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Riapre al pubblico l’Area Sacra di Largo Argentina

Mai prima d’ora i turisti avevano avuto modo di ammirare da vicino i meravigliosi reperti archeologici che, nel corso del secolo passato, erano tornati alla luce presso l’Area Sacra di Largo Argentina. Oggi, però, viene inaugurato un nuovo percorso che consente di avere una visione d’insieme ancora più spettacolare degli antichi templi che si trovano nel centro storico di Roma, in un luogo ricco di grande fascino. Ecco le novità più importanti.

L’Area Sacra di Roma riapre i battenti

Una delle più belle testimonianze della Roma antica, seppur non particolarmente conosciuta, è l’Area Sacra situata presso Largo Argentina, nel cuore del centro storico. In questa piazza, durante alcuni lavori di ristrutturazione avvenuti nel corso degli anni ’20 del secolo passato, furono ritrovati i resti marmorei di un’enorme statua. Si decise così di proseguire con gli scavi, riportando alla luce reperti archeologici preziosissimi, risalenti all’età repubblicana. Quella che è una storia millenaria si è dunque riaffacciata dopo lungo tempo ben celata sotto terra.

Particolarmente suggestivi sono i resti di quattro templi, che dovevano essere il punto focale della grande piazza lastricata riemersa a Roma. Ebbene, ora sarà possibile vedere da vicino questi antichi edifici: grazie ai lavori condotti dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, resi possibili dalla generosa donazione di Bulgari, il 20 giugno apre un nuovo percorso inclusivo che ci permette di visitare le rovine dell’Area Sacra e ammirare i reperti archeologici a distanza ravvicinata, regalandoci un’esperienza davvero meravigliosa.

Finora, infatti, i turisti potevano soltanto gettare un’occhiata ai templi dall’alto del piano stradale, mentre adesso si potrà scendere sin dentro l’area archeologica e ritrovarsi ad un passo da questo frammento di storia così affascinante. “Uno dei luoghi più belli e preziosi di Roma è finalmente fruibile appieno da parte dei cittadini romani e dei turisti, i quali d’ora in avanti potranno vedere da vicino meravigliosi reperti archeologici di varie epoche della storia della nostra città” – ha affermato Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale.

Il nuovo percorso

Si tratta, dicevamo, di un percorso inclusivo: è stato infatti minuziosamente pensato per abolire qualsiasi tipo di barriera architettonica, rendendo il tour usufruibile da persone con necessità speciali. Vi è una piattaforma elevatrice che consente l’accesso a chi ha una mobilità ridotta, ma anche alle famiglie con passeggini. Lungo l’itinerario, non ci sono dislivelli e la passerella è completamente pianeggiante, così da rendere agevole il cammino. Diversi pannelli illustrativi, con testi in italiano e in inglese, raccontano la storia del sito e le trasformazioni che esso ha vissuto.

Due di questi pannelli sono tattili: presentano informazioni in italiano, inglese e braille, per offrire un’esperienza a tutto tondo anche alle persone ipovedenti e non vedenti. Tra le altre novità, poi, ci sono le due aree espositive situate nel portico della Torre del Papito, con una selezione di numerosi reperti ritrovati durante gli scavi degli anni ’20. Tra di essi, anche due teste di statue gigantesche appartenenti probabilmente ad antiche divinità e dei sarcofagi. Infine, una nuova illuminazione permette di avere una visuale migliore su questo preziosissimo patrimonio archeologico.

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Chianti in bicicletta, tra vigneti, castelli e borghi incantevoli

Se c’è una regione votata al cicloturismo, quella è la Toscana. In particolar modo la rinomata area collinare del Chianti, compresa tra Firenze, Siena e Arezzo, straordinariamente ricca dal punto di vista naturalistico, preziosa sotto il profilo storico-artistico e molto generosa a livello enogastronomico. Qui si pedala tra paesaggi talmente onirici che sembrano acquerelli, borghi medievali impreziositi da castelli e abbazie, profumati vigneti e boschi di querce, castagne lecci, fattorie e punti incredibilmente panoramici. Un viaggio a due ruote che resta nel cuore e nella mente.

Chianti, i percorsi in bicicletta nel cuore della Toscana

Il Chianti è il luogo ideale sia per le escursioni più semplici, adatte ai principianti o con i bambini, sia per quelle più impegnative, perfette per la preparazione atletica dei ciclisti. Questo grazie a una fitta rete di strade bianche che si possono attraversare tenendo una bassa velocità, così da gustarsi davvero ogni scorcio di madre natura e tutte le meraviglie create dall’ingegno umano nel corso dei secoli, che fanno capolino lungo i percorsi. Senza dimenticarsi di fare tappa nelle varie cantine o agriturismi, dove degustare i prodotti tipici della tradizione toscana e, ovviamente, uno dei vini più famosi d’Italia.

A questo punto, vi starete probabilmente chiedendo quale bicicletta è più adatta per dare inizio a quella che si rivelerà una esperienza magica. Assecondando la morfologia del territorio, il mezzo ideale è senza ombra di dubbio una mountain bike o una buona bici da trekking. In alternativa, anche una bici da corsa può andar bene. Non ci resta, quindi, che scoprire quali sorprese ci riserbano gli itinerari cicloturistici del Chianti: seguiteci.

Tour del Chianti Classico, tra paesaggi e borghi pittoreschi

Il giro del Chianti Classico è tra i preferiti dai cicloturisti di tutto il mondo. Il motivo è facilmente intuibile: questo itinerario, lungo 185 km, abbraccia borghi caratteristici, abbazie e castelli che dominano le colline sospendendo il tempo.
Si parte da Firenze, che regala gite fuori porta sorprendenti, e dai Colli Fiorentini, e si raggiunge il borgo di Tavarnelle Val di Pesa, graziosa cittadina incastonata tra la Val di Pesa e la Val d’Elsa, nel cuore del Chianti Classico, e circondata da graziosi borghi, come quello di San Donato in Poggio. Tra le attrazioni da segnalare, la Badia di Passignano, antico monastero noto anche per l’eccellente produzione vinicola, la Pieve di San Pietro a Bossolo, che ospita il Museo di Arte Sacra, e la Villa di Poggio Petroio.

La Via Chiantigiana è una delle più seducenti di quest’area. Qui ci si imbatte nel tranquillo centro di villeggiatura di Panzano in Chianti, frazione di Greve in Chianti, posto a 498 metri di altitudine. Due i punti di accesso al borgo e, di conseguenza, due le direzioni per esplorarlo: il primo lo si vede venendo da Firenze o Greve in Chianti, da dove si può scorgere immediatamente la piazza moderna Gastone Bucciarelli con le botteghe che, insieme ai ristoranti, ne delineano le stradine. L’entrata alternativa è, invece, dal parcheggio pubblico gratuito, che introduce direttamente al centro storico, con il suo caratteristico fascino medievale. Ad appena un chilometro dalla cittadina, troverete un vero gioiello: la Pieve di San Leolino, dell’XI secolo, considerata il miglior esempio di architettura romanica di questo territorio.

Continuando a pedalare, ci si immerge nelle colline del Chianti senese, dove si inserisce magnificamente il borgo fortificato di Volpaia, irradiato di percorsi escursionistici, perfetti per chi vuole fare una immersione completa in un contesto paesaggistico ricco di peculiarità.

L’antico castello di impatto medievale, è una frazione di Radda in Chianti, punto strategico e teatro delle secolari lotte tra la repubblica fiorentina e quella senese, quando, insieme a Gaiole e Castellina, costituiva la lega militare fiorentina con l’emblema del Gallo Nero. Il simbolo venne poi preso in prestito dal consorzio del Chianti Classico ed è oggi utilizzato come marchio del pregiato vino famoso in tutto il mondo, da degustare presso il Castello di Volpaia, che si affaccia nella graziosa piazzetta principale del borgo – il cui Chianti Classico Riserva è stato classificato da Wine Spectator come il 3° vino migliore del mondo – o in una delle cantine della zona.

Oltre alla sua rinomata arte enogastronomica, Volpaia custodisce molte testimonianze del proprio passato, fra cui perle sacre come la commenda di Sant’Eufrosino, risalente al Quattrocento, considerata il più importante esempio di architettura rinascimentale nel Chianti.

Da qui in poi si incontrano le strade bianche del celebre percorso de L’Eroica, che portano ad altre attrazioni imperdibili.

Greve in Chianti

Fonte: iStock

Il borgo di Greve in Chianti

Da Greve in Chianti a Firenze

L’ultima tappa del tour attraverso la panoramica Via Chiantigiana porta i ciclisti a visitare il paese di Greve in Chianti,  l’unico comune della provincia di Firenze a rientrare interamente nella zona del Chianti. Tante le attrazioni che regala questa perla immersa nel profumo dei vigneti. Piazza Matteotti, con la sua particolare forma triangolare, che ne è il cuore, circondata da suggestive logge ad arco, animate da negozi, botteghe e osterie in cui è possibile gustare e acquistare i prodotti tipici locali.  La chiesa di Santa Croce, che custodisce opere di pregio, e il convento di San Francesco, che ospita il Museo di Arte Sacra, con una incredibile collezione di dipinti, sculture e arredi datati fra il XIV e XIX secolo. Da non perdere anche il Museo del Vino, un percorso tra storia, cultura e tradizione del Chianti, prodotto qui da secoli.

Il suggestivo giro in bicicletta nel Chianti Classico si conclude a Firenze, sempre seguendo strade secondarie, poco trafficate e immerse nella meravigliosa natura toscana.

L’Eroica: informazioni generali

L’Eroica è nata nel 1997 a Gaiole in Chianti, piccolo borgo nella provincia di Siena. Si tratta di un evento ciclistico magico, ispirato al ciclismo classico, per riscoprire le radici autentiche di uno sport straordinario, che ogni anno combina in modo unico percorsi impegnativi, paesaggi magnifici e ristori indimenticabili.

I percorsi de L’Eroica

L’Eroica prevede 5 percorsi differenziati:

  1. Lungo L’Eroica 209 km: previsto uso del casco omologato obbligatorio
  2. Medio Crete Senesi, 135 km: previsto uso del casco omologato obbligatorio
  3. Cento Val d’Arbia 106 km
  4. Medio Gallo Nero 81 km
  5. Corto Valle del Chianti 46 km

Ogni partecipante ha la facoltà di scegliere il percorso a lui più adatto e la scelta deve essere indicata al momento dell’iscrizione. I minori, dai 13 ai 18 anni, possono partecipare al percorso di 46 km. Per i minori, oltre alla presentazione del certificato di idoneità alla pratica sportiva e della tessera sportiva per il ciclismo, è necessario che sia fornita l’autorizzazione dei genitori o di chi ne esercita la patria potestà, compilando l’apposito modulo di autorizzazione.

I percorsi saranno segnalati con frecce, ma ognuno dovrà fare affidamento al “Road Book” alla “Mappa Eroica”. Gli itinerari e le tracce GPS sono consultabili e scaricabili dal sito della manifestazione.

Passeggiata Valle del Chianti

Questo percorso, lungo 46 km, richiede circa tre ore e regala suggestioni incredibili. È caratterizzato dal suggestivo passaggio dal Castello di Brolio, a pochi chilometri da Gaiole, dai vigneti del Chianti Classico incastonati nella tipica macchia toscana, dalla dolce discesa verso Pianella con il panorama di Siena sullo sfondo, e dal caratteristico “Leccione”: due lecci che sembrano uno solo e fanno da cornice a un panorama mozzafiato.

Percorso Corto Gallo Nero

È la “porta d’accesso” al mito de L’Eroica. In circa quattro ore, oltre alle bellezze che abbiamo visto nella Passeggiata Valle del Chianti, si aggiungono altre attrazioni imperdibili. Tra queste spicca Radda in Chianti, il borgo delle vigne, che merita una lunga sosta al ristoro ufficiale e una visita al borgo antico, tra monumenti e negozi.

Proprio qui ha sede il Consorzio del Chianti Classico, fondato nel 1924. Situato in una posizione privilegiata, al confine tra la val d’Arbia e la val di Pesa, Radda in Chianti è protetta, almeno in parte, dalle sue mura difensive. Il territorio è percorso da alcuni corsi d’acqua a carattere torrentizio che danno nome alle valli circostanti. Nascono qui il Pesa, dalle pendici del Pian d’Albola, e il Greve, che origina dal Monte Querciabella, entrambi affluenti dell’Arno, mentre L’Arbia scorre solo ai margini del paese per gettarsi poco oltre nell’Ombrone.

Dei castelli del territorio raddese soltanto Volpaia ha avuto un certo sviluppo, con un ampio giro di mura con torri e un cassero ancora in gran parte conservato, mentre altri manieri sono giunti a noi molto frammentati, come Albola e Monterinaldi, oppure trasformati in ville, come Castelvecchi, o in case coloniche, come Castiglione, il Trebbio e Paternò. Ci sono, poi, altre dimore rurali che conservano le strutture a torre delle “case da signore” medievali, come Borraccoli, Camporempoli, Casa Vecchia, Montevertine, il Palazzo Pornano, le Ripe e il Fornale. Fra gli edifici signorili, spicca la splendida casa padronale Le Marangole, poco lontano dal nucleo del paese. Durante iI tour in bicicletta, non perdete una sosta al Ristoro di Lamole, dove si può degustare la celeberrima Ribollita, salumi tipici locali e l’ottimo Chianti Classico.

Percorso Cento Val d’Arbia

Agli itinerari de L’Eroica di Gaiole in Chianti, si è aggiunto un nuovo e inedito percorso che passa attraverso le Crete Senesi. Si tratta di un itinerario è impegnativo ma comunque alla portata di molti, grazie a una lunghezza e un dislivello non esagerato.

Il percorso misura 106 chilometri e ha il pregio di unire il Chianti, le Crete Senesi e la Val d’Arbia. Si pedala per lo il percorso Lungo fino a Radi, raggiungendo Monteroni, San Martino in Grania sullo stesso percorso dei professionisti, Presciano Arbia. Si torna poi sul percorso Corto per la strada bianca utilizzata dai professionisti alla prima edizione dell’Eroica Pro. Infine, si rientra a Gaiole da Pianella e Dievole.

Percorso Medio – Crete Senesi

Con questo percorso, alla portata di molti ciclisti, siamo già nel mito de L’Eroica. Considerate che i tempi di percorrenza possono arrivare anche a 10 – 12 ore e più. L’itinerario porta ad attraversare e scoprire Buonconvento, uno tra i “Borghi più belli d’Italia”. Incantevole scrigno di tesori dalle atmosfere medievali, a una trentina di chilometri da Siena, racchiude un piccolo ma affascinante centro storico, dove si trova la chiesa, il Palazzo Comunale e due musei. Il centro di questo paesino pittoresco merita una visita per ammirarne la tipica architettura in mattoni rossi e i tanti scorci magici da fotografare.

Per recuperare le energie, si può fare una sosta presso i ristori di Castelnuovo Berardenga, considerato una meta ideale per una giornata da trascorrere alla scoperta del meraviglioso paesaggio rurale che caratterizza la parte meridionale del Chianti. Andando alla scoperta di questa piccola località, infatti, si svela allo sguardo un ricco patrimonio storico-culturale, con chiese che risalgono addirittura all’anno 600 e nobili famiglie che hanno costruito maestose ville con giardini fiabeschi.
La vera sfida sui pedali del percorso Medio inizia con la famosissima salita di Monte Sante Marie, tra Asciano e Torre a Castello, con forti pendenze e panorami da cartolina.

Percorso Lungo

È considerato L’Eroica più autentica, con oltre 3700 metri di dislivello. La pedalata dura almeno 15 ore. Ciò significa che gli ultimi ciclisti tornano a Gaiole in Chianti anche dopo le ore 22.00. Qui si vive lo spirito più estremo e affascinante del territorio della provincia di Siena, caratterizzato da bellezze paesaggistiche che non hanno eguali. Tante le emozioni che si vivono pedalando lungo questi itinerari, come il passaggio notturno al Castello di Brolio illuminato dalle fiaccole.

Il maniero troneggia al centro dei terreni dell’azienda Ricasoli, la più estesa della zona del Chianti Classico, con 1.200 ettari totali, di cui 240 di vigneto e 26 coltivati a ulivo, nel comune di Gaiole in Chianti. Più volte ricostruito e modificato, porta i segni delle più diverse epoche che lo hanno attravrsato, dai bastioni fortificati di stampo Medievale, agli inserimenti del Romanico e del Neogotico, sino alle specificità dell’Ottocento toscano.

Percorso permanente: pedalare lungo L’Eroica tutto l’anno

Il percorso permanente si sviluppa per 209 km complessivi nel cuore delle Terre di Siena, attraversando il Chianti, le Crete Senesi e la Val d’Orcia e compiendo un viaggio nell’essenza del leggendario paesaggio toscano. Le caratteristiche tecniche di questo itinerario – perfettamente segnalato e praticabile tutto l’anno – lo rendono una grande opportunità per gli appassionati di cicloturismo.

A seconda della propria preparazione e del tempo che si vuole dedicare al paesaggio che lo circonda, si può percorrere da uno a cinque giorni. Il percorso si caratterizza per il continuo movimento su strade asfaltate e sterrate e presenta un dislivello totale di circa 3.800 metri. La buona notizia è che è adatto a qualsiasi tipo di bicicletta.

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Dalla Baviera fino al Mar Ionio: la Strada di Sissi

Un lunghissimo cammino che, dall’Europa centrale, arriva a toccare le coste del Mar Ionio: è la splendida Strada di Sissi, dedicata ad una grande donna che ci ha sempre fatto sognare. L’itinerario affronta ben 6 diversi Stati, toccando tutti i luoghi più amati dalla Principessa, alcuni divenuti famosissimi e altri ancora quasi sconosciuti. È l’occasione perfetta per fare un tuffo tra storia e natura, andando alla scoperta di città meravigliose e parchi rigogliosi. Ecco le tappe più belle.

La Strada di Sissi, un cammino unico

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, la Strada di Sissi non ha un itinerario ben preciso: è piuttosto un dedalo di percorsi che si intrecciano, facendoci girare per gran parte dell’Europa centrale e spingendosi poi verso sud, toccando le coste ioniche della Grecia. Il fil rouge che accomuna tutti questi sentieri è la figura storica di Elisabetta di Wittelsbach, da tutti conosciuta come Principessa Sissi, che fu Imperatrice d’Austria per via del suo matrimonio con il sovrano Francesco Giuseppe. Ben lontana da quello che all’epoca sarebbe stato il ruolo tradizionale di una donna dell’alta società, Sissi amava viaggiare e non lo ha mai nascosto.

Nel suo peregrinare per il continente, incontrò luoghi meravigliosi e vi lasciò il suo cuore. Ed è proprio questo il patrimonio storico che la Strada di Sissi vuole oggi preservare e valorizzare, regalando agli escursionisti una vera avventura indietro nel tempo: c’è spazio per lunghe camminate nel verde e momenti di quiete tra i giardini più belli che la Principessa ha tanto amato, ma anche per scoprire musei e città d’arte, monumenti preziosissimi e angolini segreti. L’intera rete di itinerari si snoda per oltre 1.400 km, distribuita tra Germania, Austria, Ungheria, Svizzera, Italia e Grecia. Ma quali sono i luoghi imperdibili per chi vuole mettersi in marcia?

Dalla Baviera all’Austria

Nata in Baviera, la Principessa Sissi trascorse un’infanzia serena tra le campagne, imparando ad andare a cavallo nel rigoglioso parco del Castello di Unterwittelsbach, una delle residenze più amate da suo padre. La ragazza se ne allontanò fin troppo presto, perdendo la sua spensieratezza: tuttavia, la Baviera rimase per sempre la sua terra del cuore, dove tornare per rifugiarsi in un’oasi di pace come l’Isola delle Rose, tra le acque scintillanti del lago di Starnberg. Un’altra tappa meravigliosa è la città di Augusta, legata a doppio filo alla Principessa per via di alcune figure importanti nella sua vita che abitarono proprio qui.

Stretto il fidanzamento con l’Imperatore Francesco Giuseppe, la Principessa Sissi lasciò la sua amata terra natia per varcare i confini austriaci, dove trascorse gran parte dell’età adulta. Tra le tante tappe da visitare, c’è senza dubbio Bad Ischl, famosa città termale dove avvenne il primo incontro tra una giovanissima Elisabetta e l’Imperatore. Passeggiare tra i luoghi che li ha visti innamorati è davvero una splendida emozione: in particolare, bisogna proprio fare tappa presso l’odierno museo cittadino, che all’epoca era una prestigiosa residenza che ospitò la cerimonia di fidanzamento della Principessa.

Complesso di Hofburg

Fonte: iStock | Ph. Vladislav Zolotov

Il complesso di Hofburg, a Vienna

Non si può dimenticare Vienna, città simbolo di Sissi e della sua vita sfarzosa, trascorsa tra lussi e tormenti interiori. A partire dal complesso di Hofburg, dove venne celebrato il matrimonio – e in seguito anche le nozze d’argento della coppia. Oggi le sue sale accolgono il Museo di Sissi, con una ricca esposizione di oggetti ad essa appartenuti che raccontano la sua personalità in tutte le sfumature. A non molta distanza, il Castello di Schönbrunn è il luogo in cui la Principessa visse le sue estati, godendosi lo splendido parco che lo circonda.

Dall’Ungheria alla Svizzera

Il cammino prosegue verso l’Ungheria, dove Sissi trascorse momenti di pura passione, sia in ambito privato che in quella che divenne la sua vita politica. Fu a Budapest, presso la Chiesa di Mattia, che lei e suo marito vennero incoronati come regnanti del Paese. Mentre fu nella vicina Gödöllő che la coppia soggiornò durante la maggior parte dei suoi viaggi in terra magiara, ospiti in quella meravigliosa residenza barocca conosciuta come Castello Grassalkovich. Tuttavia, l’Ungheria fu anche il luogo in cui la Principessa dovette dire addio alla sua primogenita Sofia, ammalatasi gravemente quando era ancora piccolissima.

Ma continuiamo a seguire le orme di Elisabetta, che ora ci conducono in Italia: la Principessa ha sempre amato molto il clima temperato e le cure termali delle località del nord del nostro Paese, soggiornando spesso a Merano. Alcuni inverni li trascorse presso Castello Trauttmansdorff, nell’Alto Adige, che oggi vantano dei giardini incantevoli – chiamati Giardini di Sissi – dove si possono ammirare centinaia di specie botaniche diverse. In un paio d’occasioni, la Principessa si diresse poi a Venezia, rimanendo affascinata dalla città lagunare e dalle sue incredibili architetture. Talvolta, invece, si spinse fino al Castello di Miramare, alle porte di Trieste.

Achilleion

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L’Achilleion, a Corfù

Da qui, due volte l’anno Sissi si imbarcava per giungere a Corfù, dove riposava sulle spiagge affacciate sul Mar Ionio e si interessava dell’affascinante cultura greca. Rimanendone conquistata, la Principessa fece addirittura costruire qui un palazzo in stile pompeiano, l’Achilleion. Infine, non resta che ritornare verso nord e scoprire i luoghi in cui la Principessa trascorse i suoi ultimi anni, in Svizzera. Da sempre una grande amante dei paesaggi montani e della natura incontaminata, non potè che lasciare il cuore in queste località idilliache.

Fu a Montreux, bellissimo villaggio incastonato tra monti e lago, che la Principessa Sissi decise di ritirarsi dopo la morte del suo terzogenito Rodolfo, che avrebbe dovuto diventare Imperatore d’Austria succedendo a suo padre. Il lutto che le gravò improvvisamente sulle spalle non la lasciò più. Il suo ultimo viaggio la condusse da Montreux a Ginevra, una breve traversata in battello che non avrebbe mai avuto ritorno. Il giorno seguente, infatti, la Principessa rimase vittima di un attentato proprio a due passi dal celebre lago.

Fu in una stanza d’albergo che esalò il suo ultimo respiro, quella stessa stanza (una suite dell’Hotel Beau-Rivage) che ancora oggi espone molti cimeli appartenuti alla Principessa, come ultimo omaggio ad una donna straordinaria. I turisti possono anche ammirare due sculture in memoria di Sissi, ciascuna situata sulla passeggiata lungolago delle due città che accolsero i suoi giorni finali: Montreux e Ginevra.

Montreux

Fonte: iStock

Montreux
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Il Sentiero Azzurro, tra villaggi e castelli dell’Ungheria

Per gli amanti del trekking, c’è un cammino che va fatto almeno una volta nella vita: si tratta del Sentiero Azzurro, un lunghissimo itinerario che attraversa quasi interamente il nord dell’Ungheria, incrociando piccoli borghi medievali, imponenti castelli e paesaggi naturali incontaminati. Doveva essere una delle mete assolutamente imperdibili per il 2020, secondo il National Geographic, e lungi dal farsi fermare dal Covid, sono in effetti moltissimi i turisti che, da quel momento in avanti, sono andati alla scoperta di questo percorso unico al mondo.

Il Sentiero Azzurro, perla dell’Ungheria

Lungo ben 1168 km, il Sentiero Azzurro è senza alcun dubbio uno degli itinerari escursionistici più suggestivi d’Europa. In ungherese viene chiamato Kéktúra, ma è anche conosciuto come il Sentiero blu nazionale: ad evocare i suoi nomi è il simbolo con cui viene individuato l’itinerario, ovvero una striscia celeste tra due bianche. Istituito nel lontano 1938, questo è uno dei cammini a lunga percorrenza più antichi del nostro continente. Oggi è inglobato anche all’interno del Sentiero europeo E4, quella fitta rete di percorsi che conduce dalla Spagna a Cipro.

Sebbene sembri quasi un’impresa impossibile affrontare un cammino del genere, sono tantissime le persone che si cimentano in quest’avventura. E se prima della pandemia si contavano tra i 6mila e gli 8mila escursionisti all’anno, dal momento in cui il Sentiero Azzurro è finito tra le pagine del National Geographic sono oltre 26mila i turisti che hanno messo a dura prova la loro resistenza. Durante il percorso, è possibile raccogliere i francobolli che simboleggiano le varie tappe e incollarli sull’apposito libretto da acquistare prima della partenza, per avere un ricordo tangibile di questa esperienza.

Le tappe più belle del Sentiero Azzurro

Il cammino che attraversa la regione settentrionale dell’Ungheria offre tantissime occasioni per ammirare paesaggi mozzafiato e borghi dove il tempo sembra essersi fermato. Visto che ogni singola tratta è accessibile liberamente (l’unica parte che richiede pagamento è la traversata sul Danubio dalla città di Visegrad a quella di Nagymaros), ci si può concentrare solamente su particolari zone e rendere l’esperienza adatta praticamente a tutti. Ma quali sono le tappe più belle del Sentiero Azzurro? Questo lunghissimo itinerario parte dal monte Irott-ko, sul versante occidentale del Paese – praticamente al confine con l’Austria.

La tappa finale è il villaggio di Hollóháza, che invece si trova lungo il confine nord-orientale con la Slovacchia. Durante il percorso, si incontrano panorami davvero unici al mondo, tra grotte e cascate, borghi e castelli, laghi e vulcani spenti. Uno dei paesaggi più affascinanti è quello del lago Balaton, da sempre meta di villeggiatura per molti turisti, che amano le sue spiagge bianche e le sue acque turchesi. Poco distante, sorge la città di Veszprém, eletta Capitale Europea della Cultura per il 2023: questa è l’occasione perfetta per fare una piccola deviazione e visitare le sue bellezze.

Spostandoci verso oriente, sempre seguendo la linea celeste, si arriva a Budapest: la capitale ungherese è una città vivace e ricca di storia, la meta ideale per chi vuole immergersi in arte e cultura. Lasciato il più grande centro del Paese, non resta che tuffarsi di nuovo nella natura e godere delle sue meraviglie, lasciandosi cullare dal ritmo della camminata e abbandonando ogni preoccupazione. Di tanto in tanto, spunta qualche villaggio ad offrire ospitalità ai viandanti, sino alla conclusione del Sentiero Azzurro che mette fine ad una delle avventure più indimenticabili al mondo.

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Il nuovo Cammino della Regina Camilla: l’itinerario

Dopo tre anni di appassionato lavoro, dal 20 maggio 2023 è finalmente aperto e percorribile da tutti il Cammino della Regina Camilla che entra a far parte della straordinaria rete dei Cammini Italiani e che consente di rendere fruibile il patrimonio materiale e immateriale della Valle dell’Amaseno, tra le province di Latina e Frosinone: un luogo unico dal punto di vista naturalistico e culturale.

Si tratta di un progetto “partecipativo” che ha messo al centro un gruppo di lavoro “territoriale” coordinato dall’Ass. A Piedi Liberi insieme alla XIII Comunità Montana Monti Lepini e Ausoni e costituito, oltre che da Enti e Comuni, anche da numerose Associazioni locali e liberi cittadini desiderosi di dare un contributo per il loro territorio.

Tra gli Enti e le Associazioni aderenti vi sono, infatti, la Società Geografica Italiana, il Laboratorio geocartografico “Giuseppe Caraci” del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre, le sezioni di Latina e Frosinone del Club Alpino Italiano, Federtrek, XXI Comunità Montana Monti Lepini, Ausoni e Valliva, il parco archeologico Privernum, il Parco naturale regionale Monti Ausoni e lago di Fondi, la Compagnia dei Lepini, le associazioni Free Wheels, Cultores Artium, Sentieri Nord Sud e I cavalieri della Valle di Amaseno.

Chi era Camilla, la Regina dei Volsci

Il Cammino prende il nome da Camilla, la Regina dei Volsci, protagonista della leggenda narrata da Virgilio nell’Eneide che accomuna tutti i borghi della Valle: donna forte e coraggiosa, venne definita da alcuni storici la “capostipite delle genti Ciociare”.

Era figlia di Metabo, il Re dei Volsci, e trascorse tutta la sua vita tra le colline dei Monti Lepini e dei Monti Ausoni nella Valle del Fiume Amaseno.

Istruita fin da piccola dal padre all’arte della guerra, diventò più abile di molti guerrieri uomini e scese in battaglia con le popolazioni del Lazio Meridionale per difendere il suo regno dall’assalto di Enea, fuggito da Troia in fiamme.

Ed è proprio traendo ispirazione dal coraggio, dalla forza, dalla determinazione e dall’amore di Camilla per questa Valle che nasce il Cammino a lei dedicato.

L’itinerario del Cammino della Regina Camilla

Il Cammino della Regina Camilla prevede un percorso ad anello di circa 185 chilometri tra i paesaggi rurali più belli d’Italia che parte e si conclude alla stazione ferroviaria di Priverno-Fossanova e attraversa tutti i borghi della Valle dell’Amaseno: Abbazia di Fossanova, Priverno, Roccagorga, Maenza, Prossedi, Giuliano di Roma, Villa Santo Stefano, il borgo di Castro dei Volsci, Vallecorsa, Amaseno, la frazione di Pisterzo, Roccasecca dei Volsci e Sonnino.

Inoltre, l’itinerario si collega agli altri cammini già esistenti sul territorio (come la Via Francigena nel Sud) e segue antichi percorsi della transumanza, mulattiere, itinerari storici e vie di pellegrinaggio, per dare valore a tutto il patrimonio già esistente nella Valle.

Potrà essere percorso a piedi, in mountain bike o a cavallo. Inoltre, è il primo Cammino che, in collaborazione con l’associazione Free Wheels onlus, è stato costruito dall’inizio per essere accessibile anche a persone con esigenze speciali.

Ognuno potrà modularlo come desidera, in funzione del tempo a disposizione, dell’allenamento fisico e delle attitudini: ad esempio, chi sceglie di percorrerlo a piedi deciderà se camminare 9 oppure 13 giorni mentre gli appassionati di mountain bike e di bici da turismo avranno la possibilità di suddividerlo in tre tappe giornaliere.

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Lago Maggiore e dintorni, luoghi meravigliosi toccati dal Giro d’Italia

La quattordicesima tappa del Giro d’Italia, oggi sabato 20 maggio, vede la partenza dal comune svizzero di Sierre, nel Canton Vallese, e l’arrivo a Cassano Magnano, in provincia di Varese dopo 194 chilometri.

Si tratta di un percorso che attraversa la provincia del Verbano-Cusio-Ossola, costeggia la zona meridionale del Lago Maggiore e il Varesotto: conosciamo più da vicino i luoghi meravigliosi che fanno da cornice alla tappa odierna della 106esima edizione della corsa rosa.

Sierre, la capitale del Gusto del Canton Vallese

Sierre, piccolo comune svizzero del Canton Vallese, è una vera e propria “capitale del gusto” dove non perdere l’occasione di assaggiare la miglior raclette del territorio e andare alla scoperta delle svariate enoteche della città con i pregiati vini del Cantone quali il Fendant o il Petite Arvine.

Baciata dal sole e immersa tra le colline nell’abbraccio dei vigneti, è il punto di partenza ottimale per escursioni in una delle più importanti regioni viticole della Svizzera.

Le meraviglie della Val d’Ossola

Lo spettacolare Passo del Sempione, contornato da altissime cime, introduce al rientro in Italia: ecco la Val d’Ossola, ricca di sorprese come, ad esempio, Vogogna, uno dei Borghi Più Belli d’Italia nonché Bandiera Arancione del Touring Club.

Nel verde del Parco Nazionale della Val Grande, la perla della Val d’Ossola conserva nel suo centro storico medievale importanti testimonianze del passato sotto la Signoria dei Visconti come il Palazzo Pretorio su Piazza Pretorio voluto nel 1348 da Giovanni Visconti e il Castello Visconteo edificato, sempre dal Visconti, nel 1344: oggi ospita le mostre permanenti “Tempo di lupi. La storia di un ritorno” e “Il soldatino di piombo”.

Ancora, a Mergozzo, si trova la storica cava di Candoglia, da cui si estrae un marmo unico nel suo genere, dal tipico colore rosa, bianco o grigio, la roccia più pregiata dell’Ossola, impiegata anche per la costruzione del Duomo di Milano.

Ma non è tutto: fa bella mostra di sé anche il Lago di Mergozzo, limpido specchio lacustre a pochi chilometri dal Golfo Borromeo, meta ideale per gli appassionati di sport acquatici come kayak, canoa e windsurf.

Stresa e Arona, incanto del Lago Maggiore

Magnifica è Stresa, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, che si fa ricordare per l’eleganza, la natura rigogliosa e le esclusive dimore tra cui citare Villa Pallavicino, sontuosa villa abbracciata dal Parco, preziosa oasi di verde che si estende per 18 ettari sul lungolago con roseti e alberi monumentali quali i lyriodendri più antichi in Italia, ginkgo biloba, sequoie, magnolie e uno stupendo cedro del Libano.

Inoltre, il borgo è punto di partenza per una gita alle Isole Borromee: una visita ai giardini e ai sontuosi palazzi dell’Isola Madre e dell’Isola Bella rimane nel cuore.

L’attrazione più importante della graziosa Arona è, invece, il colosso di San Carlo Borromeo, o San Carlone, l’imponente statua in bronzo del cittadino più illustre, alta ben 35 metri.

Da non perdere nel Varesotto: il Parco Archeologico di Castelseprio e Cassano Magnano

Dopo aver attraversato il Ticino, si arriva nel Varesotto, simbolo dell’eccellenza italiana nel settore dell’aeronautica.

Qui imperdibile è il Parco Archeologico di Castelseprio, che include i resti di un castrum del V secolo a.C. e un borgo al di fuori dalle mura: all’interno del castrum, protetto dalle mura che difendono anche l’avamposto conosciuto come “Monastero di Torba”, si fanno notare il complesso paleocristiano di San Giovanni, con basilica e battistero, una cisterna con pozzo, la chiesa romanica di San Paolo e varie case private.

Nel borgo sorge l’oratorio di Santa Maria foris portas del X secolo.

Infine, Cassano Magnano accoglie con il Castello dei Cento Tetti, la Torre di San Maurizio di epoca romana, simbolo della città, ed eleganti dimore nobiliari come le settecentesche Villa Buttafava e Villa Oliva.

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Franciacorta in Fiore, itinerari alla scoperta di un territorio magico

C’è un bellissimo territorio del nostro Paese che questo fine settimana si veste del suo abito più bello: la Franciacorta. Si tratta di una poetica zona collinare, situata tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, che il 19, 20 e 21 maggio mette in scena un evento che punta a valorizzare e far conoscere il territorio. L’appuntamento in questione si chiama Franciacorta in Fiore e il programma di quest’anno è ricco di meraviglie da scoprire.

Weekend in Franciacorta (e non solo)

Franciacorta in Fiore non è solo l’occasione ideale per partecipare alla prestigiosa rassegna botanica di rose ed erbacee perenni dedicata alla natura e ai sapori del territorio, è anche l’evento perfetto -vista la vicinanza – per andare alla scoperta di Brescia e Bergamo che quest’anno sono le nostre meravigliose Capitali della Cultura.

Ma prima di “sconfinare” in questi due affascinanti capoluoghi italiani, c’è molto da ammirare anche in questa splendida area geografica. I 3 giorni di manifestazione , dal tema “L’acqua che non c’è: a scuola dalle piante”, hanno un fittissimo programma di appuntamenti in cui scoprire vere e proprie perle, alcune delle quali sono visitabili anche a prescindere dall’evento stesso.

Il programma

Franciacorta in Fiore 2023 è completamente allestito nell’affascinante cornice del Borgo Antico di Bornato, in provincia di Brescia, che per l’occasione si addobba di splendide installazioni floreali curate dai migliori florovivaisti locali e nazionali. Tutti i giorni si potrà partecipare a mostre, esposizioni e a molto altro ancora, come per esempio visite guidate in vere e proprie meraviglie italiane.

Il 19 maggio è il giorno perfetto per addentrarsi tra le bellezze del Castello di Bornato, un’elegante struttura dotata di una cerchia di mura merlate in pietra grezza, con torri e contrafforti, fossati e un ponte levatoio, in cui scoprire giardini da sogno, sale affrescate e un’antica cantina in cui degustare un calice di Franciacorta.

Il 20 maggio, invece, è il giorno giusto per dirigersi presso il sito archeologico Antica Pieve San Bartolomeo di Bornato per conoscerne la storia, le indagini e le trasformazioni di uno dei luoghi storici di Cazzago San Martino. Poi ancora una bella passeggiata paesaggistica tra i vigneti delle colline della Franciacorta che non solo prevede una visita ai siti archeologici della Pieve di San Bartolomeo a Bornato, ma anche dell’antica Chiesa di San Vigilio a Monterotondo.

Il 21 maggio, e quindi l’ultimo giorno della manifestazione, è il momento di regalarsi una passeggiata panoramica nella natura Franciacortina. A disposizione c’è infatti un percorso di 6/8 km, e della durata di circa 3 ore , che conduce a stretto contatto con la vera anima di questo territorio.

In questa stessa giornata è anche prevista una visita al borgo di Bornato e ai suoi suggestivi santuari campestri aperti in esclusiva. Si conosceranno santuari dimenticati ma che sono ancora incantevoli luoghi di fede. E poi gli alberi monumentali di Cazzago da ammirare grazie a un’escursione naturalistica in mezzo a fusti centenari.

Franciacorta in fiore.. e dintorni

Franciacorta in fiore nasce anche con lo scopo di valorizzare la terra che la ospita. Per questo motivo l’amministrazione comunale ha coinvolto nel progetto alcune delle realtà più importanti attive sul territorio. A farne parte sono tantissimi comuni della tra cui Adro, Cologne, Gussago, Ospitaletto, Provaglio d’Iseo, Sulzano e molti altri ancora.

Da segnalare, per esempio, sono i Giardini diffusi (dal 10 maggio al 10 giugno 2023) da conoscere a piedi o in bicicletta. Si tratta di giardini disegnati e realizzati da professionisti qualificati, allo scopo di mostrare ai visitatori le nuove tendenze nella progettazione degli spazi verdi. Ciò vuol dire che da queste parti l’armonia tra piante e materiali regala un risultato affascinante ed ecosostenibile.

Sempre dal 10 maggio al 10 giugno si potrà partecipare anche a Balconi e vetrine in fiore, un’iniziativa che prevede la sistemazione di balconi, terrazzi, particolari architettonici, angoli e muri, utilizzando vegetali in vaso o in fioriera, visibili da piazze, vie o altri spazi accessibili al pubblico.

Chi adora camminare, invece, deve necessariamente intraprendere il Sentiero delle Edicole Votive nel territorio di Cazzago San Martino. Un cammino da fare tra alcuni degli elementi più significativi del territorio che prendono vita sia nei centri abitati, sia in campagna.

Insomma, è proprio il momento giusto per andare alla scoperta della Franciacorta.

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Finlandia in treno: gli itinerari da non perdere

Viaggiare in treno è bellissimo, un mezzo che gli italiani (e non solo) hanno riscoperto e che, mentre si attraversano paesaggi talvolta dai profili fiabeschi, conduce in località che sono un vero concentrato di meraviglie. Un Paese che si presta perfettamente a questo tipo di avventura è la Finlandia, tanto che oggi vogliamo parlarvi dei migliori itinerari da intraprendere sulle rotaie.

Il sistema ferroviario in Finlandia

Prima di parlarvi delle mete da raggiungere a bordo di moderni convogli, vogliamo raccontarvi come funziona il sistema ferroviario in questo fantastico Paese. La buona notizia è che la Finlandia possiede treni spaziosi e comodi e, manco a dirlo, perfettamente sanificati.

Le altre buone nuove sono che la ferrovia si estende per tutta la lunghezza del Paese, che si può viaggiare di notte e che sono previsti anche vagoni dedicati ai bambini con tanti intrattenimenti adatti a tutte le età.

Tra le altre cose la rete ferroviaria finlandese è nota per essere puntuale e per la possibilità di portare a bordo auto e biciclette. Altrettanto attrezzate sono le stazioni sparse per tutto il territorio: viaggiare in treno in Finlandia è meraviglioso, il modo perfetto per inebriarsi di paesaggi splendidi e con il minor impatto ambientale possibile. Scopriamo insieme alcuni degli itinerari suggeriti da Visit Finland.

Viaggiare in treno in Finlandia

Fonte: iStock

Paesaggi finlandesi in treno

Gli itinerari

Ma ora passiamo al sodo e scopriamo insieme alcuni degli itinerari più belli da fare in Finlandia a bordo dei suoi eccezionali treni. Il punto di partenza da cui vogliamo iniziare questo viaggio è Rovaniemi, la Capitale della Lapponia finlandese. Se in inverno è meta di molti turisti perché è la “casa di Babbo Natale”, in estate è un luogo perfetto per godersi la prorompente natura e i caldi colori di questo periodo. Non mancano sentieri escursionistici e tantissime altre interessanti attività.

Ci sono collegamenti diretti in treno sia da Helsinki, la magica Capitale del Paese, che da Turku, la città più antica del territorio. Vale la pena fare questo itinerario per diversi motivi, tra cui la possibilità di fare battute di pesca sul fiume Kemijoki, esplorare foreste incontaminate e persino partecipare ai rinomati giri in slitte trainate da cani.

Non manca certo la possibilità di concedersi una sauna ad alta quota sull’unica funivia con bagno di vapore esistente al mondo: nel completo relax, potrete ammirare le bellezze naturali del Paese a ben 800 metri d’altezza, un punto di vista più che privilegiato.

Vale la pena esplorare anche la Carelia settentrionale, la parte più orientale del Paese, pregna di attrazioni naturali e di gustose tradizioni alimentari. Un territorio che potremmo definire “la patria dei viaggi lenti”, grazie a suoi 2.000 laghi e 24.000 agriturismi: il posto ideale per rilassarsi e godersi la natura.

Fiumi, laghi cristallini e isole dalla magnifica flora sono così poetici da aver ispirato persino artisti, come il compositore Jean Sibelius e il pittore Eero Järnefelt, che proprio qui hanno creato alcune delle loro opere più celebri, oggi in esposizione all’Ateneum Art Museum di Helsinki.

La Carelia settentrionale in Finlandia

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Angoli di Carelia settentrionale

I tragitti più romantici

Come è ben noto la Finlandia, e ormai da qualche anno a questa parte, è il Paese più felice del mondo. Un sentimento piacevole e condiviso da tutti che trova espressione anche in alcuni dei suoi itinerari più romantici.

È il caso di Tampere, una sorta di Capitale delle saune: qui c’è il più grande numero di queste particolare specie di bagni a vapore pubblici di tutto il Paese e anzi, è proprio da queste parti che sono nate.

La Rajaportin Sauna, per esempio, è stata istituita nell’orami lontano 1906 e ad oggi è la più antica di tutto il territorio. Altrettano interessante è Kuuma dove, oltre a poter usufruire di sauna, bar e piscina, e possibile godersi la placidità del lago Pyhäjärvi.

Infine Turku, una cittadina dalla lunga storia culturale, che a solo 300 metri di distanza dalla stazione mostra al visitatore il Park Hotel Turku, un’esclusiva struttura del 1902 in pieno stile Liberty. Case rosse e spettacolari scogliere a picco sul mare completano la romantica atmosfera che può assolutamente essere vissuta anche grazie alla ricca enogastronomia locale.

Le attrazioni da non perdere

Lungo questi preziosi itinerari è possibile fermarsi a godere di tante interessanti attrazioni compiendo dei piccoli tragitti alternativi. Partendo proprio dalla città di Turku, vale la pena fare un salto ad Åland, un arcipelago che prende vita nel mar Baltico e che conquista il cuore dei suoi visitatori con le sue oltre 6000 isole.

Data la loro natura pianeggiante, sono ideali per gli amanti della bicicletta che, come vi abbiamo accennato sopra, è possibile far salire a bordo con voi nei treni. I più impavidi possono invece dedicarsi al kitesurfing e surf kayaking presso Degersand (e non solo), è uno dei punti maggiormente baciati da forti venti provenienti da sud.

Sempre nel sud del Paese si può raggiungere Savonlinna, un’elegante città che si affaccia sul lago più grande della Finlandia, il Saimaa, dove svetta il Castello di Olavinlinna. Si tratta di un fortezza del quattordicesimo secolo che si fa spazio proprio al centro di questo incantevole bacino d’acqua.

Ogni estate, tra le altre cose, c’è la possibilità di partecipare a un imperdibile festival lirico.

Al nord è interessante scoprire Oulu, il posto che devono assolutamente prendere in considerazione i più giovani: offre una colorata vita notturna. Una città dai profili particolarmente interessanti perché si estende su diverse isole, tutte collegate tra loro tramite ponti pedonali. E anche qui gli amanti della bicicletta troveranno pane per  loro denti grazie ai tanti percorsi possibili.

Ma non solo: durante il periodo del solstizio d’estate qui il sole non tramonta mai, l’occasione ideale per rimanere svegli tutti la notte e vivere un’esperienza che per noi italiani è del tutto surreale.

Da Helsinki, invece, potreste prendere un traghetto per raggiungere Suomenlinna, una fortezza marina che è stata edificata su un arcipelago di sei isole e che nel 1991 è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

Scoprire la Finlandia in treno a bordo di treni efficienti e che conducono alla scoperta di luoghi che lasciano senza fiato è, senza ombra di dubbio, un’esperienza da provare almeno una volta nella vita.

La fortezza di Suomenlinna

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Fortezza di Suomenlinna a Helsinki
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Palermo, tour inedito dei Florio, sui luoghi di “I leoni di Sicilia”

I romanzi di Stefania Auci, “L’inverno dei leoni” e “I leoni di Sicilia” (e che a breve diventeranno una fiction televisiva), hanno appassionato milioni di italiani che da qualche anno si recano in Sicilia, sui luoghi narrati tra le pagine dei libri, le cui vicende hanno fatto la storia d’Italia.

Al centro degli eventi c’è la città di Palermo, tanto che ancora oggi sono tanti i luoghi storici tra vie e sontuosi palazzi raccontati nei romanzi, ma vi sono alcuni tesori artistici che pochi conoscono e che sono meno visitati, ma che meritano assolutamente di essere visti.

La famiglia Florio ha reso Palermo il centro economico, artistico e culturale più importante nel periodo della Belle Époque, attirando teste coronate e la migliore borghesia europea così come artisti e scrittori e il bel mondo dell’epoca.

Il tour inedito dei “Leoni di Sicilia”

La drogheria di via dei Materassai

Ecco perché un tour sui luoghi dell’epopea dei Florio non può che partire da quella via dei Materassai, nel pieno centro storico della Vucciria, che spesso ricorre tra i capitoli di “I Leoni di Sicilia”, dove ancora oggi si può notare lo stemma della famiglia, quello del “Leo bibens”, riprodotto all’ingresso della prima drogheria dove ebbe inizio la loro fortuna. E nella stessa via si trova anche la prima abitazione dove visse la famiglia dei due fratelli Paolo e Ignazio Florio trasferitasi dalla Calabria.

L’Olivuzza

Dalla bottega bisogna camminare per una mezz’oretta per giungere a Palazzo Wirz all’Olivuzza o ex Palazzo Florio che si trova in viale Regina Margherita, nei pressi della Zisa – che prende il nome dal castello -, un edificio che non passa di certo inosservato. Un tempo tutt’intorno c’era solo vegetazione e l’Olivuzza era l’abitazione principale dei Florio, dove venivano organizzate le più fastose feste di Palermo dell’epoca. Oggi è immerso tra i caseggiati.

Il Villino Florio

Nel 1900, nel parco venne eretto il Villino Florio, fu realizzato in memoria del figlio primogenito di Ignazio junior e Franca, scomparso all’età di soli 12 anni. Questa palazzina non passa di certo inosservata. Il villino fu commissionato dai Florio all’architetto Ernesto Basile che lo costruì tra il 1899 e il 1902. Si tratta di una delle prime opere architettoniche in stile Liberty d’Italia ed è l’esempio concreto di ciò che il celebre architetto intendeva per “progettazione integrale” ovvero un insieme di elementi medievali, barocchi, moderni e nordici, con motivi floreali, torrette che ricordano i castelli francesi, colonnine romaniche e bugnati rinascimentali. È uno dei capolavori dell’Art Nouveau. Oggi è di proprietà della Regione Sicilia.

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Fonte: Wikimedia Commons – GiuseppeT

Il Villino Florio all’Olivuzza, Palermo

Palazzo Florio (Fitalia)

Pochi minuti a piedi e si raggiunge un altro palazzo appartenuto alla famiglia Florio: Palazzo Florio-Fitalia. Si affacciava su piazza Principe di Camporeale e un tempo si trovava all’interno di un’immensa proprietà di cui resta ben poco. Il complesso fu realizzato con l’acquisizione nel corso degli anni di diversi edifici e aree verdi da parte di Vincenzo Florio e poi dai suoi eredi. Nel 1893 fu la residenza di Ignazio e Franca Florio. La stanza più bella da vedere è quella che ospita la camera da letto di Donna Franca, con il celebre pavimento di maioliche che rappresentano petali di rose, mentre la grande sala da pranzo fu trasformata in una cappella.

Palazzo Florio

Questo palazzo si trova al civico 2 di via Catania 2, una ventina di minuti a piedi dall’omonimo palazzo di piazza Principe di Camporeale. Questa zona era di moda tra la borghesia siciliana dell’epoca e, per alcuni anni, Vincenzo Florio junior visse con la seconda moglie, la francese Lucie Henry. Al piano terra c’era la sede della storica “Targa Florio” che si corre ancora oggi, presieduta dallo stesso Vincenzo.

La Palazzina dei Quattro Pizzi

Più avanti negli anni la famiglia fece costruire all’architetto Carlo Giachery un altro edificio, la Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella, vicino al mare e alla Tonnara Florio. In stile neogotico, è ancora oggi ben riconoscibile per le quattro torrette che ricordano una chiesa più che una casa. Divenne la dimora privata di Vincenzo Florio – a cui è stata dedicata una statuta che si trova lungo il Foro Italico – e della famiglia.

All’epoca, ospitò persino i sovrani Borbone e lo zar Nicola I di Russia. La zarina, in particolare, si appassionò della costruzione tanto da acquistare i progetti originali dall’architetto e farsi costruire un edificio simile a Peterhof, la residenza estiva in Russia. Apparteneva ai discendenti della famiglia Florio fino a pochi anni fa.

Villa Igiea

A un quarto d’ora a piedi dall’Arenella, ma sempre sul lungomare, nella borgata dell’Acquasanta, sorge la meravigliosa Villa Igiea, voluta da Ignazio Florio inizialmente come sanatorio di lusso per malati di tubercolosi. Il palazzo era di proprietà dell’ammiraglio inglese Sir William Domville, dal quale Ignazio la acquistò. Era così bello che Franca Florio, la moglie, la regina di Palermo, decise di farne un resort termale e di andarci a vivere affidando i lavori ancora una volta al Basile.

Villa_Igiea-palermo

La scelta del nome della villa, Igiea, viene dalla ninfa greca Hygìeia, dea dell’igiene e protettrice della salute. Dall’esterno sembra un castello, con tanto di torri merlate, ma tutto sommato piuttosto sobrio. Immerso in una enorme parco, doveva servire come luogo di degenza per i malati ma anche per le lunghe passeggiate degli ospiti. È una volta entrati che stupisce per i ricchi decori. Il Salone degli specchi in stile Liberty è un tripudio di figure e di colori, i cosiddetti “floralia”.

Qui si tenevano feste meravigliose e memorabili a cui partecipava tutto il bel mondo della politica e della cultura – tra cui anche personalità del calibro di Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini – e l’aristocrazia dell’epoca. Oggi che Villa Igiea è un hotel di lusso del gruppo Rocco Forte ha mantenuto intatti la maggior parte degli affreschi ed è forse il più bell’albergo della città se non addirittura della Sicilia. Ospita star di Hollywood e molte celebrity.

Villa Pignatelli Florio ai Colli

Nei romanzi della Auci non se ne parla, ma fu anche questa una delle residenze della famiglia Florio, forse la preferita per le vacanze. Vincenzo Florio senior la acquistò nel 1839 e la fece ristrutturare sempre dal Basile. Si trova tra i giardini della Piana dei Colli a San Lorenzo e risale alla fine del Settecento. Ignazio junior e Donna Franca iniziarono a trascorrervi i mesi estivi dopo la morte del padre, ma la morte improvvisa della figlia Giovanna fece sì che abbandonarono la villa nel 1902. La proprietà venne acquistata dall’Opera Pia Pignatelli che la trasformò in un collegio femminile.

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Avventure acquatiche in Toscana: il Ponte della Colombara

Un pieno sole primaverile splende nel cielo, quale miglior condizione per un nuovo itinerario acquatico? Sono in ritardo, afferro alla bell’e meglio quello che mi capita sotto tiro, monto in macchina e parto alla volta dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Sono in dirittura d’arrivo, gli abitati si diradano, lasciando il posto all’appennino con tutti i suoi colori. Attraverso un torrente cristallino e lo scrosciante canto dell’acqua mi fa venire una sete da pellegrino nel deserto. Solo qui mi accorgo dell’errore da scolaretto che nessun escursionista dovrebbe mai fare: sono uscito senz’acqua 🤪

Parcheggio, rovisto alla ricerca di qualcosa e trovo una bottiglia vuota in macchina. Mi avvio nella speranza di trovare l’acqua, con la stessa famelica sete dei ricercatori d’oro del Klondike: un cartello marrone mi indica di seguire la “Strada Lombarda”, che nel medioevo collegava la Pianura Padana e Lucca, attraversava l’Appennino Tosco-Emiliano, passando per il Passo del Cirone, ricongiungendosi poi con la Via Francigena a Groppodalosio. 

Dopo un tornante, mi viene in soccorso il rumore dell’acqua: è il fiume Magra che, verde, cristallino e circondato da una rigogliosa vegetazione, compie qui diversi salti dell’acqua.

Mi giro verso monte senza poter credere ai miei occhi, un ponte quattrocentesco fa da sfondo a due capisaldi della mia esistenza, una splendida donna, in una meravigliosa cascata.

Piscina bassa e Ponte quattrocentesco della Colombara 
Piscina bassa e Ponte quattrocentesco della Colombara

Come è finita con la bella donna … non ve lo posso dire! Ma non lesinerò dettagli sulla cascata e sul ponte 😉

Il Magra passa qui sotto al ponte in uno stretto canyon (non addentratevi, può essere pericoloso) per poi estendersi in una piscina naturale piccola ma deliziosa, profonda fino a 1,8 metri, prima di saltare in una piscina più grande, dove l’acqua è più alta.

Lo stretto canyon sotto al Ponte della Colombara
Lo stretto canyon sotto al Ponte della Colombara

Mi destreggio sui massi accanto alla cascata per arrivare alla piscina alta che, senza pensarci troppo, testo immediatamente con un tuffo

È come una vasca privata, piccola ma profonda, e decisamente rinfrescante: il corpo riprende una temperatura normale. Anzi ho voglia di sole ora: mi spiaggio sui massi lisci rosolandomi sulla pietra bollente. Sento il calore del sole, ma i quasi 700 metri di altitudine di questo paradiso danno una certa leggerezza all’aria.

Ponte della Colombara, un tuffo nella piscina alta
Ponte della Colombara, un tuffo nella piscina alta

Mi rilasso e mi asciugo … ho di nuovo voglia di un tuffo, è ora di provare la più grande piscina naturale creata dalla cascata e profonda fino a 2 metri … mi tuffo e mi rituffo, che spettacolo!

Ancora più in basso c’è un altro salto dell’acqua e dopo questo, dietro un grosso masso, c’è una terza piscina naturale – forse la più grande delle 3, profonda fino a 2 metri  – che, quando le altre due vanno in ombra a metà pomeriggio, rimane al sole. 

Il ponte romanico della Colombara, del XV secolo, era una infrastruttura strategica della Strada Lombarda, nonché unico accesso al borgo di Pracchiola fino al 1958, quando fu realizzata la nuova viabilità carrabile. Abbandonato a favore della nuova strada, un restauro del 2017 lo ha riportato all’antico splendore.

Ponte della Colombara
Ponte della Colombara

Perchè Ponte della Colombara?

In Lunigiana esistono diversi luoghi con questo o con nomi simili (Colombaia, ad esempio).

L’origine ovviamente è comune: in questa zona erano presenti molte colombaie, quelle piccole torri destinate all’allevamento dei colombi, utilizzati in epoca tardo medievale per la caccia, la pelletteria, l’agricoltura e il consumo delle loro carni.

Rinfrescato a dovere, riprendo il mio pellegrinaggio verso la vicina Pracchiola, piccolo borgo sperduto e affascinante, ibernato dal tempo, con i suoi edifici in pietra scura tipici della Lunigiana. E soprattutto dotato di una generosa fontanella: mi abbevero con foga finalmente e riempio la fida bottiglia. 

Pracchiola e le statue stele

Passeggiando per Pracchiola noto alcuni manufatti antropomorfi in pietra, sono riproduzioni delle statue stele, sculture preistoriche assurte a simbolo della Lunigiana, per i numerosi ritrovamenti registrati nel suo territorio. Le statue stele sono avvolte nel mistero: risalgono a un periodo che va dai 3000 ai 500 anni prima di Cristo, hanno caratteristiche diverse a seconda dell’epoca di realizzazione, ma non se ne conosce la vera e propria funzione.

Una statua stele
Una statua stele

In Lunigiana il primo ritrovamento è datato 1827, gli ultimi risalgono ai primi anni Duemila. Per saperne di più su questo mistero, non lontano da qui, a Pontremoli, potete visitare il Museo delle Statue Stele Lunigianesi.

Ma mi raccomando, non uscite mai senz’acqua!

Info Pratiche 

🚗Da Pontremoli (MS) dirigetevi verso Mignegno imboccando la SS62. Al primo tornante in salita, superata quest’ultima frazione, imboccate la strada che prosegue dritta, seguendo le indicazioni per Molinello. Qui giunti, al bivio proseguite a destra sulla SP42 e salite verso il paesino di Pracchiola. Poco prima di arrivare al borgo, in corrispondenza del ponte asfaltato sul Magra, parcheggiate nello spiazzo alla destra della strada (44.427566, 9.959849), senza intralciare la viabilità

🥾Ritornate quindi per un centinaio di metri camminando verso valle fino ad una strada campestre, in discesa, sulla vostra sinistra (44.427373, 9.959023, seguite il cartello marrone con l’indicazione “Strada Lombarda in Pracchiola…”): percorretela fino al fiume, ci vogliono meno di 5 minuti (Dislivello: 30 metri). Se volete invece andare al Ponte della Colombara, che permane in quella posizione da oltre 600 anni, lasciate dopo pochi passi la campestre per il sentiero a sinistra. 

Il borgo di Pracchiola dista poche centinaia di metri continuando sulla SP42.

Un itinerario adatto alle famiglie, se attrezzate e con bambini autonomi nella camminata.