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I pozzi indiani che sono dei capolavori architettonici

Per via delle inevitabili associazioni con il nostro sapere e la nostra conoscenza, quando pensiamo ai capolavori architettonici dell’India ci vengono subito in mente il Taj Mahal o i sontuosi palazzi del Rajasthan. Invece non è tutto qui, perché per esempio, proprio in Rajasthan, si trovano dei veri e propri esempi di bellezza e arte pensati dall’uomo e per l’uomo: i pozzi indiani con gradini.

Queste strutture sono sparse per tutto lo Stato (ma se ne trovano altri in giro per l’India) e non solo restituiscono un colpo d’occhio che lascia senza fiato, ma hanno una storia lunghissima, che mescola acume, ingegno e necessità.

I pozzi indiani in Rajasthan e la loro storia

Immaginate di trovarvi di fronte a quelli che sembrano degli istrionici forti finemente decorati, caratterizzati da gradini che portano verso il centro: avrete un’idea di come possano apparire i pozzi indiani con i gradini. Di certo potreste chiedervi come siano nati, ed è presto detto: da sempre le regioni settentrionali e occidentali dell’India hanno dovuto lottare con la siccità. Lunghi periodi di secca portava la popolazione ad affrontare condizioni disperate e l’unico luogo dove si poteva trovare l’acqua era davvero molto, molto in profondità.

Pozzi indiani in Rajasthan: dei veri capolavori architettonici

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Il pozzo di Chand Baori

Accedere a luoghi sotterranei, com’è ovvio che sia, non era affatto semplice. Così, fra il 200 e il 400 d.C. alcuni regnanti del Rajasthan diedero ufficialmente il via alla realizzazione di pozzi che, inizialmente, si trovavano a ridosso di piccoli stagni. Con il passare del tempo e con l’aumento delle competenze in campo idrogeologico, la costruzione di queste strutture si fece via via più complessa, fino ad arrivare proprio alla costruzione dei pozzi con gradini, arricchiti da serbatoi, canali e dighe che garantivano la conservazione e la distribuzione dell’acqua.

I pozzi con gradini e la loro importanza

Più i pozzi con gradini diventavano efficienti, più architetti e regnanti si ingegnarono per farne dei veri e propri simboli di spiritualità e natura. In base alla loro struttura, i pozzi venivano consacrati a determinate divinità e venivano decorati in modo tale da inneggiare alla tranquillità, alla prosperità e alla gioia. Alcuni di questi pozzi hanno al loro interno degli spazi sacri dove chi si abbeverava, prelevava l’acqua o si bagnava potesse prima (o dopo) dedicare una preghiera di ringraziamento agli dei.

Pozzi indiani con gradini in Rajasthan: capolavori architettonici

Fonte: iStock

Il pozzo di Adalaj Vav

Tutti i pozzi sono scavati nella pietra e/o arricchiti con materiali come terra, pietrame e rocce. L’obiettivo era non solo quello di permettere a tutti di raggiungere l’acqua, ma anche di creare un ambiente che desse immediatamente sollievo dalla calura. Nei pressi dei pozzi, infatti, sono stati spesso piantati alberi e creati dei padiglioni per consentire a chiunque arrivasse di beneficiare sin da subito del ristoro che l’ambiente umido poteva garantire.

Il significato dei gradini dei pozzi indiani

Ma perché ci sono così tanti gradini nei pozzi indiani? Chiaramente tutto è stato studiato per permettere alle persone di raggiungere l’acqua, ma attenzione: niente è stato lasciato al caso. I pozzi indiani (che in Rajasthan vengono chiamati anche bawdibawribaoli o bavadi) erano suddivisi in piani specifici destinati a ogni classe sociale e l’accesso all’acqua avveniva tramite percorsi differenti che, naturalmente, portavano a dei “laghetti” artificiali differenti.

I pozzi con gradini del Rajasthan: capolavori d'architettura

Fonte: iStock

Il pozzo di Chan Baori

Non era permesso, per esempio, che donne e uomini accedessero allo stesso laghetto, così come non era permesso che ricchi e poveri si incontrassero. Inoltre, alcuni percorsi erano destinati a portare a delle aree specifiche destinate a cerimonie sacre o alle attività religiose in generale. Infine, in alcuni pozzi in particolare la discesa (e poi la salita) dei gradini poteva anche essere un cammino di caduta e rinascita: sono state infatti trovate delle incisioni che testimoniano questo valore simbolico.

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La CNN racconta Genova e i suoi palazzi “reali”

L’Italia è una terra meravigliosa. Noi lo sappiamo benissimo e anche gli stranieri sembrano essere d’accordo. E per questo motivo molti quotidiani internazionali amano scrivere delle nostre bellezze. Questa volta è la CNN a parlare di noi e lo fa raccontando la spettacolare città di Genova.

Genova e i suoi affascinanti Palazzi dei Rolli

La CNN racconta Genova spiegando ai suoi lettori che alcuni dei palazzi di questa città sono così spettacolari da essere patrimonio mondiale dell’UNESCO. Non a caso, hanno definito il capoluogo ligure “una delle città più spettacolari d’Italia”

Il racconto sottolinea che Genova ospita quello che si dice essere il centro cittadino medievale più intatto di tutta Europa. Ma in particolare ciò che conquista i visitatori sono i Palazzi dei Rolli, un sistema di dimore aristocratiche che lasciano davvero a bocca aperta.

Negli anni fra Rinascimento e Barocco, infatti, i nobili genovesi fecero costruire questa serie di edifici che ancora oggi vantano magnifiche facciate con decorazioni in stucco, marmo o dipinte, atri grandiosi, giardini con fontane e ninfei e molto altro ancora. Altrettanto affascinanti sono gli interni con grandi saloni affrescati, sontuosi arredi, pregiate collezioni, e ricche quadrerie.

Palazzo Sinibaldo Fieschi genova

Fonte: iStock – Ph: Simona Sirio

Il Palazzo Sinibaldo Fieschi di Genova

Il sito UNESCO attualmente comprende 42 palazzi degli oltre 100 esistenti, che da Strada Nuova arrivano a gran parte del centro storico attraverso Via Lomellini, Piazza Fossatello e Via San Luca, fino a Piazza Banchi e al mare. Alcuni di essi ancora oggi appartengono a privati, mentre altrettanti sono diventati sedi di banche, uffici e musei.

I Palazzi dei Rolli più belli di Genova

prima di raccontarvi quali sono i Palazzi del Rolli più belli di Genova c’è da fare una piccola premessa: questi edifici sono chiamati “dei Rolli” perché un tempo ospitavano le alte personalità che si trovavano in città. Gli alloggi, all’epoca, venivano assegnati sulla base di un sorteggio dalle liste degli alloggiamenti pubblici chiamate, per l’appunto, “Rolli”, che in italiano corrisponde a “ruoli”, cioè elenchi.

Palazzo Stefano Balbi

Il primo di cui vi vogliamo parla è il maestoso Palazzo Stefano Balbi che, nei fatti, è uno dei più importanti edifici rinascimentali di Genova. Conosciuto anche come Palazzo Reale, è oggigiorno un polo museale costituito dalla dimora storica, dall’annesso giardino e dalla pinacoteca e la Galleria di Palazzo Reale.

Nel corso degli anni ha subito diversi passaggi di proprietà che corrispondono all’arricchimento del palazzo e delle sue collezioni. Vi basti pensare che negli spazi e nelle sale della dimora vi si trovano affreschi di Valerio Castello, di Giovanni Battista Carlone, fino ad arrivare a interventi seicenteschi che si affiancano alla fase settecentesca dei Durazzo.

Palazzo Stefano Balbi genova

Fonte: iStock

Il Palazzo Stefano Balbi di Genova

Palazzo Bianco

Altrettanto straordinario è Palazzo Bianco, detto anche Palazzo di Luca Grimaldi o Palazzo Brignole Sale, che oggi è sede di una galleria pubblica che coincide con una sezione dei Musei di Strada Nuova a cui fanno capo anche palazzo Rosso e Palazzo Doria-Tursi.

Al suo interno, infatti, si possono ammirare importanti opere di arte italiana, fiamminga e spagnola tanto da essere considerato il fulcro del sistema dei musei del Comune di Genova.

Palazzo Rosso

Molto interessante anche Palazzo Rosso, detto anche Palazzo Rodolfo e Francesco Maria Brignole, che fu costruito tra il 1671 e il 1677 dai fratelli Rodolfo e Gio Francesco Brignole Sale.

Esso non passa assolutamente inosservato in quanto è particolarmente rappresentativo dell’architettura italiana del primo Settecento. Grazie ai restauri subiti nel corso degli anni, al suo interno sono custoditi arredi e dipinti caratteristici del Settecento, come per esempio Strozzi, Van Dyck, Veronese e molti altri.

Oltre a questo, Palazzo Rosso vanta una particolarità davvero interessante: un terrazza da cui godere di una veduta panoramica  a 360 gradi sull’intera città: il Mirador di Palazzo Rosso.

Palazzo Rosso genova

Fonte: iStock – Ph: saiko3p

Il Palazzo Rosso di Genova

Palazzo Doria-Tursi

In Via Garibaldi l’edificio più imponente è senza ombra di dubbio Palazzo Doria-Tursi. Vi basti pensare che occupa tre isolati e che conserva persino due ampi giardini.

La facciata è policromatica e alterna pietra rosa, ardesia e marmo bianco. Inoltre, è collegato all’adiacente Palazzo Bianco. Al suo interno, infatti, vi solo le ultime sale della Galleria Pubblica dove è esposta anche la Maddalena Penitente di Antonio Canova. La Sala Paganini, invece, custodisce gelosamente il violino utilizzato dal compositore insieme ad altri cimeli del violinista e compositore genovese.

Palazzo Podestà

Altrettanto affascinante è il Palazzo Podestà, chiamato anche Palazzo Nicolosio Lomellino, che si contraddistingue per la sua facciata decorata con stucco bianco e azzurro.

Tra le sue mura si sviluppa un corridoio che porta ad uno spazio aperto dove si trova un ninfeo realizzato da Domenico Parodi nel 1700. Presenti, inoltre, anche tantissimi affreschi come il “Giove e la capra Amaltea” di Giacomo Antonio Boni e il “Bacco regge la corona Arianna” di Domenico Parodi.

Recentemente restaurato, è accessibile negli spazi dell’atrio, del giardino rigoglioso di piante e popolato da creature mitologiche scolpite nella pietra, del ninfeo e nelle sale dei due piani nobili in cui si organizzano mostre, visite guidate ed eventi culturali.

Palazzo Podestà genova

Fonte: iStock – Ph: Simona Sirio

Una angolo del Palazzo Podestà di Genova

Cos’altro vedere assolutamente a Genova

Genova è una città in grado di far innamorare chiunque vi ci metta piede. Tante le cose da visitare, ma fra tutte vi consigliamo di fare un salto al suo porto antico, vero simbolo della città.

Non a caso, è uno dei porti più antichi del Mediterraneo che negli anni è stato reso ancora più splendido grazie all’intervento di Renzo Piano che lo ha trasformato in una piattaforma waterfront dove convive in armonia l’atmosfera antica con quella contemporanea.

Altrettanto interessante è il suo centro storico che è un dedalo di vicoli (caruggi) che si aprono inaspettatamente in piccole piazzette. Tra tutte queste vie e viuzze si possono scorgere delle vere meraviglie come chiese e palazzi tra cui, per esempio, la splendida Cattedrale di San Lorenzo, Porta Soprana, la casa di Colombo e molto altro ancora.

Infine, se si decide di visitare Genova non si può non fare un salto a Boccadasse che è un vero e proprio borgo marinaro inglobato nella città. A lasciar ancor più senza parole è che si sviluppa nel cuore di un’insenatura che si affaccia su uno splendido mare, una zona che regala un’atmosfera quasi magica impreziosita da edifici colorati ed eleganti che fanno da cornice anche ad una piccola, ma assolutamente suggestiva, spiaggia.

Boccadasse genova

Fonte: iStock

Vista di Boccadasse
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Il borgo che racchiude un’incredibile quantità di storia da scoprire

L’incredibile magia che si cela tra strette viuzze e piccole casette in pietra è unica al mondo: i più suggestivi borghi italiani celano un vero patrimonio inestimabile, di arte e cultura ma anche di paesaggi bellissimi e di natura incontaminata. Ed è proprio nella splendida cornice di colline verdeggianti e montagne che si stagliano in lontananza che possiamo andare alla scoperta di un borgo davvero speciale. Un concentrato di storia che è giunta sino ai nostri giorni in testimonianze architettoniche (e non solo): scopriamola insieme.

Morrovalle, un incantevole borgo tra le colline marchigiane

Oltre alle sue spiagge meravigliose e al profilo maestoso del Monte Conero, che si tuffa a precipizio in un mare cristallino, le Marche hanno tanti altri panorami fantastici da offrire. Nell’entroterra si possono visitare alcuni borghi davvero graziosi, in un tuffo indietro nel tempo. Come Morrovalle, paesino medievale incastonato tra le colline del maceratese, dal quale – nelle giornate più limpide – lo sguardo si spinge addirittura fino alle prime vette degli Appennini. Questo è un luogo ricco di storia, che affonda le sue radici indietro nei secoli.

Sebbene il centro abitato sia stato fondato probabilmente attorno al I o al II secolo d.C., come dimostrano alcuni preziosissimi mosaici appartenuti ad antiche domus romane, le prime tracce della presenza dell’uomo risalgono nientemeno che alla preistoria. Non molto lontano dal borgo, è stato trovato infatti un monolito cilindrico in tufo che riporta incisa l’epigrafe più antica di tutto il Piceno. Questo piccolo insediamento arroccato su una collina, in posizione difensiva, visse poi vicende alterne passando di mano in mano, subendo numerose invasioni (come quella normanna e quella longobarda). Mentre in epoca più recente ebbe un ruolo fondamentale nella battaglia per l’annessione delle Marche al neonato Regno d’Italia.

Di questa ricchissima e variegata storia, Morrovalle porta ancora numerose tracce nelle tante testimonianze architettoniche presenti sul suo territorio. È possibile ammirare, ben conservate, le porte d’accesso che un tempo consentivano di varcare la cinta muraria e entrare nel nucleo abitato, dove si trovano gli edifici più antichi del paese. Come ad esempio il convento dei frati agostiniani, risalente al XIII secolo: solo pochi decenni fa è stato letteralmente trasformato e oggi accoglie il Museo Internazionale del Presepe, dove sono esposti oltre 900 presepi provenienti da tutto il mondo.

Cosa vedere a Morrovalle

Passeggiare tra i vicoletti di Morrovalle è un’esperienza davvero affascinante, ma ci sono in particolare alcune tappe imperdibili che conquistano ogni visitatore. Una di queste è la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, nel cuore del centro storico, che spicca con la sua facciata in stile neoclassico. E ancora, ad appena due passi, la Chiesa di Sant’Agostino che custodisce al suo interno una Madonna in cuoio risalente al ‘200. Il Palazzo Comunale, altra piccola perla del borgo medievale, sorge accanto alla Torre Civica trecentesca che presenta un’enorme campana di ben 13 tonnellate.

Non resta poi che visitare Palazzo Lazzarini, splendido edificio gotico che oggi ospita il Museo Civico: molto prestigiosa è la collezione di opere pittoriche che vanno dal XVI al XIX secolo, così come la raccolta di ritratti di uomini illustri appartenuta all’umanista Paolo Giovio. Un’ultima tappa è il Colle Belvedere, a poca distanza dal paese: dall’alto si può godere di una vista mozzafiato su Morrovalle, ma anche sull’intera Valle del Chianti e sui Monti Sibillini. È qualcosa di davvero sensazionale, un’emozione unica al mondo.

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101 luoghi d’Italia che valgono un viaggio

Che l’Italia sia il Paese delle bellezze artistiche, architettoniche, storiche e naturalistiche non è una novità. Non per niente è la nazione con il maggior numero di Patrimoni riconosciuti dall’Unesco. Ma non sono molti a sapere che, oltre ai luoghi e ai monumenti più noti, ce ne sono tantissimi altri poco conosciuti che vale la pena scoprire.

La guida appena uscita “Vale un viaggio – Altre 101 meraviglie d’Italia da scoprire” della giornalista e critica d’arte Beba Marsano, edita da CinqueSensi Editore, raccoglie più di cento tra chiese, musei, siti e luoghi naturalistici poco noti e che, proprio come invita a fare il libro, valgono un viaggio.

L’autrice, che ha percorso in lungo e largo l’Italia, ci svela (ancora) 101 luoghi d’arte e bellezza fuori dai tradizionali percorsi proposti a “un turismo ormai assuefatto soltanto ai grandi miti italiani”. Ancora, perché questi 101 luoghi inediti vanno ad aggiungersi ad altri 202 riportati nei primi due volumi della guida “Vale un viaggio“, pubblicati rispettivamente nel 2016 e nel 2018. Tutti luoghi che l’autrice ha visitato in prima persona, tutti aperti al pubblico, magari in giorni e orari specifici, e che consiglia spassionatamente di vistare.

Siti artistici, luoghi naturalistici, borghi abbandonati, parchi, chiese e case-musei, ville, cappelle e collezioni private. Tra i 101 luoghi si trova davvero ogni sorta di bellezza nostrana, unica nel suo genere. Noi ne abbiamo scelti tre che ci siamo fatti raccontare dall’autrice e che ci hanno convinti ad andare a visitarli.

La misteriosa “Incompiuta”

Tra i luoghi di grande fascino che valgono un viaggio in Italia c’è sicuramente la cosiddetta “Incompiuta” che si trova in Basilicata. La sua storia è un intrecciarsi di vicende che vedono i monaci benedettini contendersi la realizzazione di un edificio religioso con un condottiero normanno, insieme al terribile Papa Bonifacio VIII – quello odiato da Dante – e ai Cavalieri di Malta.

Il risultato è un luogo incredibile, un’opera incompiuta ma dal grande fascino.  Così la descrive l’autrice: “Fuori Venosa, patria del poeta latino Orazio, uno scheletro di pietra appare – quasi irreale – nello splendido isolamento della campagna.

Segnala uno dei più singolari complessi monumentali dell’Italia medievale, quello della Santissima Trinità: monastero, chiesa, tracce del battistero paleocristiano e una colossale architettura a cielo aperto, fantasma di un grande edificio ecclesiastico, l’Incompiuta”.

Il gioiello del Castello di Aymavilles

Altro luogo che vale un viaggio è il Castello di Aymavilles, riaperto dopo anni di lavori di ristrutturazione solo lo scorso anno, è un piccolo gioiello valdostano che sembra uscito a un libro di fiabe.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Aymavilles in Valle d’Aosta

Ma, a parere dell’autrice, merita di essere visitato soprattutto per un oggetto meraviglioso contenuto nelle sale del castello: “la scultura di alabastro bianco avorio di Santa Caterina d’Alessandria, la vera “dama” del castello, una delle opere d’arte sacra più incantevoli di tutto il Medioevo valligiano”, spiega Marsano.

Ma naturalmente merita anche il castello “Negli ambienti minuziosamente restaurati”, spiega l’autrice “dove ammirare vezzose porte dipinte, bizzarri decori (come il Cacherano evacuante sulla volta del piccolo bagno privato) e impressionanti dettagli architettonici (il sottotetto, vero gioiello della carpenteria lignea medievale)”.

La scalinata che sfida la gravità

“E’ un cameo emozionante da fare il trekking sulla Scala grande di Monesteroli, che consente di scoprire una porzione di Liguria ignorata da guide e viaggiatori”, esordisce Marsano raccontando il perché questo luogo valga un viaggio.

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Fonte: 123rf

La scalinata del borgo di Monesteroli, in Liguria

“Questo territorio estremo, che non digrada, ma precipita a mare, è il lembo terminale del Parco nazionale delle Cinque Terre dove, per albergare la vite tra macigni e burroni, il paesaggio è stato modellato nei secoli con un’impresa colossale: quei vigneti terrazzati sorretti da muri a secco, degni delle epiche fatiche di Ercole.

A collegarli nessuna strada, ma ripide mulattiere e ardite gradinate lastricate con la grigia pietra di Biassa, un’arenaria locale utilizzata anche per quella sfida alla gravità che è l’impressionante Scala grande di Monesteroli”.

Per conoscere le altre meraviglie d’Italia da scoprire raccolte nella guida non resta che leggerle.

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La copertina di “Vale un viaggio – Altre 101 meraviglie d’Italia da scoprire”
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La magia di trascorrere un Natale a New York

Se c’è una città dove il Natale è davvero magico questa è New York City. Luci sfavillanti illuminano le strade, le vetrine, le cime dei grattacieli, le hall di palazzi e degli hotel. Addobbi natalizi decorano i negozi, i ristoranti, le piazze e i giardini. Musiche e cori risuonano in ogni Street ed Avenue. E parchi e piazze si trasformano in tante piste di pattinaggio sul ghiaccio.

Non c’è nessun’altra città al mondo dove andare nel periodo natalizio. E non soltanto a Manhattan, dove si concentra la maggior parte dei turisti, ma tutti i cinque distretti di New York si animano e si illuminano per Natale.

I “classici” natalizi a New York

Chi non ha mai trascorso le festività natalizie a New York non può perdersi alcuni classici. A partire dal gigantesco albero di Natale davanti al Rockefeller Center che da più di ottant’anni svetta luminoso nel centro di Manhattan. La cerimonia di accensione è prevista per il 30 novembre ma si può ammirare fino a metà gennaio, insieme alla celebre pista di pattinaggio, The Rink, stravista in decine di film americani.

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Fonte: @Diane Bondareffand AP Images for Tishman Speyer

Il famoso albero di Natale al Rockefeller Center

Un classico è anche pattinare sul ghiaccio a Central Park con il pittoresco skyline di Manhattan sullo sfondo. La pista è aperta già dallo scorso 23 ottobre.

Da non perdere è anche lo show che, a partire dal 24 novembre, si tiene ogni giorno alle 18 davanti ai grandi magazzini Macy’s, le cui vetrine vantano il più bell’allestimento della città, che si può ammirare in qualunque momento del giorno e della notte, così come le vetrine di altri famosi mall come Bloomingdale’s e Saks.

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Fonte: @Getty Images

Una delle vetrine natalizie di Saks Fifth Avenue

Un’occasione imperdibile per fare “le vasche” lungo la Fifth Avenue che, per tutta la stagione natalizia, sarà chiusa al traffico per consentire di ammirare le iconiche vetrine e le decorazioni e ospitare lungo tutto il marciapiede artisti, street food e cori natalizi.

Natale insolito a Manhattan

Tutte le zone di Manhattan, dall’Upper Side al Lower Side, celebrano il Natale a modo loro, con luminarie e addobbi. Non fermatevi quindi solo ai luoghi più tradiizonali, spaziate tra la zona di Seaport, dove le storiche strade di ciottoli del Pier 17 sono decorate e illuminate, e quella di Hudson Yards, illuminata com oltre 2 milioni di luci, addobbata con 725 alberi sempreverdi vestiti a festa e una mongolfiera di 32 piedi sospesa nella Great Room dal centro commerciale.

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Fonte: @Molly Flores NYC and Company

La pista di pattinaggio sul ghiaccio a Central Park

Natale nei cinque distretti di New York

L’atmosfera natalizia a New York si respira ovunque anche negli altri distretti che non siano Manhattan.

Queens

L’Amaze Light Festival accoglie i visitatori per far loro sentire lo spirito delle feste con i personaggi di Zing e Sparky del libro di fiabe “Amaze” con musiche, canti e show. da non perdere il mercatino di Natale. Inoltre, fino all’8 gennaio, il NYC Winter Lantern Festival trasforma la Queens County Farm in un’oasi immersiva e radiosa, con luci festose e lanterne fatte a mano a forma di fiori, trattori e animali della fattoria.

Brooklyn

Tutte le domeniche, a partire dal 27 novembre fino al 24 dicembre, a Dumbo si svolge Pearl Street, il mercatino delle pulci, una delle attrazioni più popolari del quartiere dove fare acquisti di articoli vintage, d’antiquariato e di artigianato. Fino all’8 gennaio il Botanic Garden di Prospect Heights, invece, dopo il tramonto si illumina con il Lightscape, un percorso lungo un miglio attraverso il paesaggio puntellato di opere d’arte, il Winter Cathedral tunnel, il Fire Garden e il Sea of Light accompagnato da una meravigliosa colonna sonora.

Ma l’attrazione più grande di Brooklyn è quella che si tiene nel quartiere di Dyker Heights, dove le villette degli abitanti vengono completamente addobbate a festa. Il Christmas Lights Tour si fa a partire dal calar della sera, quando si accendono le luci e tutto il quartiere si illumina per magia.

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Bronx

Per le festività natalizie, il famoso zoo del Bronx si trasforma in un villaggio magico con il Bronx Zoo Holiday Lights (fino all’8 gennaio) illuminato da più di 360 lanterne che rappresentano quasi 90 specie animali e vegetali. Di sera, il parco prende vita con giochi di luce e spettacoli animati.

Spettacolo anche al Botanical Garden di Bedford Park con il NYBG GLOW, che illumina gli edifici storici del giardino dopo il tramonto l’Holiday Train Show, un evento che da circa 30 anni allieta i visitatori con centinaia di modellini di treni che sfrecciano attraverso i luoghi simbolo di New York.

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Fonte: @Robert Benson Photography

L’Holiday Train Show nel Bronx

Staten Island

Non è un distretto dove si va spesso quando si va a New York, ma vale la pena vederlo a Natale. Il NYC Winter Lantern Festival che si tiene da quattro anni a Staten Island trasforma il SIUH Community Park in un paradiso delle luminarie. I visitatori potranno godere di oltre otto acri di luminescenza, oltre a un DJ dal vivo, projection mapping, venditori di cibo e molto altro ancora.

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In Egitto la scoperta sensazionale che riscriverà la Storia

L’Egitto non finisce mai di sorprendere, terra di scoperte sensazionali che hanno il potere di riscrivere la Storia: a pochi giorni dal ritrovamento di un tunnel al di sotto dell’antico tempio di Taposiris Magna (che forse porta alla tomba di Cleopatra), il noto egittologo Zahi Hawass ha annunciato la notizia di un’ulteriore scoperta che ha dell’incredibile.

Nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, è venuta alla luce la piramide di una regina finora sconosciuta, mai documentata, insieme a un deposito di 100 mummie, oltre 300 bare, centinaia di manufatti e vari tunnel interconnessi.

La scoperta che riscriverà la Storia

Nel sito a una trentina di chilometri a sud del Cairo, gli archeologi lavorano da due anni e hanno rinvenuto finora cinque tombe dipinte, il sarcofago del tesoriere di re Ramses II e la tomba di un dignitario.

I loro sforzi, in particolare, si sono concentrati sulla piramide di Teti, primo re della sesta dinastia. Infatti, come spiegato da Hawass, Teti “era adorato come un dio nel periodo del Nuovo Regno, e quindi le persone volevano essere sepolte vicino a lui“. Tuttavia, ha aggiunto, “la maggior parte delle sepolture conosciute a Saqqara in precedenza provenivano dall’Antico Regno o dal Periodo Tardo. Ora abbiamo trovato 22 pozzi interconnessi, che vanno da 9 a 18 metri, tutti con sepolture del Nuovo Regno“.

E all’interno dei pozzi gli archeologi hanno scoperto 300 bare e un enorme sarcofago in pietra calcarea del periodo del Nuovo Regno (conosciuto anche come Impero Egiziano) che durò dal VI secolo a.C. all’XI secolo a.C.

“Prima non si sapeva che le sepolture del Nuovo Regno fossero comuni nell’area, quindi questo è del tutto unico per il sito” ha commentato l’egittologo. “Le bare hanno volti individuali, ognuno unico, distinguendo tra uomini e donne, e sono decorate con scene dell’antico testo funerario egiziano Libro dei Morti. Ogni bara riporta anche il nome del defunto e spesso mostra i Quattro Figli di Horus, che proteggevano gli organi del defunto”.

Nelle bare, gli studiosi hanno rinvenuto i corpi di mummie perfettamente conservate, intatte e in buone condizioni (salvo quelle depredate o saccheggiate), e sono state almeno cento quelle identificate.
Ma non solo: vi erano anche manufatti quali giochi, statue del dio Ptah-Sokar e piccole statuette note come “shabtis”, il tutto a rappresentare il ciclo di nascita, morte e resurrezione.

La regina misteriosa

Fulcro della scoperta è la piramide di un’antica regina egiziana finora del tutto sconosciuta: “È incredibile riscrivere letteralmente ciò che sappiamo della storia, aggiungendo una nuova regina ai nostri libri” queste le parole di Zahi Hawass, una delle massime autorità egiziane nel campo dell’archeologia.

L’identità della misteriosa sovrana non è ancora stata rivelata ma, secondo gli esperti, si chiamava Neith e non è mai comparsa finora in alcun documento storico.

Mentre gli scavi e le ricerche continuano, siamo di fronte a un ritrovamento eccezionale che aggiungerà un nuovo e interessante tassello alla Storia che finora conosciamo e porterà ad aggiungere sui libri una figura inedita, con il suo ruolo e le sue vicende.

L’Egitto non smette di donare emozioni.

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Alle porte di Pisa, c’è un palazzo che lascia a bocca aperta

La Torre di Pisa, nella meravigliosa piazza dei Miracoli, catalizza l’interesse di quasi tutti i turisti che visitano dalla città arrivando da tutto il mondo per l’unicità – indiscussa – di questo scorcio d’Italia.

Basta uscire di poco dalla città, però, per trovarsi difronte a uno degli edifici più incredibili e assolutamente inaspettati che esistano nel nostro Paese.

Pochissimi lo conoscono, ma è uno dei segreti meglio conservati che abbiamo nel nostro Paese. E merita una visita. Con tutta la famiglia. Si tratta della Certosa di Calci, che qualcuno chiama anche Certosa di Pisa, che dista una decina di chilometri dal centro città.

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Fonte: 123rf

Lo scalone della Certosa di Calci

La Certosa di Calci

Alle pendici del Monte Pisano, in quella valle oggi nota come Val Graziosa (“piena di grazia”, ma che un tempo era chiamata “buia”), la certosa ospitava un monastero certosino, ma a vederla è tutt’altro che un edificio austero come dovrebbe essere un luogo religioso.

Fondato nel 1366 da una famiglia di certosini, il complesso è stato ampliato tra il XVII e il XVIII secolo. Fu abitato dai monaci fino agli Anni ’70 quando poi lo abbandonarono per riaprire, negli Anni ’90, come Museo Nazionale. Oggi, è uno splendido monumento Barocco inserito in un contesto paesaggistico molto suggestivo.

Se dall’esterno, con la sua grandezza e maestosità, è visibile a distanza di chilometri, è all’interno delle sale, delle cappelle, degli scaloni e dei lunghi corridoi che riserva incredibili sorprese.

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Fonte: 123rf

Gli affreschi nella Certosa di Calci, Pisa

Cosa vedere

Completamente circondata da mura, la Certosa di Calci era una sorta di cittadella indipendente con tanto di pozzo d’acqua, orti coltivati e persino una farmacia. Una volta entrati nel complesso monastico, un grande parco accoglie i visitatori che accedono agli spazi chiusi attraverso uno scalone a doppia rampa che ricorda più l’accesso a una villa di delizia che a un monastero.

Lo stesso edificio in stile Barocco sembra più un castello che un luogo di culto. E sorprendenti sono gli interni: una miriade di sale e di piccole cappelle collegate tra loro da corridoi. Non c’è un ambiente che non sia completamente affrescato, dalle pareti al soffitto fino alle cupole, e poi stucchi, boiserie intagliate e pavimenti di marmo intarsiati: un tripudio di forme, colori e decori che fanno girare la testa.

Cicli pittorici del Vecchio e del Nuovo Testamento, e poi Vescovi, Santi, Sovrani e figure allegoriche: non manca nessuno.

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Fonte: 123rf

La spezieria della Certosa di Calci

Le sale imperdibili

L’interno della Certosa di Calci è una vera meraviglia, ma ci sono alcuni ambienti che lo sono ancor più e che meritano assolutamente una visita. Uno di questi è la Foresteria Granducale, così chiamata perché riservata ai re di Toscana che di tanto in tanto vi soggiornavano, con stucchi e affreschi di allegorie. Un altro è il refettorio, l’unico luogo dove i monaci potevano parlare tra loro, altrimenti le loro giornate le trascorrevano nel silenzio più completo, con un bellissimo affresco dell’Ultima cena.

Altri ambienti sono le celle dei monaci, disposte intorno a un grande chiostro. Non piccole stanze anguste e desolate, ma grandi appartamenti composti da più stanze con tanto di giardino privato. A ciascuna cella si accede attraverso una porta di legno decorata a indicare l’identità dell’inquilino che riceveva la razione di cibo quotidiano attraverso un passavivande esterno girevole.

Da non perdere anche l’antica spezieria (la farmacia), con ampi scaffali di legno e vasi – i cosiddetti “albarelli” – decorati che un tempo contenevano erbe medicinali per curare ogni sorta di male.

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Il chiostro delle celle dei monaci a Calci

Il Museo di storia naturale

In un’ala della Certosa è stato aperto un interessante museo, quello di storia naturale dell’Università di Pisa. Le sale ospitano collezioni di paleontologia, mineralogia e zoologia raccolte fin dal 1500, mentre all’esterno, nel grande giardino, è stato sistemato il gigantesco scheletro di un dinosauro.

Il museo ospita anche una delle gallerie di cetacei più grandi d’Europa, con interi scheletri di balena. Questa esposizione si trova nell’attico dell’ex monastero da cui, tra l’altro, si può godere di una bellissima vista sul territorio.

Visitare la Certosa di Calci e il museo

La Certosa di Calci è gestita dal ministero dei Beni culturali ed è aperta tutto l’anno. La visita è accompagnata dal personale del Polo museale della Toscana, mentre il Museo di storia naturale si può visitare liberamente tutti i giorni dalle 9 alle 19, la domenica e tra il 1° giugno e il 30 settembre fino alle 20.

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Affreschi e boiserie nelle sale della Certosa di Calci
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È uno dei borghi più belli della Svizzera, a due passi dall’Italia

Giornico è un incantevole villaggio ticinese che si distingue subito dagli altri, per il ricco patrimonio paesaggistico e culturale che ne fa un piccolo museo a cielo aperto. Grazie al suo scenario incredibilmente suggestivo, alla sua particolare bellezza architettonica e alla storia che tramanda in ogni pietra, è entrato a far parte dell’associazione “I Borghi più belli della Svizzera”.

La prestigiosa rete offre una vetrina a livello internazionale in virtù dell’affiliazione alla federazione de “I Borghi più belli del Mondo”. Si tratta del 46esimo comune del Paese e il quinto nel Canton Ticino. Un gioiello a pochi passi dall’Italia, che merita di essere scoperto.

Giornico, uno dei Borghi più belli della Svizzera

Il borgo svizzero di Giornico poggia sul rialzo alluvionale generato in epoche lontane, dai torrenti di Vignoi e di Sant’Anna, chiuso a nord dalle balze rocciose della Biaschina, e rappresenta il punto di congiunzione della pianura del Ticino con il paesaggio più tipicamente alpestre.

Per la sua particolare posizione geografica, fu oggetto di continue attenzioni di natura strategica per molti secoli, con lo scopo di esercitare il controllo sulla via del San Gottardo, tanto da suggerire al politico ticinese Stefano Franscini l’immagine di “porta della Leventina”.

Tuttavia, sarebbe estremamente riduttivo restringere le caratteristiche di questo suggestivo villaggio alla sua ubicazione. Per chi scende dal Nord, lo scenario che si svela allo sguardo è del tutto nuovo, grazie alle tonalità cromatiche di una vegetazione che anticipa il Meridione, contraddistinta dalla presenza massiccia del castagno e dall’apparizione improvvisa della vite.

Ciò che di più caratterizza Giornico, è soprattutto il continuo intrecciarsi dell’elemento naturale con l’opera dell’essere umano. Qui, l’inventario dei beni ambientali e culturali risulta straordinariamente ricco, a tal punto che tutto il villaggio costituisce un vero e proprio museo en plein air.

Cosa vedere a Giornico

Sono molti i segni lasciati dall’attività umana che impreziosiscono il paesaggio che circonda Giornico, la cui storia non si confonde facilmente con altre. Il patrimonio custodito tra le pietre di questi luoghi invita i visitatori ad osservarlo con attenzione, a scoprirne il linguaggio antico.

Tra i monumenti più affascinanti del borgo svizzero c’è la Torre di Atto, collegata alla donazione dei diritti feudali delle Tre Valli ai Canonici del Duomo di Milano, secondo fonti autorevoli il più antico monumento delle valli lepontiche, risalente a prima dell’anno Mille.

Imperdibili le sette chiese, tra cui quella di San Nicola – autentico e riconosciuto gioiello di architettura romanica, la parrocchiale di San Michele, Santa Maria del Castello e San Pellegrino. Altrettanto affascinanti sono i due ponti medievali a schiena d’asino che collegano l’isola alle due sponde del Ticino. Facevano parte dell’antica mulattiera del San Gottardo, che ebbe grande importanza per il traffico di viandanti e di merci a partire dal XII secolo.

Un altro luogo di interesse da non perdere è Casa Stanga (ora sede del Museo etnografico di Leventina), quanto rimane di un complesso di costruzioni sorte in diversi momenti del Quattrocento, con funzioni di abitazione e di locanda. Gli amanti della storia e della cultura non possono, inoltre, perdersi il Monumento della Battaglia dei Sassi Grossi e il museo di sculture contemporanee denominato “La Congiunta”.

A regalare grandi suggestioni sono, infine, le misteriose rovine di Castellaccio, fortezza a base triangolare, situate 250 metri sopra il villaggio, sul fianco destro della valle. La tipologia della costruzione e la sua posizione strategica suggeriscono che si tratti di una fortificazione alpina longobarda dell’alto Medioevo. Il tutto immerso in un paesaggio che sorprende a ogni scorcio.

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Il borgo italiano “pendente” che sembra un dipinto

È una Toscana meno conosciuta ma dal fascino suggestivo, un borgo quasi irreale, sospeso nel tempo e nello spazio, celato allo sguardo e inaspettata sorpresa dopo una seria di tornanti: benvenuti a Lucchio, il piccolo paese arroccato su un ripido pendio, tra terra e cielo, a 780 metri di altezza.

Una manciata di antiche case in pietra appollaiate tra castagneti e verdi boschi, uno spaccato di Medioevo nella selvaggia Val di Lima, nel comune di Bagni di Lucca, sulla strada tra Pistoia e Lucca: uno straordinario dipinto che sembra emergere dalla roccia, nato spontaneamente ma dal risultato impareggiabile.

Una storia che affonda le radici nella notte dei tempi

Immerso in un paesaggio di rara bellezza, Lucchio affonda le radici in un lontano passato, forse addirittura in epoca romana basandosi sul termine “lucus”, bosco in latino, oppure al periodo degli scontri tra Longobardi e Bizantini per il controllo dell’Appennino.

Le testimonianze certe risalgono alla presenza della Chiesa di San Pietro, nominata nelle carte ecclesiastiche tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200, mentre la fortezza viene citata per la prima volta nel 1327.

La rocca ebbe notevole importanza nei primi anni del Trecento, con la conquista da parte di Lucca: grazie alla sua posizione strategica, infatti, Lucchio diventò importante baluardo difensivo dei confini lucchesi, permettendo di controllare, dall’altopiano delle Pizzorne, la strada che da Pistoia portava in Val di Lima lungo il Passo dell’Oppio e, da lì, arrivava a Lucca attraversando la Valdinievole.

Dopo secoli di dominio ed eventi, la rocca perse il suo ruolo militare e, nel 1826, fu acquistata dalla famiglia Pacini che la convertì in abitazione privata.

Camminando lungo le vie del borgo “pendente”

veduta aerea lucchio

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Veduta aerea di Lucchio

Conoscere Lucchio è davvero una piacevole scoperta. Un borgo originale, realizzato muro su muro, via su via e casa su casa nel corso dei secoli da un popolo semplice che lo ha plasmato in base alle proprie esigenze, senza cognizioni architettoniche, ma il risultato è magnifico: un agglomerato omogeneo di abitazioni che si arrampicano verso l’alto, quasi in verticale, e donano l’illusione che le fondamenta e i tetti siano incastrati gli uni sugli altri.

E lassù, sulla cima, tra bianche rocce protese verso il cielo, ecco ancora i resti della fortezza medievale, dalla storia significativa a protezione e controllo della strada di fondovalle, raggiungibile seguendo un sentiero: sono ancora visibili le rovine della cinta muraria dall’andamento irregolare e parte della sede della guarnigione difensiva, ma ciò che colpisce di più è il panorama spettacolare sui monti e sulla verde vallata dove scorre il torrente Lima.

L’accesso al borgo avviene oltrepassando una porta situata in un massiccio torrione provvisto di finestra con vista. Ecco subito la Chiesa di San Pietro, a due navate: l’interno, dalle volte azzurre con cornici dipinte a finto marmo, conserva una fonte battesimale in pietra serena (arenaria di colore grigio) e un pregevole altare, entrambi risalenti al Settecento.

Passeggiare lungo le ripide vie, in un’atmosfera isolata testimone del tempo che fu, consente di apprezzare gli edifici residenziali, costruiti in pietra locale, che risalgono il pendio, in un azzardato gioco di equilibri: ed è proprio la pendenza del borgo, costruito per sfruttare al meglio il pendio e tutto lo spazio disponibile, ad aver dato adito a pittoreschi modi di dire locali quali, ad esempio, “a Lucchio legano i figlioli all’uscio” oppure “le galline hanno un paniere sotto la coda per impedire che le uova rotolino via“.

Oggi Lucchio vive in un silenzio rigenerante, quasi “paese fantasma”, con poche famiglie che lo abitano tutto l’anno, nessun negozio, nessuna scuola: una dimensione “altra”, meditativa, di una bellezza struggente, punto di partenza ideale per piacevoli escursioni ai dirupati Penna di Lucchio e Monte Memoriante.

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La villa di “The Crown”, nido d’amore dei Windsor

Tornata alla ribalta grazie alla serie Tv “The Crown“, questa antica dimora è stata al centro di intrighi internazionali e di storie d’amore reali. Villa Windsor, a Parigi, ne ha viste di tutti i colori.

Fu la residenza dei Duchi di Windsor. E forse è proprio lì che si stavano dirigendo Lady Diana e Dodi la sera del tragico incidente che costò la vita alla principessa. Pare l’avessero visitata proprio quel fatidico giorno e forse avevano progettato di trasferirsi a vivere insieme, un po’ come anni prima avevano fatto i duchi di Windsor.

Villa Windsor a Parigi

Situato al 4 di route du Champ d’Entraînement,
nel XVI arrondissement, tra il Bois de Boulogne e il parco di Bagatelle, quasi nel Comune limitrofo di Neuilly-sur-Seine, questo hôtel particulier, chiamato inizialmente Chateau Le Bois, per la vicinanza, allora, con i boschi, fu costruito nel 1859 dall’architetto Gabriel Davioud per conto del famoso urbanista parigino Georges-Eugéne Haussmann, che oggi dà il nome a un viale parigino.

La storia dei suoi inquilini è molto lunga e anche molto curiosa. Ci visse per qualche anno la famiglia Renault, quella delle automobili, poi, negli Anni ’40, ci abitò anche Charles de Gaulle. Ma fu una celebre coppia a rendere famosa questa villa parigina.

Divenne il nido d’amore di Edoardo VIII, dopo aver abdicato al trono d’Inghilterra in favore del fratello, nel 1936, per amore dell’affascinante Wallis Simpson, l’americana pluri divorziata per cui rinunciò a tutto. Fu proprio in questa villa che la coppia, da allora duchi di Windsor, venne a vivere, accolta a braccia aperte dai parigini.

Wallis ingaggiò un noto studio di interior design dell’epoca, la Maison Jansen, per ridisegnare tutti gli interni. Acquistò mobili e arredi che, alla loro morte, vennero venduti tutti all’asta. Vennero battuti ben 40mila oggetti appartenuti alla coppia. Tra questi, pare ci fosse la scrivania sulla quale Edoardo firmò la rinuncia al trono nel 1936, una raccolta di almeno 10mila fotografie e una bambola donata dalla madre, la Queen Mary, al piccolo principe.

In questa villa è passato tutto il bel mondo dell’epoca, da Marlene Dietrich a Elizabeth Taylor da Aristotele Onassis, all’Aga Khan.

Visitare la villa oggi

Alla morte dei duchi, alla fine degli Anni ’80, la villa passò al Comune di Parigi che la diede in locazione per cinquant’anni al padre di Dodi, il signor Mohamed Al-Fayed, che ancora oggi la gestisce con l’impegno di apportare alla struttura le ristrutturazioni necessarie al suo mantenimento. Il contratto scade nel 2036.

Sfortunatamente, Villa Windsor non è aperta al pubblico, ma è possibile visitare il parco in cui si trova, il Bois de Boulogne.