando verso il vecchio e sontuoso Gazometro, per poi procedere in direzione della Magliana, fino a concludersi nella località di Tor di Valle.

È bene sapere che tale tragitto può essere effettuato in entrambe le direzioni, e che è chiaramente accessibile da più punti di questa magica città

Castel Sant'Angelo, Roma

Fonte: iStock – Ph: Andrea Izzotti

Castel Sant’Angelo visto dalla riva sinistra del Fiume Tevere

Punti di interesse della ciclabile del Tevere

Tra i vari punti di interesse che si possono scoprire pedalando su questa pista, c’è senza ombra di dubbio il Parco di Tor di Quinto. Si tratta di un’oasi verde nel bel mezzo della città, che si estende per circa 9 ettari e in cui sono impiantati 250 alberi tipici delle zone umide, come pioppi, frassini, carpini e querce comuni.

È presente anche un grazioso laghetto attorno al quale di snodano diversi percorsi, che permettono di raggiunge i canneti che si sviluppano lungo l’ansa del fiume Tevere.

Il ponte della via Olimpica, il cui vero nome è Ponte Tor di Quinto, ha una storia del tutto olimpionica: fu realizzato nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, proprio per facilitare il collegamento tra la via Olimpica e gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa. Dotato di 7 arcate in cemento armato, è lungo 72 metri e largo 27.

Ponte Milvio è ormai uno dei ponti più famosi della città: è qui che vengono appesi i lucchetti dell’amore. Ma nei fatti questo è uno dei ponti più antichi di tutta Roma, che oggi rappresenta anche un luogo di ritrovo di giovani romani e turisti.

Ponte Milvio, Roma

Fonte: iStock

L’antico Ponte Milvio visto dal Tevere

Costruito nel 109 a.C., fu la sede della famosa battaglia tra l’imperatore Costantino e Massenzio ed è sormontato da una famosa torre in stile neoclassico, oggi conosciuta con il nome di Torretta Valadier.

Decisamente affascinante è anche il Ponte Giacomo Matteotti, con le sue tre imponenti arcate in muratura che si estendono per una lunghezza di circa 138 metri. Poi ancora Castel Sant’Angelo, che nel corso dei secoli ha ricoperto diverse funzioni: da sontuoso sepolcro dell’imperatore Adriano e della sua famiglia ad avamposto fortificato, poi ancora da carcere spaventoso a splendida dimora rinascimentale, fino a diventare prigione risorgimentale e infine museo.

L’Isola Tiberina è l’incredibile (e unica) isola urbana del Tevere, che vanta la caratteristica di essere collegata alle sponde del fiume da due ponti. Stando alla leggenda, nacque nel 509 a.C., quando i romani, insegno di odio verso Lucio Tarquinio Superbo, l’ultimo re di Roma, gettarono nel Tevere un enorme deposito di grano che apparteneva al re, il quale andò a formare questa isoletta. Ovviamente non è andata esattamente così, ma questo angolo delle Capitale sembra quasi un borgo a parte nel cuore della Città Eterna.

Infine il vecchio e imponente Gazometro, un vero e proprio gigante di ferro che, per la sua monumentalità, è affettuosamente chiamato il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”. Oggi è uno degli emblemi più suggestivi dell’archeologia industriale della Capitale, tanto da essere un elemento vero e proprio dello skyline romano.

Insomma, la pista ciclabile che costeggia il Tevere è una angolo di pace nel cuore di Roma, che permette di scoprire la Città Eterna da un punto un punto di vista privilegiato e rispettando anche l’ambiente.

Gazometro, Roma
Vista dell’imponente Gazometro e del fiume Tevere ai suoi piedi
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Tour delle piccole città storiche dell’Austria: le tappe imperdibili

L’Austria si distingue per essere un Paese di pura bellezza: natura, cultura e atmosfere del passato si mescolano in maniera armoniosa con tanti gioielli architettonici all’avanguardia. Tutto questo è percepibile in diverse località, come le famose città di Vienna, Salisburgo, Innsbruck. Ma la verità è che questo Paese che confina con il nostro conserva anche tante piccole città storiche, che vale davvero la pena conoscere.

Le città storiche dell’Austria

Piccole città storiche” è un’associazione che mira a far conoscere alcuni dei gioielli austriaci poco noti. Le città da poter scoprire sono in totale 16 e vi dimorano un massimo di 45.000 abitanti.

Si caratterizzano per possedere un paesaggio urbano storico e chiuso, ma anche per essere immerse in angoli naturali di pregio. Non mancano le attività artigianali, attrazioni turistiche e un’offerta culturale attiva che invita tutti i visitatori a godersi queste affascinanti realtà.

Bad Ischl, la “Piccola Vienna”

Bad Ischl è una città situata in Alta Austria che può vantare una storia secolare. Designata Capitale Europea della Cultura 2024, è indissolubilmente associata alla dinastia imperiale degli Asburgo. Sono infatti presenti numerosi monumenti e altre memorie dedicati a questa Monarchia, che impreziosiscono ogni angolo della città.

Bad Ischl, Austria

Fonte: iStock

Veduta dall’alto di Bad Ischl

Ad essere molto legata a questa città era Principessa Sissi, che proprio qui suggellò il suo fidanzamento con Francesco Giuseppe, all’epoca già Imperatore d’Austria. Una delle tappe fondamentali di un viaggio a Bad Ischl, infatti,  è proprio la Seeauerhaus, la residenza dove Sissi si fidanzò con il suo futuro sposo.

Oggi è la sede del Museum der Stadt Bad Ischl, che racconta la storia della città anche attraverso alcuni cimeli appartenuti ad Elisabetta di Baviera. Affascinante è anche Kaiservilla, dono di nozze della madre di Francesco Giuseppe.

Bad Radkersburg, dal bellissimo centro storico

Parte delle “Piccole città storiche” è anche Bad Radkersburg, che sorge al confine con la Slovenia. Passeggiarci è come vivere un sogno a occhi aperti: è piena di preziosi dettagli, che vanno dal Liberty al Romantico.

Culla della cultura vitivinicola, permette di fare diversi itinerari a caccia di straordinari vini da assaggiare, ma anche di gite su due ruote ciclabili e persino giornate di relax alle terme: qui ci sono le acque termali con più contenuto di magnesio di tutta l’Austria.

Baden bei Wien, tra le Grandi città termali d’Europa

Non è di certo da meno la bellissima Baden bei Wien, che nel 2021 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità nelle Grandi città termali d’Europa. Situata in Bassa Austria, in passato vi soggiornò persino Wolfgang Amadeus Mozart, che proprio qui scrisse il mottetto “Ave Verum Corpus”.

Baden bei Wien

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Giardino termale con fontana a Baden bei Wien

Numerosi sono i luoghi di interesse da scoprire, come il Cstello di Leesdorf circondato da un lungo muro e sede della cappella dedicata a San Nicola, con un importante affresco sul soffitto raffigurante la Santissima Trinità con angeli; il Castello di Weikersdorf, sede di un’antica scala a chiocciola in pietra, di soffitti con interessanti stucchi della fine del XVII secolo, e un parco che contiene il roseto più grande dell’Austria (ci sono più di 30.000 piante di rose suddivise in oltre 800 varietà); il Castello di Scharfeneck, le cui rovine raccontano oggi che in origine raggiungeva una notevole altezza.

Bludenz, immersa nel verde

Voliamo ora a Bludenz, circondata da misteriose montagne e immersa nel verde. Situata nello Stato federato del Vorarlberg, è il punto di partenza di un sentiero tematico storico-culturale, che collega i comuni di Nüziders, Bludenz e Braz, dove diversi pannelli trattano argomenti paesaggistici, di storia naturale e geologici.

Molto interessanti sono anche le sue attrazioni, dove spiccano per bellezza il Castello di Gayenhofen, che domina la città e che funge da edificio ufficiale dell’amministrazione distrettuale di Bludenz, e i Portici nella Werdenbergerstrasse, un vicolo incorniciato su entrambi i lati da pittoresche case borghesi e patrizie.

Braunau, con oltre 750 anni di storia

Braunau si trova nel distretto di Braunau am Inn e molti ne hanno già sentito parlare in quanto luogo di nascita di Adolf Hitler. Ma la verità è che questa cittadina offre molto di più, grazie ai suoi oltre 750 anni di storia che si possono ammirare nel suo suggestivo centro storico.

Braunau, Austria

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Paesaggio di Braunau

Proprio qui, infatti, sorge la chiesa parrocchiale tardo-gotica (XV secolo) di Santo Stefano che sfoggia un campanile alto ben 99 metri, i resti di un castello che ospitano un museo e parti della vecchia cinta muraria. Chi ama la storia non può non fare una sosta presso la casa natale di Adolf Hitler, al civico 15 della Salzburger Vorstadt.

Bruck an der Mur, con tante cose da vedere

Anche Bruck an der Mur fa parte delle “Piccole città storiche” dell’Austria ed è un vero concentrato di cose da vedere, nonostante le sue non grandissime dimensioni.

Si trova nel distretto di Bruck-Mürzzuschlag, ed è nota per essere attraversata dalla ferrovia Meridionale, che collega Vienna a Trieste. Molto bella è Hauptplatz, la piazza principale incorniciata dal palazzi colorati anche in stile barocco.

Freistadt, con un centro incantevole

Dalle origini antiche, Freistadt è un grazioso comune che fa parte nel distretto di Freistadt, in Alta Austria. Si tratta di una cittadina che è in grado di colpire chiunque, grazie all’incanto delle sue stradine e dei bovindi dal fascino senza tempo.

Freistadt, Austria

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Veduta aerea di Freistadt

Torri e porte, vicoli e piazze, angoli e fessure lasciano davvero senza fiato, anche se è dal mastio del castello, alto 50 metri, che si può godere di una delle attività più emozionanti che regala la città: una vista panoramica mozzafiato a 360° sull’abitato e sui suoi dintorni.

Gmunden, tra lago e monti

Gmunden sorge sulle sponde del magnifico lago Traunsee, che a sua volta è incorniciato da vette mastodontiche che catapultano in una fiaba.  Da queste parti ha sede la più antica compagnia di navigazione lacustre dell’Austria, ma la città è anche la culla della lavorazione della ceramica, che l’ha resa celebre per il tipico decoro noto come fiammato verde.

Tra le attrazioni da visitare vi segnaliamo il Castel Ort, una delle più antiche costruzioni del Salzkammergut che sorge su un’isola collegata alla terraferma con un ponte di legno, e il Municipio (Rathaus), con facciata ornata di stucchi e abbellita da un carillon di ceramica.

Hallein, che deve la sua antica ricchezza all’estrazione del sale

C’è poi Hallein, piena di piccole case medievali che si incastonano pittorescamente nello scenario montuoso circostante. Risalente al secolo precristiano, deve la sua antica ricchezza al sale estratto dai Celti sul Dürrnberg, montagna che ancora oggi troneggia indiscussa sulla di essa.

Hallein, Austria

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Passeggiando per il centro storico di Hallein

Da non perdere è il Museo Celtico, uno dei più grandi musei di storia celtica in Europa, che contiene reperti unici provenienti dagli insediamenti e dai luoghi di sepoltura del territorio. Bellissima è anche la miniera di sale di Dürrnberg, dove è possibile fare un tour di circa 1 ora e mezza.

Hartberg, con la sua quiete rurale

Voliamo ora a Hartberg, comune del distretto di Hartberg-Fürstenfeld, che sorge ai piedi del Ringkobel, che a sua volta è coperto di vigneti.

Si tratta di un posto davvero sorprendente perché la bellezza del centro storico si fonde con la quiete rurale circostante, ma anche perché è una città che è stata costruita su uno dei più importanti insediamenti preistorici della Stiria. Dell’antica cinta muraria alta 7-8 metri e lunga 1500 metri, oggi rimangono oggi solo due torri che fanno comunque comprendere l’antica importanza di questa realtà austriaca.

Judenburg, atmosfere mediterranee e natura stiriana

Vale la pena visitare anche Judenburg, che si trova al centro del distretto di Murtal e che nel corso della sua storia è stata centro commerciale tra Vienna e Venezia.

Judenburg, Austria

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Veduta dall’alto di Judenburg

Oggi è un’affascinante cittadina che unisce atmosfere mediterranee e natura stiriana, dove scoprire musei, eventi, buona cucina e poter fare tante escursioni in mezzo a una vegetazione raggiante. Tra i maggiori luoghi di interesse c’è il Castel Weyer, che si affaccia sull’abitato da una cima di una piccola collina e che racchiude un ampio cortile a forma di ferro di cavallo.

Radstadt, città fortificata

Radstadt è una meravigliosa città fortificata che sorge nel cuore dell’Austria. Si tratta di un’antica località di montagna immersa in un paesaggio verdeggiante, che nella stagione fredda si trasforma ne “L’Eldorado degli sport invernali per sciatori e snowboarder”.

Di pregio e particolare interesse sono i suoi manieri, come il Castel Mauer, residenza aristocratica circondata dai resti della cinta muraria originale che conserva due torri circolari di difesa, e il Castello di Radstadt, nella cui torre si trova un museo che conserva la memoria della guerra dei contadini del 1526.

Schärding, dai mille colori

Schärding è una coloratissima città barocca piena di mercatini, festival ed eventi culturali. Situata in Alta Austria a ridosso del confine con la Baviera, offre una fila di case barocche,“Silberzeile”, dove vivevano i ricchi commercianti del mercato.

Schärding, Austria

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Schärding vista del fiume

Ma non solo, perché la città è piena di antiche porte, stradine strette, misteriose ed è anche un punto di partenza ideale per gite in bicicletta lungo i sentieri del Danubio, dell’Inn e dei Tauri.

Steyr, tra i luoghi più affascinanti

Steyr è una località che arriva dritta al cuore, e non a caso è definita “Città romantica”. A colpire sono senza ombra di dubbio il paesaggio e gli edifici che offre, insieme alla conformazione urbana impreziosita da ben 119 ponti e passerelle.

Particolarmente amata dai viaggiatori per le sue bellezze artistiche e i tanti eventi organizzati nelle diverse stagioni, mette a disposizioni numerosi punti di interesse che da soli valgono il viaggio. Ne sono degli esempi il Bummerlhaus, edificio in stile gotico considerato il simbolo della città, e Schloss Lamberg, castello di Lamberg ricostruito nel Settecento.

Wolfsberg, dominata da un castello

Wolfsberg, Capitale della Lavanttal, in Carinzia, è la sede di una pittoresca città vecchia e di tantissimi altri punti di interesse che sono un più bello dell’altro.

Wolfsberg, Austria
Ponte sul fiume Lavant con chiesa di San Marco nella città di Wolfsberg

Straordinario è senza ombra di dubbio il Castello Schloss Wolfsberg, edificato in in stile neogotico Tudor e che sorveglia dall’alto la città.

Fürstenfeld, Capitale termale

Infine la graziosa città di Fürstenfeld che è considerata la Capitale termale della Stiria. Prende vita nel cuore di questa affascinante regione vulcanica e conquista il cuore dei suoi visitatori perché si rivela una località avventurosa, moderna e allo stesso tempo storica.

Ma non solo, perché Fürstenfeld può vantare anche uno straordinario primato: è proprio qui che è possibile scoprire la più grande piscina all’aperto d’Europa.

Le città storiche d’Austria sono dei veri gioielli tutti da scoprire, realtà ancora poco note ma brulicanti di vita e di bellezze artistiche e naturali.

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L’itinerario di trekking che unisce Albania, Macedonia e Kosovo

Camminare lungo le creste di imponenti montagne sul confine tra tre Stati, immersi nella natura più selvaggia e incontaminata, ricca di vegetazione e di fauna locale, con panorami mozzafiato sul paesaggio circostante.

Questo viaggio meraviglioso è possibile se si percorre uno specifico sentiero, molto suggestivo, alla scoperta dei luoghi più spettacolari dei Balcani: si tratta dell’High Scardus Trail che si estende per circa 500 chilometri.

Albania, Macedonia e Kosovo sono i Paesi che vengono toccati da questo itinerario, suddivisibile in circa 20 tappe. Un viaggio a passo lento che rigenera la mente e pone gli amanti delle escursioni e delle vacanze all’aria aperta in connessione con l’essenza della natura.

Le tappe dell’High Scardus Trail

Si parte da Staro Selo, a un’ora d’auto da Skopje, la capitale della Macedonia del Nord. Dopo aver toccato in più punti anche Albania e Kosovo, il punto finale del percorso è fissato a Sveti Naum, sul Lago di Ohrid, sempre in Macedonia del Nord.

Percorribile nella sua interezza in circa 20 giorni, l’High Scardus Trail è un percorso suggestivo che attraversa ben 6 parchi nazionali, ricchi di flora e fauna locali tutti da ammirare: due in Macedonia del Nord, uno in Kosovo e tre in Albania.

Il sentiero di trekking ha inizio al Rifugio Ljuboten, nel piccolo villaggio di Staro Selo, sul confine delineato dalle montagne Sharr tra Kosovo e Macedonia.

Si prosegue verso la stazione sciistica di Brezovica e poi oltre, lungo sentieri che attraversano pianure e altipiani meravigliosi, fino alla cima del Monte Korab. È la vetta più alta della Macedonia del Nord e dell’Albania, con i suoi 2500 metri, e custodisce uno splendido parco naturale. Qui trova rifugio una varietà di animali incredibile, tra i quali anche i lupi e gli orsi bruni.

Il tragitto prosegue in Albania per circa 150 chilometri con un sentiero semplice. L’ultima parte del percorso attraversa il meraviglioso Parco Nazionale Galicica e giunge a Sveti Naum, un monastero affacciato sullo splendido lago di Ocrida (Ohrid), riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO. La vista, da qui, è mozzafiato.

Monastero Sveti Naum sul Lago Ohrid, in Macedonia del Nord

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Monastero Sveti Naum sul Lago Ohrid, Macedonia del Nord

La storia legata al percorso che attraversa tre Stati

Lungo tutto il percorso dell’High Scardus Trail si possono incontrare le testimonianze della storia del XX secolo dei Balcani occidentali, con le guerre Jugoslave: bunker nucleari, strutture di guerra abbandonate, depositi di armi.

Durante i conflitti, le cime delle montagne su questo confine tra Albania, Macedonia e Kosovo erano ottimi punti strategici militari. E proprio durante la più recente guerra in Kosovo (1998-99), furono molte le mine terrestri che vennero diffuse sul confine. Ma a partire dal 2001, dopo un lungo lavoro di bonifica, il Kosovo è stato dichiarato libero da tali ordigni, divenendo un luogo perfetto per escursioni sicure immerse in panorami mozzafiato, dove la natura e la storia si intrecciano in un racconto suggestivo.

Informazioni utili per fare trekking lungo l’High Scardus Trail

Lungo tutto il tragitto, ben segnalato da cartelli in inglese, si possono trovare ostelli e rifugi nei quali pernottare e rifocillarsi per poi ripartire all’avventura. Sono ottime occasioni anche per conoscere le tradizioni locali e assaggiare i piatti tipici di diverse nazioni.

Non è necessario percorrerlo in tutta la sua interezza. Lungo il percorso si può decidere di uscire e abbandonare il sentiero per raggiungere le varie cittadine. Per questo la durata e la difficoltà della camminata è a discrezione dell’escursionista. È, inoltre, consigliato essere accompagnati da guide locali specializzate lungo questo percorso.

Vi state chiedendo qual è il periodo migliore per vivere questa speciale esperienza? Il periodo più adatto è quello che va dalla metà di giugno alla metà di ottobre, quando le temperature sono più confortevoli e i nevai invernali non bloccano il tragitto.

Le verdeggianti pendici del Monte Korab, tra Macedonia e Albania, lungo l'High Scardis Trail

Fonte: 123RF

Monte Korab, tra Macedonia e Albania

Altri percorsi sui confini

L’High Scardus Trail non è l’unico sentiero interessante che si trova in quest’area. Molto più estesa, ad esempio, è la Via Dinarica, che può essere percorsa sia a piedi che in bicicletta e che è lunga ben 1930 chilometri, andando a congiungere otto Paesi. Dalla Slovenia fino alla Macedonia, attraverso Croazia, Serbia, Bosnia – Erzegovina, Montenegro, Kosovo e Albania. Non è un unico percorso, ma si possono scegliere tre varianti in base alla proprie capacità.

Un altro sentiero, “Le vette dei Balcani”, invece, si estende per 192 chilometri e collega le zone montuose di Montenegro, Kosovo e Albania.

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Ripartono le “Gite in treno” e i “Treni del mare” in Lombardia

Scoprire e riscoprire la Lombardia in treno, con itinerari che uniscono al viaggio esperienze uniche di visita, cultura, arte, divertimento e sport, più corse verso i laghi nei weekend e collegamenti diretti con le Riviere Liguri di Levante e Ponente. Dal 30 marzo ripartono le “Gite in treno” e i “Treni del mare”. Ecco le tappe di questa imperdibile iniziativa.

Le “Gite in treno” per la primavera/estate 2024

Con la primavera tornano le “Gite in treno” di Trenord, percorsi proposti per promuovere un turismo di prossimità in Lombardia, suddivisi in quattro cluster tematici: “laghi”, “divertimento e relax”, “trekking”, “città d’arte”. Sono compresi percorsi treno + battello sui grandi laghi lombardi – Como, Maggiore, Garda, Iseo – e pacchetti che uniscono al viaggio l’ingresso ai più grandi parchi divertimenti della regione, Gardaland e Movieland The Hollywood Park.

Gli sportivi e amanti delle escursioni possono usufruire di opzioni come il biglietto “Viandante sul lago”, che comprende il viaggio in treno fino a Lecco e la libera navigazione fra gli scali fino a Colico, consentendo di alternare tratti in battello a camminate fra i diversi borghi sul Lario, avventurandosi sul bellissimo percorso di trekking “Sentiero del Viandante”.

Dal weekend di Pasqua e Pasquetta, Trenord potenzia il servizio nei festivi sulle linee dirette verso i laghi. Saranno aggiunte due corse sulla linea Milano-Gallarate-Arona-Domodossola e due sulla linea Milano Cadorna-Laveno Mombello Lago, per aumentare i collegamenti fra il capoluogo lombardo e il Lago Maggiore. Due corse in più circoleranno, invece, sulla linea Milano Cadorna-Como Lago, per i turisti diretti sul Lario.

Questi potenziamenti si affiancano alle sette corse aggiuntive introdotte negli anni scorsi nei giorni festivi, sulla linea Milano-Brescia-Verona, che raggiunge il Lago di Garda, e che ora sono state inserite stabilmente nell’orario.

In treno per una gita fuori porta: le proposte più belle

Tra le proposte per delle splendide escursioni vicino a Milano e navigazione dei laghi della Lombardia c’è il Bellagio Tour, lungo quella che viene chiamata “la rotta delle ville sull’acqua”. Si potranno ammirare imponenti residenze storiche come Villa d’Este o Villa Carlotta, ma anche scorci naturali unici e piccoli borghi tipici, da un punto di vista insolito e privilegiato, quello del lago.

Chi punta al binomio divertimento e relax, può scegliere tra diverse offerte entusiasmanti, come quella che permette di raggiungere in treno la Funicolare Como-Brunate e visitare uno dei gioielli della Lombardia, un balcone con vista sulle Alpi. Ad appassionati di trekking, sportivi e pellegrini diretti alle tappe lombarde della Via Francisca del Lucomagno, l’antico cammino storico che collega il centro Europa alla Pianura Padana, e della Via Francigena, l’antica via che da Canterbury giunge a Roma, Trenord riserva invece uno sconto dedicato per raggiungere in treno i due itinerari. Non mancano i collegamenti con le città d’arte, per riscoprire, in maniera comoda e sostenibile, le bellezze dei centri della nostra regione, visitando mostre, musei e monumenti.

“Treni del mare” fra Lombardia e Liguria

Dal 30 marzo ripartono anche i ‘Treni del mare’, che torneranno a collegare Lombardia e Liguria ogni sabato e nei festivi. Le tratte speciali, da Milano e da città come Bergamo, Treviglio, Como, Monza, Seregno, Gallarate, Busto Arsizio, Legnano, Pavia e Voghera porteranno i passeggeri direttamente alle spiagge della Riviera di Levante e di Ponente.

L’offerta sarà di cinque coppie di treni al giorno, effettuate in collaborazione da Trenitalia e Trenord. Grazie a questa iniziativa, sarà ancora più facile raggiungere la splendida Baia di San Fruttuoso, un gioiello al centro del Parco naturale regionale di Portofino e dell’Area Marina Protetta.

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Il Cammino dei Setteponti, il percorso più bello della Toscana

Un percorso storico attraversa paesaggi di grande bellezza, punteggiati di vigneti e uliveti e di incredibili formazioni morfologiche. Si trova in Toscana ed è il Cammino dei Setteponti che parte da Pieve di Cascia, in provincia di Firenze, attraversa Reggello al Ponte, il bellissimo borgo di Castelfranco di Sopra, Montemarciano, San Giustino Valdarno e percorre 60 chilometri fino a Buriano di Castiglion Fibocchi, già in provincia di Arezzo.

L’itinerario del Cammino dei Setteponti

L’itinerario si sviluppa prevalentemente su strade secondarie asfaltate, che si possono percorrere anche in bicicletta. Il paesaggio che si attraversa è di un’incredibile bellezza, con colline caratterizzate da coltivazioni di vino e olio e formazioni rocciose uniche come le Balze del Valdarno.

La via dei Setteponti è una strada di origine etrusca che, nel Medioevo, conobbe una particolare fortuna non solo per i collegamenti tra Firenze e i dintorni, ma anche come itinerario per raggiungere Roma, per la possibilità che offriva di utilizzare, a partire da Arezzo, la via dell’Alpe di Serra, un’importante alternativa alla già ben nota Via Francigena.

Il nome Setteponti (o Sette Ponti) deriva dai numerosi passaggi sopra i torrenti che scendevano dal Pratomagno nel Valdarno. In realtà, i ponti erano molti di più, ma questo numero nel Medioevo aveva un forte significato religioso. Il numero sette, infatti, per molte culture rappresenta il numero perfetto, per la religione cristiana, che lo associa ai giorni della creazione, significa completezza.

I ponti erano di pietra a schiena d’asino, con una sola arcata, come il ponte romano di Loro Ciuffenna. Tuttavia, ce n’era uno che aveva sette arcate – lo attraversò anche da Leonardo da Vinci nei suoi viaggi da Firenze in Val di Chiana -, il Ponte a Buriano, che ancora oggi conserva inalterata la sua bellezza. Qualcuno sostiene che il nome Setteponti derivi proprio dalle sette arcate di questo ponte.

La strada è punteggiata da antiche pievi romaniche, borghi medievali e chiese millenarie, luoghi che sono stati fonte di ispirazione per artisti come Masaccio, Piero della Francesca e Leonardo stesso, che riprese le famose Balze per dipingere lo sfondo della Gioconda.

Le tappe del percorso

Prima tappa

Il punto di partenza del Cammino dei Setteponti è dalla pieve di Cascia di Reggello per raggiungere, dopo circa 15 km di cammino, Castelfranco di Sopra. Lungo il tragitto, si passa per un sentiero che conduce al ponte romanico di Pian di Scò e si risale per una vecchia strada romanica verso la pieve di Pian di Scò. Fino a Castelfranco, la strada è percorribile solo a piedi e conserva ancora un antico selciato di pietra.

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Fonte: 123RF

Il borgo di Loro Ciufenna in Valdarno

Seconda tappa

Da qui inizia il percorso più scenografico del cammino, quello che passa dalla Balze del Valdarno, delle formazioni fatte di sabbia, argilla e ghiaia stratificata che assumono i colori dell’ocra e che possono essere alte fino a un centinaio di metri. Modellate da aria e acqua nel corso dei secoli, formando uno scenario bizzarro e ricco di gole e canyon. Una sorta di “Monument Valley” italiana, insomma.

Il sentiero passa attraverso i boschi e risale verso il magnifico borgo di Pantravigne prima di giungere a Montemarciano, un altro bellissimo borgo medievale, e poi a quello di Loro Ciuffenna. Proseguendo, si arriva a Gropina, dove si trova una bella Pieve che è stata inserita tra i simboli del cammino, e la tappa si conclude dopo circa 30 km da Castelfranco a San Giustino Valdarno.

Terza tappa

L’ultima parte del cammino è lunga circa 17 km e fa tappa prima di tutto al Borro, un borgo medievale trasformato in un albergo diffuso da mille e una notte. Il percorso qui è molto bello fino a giungere al Ponte di Buriano con le sue sette arcate, uno dei gioielli più preziosi della strada dei Setteponti, situato nell’omonima Riserva naturale, un’area di circa 7 km lungo il letto dell’Arno che arriva fino alla diga della Penna, amata anche da Leonardo da Vinci che venne qui a studiare il territorio dell’Arno tra il 1502 e 1503 per bonificare la Val di Chiana. Il Genio fu colpito dal paesaggio delle Balze e le riprodusse in molti suoi dipinti.

Info utili sul Cammino dei Setteponti

Per percorrere interamente il cammino dei Setteponti ci vogliono circa tre giorni, con pernottamenti in tenda oppure nei paesi che s’incontrano lungo la strada, dove si trovano diversi agriturismi. Tuttavia, è anche possibile fare un breve percorso in giornata seguendo anche solo una delle tappe. Il cammino è adatto a tutti e non ci sono dislivelli particolarmente impegnativi. Il Cammino dei Setteponti è una vera cartolina.

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Fonte: Ufficio stampa

Il Borro, un borgo medievale trasformato in albergo diffuso
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Via Francigena in Italia: la guida completa

La Via Francigena, un antico itinerario che collega Canterbury, in Gran Bretagna, a Roma, si estende attraverso cinque Paesi 16 regioni e attraversa 637 Comuni, coprendo una distanza di oltre tremila chilometri. Questo percorso, che una volta guidava i pellegrini medievali verso la Città Eterna, ora attraversa bellezze architettoniche di borghi antichi, città d’arte e ambienti naturali incontaminati.

Storicamente, le Vie Francigene rappresentavano un sistema di strade che collegava i territori dominati dai Franchi a Roma. Questo intricato sistema di percorsi ha svolto un ruolo significativo nell’unire i popoli e le culture europee, mentre oggi i pellegrini moderni e i turisti sostenibili seguono le orme degli antichi pellegrini, attraversando montagne, sentieri di campagna e strade minori.

Le tappe italiane oggi comprendono 45 delle originali 79 e includono alcune delle località più affascinanti della nostra penisola. Nella nostra guida alla Via Francigena trovate la storia di questo antico itinerario e le tappe da percorrere nelle nostre regioni.

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St. Olav Ways, il cammino spirituale segreto che inizia in Norvegia

Tra le sperdute foreste di conifere e il paesaggio naturale incontaminato del nord della Scandinavia si stende un sentiero lungo seicento chilometri, che attraversa la Norvegia.

Falesie maestose a picco sul mare e un entroterra tra montagne, colline verdeggianti e vaste campagne, che accolgono città e borghi medievali ricchi di storia. Stiamo parlando del Saint Olav Ways (o St. Olavsleden), uno dei più suggestivi cammini che si possono affrontare durante la propria vita, in alternativa al Cammino di Santiago: una perfetta coniugazione tra la tranquillità della natura più incontaminata e la spiritualità che questo percorso può infondere.

Chiamati anche Cammini di Sant’Olav, in realtà non sono formati da un unico sentiero, bensì da un insieme di otto percorsi collegati tra loro da una meta comune: la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim.

I Cammini di Sant’Olav: tra storia e religione

Quella dei Saint Olav Ways è una rete di itinerari che percorrono Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia, con molteplici sentieri tra i quali scegliere, che variano in lunghezza e difficoltà: si passa dai più brevi (una sola giornata), a quelli più impegnativi che possono durare anche più settimane.

Riconosciuto dal Consiglio d’Europa, nel 2010, come Grande Itinerario culturale, l’insieme dei cammini di Sant’Olav è un’ottima alternativa ai più celebri cammini di pellegrinaggio della Via Francigena e di Santiago di Compostela.

La via venne concepita come tributo a Re Olav (o Re Olaf), dal quale prende il nome. Si tratta del sovrano norvegese rimasto ucciso nel 1.030 nel corso della battaglia di Stiklestad. Era un personaggio molto importante in Norvegia, tanto da essere considerato un eroe per l’indipendenza nazionale, colui che ha ideato e fondato il Regno.

Olav fu colui che impose il culto della fede cristiana e, dopo la morte, la sua fama aumentò in maniera esponenziale tra i credenti, anche perché si credeva che fosse stato in grado di compiere miracoli. I suoi resti si trovano nel punto in cui venne successivamente eretta la Cattedrale di Trondheim. Per rendere omaggio a questo mito della storia scandinava, i cristiani intrapresero costantemente questa via, ed essa rimase una delle tratte più percorse sino al periodo della Riforma.

Ecco allora che sono nati i St. Olav Ways, i cammini che portano gli amanti del trekking in un pellegrinaggio alla ricerca di se stessi.

Cattedrale di Nidaros, a Trondheim lungo i Cammini di Sant'Olav

Fonte: iStock

Cattedrale di Nidaros, Trondheim

Gli 8 percorsi delle St. Olav Ways

La meta dei Cammini di Sant’Olav in Norvegia è la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim, ma i percorsi per arrivarci sono molteplici e tutti differenti, attraversando la parte più autentica del paese, tra natura incontaminata, borghi medievali, paesaggi spettacolari e città ricche di storie da raccontare.

La leggenda vuole che sia necessario fare tre volte il giro della Cattedrale di Nidaros prima di entrare. È l’atto finale di un viaggio tra pianure e valli, tra boschi e rovine, a cavallo dei fiordi scandinavi.

Il percorso più scelto dai pellegrini è quello che parte da Oslo, il Sentiero Gudbrandsdalen (che è anche il più lungo). In tale percorso, St. Hallvard è l’alfa di questa via verso il ricongiungimento con il proprio io interiore. Dell’antica cattedrale di Oslo, oggi, restano solamente le rovine, ma rappresentano ancora oggi una meta fondamentale per turisti provenienti da ogni parte del mondo. Da qui, il percorso si sviluppa verso nord, sino alle rovine della cattedrale di Hamar, e sino a giungere, dopo un percorso lungo seicento chilometri, ad un altro antico luogo di culto: Nidaros. Questa è la meta, l’omega, il luogo più mistico e, forse, più misterioso.

Vediamo quali sono tutti gli 8 percorsi che seguono le tracce dei cammini di Sant’Olav e le loro caratteristiche principali.

Sentiero Gudbrandsdalen

Come descritto in precedenza, è il percorso di Sant’Olav più popolare e battuto, oltre che il più lungo, con ben 643 chilometri e un totale di 32 tappe. Collega Oslo a Nidaros (oggi Trondheim). Per percorrerlo interamente servono circa 4 settimane intere di cammino: un vero e proprio pellegrinaggio da dedicare al trekking nella natura e alla meditazione. È il percorso lungo il quale riconoscersi e ritrovarsi.

St. Olavsleden

Inizia in Svezia, a Selånger e passa in Norvegia a Stiklestad, per 580 chilometri complessivi suddivisi in 30 tappe. Questo è un percorso particolarmente simbolico, poiché rappresenta il tragitto dell’ultimo viaggio di Olav Haraldson prima della storica battaglia di Stiklestad, nel 1.030, quando perse la vita.

Østerdalsleden

Natura incontaminata e selvaggia per 320 chilometri di camminata suddivisa in 21 tappe. Consigliato agli escursionisti con più esperienza, è meglio seguirlo nel periodo estivo.

Nordleden

135 chilometri di cammino, diviso in 7 tappe, che ha inizio nel nord del Paese, alla chiesa di Gloshaug, ridiscende e attraversa Stiklestad prima di arrivare a Trondheim.

Romboleden

Anche questo tragitto, il più antico, è consigliato agli appassionati di trekking più esperti. Composto da 7 tappe, attraversa montagne e boschi per un totale di 150 chilometri lungo quella che una volta era un’importante strada commerciale.

Sentiero Borg

Colline e campi per 176 chilometri di strada, percorribile a piedi o in bicicletta, che attraversa in 9 tappe il sud-est del Paese e sale fino a Oslo, dove confluisce nel lungo percorso Gudbrandsdalen.

Valldalsleden

Partenza a Valldal per un cammino di 150 chilometri che partono dai maestosi fiordi norvegesi. Suddivisibile in 7/8 tappe, una volta arrivato al Monte Dovre il percorso si unisce al sentiero Gudbrandsdalen, il più battuto.

Tunsbergleden

Da sud, in particolare dal fiordo di Oslo, a Larvik si risale verso la Capitale, ricongiungendosi, anche in questo caso, con il sentiero Gudbrandsdalen. Sono 9 tappe per 190 chilometri di camminata attraverso la campagna e i caratteristici piccoli centri abitati.

Cammino di Sant'Olav, Gudbrandsdalen, in Norvegia

Fonte: iStock

Segnaletica del Sentiero Gudbrandsdalen

Informazioni utili

I percorsi delle St. Olav Ways sono ben segnalati lungo tutto il tragitto con il logo del pellegrinaggio, ossia la croce rossa di Sant’Olav. È possibile scaricare le mappe di tutti i percorsi tramite il National Pilgrim Center, che le tiene costantemente aggiornate.

Non tutti i percorsi sono adatti ai principianti e per intraprendere quest’esperienza di trekking è opportuno esserne allenati (questo vale per qualsiasi pellegrinaggio). È bene, inoltre, partire attrezzati con tutto l’occorrente e con un abbigliamento comodo e adeguato.

Vi state chiedendo quale sia il periodo migliore per percorrere il Cammino di Sant’Olav? L’ideale è farlo nei mesi più caldi, visto il clima rigido della Norvegia, quindi da maggio a fine agosto.