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La città più piccola del Regno Unito è un gioiello che ti sorprenderà

Ci sono luoghi che hanno il sapore della Storia: basta infatti guardarsi intorno per catturare con lo sguardo simboli del passato. E così è St David’s, la città più piccola del Regno Unito. Immaginatevi il verde intenso del Galles, i pascoli e le scogliere su cui si infrangono le onde del mare. E poi le strade su cui si affacciano palazzine di ogni epoca, fino ad arrivare all’architettura più maestosa e sorprendente di tutte: la cattedrale. Questo luogo è un vero e proprio gioiello che sorprende i visitatori attratti dalla meraviglia che ogni angolo è capace di regalare. Scorci unici, a metà strada tra il passato e il presente.

St David’s, perché è la città più piccola del Regno Unito

Con i suoi quasi duemila abitanti, stando ai dati del 2011, St David’s è la comunità con status di city più piccola di tutto il Regno Unito. Il titolo onorifico è stato concesso dalla Monarca nel 1994 e, da allora, questo suggestivo luogo del Galles può fregiarsi del riconoscimento.

Un piccolo gioiello, fatto di strade, palazzine, negozi e locali colorati: folcloristica e vivace, St David’s è la perfetta ambientazione per chi vuole vivere il Galles più vero.

La città si trova all’interno del parco nazionale della costa del Pembrokeshire, dove la natura regala la sua massima espressione. E, per i camminatori più incalliti, vale la pena percorrere almeno un tratto del sentiero Pembrokeshire Coast Path, che si estende lungo la costa per circa 300 chilometri. Alte scogliere, vista spettacolare, natura e spazi immensi che si aprono davanti agli occhi, sono un’esperienza indimenticabile da provare almeno una volta nella vita.

E poi c’è la Storia, che qui sembra essere sussurrata da ogni pietra che si calpesta e che ha la sua più interessante rappresentazione nella cattedrale di St David’s, una delle più antiche del Regno Unito, che è stata edificata proprio nei luoghi in cui nacque il santo di cui porta il nome.

Cattedrale di St David’s, come immergersi nella Storia

Tra le cattedrali più antiche del Regno Unito, quella di St David’s è imponente e magnifica, inoltre permette di immergersi nella Storia. E nella leggenda. Pare infatti che il patrono del Galles, ovvero Davide di Menevia a cui è dedicata la struttura religiosa, sia nato proprio in questi luoghi, e si tramanda che alla sua nascita sia sgorgata una sorgente.

Nel VI secolo fu proprio lui a far costruire un monastero, lì dove oggi si può ammirare la cattedrale. E intorno a questo spazio si è sviluppato il villaggio a partire dal 1115. Architetture di un passato ormai lontano, in cui sembra quasi di poter sentire ancora l’eco di eventi lontani.

Vale la pena visitare le rovine del palazzo vescovile, che si trova poco distante, e immergersi nella cultura locale provando piatti tipici e colmando gli occhi della bellezza di questa zona del Galles.

St David’s è a metà tra storia e natura: se da una parte si possono contemplare i resti di un passato lontano, dall’altra si può apprezzare un paesaggio unico e nel modo migliore per farlo. Ovvero camminando tra le strade e tra i tanti sentieri alla ricerca di scorci indimenticabili.

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Scoperte statue di 2.500 anni fa: appartengono ad una civiltà misteriosa

Una recente campagna di scavi ha portato alla scoperta di qualcosa di sensazionale: si tratta di alcune statue risalenti al V-IV secolo a.C., che potrebbero appartenere ad una civiltà di cui sappiamo ancora pochissimo. Si tratta del popolo tartessico, vissuto nell’attuale Spagna meridionale già a partire dal 1.300 a.C., fino all’avvento dei cartaginesi che lo avrebbe spazzato via. Il nuovo ritrovamento potrebbe fare luce su alcuni aspetti inediti di questa civiltà.

Scoperte 5 statue dell’antica Tartesso

Proprio come la mitologica città di Atlantide, c’è un luogo di cui non si conosce ancora l’esatta ubicazione e che sembra quasi far parte più della leggenda che della storia: si tratta di Tartesso, un’antica città-stato protostorica situata probabilmente nel sud della Spagna, di cui ad oggi non si sono mai scoperti i resti. Alcune testimonianze sul territorio sono però risalenti al periodo in cui, secondo quanto riportato da antichissime fonti, avrebbe dovuto proliferare la civiltà tartessica. Sono quelle rinvenute presso Casas del Turuñuelo, un sito archeologico del V secolo a.C., situato nel comune di Badajoz – a poca distanza dalla necropoli di Medellin.

Qui, nel corso di una nuova campagna di scavi, gli archeologi spagnoli del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CSIS) hanno trovato i resti di cinque statue antiche di circa 2.500 anni: sono la prima prova di rappresentazioni umane che gli esperti possono far risalire al periodo tartessico. La scoperta è avvenuta nel settore est del sito, dove si ha accesso al cortile di un edificio in cui sono stati documentati diversi sacrifici di animali (in particolar modo cavalli). A confermare questo incredibile ritrovamento è il team dell’Istituto di Archeologia del CSIC, guidato da Esther Rodriguez Gonzalez e Sebastian Celestino Perez, nel corso di una conferenza stampa.

Nuove testimonianze della civiltà tartessica

Le statue sono un’importante testimonianza di questa misteriosa civiltà, su cui abbiamo (finora) pochissime informazioni. Alcune delle raffigurazioni appena tornate alla luce sono estremamente frammentate: è possibile che costituiscano almeno tre individui diversi, uno dei quali è identificato come un guerriero per via della parte sopravvissuta di quello che sembrerebbe essere un elmo. Molto più curiose sono le due statue che sono giunte a noi in condizioni migliori. Stando a quanto riportato durante la conferenza stampa, gli esperti avrebbero individuato in esse due volti chiaramente femminili: appartengono ai rilievi figurativi quasi completamente intatti, e presentano una caratteristica interessante.

Possiedono infatti orecchini di grandi dimensioni, pezzi tipici dell’oreficeria tartessica. Precedenti ritrovamenti – come il sito di Cancho Roano o il corredo funerario di Aliseda portato alla luce a Caceres – avevano permesso agli archeologi di carpire i segreti dell’artigianato di Tartesso. I volti femminili, realizzati con tecniche di alta qualità e con grandi dettagli artistici, potrebbero rappresentare due divinità del pantheon tartessico – sebbene sia ancora impossibile escludere che appartengano semplicemente a due donne dell’alta nobiltà.

Sarebbe dunque una novità incredibile, dal momento che gli esperti hanno sempre creduto che quella di Tartesso fosse una cultura aniconica, ovvero che non ammetteva riproduzioni umane delle divinità. Si riteneva invece che queste ultime venissero rappresentate attraverso motivi animali e vegetali o attraverso pietre sacre. La scoperta può dunque cambiare completamente quello che sapevamo sulla civiltà tartessica, rivelandoci qualcosa di nuovo sull’importanza del sito di Casas del Turuñuelo e della cultura della città perduta di Tartesso.

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Malcesine, il borgo sul lago che stregò Klimt

Nell’abbraccio del Monte Baldo e delle azzurre acque del Lago di Garda, Malcesine è uno di quei borghi che rimangono impressi per sempre, una felice combinazione di natura, storia, avventura e scorci impagabili.

Bandiera Arancione del Touring Club, si distingue per il fascino irresistibile, per un’accoglienza di qualità e un’offerta d’eccellenza, per il panorama da favola e per le molteplici attività che propone ai suoi visitatori: dal relax, alle passeggiate, alle escursioni sul Monte Baldo, fino a emozionanti tour in battello e piacevoli pedalate sulle comode piste ciclabili.

Non è un caso che Malcesine, il borgo più caratteristico del Lago di Garda in provincia di Verona al confine con il Trentino, abbia stregato artisti del calibro di Klimt e Goethe: il pittore austriaco ne rimase abbagliato e dipinse due tra i suoi paesaggi più famosi ispirandosi alla sua intramontabile bellezza (“Malcesine sul Lago di Garda”, andato perduto nell’incendio del 1945 al Castello di Immendorf a Vienna e “La Chiesa di Cassone”, conservato presso la Galleria di Arte Moderna a Roma) mentre il poeta tedesco lo racconta nel celebre “Viaggio in Italia” e gli dedica disegni che si possono ammirare al Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda.

Le tappe da non perdere a Malcesine

Una visita all’affascinante borgo sul lago può iniziare dal centro storico, un pittoresco cuore di origine medievale caratterizzato da piazzette e vie acciottolate, le antiche case affiancate l’una all’altra, i muri in pietra, le porte, gli orti, i cortili, gli angoli mozzafiato nonché da osterie, ristorantini, pub, caffetterie, negozi e atelier.

Passeggiare nel raccolto centro consente di vivere appieno l’atmosfera che permea Malcesine, “Perla del Garda”, e raggiungere in poco tempo le sue attrazioni principali quali la Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, la Chiesa dei SS.Benigno e Caro detta “della Disciplina”, il Palazzo dei Capitani, il Castello Scaligero e il Porticciolo.

Il Palazzo dei Capitani, edificato tra il Duecento e il Trecento, fu la sede dei capitani scaligeri e, successivamente del Capitano del Lago: oggi, ospita il Municipio e la Biblioteca ed è abbellito dal pregevole affresco nel salone su cui spiccano gli stemmi di Verona, del Capitano del Lago e della Gardesana, dagli scaloni, dalle ampie finestre in stile veneziano e da un poggiolo che dona una vista superlativa sul lago.

Il Castello Scaligero è simbolo indiscusso di Malcesine, in posizione scenografica su di uno sperone roccioso proteso sul lago: costruito con ogni probabilità in età longobarda e riedificato dagli Scaligeri di Verona attorno al Trecento, offre un suggestivo percorso di visita che si snoda tra punti panoramici unici, romantici cortili ed eleganti sale tra cui vanno citate la “Sala Goethe” dove vedere con i propri occhi i disegni realizzati dal poeta durante il suo soggiorno qui e la “Sala delle Galee“, mostra permanente che ripercorre gli usi cui venne destinato il castello nel corso dei secoli e la storia della navigazione sul lago.

Ma non soltanto: la torre del Castello, alta 70 metri, regala un panorama spettacolare sul lago, sul centro storico e al lato occidentale del Monte Baldo, e il Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda documenta, in nove sale, il patrimonio archeologico e naturale della zona tra il Garda e la montagna.

Non dimentichiamo, infatti, che il Monte Baldo, il più occidentale delle Prealpi Venete, veglia Malcesine ed è un altro dei motivi per cui vale la pena raggiungere il borgo lacustre: con un’altezza massima di 2218 metri, si fregia dell’appellativo di “Giardino Botanico d’Europa” grazie alla ricchezza della flora che va dagli ulivi agli oleandri fino alle viti, alla vegetazione mediterranea e alle stelle alpine.

La meraviglia delle spiagge e dei dintorni

Malcesine è una meta perfetta per chi preferisce il lago al mare e desidera rilassarsi in spiaggia: a soli 100 metri dal centro, ecco la Spiaggia di Paina, libera con una zona a pagamento e vari servizi, e poi la raccolta Spiaggia di Posterna, a ridosso del Castello.

Verso sud, si incontrano invece la Spiaggia Val di Sogno, da cui nei giorni di secca si può raggiungere a piedi l’Isola del Sogno, e la Spiaggia del lungolago, entrambe libere.

Esplorando i dintorni, non può mancare il delizioso borgo di Cassone di Malcesine con il fiume Arìl, il più corto al mondo con 175 metri di lunghezza, tre ponti e una cascata, e il Museo del Lago che, tra oggetti di uso quotidiano e attrezzi da lavoro, racconta com’era il passato sul lago.

Anche qui, spiccano due spiagge, a nord e a sud del centro storico.

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Viaggio nei luoghi del cinema in Emilia

Dai grandi capolavori di Bernardo Bertolucci alle spensierate commedie di Don Camillo e Peppone: l’Emilia raccontata nei film ha un fascino immortale, nei vicoli delle sue città d’arte e nei paesaggi meravigliosi impressi per sempre su pellicola. Andiamo alla scoperta dei luoghi che hanno fatto da sfondo alle scene più celebri del cinema italiano, seguendo le orme di registi e attori che hanno un posto speciale nel nostro cuore.

Parma e dintorni, i film più belli

Città natale di Bertolucci, la splendida Parma è stata location di diversi film del grande regista. È il caso di Prima della Rivoluzione, capolavoro del 1964, dove compaiono immagini meravigliose della Cattedrale di Santa Maria Assunta e del Parco Ducale, il più grande giardino pubblico della città. Per gli interni, molte scene sono state girate presso Palazzo dalla Rosa Prati, bellissimo edificio duecentesco dalle linee neoclassiche che sorge proprio di fronte al Battistero. Infine, c’è spazio anche per delle riprese presso la Pilotta, complesso monumentale situato nel centro storico di Parma e oggi sede di diversi musei.

Esattamente 15 anni dopo, Bertolucci ha scelto quest’ultima location per il suo film La Luna, che ha catturato altre splendide scene girate nei pressi del Duomo di Parma. Ma basta allontanarsi di pochi chilometri dalla città per trovare tante meravigliose location divenute celebri: come Roncole Verdi, piccolo borgo che ha fatto da sfondo ad alcune riprese di Novecento, ancora una volta del grande maestro Bertolucci. Per il suo film L’Ultimo Imperatore, invece, ha scelto le eleganti sale riccamente decorate del Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore Terme. Questa rinomata meta turistica è poi diventata set di altre pellicole, come Arabella diretto da Mauro Bolognini o il recente Il Signore delle Formiche, di Gianni Amelio.

Piacenza e Bobbio, sulle tracce di Bellocchio

L’esordio cinematografico di Marco Bellocchio lo ha visto girare scene indimenticabili tra Piacenza e Bobbio (borgo, quest’ultimo, a cui deve i suoi natali). Per il suo primo film I Pugni in Tasca, il regista ha scelto il paesino in cui è nato e vissuto regalandoci delle inquadrature spettacolari del paesaggio naturale che lo circonda, tra cui il fiume Trebbia e il celebre Ponte del Diavolo, mentre per gli interni ha sfruttato nientemeno che l’abitazione di sua mamma. Negli anni successivi, Bellocchio è tornato più volte a riprendere scorci bellissimi di Bobbio, nei film Sorelle e Sorelle Mai.

C’è poi Piacenza, anch’essa al centro di grandi capolavori: uno è il documentario di Bellocchio, intitolato Addio del Passato, dove si possono ammirare le sale di Palazzo Anguissola di Cimafava Rocca. Stessa location anche per Avalanche Express, il film d’azione americano diretto da Mark Robson nel 1979 (che ha poi immortalato anche Cremona e il borgo di Casalmaggiore). Mentre il film Bella al Bar, di Alessandro Benvenuti, ci ha condotti in un tour del centro storico della città, alla scoperta di luoghi iconici come piazza Duomo, piazzetta Mercanti e la stazione.

Brescello, lo storico borgo di Don Camillo e Peppone

Da ultimo, non possiamo dimenticare il piccolo borgo di Brescello: situato nella bassa reggiana, in provincia di Reggio Emilia, ha fatto da sfondo alle avventure cinematografiche di Don Camillo e Peppone, la saga tratta dai racconti di Giovannino Guareschi. Qui è possibile visitare luoghi divenuti ormai dei veri e propri simboli, come la Chiesa di Santa Maria Nascente (in una cappella vi è conservato il crocifisso parlante dei film), il municipio e la casa del sindaco. Mentre presso il Museo Peppone e Don Camillo ci si può tuffare tra mille cimeli provenienti direttamente dal set.

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I luoghi di Lucio Dalla a Sorrento

Dal 14 aprile all’8 maggio, Sorrento rende omaggio a Lucio Dalla, suo cittadino onorario, a 80 anni dalla nascita e lo fa con la seconda edizione de “I colori di Lucio“, una rassegna multidisciplinare tra cultura e tradizione per esaltare “anima e cuore” dell’artista bolognese che qui amava trascorrere piacevoli ore in barca con amici di vecchia data e passeggiare nella bellezza della cittadina affacciata sulla baia di Napoli.

Un legame forte, una lunga storia d’amore e d’amicizia, e quella “terrazza” che è diventata uno degli incipit più famosi della musica italiana: così Sorrento festeggia e ricordare il poeta, il cantante, l’artista e l’amico.

La terrazza che ammaliò Lucio Dalla

L’incontro di Lucio con la terrazza che lo stregò e lo ispirò al punto da fargli incidere uno dei brani più appassionati e struggenti del panorama musicale italiano, celebre in tutto il mondo, avvenne per caso, per un imprevisto.

Nel 1986 il cantautore, infatti, stava navigando con la sua barca quando, un’avaria, lo costrinse a fermarsi a Sorrento in attesa che l’imbarcazione fosse riparata. Si trovò a soggiornare presso il Grand Hotel Excelsior Vittoria, il più prestigioso della città fondato a metà Ottocento dalla famiglia Fiorentino, e gli venne assegnata la suite Caruso, dove il grande tenore trascorse l’ultimo periodo della sua vita, minato dalla malattia, impartendo lezioni di canto a una giovane di cui era innamorato.

Dalla, ascoltata la malinconica storia dai proprietari dell’hotel, ne rimase assai colpito e la stanza, rimasta esattamente come la lasciò Caruso nel 1921 con i tappeti, i broccati, il lampadario a gocce, i velluti, gli arredi pastello, il pianoforte e la spettacolare terrazza sul Golfo di Sorrento lo portò a comporre, di getto, il capolavoro “Caruso“.

Infatti, quella che è una delle canzoni più note dell’artista bolognese nonché uno dei simboli della musica italiana a livello internazionale, nasce proprio dallo stesso pianoforte che il tenore suonava per dare lezioni di canto alla ragazza amata e include in sé la tradizione della canzone napoletana e del melodramma italiano sia nel testo che nella musica.

Un luogo unico, “dove il mare luccica e tira forte il vento“, con la terrazza intrisa della brezza marina dove Caruso una sera cantò a viva voce le più significative arie d’opera, la suite Caruso è assoluto simbolo della relazione infinita tra Dalla e Sorrento, un “piccolo museo” dove è possibile alloggiare, una delle stanze più richieste della lussuosa struttura storica adornata da affreschi negli interni e da statue in marmo di epoca romana negli spazi esterni.

Sorrento, un angolo di paradiso

Il pittoresco centro storico di Sorrento, dove Lucio amava passeggiare, è un piccolo angolo di paradiso al pari dell’emozionante panorama sul blu del mare.

Lungo il dedalo di stradine, ci si imbatte in tipici negozietti che sono un trionfo di colori e di sapori, nelle botteghe artigiane, in deliziosi ristorantini, antichi edifici, suggestive chiese e imperdibili scorci che si aprono all’improvviso sul magico Golfo.

Cuore pulsante della città è Piazza Torquato Tasso, dove spicca la statua dello scrittore, si affaccia il raffinato Grand Hotel Vittoria, e inizia Corso Italia, la vivace via dello shopping.

A pochi passi, il Complesso Conventuale di San Francesco dall’interno di stile barocco e la magnifica Villa Comunale, a picco sul mare nell’abbraccio di alberi secolari, uno dei punti panoramici per eccellenza di Sorrento sul Golfo e sul Vesuvio: da qui, parte anche la stradina panoramica che raggiunge Marina Piccola e il porto di Sorrento dove il molo è stato intitolato proprio a Dalla.

Ecco poi la Cattedrale, dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, la Chiesa di Sant’Antonino Abate, la più frequentata intitolata al Patrono, e le favolose spiagge dove rilassarsi al sole: la Spiaggia di San Francesco, la Spiaggia di Puolo, i rinomati Bagni della Regina Giovanna e la Baia La Solara.

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Una nave sotterranea che racconta la storia del mare

Organizzare un viaggio in Danimarca, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Il Paese scandinavo, infatti, è un concentrato di meraviglie tutte da scoprire. A partire da Odense, la città natale dello scrittore Hans Christian Andersen, passando naturalmente per Copenhagen, la meravigliosa capitale caratterizzata da palazzi reali, da un porto colorato e dal celebre parco divertimenti Tivoli.

È proprio partendo dalla capitale che è possibile andare alla scoperta dei suoi suggestivi dintorni. A poco più di 40 chilometri dalla città, infatti, si può raggiungere Helsingør, la città nella regione di Hovedstaden che ospita il Castello di Kronborg, il Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2020 che ha fatto da sfondo alla tragedia shakespeariana dell’Amleto, un vero e proprio punto di riferimento per tutte le persone che visitano questa parte del Paese.

Quello che non tutti sanno, però, è che in città esiste un altro luogo incredibile che è indissolubilmente legato alla storia del territorio. Si tratta di un museo, che ha la forma di una nave sotterranea, e che racconta la storia del mare. Curiosi di scoprirlo?

Benvenuti al Danish National Maritime Museum

Correva l’anno 2013 quando, a Helsingør, veniva inaugurato il Danish National Maritime Museum, il museo dedicato alla storia del mare e al suo antico legame con la Danimarca. Realizzato dagli architetti del gruppo BIG, l’edificio è stato ricavato all’interno di vecchie banchine d’approdo, poi prosciugate, e ripensato per evocare gli scenari che appartengono al mondo marino.

Visto da fuori, infatti, il museo sembra una grande nave di vetro sotterrata. L’impatto visivo è davvero straordinario al punto tale che, sin dalla sua inaugurazione, il Danish National Maritime Museum è stato proclamato come uno dei musei più belli e interessanti del mondo sia dalla BBC che dal National Geographic.

Oltre al design esterno, che merita da solo una visita, il museo ospita tutta una serie di locali e gallerie che conservano e valorizzano la storia del mare. All’interno dell’edificio, infatti, sono conservati secoli di storia del commercio marittimo del Paese, raccontati attraverso dipinti, foto, oggetti e fari. Non mancano neanche proiezioni sui muri e, modelli e ricostruzioni che popolano sale e locali ricavati dall’ex bacino di carenaggio.

La storia del mare ospitata da una nave sotterranea

Il museo, che si snoda su una superficie sotterranea di oltre 6.000 metri quadrati, è situato proprio nei pressi del Castello di Kronborg, che è visibile anche in lontananza. Lavorando su un vecchio sito, risalente al secolo scorso, gli architetti sono riusciti a costruire un gioiello di architettura contemporanea che impatta minimamente sull’ambiente.

Le gallerie che ospitano la storia del mare, infatti, sono situate tutte sotto terra e collegate con la superficie da passerelle che permettono ai visitatori di mettersi al centro di un percorso straordinario che attraversa presente e passato.

Molto più di un museo, il Danish National Maritime Museum è una vera e propria esperienza immersiva che tutti gli appassionati del mare dovrebbero vivere e condividere, anche in famiglia. Sono diversi, infatti, i giochi interattivi che coinvolgono grandi e bambini, tra i i quali anche quello che offre la possibilità di navigare, virtualmente, il mare attraversando diverse epoche.

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Puoi “volare” sul fiordo più bello d’Italia: l’esperienza mozzafiato

Esiste un posto, nel BelPaese, che da sempre incanta e ispira artisti, poeti, scrittori, pittori e viaggiatori. Un luogo di incredibile bellezza dove Madre Natura ha creato uno dei paesaggi più suggestivi e pittoreschi del nostro Stivale. Questo luogo si chiama Costiera amalfitana, e dal 1997 è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

La Costiera, lo sappiamo, non ha bisogno di presentazioni perché quell’immagine scenografica che popola le cartoline più belle di viaggio precede la sua fama. Non è un caso che migliaia di viaggiatori giungano qui ogni anno da tutte le parti del globo per attraversare, su ruote, quel delirio di curve che affacciano a strapiombo sul mare.

Un percorso panoramico e strabiliante, quello della Strada Statale 163, che permette di accedere ad alcune delle visioni più incredibili del mondo, e che consente anche di attraversare un piccolo paradiso terrestre: il Fiordo di Furore. Ma quella on the road non è l’unica possibilità per visitare questo tratto di costa che, in primavera e in estate, si può ammirare anche volando.

Da Furore a Conca dei Marini, in volo

Patrimonio Mondiale dell’Umanità, la Costiera amalfitana è uno dei luoghi più celebri del mondo intero grazie proprio alla bellezza naturalistica che contraddistingue tutto il paesaggio. Scorci fiabeschi e surreali, infatti, si alternano a borghi sospesi sul mare, incantando ed emozionando a ogni chilometro percorso.

La Strada Statale 163, che collega le località della costiera, è diventata la meta prediletta di tutti gli amanti dei viaggi on the road, e i motivi sono piuttosto intuibili. Come abbiamo anticipato, però, c’è un altro modo per ammirare i luoghi che caratterizzano questo territorio, sicuramente più andrenalinico e temerario, ma altrettanto mozzafiato. In primavera e in estate, infatti, è possibile volare sul fiordo più bello d’Italia, e ammirare scenari mozzafiato, grazie a una Zip-line che collega Furore a Conca dei Marini.

La  Zip-line sul fiordo più bello d’Italia: un sogno a occhi aperti

È un’esperienza, quella del volo dell’angelo, alla quale gli avventurieri più coraggiosi non possono rinunciare, soprattutto se questa permette di attraversare in sospensione alcuni dei paesaggi più belli del nostro stivale.

La Zip-Line che collega il Fiordo di Furore a Conca dei Massimi, infatti, consente di volare tra le mille sfumature di azzurro, del cielo e del mare, che si perdono all’infinito. Grazie al cavo di acciaio che collega i due punti, di altezze diverse, i più temerari potranno vivere un’esperienza unica e indimenticabile che attraversa uno dei fiordi più belli d’Italia.

Sospesi nel cielo, gli avventurieri potranno ammirare in velocità la splendida caletta incorniciata da ripidi scogliere, il mare azzurro e cristallino, e l’immenso patrimonio naturalistico che contraddistingue questo tratto di costa. Molto più di un’esperienza, il volo dell’angelo in Costiera è un vero e proprio sogno che si avvera.

L’avventura comincia a Schiato, nel comune di Furore, dal quale è possibile prepararsi per il volo che termina nella località di Punta Tavola. È possibile passeggiare tra le nuvole in solitaria o condividere l’esperienza in coppia. Il consiglio, comunque, è quello di aguzzare bene la vista e scorgere ogni dettaglio: il panorama della Costiera, visto dalle nuvole, è davvero superlativo.

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In questo museo puoi vivere un’esperienza “sottosopra”

L’arte è dinamica e in continuo movimento, nel corso dei secoli gli stili si sono susseguiti rispecchiando anche le esigenze del pubblico. Il luogo ideale per ammirare le grandi opere è senza dubbio il museo che a sua volta si è evoluto e ha cercato di rimanere al passo con i tempi trasformandosi. Accanto ai classici luoghi in cui ammirare i capolavori ci sono edifici che hanno abbracciato il concetto di arte sensoriale. Sì, perché ammirare un’opera vuol dire anche viverla in pieno e divertirsi e questo è il concetto che sta dietro al Museo del sottosopra a Yantai.

Il museo in cui tutto è sottosopra

In Cina, nella provincia dello Shandong e nello specifico nella città di Yantai gli amanti delle foto e dei selfie non vedranno l’ora di visitare il Museo del sottosopra. Ma di cosa si tratta? Il museo ha la caratteristica di avere al suo interno stanze con i mobili montati al contrario pronti a diventare i protagonisti di immagini bizzarre. Infatti basta scattare la foto, capovolgerla e in un attimo vi troverete a testa in giù o allungati sulle pareti per un effetto davvero realistico.

Yantai e il Museo del sottosopra

Fonte: Ipa

Uno scatto all’interno del Museo del sottosopra

Quello che caratterizza il museo è che si tratta della ricostruzione di un appartamento con le differenti stanze. Potete ad esempio reggervi in equilibrio con un dito sul letto, oppure passeggiare direttamente sul soffitto della camera da letto. I modi per realizzare foto divertenti e fuori dal comune non mancano, ad esempio potete far credere di stare per cadere nella tromba delle scale o essere provetti equilibristi rimanendo in bilico sulla bicicletta. Un’esperienza di sicuro curiosa e assolutamente da provare.

I musei fuori dal comune in giro per il mondo

Il Museo del sottosopra di Yantai non è l’unico al mondo di questo genere e non bisogna andare molto lontano per vivere un’esperienza simile. In Europa a pochi chilometri da noi, in Olanda ad Amsterdam ospita The Upside Down che ha lo stesso concept di quello di Yantai con qualche caratteristica in più. Qui le stanze oltre a rappresentare gli interni di una casa come la sala reale, offrono la possibilità di vivere un’esperienza immersiva nel vero senso della parola. All’interno di The Upside Down, c’è una piscina con palline di plastica trasparenti che si illuminano in base al colore preferito in cui immergersi e fare un tuffo particolare. Per chi sogna una vita da star e lo stile dei ricchi, invece, all’interno del museo c’è la riproduzione di un jet privato tutto rosa.

Museo del sottosopra a Yantai in Cina
Un divertente scatto all’interno del museo

Non solo sottosopra, i musei possono diventare un luogo in cui giocare e sperimentare illusioni ottiche e per farlo basta rimanere in Italia. A Roma, infatti, c’è il Museo delle Illusioni il luogo in cui è possibile fare nuove esperienze per tutte le età. Oltre alla Stanza del Sottosopra, ci si potrà liberare della forza di gravità all’interno della Stanza dell’Infinito o vivere un’esperienza divertente e insolita all’interno del Vortex Tunnel, in cui tutti i sensi verranno ingannati.

Di sicuro questi musei così particolari sono l’occasione giusta per concedersi qualche momento di svago e leggerezza e vivere l’arte a 360°.

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In una città italiana è avvenuta una scoperta che “cambierà la storia”

Nel 2019, lungo le mura di una meravigliosa e antica città italiana, è stato scoperto un sontuoso e prezioso santuario. Nel corso degli anni i lavori di ricerca sono continuati, e in questi gironi hanno riportato alla luce tesori di vero pregio.

Nuove scoperte nel tempietto di Paestum

Ci troviamo a Paestum, un’antica città della Magna Grecia in provincia di Salerno dove, grazie ai lavori messi in atto per riportare alle luce un santuario scoperto nel 2019, stanno emergendo incredibili sorprese.

In questi giorni, grazie al al lavoro di una squadra di archeologi coordinata da Francesco Mele, sono stati fatti molti ritrovamenti preziosi come un basamento in pietra con tanto di gradini d’accesso e la delimitazione della cella che ospitava la divinità. Poi ancora le decorazioni in terracotta colorata del tetto che presentano persino dei gocciolatoi a forma di leone.

Tantissimi sono anche gli ex voto che sono ritornati in superficie, ma a colpire più di altri è stato senza dubbio un eros a cavallo di un delfino, un’immagine che potrebbe rimandare al mitico Poseidone, il dio del mare che ha dato il nome a questa antica e magnifica città.

Ma non è finita qui, perché gli scavi hanno reso possibile il ritrovamento anche di una gorgone, di un’Afrodite e ben sette teste di toro. Se vi state chiedendo perché dal 2019 tutti questi tesori sono emersi solo oggi la risposta è molto semplice: questi lavori furono in realtà avvitati nel 2020, per poi essere bloccati dalla pandemia e quindi ripresi solo da qualche mese.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Tiziana D’Angelo, direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia, ha dichiarato all’ANSA che questo è uno scavo che promette di “cambiare la storia conosciuta dell’antica Poseidonia”.

Una scoperta davvero unica e che “accende una luce molto interessante sulla vita religiosa antica”, come ha dichiaro dg musei Massimo Osanna ricordando che le ricerche archeologiche fatte a Paestum negli anni ’50 intorno ai templi maggiori non furono scientificamente documentate.

Mentre D’Angelo, sempre all’agenzia ANSA, ha sottolineato che: “Quello che oggi ci troviamo davanti è il momento in cui il santuario, per motivi ancora tutti da chiarire, viene abbandonato, tra la fine del II e l’inizio del I sec. a C”.

Cosa dimostrano le analisi

Le analisi condotte fino a questo momento hanno dimostrato che le decorazioni risalgono al primo quarto del V secolo a C., quando nella colonia greca erano già stati costruiti alcuni dei più importanti edifici come il tempio di Hera e quello di Atena.

In riferimento al tempietto, Gabriel Zuchtriegel, ex direttore di Paestum e oggi alla guida di Pompei, ha invece fatto sapere che: “È il più piccolo tempio periptero dorico che conosciamo prima dell’età ellenistica, il primo edificio che a Paestum esprime pienamente il canone dorico. Quasi un modello in piccolo del grande tempio di Nettuno“.

Assolutamente eccezionale però è anche la distesa di oggetti da poco rinvenuta: sono dei piccoli ma preziosi capolavori di artigianato. Insomma, come ha dichiarato la direttrice del parco sempre all’ANSA, Paestum è :”Ogni giorno una sorpresa”.

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Puoi entrare in un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno

Sono scrigni delle meraviglie, sono i protettori di tesori, oggetti, capolavori e storie che riguardano le culture e le tradizioni di città, Paesi e popolazioni, dell’umanità intera, sono i luoghi sacri alle Muse, le protettrici delle arti e delle scienze. Sono i musei del mondo, luoghi da conoscere e da esplorare.

Indipendentemente dalle dimensioni, dalle origini e dalle destinazioni, vale sempre la pena inserire una visita a un museo nei nostri itinerari, perché sono proprio questi a raccontarci l’anima dei luoghi che visitiamo. Alcuni edifici, poi, sono così straordinari, per forme, lineamenti e collezioni, che valgono da soli il viaggio.

Tra i musei da visitare almeno una volta nella vita c’è sicuramente l’ARoS Aarhus Kunstmuseum situato nella città di Aarhus in Danimarca. Non solo perché è uno dei più grandi musei di tutta Europa ma anche perché è qui che si può vivere una delle esperienze più incredibili di sempre: entrare in un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno.

Your Rainbow Panorama

I musei, dicevamo, non solo solo spazi espositivi che ospitano mostre permanenti o temporanee, ma sono dei veri e propri gioielli da conoscere e da esplorare. Dei capolavori artistici e architettonici da contemplare, conoscere e attraversare.

L’ARoS Aarhus Kunstmuseum è uno di questi. Fondato nel 1985, il museo ha inaugurato la sua nuova e attuale sede nell’aprile del 2004, mostrandosi al mondo intero con un edificio grandioso che si snoda su una superficie di oltre 20.000 metri quadrati e che ospita ben 10 piani. Progettato dallo studio di architettura Schmidt Hammer Lassen, l’ARoS Aarhus Art Museum è oggi considerato uno dei più grandi e importanti musei d’arte moderna di tutto il nord Europa.

Al suo interno sono ospitate numerose mostre, permanenti e temporanee. Non mancano un negozio d’arte, una caffetteria e un ristorante. La vera attrazione dell’edificio però, come lo sguardo stesso può confermare, si trova in cima alla struttura. Nel 2011, infatti, è stata aggiunta una passerella sospesa e circolare, si tratta di Your Rainbow Panorama, un’installazione firmata dall’artista Ólafur Elíasson, che rende l’esperienza all’interno del museo davvero unica.

Your Rainbow Panorama

Fonte: 123rf

Your Rainbow Panorama

Un arcobaleno da attraversare: l’esperienza da sogno

Una visita all’ARoS Aarhus Kunstmuseum, dicevamo, è qualcosa che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita. Non solo per ammirare i tesori conservati, ma anche perché è qui che è possibile entrare all’interno di un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno.

Your Rainbow Panorama, infatti, è proprio questo. Un arcobaleno circolare e sospeso, situato a 50 metri d’altezza che offre la possibilità di vivere un’esperienza mozzafiato. L’installazione, caratterizzata da una vetrata circolare formata da pannelli di colori differenti, affaccia direttamente sulla città consentendo ai visitatori di ammirare gli scorci più spettacolari di Aarhus che si aprono passo dopo passo.

Camminando all’interno dell’opera, e guardando verso l’esterno, si ha come l’impressione di trovarsi proprio dentro un arcobaleno. E se l’esperienza è incredibile a ogni ora del giorno, è di notte che diventa magica. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, i soffitti bianchi si illuminano rendendo il complesso un arcobaleno fluttuante che annulla i confini visibili tra gli interni e gli esterni. È in quel momento che i visitatori possono diventare i protagonisti di un’opera d’arte effimera e straordinaria.

Your Rainbow Panorama, l'installazione permanente all'ARoS Aarhus Kunstmuseum

Fonte: iStock/Jens-Jensen

Your Rainbow Panorama, l’installazione permanente all’ARoS Aarhus Kunstmuseum