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La magia della Bibbia nel Parco, il presepe vivente di Valderice

Il Natale a Valderice si tinge di spiritualità e cultura con l’evento La Bibbia nel Parco, un presepe vivente unico nel suo genere. Questa straordinaria rappresentazione, che ogni anno richiama visitatori da tutta la Sicilia e oltre, offre un’esperienza che va ben oltre la tradizionale Natività. Attraverso un percorso di quadri statici viventi, La Bibbia nel Parco narra episodi tratti sia dall’Antico che dal Nuovo Testamento, regalando ai visitatori un viaggio emozionante tra le Sacre Scritture. Quest’anno, la manifestazione si rinnova con una nuova location, il suggestivo Borgo San Marco, che promette di rendere ancora più coinvolgente questa esperienza spirituale e artistica.

Storia del presepe vivente di Valderice

Da oltre 25 anni, il presepe vivente di Valderice rappresenta una delle più affascinanti manifestazioni natalizie in Italia. Nato con l’intento di raccontare la Bibbia attraverso l’arte e la cultura, l’evento si è svolto per lungo tempo nella cornice del Parco Urbano di Misericordia. La sua particolarità è data dalla narrazione biblica resa viva da figuranti in costume d’epoca, che mettono in scena episodi emblematici delle Scritture, in un dialogo ideale tra cielo e terra.

Quest’anno, l’evento trova una nuova casa nel Borgo San Marco, il nucleo storico di Valderice recentemente restaurato, che con i suoi vicoli e le scalinate dal fascino antico, si presta perfettamente a fare da sfondo alle rappresentazioni. “La scelta di questa nuova location non è solo un cambio logistico, ma un’evoluzione dell’evento stesso,” afferma Margherita Aguanno, presidente dell’Associazione Pro Misericordia, che organizza la manifestazione in collaborazione con il Comune di Valderice. Il Borgo San Marco diventa così l’ambientazione di un presepe che vuole essere non solo spettacolo, ma un momento di incontro, condivisione e riflessione che invita a riscoprire il vero significato del Natale.

presepe vivente di Valderice

Fonte: Comune di Valderice

Una scena vivente de La Bibbia nel Parco di Valderice

Date e orari del presepe vivente di Valderice

La Bibbia nel Parco si terrà nelle serate del 28 e 29 dicembre e del 5 gennaio. L’evento aprirà le sue porte ai visitatori dalle 18 alle 22, offrendo un’opportunità unica per vivere la magia del Natale in un contesto autentico e coinvolgente.
L’ingresso è gratuito, un gesto che sottolinea la volontà degli organizzatori di rendere accessibile a tutti questa straordinaria esperienza.

Dove si trova e come raggiungere il presepe vivente di Valderice

Il presepe vivente si svolge nel comune di Valderice, raggiunbile in auto:
S.S.n.113 Palermo-Trapani (100 Km circa)
A29 Palermo-Mazara del Vallo uscita Castellammare del Golfo e proseguimento su S.S.n.113 direzione Trapani (80 Km circa)

Programma del presepe vivente di Valderice

Quest’anno, il tema conduttore della manifestazione sarà “Nel segno della Speranza”. Oltre cinquanta figuranti daranno vita a sette scene bibliche, ciascuna accompagnata dalla lettura di versetti tratti dalle Sacre Scritture. Questo approccio, che unisce la dimensione visiva a quella spirituale, trasforma il percorso in un’esperienza unica e coinvolgente.

L’atmosfera del Borgo San Marco, illuminato da fiaccole e arricchito da dettagli artigianali creati da volontari locali, contribuisce a rendere ogni scena un autentico capolavoro. I visitatori saranno guidati lungo il percorso, potendosi immergere in un racconto che tocca il cuore e l’anima. Al termine della visita, sarà possibile degustare prodotti tipici e dolci natalizi in un’area dedicata, mentre i più piccoli potranno divertirsi in uno spazio giochi appositamente allestito.

Oltre al presepe, il programma prevede anche un concerto di Natale e momenti di animazione che arricchiranno ulteriormente l’esperienza. Il tutto è reso possibile grazie alla collaborazione tra l’Associazione Pro Misericordia e le numerose realtà associative del territorio valdericino, che con dedizione e passione contribuiscono alla realizzazione di questo evento straordinario.

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Cincsor, il borgo della Romania trasformato in albergo diffuso

Tra le dolci colline della Transilvania, si cela un piccolo gioiello che sta rinascendo grazie al turismo: Cincsor, un borgo dal fascino antico, sta scrivendo un nuovo capitolo della sua storia. Grazie a un progetto di recupero e valorizzazione, questo villaggio sassone dimenticato è oggi una destinazione unica, dove tradizione, cultura e ospitalità si fondono in un albergo diffuso che attira visitatori da tutto il mondo. Qui, ogni casa restaurata racconta una storia e ogni angolo del borgo invita a scoprire un’atmosfera autentica e senza tempo.

Quarant’anni fa, Carmen Schuster lasciò il villaggio transilvano di Cincsor per trasferirsi in Germania Ovest alla ricerca di una vita migliore. Tuttavia, anni dopo, tornando in Romania per motivi di lavoro, fu sopraffatta da un desiderio irresistibile: rimanere e salvare la comunità sassone secolare che un tempo aveva chiamato casa.

Schuster appartiene a una minoranza etnica tedesca in Romania in via di estinzione, discendente dai Sassoni reclutati dai re ungheresi per colonizzare la Transilvania a partire dal XII secolo. “Dovevamo salvare la scuola, che era in rovina,” ha raccontato Schuster, oggi sessantenne, all’agenzia di stampa francese AFP. Con il marito Michael Lisske, ha dedicato oltre un decennio al meticoloso restauro del cuore storico di Cincsor, trasformando alcuni edifici in accoglienti guesthouse con l’obiettivo di ridare vita al villaggio.

La rinascita del villaggio dimenticato

Grazie agli sforzi della coppia, anche altri edifici del borgo sono stati restaurati, e il villaggio ha ritrovato il suo centro nevralgico attorno alla chiesa protestante, che ancora oggi ospita le funzioni religiose per i sette parrocchiani rimasti.

La storia di Cincsor si intreccia con quella della Transilvania, una regione caratterizzata da un’eredità unica. Prima della Seconda Guerra Mondiale, la Romania contava una comunità sassone di circa 300.000 persone. Oggi ne rimangono solo circa 10.000, molti dei quali emigrati negli anni ‘70 e ‘80 per sfuggire alla persecuzione sotto il regime comunista di Nicolae Ceaușescu. I villaggi sassoni abbandonati sono stati gradualmente ripopolati da romeni privi di legami con la storia secolare della regione.

Eppure, l’atmosfera unica di questi borghi storici ai piedi dei Carpazi non è mai svanita del tutto, tanto che molte delle loro chiese fortificate sono oggi riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. “Nel XV secolo, fortificarono le loro chiese per servire da rifugio in caso di attacchi,” ha spiegato Michael Lisske, ex insegnante. “I Sassoni non godevano di protezione regale, nonostante le promesse di libertà fatte dagli ungheresi che li avevano portati qui.”

Per Schuster, preservare l’eredità sassone rappresenta una “vittoria tardiva” contro il trattamento disumano e sprezzante subito sotto il regime comunista, che aveva fatto di tutto per cancellarla.

Il successo delle guesthouse

Le guesthouse gestite da Schuster sono diventate la principale fonte di occupazione per il villaggio, attirando turisti in una regione tradizionalmente legata all’agricoltura. Tra i 15 dipendenti, Ramona Amariei lavora come cameriera e sarta stagionale. Di origini rom, Amariei si sente orgogliosa di far parte di questa “famiglia” inclusiva. “Non c’è discriminazione,” afferma. Anche Adrian Boscu, chef del villaggio, contribuisce a questa rinascita reinterpretando antiche ricette sassoni con un tocco moderno e utilizzando prodotti locali. “Stiamo cercando di riportare in vita tradizioni che altrimenti andrebbero perse,” spiega.

Il successo delle guesthouse ha ispirato altri villaggi vicini a seguire l’esempio di Cincsor, restaurando il loro patrimonio secolare per rilanciare le economie locali. “Credo che l’idea si stia diffondendo,” ha dichiarato Schuster. “Ci sono molte persone con progetti interessanti.” Un esempio è la casa accanto, ristrutturata dal proprietario romeno Nicolas Mioque, tornato dalla Francia dopo 57 anni. “Schuster e suo marito hanno ridato vita al villaggio,” afferma Mioque, aggiungendo che senza le guesthouse Cincsor sarebbe un luogo “triste”.

Anche il Re Carlo III di Gran Bretagna, che vanta una discendenza dal famigerato principe Vlad l’Impalatore, possiede diverse proprietà nei dintorni, alcune delle quali vengono affittate ai turisti. La presenza reale conferisce ulteriore fascino alla regione, che continua a conquistare visitatori da tutto il mondo.

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Cosa vedere e fare a La Thuile, tra paesaggi da sogno, storia e ghiacciai

Alte montagne ed estesi ghiacciai dominano La Thuile, affascinante comune della Valle d’Aosta, che per la sua posizione geografica e bellezza è in grado di attirare (e soddisfare) visitatori in ogni stagione dell’anno. Il merito è che è un luogo straordinario dal punto di vista paesaggistico, ma anche storico e di possibili attività da fare a tutte le età.

Cosa vedere a La Thuile in estate

La Thuile in estate è meta soprattutto di alpinisti, escursionisti e amanti della vita all’aria aperta: vi sono davvero tantissime opportunità di svago e divertimento, tutte da svolgere in un contesto naturalistico che pare uscito direttamente da un sogno. La Thuile, infatti, si fa spazio ai piedi dell’imponente Monte Bianco e dei suoi ghiacciai antichissimi.

Le cascate del Rutor

Partendo dalla frazione di La Joux si può intraprendere un’escursione di pochi chilometri che porta al cospetto delle fragorose (e bellissime) cascate del Rutor. Si tratta di un percorso adatto a tutti di circa un’ora e mezza.

Le cascate da ammirare sono 3 e regalano uno spettacolo emozionante: nascono rispettivamente a 2030, 1850 e 1700 metri di altitudine, da uno dei ghiacciai più estesi della Valle d’Aosta.

Tra gole e precipizi, boschi di conifere centenarie, mulattiere rimaste ferme nel tempo tempo e un ponte in ferro costruito nel 2014, si arriva di fronte a questi spettacoli della natura che da soli valgono il viaggio.

Cascate del Rutor, Valle d'Aosta

Fonte: iStock

Le roboanti cascate del Rutor

Bike Park La Thuile

Ve lo abbiamo già detto ma ve lo ripetiamo: La Thuile è un vero paradiso in Terra per tutti coloro che amano le attività all’aria aperta. A disposizione, infatti, c’è anche un Bike Park che offre ben 220 km di percorsi e che a sua volta è servito da seggiovie.

Gli appassionati di mountain bike, quindi, possono divertirsi tra numerosi sentieri nella natura selvaggia che si estendono dai 2.600 metri di quota e che scendono per oltre 1.200, proprio fino al centro del paese di La Thuile.

Per chi è alle prime armi c’è anche un campo scuola, che propone tour guidati nel comprensorio e lezioni per principianti, bambini ed anche esperti.

Lago Verney

Il suggestivo Lago Verney è il più grande lago naturale di origine glaciale della regione. Situato a 2088 metri di altitudine, è raggiungibile solo nei periodi di apertura del Colle del Piccolo San Bernardo, quindi in estate perché va da giugno ad ottobre.

Si può giungere al suo cospetto anche con un’escursione in mezzo alla natura più autentica, posando gli occhi sulle decine di cime che svettano nei cieli intorno a lui. In più, offre uno straordinario panorama sulla bellissima vallata di La Thuile.

Lago Verney, Valle d'Aosta

Fonte: iStock

Tutta la bellezza del Lago Verney

Cosa fare a La Thuile in inverno

Se in estate La Thiule è un paradiso, d’inverno è un sogno che si avvera: è dotato di uno dei comprensori sciistici più grandi della Valle d’Aosta, che offre ben 152 km di piste servite da 38 impianti. Ma scivolare sulla neve con un paio di sci non è l’unica cosa che si può fare in questo affascinante borgo della regione del Nord Italia.

Sciare a La Thuile

Il comprensorio sciistico internazionale Espace San Bernardo è senza ombra di dubbio un punto di riferimento per gli amanti dello sci nei grandi spazi. Vi sono piste per tutti i livelli (in totale sono circa 80), ma la più famosa prende il nome di “3 Franco Berthod”: si presenta particolarmente difficile e ripida (vanta 76% di pendenza, la percentuale maggiore in tutto il nostro Paese).

Il periodo di apertura e chiusura per la stagione di quest’anno va dal 30 novembre fino al 21 aprile 2025, e il prezzo dello skipass parte da un minimo di 56 euro (i bambini fino a 8 anni sciano gratis).

Stazione sciistica di La Thuile, Valle d'Aosta

Fonte: iStock@BrasilNut1

La bellissima stazione sciistica di La Thuile

Fare snowkite

Per i viaggiatori alla ricerca di pura adrenalina c’è anche a disposizione un divertentissimo snowkite spot, a ben 2.188 metri di quota. Si tratta di uno sport eccezionale, uno di quelli da provare almeno una volta nella vita: si pratica kite e si usa una vela, come se si fosse al mare ma in realtà si è sulla neve, mentre si è circondati dalle mitiche cime delle Alpi.

Il vento soffia e il kite si gonfia, permettendo allo sciatore di surfare sulla neve e fare persino salti ed evoluzioni.

Freeride

Non mancano le aree dedicate al freeride, tantissimi chilometri lontani dalle piste più battute e con difficoltà differenti, adatte sia a semplici appassionati che a professionisti.

Nonostante questo, è bene sapere che è sempre consigliato praticare il freeride in compagnia di una guida alpina, perché non si tratta di un’attività priva di rischi: c’è il pericolo di valanghe, smarrimento e cadute.

Cosa vedere e fare a La Thuile senza sciare

La Thuile è probabilmente tutto ciò che gli sciatori possono desiderare, ma la verità è che le opzioni che offre non sono solo ed esclusivamente dedicate a loro. Per questo motivo, abbiamo raccolto per voi alcune delle attività e cose da vedere a La Thuile senza sciare (sì, da queste parti potete fare anche lunghe ciaspolate).

Visitare il centro storico

Il centro storico di La Thuile è un gioiellino, anche grazie al fatto che è un territorio che è stato frequentato sin dalla preistoria, poi ancora in epoca romana, nel Medioevo e nell’era moderna. La prima cosa da cui inevitabilmente si viene colpiti è lo scenario fiabesco fatto di case in pietra e legno, tetti in losa e un bosco.

Tra tutto questo si nascondono anche edifici di particolare interesse come la chiesa parrocchiale di San Nicola, con un crocifisso del XV secolo che sovrasta l’altare, un tabernacolo settecentesco e un museo di arte sacra con artefatti che vanno dal XIII al XIX secolo, e la Maison-Musée Berton, in cui sono conservati circa 200 pezzi originali d’artigianato, elementi architettonici, stampe, disegni, oggetti d’arte sacra e più di 4000 libri.

La Thuile, borgo in Valle d'Aosta

Fonte: iStock

La cittadina di La Thuile vista dall’alto

Zona archeologica e Cromlech

Il Colle del Piccolo San Bernardo è un passo alpino che collega il vallone di La Thuile con la Haute-Tarantaise, in Francia. A poca distanza da questo si estende una zona archeologica in cui sono conservate tantissime testimonianze del passato.

La più nota è senza ombra di dubbio il Cromlech di età pre-celtica, che si ritiene sia un calendario astronomico simile al ben più noto Stonehenge. La sicurezza non la si ha ancora, purtroppo, ma quel che è certo è che il più importante dei cerchi megalitici presenti in Italia.

In più, si può passeggiare sull’Alpis Graia, un tratto rilevante di una delle più strategiche vie di comunicazione di epoca romana, e scoprire due mansiones, due tipiche stazioni di posta sempre degli antichi romani.

Le miniere di La Thuile

A La Thuile sono ancora presenti delle antiche miniere che hanno fatto per un lungo periodo la fortuna di questo comune, ben prima che arrivasse lo sci. Da queste parti, infatti, venivano estratti piombo argentifero e antracite per la produzione di carbone.

Secondo alcuni documenti le attività estrattive sono iniziate nel ‘500, mentre le prime miniere di carbone ad uso locale nacquero nell’800. Dei veri e propri mondi sotterranei da esplorare, fatti di tratti di binari per i carrelli, resti di infrastrutture tecniche, segmenti di gallerie e molto altro ancora.

Uno dei percorsi più affascinanti è quello che conduce alla miniera Granier, in cui è ancora visibile un gigantesco argano.

Cosa fare a La Thuile con i bambini

Lo abbiamo detto sopra ma lo ripetiamo: a La Thuile si divertono tutti, persino i bambini. Per loro, infatti, ci sono moltissimi sentieri da poter raggiungere grazie agli impianti di risalita, ma anche una serie di piste alla loro portata o scuole per principianti. Ma di certo la proposta turistica non si esaurisce qui:

  • Pattinaggio su ghiaccio: la pista è aperta dal 21 dicembre al 6 gennaio compreso;
  • Parco giochi sulla neve: con un castello gonfiabile, un tappetto elastico, mini jeep, tiro con l’arco e ping pong;
  • La Piramide: per il calcio balilla, ping pong, freccette, giochi da tavolo, carte, scacchi, zona console;
  • Piscina all’aperto riscaldata: accessibile con la seggiovia Bosco Express e aperta solo in estate.
La Thuile con i bambini

Fonte: iStock

Bambina che si diverte a La Thuile
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L’Italia batte tutti: offre un’esperienza turistica multidimensionale

Non possiamo considerare l’Italia solamente come una destinazione turistica, dopotutto per il patrimonio artistico e la sua storicità è un punto di riferimento d’eccellenza a livello mondiale. Nonostante altri Paesi come la Turchia, il Messico e gli Emirati Arabi Uniti stiano investendo sempre più risorse, il Belpaese mantiene saldo la leadership. Come? Un’offerta unica capace di combinare patrimonio culturale, esperienze culinarie, lusso e paesaggi ineguagliabili. Non è un caso che nel 2023 si siano contati oltre 57 milioni di turisti superando nettamente altre destinazioni che abbiamo citato poco fa. Il segreto del successo, come riporta la rivista Travel and Tour World, è sicuramente da ricercare nella multidimensionalità .

Offerta turistica poliedrica

Se dobbiamo dire cosa distingue l’Italia da altre mete è la capacità di offrire un’esperienza multidimensionale. I viaggiatori sanno di poter spaziare tra le rovine dell’antica Roma, la romantica Venezia, il rinascimento a Firenze e i vigneti in Toscana. Da nord a sud tra borghi e città d’arte c’è davvero tanto da scoprire. Non ci si affida a un unico tipo di turismo, come ad esempio in Turchia dove il focus è legato soprattutto alle località balneari.

Turismo di qualità e valore economico

Il predominio italiano non si nota solo per i numeri ma per il valore economico generato. I turisti che scelgono il Belpaese per le loro vacanze tendono a spendere di più che in altre destinazioni: esperienze food, itinerari gastronomici, degustazioni di vini e shopping di artigianato di lusso sono le attività preferite. Nell’ultimo anno il settore ha generato un fatturato di 215 miliardi di euro: una cifra da capogiro che oscura tutti i Paesi concorrenti. Le previsioni per il 2024 sono anche più rosee: si parla di una crescita fino a 223 miliardi di euro.

Cultura culinaria

Tra i motivi per cui tante persone scelgono di visitare l’Italia c’è il buon cibo. Non un’unica tradizione ma regione per regione ha le sue specialità da degustare: dai piatti più buoni della cucina romana come la carbonara alla pizza patrimonio Unesco di Napoli passando per la pasta fresca a Bologna. Che dire poi dei vini? Degustazioni, percorsi sensoriali e la possibilità di visitare le cantine sono alcuni dei trend che hanno permesso la crescita dell’enoturismo in Italia. A differenza di altre destinazioni, come la Thailandia o il Messico, che puntano sullo street food, qui si propone un turismo culinario che mixa tradizione, qualità e autenticità.

Cultura culinaria in Italia

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Tra i motivi che attirano i turisti in Italia c’è la cucina

La moda italiana

Se ci riferiamo al lusso e allo stile, il made in Italy è in pole position. Non solo Milano con la Fashion Week e gli eventi della settimana della moda, anche Alta Roma è un punto di riferimento importante così come le presentazioni a Palazzo Pitti a Firenze. L’approccio italiano è autentico e personalizzato, regalando esperienze uniche che pochi altri paesi possono eguagliare.

 La città di Milano tra creatività e cultura

Milano per molti anni è stata considerata per lo più un polo business, un luogo di atterraggio ma non così ricca di proposte. In realtà l’interesse turistico è cresciuto scoprendo che c’è molto più del suolo Duomo: eventi culturali e mostre dominano la scena. Il Salone del Mobile, il Milano Jazz Festival e le stagioni liriche del Teatro alla Scala sono solo alcuni esempi delle opportunità che si uniscono poi a musei interattivi e di approfondimento come quello dedicato a Leonardo da Vinci. Possiamo dire che la città meneghina oggi non è più solo un centro di affari ma un laboratorio creativo e culturale, capace di attrarre turisti da ogni angolo del mondo.

Milano conquista i viaggiatori di tutto il mondo

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Eventi, musei, mostre temporanee e teatro: Milano ha conquistato i turisti di tutto il mondo

Meeting ed eventi

Un altro motivo che contribuisce al successo dell’Italia rispetto ad altre mete è l’impegno nella costruzione di un calendario ricco di appuntamenti. Eventi, meeting e congressi hanno dato modo nel 2023 di ospitare ben 340.000 date aumentando in modo significativo il numero rispetto agli anni precedenti. Il 2024 non è stato da meno: castelli, ville storiche, fiere e sale congressi hanno dominato la scena diversificando le location a seconda delle necessità.

Monumenti e cultura

Non possiamo negarlo, la nazione italiana è tra i punti di riferimento culturali più apprezzati al mondo e non solo in Europa. Tra i monumenti più famosi e prestigiosi? Il Colosseo di Roma, la Cappella Sistina a Città del Vaticano e il Palazzo Ducale di Venezia e ancora le meraviglie rinascimentali di Firenze, la Valle dei Templi in Sicilia: e ci fermiamo qui ma le citazioni potrebbero essere molte di più. Dopotutto qui, regione per regione, è custodito un patrimonio culturale da vivere. Ogni angolo è un vero spaccato di storia; i borghi medievali arroccati, le piazze storiche tra cui San Marco a Venezia, castelli antichi e siti archeologici quali Pompei non possono non essere citati. Chiaramente fa parte dell’apprezzamento turistico anche il folklore: sagre, festival e manifestazioni culturali rendono l’experience più completa.

Impatto economico di grande portata

Il turismo nel Belpaese non va etichettato come un semplice fenomeno culturale; il settore terziario è tra quelli portanti dell’economia. Sono oltre 3 milioni i posti di lavoro creati nel settore e viene indicato proprio il turismo come una delle voci più significative nel PIL nazionale. Per il 2034 le previsioni sono ancora più incoraggianti: il numero di professionisti impiegati nel turismo crescerà ulteriormente, contribuendo a sostenere l’economia italiana in modo duraturo. Non solo contratti di lavoro, l’entusiasmo è legato proprio alla spesa totale che i turisti investono per una vacanza in loco: città d’arte, borghi, on the road per arrivare a superare i 175 miliardi di euro nel 2023. Secondo l’analisi condivisa l’Italia è tra le nazioni con la più alta capacità di attrarre visitatori pronti a spendere in primis nel settore alberghiero dove le tariffe medie giornaliere sono aumentate significativamente.

Come è chiaro, il futuro del turismo italiano grazie al suo aspetto poliedrico è decisamente poliedrico. I piani di crescita non mancano e si stima che entro il 2034 il campo genererà oltre 270 miliardi di euro: i visitatori scelgono l’Italia non solo per quello che offre, ma per come lo offre. Affascinante, capace di ispirare e lasciare il segno, la nazione italiana resta in cima alle preferenze dei turisti grazie all’offerta multidimensionale.

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Riapre il Passetto di Borgo a Roma, una passeggiata con vista

I romani lo conoscono tutti, si tratta del Passetto di Borgo e proprio oggi dopo 6 anni di lavoro di restauro ha riaperto ufficialmente. Una passeggiata suggestiva lungo 1 chilometro che collega Castel Sant’Angelo e il Vaticano. Un luogo iconico, ricco di storia, che in passato è servito ad alcuni esponenti della chiesa per fuggire in momenti di pericolo. Il passaggio è simbolo di storia e architettura: passeggiando si passa agilmente dal suggestivo colonnato del Bernini e dalla cupola di Michelangelo fino ad arrivare a Borgo Sant’Angelo.

Non solo un percorso per le ronde papali però, era un vero e proprio passaggio segreto per fuggire dalle stanze papali all’interno della fortezza: tra i primi ad “inaugurarlo”? Clementino VII nel 1527. Oggi il passaggio torna attivo dopo un importante opera di restauro: ma cosa c’è da sapere sul Passetto di Borgo a Roma?

La storia del Passetto di borgo

I local lo soprannominano “er coridore de Borgo”: si tratta di un vero e proprio corridoio sopraelevato e fortificato che collega il Palazzo Apostolico del Vaticano a Castel Sant’Angelo. All’interno delle mura vaticane si snoda fino a via Borgo Sant’Angelo ed è nato in primis come passaggio segreto per scopi difensivi. È stato costruito ai tempi del barbaro Totila che ne 547 ha accampato una sua area proprio qui.

I lavori di fortificazione sono iniziati più tardi e inglobati per essere perfezionati grazie all’intervento di papa Leone IV nell’852. Il suo obiettivo primario era proteggere la basilica di San Pietro e gli edifici circostanti. Durante il medioevo, però, sono intervenuti con alcune opere di costruzione e restauro. Niccolò III nel 1277, secondo le voci autorevoli degli studiosi, ha modificato il Passetto fino a dargli la forma che conosciamo oggi. Gli interventi successivi non sono mancati, prima per opera di Bonifacio IX, poi completati sotto l’antipapa Giovanni XXIII tra il 1389 e il 1415. Le ultime modifiche sono avvenute con i papi Niccolò V, Sisto IV e Alessandro VI che si sono occupati dell’aggiunta di camminamenti di ronda, torri di avvistamento e altre fortificazioni.

Riapre oggi il Passetto di Borgo a Roma

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Riapre il Passetto di Borgo a Roma: cosa c’è da sapere

Cosa si vede passeggiando sul Passetto di Borgo

Sono partite ufficialmente le visite che danno modo di scoprire il Passetto di Borgo con l’aiuto di guide turistiche esperte di Roma che forniranno tanto curiosità storiche e artistiche. Percorrerlo dà modo di scrutare l’incredibile panorama su Roma con una delle viste più privilegiate: partendo da Castel Sant’Angelo, un mausoleo voluto dall’imperatore Adriano e con una mole circolare sormontata dalla statua dell’arcangelo Michele.

Si riconosce poi in modo netto Borgo Pio, uno dei quartieri di Roma più pittoreschi e autentici con stretti vicoli e palazzi storici. Ci si avvicina poi alla Città del Vaticano: qui a dominare la scena è “il cupolone” di San Pietro riconoscibile da qualsiasi punto panoramico della città eterna. Gli occhi più attenti potranno poi notare altri monumenti simbolo: il colonnato del Bernini che incornicia San Pietro, ad esempio.

Usato come via di fuga

Oltre alla protezione, è stato pensato e ideato come via di fuga per garantire al papa il modo di scappare dalle stanze e rifugiarsi a Castel Sant’Angelo in caso di pericolo. La storia ci racconta due episodi emblematici: nel 1494 Alessandro VI Borgia lo ha utilizzato per sfuggire alle truppe di Carlo VIII di Francia, nel 1527 invece è stato il papa Clemente VII a trovarlo utile durante il Sacco di Roma con la complicità delle guardie svizzere che si sono sacrificate per rallentare i Lanzichenecchi.

Non solo via di fuga però: è stato anche un luogo di passaggio per prigionieri di alto profilo. Tra i nomi più celebri Beatrice Cenci che sembra lo abbia percorso in catene prima dell’esecuzione nel 1599. Un gossip riguarda invece l’utilizzo del Passetto per incontrare le proprie amanti: il nome che è associato alle notti di passione è quello di Alessandro VI ma non ci sono fonti ufficiali che lo testimoniano.

Dalla fine del Cinquecento in poi ha perso la funzione difensiva e oggi, grazie alla sua riapertura visitando il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo è possibile ripercorrerlo godendosi una vista unica su Roma e scattando alcune foto ricordo perfette persino da condividere sui social.

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Gli “Occhi di Dio” nella Cava di Prohodna, in Bulgaria

C’è un luogo in Bulgaria in cui lo stupore colpisce al primo sguardo, un posto in cui la storia, la natura e la suggestione hanno dato vita a qualcosa di magico e straordinario.

Stiamo parlando di Prohodna, una caverna celebre per molte ragioni, ma soprattutto perché è sul suo soffitto che si aprono due cavità particolari e uniche: gli Occhi di Dio. I due fori sono incredibilmente simili, per forma e vicinanza, a due occhi che si aprono verso il cielo e regalano a chi visita questo luogo la sensazione di trovarsi in un antro in cui la magia sembra diventare palabile.

È la natura che con il tempo ha saputo dare forma a qualcosa di incredibile e che merita assolutamente una visita. Se a questi fori, infatti, si aggiunge l’importanza storica del sito e il fatto che sia la destinazione perfetta per chi ama l’adrenalina, allora le ragioni per raggiungere la grotta carsica di Prohodna sono davvero tante.

La caverna di Prohodna che nasconde gli Occhi di Dio

Un luogo magico, quasi mistico, in cui lasciare che la fantasia abbia la meglio per assaporare pienamente la meraviglia di ciò che ci circonda. Siamo in Bulgaria, nella zona centro settentrionale di questo paese europeo: è qui che sorge la grotta carsica di Prohodna, sulla cui sommità si aprono le due straordinarie fessure ribattezzate Occhi di Dio.

Quest’area è molto celebre, intanto ci troviamo all’interno del Parco geologico Iskar-Panega, che è interessante per la speleologia, poi questa grotta pare essersi formata durante l’era Cenozoica e, più precisamente, nel Quaternario: quindi è interessante anche dal punto di vista storico, anche perché al suo interno si trovano tracce di vita umana durante la preistoria, segno che la grotta è stata abitata.

Occhi di Dio nella grotta di Prohodna

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Gli Occhi di Dio si trovano nella grotta di Prohodna

È anche molto vasta, pare che sia la grotta più grande della Bulgaria: è lunga 262 metri ed è una destinazione molto amata da chi pratica bungee jumping; infatti, è dal suo ingresso più grande (ne ha due), che è alto circa 45 metri, che si può praticare questa attività adrenalinica. Inoltre si tratta di una destinazione apprezzata anche dagli scalatori.

Ma il vero tesoro è celato sulla sua sommità e lo si può ammirare alla perfezione all’interno: sono gli Occhi di Dio, che sono stati cesellati dalla natura stessa per mezzo dell’erosione e che sono davvero spettacolari in ogni momento dell’anno o della giornata. Di notte, ad esempio, sembrano uno sguardo colmo di stelle e da lì si può ammirare anche la luna.

Come raggiungere la grotta di Prohodna

Per vedere con i propri occhi tanta meraviglia si deve raggiungere il villaggio di Karlukovo: la grotta di Prohodna, infatti, si trova a circa due chilometri di distanza. Se si arriva da Sofia, la capitale del Paese, ci vuole circa un’ora e mezza dal momento che i due siti distano tra loro circa 110 chilometri.

E, senza dubbio, si tratta di una destinazione molto interessante non solo per chi ama scoprire siti naturali affascinanti, ma anche per coloro che apprezzano location che abbiano una valenza storica. E la grotta Prohodna lo è per la sua storia antica, per il fatto che sia stata abitata nel corso della preistoria e anche per un certo aspetto mistico, si dice infatti nel passato più antico questo luogo fosse un sito religioso.

Un posto da raggiungere per rimanere affascinati dalla bellezza della natura e dalla sua capacità di creare luoghi incantevoli e che tolgono il fiato. Ma anche fragili: gli occhi si sono formati con l’erosione e con il tempo quella potrebbe continuare a modificarne l’aspetto.

Ingresso della grotta di Prohodna

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Ingresso della grotta di Prohodna in Bulgaria
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Palazzo Te compie 500 anni: nuovo percorso museale e le mostre

Il 2025 è un anno importante per Mantova: la città festeggerà i 500 anni di Palazzo Te, uno dei simboli più prestigiosi del rinascimento italiano e per l’occasione non mancheranno eventi, mostre, appuntamenti e tanto altro. Arte, letteratura e politica convivono all’interno di questo edificio che attira ogni anno tantissimi visitatori e che nei prossimi 12 mesi potranno seguire un percorso di visita aggiornato con un riallestimento delle prime sale e tanto altro. Vediamo insieme cosa c’è da sapere sull’occasione.

Il cinquecentenario di Palazzo Te: mostre ed eventi

Palazzo Te per il cinquecentenario si prepara ad una veste nuova: l’obiettivo è festeggiare in grande stile tramite un’esperienza rinnovata che attiri non solo chi non c’è mai stato ma anche chi lo ha già visto e ne conosce la bellezza. Dalla prossima primavera 2025 sarà ufficialmente inaugurato il nuovo percorso museale che coinvolge un riallestimento delle prime sale del Palazzo.

Il tema dominante? Le Metamorfosi ovidiane che faranno ripercorrere il tutto attraverso un percorso curato da Claudia Cieri Via. L’esposizione sarà arricchita da alcuni capolavori del Rinascimento in prestito e provenienti dal museo del Louvre, dall’Albertina di Vienna e dagli Uffizi di Firenze. L’obiettivo è fondere e far dialogare opere con temi e dettagli in comune creando un intreccio unico che fonda classicità e contemporaneità.

Potremmo definire un momento clou che coinciderà con l’autunno 2025: durante questi mesi Palazzo Te ospiterà le installazioni cinematografiche multischermo dell’artista britannico Isaac Julien di cui una ispirata proprio al tema delle Metamorfosi ma con un’ispirazione contemporanea.

Non è finita qui: le celebrazioni per i 500 anni di Palazzo Te saranno arricchite ulteriormente da altri allestimenti e interventi strutturali. Basti pensare che dalla primavera ci sarà l’introduzione di una nuova illuminazione dell’Esedra per esaltare la maestosità del complesso architettonico.

Mantova festeggia i 500 anni di Palazzo Te

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Mantova si prepara a festeggiare il cinquecentenario di Palazzo Te: eventi, nuovo percorso museale e mostre temporanee

La storia di Palazzo Te

Palazzo Te è tra i monumenti più interessanti di Mantova e viene considerato a tutti gli effetti un punto di riferimento tra i capolavori architettonici e artistici rinascimentali del Belpaese. Il progetto inizia nel XVI secolo con la richiesta di Federico II Gonzaga che, con il titolo di marchese della città, desiderava una residenza destinata al piacere e alla fuga dalla vita di corte ricca di impegni.

La firma del progetto porta il nome di Giulio Romano, artista allievo di Raffaello che ha conquistato l’interesse degli investitori dell’epoca grazie al suo talento. I lavori effettivi sono partiti nel 1525 per concludersi circa nel 1534. L’edificio è stato costruito sull’isola del Te e la location non è certo casuale: si tratta di una zona rurale non lontana dal centro della città, immersa in un paesaggio naturale e rilassante perfetta per il posizionamento di una villa suburbana.

Lo stile è un classicismo rinascimentale reinterpretato; la maestria di Giulio Romano emerge nelle proporzioni e nelle simmetrie, così come nelle decorazioni. La facciata si distingue con una semplicità ingannevole per poi lasciare tutti a bocca aperta all’interno grazie ad ambienti riccamente decorati e ciascuno con un tema specifico. Ambizione, amore per l’arte e ingegno sono i tre pilastri che hanno condotto Palazzo Te al successo fino a diventare uno degli edifici più prestigiosi del periodo rinascimentale.

Il nome “Te” deriva dall’isola su cui è stato costruito che in passato era conosciuta come “Tejeto”. Federico II voleva un angolo in cui svagarsi ma ideale anche per eventi di rappresentanza e lontano dalla rigidità della corte. Dalla caccia alle feste, sono tanti gli ospiti illustri che vi hanno soggiornato.  La pianta è quadrata e presenta un cortile centrale. Le sale, decorate con affreschi, sono davvero ricche e sono caratterizzate da una tecnica di illusionismo pittorico molto in voga nel periodo.

Visitandolo ci si rende conto di come l’uso di prospettive illusionistiche e dei temi mitologici sia proprio la caratteristica distintiva dell’opera realizzata da Giulio Romano per il Gonzaga. Elementi classici tra cui colonne, frontoni e timponi vengono arricchiti da decorazioni elaborate, mentre la disposizione degli ambienti interne e delle decorazioni ha il solo scopo di lasciare i visitatori a bocca aperta.

Giardino di Palazzo Te

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Il giardino curato in stile rinascimentale di Palazzo Te compie 500 anni

Cosa non perdere nella visita a Palazzo Te

Il gioiello rinascimentale è tra i must da visitare a Mantova: Palazzo Te ha tantissimo da offrire ai turisti e agli appassionati d’arte, a partire dalla Sala dei Giganti. Quando si parla di questo edificio è proprio lei la prima area che viene in mente; un autentico capolavoro di affreschi che avvolgono lo spettatore in una scena mitologica mozzafiato. Le pareti e il soffitto sembrano fondersi in un unico affresco che racconta quella che è stata la caduta dei giganti puniti da Giove. Altrettanto suggestiva la sala di Amore e Psiche: qui le pareti raccontano la passione e l’amore attraverso colori vivaci e omaggiando uno dei miti più amati e conosciuti.

Sala dei Giganti

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Sala dei Giganti, una delle più belle di Palazzo Te

Tra le altre tappe imperdibili nel percorso museale ci sono la loggia di Davide con affreschi che la adornano e raffigurano scene bibliche dell’omonima figura e il giardino segreto che sembra voler raccontare proprio come il verde curato faccia parte dell’architettura in stile rinascimentale. Una chicca in più? Il cortile d’onore: è un esempio di come le linee architettoniche rigorose e gli elementi classici si combinano mostrando il talento dell’architetto.

Fonte: Ufficio Stampa

Loggia di Davide tra le tappe imperdibili durante una visita a Palazzo Te

Altrettanto degna di nota la scuderia, altrettanto riccamente decorata nonostante la sua funzione e la sala dei Cavalli che ritrae gli esemplari prediletti di Federico II Gonzaga. Il motivo della sua realizzazione è quello di omaggiare la passione del marchese che amava questi animali ma è anche un’occasione in più per notare il talento e le abilità pittoriche di Giulio Romano.

Oltre al percorso museale standard, che verrà rinnovato nel 2025 grazie al cinquecentenario, consigliamo di tenere d’occhio il calendario con mostre temporanee che viene arricchito di contenuti stimolanti e nuovi per rendere le visite sempre più coinvolgenti. Chi ha in programma una visita a Mantova nei prossimi mesi non potrà perdere questo capolavoro rinascimentale in un anno così speciale.

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Il Yonghe Gong di Pechino: le informazioni per visitare il Tempio dei Lama

Quante cose ci sono da vedere a Pechino? La capitale cinese è una città che sorprende sempre, sia chi è in cerca di modernità che di storia. Sono molti, infatti, i monumenti da ammirare a Pechino e alcuni di essi sono diventati dei veri e propri simboli della città e testimoni della sua bellezza.

Il luogo conosciuto come Yonghe Gong – ovvero il Tempio dei Lama – fa parte di questa lista. Stai pensando di inserirlo tra le cose da vedere in Cina? Dovresti. Ecco qualche consiglio e informazione su come organizzare la tua visita al Tempio dei Lama di Pechino.

Dove si trova il Tempio dei Lama

Il Tempio dei Lama è situato nel distretto di Dongcheng, nella parte nord-orientale del centro di Pechino, Cina. L’indirizzo preciso è No. 12 Yonghegong Street, Dongcheng District. La stazione della metropolitana più vicina è Yonghegong Lama Temple (linee 2 e 5), che consente un accesso facile e diretto al sito.

Il modo migliore per arrivare al Tempio dei Lama, infatti, è proprio grazie a questo mezzo pubblico. Il costo del biglietto è di circa 0,40€. In alternativa, puoi arrivare in taxi: ricordati di portare sempre con te qualcosa su cui indicare, in caratteri cinesi, l’indirizzo del tuo alloggio e quello della tua destinazione.

All’interno dell’area dello Yonghe Gong si cammina molto: indossa scarpe comode e abbigliamento adatto alla stagione del tuo viaggio a Pechino. Il Tempio dei Lama è contornato da molta natura e non mancano i luoghi dove potersi sedere per riposare un po’.

Come organizzare la visita al Tempio dei Lama di Pechino

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La porta del Tempio dei Lama di Pechino

Storia del Tempio dei Lama

Il Tempio dei Lama è decisamente nella lista delle meraviglie di Pechino e fu originariamente costruito alla fine del XVII Secolo, durante la dinastia Qing, come residenza imperiale per il quarto figlio dell’imperatore. Il palazzo rifletteva già al tempo il prestigio e la raffinatezza della famiglia imperiale, con un’architettura davvero sontuosa e ricca di dettagli.

Nel 1722, quando il principe Yong salì al trono come imperatore Yongzheng, parte della residenza fu trasformata in un monastero per i monaci buddisti tibetani. Questo gesto non solo consolidava il suo potere, ma promuoveva anche il buddismo tibetano come elemento di coesione tra i diversi gruppi etnici dell’impero Qing.

Dopo la morte di Yongzheng, questo luogo continuò a essere considerato importante, soprattutto dal punto di vista religioso. Il Yonghe Gong, che divenne un centro spirituale e culturale fondamentale. Il tempio ospitava numerosi monaci, principalmente provenienti dal Tibet e dalla Mongolia. Era diventato un vero e proprio ponte tra il governo imperiale e le popolazioni di queste regioni. Il nome “Tempio dei Lama” gli venne attribuito proprio in quel periodo, per identificarlo con maggiore chiarezza rispetto ad altri luoghi religiosi in città.

Ancora oggi, è un luogo importante per molti credenti parte della comunità buddista tibetana.

Acquistare i biglietti del Tempio dei Lama

I biglietti per il Tempio dei Lama possono essere acquistati direttamente presso la biglietteria all’ingresso del tempio o online tramite piattaforme turistiche cinesi. Se hai già un programma folto per il tuo viaggio a Pechino, acquista il biglietto in anticipo: questo ti permetterà di entrare nel giorno da te scelto e non dove cambiare in corsa i tuoi programmi.

Il costo del biglietto è di circa 25 yuan (circa 3-4 euro), ma è sempre consigliabile verificare eventuali aggiornamenti sui prezzi. Il tempio è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 16:30.

Cosa vedere nel Tempio dei Lama di Pechino

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Una delle statue del Buddha

Cosa vedere nel Tempio dei Lama

Il complesso del Yonghe Gong – che, ricordiamo, è il nome cinese del Tempio dei Lama – è costituito da cinque principali edifici disposti lungo un asse centrale, circondati da padiglioni minori e alcuni cortili. Le attrazioni da vedere in quell’area sono molte e, ovviamente, sono tutte comprese nel biglietto d’ingresso al tempio. Ecco cosa vedere:

  • Sala degli Imperatori Celesti (Yonghemen Hall): questa sala costituisce l’ingresso principale del tempio, con un grande portale decorato da sculture in legno e dipinti di molti colori. All’interno si trovano statue dei Quattro Re Celesti, figure imponenti che accolgono i visitatori con il loro sguardo vigile.
  • Sala dei Protettori Celesti: Questa sala ospita una statua centrale di Buddha Maitreya seduto, affiancata da statue di altre divinità protettrici. Le pareti sono adornate con bassorilievi e dipinti che narrano storie mitologiche.
  • Sala dell’Armonia Eterna (Yonghedian): È il cuore del complesso, dove si trova una maestosa statua del Buddha Shakyamuni, circondata da offerte di fiori e incenso. Gli intricati dipinti murali rappresentano scene della vita del Buddha, mentre i soffitti sono decorati con motivi tradizionali cinesi e tibetani.
  • Sala della Ruota della Legge (Falundian): Questa sala è dedicata alla recitazione delle scritture buddiste. Al centro si erge una grande ruota della preghiera in bronzo, riccamente incisa con mantra sacri. Qui troverai anche la statua del fondatore della scuola di buddismo tibetano seguita dai monaci di questo tempio. La spiritualità di questo ambiente è molto alta.
  • Padiglione delle Diecimila Gioie (Wanfuge): questo luogo rappresenta il punto culminante della visita. Qui troverai un’altra statua di Buddha, questa volta di misura colossale. È alta 18 metri ed è stata scolpita da un unico tronco di legno di sandalo bianco. La statua è un capolavoro di maestria artigianale ed è di alto valore spirituale e religioso. Il padiglione è decorato con lanterne ed elementi dorati che riflettono la luce, creando un’atmosfera maestosa e sacra.
Come comportarsi nel tempio dei Lama di Pechino

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Fedeli nel Tempio dei Lama

Regole di Comportamento nel Tempio dei Lama

Quando si visita il Tempio dei Lama di Pechino, durante un viaggio in Cina, è importante rispettare alcune regole di comportamento per preservare la sacralità del luogo e onorare le tradizioni locali.

Si consiglia di vestirsi in modo sobrio e appropriato, evitando abiti troppo vistosi o troppo scollati. Come accade, infatti, anche nelle chiese in Italia, viene chiesto ai turisti di portare rispetto alla presenza di credenti che si recano lì non per visita ma per devozione. Non si toccano le statue o gli oggetti sacri, né si entra nelle aree riservate ai monaci. È necessario mantenere il silenzio o parlare a bassa voce per non disturbare le preghiere e le meditazioni in corso.

All’interno del Tempio dei Lama si può mangiare e bere e solo in zone opportunamente indicate e segnalate. Inoltre, alcune aree del tempio vietano le fotografie: i cartelli che indicano questo divieto sono scritti in più lingue quindi non ci si può non accorgere. Prima di entrare in una sala, è buona norma inchinarsi leggermente in segno di rispetto. Infine, i telefoni cellulari vanno spenti o messi in modalità silenziosa.

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Urbania, viaggio nella città della Befana

A Rovaniemi, in Lapponia, esistono il villaggio e la casa di Babbo Natale, ma sapevate che anche la Befana ha la sua dimora? È una città tutta italiana, precisamente marchigiana, che si trova tra le verdeggianti colline del Montefeltro in fondo alla valle del Metauro: si tratta di Urbania, in provincia di Pesaro Urbino.

Conosciuta fino alla metà del Seicento con il nome di Casteldurante, Urbania è una suggestiva cittadina ricca di storia e di arte, uno scrigno di tesori artistici da scoprire e di scorci paesaggistici da ammirare.

Per chi la visita fino al 6 gennaio, poi, ecco l’imperdibile opportunità di vivere la Festa Nazionale della Befana immersi in un vero e proprio paese dei balocchi con oltre 4000 calze appese per le vie del centro storico, attività ludiche e creative, stand enogastronomici, la sfilata della calza da record più lunga del mondo, concerti e spettacoli itineranti.

Scopriamo allora questo e molto altro in un viaggio a tappe tra i quartieri della “Signora del Metauro”, per capire cosa fare in visita a Urbania e qual è il programma dell’Epifania.

Cosa vedere a Urbania

Iniziamo il viaggio nel cuore di Urbania, da uno dei suoi simboli, l’elegante Palazzo Ducale, arroccato su un’altura, dal passato di fortezza e palazzo di corte. Oggi il Palazzo Ducale è sede del Museo Civico, che custodisce una ricca collezione di maioliche artigianali, 50 incisioni e una Pinacoteca con importanti opere d’arte tra cui i due globi (una sfera terrestre e una celeste) del geografo e cartografo rinascimentale Mercatore.

Ma non solo. Il Palazzo, dal cui torrione si gode di una vista mozzafiato, ospita anche la Biblioteca Comunale, gli Archivi Storici e il Museo di storia dell’Agricoltura e dell’Artigianato dove sono esposti strumenti e oggetti della civiltà contadina dell’Alta Valle del Metauro.

Nel centro di Urbania si trova anche un luogo insolito, particolare ma non proprio consigliato per chi è facilmente impressionabile: la Chiesa dei Morti che ospita il cosiddetto “Cimitero delle Mummie”. Dietro all’altare maggiore, infatti, sono custoditi i corpi di 18 persone mummificate naturalmente, forse per via di una particolare muffa. La visita è guidata, dura circa mezz’ora e permette di scoprire la storia di ogni mummia.

Passeggiare tra le vie del centro storico di Urbania vi permetterà di fare un salto indietro nel tempo e ammirare palazzi, chiese e stupendi scorci panoramici. Incontrerete il Ponte del Riscatto, il Ponte dei Coppi, la Cattedrale di San Cristoforo Martire, la più antica chiesa cittadina, l’ottocentesco Teatro D. Bramante e le tipiche botteghe artigiane che, continuando la tradizione rinascimentale, producono pezzi unici di maioliche decorate e istoriate.

Urbania, fiume Metauro

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Vista del fiume Metauro a Urbania

Come abbiamo accennato, Urbania è la città della Befana dove è possibile incontrare, durante tutto l’arco dell’anno, la simpatica vecchina nella sua dimora, uno spazio ristrutturato nel palazzo civico attiguo alla Torre campanaria. Durante la Festa Nazionale il 4, 5 e 6 gennaio (ma anche negli altri giorni dell’anno), la Befana accoglie qui i visitatori e mostra loro come si prepara il carbone, come si tesse al telaio e racconta storie di fantasia e di tradizione.

Befana, Urbania, festa

Fonte: Ufficio Stampa

La Befana nella festa di Urbania

La Festa di Urbania è anche un momento di valorizzazione del folklore e delle tradizioni con percorsi del gusto tra i prodotti del territorio, itinerari turistici alla scoperta del Montefeltro e delle bellezze monumentali della cittadina e laboratori didattici per conoscere e imparare gli antichi mestieri tra cui la lavorazione della ceramica.

Il Bosco dei Folletti, magia e natura

A pochi chilometri da Urbania, immerso nell’Oasi Faunistica di Monte Montiego, si trova il Bosco dei Folletti, un luogo magico dove realtà e fantasia si intrecciano. Questo incantevole angolo di natura offre ai visitatori un’esperienza unica, tra sentieri immersi nel verde, storie di folletti e animali da cortile, piante da frutto e giochi di una volta. L’attrazione principale è il Sentiero Fantastico, un percorso di 1.500 metri che si snoda tra casette, statue di folletti e sagome di animali, dove grandi e piccoli possono immergersi nelle favole della famiglia di Piticù, un gruppo di folletti che, dopo un lungo viaggio dalla Transilvania, ha trovato rifugio in questa valle appartata.

Oltre alla passeggiata nel bosco, il centro propone numerose attività didattiche e ludiche, come il Percorso Avventura “Lo scoiattolo”, pensato per i più piccoli, e il Museo degli Attrezzi Agricoli, che offre uno spunto di riflessione sulla tradizione rurale. I visitatori possono anche visitare la Fattoria degli Animali, dove incontrano asini, polli e altri animali, o partecipare a laboratori creativi e naturalistici. Per chi desidera un’esperienza più intensa, sono disponibili passeggiate a cavallo e sull’asino, nonché emozionanti avventure su teleferiche e arrampicate sportive.

Il Bosco dei Folletti è anche un luogo ideale per famiglie e scolaresche che desiderano trascorrere un soggiorno immersi nella natura. Il Centro di Educazione Ambientale San Martino offre un ostello dove i gruppi possono pernottare, godendo di un’atmosfera tranquilla e rilassante, lontano dal caos cittadino. Con una rete sentieristica che si estende lungo i boschi circostanti, il Bosco dei Folletti è perfetto per escursioni di diverso livello, dai percorsi facili per le famiglie alle escursioni più impegnative per gli amanti dell’avventura.

Un’esperienza a contatto con la natura e la magia, ideale per chi cerca una fuga dal quotidiano e desidera riscoprire il piacere della tranquillità e delle tradizioni.

 

La 28° Edizione della Festa Nazionale della Befana a Urbania

Da venerdì 3 a lunedì 6 gennaio 2025, Urbania diventa il cuore pulsante della magia e delle tradizioni, con la 28° edizione della Festa Nazionale della Befana. Durante questi quattro giorni, il centro storico della cittadina marchigiana si trasforma in un vero e proprio Befana-World, dove adulti e bambini possono vivere un’esperienza unica tra giochi, spettacoli e tradizioni secolari. Il programma di quest’anno promette sorprese e novità, senza dimenticare i grandi classici che hanno reso famosa la festa.

Le Befane volanti, che scenderanno dalla Torre Campanaria, regaleranno uno spettacolo imperdibile, mentre il Mago delle Bolle e i funamboli appesi a una luna gigante incanteranno il pubblico. Ogni giorno sarà un susseguirsi di eventi, tra cui la Sfilata della calza più lunga del mondo (ben 50 metri), il Giardino dei Colori in Piazza Padella, dove bambini e famiglie potranno divertirsi con attività creative, e i tradizionali Laboratori Trucca-bimbo e Vesti-Befana, che faranno diventare ogni piccolo visitatore una vera Befana.

Befane, Urbania

Fonte: Ufficio Stampa

Le Befane nella piazza di Urbania

Non mancheranno anche momenti di folklore, come la Sfilata storica rinascimentale, i concorsi di falconeria e l’esibizione degli arcieri di Fermignano, insieme a tanti spettacoli dal vivo. Tra le novità, si segnala anche il Palio della Befana, che vedrà sfidarsi i rioni della città, e il tradizionale Tombolone della Befana. La festa si arricchirà con numerosi stand gastronomici, dove poter gustare i dolci tipici della festa, come Crostolo e Frittella della Befana, e prelibatezze tipiche del territorio. Piazza del Gusto offrirà le specialità dello street food, mentre in Piazza Cavour si potranno acquistare prodotti di artigianato locale.

L’intero programma si sviluppa attraverso diverse aree tematiche: dalla cultura con visite al Palazzo Ducale, sede del Museo Civico, alla storia con il Cimitero delle Mummie, fino all’esplorazione del Bosco dei Folletti, un angolo magico dove i più piccoli possono entrare in contatto con la natura e la fantasia. La Fiera della Befana in Via Roma e Viale Sanzio completerà l’esperienza, con bancarelle ricche di articoli unici e imperdibili a prezzi vantaggiosi.

Questa edizione della Festa Nazionale della Befana promette di essere una delle più spettacolari di sempre, con eventi per tutte le età, coinvolgendo l’intera comunità e facendo vivere ai visitatori un’indimenticabile avventura nel cuore delle Marche.

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Firenze, la città che secondo il Times vive un secondo Rinascimento

Dopo decenni di sguardi al passato, assistiamo a un “nuovo Rinascimento fiorentino” che non solo premia il patrimonio del magnifico capoluogo toscano, ma lo mantiene vivo.

I ristoranti aggiornano ricette secolari e tornano ai prodotti del territorio, i musei ridisegnano le collezioni per mostrarle al meglio e per far dialogare l’arte moderna con i capolavori rinascimentali, gli abitanti hanno salvato dall’estinzione l’arte di navigare sull’Arno con la tecnica del “punting”: insomma, la culla del Rinascimento non è più “cristallizzata nel tempo” e oggi si respira un dinamismo che non si vedeva dai tempi dei grandi duchi di Toscana.

Naturalmente, l’altra grande novità di Firenze è il turismo di massa, compresi i visitatori dei weekend. Ma come trascorrere 48 ore in una città dove non basterebbero 48 vite? La risposta sta nell’unire le esperienze. Dai grandi classici alle realtà meno conosciute, vi è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, in qualsiasi stagione, da oltre 500 anni.

Ed è proprio così che il noto quotidiano britannico Times elogia Firenze e ne racconta il “secondo Rinascimento” proponendo due intense giornate tra arte, bellezza e buon cibo.

Cosa fare a Firenze secondo il Times

La visita non può non partire dai celeberrimi Uffizi che, negli ultimi dieci anni, hanno visto una trasformazione straordinaria. I capolavori più celebri sono ora esposti in teche anti-riflesso, così da permettere di cogliere dettagli mai visti prima, come nella celebre Primavera di Botticelli. Inoltre, è stata inaugurata una nuova ala dedicata agli autoritratti, e le mostre temporanee mettono in contatto opere contemporanee con le austere sale cinquecentesche.

Non può mancare una tappa al museo Orsanmichele, riaperto quest’anno, uno dei più affascinanti e meno affollati di Firenze. In passato granaio e chiesa, oggi disegna un viaggio impareggiabile tra affreschi e sculture al piano terra. Passaggi segreti, botole e scale nascoste raccontano la sua antica funzione di mercato del grano della Repubblica Fiorentina. Al piano superiore, dove si conservavano i cereali, sono esposte 13 delle 14 statue che ornavano l’esterno, opere di maestri come Donatello, Verrocchio e Ghiberti.

Villa Bardini, con gli splendidi giardini traboccanti di fiori e i panorami incredibili sullo skyline fiorentino, si adagia sulle colline dell’Oltrarno. Il percorso è ripido, ma strategico: si può iniziare dalla sommità, raggiungendola in taxi e scendendo a piedi, oppure partire dal basso e conquistare la salita per guadagnarsi una cena presso La Leggenda dei Frati.

Ma siamo appena all’inizio.

Per secoli, i renaioli navigavano l’Arno con i barchetti da rena per raccogliere sabbia dal fondale. Una tradizione quasi scomparsa, finché, nel 1994, tre intraprendenti fiorentini hanno restaurato tre barche centenarie per proporre romantiche escursioni private lungo l’Arno: 45 minuti indimenticabili che consentono di ammirare Firenze da una prospettiva inedita, scivolando accanto agli Uffizi, sotto il Ponte Vecchio e fino all’Oltrarno.

Vale poi la pena di visitare il Museo di San Marco, l’antico monastero frequentato dal monaco Savonarola e dall’artista Beato Angelico, che affrescò ogni cella del piano superiore, e le Cappelle Medicee, dove Michelangelo ebbe piena libertà creativa nel progettare e scolpire i monumenti funerari dei Medici.

Cosa mangiare e dove

Il Times non si limita a stilare un elenco di proposte su cosa vedere a Firenze in due giorni ma dà uno sguardo anche ai locali da provare per impreziosire la permanenza grazie a esperienze gastronomiche sopraffine.

  • Ino
    Se avete poco tempo per il pranzo, Ino è la scelta ideale: i suoi panini sono stati premiati come i migliori d’Italia. Ingredienti di alta qualità provenienti da piccoli produttori toscani si combinano con creatività tra due fette di pane tipo schiacciata, arricchiti da formaggi, marmellate e verdure originali e saporite.
  • Picteau
    Alle pareti troverete disegni di maestri come Picasso e Cocteau, mentre dalle finestre a tutta altezza potrete ammirare l’Arno. Il bar è all’interno del raffinato Hotel Lungarno ed è uno dei pochi locali ad affacciarsi direttamente sul fiume, grazie a una terrazza esterna sospesa sull’acqua.
  • La Leggenda dei Frati
    Tra i giardini incantevoli (e scoscesi) di Villa Bardini, lo chef Filippo Saporito reinventa con maestria i classici toscani e siciliani utilizzando prodotti locali. Dai ravioli ripieni di pollo alla cacciatora ai dolci ispirati al Duomo di Firenze, ogni piatto è una sorpresa. In estate, la cena viene servita su una terrazza con vista mozzafiato sulla città.
  • Tecum
    Nel 2021, i fratelli Claudia e Francesco hanno aperto questo delizioso bistrò nel quartiere San Jacopino, a cinque minuti di tram dalla stazione. Il focus è sul cibo locale e sostenibile: frattaglie e tagli meno noti (tipici della tradizione toscana), una vasta scelta di verdure (molte coltivate nel loro orto) e vini di piccoli produttori locali.
  • Giacosa 1815
    Luogo iconico del XIX secolo, è qui che, nel 1919, sarebbe nato il negroni. Riaperto lo scorso anno con un’eleganza art déco, vanta banconi imbottiti di velluto e un menu che celebra il famoso cocktail in tutte le sue varianti, tra cui una versione spritz assolutamente da provare.
  • Trattoria 4 Leoni
    Oltre il Ponte Vecchio, la trattoria alla moda propone interpretazioni moderne dei piatti tradizionali toscani. Dai crostini alla pappa al pomodoro, ogni portata è di stagione, locale e davvero gustosa.