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È nata la “Linea della pace” un percorso tra natura e letteratura

È nata a Cuasso al Monte, nella Valceresio, la suggestiva “Linea della pace“, un emozionante incontro tra natura e letteratura, percorso che chiunque potrà percorrere per immergersi nella bellezza del bosco e scoprire le meravigliose opere della natura che si fondono con le parole dell’uomo in una sorta di museo a cielo aperto con importanti riflessioni sul tema della pace.

L’iniziativa è stata pensata e realizzata dall’Associazione On e dal suo fondatore Max Laudadio, e dal Comune di Cuasso al Monte con il supporto economico della Comunità Montana del Piambello, mediante il PiC di Regione Lombardia.

Da un luogo di guerra a uno di pace

Nel Parco delle Cinque Vette, la Linea della pace è un sentiero di circa 6,5 chilometri nel cuore del bosco, che dal centro di Cuasso al Monte conduce alla vetta del Monte Verta seguendo un tratto della “Linea Cadorna“, tratto panoramico della Frontiera Nord, trincea costruita tra l’Ottocento e il Novecento con lo scopo di proteggere l’Italia da eventuali attacchi provenienti da Oltralpe.

Da una “linea di guerra”, quindi, alla Linea della pace: un progetto che ribalta l’identità del luogo per far riflettere su tali delicati temi e ricordare ai visitatori che nonostante la pace sia quotidianamente auspicata da ognuno, in realtà già a partire dalle relazioni sociali la “guerra” viene spesso scelta come soluzione alle avversità.

L’itinerario segue la “voce della montagna”

L’invito a intraprendere il cammino arriva dalla voce della montagna: “Vieni! Che tu sia un viandante, o che tu sappia cosa cercare, vieni! Qui il presente si scioglie nel passato e si fa già futuro: avrai bosco e cielo, laghi e vento, e dove un tempo si voleva preparare la guerra, oggi qui è celebrata la Pace!

Il coinvolgente cammino ha inizio di fronte al Municipio di Cuasso del Monte dove, dalla prima delle dieci bacheche disseminate lungo il sentiero, è possibile scaricare l’app con qr-code per ascoltare podcast una volta raggiunto il punto panoramico.
Nelle vetrine di Via Roma, inoltre, sono esposti i dipinti originali raffigurati sulle bacheche: la narrazione pittorica di Francesco Vanzaghi, infatti, accompagna i contenuti audio con dieci immagini.

Lasciato il centro storico, l’itinerario prosegue nella natura e incontra le tre bacheche successive che raccontano della fauna, della flora, e della morfologia del territorio.

La quinta bacheca appare poi con uno splendido panorama sul Lago Ceresio e sulle Alpi: è questo il momento di ascoltare il primo podcast in cui la Montagna si presenta per introdurre le voci degli scrittori che, nella storia, hanno riflettuto sulla pace.
La rassegna letteraria, che va dall’Antica Grecia ai nostri giorni, vanta un cast d’eccezione: Alessandro Preziosi, Carolina Crescentini, Stefano Accorsi, Raoul Bova, Anna Safroncik, Alessandro Siani. Stefano Fresi dà voce alla Montagna.

Ed ecco la trincea dove le feritoie affacciate sul Ceresio consentono alla luce di arrivare all’interno. Poi, di nuovo il bosco fino a raggiungere il magnifico Sasso Paradiso.

Ormai sulla via del ritorno, il podcast finale lancia un invito a riflettere sulla pace come unica soluzione, crescita personale e appagamento interiore.

I visitatori sono anche invitati a lasciare un messaggio di Pace sul sito dell’Associazione On, “museo virtuale della Pace”.

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Foreste urbane: in Lombardia si riscopre il verde fuori città

Una serie di giornate interamente dedicate alla scoperta, o ri-scoperta, delle aree boschive, ma anche dei parchi, delle zone verdi e del paesaggio naturale che sorge intorno alle città lombarde. Un viaggio a tappe, che dal 5 al 27 novembre, accompagnerà i visitatori verso una presa di coscienza e conoscenza di ciò che li circonda, in una serie di escursioni guidate volte alla scoperta dei luoghi e dei boschi dietro casa e che meritano di essere tutelati e preservati nel tempo.

L’iniziativa

Cammina Foreste Urbane”, questo il nome del progetto, è un’iniziativa promossa da Ersaf in collaborazione con Legambiente Lombardia e realizzata con il sostegno di Lipu, CAI e Federparchi, che si sviluppa in ben 50 appuntamenti sparsi per tutta la Lombardia, con lo scopo di far conoscere le aree boschive urbane e periurbane delle Regione, promuovendo la progettazione di nuove aree e di una più massiccia “cura partecipata” del verde comune.

Tra le tappe previste dall’iniziativa e che verranno visitate, spiccano parchi molto noti come il Bosconcittà o il Parco Nord, intorno a Milano, e altre zone verdi che sono state formalizzate solo di recente. Ma non solo. Tra i protagonisti green di questo tour nella natura ci sono anche le aree curate da comitati spontanei e il cui lavoro punta sia al mantenimento delle zone stesse che alla possibilità di farle diventare aree protette, in un’esperienza che vuole aumentare la consapevolezza del patrimonio naturale regionale e dell’importanza che l’uomo ha nella sua tutela.

La tappe di “Cammina Foreste Urbane”

Per esempio visitando il PLIS “Parco delle Roggìe”, a Magnago, in una visita a cura di Legambiente Busto che, a partire dalle 14 del 6 di novembre, donerà la possibilità di scoprire un’area boschiva di querce davvero unica, un vero e proprio corridoio verde che collega il Parco Alto Milanese al Ticino, o provando l’ebrezza di passeggiare tra i colori del foliage dei boschi di Sumirago, il 13 Novembre dalle ore 9.30, in una visita a cura di Legambiente Castronno che vale davvero la pena di vivere.

Ma non solo, perché le tappe dell’iniziativa “Cammina Foreste Urbane” sono davvero tante, alcune della quali verranno proposte nel weekend del 19 e 20 novembre e che andranno a toccare le aree verdi e boschive tra i territori del Varesotto, Alto Milanese e Bassa Comasca. Come quello promosso da Legambiente Parabiago, che il 19 novembre porterà alla scoperta del Plis del Roccolo, un caratteristico bosco di pianura che una volta veniva usato per il “roccolo” appunto, un sistema utilizzato per la caccia degli uccelli.

Nell’area del Saronnese, invece, il 19 e 20 Novembre si andrà a fa visita al Lura, un torrente intorno al quale sono nate delle aree verdi periurbane e di cui beneficiano i cittadini del posto.

Uscite pensate per rendere più partecipe la comunità verso la salvaguardia del patrimonio boschivo e naturale delle aree che circondano le città in cui si vive, promuovendo un concetto di cura partecipativa e attenzione mirata alla tutela delle stesse, per preservare l’estremo valore naturale di queste aree e incrementare la possibilità di crearne di nuove, prendendosi cura dell’ambiente e, di conseguenza, anche di sé.

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In Sardegna, lungo le Strade dello zafferano

Chi conosce la Sardegna, sa benissimo che tra i prodotti tipici c’è lo zafferano. E da qualche anno è nato un itinerario turistico che non è solo la scoperta di questa meravigliosa e antica spezia che viene da Oriente, ma quella di un territorio che in alcune stagioni dell’anno è davvero bello visitare.

Lo zafferano, che in Sardegna chiamano “oro rosso” (è considerato tra le spezie più costose del mondo), fiorisce in autunno ed è proprio questo il momento migliore per andare alla scoperta delle Strade dello zafferano che attraversano un territorio ricco di bellezze e di luoghi inaspettati.

Le Strade dello zafferano

Si diramano nel Centro-Sud della Sardegna, in particolare tra i Comuni di Turri, San Gavino Monreale e Villanovafranca. Nel Medio Campidano si coltiva, infatti, oltre il 60% di tutto lo zafferano italiano e questi tre paesi detengono il primato nazionale.

Proprio in questi Comuni, nel mese di novembre si svolgono eventi che hanno lo scopo di promuovere una zona dell’isola che i turisti poco conoscono, specie quando vengono d’estate e all’entroterra preferiscono le splendide spiagge del Sud, da Villasimius a Chia.

Un novembre di eventi

Nei weekend di novembre sono tantissime le iniziative a cui è possibile prendere parte. Visite guidate, musei aperti e degustazioni di prodotti enogastronomici, ma anche passeggiate libere nei Comuni e lungo le Strade dello zafferano.

A San Gavino Monreale l’appuntamento è per il 6 novembre, a Turri per il 13 e a Villanovafranca per il 20.

San Gavino Monreale, uno dei paesi con la maggiore produzione di zafferano, è conosciuto anche per essere il paese dei murales. Si può quindi visitare liberamente facendosi condurre dalle immagini dipinte sulle facciate delle case. In occasione dell’evento, si potrà anche salire a bordo di una mongolfiera per ammirare il paese e il territorio dall’alto.

Il piccolo paese di Turri, invece, è popolato da poco più di 400 abitanti. Il suo delizioso centro storico è fatto di tipiche case a corte, circondate da alti muri, con davanti ampi cortili e alle spalle piccoli orti familiari. Solitamente si affacciano sulle vie con grandi portali, alcuni risalenti all’Ottocento. Perdersi tra i vicoli ammirando le antiche case e la seicentesca Chiesa di San Sebastiano è sicuramente come un balzo indietro nel tempo.

Infine, Villanovafranca, un paese leggermente in collina, famoso anch’esso per lo zafferano. Molti turisti lo conoscono perché nel suo territorio sono stati ritrovati importanti resti di nuraghi, tra cui l’unico altare intatto della prima Età del Ferro ritrovato nel nuraghe Su Mulinu. Il paese ospita infatti il Museo archeologico Su Mulinu.

Laboratori del gusto e del sapere, visite ai campi di zafferano e a suggestive case antiche aperte al pubblico in via del tutto eccezionale completano le attività.

Il treno dello zafferano

In occasione degli eventi lungo le Strade dello zafferano della Sardegna partirà anche un treno storico speciale. Il treno partirà da Cagliari alle 9.05 e arriverà a San Gavino, in occasione della sagra dello zafferano che si tiene il 6 novembre. Il viaggio sarà a bordo di un affascinante treno storico con locomotiva diesel e carrozze degli Anni ’30 “Terrazzini”. Il loro nome è dovuto al fatto di essere caratterizzate da due terrazzini, uno aperto in testa e un altro chiuso in coda al vagone.

Queste carrozze, che un tempo erano di Prima e Terza classe, venivano utilizzate per servizi locali. L’arredamento interno è costituito da sedili di legno nella Terza classe, mentre erano ricoperti in velluto rosso nella Prima.

Giunti a San Gavino, i viaggiatori visiteranno gli stand gastronomici dove potranno gustare piatti a base di zafferano e altri prodotti tipici di San Gavino Monreale.

Per chi viaggia a bordo di questo treno, nel pomeriggio viene organizzata una visita guidata al Museo delle due fonderie situato all’interno degli ex magazzini ferroviari, un tempo snodo per la materia prima che, dalla miniera di Montevecchio, era portata allo stabilimento industriale di San Gavino Monreale per la lavorazione.

Il treno riparte alle 18.15 con arrivo previsto alla stazione di Cagliari alle 19.37.

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Finalmente si potrà ‘visitare’ l’itinerario sommerso di un famoso relitto

Giugno 2023: una data da segnare sul calendario per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia. Sarà questo, infatti, il mese in cui sarà possibile visitare l’itinerario sommerso di uno tra i relitti più famosi.

Si tratta del “Relitto del Lombardo“, il piroscafo che, insieme al Piemonte, scortò Garibaldi e i Mille nella celebre spedizione per l’Unità d’Italia, naufragato dopo qualche anno al largo delle Isole Tremiti, in Puglia.

L’annuncio è arrivato durante la XXIV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico con le parole di Barbara Davidde, Soprintendente Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo nel corso della 2ª Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo.

La Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo del MiC – ha raccontato – sta portando avanti il percorso di realizzazione del progetto Amphitrite volto a creare itinerari subacquei all’interno di cinque Aree Marine Protette italiane: quella delle Isole Tremiti in Puglia, le Cinque Terre e Portofino in Liguria, Baia in Campania, Crotone in Calabria, Capo Testa, Punta Falcone in Sardegna. Alcuni di questi itinerari saranno dotati di una rete di nodi sensori che, grazie all’internet underwater things, permetterà la visita dei siti con dei tablet che hanno al loro interno la realtà aumentata e la ricostruzione di come doveva essere in antico il sito sommerso. Questo tipo di visita esiste già nel Parco di Baia e sarà realizzato nelle Isole Tremiti sicuramente sul relitto del Lombardo e forse anche sul Relitto delle Tre Senghe per il quale stiamo terminando gli studi propedeutici”.

Il Lombardo, uno dei piroscafi dei Mille

La storia del Lombardo, il cui itinerario sarà presto visitabile grazie alla realtà aumentata, ha inizio nel 1841, costruito a Venezia e immatricolato a Livorno. Fu poi acquistato dalla compagnia Rubattino nel 1864 e utilizzato, durante il Regno di Sardegna, per il trasporto delle truppe nel corso della Guerra di Crimea.

La notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, al porto di Genova, alcuni garibaldini guidati da Nino Bixio si impadronirono del piroscafo (e anche del Piemonte) per dare il via alla storica “Spedizione dei Mille“. Arrivati a Marsala, l’11 maggio 1860, il Lombardo si arenò e venne colpito dai colpi di cannone delle truppe borboniche: semiaffondato, fu poi recuperato dal Porto di Marsala nel luglio dello stesso anno e traghettato fino all’Arsenale di Palermo per essere rimesso a nuovo e iscritto alla marina dittatoriale siciliana.

In ottobre, Garibaldi decretò che sia il Lombardo che il Piemonte dovessero essere preservati come memoria della spedizione per l’Unità d’Italia ma ciò non avvenne: il Lombardo, infatti, entrò a far parte della Regia Marina dove trovò la sua fine, la notte tra il 12 e il 13 marzo 1864, naufragando nelle vicinanze dell’Isola di San Domino mentre trasportava alcuni detenuti alle Isole Tremiti.

Il relitto oggi, una nuova vita

Nelle acque nei pressi dell’isola il piroscafo è rimasto, solitario, per quasi mezzo secolo fino a quando, nel 2005, le operazioni della Soprintendenza ai Beni Archeologici e del gruppo di sommozzatori dei Carabinieri lo hanno riportato alla luce.

Anni prima, inoltre, lo storico Pietro Faggioli ne aveva individuato l’area del naufragio: tra Punta del Vapore e Cala degli Inglesi. Ora non resta che attendere il fondamentale contributo dell’internet underwater things per conoscere sempre meglio uno dei monumenti della storia italiana.

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A spasso per Bruges: gli itinerari più belli da fare a piedi

È una delle città più romantiche d’Europa. I suoi scorci sono pura magia. Motivo per cui ogni anno sono tantissimi coloro che visitano Bruges, che amano passeggiare tra i vicoli acciottolati, nei parchi che sembrano dipinti, navigare lungo i canali e scattare tantissime foto davanti agli angolini più pittoreschi della città.

Esplorare Bruges a piedi è il modo migliore per scoprirne tuti i segreti, in modo rilassante. A Bruges, musei, chiese e parchi distano tra loro solamente una manciata di passi.

Accanto al piacere di una passeggiata senza meta, c’è anche quello di lasciarsi ispirare da chi quei luoghi li conosce bene, per questo l’ente del turismo di Bruges ha pubblicato una guida con quattro facili itinerari da fare a piedi. Si cammina non più di 4 o 5 chilometri e, a seconda dei gusti, collegano le attrazioni più iconiche della città ma anche i luoghi meno noti.

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Fonte: Visit Bruges © Jan D’Hondt

Groenerei, uno degli scorci più pittoreschi a Bruges

I luoghi iconici di Bruges

Si spazia dal più classico ‘I luoghi da non perdere: straordinario patrimonio dell’umanità’ al ‘Lusso e splendore: l’opulenza borgognona’. Per chi è in cerca di un ritmo più slow e di atmosfere romantiche, l’itinerario migliore si chiama ‘Un po’ di relax: silenziosa nostalgia’, mentre per i più curiosi c’è il tour ‘Sorprendente modernità: highlight contemporanei’.

Il fil rouge che i quattro itinerari hanno in comune è lo stupore che comunque suscitano nel visitatore, qualunque tour decida di percorrere (si possono fare anche tutti, volendo) ecco perché il titolo della guida, anche in versione italiana, è “Oooh! Bruges!”.

Uno degli scorci più suggestivi e noti di Bruges è il Quay del Rosario (Rozenhoedkaai). Qui bisogna fare la fila per posizionarsi nel punto giusto e scattarsi un selfie perché è sempre pieno zeppo di turisti. Bellissimo di giorno, specie nelle giornate di sole, ma anche di sera, quando le calde luci dei lampioni illuminano tutto il centro storico di Bruges e trasportando il visitatore nel Medioevo.

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Fonte: isit Bruges © Jan D’Hondt

Il Beghinaggio a Bruges

Tra i luoghi più romantici di Bruges c’è anche il Ponte dell’amore, un ponticello di pietra nascosto tra le case, dietro il Castello di Gruuthuse, l’edificio più imponente della città. Dal ponte si può ammirare quella che gli abitanti considerano la finestra più piccola di tutta Bruges, una bifora sul retro del Gruuthuse che da qualche anno ospita il museo cittadino.

Molto pittoreschi sono anche il Markt, la piazza del mercato, la più popolare di Bruges, il Belfort (o Beffroi), la torre alta 83 metri sulla quale si può anche salire, se si ha la forza di scalare i 366 gradini, per ammirare il panorama della città dall’alto, e il Beghinaggio, Patrimonio dell’Unesco come tutto il reso del centro di Bruges. Del resto, a vederla, sembra proprio uscita da un libro di fiabe.

Fonte: 123rf

Il Quay del Rosario a Bruges

Tra le attrazioni menzionate non poteva mancare il Sint-Janshospitaal, l’antico Ospedale di San Giovanni, oggi museo dedicato a Hans Memling. Il museo in questa stagione rientra più che mai tra ‘I luoghi da non perdere’; qui dal 28 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023 va in scena la mostra Face to face with death, dedicata a Hugo van der Goes (1430-40 – 1482), che insieme a Jan van Eyck e Hans Memling fu uno dei più grandi Primitivi Fiamminghi.

Natale a Bruges

Chi decide di visitare Bruges durante le festività natalizie, poi, resterà letteralmente ammaliato dalla magia che questa città è in grado di regalare.

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Fonte: Visit Bruges © Jan D’Hondt

Inverno a Bruges

A partire dal 25 novembre si inaugura la nuova edizione di Winterglow, il percorso di installazioni luminose distribuite in vari angoli della città medievale.

Le otto attrazioni, insieme alla pista di pattinaggio sul Minnewater (il Lago dell’amore) e il winter bar, sono decisamente tra le tappe imprescindibili.

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Fonte: Visit Bruges © Jan D’Hondt

La piazza Jan van Eyck a Bruges
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La Palermo dei Florio: tour dei luoghi imperdibili

Da quando sono usciti i libri di Stefania Auci, “L’inverno dei leoni” e “I leoni di Sicilia”, che raccontano la saga della Famiglia Florio e che hanno ottenuto un enorme successo, a Palermo, dove i principali membri della famiglia hanno vissuto per generazioni, sono nati dei veri e propri tour sui luoghi dei Florio.

I Florio furono, tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento, tra le famiglie più ricche non soltanto della Sicilia, ma d’Italia. Protagonisti del periodo della Belle époque, le ville e i luoghi dove hanno vissuto e lavorato sono ancora oggi edifici di grande interesse storico-artistico. I loro affari spaziavano dalla vendita di spezie alle tonnare, dalla navigazione alla produzione di vino, ma furono anche grandi mecenati del tempo, contribuendo alla realizzazione di alcuni dei luoghi che ancora oggi fanno grande questa città.

Se avete letto i romanzi della Auci saprete di cosa stiamo parlando. Sono comunque fatti storici che chiunque può guardare online senza aver letto i libri, tanto più che a breve su Disney + uscirà la fiction Tv che vedrà protagonista Miriam Leone nel ruolo di Giulia Portalupi, moglie di Vincenzo Florio, interpretato da Michele Riondino. Se vi siete appassionati alla saga dei Florio, vi portiamo in un tour virtuale tra i luoghi che ancora oggi sono visitabili a Palermo e dintorni, alcuni ormai inglobati nel tessuto urbano, altri ancora lì dov’erano un tempo.

Via dei Materassai

Qui è dove tutto è cominciato. Vincenzo Florio arrivò a Palermo da Bagnara Calabra a inizio Ottocento insieme alla moglie Giulia Portalupi e al fratello Paolo con il quale aprì una drogheria che presto ebbe grande successo, tanto da riuscire a fondare anche le Cantine Florio per la produzione del Marsala, le tonnare a Favignana per la pesca e l’inscatolamento del tonno e le Fonderie Oretea grazie alle quali costruirono le prime navi della nuova compagnia di navigazione. L’Officina Florio si trova ancora oggi in via dei Materassai, a due passi dal centro storico di Palermo. Non vende più spezie e aromi, ma è un negozio di motociclette. A tre minuti a piedi da qui si trova la Chiesa di San Domenico, considerata il pantheon dei siciliani illustri. Non manca una lapide dedicata a Vincenzo Florio, capostipite della dinastia.

L’Olivuzza

Bisogna camminare per una mezz’oretta per giungere al Villino Florio all’Olivuzza che si trova in viale Regina Margherita, nei pressi della Zisa – che prende il nome dal castello -, un edificio che non passa di certo inosservato. Un tempo tutt’intorno c’era solo vegetazione e l’Olivuzza era l’abitazione principale dei Florio dove venivano organizzate le più fastose feste palermitane dell’epoca. Oggi è immerso tra i caseggiati.

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Fonte: 123rf

Il Villino Florio all’Olivuzza, Palermo

Commissionato dai Florio all’architetto Ernesto Basile fu realizzato tra il 1899 e il 1902. Voluto da Ignazio Florio, figlio di Vincenzo, è l’esempio concreto di ciò che il celebre architetto intendeva per “progettazione integrale” ovvero un insieme di elementi medievali, barocchi, moderni e nordici, con motivi floreali, torrette che ricordano i castelli francesi, colonnine romaniche e bugnati rinascimentali. È uno dei capolavori dell’Art Nouveau. Oggi è di proprietà della Regione Sicilia.

La Palazzina dei Quattro Pizzi

Più avanti negli anni la famiglia fece costruire all’architetto Carlo Giachery un altro edificio, la Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella, vicino al mare e alla Tonnara Florio. In stile neogotico, è ancora oggi ben riconoscibile pere le quattro torrette che ricordano una chiesa più che una casa. Divenne la dimora privata di Vincenzo Florio e della famiglia.

All’epoca ospitò persino i sovrani Borbone e lo zar Nicola I di Russia. La zarina, in particolare, si appassionò della costruzione tanto da acquistare i progetti originali dall’architetto e farsi costruire un edificio simile a Peterhof, la residenza estiva in Russia. Apparteneva ai discendenti della famiglia Florio fino a pochi anni fa.

Villa Igiea

A un quarto d’ora a piedi dall’Arenella, ma sempre sul lungomare nella borgata dell’Acquasanta, sorge la meravigliosa Villa Igiea, voluta da Ignazio Florio per aprire un sanatorio di lusso per malati di tubercolosi. Il palazzo era di proprietà dell’ammiraglio inglese Sir William Domville dal quale Ignazio la acquistò. Era così bello che Franca Florio, la moglie, decise di farne un resort termale e di andarci a vivere affidando i lavori ancora una volta al Basile.

La scelta del nome della villa, Igiea, viene dalla ninfa greca Hygìeia, dea dell’igiene e protettrice della salute. Dall’esterno sembra un castello, con tanto di torri merlate, ma tutto sommato piuttosto sobrio. Immerso in una enorme parco, doveva servire come luogo di degenza per i malati ma anche per le lunghe passeggiate degli ospiti. È una volta entrati che stupisce per i ricchi decori. Il Salone degli specchi in stile Liberty è un tripudio di figure e di colori, i cosiddetti “floralia”.

Qui si tenevano feste meravigliose e memorabili a cui partecipava tutto il bel mondo e l’aristocrazia dell’epoca. Oggi che Villa Igiea è un hotel di lusso del gruppo Rocco Forte ha mantenuto intatti la maggior parte degli affreschi ed è forse il più bell’albergo della città se non addirittura della Sicilia. Ospita star di Hollywood e molte celebrity. Di recente ci ha trascorso una vacanza con gli amici anche la influencer numero uno al mondo, Chiara Ferragni.

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Fonte: Rocco Forte Hotels

La sontuosa Villa Igiea, oggi hotel di lusso
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Riapre il relitto più famoso del Mondo, in un tour unico ed esclusivo

A circa 3800 metri sotto il livello del mare, ormai da oltre 100 anni, giace la “nave” più famosa di tutti tempi, il Titanic. Il transatlantico britannico che, durante il suo viaggio inaugurale, a causa del forte impatto subito contro un iceberg nella notte tra il 14 e il 15 Aprile del 1912, affondò nell’oceano, sprofondando nell’oscurità dell’acqua. Un evento catastrofico che si portò via più di 1500 dei suoi passeggeri in solo due ore e 40 minuti e che, proprio per la portata del fatto, ha interessato e continua tutt’oggi a interessare moltissime persone.

Su questo evento, infatti, sono stati girati innumerevoli documentari, oltre al celebre film diretto dal regista James Cameron e uscito nella sale di tutto il mondo nel corso del 1998 e che hanno portato alla luce dettagli storici e immagini reali del relitto addormentato sul fondale marino, alimentando la curiosità di molti e l’interesse verso questo gigante e la sua tragica fine.

La spedizione

Una storia che solo in pochi hanno potuto “rivivere” da vicino, immergendosi con appositi macchinari e strumenti ad hoc, per osservare ciò che resta del Titanic e che non è ancora stato consumato dall’acqua del mare e da chi la abita. E che, grazie alla volontà di una società americana, l’OceanGate Expeditions, potrà essere vissuta nuovamente nel corso del 2023, dall’11 al 19 maggio, da un gruppo limitato di sub che partiranno dal porto di  St. John’s Newfoundland in Canada, per un’immersione unica nel suo genere alla scoperta di ciò che resta del relitto più famoso al Mondo.

La spedizione offrirà la possibilità ai turisti partecipanti di accompagnare i ricercatori, vivendo attivamente l’esperienza della raccolta dei dati e delle diverse informazioni riguardo lo stato di deterioramento attuale del Titanic, lavorando a fianco di persone competenti e degli studiosi a bordo che seguono il progetto. Un “tour” e una discesa negli abissi di circa due ore, che darà anche la possibilità di entrare a pieno nella spedizione stessa, aiutando il pilota con le varie comunicazioni e la localizzazione della nave, oltre che a poter prendere appunti per l’equipe scientifica al lavoro. E provando tutte le esperienze che si vivono durante un viaggio di ricerca di questo tipo, entrando a pieno nella storia del Titanic e di tutto ciò che ha saputo alimentare negli anni seguenti al suo naufragio.

Una possibilità e un’esperienza non adatta a tutti, quindi, e non solo per la particolarità e la difficoltà del viaggio in sé, ma anche per il costo dello stesso. Un biglietto per “salire” sul Titanic, infatti, costa circa 250 mila dollari. Certo, la possibilità di osservare da vicino ciò che il tempo lentamente si sta portando via, è una di quelle cose che tutti vorremmo vivere, anche solo per ricordare meglio un passato destinato a restare solo nella memoria. Ma questo desiderio deve necessariamente fare i conti con questi aspetti della spedizione, che la rendono di fatto, una fantastica opportunità per pochi. Un numero limitato di fortunati sognatori, che potranno vedere realizzato il loro desiderio di entrare anche solo per un attimo (e forse per l’ultima volta) nella storia del Titanic.

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Lungo la Strada del Vino dei Colli Euganei, le tappe imperdibili

I vigneti che corrono lungo tutta la Strada del Vino dei Colli Euganei sono solo il fil rouge che accomuna un territorio fatto di bellezze naturalistiche, ma anche di borghi, località termali e beni culturali unici in Italia.

Questa zona, che comprende i cento colli che si elevano improvvisi dalla terra piatta, è il frutto di eruzioni vulcaniche avvenute milioni di anni fa si trova nel centro della Regione Veneto, in provincia di Padova. Un territorio tutto da scoprire. Vi spieghiamo perché andarci si rivelerà una vera e propria scoperta.

Cantine e vigneti

I Colli Euganei, dall’inconfondibile forma a piramide, sono vocati alla vite da quando i Paleoveneti della civiltà “atestina”, tra il X e il V sec. a.C., vi introdussero per primi questa coltivazione. Qui, produrre vino è da sempre un’arte, favorita dalla morfologia delle vigne e dal clima particolarmente propizio. Ci troviamo nei monti più a Sud del Veneto, dove le vigne crescono accanto ai fichi d’India e, grazie al benefico influsso del mare e al terreno vulcanico, regalano vini caratterizzati da note mediterranee e minerali di grande carattere.

Il paesaggio che si sviluppa tutt’intorno è un susseguirsi di borghi e castelli medievali, di ville rinascimentali e dimore patrizie, di chiese, di monasteri ed eremi tuttora abitati da benedettini e camaldolesi, molto amati da personaggi illustri come il Petrarca, Goethe, il Foscolo e persino Lord Byron e Percy Bysshe Shelley. Un piccolo scrigno di tesori racchiusi all’interno di un’isola naturalistica protetta dal Parco Regionale dei Colli Euganei.

Le località termali

Ai piedi dei colli, le Terme Euganee sono la più grande zona termale d’Europa, luogo di benessere, famoso per la fangoterapia. Da millenni, in questo territorio affiorano dalle profondità della terra le acque termali, che hanno dato alle Terme Euganee una fama a livello internazionale. Tra le località più celebri c’è Montegrotto Terme. I primi documenti attestano che lo sfruttamento dell’acqua termale qui è iniziata nell’Età del ferro, ma fu con l’arrivo dei Romani nel 49 a.C. che vennero realizzate le prime vere terme. Della loro presenza ne è testimonianza ancora oggi la Villa romana di via Neroniana.

Montegrotto Terme

Fonte: iStock – Ph: Photographer

Montegrotto Terme

Non è da meno Abano, dove le antiche terme occuparono una vasta area sul versante orientale dei Colli Euganei e raggiunsero il massimo splendore in età imperiale. Secondo alcune fonti, l’origine del nome della città deriva proprio da “Aponus”, il dio delle acque termali. Queste località termali sono votate da sempre al turismo, legato agli stabilimenti e alle acque clorurato-sodiche bromo iodurate litiose, radioattive, termali che sgorgano a 87°C, conosciute fin dall’antichità.

Ma di località ternali ce ne sono molte altre, più piccole e meno note, ma che offrono un’eccellente ospitalità, come Galzignano che divenne molto celebre in epoca rinascimentale, quando molte famiglie nobili decisero di costruirvi le loro splendide ville.

Ville e castelli

Tanti i palazzi che puntellano i colli e che meritano una visita. Tra i più spettacolari c’è sicuramente il Castello del Catajo a Battaglia Terme, considerato la Reggia dei Colli Euganei. Questo particolarissimo palazzo che sembra uscito da un libro di fiabe ha una storia incredibile che parte dalla famiglia Obizzi che nel Cinquecento ha deciso di dare vita a un meraviglioso luogo di delizia. Si tratta di un palazzo dalle enormi dimensioni, circondato da 40 ettari di parco al cui interno ci sono ben 350 stanze.

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Fonte: @Strada del Vino dei Colli Euganei

Il Castello del Catajo

Le pareti delle stanze sono ricche di immagini di crociate, di battaglie terrestri e navali, di matrimoni e di tragici assassini, frutto dell’opera di Giovanni Battista Zelotti, discepolo di Paolo Veronese e stimato esponente della pittura veneta rinascimentale. I suoi affreschi, ingentiliti da allegorie e festoni con putti e fiori, sono anche splendidi esempi della pittura d’illusione, con paesaggi ed elementi architettonici a trompe-l’oeil.

Con l’estinzione degli Obizzi, nel 1803, il castello divenne proprietà della famiglia Asburgo Este che lo resero una reggia internazionale adatta a ospitare i sovrani di mezza Europa. Tuttavia, nel XIX secolo il castello venne lentamente abbandonato finché non venne recuperato due secoli dopo e restaurato rendendolo il gioiello che è oggi. Ospita matrimoni ed eventi privati.

Un altro palazzo imperdibile è Villa dei Vescovi, un bene del FAI, che si trova a Torreglia. Costruita a metà del ‘500 come dimora di campagna per il Vescovo di Padova Francesco Pisani, con la collaborazione di Giulio Romano – lo stesso di Palazzo Te a Mantova – rappresenta il primo modello di residenza rinascimentale del Veneto come luogo d’ozio. Lo stesso Romano commissionò gli splendidi affreschi interni a un pittore fiammingo che scelse di rappresentare ciclo decorativo sul rapporto che l’edificio ha con la natura che lo circonda.

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Fonte: @Mauro Ranzani – FAI (Fondo Ambiente Italiano)

Villa dei Vescovi, uno dei Beni del FAI nel Veneto

Nel corso degli anni, varie modifiche sono state apportate alla villa, in base al gusto del tempo e agli stili artistici. Sono stati aggiunti, per esempio, la grotta di Nettuno e i giochi d’acqua. Nel 1962, la villa venne venduta alla famiglia Olcese – che ancora oggi occupa parte della proprietà – che la donò al Fondo Ambiente Italiano che la riportò al massimo dello splendore. Da poco è stata anche aperta un’enoteca tra le mura della villa dove degustare i prodotti e i vini del territorio. Inoltre, ci sono due appartamenti che possono essere affittati per vivere un’esperienza davvero memorabile.

Un’altra villa imperdibile è quella privata del Parco Frassanelle a Rovolon, la cui visita guidata viene fatta direttamente dalla proprietaria, la contessa Francesca Papafava dei Carraresi, la cui famiglia possiede la proprietà fin dal XIII secolo. nata come casino di caccia, fu completamente trasformata nel 1800 fino ad assumere l’aspetto odierno di edificio neoclassico severo a pianta quadrata.

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Fonte: @Strada del Vino dei Colli Euganei

Il Parco Frassanelle e la villa

Appena fuori dalla villa si trovano due chiesette speculari: una è ancora oggi consacrata e dedicata a S. Marina, l’altra, invece, è la casa dove abitava il capo giardiniere con la famiglia. Durante la Seconda guerra mondiale, ospitò Novello e Bianca Papafava e i loro quattro figli più grandi mentre la villa era stata requisita dal comando tedesco che più tardi fu sostituito da quello inglese.

Se per visitare la villa è necessaria la prenotazione, aperto a tutti è invece il parco, dove passeggiare tra ampi prati e fitti boschi seguendo i vari itinerari come la Strada nella Roccia, tracciata sul fianco del colle centrale, la Strada della Biscia o la Strada della Villa. Alla fine dell’800 venne costruita anche una grotta artificiale con tanto di laghetto sotterraneo, stalattiti e stalagmiti, finte faglie e rotture della roccia e un percorso ad anello che si insinua sottoterra,
un divertissement che ancora oggi è un’attrazione imperdibile per le famiglie.

Nel parco vengono organizzati numerosi eventi durante i weekend, dalle feste contadine alle iniziative per Halloween, Natale ecc. Inoltre, è possibile soggiornare nelle camere della villa, specie per chi decide di organizzare il proprio ricevimento di nozze, ma soprattutto in tre villini all’interno del parco. Una ha anche la piscina privata.

I borghi dei Colli Euganei

I Colli Euganei sono puntellati di piccoli borghi e di deliziose cittadine. Tra le più pittoresche da visitare c’è sicuramente Este, la città fortificata. I circa quattro secoli di dominio veneziano sono ancora oggi visibili nei resti del perimetro che racchiudeva il borgo, i bei palazzi della centralissima piazza Maggiore (tra cui il Palazzo del Municipio) e le belle ville. Tra queste, villa Kunkler, che ospitò Byron e Shelley, villa Cornaro-Benvenuti, villa Contarini degli Scrigni (detta ‘Vigna Contarena’) e villa Zenobio-Albrizzi.

Fra i numerosi edifici religiosi ricordiamo il Duomo di Santa Tecla, che conserva il corpo incorrotto della beata Beatrice d’Este e la grandiosa pala del Tiepolo raffigurante Santa Tecla che intercede per liberare la città dalla peste. Este è famosa in tutto il mondo per la produzione delle ceramiche, la cui manifattura è continuata pressoché ininterrottamente dalla preistoria a oggi. La fabbrica, lo showroom e anche l’outlet sono aperti al pubblico.

Altra cittadina da vedere è sicuramente Arquà Petrarca, uno dei borghi più belli d’Italia, che mantiene ancora oggi gran parte dell’aspetto trecentesco. Fu abitato, negli ultimi anni della sua vita, dal poeta Francesco Petrarca ed è qui che è sepolto e si trova la casa-museo che si può visitare.

Ad Arquà sono diversi gli edifici storici da visitare, dalla chiesa di Santa Maria dell’Assunta che risale all’anno Mille all’Oratorio del 1100, dalla Loggia dei Vicari del 1200 al seicentesco giardino di Valsadnzibio, considerato uno dei più belli d’Italia.

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Fonte: iStock

Arquà Petrarca, il borgo del grande poeta

Infine, girando tra i colli, l’occhio non può non soffermarsi sulla fortezza in cima al Colle della Rocca di Monselice dove si erge il Mastio Federiciano, un’imponete fortificazione medievale voluta dall’Imperatore Federico II di Svevia, raggiungibile tramite un sentiero. Era considerata una fortezza inespugnabile.

Il mastio è ancora oggi protetto da fortificazioni le cui parti più antiche risalgono al VI secolo, sviluppate su ben cinque cerchie murarie. tutt’intorno si sviluppa un percorso naturalistico archeologico.

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Fonte: 123rf

Sulla Rocca di Monselice

Escursioni sui Colli Euganei

Il Parco Regionale dei Colli Euganei è frequentato in tutte le stagioni da moltissimi escursionisti e ciclisti. Oltre ai percorsi di viabilità ordinaria per il ciclismo su strada e ai sentieri che più si prestano alla mountain bike, l’Anello dei Colli Euganei è sicuramente l’itinerario più gettonato. Lungo poco più di 60 chilometri, parte da Monselice per arrivare a Lozzo Atestino, famoso per il bellissimo Castello di Valbona. Scavalla colline di origine vulcanica, costeggia limpidi corsi d’acqua e attraversa incantevoli borghi storici, ammirando il susseguirsi di ville venete, chiese, aree archeologiche, musei, palazzi storici, castelli e torri medievali.

L’area del parco è attraversata anche da una fitta rete di sentieri percorribili a piedi. Se ne contano circa una trentina. Tra i più importanti, l’Alta Via e il sentiero del Monte Venda, il più alto dei Colli Euganei, 601,3 metri, ma ci sono anche itinerari tematici, come la Via degli Eremi, Ruderi e Castelli, il Sentiero Tematico Botanico e il Sentiero Tematico di Archeologia Industriale.

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Fonte: 123rf

Il paesaggio e i vigneti dei Colli Euganei
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Giornata Europea dei Parchi Letterari: gli imperdibili

Giunge all’ottava edizione la Giornata Europea dei Parchi Letterari, l’appuntamento autunnale che unisce idealmente numerosi luoghi di identità culturale e naturalistica, fonti di ispirazione per poeti, scrittori e artisti. L’evento avrà luogo domenica 23 ottobre con letture, incontri, percorsi naturalistici e letterari, articoli, case museo, mostre, persone, luoghi e ricette che hanno ispirato alcune tra le più belle pagine della letteratura.

Un lungo e affascinante percorso che si pone come obiettivo quello di offrire al lettore “una chiave di lettura che stimoli la visita di luoghi altrimenti considerati solo per il loro panorama: un viaggio reso reale e attuale dall’incontro con personaggi viventi che introducono a un racconto inseparabile dalla località che li ospita”, spiega il presidente dell’associazione Stanislao de Marsanich. Ecco quali sono le tappe imperdibili.

Da Virgilio a Deledda, un viaggio nella letteratura

Nel duecentesimo anno dell’Amministrazione forestale italiana e nel centenario della prima “Legge sul Paesaggio” promossa da Benedetto Croce, anche in questa edizione il lungo viaggio inizierà celebrando la natura di “Georgiche e Bucoliche” presenti nel paesaggio di Borgo Virgilio, nel cui territorio si trova Pietole, l’antica Andes dove nacque il celebre poeta nel 70 a. C.

A Galtellì, in provincia di Nuoro, la kermesse chiuderà i festeggiamenti per i 150 anni di Grazia Deledda, nel Parco Letterario che porta il nome dell’unica donna italiana insignita del Nobel per la letteratura. Vi si può ‘leggere’ il territorio attraverso gli occhi della scrittrice lungo un percorso fatto di ricordi e fantasia, ritrovando intatti i luoghi in cui è ambientato il suo famoso romanzo “Canne al vento”.

Parchi Letterari: le altre tappe imperdibili

Il campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, è oggi il centro del Parco Letterario Ernst Bernhard, immerso in un territorio unico per memorie storiche, tradizioni e ricchezze ambientalistiche. A Recanati, si sale, invece, sul Monte Tabor per ammirare con gli occhi di Giacomo Leopardi la riviera del Conero e i colli dell’Infinito oltre la siepe di ligustro, mentre il Parco Letterario Francesco Petrarca e dei Colli Euganei e la Cooperativa di guide naturalistico-ambientali “A perdifiato” invitano a una escursione letteraria nel cuore di Torreglia.

A Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, si passeggia accompagnati dai versi di Andrea Zanzotto. Nino Chiovini e Giuseppe Dessì sveleranno, invece, “La maestà dei monti e la solennità degli alberi” dal Parco Nazionale della Val Grande (Verbania) e da Villacidro in Sardegna.

A Ostia si celebra la Giornata Europea dei Parchi Letterari nel sito dove venne realizzato dallo scultore Mario Rosati un monumento a ricordo del tragico evento che spezzò la vita di Pier Paolo Pasolini, e si scoprirà che cultura e ambiente insieme sono fondamentali nel lavoro di recupero e sviluppo di un territorio.

Anche il Parco Letterario “Gabriele d’Annunzio” di Anversa degli Abruzzi aderisce all’evento, mentre nei borghi di Raiano e Montenerodomo si parlerà di Benedetto Croce, padre delle prima legge italiana sulla tutela del paesaggio. Nel Parco Letterario Eugenio Montale e delle Cinque Terre, i visitatori impareranno a conoscere e conservare la biodiversità e i valori del paesaggio naturale e culturale. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nell’Appennino tosco-romagnolo, si viaggerà con le fate, gli orchi, le principesse, i soldati e i santi di Emma Perodi.

E ancora, si ripercorreranno “Gli angoli magici, i luoghi dell’ispirazione di grandi autori e poeti” ospitati nel Parco di Monza dalla Regina Margherita e nel Giardino di Ninfa (il più bello del mondo secondo il New York Times) da Marguerite Chapin Caetani. Infine, una Basilicata meravigliosa anche in autunno inoltrato si svelerà ai visitatori con Federico II a Melfi, Isabella Morra a Valsinni, Albino Pierro a Tursi, Francesco Mario Pagano a Brienza, Francesco Lomonaco a Montalbano Jonico e Carlo Levi ad Aliano.

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In camper per ammirare il foliage italiano: gli itinerari

L‘autunno, con i suoi colori caldi e spesso temperature piacevoli, è una delle stagioni più amate dell’anno. Del resto, in questo periodo di può ammirare il famigerato foliage che regala una sorta di festa cromatica grazie alla tonalità delle foglie che dagli alberi cadono in terra.

Un fascino a dir poco unico e che si assapora al meglio con un viaggio on the road a bordo di un camper. Per questo motivo, la piattaforma europea di camper sharing, Yescapa, ha deciso di proporre le migliori destinazioni italiane per partire per un’avventura autunnale a bordo di un camper. Scopriamo insieme gli itinerari selezionati.

Langhe a bordo di un camper, tra tartufo, vino e panorami mozzafiato

Regione straordinaria durante tutto l’anno, ma certamente dal fascino irresistibile in autunno, è il Piemonte e in particolare le Langhe. L’itinerario suggerito parte da Alba, in provincia di Cuneo, dove le colline che abbracciano il borgo sono punteggiate da magnifiche distese di alberi ambrati e dorati.

Fino al 4 dicembre da queste parti c’è la celebre Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba, un appuntamento ricco di eventi enogastronomici che vedono come protagonista indiscusso il tartufo, ma anche diverse rievocazioni folkloristiche come il Palio degli Asini, l’investitura del Podestà e Il Baccanale del tartufo.

A pochi chilometri da qui da non perdere è La Morra, una delle città più alte della Bassa Langa, un meraviglioso belvedere che è tra i più panoramici di tutto il territorio. L’ideale è arrivare verso il momento del tramonto o poco prima per godersi appieno lo spettacolo del foliage, per poi proseguire la giornata in uno dei tanti locali dove fare una degustazione di vini e prodotti tipici.

Le ultime due tappe a bordo camper sono Monforte e Barolo. Due borghi indiscutibilmente meravigliosi, ma senza ombra di dubbio a entrare nel cuore del viaggiatore è il percorso per arrivarci: un reticolo di strade panoramiche immerse in distese di viti e noccioli a perdita d’occhio.

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Fonte: iStock

Paesaggio delle Langhe in autunno

Val di Non: qui il blu dei laghi incontra i colori dell’autunno

Un altro bellissimo itinerario autunnale da percorre in camper è quello che attraversa la Val di Non, in Trentino. Un percorso che fa scoprire laghi, sentieri e tappeti di foglie policromi. La prima tappa è l’affascinante Lago di Tovel, uno specchio d’acqua incastonato fra le Dolomiti di Brenta in cui si riflettono i colori degli alberi attorno.

Subito dopo direzione borgo di Casez, dove svetta un castello che domina gli edifici dell’antico abitato. Un luogo che non ha perso il suo fascino nonostante i pesanti rimaneggiamenti di fine Ottocento.

Poi ancora i Laghi di Coredo e Tavon, dai quali è possibile percorrere la Via dei Sogni fino a Coredo, e ultimo (ma non meno bello) il Lago Smeraldo: un paradiso per gli amanti del foliage che da qui potranno passeggiare lungo il Sentiero dell’Erica.

Val di Non autunno

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Lago di Tovel in autunno

Carso: tra colori e sorprese

Il terzo itinerario consigliato riguarda l‘altopiano carsico in Friuli-Venezia Giulia. Qui l’arrivo dell’autunno porta con sé un caleidoscopio di colori che vanno dal giallo al porpora e che trasformano il paesaggio in una landa infuocata.

Il punto di partenza suggerito è Basovizza, in provincia di Trieste, da dove poter iniziare a percorrere i sentieri fino alle pendici del Monte Cocusso, costellati dal sommaco, arbusto simbolo di questi luoghi dalle accese colorazioni in piena palette autunnale.

Si prosegue, poi, verso il paesino di Padriciano per addentrarsi nei boschi circostanti. Qui si possono prenotare gite a cavallo per godersi un’esperienza suggestiva, circondati da un incantevole scenario naturale. L’itinerario in camper si chiude lungo la costa sul percorso panoramico che unisce Santa Croce ad Aurisina, il Sentiero della Salvia, che regala magnifici belvedere sul Golfo di Trieste, mentre i contrasti cromatici delle foglie dorate e rosse col bianco delle rocce calcaree rendono il tutto quasi magico .

Inoltre, fino al 5 novembre il Carso triestino e goriziano ospita la manifestazione “Sapori del Carso” che propone eventi ed esperienze culinarie per promuovere i sapori della tradizione, i prodotti e i produttori locali.

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Vista autunnale dell’altopiano carsico

Abruzzo in camper per scoprire i castelli immersi nella natura

L’Abruzzo è una delle regioni italiane che più di altre conserva una natura incontaminata e un paesaggio che si sviluppa tra mare e montagna. L’itinerario, in questo caso, si inerpica sulle colline del chietino fino ad arrivare sulla costa, in un on the road a caccia dei castelli, natura e buon vino.

Si parte da Crecchio, sede dell’omonimo castello medievale nel centro storico del paese. Da qui, si può percorrere la Via dei Mulini: un sentiero di 10 chilometri fra i bellissimi vigneti abruzzesi.

Si prosegue poi verso il castello più fotografato d’Abruzzo: Roccascalegna, che si trova arroccato su una scenografica sporgenza rocciosa circondata da vegetazione che in questa stagione si dipinge di rosso e giallo. Virando verso il litorale si incontra, poi, il Castello di Monteodorisio e poco oltre la Riserva Naturale Regionale Bosco Don Venanzio: uno degli ultimi lembi di foresta planiziale della costa adriatica, perfetta per una passeggiata ottobrina.

Questa stagione, inoltre, da queste parti sinonimo di vendemmia. Per questo motivo, con lo scopo di festeggiare il vino nuovo molti produttori locali partecipano all’evento “Cantine Aperte”, accogliendo i visitatori e proponendo degustazioni dei loro prodotti.

Roccascalegna, autunno

Fonte: iStock – Ph: ROMAOSLO

Roccascalegna, Abruzzo

Irpinia: borghi, parchi e profumo di castagne

L’ultimo itinerario consigliato, ma non per bellezza e importanza, si sviluppa in Irpinia, in provincia di Avellino. Da queste parti il tempo sembra essersi fermato. Un lembo di terra italiana ricco di storia e bellezze naturali, composto da antichi borghi immersi nei boschi. Non è un caso, infatti, che sia nota anche come “la verde Irpinia”,  terra che in autunno diventa scenario di una vera e propria esplosione cromatica.

Il percorso in camper parte dal Parco Regionale del Pertenio, in particolare da Ospedaletto d’Alpinolo, da cui si può percorrere il Sentiero del Pellegrino per arrivare al Santuario di Montevergine. Lungo il cammino, di circa due ore, si può godere della maestosità del bosco e dei suoi bellissimi giochi di colore. Il viaggio, poi, continua verso Serino, borgo dalla storia ultramillenaria che si mescola con il mito di Sabatia.

Gli amanti del trekking potranno poi proseguire verso Santa Lucia di Serino alla volta del Monte Faggeto, un’escursione di un’ora e mezza che conduce attraverso le splendide faggete del Piano della Guardia. Ultima tappa è il delizioso borgo di Nusco, chiamato anche “Balcone dell’Irpinia”: dall’alto dei suoi 914 metri, regala ai visitatori una vista panoramica mozzafiato sul Massiccio del Vulture e sui monti dell’Appennino campano.

Insomma, il nostro Paese durante l’autunno è ancora più incantevole.

Irpinia autunno

Fonte: iStock

Irpinia in autunno