In occasione del Giubileo, Roma ospita – a Palazzo Barberini – la mostra Caravaggio 2025, un’occasione imperdibile per ammirare i dipinti dell’artista, alcuni dei quali mai esposti prima d’ora. Tra questi, il Ritratto di Maffeo Barberini, recentemente svelato al pubblico, e l’Ecce Homo, riscoperto a Madrid nel 2021 e di ritorno in Italia dopo quattro secoli. La Capitale, tuttavia, è ricca delle opere di Michelangelo Merisi, che visse a Roma tra il 1593 e il 1606, l’anno in cui si macchiò di un omicidio che lo costrinse a fuggire dalla città.
Roma offre quindi angoli – alcuni molto noti, altri meno – che anche gratuitamente vi permettono di ammirare l’arte del Caravaggio, ancora potente e sempre immortale. Abbiamo quindi preparato un itinerario urbano, che vi permetterà di esplorare la nostra capitale e, nello stesso tempo, scoprire i luoghi del celebre pittore.
Chiesa di San Luigi dei Francesi
Iniziamo cronologicamente dal primo grande incarico che Caravaggio ottenne nella Capitale. Siamo nel 1599 e Caravaggio era sotto l’ala protettiva del cardinale Francesco Maria del Monte. Grazie al Cardinale, gli furono commissionate (da Virgilio Crescenzi, erede di Matteo Contarelli) due tele per la Cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi. Il tema era San Matteo e, all’inizio, Michelangelo Merisi optò per la Vocazione e il Martirio di San Matteo.
Sono le prime opere monumentali di Caravaggio e ottennero così tanto successo che Francesco Contarelli, nipote o figlio illegittimo del cardinale Matteo Contarelli, commissionò al pittore un terzo dipinto. Nella Cappella Contarelli, dunque, ancora oggi troviamo il ciclo pittorico di San Matteo: sopra l’altare vi è San Matteo e l’angelo, sul lato destro il Martirio di San Matteo e su quello sinistro la Vocazione di san Matteo. I dipinti furono realizzati entro il 1600 (tranne l’ultimo, concluso nel 1602).
Chiesa di Sant’Agostino
Dalla Chiesa di San Luigi dei Francesi, in appena tre minuti a piedi, arrivate alla Chiesa di Sant’Agostino: vi basterà percorrere qualche metro in Via della Scrofa e virare a sinistra in via di Sant’Agostino. Qui si trova la Madonna dei Pellegrini (o di Loreto) del Caravaggio – realizzato probabilmente tra il 1604 e il 1606 – sito nella Cappella Cappelletti.
Il dipinto fu commissionato all’artista dalla famiglia Cappelletti – bolognese d’origine – che acquistò la Cappella nel 1603. La famiglia era particolarmente devota alla Madonna lauretana e quindi l’indicazione era già chiara dall’inizio. Un fatto curioso vuole che, a posare per Caravaggio, fosse la celebre Lena, poi identificata in Maddalena Antognetti, cortigiana nota nella Roma del tempo. Si pensa che tra Caravaggio e la donna ci fosse una relazione sentimentale, quantomeno per il fatto che – per lei – il pittore aggredì il notaio Mariano Pasqualone nel 1605.
Santa Maria del Popolo
A questo punto percorrete Via Ripetta per circa 15 minuti per giungere alla tappa forse più celebre e, probabilmente, più affollata. Ormai tutti sanno, infatti, che la Basilica Santa Maria del Popolo a Roma ospita due tele di Caravaggio – la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo – ammirabili dunque gratuitamente. I due dipinti si trovano nella Cappella Cerasi, acquistata nel 1600 dal monsignor Tiberio Cerasi, tesoriere della Camera apostolica. Cerasi l’aveva scelta come luogo per la propria sepoltura e, per questo motivo, volle il meglio dell’epoca per decorarla: l’architetto Carlo Maderno per l’ampliamento della struttura e i pittori Annibale Caracci e Caravaggio, in quel periodo famosissimi a Roma.
Sui due dipinti di Caravaggio, in realtà, va fatta una precisazione: la richiesta di Cerasi era quella di realizzarli su tavola, mentre i due quadri presenti nella Cappella sono su tela. Ciò fa presupporre che le due opere di Caravaggio siano dunque successive alla committenza di Cerasi: sappiamo infatti che Tiberio Cerasi morì prima che il pittore riuscisse a consegnargli le proprie opere e che Caravaggio fu pagato dopo Caracci. Probabile dunque che l’artista abbia messo più volte mano ai propri dipinti. Ad ogni modo, la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo furono collocati nella Cappella Cerasi nel 1605. E lì potete ancora osservarli, in tutta la loro magnificenza.
Casino Ludovisi
Vi aspetta adesso una lunga passeggiata, ma è bene precisare che siamo nel centro di Roma. Dalla Chiesa di Santa Maria del Popolo a Casino Ludovisi sono infatti 40 minuti di cammino lungo Viale Gabriele d’Annunzio fino a Piazza di Spagna, per poi prendere Via Francesco Crispi e Via di Porta Pinciana, fino a Villa Aurora. In realtà qui si ergeva Villa Ludovisi, voluta dal cardinale Ludovico Ludovisi, che la acquistò nel 1622 (all’epoca era nota come Villa Orsini) e la ampliò, oltre a stabilirvi la propria (e copiosissima) collezione.
La storia della Villa non è poi a lieto fine. Dopo la morte del cardinale, l’edificio passò ai suoi eredi – i Boncompagni Ludovisi – che la lottizzarono nel 1883 fino a portarla alla demolizione. In quegli anni, la costruzione del quartiere intorno a via Veneto condusse infatti alla distruzione di edifici storici in quell’area, non senza proteste (tra cui quella sentitissima di Gabriele D’Annunzio). Oggi dunque dell’antica Villa Ludovisi non resta che il Casino dell’Aurora, così chiamato perché al suo interno c’è un omonimo affresco del Guercino. Questo specifico edificio fu costruito per il cardinale Francesco Maria del Monte e poi rimaneggiato da Ludovico Ludovisi tra il 1621 e il 1632.
La visita però è da fare: anche perché Casino Ludovisi sarà aperto eccezionalmente in occasione della mostra Caravaggio 2025, con visite guidate a pagamento dal 29 marzo al 6 luglio. Perché prenotarla? Qui si trova l’unico dipinto su muro di Caravaggio, realizzato tra il 1597 e il 1600 per il Cardinal del Monte: il titolo è Giove, Nettuno e Plutone. Dato che Francesco del Monte in questo luogo si dilettava nell’alchimia, l’artista scelse un’allegoria della triade alchemica di Paracelso: Giove, personificazione dello zolfo e dell’aria, Nettuno del mercurio e dell’acqua, e Plutone del sale e della terra.
Galleria Doria Pamphilj
L’ultima tappa del nostro itinerario urbano è ora a circa 20 minuti di passeggiata. Da Villa Aurora riprendete Via Francesco Crispi. Svoltate in via in Arcione, proseguite in via Del lavatore e poi svoltate ancora in Via di San Vincenzo. Da qui prendete Via dell’Umiltà e infine Via del Corso: siete davanti alla Galleria Doria Pamphilj. Anche qui la visita è a pagamento, ma vale assolutamente la pena: si ammirerà infatti la grande collezione privata del Palazzo Doria Pamphilj, sorta nel 1651 per volere di Giambattista Pamphilj, il Pontefice Innocenzo X, che cedette la responsabilità del luogo al nipote Camillo.
Camillo Francesco Maria Pamphilj già possedeva quattro opere di Caravaggio, la maggior parte delle quali acquistate dalla madre Olimpia Maidalchini. Tra queste, vi era La buona ventura che – nel 1665 – fu regalata a Luigi XIV e che oggi è esposta al Louvre. Nella Galleria restano comunque esposti – ad opera di Michelangelo Merisi – i dipinti Riposo durante la Fuga in Egitto, Maddalena Penitente e San Giovanni Battista. Riposo durante la fuga in Egitto fu realizzato nel 1597 ed è un cosiddetto quadro da stanza, realizzato per essere esposto in una dimora privata.
La Maddalena Penitente – eseguito nel 1594-1595 – è di dubbia committenza, ma sicuramente entrerà a far parte della collezione grazie al matrimonio tra Camillo Pamphilj e Olimpia Aldrobrandini. Sappiamo per certo, infatti, che il quadro finì a un certo punto a far parte della dote della donna. Infine, il San Giovanni Battista risale al 1602 ed è probabilmente una copia. L’originale si trova infatti presso i Musei Capitolini, mentre alla galleria Doria Pamphilj vi è una delle sette versioni che Caravaggio creò sul tema di San Giovannino, ossia Giovanni Battista da giovane.