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In Germania è stata inaugurata una giungla. Ma è fatta di zucche

L’autunno è, con tutta probabilità, la stagione più affascinante dell’anno perché tantissime sono le sorprese che ci riserva. Le più belle sono quelle firmate da Madre Natura, proprio lei che come un’abile artista plasma il paesaggio, lo modifica e lo travolge di incantevoli sfumature di rosso, giallo e arancione. Sempre lei che ci regala i frutti genuini della sua terra che abbondano sulle nostre tavole in questo periodo.

E se parliamo di autunno, e di prodotti della terra, non possiamo non parlare di lei, della zucca che è la protagonista indiscussa della stagione autunnale.

Dimenticate, però, tutto ciò che conoscete di questo prodotto, perché l’uso che ne fanno in questa cittadina tedesca è completamente diverso da ciò che possiamo immaginare. Qui, infatti, le zucche vengono raccolte, riordinate e assemblate, fino a trasformarsi in sculture incredibili che popolano quel giardino dove si tiene il festival più straordinario di sempre.

Il Festival delle zucche più bello d’Europa

Per scoprire quello che è uno dei festival più affascinanti d’Europa, dove le zucche prendono vita trasformando tutto in favole moderne, dobbiamo recarci a Ludwigsburg, nel Land del Baden-Württemberg. La città tedesca, che dista circa 20 chilometri da Stoccarda, è particolarmente celebre per i suoi castelli e per i giardini barocchi, ed è proprio in uno di questi che oggi vogliamo portarvi.

Non giardini qualsiasi, intendiamoci, ma i più celebri e amati in città, quelli che si snodano interno al Castello di Ludwigsburg.

Un tempo residenza dei duchi, poi divenuti re del Württemberg, questo castello è una vera e propria celebrità in città che attira ogni anno migliaia di visitatori in tutto il mondo. Ad affascinare sono anche e soprattutto gli eleganti e lussureggianti giardini che si snodano tutto intorno.

Ed è proprio qui che, ogni anno, torna l’attesissimo Festival della Zucca, un appuntamento tradizionale e imperdibile per i cittadini e i viaggiatori che amano i colori autunnali. Da settembre a dicembre, all’interno del grande parco, è possibile ammirare stravaganti e inedite sculture create tantissime varietà di zucche provenienti da ogni parte del mondo.

Festival delle zucche, Ludwigsburg

Fonte: Getty Images

Festival delle zucche, Ludwigsburg

La giungla fatta di…zucche

Il Festival della Zucca di Ludwigsburg è considerato uno dei più importanti e grandiosi eventi d’autunno in tutta Europa. Il motivo è dato proprio dagli oltre 800 esemplari di zucca che prendono vita in questi giardini nei modi più disparati.

Per l’occasione, diversi artisti provenienti da ogni parte del mondo, plasmano con abilità questi prodotti della terra fino a creare sculture incredibili che incantano e lasciano senza fiato.

L’area attorno al castello di Ludwigsburg si trasforma così in un giardino delle meraviglie dove ogni anno, in base al tema proposto, lo scenario diventa magico, proprio come quello delle favole. Nelle edizioni precedenti i visitatori hanno potuto ammirare un inedito mondo del Far West, ma anche la rielaborazione dell’Antica Roma. Non è mancato neanche un viaggio nello spazio con tanto di alienti.

Il tema di quest’anno, invece, riguarda la giungla e gli artisti coinvolti hanno messo in scena tutta una serie di sculture che riguardano ricreano in maniera inedita questo ambiente naturale. Coccodrilli, pappagalli e altri animali hanno preso vita grazie alle sculture fatte du zucche di diverse specie, colori e dimensioni. Non mancano, ovviamente, anche Baloo e Mowgli.

Tantissimi gli eventi che si svolgono intorno all’esposizione delle meraviglie, che sarà visitabile fino al 4 dicembre 2022, come la regata delle barche di zucca, dove a gareggiare ci sono esemplari giganteschi che sfiorano i 100 chili.

Belle da guardare e buone da mangiare. Parallelamente all’esibizione delle sculture, infatti, i visitatori potranno allietare il palato con tantissime proposte culinarie. L’ingrediente principale? La zucca naturalmente.

Festival delle zucche, Ludwigsburg

Fonte: Getty Images

Festival delle zucche, Ludwigsburg
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Vuoi fare un viaggio nel passato? Questi sono i luoghi da raggiungere

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci perché infinite sono le meraviglie che gli appartengono. Ci sono i capolavori straordinari firmati da Madre Natura, i gioielli architettonici creati dall’uomo e tutte quelle attrazioni che sono diventate i simboli di città, borghi e Paesi interi. E poi, ancora, ci sono l’arte e la cultura, la tradizione e le storie, tutte da conoscere, tutte da esplorare.

Indipendentemente dalla destinazione, che si tratti di megalopoli o di piccoli villaggi, sappiamo bene che un viaggio rappresenta sempre un arricchimento personale. Perché ogni luogo ha una storia da raccontare e da scoprire, e quella riguarda tutti noi, riguarda l’umanità intera.

Eppure esistono dei posti dove quella stessa storia emerge prepotentemente tra le strade, i quartieri e le piazze. Luoghi in cui i siti archeologici, i musei e i punti di riferimento sono volti a conservare e a esporre le più alte e importanti testimonianze storiche che riguardano l’intera umanità. Ed è qui che vogliamo accompagnarvi oggi, in un viaggio nel passato verso le destinazioni più celebri dove la storia trasuda da ogni anfratto, mura, strada o angolo.

Viaggio intorno al mondo tra passato e presente

È un vero e proprio viaggio nel tempo quello che facciamo oggi, e che ci porta alla scoperta di quelle che sono le destinazioni che tutti i viaggiatori amanti della storia dovrebbero raggiungere almeno una volta nella vita. Ad aiutarci in questa missione ci ha pensato Compare the Market, una piattaforma inglese di comparazione prezzi che ha pensato di creare una classifica dei migliori luoghi storici del mondo.

Per arrivare al risultato, che vedremo tra poco, la piattaforma ha preso in considerazione il numero di musei, siti storici, punti di riferimento, aree pedonali e indice di sicurezza di ciascuna città. La classifica finale comprende 49 destinazioni d’eccellenza che conservano un patrimonio storico, artistico e culturale immenso, e sul podio ce n’è anche una italiana.

Sulle orme della storia: le migliori destinazioni

Al primo posto delle destinazioni di viaggio con più concentrazione di siti storici, troviamo Pechino. La grande capitale della Cina, che affonda le sue radici in tre millenni di storia, è la miglior rappresentazione della convivenza tra passato e futuro. Da una parte, infatti, c’è la sua moderna architettura che affascina e seduce, dall’altra ci sono siti antichi di incantevole bellezza, come la Città Proibita o il complesso dei palazzi imperiali delle dinastia Ming e Qing. Qui si snoda anche per una parte la maestosa Grande Muraglia e sempre in città, nel secolo scorso, sono stati rinvenuti i resti dell’uomo di Pechino, una sottospecie di Homo erectus.

Pechino ha ottenuto il punteggio più alto dell’indice redatto da Compare the Market per l’elevato numero di siti presenti nella lista del Patrimonio UNESCO, per le aree pedonali storiche e per un numero considerevole di musei, monumenti e siti storici all’interno della città.

Al secondo posto, invece, troviamo lei, la città eterna, un tempo capitale dell’Impero Romano e oggi capitale d’Italia. Roma non ha bisogno di presentazioni perché è una delle destinazioni più raggiunte e celebrate dai viaggiatori di tutto il mondo. I siti e gli edifici storici sono così tanti che è impossibile elencarli tutti. Dal Colosseo al Pantheon, passando per i Fori imperiali e le catacombe: visitare  Roma vuol dire davvero compiere un viaggio indietro nel tempo che incanta e meraviglia.

Al terzo posto dei luoghi da raggiungere per tutti gli appassionati di storia, troviamo Praga, la capitale della Repubblica Ceca, attraversata dal fiume Moldava, e conosciuta anche come la Città delle cento torri. Sono tantissimi i punti di riferimento storici, a partire dal centro che è un concentrato di storia, arte e architettura. L’Orologio Astronomico, il pedonale Ponte Carlo e poi, ancora, la cattedrale di San Vito sono solo alcuni degli esempi più iconici che raccontano l’incredibile storia di Praga.

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I luoghi di Sissi nella serie Tv “L’imperatrice”

La storia inedita di Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come principessa Sissi, imperatrice d’Austria, è raccontata nella serie Tv Netflix “L’imperatrice“. La serie si concentra soprattutto nei primi anni del regno di Sissi alla corte di Vienna.

Chi ha visitato la Capitale austriaca ha sicuramente avuto l’occasione di scoprire molti luoghi legati alla vita di corte di Sua Altezza che ha ispirato tanti film – i più famosi sono quelli degli Anni ’50 con Romy Schneider – e altre serie televisive prime di questa, tra cui “Sissi“, andata in onda su Canale5.

Il castello di Schönbrunn

A partire dal castello di Schönbrunn, il più famoso tra i palazzi imperiali austriaci nonché uno dei complessi barocchi più belli d’Europa e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, che fungeva da residenza estiva per la principessa e il marito, Francesco Giuseppe d’Austria detto Franz. La sontuosa residenza dal colore giallo paglierino, voluta da Maria Teresa d’Asburgo nel ‘700, è circondata da un vasto parco di 120 ettari, progettato in stile francese e aperto al pubblico nel 1779.

Palazzo di Schonbrunn

Fonte: iStock Ph. vichie81

Il Castello di Schönbrunn

Il Museo delle carrozze

All’interno ospita gli appartamenti reali, il teatro – quello più antico di Vienna, visitabile solo durante i concerti aperti al pubblico – e il Museo delle carrozze, il Wagenburg. Qui si trovano quasi tutte le carrozze reali: quella usata in occasione del matrimonio, la fastosa carrozza dorata dell’incoronazione della coppia imperiale a Re e Regina d’Ungheria, le carrozze dei figli, quella usata prima dell’assassinio di Sissi avvenuto a Ginevra per mano dell’anarchico italiano Luigi Lucheni, e la carrozza funebre imperiale.

Il vagone di lusso di Sissi

Il Technisches Museum Wien ospita, invece, l’“Hofsalonwagen”, la carrozza ferroviaria di corte che Sissi aveva a disposizione per spostarsi in treno, dotata di tutti i comfort e il lusso dell’epoca. Una curiosità: proprio per la sua abitudine a spostarsi velocemente pare che le fosse stato dato il nomignolo “il treno”.

La stazione ferroviaria di Vienna

In suo onore, la linea ferroviaria che andava da Vienna a Monaco di Baviera via Salisburgo, inaugurata nel 1860, fu chiamata Kaiserin-Elisabeth-Bahn. Curiosamente, anche la prima statua dell’imperatrice fu eretta nella stazione viennese di questa linea. La vecchia stazione ora non c’è più, sostituita da un edificio moderno, ma la statua in marmo, dopo essere stata a lungo data per dispersa e poi ritrovata, è ancora oggi sistemata nella Westbahnhof.

Hermesvilla, “il castello dei sogni”

Sissi era una donna inquieta e, appena poteva, si metteva in viaggio, inoltre non amava molto la vita di corte. Per convincerla a trascorrere più tempo a Vienna Francesco Giuseppe le donò la Hermesvilla che lui chiamava “il castello dei sogni”, un elegante palazzo immerso nel vasto parco Lainzer Tiergarten, sulle colline del bosco viennese, usata come residenza di caccia. La villa deve il nome a una statua di Ermes che si trova nel giardino. Oggi ospita il Vienna Museum, ma per anni fu abbandonata. Finché non accadde un fatto curioso: nel 1963, la Disney girò il film “L’ultimo treno da Vienna” che riportò interesse verso questa struttura, così le autorità viennesi decisero di restaurarlo.

Hofburg, la residenza imperiale

Chi volesse conoscere tutto della vita di questa appassionante donna moderna può farlo visitando il museo a lei dedicato all’interno della Hofburg, la residenza imperiale nel centro di Vienna. Ampliata nel corso di almeno sei secoli, questo complesso comprende diversi edifici e giardini che variano dallo stile gotico, al barocco, dal rinascimentale al neoclassico. La sua facciata più nota è la Neue Burg, rivolta verso la Josefsplatz, dove si trova la statua di Giuseppe II, figlio di Maria Teresa. Sede della corte imperiale, oggi ospita diversi musei. Da non perdere sono gli appartamenti imperiali, il Museo delle argenterie di corte e il museo dedicato a Sissi, appunto.

Fonte: Shutterstock

Hofburg, nel centro di Vienna

I castelli di Laxenburg

Da vedere anche i castelli di Laxenburg, alle porte della Capitale, di proprietà della famiglia degli Asburgo dal 1333 e utilizzati come residenza estiva. Ne fanno parte alcune ville oltre ai castelli. Qui, la giovane coppia trascorse la luna di miele e, nel palazzo Blauer Hof, nacquero due dei quattro figli di Sissi.

Il set dell’indimenticabile Romy-Sissi

Un itinerario a Vienna sulle tracce di Sissi non sarebbe completo senza una visita al Möbelmuseum, il Museo del mobile, dove si può ripercorrere la storia “dietro le quinte” dei film di Ernst Marischka con protagonista Romy Schneider, che ha fatto conoscere il personaggio dell’imperatrice a livello mondiale. Il museo conserva molti arredi un tempo appartenuti agli Asburgo. Per le riprese dei film vennero infatti utilizzati molti mobili originali che nel museo sono stati sistemati con le medesime ambientazioni dei film.

 

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In questo Paese è appena avvenuta una scoperta clamorosa

Non si finisce mai di scoprire, ma il rinvenimento che è da poco avvenuto in un Paese europeo particolarmente ricco di storia si può veramente definire clamoroso.

Grecia, scoperta una statua di Ercole risalente all’epoca romana

Ci troviamo in Grecia e, più precisamente, nell’antica località di Filippi che è situata al Nord del Paese. Proprio qui è stata scoperta una statua di Ercole risalente all’epoca romana, II secolo dopo Cristo. Ma in verità non è finita qui. Nei pressi della scultura, infatti, è stato rinvenuto anche un edificio sontuosamente decorato. Di questo si pensa che fosse un ninfeo con una grande fontana.

Gli scavi sono stati effettuati da un gruppo dell’Università Aristotele insieme alla direttrice dell’indagine, la professoressa Natalia Poulos; e ai collaboratori, il professore assistente Anastasios Tantsis e il professore emerito Aristotele Menzos.

L’importanza di questa statua

A sorprendere particolarmente di questo monumento da poco rinvenuto sono le dimensioni, ben maggiori del giovane Ercole. Sul capo aveva una corona di foglie di vite trattenuta nella parte posteriore da un nastro le cui estremità terminano sulle spalle.

A confermare che fosse proprio Ercole sono stati i frammenti di una clava riportati alla luce e la pelle di leone nella mano sinistra. Secondo i risultati degli scavi, questa scultura di Ercole ornava un edificio che risalirebbe all’VIII/IX secolo d.C. Molto probabilmente un ninfeo che dominava il lato orientale di una delle vie principali della città.

Natalia Poulos, a tal proposito, ha dichiarato: “Questo ritrovamento dimostra il modo in cui gli spazi pubblici erano decorati nelle importanti città dell’Impero bizantino, tra cui Filippi”. Gli scavi proseguiranno l’anno prossimo.

Il sito archeologico di Filippi

Non è una scoperta da sottovalutare in quanto il sito archeologico di Filippi è una vera perla della Grecia. Non è un caso che sia anche patrimonio UNESCO. Vi basti pensare che a livello storico è un vero e proprio gioiello per la sua completezza.

Tramite i resti che lo impreziosiscono è idealmente possibile attraversare un tratto di evoluzione locale che va dal periodo ellenistico al tardo bizantino. Nel corso della sua plurisecolare storia, la città legò il suo nome con figure e avvenimenti storici che plasmarono il mondo occidentale.

Quello di Filippi è un ricco e suggestivo passato arrivato ad oggi grazie ai monumenti pregevolmente conservati. Da queste parti gli scavi archeologici iniziarοno durante l’estate dеl 1914, per poi essere interrotti a causa della Prima Guerra Mondiale.

Ripresero poi nel 1920 е, fino аl 1937, vennero riportati alla luce un antico teatro, il foro, le basiliche A e B, le terme e lе mura. Al termine della Seconda Guerra Mondiale furono istituiti ulteriori scavi grazie ai quali gli archeologi hanno ritrovato il quartiere vescovile e lа сhiеsa ottagonale, grandi residenze private, unа nuova basilica vicino al museo e altre duе nella necropoli a est della città.

Oggi, invece, a emergere è stata una statua di Ercole e quello che si pensa possa essere un ninfeo, ulteriori resti che vanno ad arricchire il patrimonio di un sito archeologico che si distingue per essere un vero capolavoro. Non resta che attendere l’anno prossimo per saperne ancora di più.

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Bellissima e opulenta: la biblioteca-museo nel cuore di Parigi

Paradisi dei bibliofili, luoghi affascinanti seducenti e straordinari, strutture silenziose e suggestive tutte da scoprire. Stiamo parlando delle biblioteche del mondo, patrimoni dell’arte, della cultura e della storia dell’umanità intera.

Luoghi dove è possibile perdersi e immergersi tra milioni di libri, lì dove è conservata ed esposta la cultura del mondo intero. Posti che, con il tempo, si sono trasformati in vere e proprie attrazioni turistiche, sia per gli amanti dei libri, sia per tutte quelle persone che desiderano toccare con mano qualcosa che ci appartiene, e che è stata preservata nei secoli.

Londra, Stoccarda, Varsavia e Dublino, in queste città sono conservate alcune delle biblioteche più belle del mondo che, per architettura, storia e libri, non hanno eguali. Ma ce n’è una, tra queste, che è un autentico gioiello. Una biblioteca che per oltre dieci anni ha subito importanti lavori di restauri e che ora è tornata a splendere più di prima. Stiamo parlando della Richelieu, la biblioteca nel cuore di Parigi che è un omaggio alla storia e alla cultura francese.

Bentornati a Parigi

Un viaggio a Parigi è sempre un’ottima idea, soprattutto quando questo ci permette di perderci e immergerci nelle meraviglie artistiche, culturali e storiche di una città straordinaria. Soprattutto quando quella stessa città ospita una delle più belle biblioteche al mondo.

È stata riaperta nel settembre del 2022 suscitando incanto e meraviglia nello sguardo dei migliaia di visitatori giunti fin qui per ammirare, di nuovo, i suoi interni. Quella di Parigi non è solo una biblioteca, ma è anche un museo, un vero e proprio monumento nazionale che racconta e racchiude la storia della città e del Paese intero.

Dopo un progetto di rinnovamento, curato dall’Atelier Bruno Gaudin e durato 12 anni, il sito Richelieu della Biblioteca Nazionale di Francia ha riaperto, diventando in poco tempo, di nuovo, una delle mete predilette dei cittadini e dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Libri, storia e cultura, ma anche un museo straordinario che ha l’obiettivo di raccontare l’umanità intera attraverso collezioni che narrano la Francia, dall’antichità fino ai giorni nostri, e tutte le relazioni del Paese con il resto del mondo.

Dentro la biblioteca più bella d’Europa

Nel cuore del II arrondissement di Parigi si trova un antico palazzo costruito nel XVII secolo e appartenuto al cardinale Mazzarino che, nel 1721, trasferì qui la biblioteca reale. Oggi, quel luogo, è diventato la sede storica della Biblioteca Nazionale di Francia, la più importante del Paese nonché una delle più belle e straordinarie d’Europa e di tutto il mondo.

Il sito Richelieu è un vero e proprio omaggio alla cultura. La biblioteca reale, infatti, ospita collezioni prestigiose sapientemente conservate all’interno di un’architettura sontuosa ben visibile nelle meravigliose Salle Labrouste e Salle Ovale. Ma non è tutto perché all’interno di questo luogo della memoria non ci sono solo libri.

La riapertura del sito Richelieu ha messo in mostra l’animo eclettico e multiculturale di questo luogo straordinario. Alla biblioteca più importante del Paese, infatti, si affianca oggi il Museo della BnF che ospita alcune delle più importanti collezioni del mondo, che comprende manoscritti, stampe, costumi e codici miniati. C’è anche uno spazio per le mostre temporanee e un giardino pubblico accessibile da rue Vivienne.

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Asia Israele itinerari culturali Notizie Viaggi

La scoperta che ci riporta indietro di 1.200 anni

La scoperta appena avvenuta ci riporta indietro nel tempo di oltre 1.200 anni. Degli scavi subacquei, infatti, hanno riportato alla luce una nave antichissima, la più grande nel suo genere, e circa 200 anfore che contenevano ingredienti per la dieta mediterranea.

Israele, la scoperta che riscrive la storia

Siamo in Israele, più precisamente al largo di quella che oggi è Maagan Michael, una comunità costiera tra Haifa e Hadera, nel Nord del Paese. Proprio qui, grazie a uno scavo sostenuto dalla Israel Science Foundation, dalla Honor Frost Foundation e dall’Institute of Nautical Archaeology della Texas A&M University, è stato rinvenuto un relitto risalente a oltre 1.200 anni fa con al suo interno circa 200 anfore che contenevano ancora ingredienti della dieta mediterranea, come la salsa di pesce, e una varietà di olive, datteri e fichi. Prodotti davvero particolari poiché erano delizie di zone lontane.

Non ci è ancora dato sapere come sia affondata. Il periodo, infatti, era molto turbolento e l’impero bizantino cedeva territori alla nascente potenza islamica. Tuttavia, l’esistenza stessa della nave testimonierebbe la persistenza del commercio in un Mediterraneo sempre più diviso.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

A spiegare quanto appena detto, e come riportato da Rai News, è stata Deborah Cvikel, archeologa nautica dell’Università di Haifa e direttrice dello scavo. In particolare ha dichiarato: “I libri di storia ci dicono che in quell’epoca non esistevano commerci internazionali nel Mediterraneo. E lo testimoniavano la scoperta soprattutto di navi di piccole dimensioni, in grado di navigare lungo la costa facendo cabotaggio“.

Ha poi aggiunto: “In questo caso, invece, abbiamo scoperto un grande relitto, che crediamo fosse una nave originariamente lunga circa 25 metri con un carico di merci provenienti da tutto il Mediterraneo”.

Una scoperta importantissima

I manufatti ritrovati sul ponte del relitto dimostrerebbero che la nave aveva attraccato a Cipro, in Egitto, forse in Turchia e che probabilmente si era spinta fino alla costa nordafricana.

La costa di Israele è ricca di scheletri di navi affondate nel corso dei millenni. I relitti, da queste parti, sono più accessibili allo studio che in altre zone del Mediterraneo. Questo si verifica perché il mare qui è poco profondo e il fondale sabbioso, condizioni ottimali per conservare reperti.

Infatti, come è successo con la nuova scoperta al largo di Maagan Michael, in queste acque è sufficiente una tempesta per riportare alla luce una nuova reliquia. In questo caso specifico, sono stati due subacquei dilettanti a individuare un pezzo di legno che sporgeva dal fondo. Una parte che si è rivelata essere di una nave mercantile, datata tra il VII e l’VIII secolo d.C, fatta di abeti e noci.

Gli scavi eseguiti dal team di Cvikel hanno mappato gran parte dello scheletro di legno, lungo ben 20 metri e largo cinque. Dopodiché degli aspiratori subacquei hanno ripulito 1,5 metri di sabbia e scoperto le oltre 200 anfore contenenti ancora ingredienti della dieta mediterranea. Ma non solo. Erano presenti persino strumenti per la navigazione come corde e oggetti personali tra cui pettini di legno, oltre ad animali, inclusi i resti di scarafaggi e sei topi.

Insomma, quella appena avvenuta è una scoperta che potrebbe persino riscrivere la storia del Mediterraneo.

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Affacciata sul fiume c’è la scultura nella roccia più grande d’Europa

Un enorme volto di pietra incastonato nel verde più brillante, con lo sguardo che sembra perdersi sulla vastità di un fiume ricco di storia: no, non è la descrizione di un’opera architettonica protagonista di un romanzo fantasy, ma è la Statua del Decebalo, che detiene attualmente il primato di scultura nella roccia più grande d’Europa.

Sì, perché grazie ai suoi 55 metri d’altezza e ai 25 metri di larghezza, questa suggestiva opera rocciosa si distingue per la sua imponenza e non ha eguali in termini di dimensioni. C’è però da dire che non è tutto qui, perché questa statua ha anche un grande fascino, dovuto alla sua realizzazione e alla sua storia.

Che cos’è la Statua del Decebalo?

Cos’è di preciso, dunque, questo volto così particolare? La domanda giusta da porre, in realtà, sarebbe chi è: si tratta appunto di Decebalo, ultimo sovrano della Dacia. Decebalo ebbe (e ha) un impatto enorme sulla Romania: il sovrano organizzò il proprio esercito in modo straordinario, per combattere contro gli imperatori romani Domiziano e Traiano, al fine di conservare l’indipendenza del paese. La sua impresa fu eccezionale, al punto che Roma prese proprio esempio dalle truppe di Decebalo per riorganizzare il proprio, di esercito.

La Statua del Decebalo sul Danubio: è la più grande scultura in Roccia d'Euroa

Descritto come maestro militare, stratega astuto e grande pensatore, Decebalo è un simbolo di grande intelletto, ambizione e preparazione. Per questa ragione, nel 1994, è stata realizzata la Statua: per ricordare la sua preparazione e per ispirare i posteri a compiere azioni sempre attente e ben pensate, perché sono proprio la mente e il pensiero acuto a determinare i successi, anche in situazioni apparentemente sfavorevoli.

La creazione e la storia

Nonostante la fine di Decebalo non sia stata delle migliori (il sovrano si suicidò dopo una sconfitta), questo Re è passato alla storia per il suo carisma. In particolare, il suo volto attirava l’attenzione: pur non essendo bello era affascinante per via dello sguardo intenso e brillante, accentuato da sopracciglia marcate, per gli zigomi pronunciati e per le labbra grandi e carnose e il suo fascino gli dava la possibilità di ammaliare gli interlocutori.

Questa peculiarità e le sue abilità strategiche hanno colpito un ricco uomo d’affari rumeno, Iosif Constantin Drăgan. Quest’ultimo, nel 1994, decise di acquistare un angolo verde, più precisamente uno sperone roccioso che si affacciava sul Danubio , vicino alle Porte di Ferro (il confine tra la Romania e la Serbia), proprio con l’intento di far realizzare una statua che ritraesse il volto di Decebalo.

Statua del Decebalo: la più grande scultura rocciosa in Europa

La sua idea era ambiziosa: la statua doveva essere enorme, doveva osservare il Danubio e doveva trasmettere tutto il carisma del sovrano. Fece scegliere il luogo migliore per realizzarla allo scultore italiano Mario Galeotti, che oltre a valutarne la posizione ne realizzò un modello iniziale. L’opera di realizzazione iniziò nel 1994 e finì nel 2004: ci sono voluti dunque ben 10 anni di lavori, iniziati con il disboscamento, la definizione dell’area per mezzo della dinamite e la pulizia e la messa in sicurezza delle rocce.

A Galeotti seguì los cultore rumeno Florin Cotarcea, che guidò ufficialmente i lavori coordinando oltre dodici scultori, i quali vennero formati per lavorare scalando la roccia, arrampicandosi, in turni di lavori di circa sei ore, affrontando diversi pericoli tra cui (appunto) le altezze, ma anche la presenza di vipere e l’impossibilità di utilizzare macchinari pesanti per aiutarsi.

La Statua di Decebalo e la lapide

Alla fine dei lavori, la Statua di Decebalo era più che imponente. La lunghezza degli occhi è di 4,3 metri, quella del naso di 7 metri, la bocca supera i 5 metri. La barba è stata curata al meglio delle possibilità degli scultori, che dovettero lavorarla in particolare durante l’estate, quando la pietra si arroventava e le condizioni diventavano rigide, quasi intollerabili.La più grande scultura rocciosa d'Europa: è la Statua del Decebalo, affacciata sul Danubio in Romania

Sotto la statua, è stata apposta una lapide che recita “Decebalus Rex – Dragan Fecit”, ovvero “Re Decebalo, opera realizzata da Dragan”, per ricordare che a commissionarla è stata appunto l’uomo d’affari Iosif Constantin Drăgan, il quale ha sostenuto di aver scelto il Re anche per ricordare l’importanza dell’identità culturale dei rumeni.

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Splendidi tesori riaffiorano dal mare: la nuova scoperta archeologica

I fondali marini sono custodi di innumerevoli reperti che, una volta ritrovati, possono gettare nuova luce sulla storia e sul passato del territorio e delle antiche genti che lo hanno abitato. In occasione di questa nuova importante scoperta, dopo oltre duemila anni il mare ha restituito preziosi frammenti che vanno ad aggiungere utili informazioni sull’incantevole isola italiana.

Lastre romane in terracotta dalle decorazioni floreali: la scoperta

Nelle acque dell’Isola di Ponza, proprio davanti alle Grotte di Pilato, suggestivo complesso di caverne scavate a livello del mare, i sub della Stazione Navale di Civitavecchia, con la collaborazione del Servizio di Tutela Subacquea della Soprintendenza Archeologica per le Province di Frosinone e Latina, hanno riportato alla luce alcune lastre di terracotta di epoca romana.

Le lastre, che aiuteranno a conoscere sempre meglio la storia romana dell’Isola di Ponza, sono caratterizzate da una decorazione a rilievo floreale che raffigura la cosiddetta “donna in fiore”, motivo decorativo che, di solito, si fa risalire al periodo che va dal II secolo alla fine del I secolo a.C. e che si riscontra anche in Abruzzo, nel Lazio, nelle Marche, in Campania e nell’Etruria meridionale (tra il corso del fiume Fiora e quello del Tevere).

Il tempestivo intervento svolto dei sommozzatori della Stazione Navale e dagli archeologi ha permesso di mettere in sicurezza le preziose lastre evitando la sottrazione di reperti, come spesso avviene, da parte di soggetti non autorizzati che ricavano cospicui profitti dalla loro vendita illegale.

Nuova luce sul complesso architettonico che ospitava le lastre

Il ritrovamento delle lastre impreziosite dal motivo della “donna in fiore” permetterà di fare luce sul complesso architettonico che, con ogni probabilità, le ospitava e di cui, a oggi, non si sa molto.

Infatti i reperti, rinvenuti in giacitura secondaria, costituivano un rivestimento architettonico ornamentale della maestosa struttura che, in epoca romana, si stagliava in splendida posizione panoramica sul promontorio meridionale dell’isola, chiamato “Punta della Madonna”.

Di questo imponente complesso che dal mare raggiungeva la sommità dell’altura (dove oggi si trova il moderno cimitero di Ponza) non si hanno esaurienti notizie storiche: le uniche ipotesi lo fanno risalire a una fase costruttiva unitaria di età augustea.

Le terrecotte architettoniche ritrovate sui fondali a una profondità di sette metri, allora, aprono nuovi scenari per approfondire il periodo romano sull’Isola di Ponza e fanno emergere dettagli temporali utili fornendo dati di assoluto rilievo storico e scientifico.

L’isola di Ponza e il legame con l’Antica Roma

È un legame importante, come si evince anche dalla nuova scoperta, quello dell’Isola di Ponza con l’Antica Roma: nel 312 a.C. i Romani la destinarono a luogo di villeggiatura e sono molte, ancora oggi, le testimonianze di quel passato: rovine di antiche ville, la Cisterna per la raccolta dell’acqua piovana in via Dragonara (la più importante delle tre realizzate), completamente scavata nel tufo, l’acquedotto e le celebri “Grotte di Pilato“.

Le cinque Grotte, che appartenevano alla sontuosa villa della figlia dell’imperatore Augusto, si fanno ammirare per la perfezione delle tecniche di scavo e di intaglio sia sopra che sotto il livello del mare.
Quasi sicuramente, venivano impiegate per l’allevamento delle murene: da qui il soprannome di “Antico Murenario Romano“.

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Il potere curativo dell’arte: Artupunktura torna a Zagabria

Immaginate una città nota per il suo relax, i caffè brulicanti di vita e le conversazioni sotto il caldo sole di settembre: Zagabria. Una città fra le più sicure in Europa e la più verde, con parchi e piazze ispirati da Madre Natura. Una città dove arte e cultura sono letteralmente la linfa vitale delle sue attività quotidiane grazie anche ad Artupunktura 2022, l’evento che trasforma Zagabria in un organismo vivente.

Strade che pulsano di energia umana, parchi e piazze che risuonano come un battito di cuore fra abitanti e visitatori, è proprio qui che si svolge Artupunktura, una collaborazione di partner e amici della cultura e della creatività il cui obiettivo è risvegliare l’energia vitale della città attraverso un’attività artistica comune in luoghi specifici.

Gallery Rally - Dan Pauletta
Gallery Rally – Dan Pauletta

Artupunktura a Zagabria

Il progetto si avvicina all’individuo come fenomeno artistico e sociale unico, al servizio della bellezza e del valore che derivano dalle opere distribuite in numerosi punti per riscrivere un’altra storia di Zagabria.

Il festival inaugurale di Artupunktura dello scorso anno ha portato un’iniezione culturale nella vita della città, sia per i suoi abitanti sia per i turisti con eventi in parchi, musei, strade, cortili, edifici storici e teatri. L’Artupunktura 2022 inizierà il 15 settembre e si espanderà in modo significativo in più di venti punti in tutta la città.

Le sedi dello scorso anno, che includevano il Museo Archeologico, l’Accademia di Belle Arti, la Galleria Ilica Q’ART, Lauba, il Museo Tecnico Nikola Tesla e molte altre gallerie, saranno affiancate da nuovi punti e progetti che porteranno arte e cultura.

Tra i tanti momenti salienti di questa seconda edizione c’è Art & the City, che trasformerà i cartelloni pubblicitari, i lampioni e gli spazi aperti della città con oltre 500 opere d’arte di artisti croati e internazionali. Il progetto Ilica Q’ART, in corso da sei anni, muterà ancora una volta la strada più lunga di Zagabria in un microclima di arte e sperimentazione. Tra le mostre di quest’anno ci sarà anche “Društveni procesi” (Processi sociali), che presenterà le opere di artisti che hanno avviato e segnato i processi sociali della città con la loro arte.

Il talento dei giovani artisti emergenti sarà svelato presso l’Accademia di Belle Arti con ben cinque mostre. Nuovi talenti artistici emergenti saranno esposti in Vlaška ulica attraverso tre mostre separate di giovani artisti al Festival delle 36 montagne.

Artupunktura - Boška i Krešo
Artupunktura – Boška i Krešo

Gli eventi da non perdere

Se l’Artupunktura è principalmente dedicata alla guarigione dell’anima attraverso l’arte in tutta la città, non mancheranno le opportunità per i collezionisti d’arte, che potranno recarsi ad Art Zagreb, la quinta edizione del mercato d’arte croato. L’attenzione quest’anno è concentrata su sei gallerie ucraine, in collaborazione con l’Associazione ucraina dei galleristi. Se state cercando una tradizione di lunga data inoltre visitate il Zagrebački Salon, giunto alla sua 57a edizione, con la mostra “30 scene da 30 anni”.

Volete combinare l’arte con uno stile di vita attivo? Andate al Gallery Rally, prendete la cartella della vostra galleria e raccogliete i badge visitando le gallerie che aderiscono al rally!

ART in my KVART, ART by KNAP invece è un’occasione per incontrare e creare opere insieme ad artisti viventi in giro per la città. Rivolgete la vostra attenzione inoltre ad Art Bubble, un concept di galleria pop-up in tutta la città, con una mostra intitolata “The Secret of Well-Dressed Women”.

In più l’arte prenderà il sopravvento su tutti gli spazi esterni di Zagabria: il Parco Maksimir trasformerà i suoi pannelli in tele per mostrare l’arte e gli artisti come elementi integranti di una società sana, mentre la zona orientale di Zagabria parteciperà con tre mostre a Dubrava.

Artupunktura - Boška i Krešo
Artupunktura – Boška i Krešo

L’arte fra passato, presente e futuro si mostrerà con sculture 3D in realtà aumentata in tutta la città grazie ad Art Future, mentre il tunnel Grič, il più famoso e fotogenico di Zagabri, si trasformerà di nuovo ospitando il UpArt. Infine l’installazione Flower Buds esplorerà la versatilità di oggetti usati e di scarto.

E c’è MOLTO ancora! L’intero programma è disponibile sul sito ufficiale.

Artupunktura - Jelena Bando
Artupunktura – Jelena Bando

Settembre a Zagabria è il mese perfetto per godersi al meglio la città, passeggiando tra le sue strade e i suoi parchi, respirando la vitalità della sua scena artistica e culturale. Artupunktura è l’iniziativa che riunisce residenti, artisti e visitatori per celebrare la diversità culturale: una magia da vivere subito!

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La biblioteca del futuro è stata creata. I libri si leggeranno nel 2114

Sono la curiosità e la sete di conoscenza a spingerci dall’altra parte del globo per scoprire ed esplorare culture che sono a noi lontane e spesso sconosciute, ma anche per osservare da vicino tradizioni e testimonianze del passato che raccontano la storia dei popoli, delle città e di interi territori.

Ma sono anche i luoghi del sapere ad affascinarci, come le biblioteche più iconiche del mondo, quelle che hanno il compito e la missione di preservare nel tempo e nei secoli la conoscenza della storia degli uomini del presente e del passato.

Ed è un po’ questo l’obiettivo della biblioteca del futuro, una biblioteca nata e creata dall’artista scozzese Katie Paterson. Vederla in work in progress è già possibile attraverso i social network, ma i libri che ospitano potranno essere letti solo a partire dal 2214.

Benvenuti nella Future Library

È la biblioteca del futuro, di nome e di fatto, anche se qui non si prendono in prestito i libri, almeno per il momento. Tutto ciò che possono fare gli autori del mondo è lasciarsi coinvolgere da questo affascinante progetto e mettersi a lavoro per la stesura di capolavori che saranno stampati e poi messi a disposizioni dei lettori solo nel 2214.

Un progetto, questo, folle e visionario, ma sicuramente molto affascinante e suggestivo. L’idea, come anticipato, proviene direttamente dalla mente di Katie Paterson, artista scozzese che nel 2014 ha posato la prima pietra della Future Library.

In realtà non si tratta di una pietra, ma di mille abeti rossi che l’artista ha piantato nella foresta di Nordmarka, a venti minuti dalla capitale della Norvegia,  e che rappresentano, oggi, le fondamenta del progetto. Con il legno ricavato da quest’area, infatti, è stata costruita la Silent Room, una stanza di legno realizzata all’interno della Deichman bibliotek di Oslo dove oggi vengono conservati i libri che un giorno popoleranno la biblioteca.

Quegli stessi abeti rossi, tra due secoli, saranno utilizzati per produrre la carta sui quali saranno stampai i libri della Future Library.

Come sarà la biblioteca del futuro?

Il progetto è affascinante e unico nel suo genere e apre a tantissime suggestioni e riflessioni. Non solo rispetto alla lontanissima inaugurazione della biblioteca del futuro, che desta sicuramente una curiosità che non possiamo soddisfare, ma anche e soprattutto in riferimento al tempo che scorre, alla figura dell’uomo e al suo impatto sul pianeta in un futuro ancora lontano.

Per più di un secolo, infatti, quella parte di foresta coltivata da Katie Paterson non potrà essere toccata da nessuno. I libri, in questo caso, faranno da legante tra il presente e il futuro e avranno il compito di preservare e tutelare l’ambiente.

Ma come sarà la biblioteca del futuro? Quello che sappiamo per certo è che i libri non si potranno leggere fino al 2114 e che l’edifico ospiterà solo manoscritti inediti.

Dal 2014 Katie Paterson accoglie i testi di autori di ogni età e nazionalità, libri di ogni stile, genere e lingua. L’invito a popolare la biblioteca del futuro è aperto a tutti, e ad oggi sono molti gli scrittori che hanno già risposto alla chiamata. Tra i più celebri c’è anche Margaret Atwood, l’autrice del “Racconto dell’Ancella”, a cui è stato affidato l’onere e l’onore di depositare il primo manoscritto della Future Library nel 2014.

Tutti i libri raccolti fino a questo momento sono stati conservati in cassette di vetro ermetiche conservate nella Silent Room della biblioteca pubblica di Oslo.