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È il museo più visitato d’Italia, merito della Queen delle influencer

Come ogni anno, l’annuale classifica stilata dal Giornale dell’Arte e The art News Newspaper stabilisce quali sono stati i musei più visitati del mondo. Detto che il primato a livello planetario per il 2021 lo detiene sempre il Louvre di Parigi, una grossa sorpresa viene dall’Italia.

Il museo più visitato d’Italia

Nonostante la pandemia e le conseguenti chiusure-aperture-chiusure-aperture, i visitatori nei musei non sono mancati. La grande sorpresa è chi si posiziona primo in Italia. Al contrario degli ultimi anni in cui è sempre stato il Colosseo il più visitato del nostro Paese, nella nuova classifica l’Anfiteatro Flavio viene superato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Gli Uffizi non sono solo il primo museo d’Italia, ma anche tra i primi al mondo. Si posizionano addirittura al quinto posto tra i cento musei più visitati del mondo, prima ancora della National Gallery of Art di Washington o dell’Ermitage di San Pietroburgo, davanti persino ai Musei Vaticani, scivolati quest’anno in decima posizione.

Nel 2021, i visitatori delle Gallerie (che includono anche il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti) sono stati 1.721.637, quasi 100mila in più di quelli del Colosseo (1.633.436) che scivola, quindi, al secondo posto, ma un milione in meno del Louvre che ne ha registrati 2,8 milioni.

Il merito (forse) è di Chiara Ferragni

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Dieter Schmidt, che ricopre la carica fin dal 2015, ha spiegato il segreto del successo del “suo” museo. Il merito è stato sicuramente dei giovani che sono cresciuti del 42% grazie ad alcune mostre online e ai social come Instagram e TikTok.

La prima influencer a promuovere la Galleria degli Uffizi è stata la “Queen” Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale numero uno al mondo. Il cosiddetto “effetto Ferragni” aveva avuto immediatamente un riscontro positivo non appena aveva postato le sue foto a luglio del 2020 facendo registrare al museo fiorentino un boom di visitatori del +27%, soprattutto giovani. Oltre a un impressionante dato degli Uffizi come trend su Instagram e Twitter. Gli scettici erano convinti che la bolla sarebbe subito dopo scoppiata, viste le tante critiche arrivate alla Ferragni da questa visita. Invece i dati dimostrano che non è stato così.

Anche se i selfie e le foto della Ferragni davanti alla Nascita di Venere del Botticelli erano in realtà serviti per un servizio realizzato dalla testata Vogue Hong Kong, l’influencer aveva scritto: “Sono felice di condividere finalmente queste immagini scattate in uno dei musei più prestigiosi del mondo, la Galleria degli Uffizi, con Vogue Hong Kong”.

“L’effetto ha avuto un’onda lunga”, ha spiegato Schmidt a Repubblica. “Nel 2021 la presenza di giovani agli Uffizi è aumentata, infatti, del 42 per cento rispetto al 2020, e se consideriamo che non ci sono state gite scolastiche, e che quindi quei centomila ragazzi in più sono venuti di loro spontanea volontà, capiamo bene l’entità del fenomeno. Certo, all’attività su tutti i social, compreso l’ipergiovanile TikTok – che nel 2028 ha ampliato il suo pubblico del 45,9% ponendo gli Uffizi, oltre che in testa alla classifica dei musei italiani, al terzo posto tra quelli più seguiti al mondo, dopo il Prado di Madrid e il Rijksmuseum di Amsterdam – abbiamo unito una forte attività per giovani e famiglie a cura del nostro dipartimento educazione. Ma siamo andati oltre ogni rosea previsione”.

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Sculture di tulipani invadono la città: cosa sta succedendo a Castiglione del Lago?

Sono alte, colorate e profumate, sono suggestive e stravaganti, sicuramente uniche. Sono le sculture fatte con petali di tulipano che si preparano a invadere Castiglione del Lago nei prossimi giorni. Ma cosa sta succedendo esattamente sul promontorio della riva occidentale del lago Trasimeno?

A guardare le fotografie, sembra proprio che la città umbra si stia trasformando nel set surreale di una fiaba profumata, ma nessun film sarà girato qui, almeno non adesso. Castiglione del Lago, infatti, si sta preparando ad accogliere uno degli eventi più attesi dell’anno: la Festa del Tulipano e di Primavera.

Si tratta di uno degli eventi più attesi dagli abitanti della città che per ben 14 giorni, dal 18 aprile al 1 maggio, intratterrà cittadini e viaggiatori con sfilate incantate ed eventi straordinari. Pronti a scoprirli tutti?

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano e di Primavera

La primavera è quel periodo dell’anno in cui tutto ciò che credevamo di conoscere si trasforma, dando vita a veri e propri spettacoli di incredibile bellezza. Tutto merito del risveglio della natura che viene celebrato in tutto il mondo attraverso tradizioni, feste e manifestazioni uniche. Sono proprio queste a trasformarsi in vere e proprie attrazioni che ci permettono di scoprire e riscoprire i luoghi del mondo.

Castiglione del Lago, che già conosciamo per quell’albero da record che ogni Natale illumina la città intera, si mostra al mondo con la sua veste più bella e profumata. È proprio in questo periodo, infatti, che si tiene la Festa del Tulipano e di Primavera, una delle manifestazioni più amate dai cittadini e dai viaggiatori.

Dopo due anni di fermo a causa della pandemia, questo festival di primavera sta per tornare. L’appuntamento è dal 18 al 1 maggio: 14 giorni di eventi, esposizioni, meraviglie e sfilate, pronti a incantare gli sguardi degli osservatori.

Durante la Festa del Tulipano e di Primavera, si tiene la straordinaria e inedita sfilata di carri allegorici addobbati interamente con petali di tulipano ispirati a temi di ogni genere. Questo sarà l’anno dedicato al cinema di Federico Fellini.

L’usanza di questa festa affonda le sue origini nel 1956 quando, alcune famiglie olandesi che si trovavano sul territorio, decisero di festeggiare l’arrivo della primavera a modo loro, addobbando la città con splendidi tulipani. Un’iniziativa condivisa anche dagli abitanti di Castiglione del Lago che si è trasformata presto in una tradizione più viva che mai.

I cittadini, infatti, lavorano durante tutto l’anno per costruire questi grandi e maestosi carri allegorici, che sembrano sculture fiorite, interamente decorati con petali di tulipani.

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano

Le celebrazioni di primavera nel mondo

Come abbiamo anticipato sono tantissime le celebrazioni di primavera che si snodano intorno al mondo in questo periodo. Parlando di tulipani, infatti, è impossibile non pensare al Tulp Fest che colora di incanto tutta la città di Amsterdam.

Ma questo è anche il periodo delle grandi tradizioni, come la battaglia d’acqua che si tiene in Thailandia e che coincide con il capodanno buddista. A questa si aggiunge anche il Festival di Holi, in India, e il Festival dei fiori di Madeira.

Come abbiamo visto, però, non occorre recarsi dall’altra parte del mondo per celebrare la rinascita della natura. A Castiglione del Lago, infatti, i fiori danno spettacolo e mettono in scena uno degli show più suggestivi di sempre.

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano

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Perché questo è l’anno di questa città italiana

Deliziosa cittadina immersa in un panorama da sogno, vanta un record davvero particolare: proprio per lei è stato creato un nuovo riconoscimento – di cui ovviamente è la prima detentrice. E ciò le permetterà di veder valorizzato il suo incredibile patrimonio artistico, storico e culturale, con tanti appuntamenti interessanti che si susseguiranno in questo 2022. Vediamone alcuni.

Volterra, prima Città Toscana della Cultura

Candidata al prestigioso titolo di Capitale Italiana della Cultura 2022, Volterra ha raggiunto la fase finale delle selezioni (onore riconosciuto solo a 10 splendide città della nostra penisola). Ma purtroppo ha dovuto rinunciare alla vittoria, che è andata ad un’altra – meritevolissima – località: la splendida Procida. Gli sforzi compiuti dalla cittadina toscana, tuttavia, non sono stati affatto inutili. Le hanno permesso di brillare nel panorama culturale italiano e, in particolare, in quello della sua splendida regione ricca di bellezze artistiche.

Per questo motivo, volendo premiare il suo percorso di candidatura così virtuoso, la regione stessa ha voluto istituire un nuovo riconoscimento. Volterra è dunque diventata la prima Città Toscana della Cultura, e in questo suo anno di splendore accoglierà tantissimi eventi interessanti che ci permetteranno di conoscerla meglio, di esplorare il suo territorio e apprendere le sue antichissime origini. Il calendario è fitto di appuntamenti, che si terranno nel corso dei prossimi mesi nel cuore della città, con tantissimi ospiti illustri che si sono offerti come testimonial.

Tra le date imperdibili, ricordiamo Volterra Social Hub: nella prima settimana di agosto, 100 giovani change makers provenienti da tutta Italia si riuniranno in questa città per confrontarsi sulle sfide più attuali delle nuove generazioni. E sempre in estate (tra luglio e agosto) si susseguiranno sei spettacoli incredibili portati in scena dalla Compagnia della Fortezza di Armando Punzo, in altrettante location storiche della città – tra cui il Teatro Romano e il parco della Geotermia di Larderello. Naturalmente, ampio spazio alla riscoperta del territorio, con visite guidate e mostre suggestive.

Volterra, un patrimonio artistico preziosissimo

Piccola città abbarbicata tra le colline da cui domina il panorama della Val di Cecina, in provincia di Pisa, Volterra è un vero scrigno ricco di bellezze tutte da scoprire. Le sue radici affondano in un lontanissimo passato, come dimostrano le antiche necropoli rinvenute sul territorio. Ma è nel periodo etrusco che visse il suo periodo più florido, quando divenne una delle principali città-stato della Toscana antica. Per poi assumere, in epoca medievale, il ruolo spirituale ed economico di una delle più importanti signorie vescovili.

Moltissime sono le testimonianze che ci raccontano la sua storia: Volterra è una città ricca di architetture splendide, a partire dall’imponente doppia cinta muraria che la circonda, dove si apre la suggestiva Porta all’Arco che ancora oggi rappresenta uno dei principali punti d’accesso. Assolutamente da visitare è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con la sua facciata a salienti e le pregiatissime opere d’arte custodite tra le sue mura. A poca distanza, il Palazzo dei Priori è un vero gioiello medievale – nonché il più antico palazzo comunale dell’intera Toscana.

Per chi invece vuole ammirare le antiche tracce etrusche rinvenute sul territorio, arriva una splendida notizia. Finalmente riapre i battenti il bellissimo Museo Etrusco Guarnacci, uno dei più grandi al mondo nel suo genere. Dal 17 aprile, si potrà tornare a visitare i suoi preziosissimi reperti, mentre per l’inaugurazione dovremo attendere il prossimo 21 giugno. E c’è una novità incredibile: è stato allestito un pavimento in vetro che permetterà di camminare sopra lo scavo archeologico. Una sorpresa meravigliosa.

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La CNN racconta il borgo che vuole essere un Principato

In Italia esiste un piccolo borgo con un grande sogno: da anni, infatti, rivendica la sua indipendenza di Principato e la sua vicenda ha incuriosito anche la CNN che ne ha raccontato la bellezza e il desiderio.

Si tratta di Seborga, tra i borghi più caratteristici e ricchi di storia della Liguria, sulle alture della provincia di Imperia.

Poco più di 300 residenti, una posizione panoramica invidiabile con vista mozzafiato sulla Riviera di Ponente e sul Principato di Monaco, microstato più famoso del mondo e “fonte di ispirazione” per la continua ricerca di indipendenza del borgo imperiese, il valico di frontiera non ufficiale, con tanto di garitta dipinta con i colori della bandiera di Seborga: un’ambizione mai sopita che affonda le sue radici nel passato.

Il Principato di Seborga ha già una propria bandiera, un inno nazionale, passaporti, francobolli, valuta e, naturalmente, un monarca. Spera un giorno di ottenere il riconoscimento legale della sua sovranità, che ha cercato fin dagli Anni Sessanta.

seborga panorama

Panorama di Seborga

Una storia antica e un sogno sempre vivo

Il piccolo borgo immerso nella natura, che ha attirato e attrae la curiosità di persone da tutto il mondo inclusa la CNN, vanta una storia millenaria: le prime tracce di Seborga risalgono a un atto del 954 quando il Conte di Ventimiglia cedette il territorio ai monaci di San Onorato di Lerins, due isolette del Golfo di Cannes.

I monaci, il cui abate aveva il titolo di Principe Ecclesiale, fecero anche coniare monete d’argento e d’oro per commerciare con i mercati orientali e rimasero proprietari di Seborga fino al 1729 quando, dopo numerose contrattazioni, la vendettero al Re di Sardegna Vittorio Amedeo II.

Nel 1963, Giorgio Carbone, che gestiva una cooperativa locale di coltivatori di fiori, esaminò la storia del borgo e scoprì che qualcosa non andava: a suo dire, l’atto di vendita di Seborga al Regno di Sardegna non venne registrato e, di conseguenza, il borgo non entrò mai a far parte in maniera legittima dell’Italia.

Da quel momento, rivendicò l’indipendenza del Principato con il nome di Giorgio I Principe di Seborga e la “battaglia” continua ancora oggi grazie a Nina Döbler Menegatto, la prima donna a ricoprire il ruolo di Principessa del borgo.
Sia la Corte costituzionale italiana che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno già respinto la domanda di Seborga, ma la comunità che crede nell’indipendenza del Principato prosegue con l’idea di realizzare il proprio sogno.

Un miraggio che fa bene al territorio

Il Principato fa parte della storia di Seborga e la favola di “principi e principesse” fa bene al territorio incrementando il turismo: i passaporti sono soltanto per divertimento e la moneta ufficiale del borgo, il Luigino, è sì accettata nei negozi ma rimane essenzialmente un souvenir.

La rivendicazione d’indipendenza, il folklore, la bandiera con nove strisce azzurre e nove strisce bianche orizzontali con a destra un quarto bianco con corona reale e scudo del 1760, sono un’attrattiva che, alla coltivazione dell’olivo e alla floricoltura, hanno aggiunto il turismo richiamando visitatori anche dal Giappone.

Seborga, non lontano dalla Costa Azzurra, è differente da Monaco: la vita è semplice, tranquilla, immersa nella natura e vocata all’accoglienza.

È l’unico paese ad avere, in contemporanea, un Principe e un Sindaco, ha un “governo” composto da soli nove ministri, oltre a un consiglio di cittadini nati e cresciuti a Seborga, e fa le sue leggi, anche se per ora non hanno alcun valore legale e il vero potere è nelle mani di un funzionario regolarmente eletto.

seborga piazza fontana

Piazza Fontana a Seborga

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Valogno: il borgo dipinto che sembra uscito da un libro di fiabe

Esistono luoghi di una bellezza così indescrivibile che fatichiamo a credere che siano reali perché somigliano a quelli che fanno parte del nostro immaginario infantile. Borghi, città e territori che sembrano essere usciti da un libro di fiabe ma che in realtà sono a noi vicini, in attesa di essere esplorati.

Come il borgo di Valogno, una piccola frazione di Sessa Aurunca in provincia di Caserta che incanta al primo sguardo. Perché lì, sulle pareti delle case e degli edifici che si affacciano tra le strade e i vicoli del territorio, le opere d’arte dipinte sui muri fanno da sfondo a un itinerario pieno di fascino e suggestione.

Valogno è un borgo dipinto, una piccola galleria d’arte en plein air dove la fantasia e l’immaginazione diventano reali attraverso forme, colori e immagini che accompagnano il visitatore in un tour favolistico che fa sognare.

Valogno

Valogno

Valogno: come in un libro di favole

Come le pagine di un libro di fiabe da sfogliare, così è Valogno. Il piccolo borgo del parco regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano, incastonato tra montagne e tufo vulcanico, è diventato il paese delle meraviglie. Lo ha fatto per colorare di gioia l’anima e lo sguardo delle persone, di chi qui vive e chi torna, di qui chi arriva e non vorrebbe mai andare a via.

A Valogno non ci sono supermercati, non ci sono i locali e neanche i pub. Ci sono tre chiese dove gli abitanti si recano ogni domenica per ascoltare la messa, e per fermarsi nel piazzale antistante per chiacchierare. Sono poche le persone che qui sono rimaste, meno di cento, tutti gli altri sono andati nelle grandi città a cercare fortuna.

Ma chi ha scelto di restare ha costruito da solo una nuova fortuna, cambiando quel destino che accomunava questo borgo a tutti quelli dimenticati nel nostro Paese. Una fortuna fatta di speranza e di bellezza, fatta di storie che ora sono narrate su quei muri segnati dal tempo, dalle esperienze e dagli abbandoni.

Così, attraverso l’arte, quel piccolo territorio arroccato a 400 metri sul livello del mare è rinato, trasformandosi in un borgo delle meraviglie dove le favole prendono vita.

Valogno

Valogno

La rinascita di un borgo mai dimenticato

Il destinato di Valogno, però, non era quello di essere dimenticato. Lo ha dimostrato Giovanni Casale che, lasciata la grande e caotica capitale italiana, si è trasferito proprio qui, alla ricerca di un nuovo inizio. Ed è stato proprio nel borgo che ha dato vita, nel 2008, all’Associazione culturale il Risveglio insieme alla sua famiglia. È nato così un vero e proprio laboratorio d’arte che ha richiamato all’attenzione tutti gli artisti del territorio italiano.

Insieme hanno innescato la rigenerazione urbana del piccolo borgo che per anni ha subìto un forte spopolamento, attraverso la street art, coinvolgendo anche chi è rimasto, nonostante tutto, sul territorio. Da qui è iniziata quella che possiamo definire la rinascita del borgo che ha, inevitabilmente, attirato giornalisti, fotografi e viaggiatori provenienti da tutto il mondo e che oggi conta circa 100 installazioni artistiche tra murales e ceramiche.

Aldilà della bellezza delle opere d’arte, quello che incanta di Valogno è il desiderio di raccontare storie e di lasciarle impresse sui muri come un dialogo eterno tra passato, presente e futuro.

Valogno

Giovanni Casale, Valogno

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Case della Memoria, le abitazioni dei personaggi illustri aprono i battenti

Sono molte, ben sparse su tutto il territorio italiano: stiamo parlando delle dimore in cui vissero alcuni personaggi illustri, che hanno fatto la storia artistica e culturale del nostro Paese. Abitazioni che ancora oggi conservano il loro importante lascito, e che finalmente possiamo ammirare da vicino, grazie ad un appuntamento davvero speciale. Ecco le più suggestive case museo da visitare in occasione della prima edizione delle Giornate nazionali delle Case dei personaggi illustri.

Case della Memoria, l’appuntamento imperdibile

L’Associazione Nazionale Case della Memoria, che custodisce l’immenso patrimonio architettonico appartenuto ad alcuni celebri nomi della storia italiana, ha dato il via al suo primo appuntamento con un evento di portata nazionale. Si tratta delle Giornate nazionali delle Case dei personaggi illustri, un due giorni dedicato alle dimore in cui hanno sede alcune delle più importanti testimonianze tramandate da persone che hanno avuto un ruolo di rilievo in ambito artistico e culturale in Italia – e anche nel mondo.

Sabato 2 e domenica 3 aprile 2022 sarà dunque possibile visitare le 90 case museo (che si trovano in 13 regioni italiane) protette dall’associazione, una vera e propria vetrina sul passato. L’obiettivo è quello di valorizzare l’incredibile patrimonio lasciatoci dai volti più famosi del nostro Paese, esplorando non solo le loro opere più celebri, ma anche l’importante legame che hanno avuto con il territorio, carpendone così le radici più profonde e i luoghi che hanno offerto loro grande ispirazione nel corso della carriera.

Le case museo più belle da visitare

Sono davvero tantissime le dimore illustri che aprono i battenti per questo evento così speciale: da Nord a Sud, ci sono decine di luoghi proprio da non perdere. La Lombardia apre questa edizione con due splendide case museo, la Fondazione Vittorio Mazzucconi a Milano e la suggestiva Villa Bernasconi affacciata sulle sponde del lago di Como, nell’incantevole borgo di Cernobbio. Quest’ultima, bellissima architettura in stile Liberty, accoglie una delle più importanti testimonianze della storia della tessitura in Italia.

Il Piemonte, invece, accoglie i visitatori in ben cinque dimore storiche. Il Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo, ha da alcuni anni intrapreso un percorso di valorizzazione dell’immenso parco che lo circonda, dove trovano spazio alcune delle più antiche specie vegetali presenti sul nostro territorio. Mentre il Museo Casa Don Bosco di Torino è l’occasione ideale per scoprire la vita e il lascito di un uomo che tanto ha dato al nostro Paese. Infine, a Saluzzo prende il via un vero e proprio itinerario alla scoperta delle sue case museo, con tre tappe bellissime: Casa Cavassa, Casa Silvio Pellico e Villa Belvedere-Radicati.

In Basilicata, e più precisamente ad Aliano, è possibile visitare Casa Carlo Levi, dove il celebre scrittore trascorse gran parte del suo periodo in esilio, e dove ambientò il suo più famoso romanzo, Cristo si è fermato a Eboli. Mentre in Emilia Romagna vi sono ben 17 dimore che aprono i battenti ai turisti. Tra le più importanti, c’è sicuramente Casa Rossini: si trova a Lugo, ed è dedicata alla figura del grandissimo compositore, che qui visse e diede alla luce le sue opere più suggestive. E, naturalmente, le ville che hanno ospitato tre grandi della musica italiana: Giuseppe Verdi (presso la sua casa di Roncole), Arturo Toscanini (a Parma) e Luciano Pavarotti (nella sua incantevole villa appena fuori Modena).

Case dei personaggi illustri che aprono i battenti

Castello di Miradolo

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Napoli: c’è un nuovo murale in città e non è come gli altri

C’è sempre un buon motivo per visitare la città del sole e del mare, che sia per un city break o per una vacanza lenta alla scoperta delle meraviglie del golfo e del territorio intero. Napoli incanta e lo fa da secoli, lo fa con le sue tradizioni, le sue delizie gastronomiche, le leggende e le storie che impregnano le strade, i vicarielli e la case scarupate del centro storico.

Ma oggi c’è un altro motivo per visitare il capoluogo campano ed è un murale coloratissimo che balza subito all’occhio. Non si tratta di un’opera di street art qualunque, ma di un vero e proprio inno al cambiamento che celebra il mondo che abitiamo e il rispetto che dobbiamo al pianeta.

Unlock The Change, questo il nome dell’opera, è stato realizzato dallo street artist Zed1 con PalomArt ed è ben visibile nella periferia della città, sui muri della scuola Silio Italico a Fuorigrotta.

Napoli: il più grande eco murale del Sud Italia

La meraviglia è stata svelata: da giorni sui social impazzano le fotografie di quello che è il più grande eco murale anti smog di tutto il Sud Italia. A realizzarlo è stato lo street artist Zed1, al secolo Marco Burresi, che ha trasformato la parete di una scuola in una grande tela per raccontare una favola urbana dal significato profondo.

L’opera di street art è stata realizzata in occasione del 30esimo anniversario della messa al bando dell’amianto, avvenuta proprio il 27 marzo del 1992. Realizzato completamente con eco-pitture Airlite, il murale sarà in grado di assorbire quotidianamente lo smog prodotto dalle autovetture.

Promosso dalle B Corp italiane, in collaborazione con Yourban2030, il murale si snoda per 370 mq sulle pareti della scuola media statale di Fuorigrotta. L’obiettivo è quello di promuovere attraverso l’arte il cambiamento positivo della società attraverso un approccio sostenibile al mondo che abitiamo

Unlock The Change, che letteralmente vuol dire sbloccare il cambiamento, racconta con immagini e colori la storia di una bambina che si trova al varco tra il vecchio e il nuovo mondo. Proprio su quel confine è ben visibile, da una parte, una realtà fatta di nubi grigie e inquinamento, dall’altra un universo colorato e sostenibile di cui possiamo farci portavoce tutti.

Street Art a Napoli

Non è un caso che il più grande eco murale anti smog sia stato realizzato proprio a Napoli, città già riconosciuta come capitale della street art. Dal centro storico alle periferie, capolavori d’arte di ogni forma e dimensione si snodano tra i muri e le pareti di casa. Lo stesso Zed1, autore di Unlock The Change, ha firmato un suo personalissimo capolavoro nel Parco Merola, il parco dei Murales situato a Ponticelli.

Ma la street art a Napoli è diventata ormai parte integrante del tessuto urbano. Da Montesanto ai Quartieri Spagnoli, passando per il vomero e la zona Ospedaliera: ovunque si cammina in città è possibile trovare opere d’arte che incantano e meravigliano come il grande San Gennaro di Jorit a via Duomo o l’unica opera italiana di Banksy in Piazza dei Girolamini.

Oggi è toccato a Fuorigrotta, quartiere della zona occidentale di Napoli, diventare la tela di un’altra opera d’arte. Una che combatte l’inquinamento, che celebra la bellezza, che invita i cittadini della città e del mondo intero ad agire consapevolmente, a sbloccare il cambiamento.

Unlock The Change

Unlock The Change

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Bruxelles: sulle strade dell’Art Nouveau

Una città unica, con uno spirito raffinato e vivace allo stesso tempo. Bruxelles è ricca di storia, arte ma anche di divertimento. Più piccola rispetto alle grandi capitali europee, la città belga non ha nulla da invidiare in termini di bellezza e cultura. Come Barcellona è segnata dall’impronta del maestro Gaudì, così Bruxelles è porta il segno Victor Horta e dell’inconfondibile gusto Art Nouveau. Basta una passeggiata per le vie per trovarsi sui passi di un itinerario a tema.

L’itinerario Art Nouveau

Se amate l’Art Nouveau e l’architettura, allora dovete assolutamente ripercorrere i passi di Victor Horta. Forse non lo sapete ma le dimore cittadine dell’architetto sono uno dei patrimoni dell’UNESCO situati in Belgio. Tre dei quattro edifici progettati di Horta si trovano proprio a Bruxelles e sono l’itinerario perfetto per scoprire le grandi abilità dell’artista.

Victor Horta, infatti, ha rivoluzionato il modo di concepire gli edifici di abitazione. Allargando il compito dell’architetto dalla progettazione degli spazi, interni ed esterni, a una concezione olistica che comprendeva anche lo studio e la realizzazione delle luci, degli arredi, della decorazione delle pareti, perfino dell’oggettistica.

Questi palazzi rappresentano a pieno lo stile della città, sono la sintesi perfetta del gusto belga e gli esempi lampanti dell’architettura che ha ispirato lo sviluppo dell’Art Nouveau nella capitale.

Prima tappa: l’Hôtel Tassel

L’Hôtel Tassel è considerato il primo esempio di Art Nouveau, grazie al progetto molto innovativo e ai materiali scelti per la costruzione e decorazione. Si tratta di una costruzione divisa in tre parti. Due edifici piuttosto convenzionali in mattoni e pietre, uno sul lato della strada ed uno sul lato dei giardini, uniti da una struttura in acciaio coperta in vetro. Horta si concentrò molto sulla decorazione degli interni, progettando ogni singolo dettaglio: maniglie, intarsi, vetrate, mosaici sui pavimenti. Il risultato è un mix di tutte le componenti, che nell’insieme si amalgamano alla perfezione.

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La dimora Tassel progettata da Horta

Prossima fermata: Hôtel Solvay

Sotto l’influenza dello stile dell’Hôtel Tassel, Horta si dedicò alla progettazione de l’Hôtel Solvay. La casa venne commissionata da Armand Solvay. Per questo facoltoso cliente Horta spese una fortuna nell’uso di materiali preziosi, progettando di persona ogni singolo dettaglio. Vennero usati marmo, onice, bronzo, legni tropicali, materie prima di altissima qualità. Per la decorazione delle scale collaborò con il pittore Théo van Rysselberghe. Un edificio fastoso e lussuoso che tutt’ora lascia a bocca aperta.

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Gli interni dell’Hotel Solvay

Terza tappa: Hôtel van Eetvelde

In questo caso, l’uso visibile di materiali industriali, quali acciaio e vetro, rappresentò un elemento di novità nelle tecniche edilizie usate per gli appartamenti di persone famose. Gli interni poi vennero esaltati con un sapiente uso della luce, attraverso una reception centrale coperta con una cupola in vetro. La riprova che il famoso architetto era in grado di costruire grandi cose con qualsiasi materia prima, le sue capacità superavano ogni aspettativa.

Hôtel van Eetvelde bruxelles

La bellezza de l’Hôtel van Eetvelde

Il Musée Horta

All’architetto Victor Horta venne anche dedicato un museo, per celebrarne la vita e i lavori. L’edificio, in passato, è stato adibito anche a residenza e studio dall’artista. Negli stupendi interni in stile Art Nouveau sono esposti in modo permanente mobili, arnesi, e oggetti progettati da Horta e dai suoi colleghi contemporanei, oltre a documenti riguardanti la sua vita. Il museo però non si trova a Bruxelles ma a Saint-Gilles.

In un viaggio a Bruxelles è d’obbligo fare tappa in questi luoghi e ammirare lo stile Art Nouveau che caratterizza l’architettura dell’intera città. Il fascino della capitale belga si riflette anche sulle facciate dei suoi bellissimi palazzi.

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La città simbolo della lirica in Italia (candidata Unesco)

Se la musica lirica è appena stata candidata a entrare nella lista dei Patrimoni culturali immateriali dell’Unesco, Verona ne è la città simbolo. “L’arte del canto lirico italiano”, questa la definizione presentata a Parigi dove ha sede l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura che deciderà se inserirla o meno, è l’espressione culturale più autentica che rappresenti l’Italia nel mondo e, nella città veneta, sede della celebre Arena, culla della lirica riconosciuta a livello internazionale, lo sanno molto bene.

E Verona, proprio con il progetto “67 colonne per l’Arena”, è una delle dieci città italiane i cui progetti sono arrivati in finale nel contest social per l’assegnazione dell’Art Bonus dell’anno, che consiste in una consistente somma di denaro che servirà per la valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese. Ogni anno vengono estratti dal portale Artbonus i progetti candidati che chiunque può votare con un “mi piace” su Facebook o un “cuore” su Instagram. Al momento Verona è al primo posto, c’è tempo fino al 1° aprile per votare.

Verona e la musica lirica sono un binomio indissolubile. Proprio l’anno prossimo cadrà il centenario del festival lirico, l’Arena Opera Festival, che si tiene tutte le estati tra giugno e settembre all’Arena. Il festival lirico, tra i più importanti al mondo, ha visto l’inizio della sua storia nel lontano 1913, quando, in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, è stata messa in scena l’Aida che ancora oggi viene rappresentata.

Ma il legame della città con la grande musica è di ben più ampio respiro e di lunga data.

I luoghi della musica a Verona

Nel ‘700, ha ospitato nientemeno che Wolfgang Amadeus Mozart. Il genio della musica giunse a Verona nel 1769, non ancora quattordicenne, durante il suo primo viaggio in Italia, e si esibì nella Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico – l’unica rimasta intatta dell’originario edificio settecentesco – a due passi dall’Arena e nella Chiesa di San Tomaso Cantuariense, sull’altra sponda dell’Adige, dove ancora oggi si può ammirare l’organo che ha avuto l’onore di essere accarezzato dalle geniali dita del più grande musicista di tutti i tempi.

Il Teatro Filarmonico è il principale teatro dell’opera di Verona e ospita le opere e gli spettacoli della stagione lirica invernale. Vale la pena anche solo visitarlo se non assistere a uno spettacolo.

Con i grandi concerti, negli anni tutti, Maestri, soprano, tenori sono passati di qui. Placido Domingo, Luciano Pavarotti (che esordì proprio all’Arena di Verona nel 1972 con “Un ballo in maschera” di Verdi), Josè Carreras: i tre tenori erano di casa, così come il grande Maestro Franco Zeffirelli, spesso e volentieri regista e scenografo di molte rappresentazioni operistiche. E che dire del soprano più celebre della storia, la grande Maria Callas? La “divina” agli inizi della carriera sposò proprio un veronese, l’industriale Giovanni Battista Meneghini, nella sagrestia della Chiesa dei Padri Filippini, nel centro storico sulle sponde del fiume, riconoscibile per la facciata palladiana.

Più recentemente, tra gli Anni ‘70 e ‘80, la scena musicale veronese ha visto nascere anche I gatti di Vicolo Miracoli, il gruppo musicale e cabarettistico formato da Gianandrea Gazzola, Spray Mallaby, Umberto Smaila, Nini Salerno, Franco Oppini e, successivamente, Jerry Calà. Nato tra le aule del liceo classico statale Scipione Maffei di Verona, è diventato un pezzo di storia della televisione italiana. E proprio alla città hanno dedicato la canzone “Verona Beat”.

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L’Arena di Verona, tempio della musica lirica, candidata Unesco

 

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In Inghilterra c’è un bosco incantato che sembra uscita da un libro di fiabe

A guardarlo bene sembra quasi di conoscerlo il bosco di Micheldever perché probabilmente questo assomiglia proprio a quello che ha fatto da sfondo alle vicende dei protagonisti delle nostre favole preferite. Che sia davvero questo, non possiamo saperlo, quello che è certo però è che questo angolo di natura lussureggiante sembra davvero essere uscito da un libro di fiabe.

C’è chi a guardare le foto lo scambia per un dipinto impressionista e chi ancora per un abile disegno ad acquerello, quello che è certo è che questo bosco, probabilmente, è uno dei più suggestivi e magici di tutto il mondo.

Per scoprirlo, e attraversarlo, dobbiamo recarci nel Regno Unito e più precisamente nella contea dell’Hampshire. È qui che tra i piccoli e sognanti villaggi si estende una foresta lussureggiante e silenziosa che in primavera diventa un tripudio di colore grazie alle campanule in fiore.

Tra faggi, farfalle e sentieri incantati

La magia che conserva questo angolo di paradiso dell’Hampshire non ha nulla a che vedere con la stregoneria. Il merito dell’atmosfera idilliaca e onirica che caratterizza questo luogo, infatti, è da attribuire esclusivamente a Madre Natura che, ancora una volta, rende il mondo che abitiamo straordinario.

Il bosco di Micheldever appare davanti agli occhi degli osservatori come un’intricata e fitta rete di giochi di luce. I raggi del sole, infatti, si insinuano tra i faggi e le conifere illuminando i fiori di campo tra i quali si nascondono timidamente farfalle e uccelli di diverse specie.

Questo luogo, infatti, è diventato con gli anni l’habitat ideale di molte specie floristiche e faunistiche. Addentrandoci nel bosco e nella sua profondità, attraverso i tanti sentieri che si fanno strada tra alberi e cespugli, ecco che possiamo fare incontri ravvicinati con daini e cervi Muntjac che hanno fatto del bosco la loro casa. Questi animali, abituati alla presenza dell’uomo, si trasformano in guide straordinarie per scoprire le meraviglie naturali di questa foresta incantata.

Il bosco incantato di Micheldever

Poco battuto dai sentieri più turistici, ma meta prediletta dei cittadini del territorio, il bosco di Micheldelver è un luogo davvero straordinario che assicura un’esperienza sensoriale fatta di pace e bellezza. Ricco di bellezze naturali, questo angolo fatato che si estende per oltre 300 ettari, si trova a soli 8 chilometri dalla città di Winchester.

Rifugio perfetto per fuggire dal caos cittadino e per fare il pieno di energie in ogni stagione dell’anno, il bosco di Micheldelver è il luogo ideale per ritrovare il contatto con la natura più autentica attraverso passeggiate, bagni nella foresta o meditazione, ma anche picnic nelle aree di sosta attrezzate con tavoli e panche in compagnia di farfalle, uccelli e fiori.

Il bosco di Micheldelver è aperto gratuitamente ai visitatori 365 giorni l’anno e raggiunge il suo massimo splendore in primavera. È in questo periodo, precisamente tra aprile e maggio, che le campanule in fiore trasformano tutto il territorio circostante in un paesaggio dalle mille sfumature di lilla e dai profumi inebrianti che crea atmosfere magiche e uniche.

Foresta di Micheldever

Campanule in fiore nel bosco di Micheldever