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Va’ dove ti porta il vento: natura, cultura, mare e gastronomia

Bibione e Lignano sono il luogo giusto dove vivere una vacanza in piena libertà.

L’Europa Tourist Group guarda oltre i confini del mare e offre una vacanza variegata e ricca di stimoli da vivere tutto l’anno. L’ampia gamma di alloggi accontenta tutti, famiglie, coppie, amanti della natura o della cultura. L’Europa Tourist Group è versatile come i suoi ospiti e offre l’alloggio giusto che si adatta a ogni tipo di esigenza. Ed è proprio la versatilità la sua carta vincente. Il territorio non potrebbe essere più ricco: mare cristallino, spiagge dorate, pinete lussureggianti, lagune incantate, città d’arte, borghi pittoreschi, attività sportive e centri termali.

Liberi come il vento

Il gruppo comprende 17.000 posti letto che possono essere prenotati online, per telefono o in loco per dodici mesi all’anno. I resort, i villaggi turistici, gli hotel e gli appartamenti dell’Europa Tourist Group si contraddistinguono per la qualità e l’esclusività dei servizi offerti, la comodità e i prezzi vantaggiosi, la posizione direttamente sul mare, la vasta gamma di attività offerte e la cucina rinomata. Questo mix esplosivo rende l’Europa Tourist Group la destinazione ideale per chiunque voglia vivere una vacanza in totale libertà.

All’Europa Tourist Group ogni direzione è quella giusta

Chi vuole unire una vacanza al mare con una visita culturale, amerà le regioni del Veneto e del Friuli.

Oltre alle famose città d’arte come Verona o Venezia, ci sono tante cittadine pittoresche che meritano di essere visitate, come ad esempio Portogruaro, famosa per i suoi antichi mulini ad acqua del XII secolo e il campanile pendente.

All’estremità opposta del Golfo di Trieste si trova l’omonima città. Trieste è un crocevia di culture, popoli e lingue e affascina per il suo carattere cosmopolita.

Naturalmente, nulla vi impedisce di fare una gita di un giorno in quella che è probabilmente la città più romantica del mondo: Venezia, con tutti i suoi tesori, merita una visita in qualsiasi periodo dell’anno.

Ogni giorno avrete l’imbarazzo della scelta: un giro a Portogruaro o una visita alla Residenza dei Dogi? Un tuffo nel mare o una passeggiata nella natura? Non serve scegliere, vi basterà seguire la direzione del vento e scoprire dove vi condurrà.

Una vacanza al mare tutto l’anno

Chi l’ha detto che il mare è bello solo d’estate? Una vacanza nei restanti mesi dell’anno permette di assaporare al meglio la bellezza sia del mare, sia della natura circostante. Il fervore e la vitalità lasciano il posto alla quiete e alla tranquillità, e sulla calura estiva prevale un clima mite e gradevole. Qualunque sia la stagione, a Bibione e Lignano apprezzerete il fascino del mare in tutte le sue varianti e avrete l’opportunità di diversificare la vostra vacanza con visite culturali, escursioni nella natura, attività ricreative di ogni sorta e momenti di benessere termale. Partite con il vento in poppa!

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Viaggio a Tràng An, il complesso paesaggistico patrimonio Unesco

Un patrimonio mondiale dell’umanità che emoziona anche solo a immaginarselo. Situato alla sponda meridionale del delta del fiume Rosso, regione immensa del Vietnam, il complesso paesaggistico di Tràng An è uno spettacolo di picchi carsici calcarei e valli, molte delle quali parzialmente sommerse e circondate da ripide scogliere quasi verticali. Ciò che lo rende straordinario non è soltanto lo scenario che strega lo sguardo, al punto da far fatica a distinguere la realtà dalla fantasia, ma anche la storia che l’attraversa e che fa di questi luoghi un regno di scoperte uniche: basti pensare che vi sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti ad almeno 30.000 anni fa.

L’antichissima e affascinante storia di Tràng An

Dove ci troviamo esattamente? L’area di pregio paesaggistico di Tràng An, patrimonio Unesco, è situata presso Ninh Bình, città capitale dell’omonima provincia nella regione del delta del fiume Rosso, nel Vietnam settentrionale, a poco meno di 100 chilometri a sud di Hanoi (ecco nove cose da fare quando ci andrete).

L’esplorazione di grotte a diverse altitudini ha rivelato tracce dell’attività umana per oltre 30.000 anni. Ci sono prove che dimostrano come i primi gruppi di cacciatori e agricoltori si siano adattati ai cambiamenti del paesaggio e a quelli climatici più estremi della storia recente del pianeta. Si può intuire come si siano sviluppate le abitudini delle popolazioni locali nei secoli grazie alla presenza di trenta siti archeologici disseminati nell’area, a pitture rupestri e a una incredibile varietà di strumenti in pietra primitivi.

Non sono solo le grotte e i loro tesori antichissimi a regalarci un viaggio indietro nel tempo. La storia millenaria dell’interazione tra esseri umani e natura selvaggia è racchiusa nelle pagode, nei templi e nei villaggi, ma soprattutto nei resti della città di Hoa Lu, la prima capitale del Vietnam indipendente, dopo i precedenti mille anni di dominazione cinese, stabilita strategicamente qui nel X e XI secolo d.C. A dimostrazione di come Tràng An abbia svolto un ruolo centrale nella storia politica della regione. Hoa Lu fu la capitale per 41 anni, fino al 1010, quando prese il suo posto come centro del potere politico la Cittadella imperiale di Thang Long, sede della corte reale fino al 1810. In seguito, la dinastia Trần trasformò quest’area in un centro religioso ed educativo dei membri reali e, da allora, è stata la culla della cultura e del buddismo del Vietnam fino ai giorni nostri.

Un paesaggio eccezionale che strega chiunque

Tràng An è di importanza mondiale per il suo paesaggio tropicale a dir poco eccezionale, con una varietà di coni e torri carsiche e un intricato sistema di corsi d’acqua sotterranei, alcuni dei quali navigabili. Le montagne spettacolari, le grotte segrete e i luoghi sacri di questo patrimonio paesaggistico e culturale creano uno scenario di una calma e bellezza surreali, tanto da ispirare le persone che lo hanno abitato per innumerevoli generazioni.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono a creare un’esperienza multisensoriale per il visitatore, accentuata da colori contrastanti e sempre diversi: il verde intenso delle foreste, il grigio delle rocce calcaree e delle scogliere, il blu e smeraldo delle acque e l’azzurro brillante del cielo, cui si aggiungono quelli delle aree utilizzate dall’essere umano, tra cui le risaie dalle inconfondibili tonalità verdi e gialle. I visitatori, trasportati sui sampan – le tradizionali imbarcazioni di legno del posto – condotti da guide locali, sperimentano un’intima connessione con l’ambiente naturale e un rilassante senso di serenità e sicurezza. Semplicemente, un paradiso.

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Opere d’arte all’asta: così rinasce un borgo artigiano italiano

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sappiamo noi, che non perdiamo occasione per andare alla scoperta di tutte le bellezze visibili e invisibili che si snodano lungo lo stivale, e lo sanno i turisti, che ogni giorno si muovono in massa per esplorare il nostro territorio, per scoprire la cultura, e per osservare da vicino i monumenti iconici, storici e artistici, che sono diventati celebri in tutto il mondo.

Eppure è all’ombra dei luoghi più raggiunti e popolati dai turisti che si cela il volto più bello d’Italia. Quello che parla di passato e presente, di tradizioni antiche e mai dimenticate e di usanze tramandate da generazioni. Quello conservato dai borghi del BelPaese, custodi del nostro immenso e immortale patrimonio.

Ed è proprio di un borgo che vogliamo parlarvi oggi, di un luogo incastonato tra le meraviglie della Bassa bresciana e sconosciuto a molti, e di un’asta di opere d’arte, quella organizzata proprio quello di dare una seconda vita al borgo artigiano di Padernello.

L’asta online per rigenerare il borgo artigiano di Padernello

Lo sappiamo, l’arte è da anni utilizzata come strumento per la riqualificazione di quartieri, borghi, villaggi e città. E oggi si trasforma anche come mezzo per la rinascita di un borgo artigiano nella Bassa Bresciana.

L’iniziativa è ideata e promossa dalla Fondazione Castello di Padernello, un maniero risalente al 1400 che sorge nei pressi di Cascina Bassa. È proprio questo grande casolare di campagna il protagonista dell’asta di opere d’arte, l’obiettivo, infatti, è quello di recuperare e riqualificare la struttura per trasformarla in un centro fatto di scuole, botteghe, sale per l’alta formazione e un albergo diffuso.

Per contribuire all’acquisto condiviso di Cascina Bassa e consentire alla Fondazione di occuparsi dei restauri e di avviare tutti i progetti per la sua riqualificazione, il 29 aprile sarà inaugurata un’asta online, aperta a tutti, per una raccolta fondi. L’obiettivo è quello di raggiungere la somma di 135mila euro necessaria per l’acquisto.

Non solo opere d’arte da acquistare all’asta. Chiunque, infatti, può fare la sua parte in questo processo di rinascita del borgo donando la somma di 100 euro alla Fondazione Castello di Padernello. In cambio i donatori riceveranno la possibilità di poter soggiornare all’interno del maniero e vivere un’esperienza unica  da condividere con un’altra persona.

“Alta pittura nella Bassa pianura”: come partecipare all’asta

L’asta, che prende il nome di “Alta pittura nella Bassa pianura”, si terrà il 29 aprile del 2023, dalle ore 7:00 alle ore 23:59, sulla pagina Instagram @asta_padernello. Le opere messe in vendita, invece, saranno presentate la sera del 14 aprile nel castello di Padernello. Quelli messi all’asta sono capolavori firmati da artisti di fama nazionale che hanno messo a disposizione i loro dipinti per sostenere la riqualificazione di Cascina Bassa e la rinascita del borgo artigiano.

L’asta “Alta pittura nella Bassa pianura”, infatti, è solo uno dei tanti progetti avviati per rigenerare il borgo adiacente al castello, per trasformarlo in un luogo che parla di presente e di passato, di bellezza e artigianato, di autenticità e di genuinità. Il primo obiettivo di questa iniziativa di riqualificazione è proprio di trasformare Cascina Bassa in un luogo di incontro e aggregazione, nonché punto di partenza per la scoperta del territorio circostante.

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I bunker raccontano la storia d’Italia, e si possono visitare

In occasione delle ultime Giornate FAI di primavera, il luogo più visitato in Italia è stato il tunnel del bunker antiatomico West Star di Affi, in provincia di Verona. Si tratta di una base militare sotterranea fra le più grandi d’Italia, costruita durante gli anni della Guerra Fredda. Poteva ospitare 999 militari in caso di guerra. Al bunker non è ancora possibile accedere, ma, visto il grande interesse per questo tipo di costruzioni, ce ne sono altri in Italia che si possono visitare.

Molti si trovano lungo il confine italiano, in particolare ce ne sono diversi in Val Venosta, vicino all’Austria. Uno di questi, il bunker n. 20, si trova a Curon, il Comune divenuto famoso per il Lago di Resia e il suo campanile che spunta dalle acque e per essere stato scelto come location per una serie Tv.

Lungo il confine, a partire dagli Anni ’30, venne realizzata un’estesa linea di difesa formata da ben 66 bunker, sbarramenti anticarro, strade di rifornimento e trincee di combattimento, per proteggersi da una potenziale invasione della Germania di Hitler. La linea di difesa nel paese di confine di Resia è ancora oggi ben conservata.

Il bunker n. 20

Questo sbarramento alpino, che appare come una bizzarra opera d’arte, oggi può essere riscoperto e ci si può passeggiare in mezzo. Merita assolutamente una visita il bunker della sorgente dell’Adige n. 20 a Curon e lo sbarramento di Pian dei Morti, che si trova in una zona paludosa, oggi monumento naturale, sopra l’abitato di Resia. Sia in estate sia in inverno l’ufficio del turismo organizza visite guidate.

Le fortificazioni al Passo Resia, chiamate Vallo Alpino, sono una meta perfetta per gli appassionati di storia. Le visite guidate al bunker n. 20 permettono di immergersi nel periodo dei grandi conflitti mondiali moderni.

Il bunker si trova in corrispondenza della sorgente del Fiume Adige facilmente individuabile perché c’è una targa di pietra, a 1.525 metri di quota e a solo una ventina di minuti a piedi dal centro di Resia, raggiungibile percorrendo l’Altavia Val Venosta lungo il sentiero n. 2, una bellissima escursione in alta quota da fare a piedi d’estate e con le ciaspole d’inverno. Con i suoi 415 chilometri di lunghezza, l’Adige, che attraversa Trentino-Alto Adige e Veneto per poi sfociare a Rosolina Mare sull’Adriatico, è il secondo fiume d’Italia.

Il bunker n. 20 è stato realizzato in parte in calcestruzzo e in parte scavato direttamente nella roccia. La parte interrata ha una lunghezza di circa 270 metri e la superfice calpestabile è di circa 450 metri quadrati. L’ingresso è consentito solo con la guida.

Lo sbarramento Pian dei Morti

Lo sbarramento di Pian dei Morti è un’opera difensiva che fa parte del “XIII Settore di Copertura Venosta”, all’interno del Vallo Alpino in Alto Adige. Si trova proprio a Pian dei Morti, da cui prende il nome, a duemila metri di quota, sopra al Lago di Resia, al confine con l’Austria. La sua particolarità è data dal fossato anticarro realizzato in modo particolare: a forma di “denti di drago”, un ostacolo insormontabile per l’eventuale passaggio dei carri armati.

Per raggiungere il Pian dei Morti oggi esiste un sentiero, lo stesso n. 2 che conduce al bunker n. 20 e che prosegue fin lassù. Si tratta di un percorso di trekking piuttosto impegnativo lungo circa 7 km, ma tranquillamente adatto a una famiglia e che si può fare anche in sella a una comoda e-bike. Si attraversano boschi che ancora oggi dividono l’Italia dall’Austria (ogni tanto si incontra un cavo che delinea il confine), laghetti e paesaggi incantati, spesso frequentati da cavalli Haflinger (o avelignesi, una razza originaria di Avelengo, sempre qui in Alto Adige) allo stato brado.

Lungo tutto il sentiero, che si snoda lungo una strada a tornanti che segue il crinale della montagna, e sulla cima di Pian dei Morti si trovano diversi bunker che si mimetizzano con il terreno. Le porte e le finestre di queste opere sono state realizzate con del materiale che simula la pietra.

Qui si trova uno dei punti più amati dagli escursionisti che vengono fin quassù. Si tratta del “belvedere” sul Lago di Resia, che si trova quasi alla fine dello sbarramento. Non è una vera terrazza, quanto una grossa roccia sulla quale salire e da cui ammirare la spettacolare vista dall’alto del Lago di Resia.

La rete di sotterranei

Essendo un luogo di passaggio attraverso le Alpi, l’Alta Val Venosta ha da sempre avuto una grande importanza strategico-militare. Romani, Asburgici e l’esercito napoleonico passarono di qui, e anche la Seconda guerra mondiale ha lasciato le sue tracce.

In tutta la zona, nascosta in mezzo ai frutteti e ai prati, si dirama una fitta rete di sotterranei che è possibile visitare. Le visite guidate nei sotterranei dell’Alta Val Venosta ripercorrono un gigantesco sistema di gallerie invisibili a occhio nudo costruito come rifugio in epoca fascista. La visita lunga comprende due bunker, di cui uno a Malles e l’altro a Tarces e la galleria sotterranea di collegamento.

La Val Venosta

È una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e dall’altro con la Svizzera, la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontana dalle folle di turisti che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati. Qui, dove nasce l’Adige e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, si dipanano piccole e incantevoli vallate ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. E, cosa alquanto inusuale, nasconde un lato della nostra storia che pochi conoscono e che merita di essere scoperta.

 

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Wild Garda, spiagge nascoste, panorami e storia

Lago di Garda wild? Si può: incastonata in una delle zone più incontaminate del Lago, abitata sin dalla preistoria, la Riserva della Rocca di Manerba offre facili trekking dal sapore mediterraneo, panorami mozzafiato sul lago e spiagge wild: basti pensare che nel versante lacustre del parco – tra Porto Dusano e Pisenze – è consentito avvicinarsi alla costa solo con imbarcazioni a vela e remi.

I sentieri, situati a bassa quota e ideali per una passeggiata primaverile, si sviluppano tra scavi archeologici, scogliere a strapiombo sull’acqua, vigneti e uliveti lacustri.

Storia, panorami e sentieri

Potete parcheggiare nei pressi del Museo Archeologico (vedi info pratiche in basso), utile per conoscere le motivazioni per le quali l’uomo ha deciso, nel tempo, di insediarsi sul Lago di Garda, e proseguire sul facile percorso informativo disseminato di bacheche descrittive e punti panoramici che ci portano alla Rocca (10 min e 50 m di dislivello in salita), il punto più alto di tutta la zona, che regala una vista panoramica a 360 gradi sul lago: l’Isola dei Conigli accanto a noi, a nord-ovest, gli oltre 2000 m del Monte Baldo a nord-est, la penisola di Sirmione a sud-est, le coltivazioni rurali della riserva proprio sotto di noi.

Dalla Rocca si può proseguire in discesa verso Punta Sasso tramite un sentiero a tratti esposto che richiede più attenzione, e delle scarpe adatte (15 min e 60 m di dislivello in discesa), e che intercetta il sentiero panoramico 801 del CAI.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba. Entro la cinta esterna gli scavi hanno identificato una sequenza stratigrafica che va dalla cultura di Lagozza (4000 a.C.) alla fortificazione medievale da cui il sito trae il nome.

I reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno, che un secolo dopo, donò i terreni circostanti ed in riva al lago, ai monaci di San Zeno di Verona. Successivamente la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta che espugnò e distrusse l’ultima struttura medievale nel 1574, in quanto divenuta un rifugio di briganti.

Punta Sasso ci offre una vista del lago diversa, una scogliera a strapiombo sull’acqua che, con i suoi 90 m di salto, richiama panorami più oceanici.

Vedete le spiaggette nascoste lì sotto? Sono raggiungibili anche senza paracadute 😉 attraverso un bel sentiero nel bosco, vedi oltre.

Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801
Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801

Vale la pena proseguire sul sentiero 801 verso sud (lago alla vostra sinistra), che costeggia il lago dall’alto della scogliera: l’acqua a perdita d’occhio, il contesto selvaggio, una macchia e odori a tratti simili a quelli mediterranei fanno decisamente pensare ad un trekking marino.

Se proseguite oltre, il sentiero si allontana dal lago passando per boschi e zone agricole con coltivazioni a vigneti ed uliveti, per poi arrivare alla chiesetta di San Giorgio, di epoca romanica, da cui si torna a godere di panorami lacustri. Se si prosegue oltre si arriva a Porto Dusano (ca 2 km da Punta Sasso).

Le spiagge della Riserva

Invece, proseguendo sull’801 verso nord (lago alla vostra destra) si arriva alla bella ed estesa spiaggia Pisenze – di ciottoli, stretta ma abbastanza estesa, priva di servizi – nei pressi dell’omonimo ristorante. Periodicamente visitata da coppie di cigni bianchi, si ha da qui una bella vista sulle montagne circostanti e sull’isole di San Biagio, che è possibile visitare o a piedi – quando la bassa marea lo permette – o noleggiando un sup o un kayak (se non siete pratici meglio tramite un tour accompagnato) presso Garda Sup (+39 389 2022414), presente nella Spiaggia Pisenze. La spiaggia va in ombra a metà pomeriggio ed è vietata ai cani.

Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso
Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso

Mentre Pisenze è collegata alla viabilità stradale, le spiagge sotto alle scogliere a strapiombo di Punta Sasso sono raggiungibili solo tramite sentiero, accedendo alla riserva da sud.

La Riserva di Manerba si estende alle acque di questo tratto, a cui è consentito avvicinarsi solo con imbarcazioni a vela e remi. Le spiagge di questo tratto, quindi, isolate dal contesto prevalentemente urbano del lago, e protette dall’intrusione dei motori, costituiscono davvero uno spettacolo della natura.

Info Pratiche – Spiagge (accesso da sud)

🚗 Uscita Desenzano della A4, SP572 verso Desenzano/Salò fino ad una rotonda con una grande pianta in metallo al centro, dove si prende Via Valtenesi a destra seguendo le indicazioni per il Parco archeologico naturalistico. Si prosegue seguendo le indicazioni per il Parco/Porto Dusano prendendo, nei pressi della destinazione, Via San Giorgio prima e poi Via Agello a sinistra fino all’omonimo parcheggio (45.550358, 10.570759; Via Agello, 10, 25080 Manerba del Garda (BS); ampio parcheggio, auto a € 4 al giorno; area camper aperta da maggio a settembre con bar, in contesto prevalentemente naturale: notte € 8, giorno € 8, solo carico e scarico € 5).

Fonte: riservaroccamanerba.com

I sentieri della Riserva della Rocca di Manerba – Credits: riservaroccamanerba.com

👣 Si prosegue a piedi su via Agello e, non appena la strada si fa sterrata e carrabile per i soli residenti, si gira a destra in Via Marinello che si segue fino al cartello marrone “Pieve” (45.55049, 10.57528), dove si lascia la strada principale per il sentiero che si infila nel bosco. Dovete, subito dopo, cercare il sentierino che scende verso il lago, con il lago stesso alla vostra destra. Passata una porta abbandonata in mattoni, si continua a scendere fino ad arrivare all’altitudine del lago, dove troverete alcune piccole spiaggette.

Da qui si prende una traccia a sinistra che corre lungo il profilo del lago tenendolo alla vostra destra. Questa traccia porta a diverse calette, tutte selvagge e nascoste, alcune di rocce altre di ciottoli. Una delle prime che incontrerete è frequentata da naturisti.

Ecco le mie spiagge preferite! Seguite la traccia che costeggia il lago (con lo stesso alla vostra destra) per circa 3-400 m: si trovano una dietro l’altra in queste posizioni, 45.5534, 10.5782 e 45.55401, 10.5781, sono entrambe di ciottoli, abbastanza larghe ed estese (circa 50 m ciascuna).

Le spiaggette nascoste della Riserva

Le due spiagge sono entrambe soleggiate, con ampie zone di ombra naturale grazie al lussureggiante bosco che arriva fino alla riva e vanno in ombra a metà pomeriggio.

Dal parcheggio tenete conto di almeno 30 minuti di cammino abbastanza facile, ma non segnalato: considerate tuttavia che, anche se fino al cartello marrone il percorso è prevalentemente in piano, successivamente si affronta un dislivello di ca 60 m. Servono calzature da escursionismo.

Info Pratiche per la Rocca (accesso da nord)

Se prediligete gli scavi alle spiagge, conviene forse approcciare la riserva da nord, seguendo le indicazioni per il Parco Archeologico Naturalistico fino al parcheggio di Via della Rocca, 16 a Manerba del Garda (45.556539, 10.568915). È  il più caro della zona (€ 2 l’ora, alcuni segnalano multe per una ZTL mal segnalata, a noi non è capitato) ma si trova accanto al Museo Civico Archeologico e dà immediato accesso al percorso informativo che ci porta alla Rocca (Dislivello: 50 m in salita).

Se cercate un parcheggio gratuito ce n’è uno da 70 posti all’angolo tra Via del Torchio e Via dei Pradelli (45.557731, 10.561053, Via del Torchio, 23, Manerba del Garda), da cui il Museo Archeologico dista 800 m (15 min e 70 m di dislivello).

In alternativa potete iniziare la vostra escursione prendendo il sentiero CAI presso il Ristorante Pisenze (700 m di sentiero e 120 di dislivello fino alla Rocca, servono scarpe adatte): le Vie Duca D’Aosta e Pisenze sono attrezzate con parcheggi a pagamento (1€ l’ora o 7€ tutto il giorno) e da qui potete rapidamente accedere alla omonima spiaggia. Inoltre il Ristorante (buona scelta per mangiare vista lago; 45.559293, 10.569740; +39 0365 552358; via Duca D’Aosta, 23, 25080 Manerba del Garda), offre un parcheggio riservato ai suoi clienti.

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La villa di “The Crown”, nido d’amore dei Windsor, diventa un museo

Se i muri potessero parlare… È proprio il caso di dirlo di questa villa parigina, che ne ha viste di tutti i colori. E infatti, chiusa per anni e mai visitata dal pubblico, a breve diventerà un museo.

Era stata la residenza di Edoardo VIII e della sua amante Wallis Simpson, poi divenuti duchi di Windsor. Nei giorni precedenti al tragico incidente d’auto l’avevano visitata anche Lady Diana e Dodi Al-Fayed, forse per farne il loro nido d’amore, un po’ come anni prima avevano fatto i duchi di Windsor, lontano da occhi indiscreti e dai pettegolezzi di corte. È tornata alla ribalta di recente grazie alla serie Tv di grande successo “The Crown“, perché usata come set.

Fatto sta che questa antica dimora è stata al centro di intrighi internazionali e di storie d’amore reali. Villa Windsor, a Parigi, ha molto da raccontare e presto lo farà.

Villa Windsor a Parigi

Situato al 4 di route du Champ d’Entraînement, nel XVI arrondissement, tra il Bois de Boulogne e il parco di Bagatelle, quasi nel Comune limitrofo di Neuilly-sur-Seine, questo hôtel particulier, chiamato inizialmente Chateau Le Bois, per la vicinanza, allora, con i boschi (“bois”), fu costruito nel 1859 dall’architetto Gabriel Davioud per conto del famoso urbanista parigino Georges-Eugène Haussmann, che oggi dà il nome a un trafficatissimo viale parigino.

La storia dei suoi inquilini è molto lunga e anche molto curiosa. Ci visse per qualche anno la famiglia Renault, quella delle automobili, poi, negli Anni ’40, ci abitò anche Charles de Gaulle. Ma fu una celebre coppia a rendere famosa questa villa parigina.

Divenne il nido d’amore di Edoardo VIII, dopo aver abdicato al trono d’Inghilterra in favore del fratello, nel 1936, per amore dell’affascinante Wallis Simpson, l’americana pluri divorziata per cui rinunciò a tutto. Fu proprio in questa villa che la coppia, da allora duchi di Windsor, venne a vivere, accolta a braccia aperte dai parigini.

Wallis ingaggiò un noto studio di interior design dell’epoca, la Maison Jansen, per ridisegnare tutti gli interni. Acquistò mobili e arredi che, alla sua morte avvenuta nel 1986, vennero venduti all’asta. Vennero battuti ben 40mila oggetti appartenuti alla coppia. Tra questi, pare ci fosse la scrivania sulla quale Edoardo firmò la rinuncia al trono nel 1936, una raccolta di almeno 10mila fotografie e una bambola donata dalla madre, Queen Mary, al piccolo principe.

In questa villa è passato tutto il bel mondo dell’epoca, da Marlene Dietrich a Elizabeth Taylor da Aristotele Onassis all’Aga Khan.

Visitare la villa

Alla morte dei duchi, alla fine degli Anni ’80, la villa passò al Comune di Parigi che la diede in locazione per cinquant’anni al padre di Dodi, il signor Mohamed Al-Fayed. Fu lui a ribattezzare la residenza Villa Windsor. Ancora oggi Al-Fayed la gestisce con l’impegno di apportare alla struttura le ristrutturazioni necessarie al suo mantenimento. In realtà, da qualche anno ormai la villa è in uno stato di abbandono e il contratto scade solo nel 2036.

Villa Windsor non è mai aperta al pubblico, ma naturalmente possibile visitare il parco in cui si trova, il Bois de Boulogne, e da lì gettare uno sguardo sulla proprietà.

Grazie a un accordo con il Comune di Parigi, Villa Windsor diventerà quindi un museo. Le sue 14 stanze saranno trasformate in sale espositive grazie all’intervento di restauro della Fondazione Mansart, che si occupa della conservazione di beni culturali, che prevede di terminate i lavori l’anno prossimo consentendo così di aprire i battenti del nuovo museo nel 2024.

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Puoi bere un tè nella casa più piccola del mondo

Organizzare un viaggio ad Amsterdam, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. La capitale dei Paesi Bassi, infatti, incanta e sorprende da sempre i viaggiatori che provengono da ogni parte del mondo per ammirare da vicino il suo immenso patrimonio culturale, per perdersi nel paesaggio urbano caratterizzato dai canali su quali si affacciano le strette case e per visitare i luoghi e i musei che custodiscono i grandi capolavori che hanno fatto la storia dell’arte.

Di cose da fare e da vedere ad Amsterdam ce ne sono tantissime, e tutte sono destinate a meravigliare. Tuttavia, è proprio all’ombra dei monumenti cittadini e dei luoghi più iconici raggiunti ogni giorno dai turisti, che si nasconde una delle esperienze più imperdibili per tutte le persone che arrivano in città.

Sì perché nella capitale dei Paesi Bassi è possibile bere un tè, e fare una pausa golosa, all’interno di quella che è la casa più piccola del mondo. Curiosi di scoprirla?

La tiny house nel cuore di Amsterdam

Chi è stato ad Amsterdam, e si è trovato a passeggiare lungo la Oude Hoogstraat, non ha dubbi che sia proprio quella situata in questa zona la casa più piccola del mondo. Ma è un primato, quello della Tiny House dei Paesi Bassi, che è conteso da tante altre abitazioni sparse per il mondo.

Se sia davvero la casa più piccola del pianeta non possiamo saperlo, quello che è certo è che questa abitazione è la più piccola della città, e anche la più singolare. Het Kleinste Huis, questo il suo nome, si trova nel cuore della città, a due passi dal centro storico.

Le sue dimensioni sono da record, gli ambienti che caratterizzano i due piani superiori, infatti, sono di appena 2,02 metri di larghezza e 5 di profondità. Questi numeri rendono Het Kleinste Huis la casa più piccola della capitale. La micro dimora è situata all’interno di una palazzina costruita nel 1728 e situata a Oude Hoogstraat 22, proprio accanto a Oost-Indisch Huis, l’ex quartier generale della camera di Amsterdam della Compagnia olandese delle Indie orientali.

La sala da tè nella casa più piccola di Amsterdam

Fonte: Jussi Puikkonen/Alamy/IPA

La sala da tè nella casa più piccola di Amsterdam

Fare merenda nella casa più piccola della città

La particolarità di questo luogo non sta solo nelle sue dimensioni, ma anche nell’esperienza che al suo interno si può vivere. L’edificio, infatti, è stato trasformato in una minuscola sala da tè che offre ogni giorno pause golose e merende deliziose.

Nils e Kristen, i proprietari del locale, sono amanti ed esperti del tè, così hanno scelto di trasformare questo edificio nel cuore di Amsterdam in un posto unico pronto a deliziare i sensi e il palato dei cittadini e di tutti i viaggiatori che giungono qui ogni giorno. Al piano terra della Het Kleinste Huis  si trova il piccolo negozio che vende tè, caffè e prelibatezze locali.

I piani superiori, quelli che misurano appena 2,02 metri di larghezza e 5 di profondità, ospitano due micro sale da tè. L’atmosfera, caratterizzata da un piccolo tavolo posto vicino alla finestra che affaccia proprio sulla Oude Hoogstraat, è intima e accogliente e permette di vivere una delle esperienze golose più incredibili e originali durante un viaggio ad Amsterdam.

La casa più piccola di Amsterdam ospita una sala da tè

Fonte: Jussi Puikkonen/Alamy/IPA

La casa più piccola di Amsterdam ospita una sala da tè
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Spiaggia Medievale

In cerca di itinerari che alternino cultura e natura? Che alimentino tanto il corpo quanto la mente? Voglia di camminare in un bosco incantato e scoprire un borgo nascosto? Perché non concedersi un tuffo nel medioevo ed uno … in un dolce mare blu?

In una assolata giornata di fine estate un viale piacevolmente alberato, mi trasporta nel tempo verso Ponte Organasco, un piccolo borgo medievale in sasso. Una fontana curiosamente realizzata ad arco, offriva forse meritato ristoro ai pellegrini che percorrevano il Caminus Genuae, l’antico tragitto che qui passava e univa la Pianura Padana con la Liguria.

Ponte Organasco - Viale alberato
Ponte Organasco – Viale alberato

Mi intrufolo nel borgo, fascinoso, apparentemente disabitato ma nello stesso tempo sapientemente ristrutturato, manutenuto ed ordinato. 

Le spesse pareti in pietra rinfrescano la mia passeggiata, nonostante la giornata afosa. Incantevoli vicoli, lastricati in sasso anche loro, mi tele-trasportano definitivamente nel passato: improvvisamente mi trovo vestito con pantaloni e cappa in cuoio, di quello spesso che aiuta nelle giornate di pioggia; nulla comunque hanno potuto i calzari a stivaletto, completamente zuppi. Il mio calesse, non proprio una fuoriserie, ha le ruote che cigolano: qualche vite, dopo chilometri di cammino, si è allentata ed il legno sfrega con le giunture in ferro battuto. Potrebbe cedere da un momento all’altro, ho assolutamente bisogno di una locanda per passare la notte.

In cerca di una locanda a Ponte Organasco
In cerca di una locanda a Ponte Organasco

L’imbrunire si avvicina pericolosamente, se non trovo da dormire qui, mi toccherà una notte all’addiaccio, ovvia preda per poco di buono e briganti: il borgo è disperso tra le montagne della Val Trebbia, chissà quanti chilometri per il prossimo abitato! Ben meglio una locanda che offra del buon vino, magari servito da una bella cortigiana. 

Cerco la locanda e trovo una targhetta che racconta di un castello medievale dell’XI secolo. La targhetta, come tutto il borgo, sa ben poco di turismo di massa ma mi riporta al 21° secolo.

Castello di Ponte Organasco
Esterno del Castello di Ponte Organasco

I vicoli si diradano e lasciano il passo ad una strada campestre che scende, tra inattesi filari di viti ordinate, verso un prato montano ma dai colori caldi, estivi, avvicinandosi al bosco.

Ponte Organasco - inizia la strada campestre

Fonte: Filippo Tuccimei

Ponte Organasco – inizia la strada campestre
Prato montano
Prato montano

Un sentiero si intrufola timidamente nel bosco, lo seguo, il silenzio è rotto solo da fruscii vari di animali che non si palesano. Poco più avanti si inizia a far sentire un lontano gorgoglio dell’acqua, e solo più avanti, il fiume si inizia a far vedere: piccole finestre si aprono nella boscaglia mostrando angoli di acqua cristallina. 

Piccole finestre nella boscaglia mostrano angoli di acqua cristallina

Il bosco mi traghetta direttamente in spiaggia, nella transizione alcune tende campeggiano liberamente all’ombra degli alberi. 

Una splendida, grande piscina naturale nelle giornate estive filtra i raggi del sole per regalarvi trasparenze caraibiche verde smeraldo con sfumature color cobalto. Il sole è fortissimo e nell’impeto di rinfrescarmi quasi dimentico di spogliarmi. 

Una nuotata a Ponte Organasco
Una nuotata a Ponte Organasco

Finalmente in acqua! La piscina diventa gradualmente più profonda fino a superare i 2 metri in diversi punti, mi concedo una lunga, indimenticabile nuotata. Poi mi giro, morto a galla e guardo in alto: mi diverto a scovare elementi artificiali, cerco qualcosa che nel mio orizzonte sia stato realizzato con la mano dell’uomo, ma niente, solo la più selvaggia, splendida natura incontaminata intorno a me. Grandi montagne ammantate di vegetazione. Il bosco assume qui un colore verde scuro, un po’ austero, che contrasta piacevolmente con la prevalente colorazione calda ed estiva di tutto il resto: il cielo azzurrissimo, l’acqua e la vegetazione più vicina.

Un rapace volteggia qualche centinaio di metri più su, tra le cime più alte, disegnando cerchi. Sembra non avere fretta, chi può averla in un posto così? 

Un branco di temoli mi nuotano attorno, senza paura ma neanche troppa circospezione. 

La Spiaggia Medievale
La Spiaggia Medievale

L’acqua mi ha completamente rinfrescato ed il sole, che prima mi infastidiva, ora mi riscalda. Mi stendo e mi addormento velocemente. Vengo risvegliato dall’odore del barbecue, i liberi campeggiatori preparano la cena. 

Monto anche la mia tenda, non avrò trovato la locanda ma mi addormenterò cullato dal dolce gorgogliare dell’acqua! 

 

Info pratiche

Km 75,7 della SS45 della Val Trebbia, più o meno a metà strada tra Genova e Piacenza, parcheggiate nello spiazzo sulla sinistra (44.683660, 9.307442). Lasciate la SS45 e proseguite camminando in discesa per entrare nell’abitato di Ponte Organasco (PC). A valle della strada intrapresa vedrete una piccola strada che, costeggiando un orto, scende verso il fiume. Per raggiungerla, scendete verso l’incantevole borgo medievale, lasciatevi alla vostra sinistra una fontana in sasso e alla vostra destra il Castello di Ponte Organasco, quindi girate a sinistra e proseguite fino in fondo. Costeggiate l’orto, prendete poi il sentiero che costeggia un terrapieno recintato in cemento, e continuate sul sentiero principale per una suggestiva camminata nel bosco di ca 20-25 min (dislivello ca 80 m), fino a sbucare in una piccola spiaggia di sabbia. 

Anche se non presenta particolari ostacoli, il sentiero descritto potrebbe essere poco segnalato o definito, non per tutti e da affrontare comunque con calzature adatte a itinerari escursionistici che alternano tracciati di diverse difficoltà e pendenze, meglio se pensate anche per i percorsi nell’acqua (guadi e simili).

 

 

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I musei di Parigi da non perdere assolutamente

Quante volte avete sognato di passeggiare tra i boulevard della capitale francese, magari a braccetto della vostra persona preferita? Parigi, la magica ville lumière, la città dell’amore per antonomasia, dalla cucina raffinata e i quartieri eleganti è il perfetto mix di arte, storia, gastronomia e cultura: sapete che ospita più di 100 musei? Allora via, scarpe comode e corriamo a scoprire insieme i migliori musei di Parigi, visitabili anche acquistando il Paris Museum Pass.

I migliori musei di Parigi: il Louvre

È difficile scegliere, tra tutti quelli che ospita, i migliori musei di Parigi. Probabilmente facendo una statistica, o se banalmente chiedessimo al mondo quale sia il museo più famoso di Parigi la risposta sarebbe unanime: il Louvre. Originariamente il palazzo che lo ospita era una fortezza del XII secolo; rivestì, poi, il ruolo di palazzo reale fino a quando nel 1682 Luigi XIV si trasferì a Versailles: quello che è davvero il polo museale venne inaugurato solo nel 1793.

Come visitare il Louvre

Il museo è facilmente raggiungibile in metro, basta scendere alla fermata Palais Royal-Musée du Louvre. Le tre ali del museo del Louvre di Parigi si aprono vicino alle biglietterie, poste nei pressi dell’accesso principale – la Hall Napoléon: quella che si trova sotto la celeberrima piramide di vetro.

Fiore all’occhiello dell’immenso polo museale i quasi 12 mila dipinti, di cui “appena” 6000 in esposizione permanente; in realtà, però, le opere che albergano in pianta stabile negli oltre 60 mila metri quadrati sono ben 35mila organizzate in 8 sezioni.

Lorenzo Lotto, Andrea del Sarto, Sandro Botticelli, Andrea Canova e la star Leonardo da Vinci sono solo alcuni degli artisti le cui opere si possono incontrare passeggiando per i corridoi del museo! Il suggerimento per ottimizzare tempi è senz’altro quello di scegliere un percorso tematico alla scoperta dei capolavori del museo.

Visitare Orsay: il museo degli impressionisti francesi

Sarò di parte, ma io che sono romantica per natura ho un debole per il museo d’Orsay già a partire dalla sua meravigliosa struttura architettonica.

Il complesso, infatti, è la vecchia Gare d’Orsay, una stazione ferroviaria inaugurata per l’esposizione universale del 1900 dal carattere moderno, leggero e aeroso: una struttura in ferro e vetro per la cui costruzione vennero impiegate il doppio delle tonnellate di ferro usate per la Tour Eiffel.

A pieno titolo tra i musei più famosi di Parigi, costituisce il punto di riferimento indiscusso per l’impressionismo: Monet, Manet, Renoir, Degas sono alcuni degli artisti di casa insieme ai post impressionisti come Gauguin e Van Gogh.

Come visitare il Musée d’Orsay

Visitare il Musée d’Orsay è davvero imprescindibile: il polo si configura come il ponte di connessione temporale e stilistico tra le collezioni del Louvre, tendenzialmente più classiche, e quelle del Centre Pompidou, di stampo decisamente più moderno.

Come per il Louvre, per raggiungerlo, basta scendere alla fermata Palais Royal-Musée du Louvre: separati dai giardini des Tuileries e da sua maestà la Senna i due musei sono, infatti, quasi dirimpettai. Con i suoi 35mila metri cubi di vetro, la spettacolare luce naturale di cui è illuminato e l’orologio originale simbolo della stazione, scoprirete che il museo d’Orsay è un’attrazione dal fascino romantico che vale la pena visitare non solo per le sue 3000 opere. Per visitarlo, il consiglio è quello di acquistare il biglietto in anticipo ed evitare lunghe code.

Le Centre Pompidou: la sede del Museo Nazionale d’Arte Moderna

Nato dalla volontà dell’allora Presidente della Repubblica francese Georges Pompidou, su un progetto sviluppato da Renzo Piano e Richard Rogers, il centro Pompidou è caratterizzato da futuristiche scale mobili all’aperto e un vivace gioco di enormi tubi colorati a decorazione delle facciate.

Il polo, tra i migliori musei di Parigi, si configura come uno spazio multidisciplinare focalizzato sull’arte moderna in tutte le sue accezioni e per questo comprende anche una grande biblioteca, un museo dedicato a design, attività musicali, cinematografiche e audio-visive. Il museo ospita circa centomila opere miste tra quadri, opere multimediali, foto, elementi di design e architettura.

Come visitare il Centre Pompidou

La sua collezione d’arte comprende le opere che coprono il XX e XXI secoli, organizzate in due aree in base ad un ordine cronologico. Da un lato il periodo moderno che va dagli inizi del 900 agli anni Sessanta con artisti del calibro di Kandinsky, Chagall e Picasso, e dall’altro l’età contemporanea che arriva sino ad oggi con Warhol, tra i tanti. Ogni anno nel museo, inoltre, vengono ospitate varie decine di mostre monografiche con pezzi in prestito da collezioni di tutto il mondo: non è difficile credere che le Centre Pompidou sia uno dei musei più visitati al mondo! Proprio per questo, acquistare il biglietto per saltare la coda è sempre un’ottima mossa!

I musei di Parigi sono davvero molti e accontentano ogni gusto. Il Musée de l’Orangerie, il museo Rodin, quello di Yves Saint Laurent, persino la casa museo di Victor Hugo e chi più ne ha più ne metta: Parigi oltre a essere la città dell’amore è a pieno titolo la città della cultura!

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È il “miglior museo italiano al mondo” e tra i primi 20 del pianeta

Il nostro Paese è un enorme scrigno di beni culturali, tra i più amati e visitati al mondo. Ma tra questi, ce n’è uno che per gli stranieri brilla sopra tutti. La classifica “World Art Awards” ha incoronato questo celebre museo d’arte il ‘Best in Italy’, ossia il migliore in Italia, inserendolo anche tra i venti musei top del pianeta di quest’anno. Lo avete riconosciuto?

La Galleria degli Uffizi è ‘il “miglior museo italiano al mondo”

Ebbene sì, è proprio lei: la Galleria degli Uffizi di Firenze è ‘il “miglior museo italiano al mondo” e tra i venti musei top del pianeta nel 2023. A decretarlo, è la classifica “World Art Awards” stilata dal sito internazionale “American Art Awards”, che ogni anno seleziona 20 tra i più affascinanti spazi di tutto il globo, tra gallerie e musei. Un riconoscimento che fa risplendere, se possibile, ancora di più il monumento toscano, celebre per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture, dal Medioevo all’età moderna, oltre che star dei social.

I criteri in base ai quali vengono selezionati gli spazi museali sono molto rigorosi. Tra questi:

  • la reputazione nel settore
  • l’importanza delle mostre organizzate
  • i programmi socio-educativi messi in campo
  • gli artisti rappresentati
  • il numero dei visitatori

Ecco, invece, la motivazione del premio World Art Awards alla Galleria degli Uffizi: “Il nostro ‘Best in Italy’ è la Galleria degli Uffizi, il venerato museo d’arte situato adiacente a Piazza della Signoria nel centro storico di Firenze, nella regione Toscana. Per noi è il più importante museo italiano, il più visitato, il più grande e il più conosciuto al mondo. Vi sono esposte una collezione di opere inestimabili, in particolare del periodo del Rinascimento italiano. Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, nonché capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga”.

Tutti pazzi per gli Uffizi: i numeri da record

Che la Galleria degli Uffizi sia uno dei musei più visitati d’Italia, e le celebrità non fanno eccezione, ci viene ribadito anche dai numeri. Basti pensare al boom di visitatori e al record di incassi registrati nel 2022. Nello specifico, oltre 4 milioni di visitatori, più del doppio dell’anno precedente (quando furono circa 1 milione e settecentomila), e appena 300 mila in meno del massimo storico, i circa 4,4 milioni raggiunti nel 2019, ultimo anno pre-pandemia. Per quanto riguarda gli incassi, si parla invece di  oltre 35 milioni di euro, un milione in più sempre rispetto al 2019, quando furono poco più di 34,
grazie anche a circa 2 milioni arrivati dalle mostre organizzate all’estero.

I 20 musei top nel 2023

Ecco i 20 musei top del pianeta nel 2023, secondo la classifica “World Art Awards”.

  1. Best in Italy: le Gallerie degli Uffizi
  2. Best in France: Musée des Beaux-Arts de Lyon
  3. Best in Canada: Vancouver Art Gallery
  4. Best in the United Kingdom: Wolverhampton Art Gallery
  5. Best in Hungary: Koller Galleria
  6. Best in Israel: Chelouche Gallery for Contemporary Art
  7. Best in Latvia: Galerija Romas Darzs
  8. Best in China & Hong Kong: De Sarthe Gallery
  9. Best in Sweden: Wetterling Gallery
  10. Best in Armenia: Edvard Isabekyan Gallery
  11. Best in Ghana: The Savannah Centre for Contemporary Art
  12. Best in Zambia: The Henry Tayali Art Gallery
  13. Best in Denmark: Gallery Poulsen
  14. Best in Belgium: Shoobil Gallery
  15. Best in Usa: Coda
  16. Best in Taiwan: 1839 Contemporary Gallery
  17. Best in Spain: Galeria Azur
  18. Best in Thailand: La Lanta Fine Art
  19. Best in Portugal: Balcony Contemporary Art Gallery
  20. Best in Austria: Galerie Brunnhofer